BARATRI ARATI di Micaela Zoni Ritorno a casa. Casa

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BARATRI ARATI di Micaela Zoni Ritorno a casa. Casa
BARATRI ARATI di Micaela Zoni
Ritorno a casa. Casa.
Profumi, odori, colori. Sole senza cercarlo, senza chiederlo. Sole.
Campagna e gridi di Sole ad ogni occhiata. Stridere di terra nel naso e sgommate di fogliame tutto
intorno, a raffiche. Prepotenti profumi e colori come schiaffi. Non sento macchine. Solo corse verso
la sera, fine unico della vita in campagna. La sera e passioni irraggiungibili, divinamente femminili,
mutevoli. Amo questo posto. Casa mia.
Su una collina dolcissima, tondeggiante come il resto delle forme intorno a me, eternamente
gravide, costantemente esultanti e generose. Il borgo medioevale sovrasta le colline più basse e la
valle sulla quale è colato in tempi più recenti. Mattoni e stradine. Gattini e cagnolini. Balconcini e
fiorellini. Bellazza ereditata e miniature. Scorci che hanno sempre la luce giusta...
Ritorno e immersione in coordinate diverse. Lontana dalla città in cui emigro per studiare ritorno
nella realtà domestica con la forza di un gong atavico, ancestrale: casa. I miei genitori.
Mia madre: fascino d'altri tempi. Abbracci. Profumo.
Mio padre: personaggio di un libro d'avventura. Distacco e sguardi.
Cena e condivisione di cibo e passioni. Sapore: Ora et Labora. Ma Ora assaggia. Racconto come
l'emigrante che raramente si concede e ha ancora l'odore delle cose che ha visto e gli occhi
proiettano negli altri tutte le sensazioni ancora vive. Risa e battute, emozioni.
Ma questa volta qualcosa di diverso aleggia sulla tavola e ad un certo punto mi afferra la gola e mi
costringe in un: che è successo? mamma, cosa c'è?
Imbarazzo, nervosismo, anzi no: dolore. Tovagliolo alla bocca, premuto sulle labbra, lacrime negli
occhi come pentoloni stregati, non traborda nulla. Dignità.
Occhiate: tenebre.
Mio padre serra nelle palpebre tutto il succo delle sue sensazioni. Mastica nervosamente. La cosa è
grave.
La voce di mia madre entra piano e soffoca dolcemente su alcune parole. É perdendomi nei suoi toni
che apprendo la situazione.
I nostri vicini, grossi, miliardari agricoltori, coltivatori di morte sotto le vesti di frutta perfetta,
ignoranti e increduli del nostro raccolto biologico, ci hanno impedito di attingere da una comune e
condivisibile sorgente di acqua, costringendoci a non coltivare gli ortaggi estivi. Tutto è stato covato
nella cenere dei loro petti, per anni, dopo che mia madre fece applicare una serie di restrizioni
regionali alla caccia per tutelare i pochi agricoltori di biologico.
L'invidia è salita alle stelle quando i miei comprarono un bosco, confinante con la nostra terra, che
veniva costantemente violato dai vicini, travestiti per l'occasione da sfrontati cacciatori (ridicoli nei
loro costumi, nelle loro velleità di uomini primitivi!). Nonostante fosse diventato di nostra proprietà,
una fortunata domenica un tris di imbelli armati si inoltrarono nel bosco e iniziarono a sparare. Mio
padre intervenne e due di loro scapparono, codardi, l'altro gli puntò il fucile contro, inetto. Il solito
povero imbelle dietro un fucile. Fu facile per mio padre disarmarlo e immobilizzarlo.
Niente denuncia ovviamente.
Invece io avrei molto goduto per un risarcimento o solo per vederlo cagarsi sotto ulteriormente. Ah!
Povera Italia! Come soleva esclamare il mio magico nonno!
La cosa più deprimente è stata senz'altro l'apprendere quella sera da mia madre cose che non mi
avevano mai detto. Addirittura tacciati di stregoneria! Perchè il biologico non esiste! Non è possibile
che le piante producano senza pesticidi chimici! É impossibile non assicurare più di 37 trattamenti
alla frutta! É impossibile!
L'unica cosa impossibile è sperare di accumulare i loro guadagni di criminali calcolatori.
Mia madre una strega, mio padre un violento, pazzo cane da guardia.
Ed eccoli davanti a me, quasi piegati, a dirmi delle loro sofferenze per portare avanti quel sogno:
un'azienda biologica, la preservazione della fauna locale, la glorificazione della flora spontanea e
sincera.
Richiudo la bocca, inghiotto saliva, ma la gola è una distesa di mucosa secca.
Rialzo gli occhi su due uomini-passione stremati e sento il peso dei loro animi frustrati da tanta
ignoranza.
Alzo la voce sbraitando soluzioni inutili, non voglio che vincano quei contadini indegni della loro
terra! Non voglio! Non voglio!
Mi accorgo ad un tratto del mio dimenarmi in un letto di febbre, in una cassa che non potrò mai
aprire.
Non esiste una soluzione con effetti nel breve periodo.
Gli ortaggi estivi quest'anno non potranno essere coltivati. Una stagione, la più produttiva e
gratificante, non verrà incassata. Sarà per l'anno prossimo.
Mi siedo, testa bassa, in una sedia al buio dentro me.
Guardo i miei genitori, senza soldi, senza più forze.
Qualcosa nei loro occhi arde ancora: la speranza nel prossimo anno. Ma intanto il bastone del borgo è
calato pesante sulle loro nuche.
A tradimento...Come è solito fare, secondo le sue dinamiche, il branco spaventato quando si sente
minacciato, del resto. La forza dei codardi, quella del numero, quella della omertà, della invidia
cresciuta tra le panche di legno delle chiese di campagna, colpisce il diverso. Colpisce quello che non
conosce i suoi riti, le covate bastarde della cattiveria e i frutti deformi dell'ignoranza. Queste teste,
questi petti, sprecati e violentati dalla visuale angusta del borgo (come quella della tendina appena
scostata proprio quando passi tu!), sono riusciti nel piano più diabolico: l'accerchiamento.
Questa estate non avremo il raccolto sul quale contavamo...penso sia molto greve da sopportare,
sopprattutto se hai lavorato tutta la vita. Soprattutto se ci hai creduto, se ti sei fatto il culo, se hai
perso il conto delle volte che hai deterso il sudore dalla fronte con un asciugamano.
…Ma come l'aquila può diventare aquilone, che sia legata oppure no, non sarà mai di cartone...
Ed è così. Continuano la loro vita, devoti al sole, pugnale benefico nei campi, disco sempre diverso
da ascoltare, e immaginando di costruire giorno dopo giorno un futuro più appagante, non connesso,
autosufficiente, svincolato dal contesto sterile del paese, alimentando il baratro tra noi e loro.