Valorizzazione Mineralurgica di un Minerale
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Valorizzazione Mineralurgica di un Minerale
Presentazione con Power Point Diapositiva N° 1 Lo scopo di questo lavoro è stato quello di mettere in pratica in laboratorio le conoscenze acquisite durante il corso (di ingegneria delle materie prime), applicando le stesse ad un caso concreto di reale interesse industriale. Diapositiva N° 2 In questa sintesi si analizzerà soprattutto il trattamento mineralurgico che il feldspato (il minerale albititico) ha dovuto subire per migliorare le sue qualità. Qualità dettate in questo caso dalle specifiche del settore ceramico. Diapositiva N° 3 I feldspati sono dei silico-alluminati di metalli alcalini e alcalino terrosi, possono essere scritti come formula generale in questo modo (leggi lucido), tra i più importanti ricordiamo (leggi lucido), nel nostro caso si ha una netta prevalenza di Albite sugli altri. Diapositiva N° 4 Li troviamo soprattutto nelle rocce magmatiche, sia intrusive che effusive, la differenza sta nel fatto che mentre nelle rocce effusive le dimensioni dei componenti sono microcristalline, nelle rocce intrusive i cristalli sono più grandi, il che favorisce la liberazione degli elementi nel processo mineralurgico. Possiamo allora dire che i giacimenti minerari di feldspati (per quanto riguarda le rocce magmatiche) sono quasi esclusivamente quelli di origine intrusiva. Un altro tipo di giacimento minerario di feldspati è dovuto alle sabbie feldspatiche, che sono il prodotto della disgregazione di originari protoliti granitici o più genericamente granitoidi. Diapositiva N° 5 Le ceramiche si ottengono componendo un impasto che vede come ingredienti principali (leggi lucido), e poi cocendo in appositi forni e a determinate temperature l’impasto così formato. Le proporzioni di questi ingredienti variano molto da prodotto a prodotto, ma indicativamente si può dare una composizione media visualizzata dall’aerogramma in figura che mette in evidenza tra l’altro l’importanza che hanno i feldspati nell’impasto. La loro proprietà più importante è quella di abbassare la temperatura di fusione dell’impasto facilitando la greificazione. (se me lo chiedono : • per greificazione si intende quel fenomeno che consiste nella fusione superficiale dei granuli dell’impasto con conseguente loro saldatura. Le temperature a cui si verifica questo fenomeno sono intorno ai 1200÷1300 °C • • • argille o la loro proprietà è quella di conferire proprietà leganti e plasticità all’impasto. Caolino o Oltre a conferire bianchezza alla massa, contribuisce all’aumento delle proprietà meccaniche. Sabbie • o Sono importanti in quanto regolatrici del ritiro e della deformazione della massa. Coloranti o servono a conferire colorazioni particolari al prodotto finito e pereseguire le varie decorazioni.) Diapositiva N° 6 In base alla qualità del feldspato possiamo classificare le ceramiche in questo modo (leggi lucido). Questa non è e non vuole essere una classificazione rigorosa, perché in base ad altri parametri si possono avere altre classificazioni più o meno complesse. In questo caso i parametri che prendiamo in considerazione sono il contenuto in alcali e in femici. Minore è la presenza di femici più bianco risulterà il prodotto e maggiore sarà il suo valore. Diapositiva N° 7 In questa tabella vengono messi in evidenza i contenuti minimi di alcali e massimi di femici che caratterizzano i prodotti ceramici visti nel lucido precedente Questi valori comunque non sono da considerare in termini assoluti, in quanto ogni produttore di ceramiche, in base alle caratteristiche degli altri componenti dell’impasto, può richiedere contenuti diversi di alcali e femici nel feldspato. Diapositiva N° 8 In natura i feldspati però quasi mai rispettano le specifiche del settore ceramico, se noi li vogliamo usare comunque per questo settore, dobbiamo provare ad arricchirli, cioè dobbiamo far aumentare il contenuto in alcali e far diminuire quello in femici, e vedere se riusciamo a rientrare dentro i valori che ci garantiscono un adeguato recupero economico considerando anche i costi del trattamento. Diapositiva N° 9 Le tecniche che abbiamo utilizzato noi per arricchire il nostro feldspato sono la Separazione Magnetica e la Flottazione. o Separazione magnetica o È una tecnica che sfrutta la sucsettività magnetiche delle particelle in modo tale che al passaggio delle particelle stesse all’interno di un campo magnetico, si riesca a separare quelle magnetiche da quelle non magnetiche. o Flottazione o Questa è una tecnica che sfrutta le proprietà fisico-chimiche superficiali delle particelle di minerale, in particolare la loro capacità di aderire alle bolle d’aria che una volta composta una torbida si generano artificialmente all’interno della stessa. Il problema che può sorgere è quello che le particelle che vogliamo asportare non ad aderiscano alle bolle d’aria, per ovviare a questo si introducono nella torbida degli appositi reagenti detti collettori che aderendo alla superficie delle particelle le rendano idrofobiche . A questo punto però potrebbe succedere che questi reagenti non intervengano solo sulle particelle che noi vogliamo, oppure che in determinate condizioni di pH non diano risultati significativi, per evitare questo si introducono degli altri reagenti detti modulanti che possono essere modificatori di pH, attivanti e deprimenti, che ci aiutano a fare in modo che solo le particelle che vogliamo noi risalgano con le bolle d’aria in superficie e generino le schiume. L’ultimo tipo di reagente che si utilizza nel processo di flottazione sono gli schiumatori che servono esclusivamente a tenere in vita le bolle d’aria il tempo necessario perché le particelle di minerale possano essere asportate. Diapositiva N° 10 Queste operazioni che ci consentono di arricchire il nostro materiale, cioè di separare i minerali utili da quelli inutili (ganga), hanno bisogno di una fase preliminare che permetta di preparare i campioni. Queste fasi riassunte in questa diapositiva sono la comminuzione che consiste nel ridurre le dimensioni del campione di partenza in modo tale che si possano liberare tutti i componenti , la campionatura con cui si realizzano i campioni di dimensioni adeguate per le fasi successive e le vagliature che servono a conferire ai campioni caratteristiche granulometriche tali per cui le tecniche di separazione possano funzionare al meglio. Diapositiva N° 11 Analizziamo ora le procedure che ci hanno portato a effettuare la separazione magnetica. Il campione tal quale dopo essere stato frantumato in cilindraia e portato tutto sotto i 2 mm è stato depolverato, cioè si è fatta una vagliatura a 53 μm, che nel nostro caso, in laboratorio è stata fatta a umido, in impianto questa operazione però si effettua a secco con aspiratori. La depolverazione si effettua perché i finissimi rimangono attaccati alle particelle più grandi e non subiscono per questo l’effetto della separazione a cui sarebbero dovuti essere soggetti falsando i risultati finali.Dopo di che il prodotto depolverato passa alla separazione magnetica dalla quale si otterrà un prodotto magnetico e un non magnetico, quello che interessa a noi è il prodotto non magnetico in quanto i nostri inquinanti sono elementi magnetici. Diapositiva N° 12 Il separatore magnetico utilizzato è un separatore PERMROLL a magneti permanenti, costituito da un nastro avvolto a due cilindri, uno dei quali magnetico, il materiale quando passa sopra il cilindro magnetico è soggetto a tre tipi di forze, la forza magnetica, la forza gravitazionale e la forza d’inerzia dovuta al moto delle particelle insieme al nastro. Le particelle magnetiche al passaggio sopra il cilindro magnetico restano attaccate al nastro e vengono trasportate con esso verso il cilindro di riporto, ma solo per il tempo in cui li nastro rimane attorno al cilindro magnetico, dopo di che si staccano e cadono nel contenitore posto all’estrema sinistra. Le particelle non magnetiche invece non aderiscono al nastro quando passa sul cilindro magnetico e continuano il loro moto per inerzia finendo nel contenitore a destra. Le particelle debolmente magnetiche finiscono nel contenitore centrale. Diapositiva N° 13 Per quanto riguarda la flottazione, il materiale ha dovuto subire una fase di macinazione per portarlo tutto sotto i 212 μm, a questa fase è seguita la slimatura che consiste in una vagliatura a umido per eliminare i limi (vagliatura a 20 μm), per poter ottenere così una classe granulometrica ideale per poter effettuare la flottazione. Nel nostro caso,in quanto il materiale che flotta è l’inquinante, cioè i femici, si è eseguita una flottazione inversa. Si sono seguite due vie diverse per poter fare alla fine una valutazione oltre che di fattibilità anche di convenienza economica tra le varie tecniche. Si è effettuata un prova a pH naturale e una a pH acido. Diapositiva N° 14 Questa è una cella di flottazione molto simile a quella che abbiamo utilizzato noi in laboratorio. Nella cella dopo che si inserisce la torbida si devono creare le bolle d’aria che poi andranno a formare le schiume in superficie. L’aria si introduce attraverso il condotto a causa della depressione che crea li rotore messo in rotazione da un motore elettrico. Diapositiva N° 15 In questa diapositiva sono indicati i dati della flottazione a pH acido, si è utilizzato un collettore estere fosforico che si chiama Flotinor, il quale per esercitare al meglio le sue capacità di collezione nei confronti dei femici ha bisogno di lavorare in ambiente acido, per questo si è utilizzato come modificatore di pH l’acido solforico .Si lavora fino schiume scariche perché il nostro scopo è quello di eliminare la maggiore quantità possibile di inquinante, per lo stesso motivo abbiamo potuto utilizzare questo collettore che è molto forte e fa flottare anche alcune particelle che non sarebbero inquinanti. Diapositiva N° 16 Qui abbiamo invece i dati della flottazione a pH naturale che è intorno alla neutralità (pH=7). Il collettore utilizzato e un carbossilato (Pamak 4) che lavora molto bene a pH neutro, quindi in questo caso non c’è stato bisogno di modulare la torbida per far funzionare al meglio il collettore. Anche in questo caso si lavora fino a schiume scariche per depurare il più possibile il feldspato dai femici. Diapositiva N° 17 In questa tabella sono riportati i dati delle analisi chimiche condotte nel campione di partenza e nei campioni dopo che hanno subito i trattamenti di arricchimento. Si può notare come la separazione magnetica non faccia migliorare di molto le qualità del nostro feldspato, mentre sia la flottazione in ambiente acido che quella a pH naturale abbassano notevolmente il contenuto sia in ossido di ferro che di titanio, cioè dei femici inquinanti. Diapositiva N° 18 In conclusione si può dire che con la separazione magnetica non riusciamo a far fare il salto di qualità al prodotto, quindi questa tecnica va scartata. Invece con la flottazione, in entrambi i casi il prodotto migliora notevolmente, per poter scegliere quale delle due tecniche utilizzare bisogna fare delle considerazioni di tipo economico, considerando che con la flottazione in ambiente neutro si ottengono buoni risultati e buone rese in massa ma che c’è bisogno di una maggiore quantità di reagente collettore; lavorando in ambiente acido si ottengono risultati anche migliori per quanto riguarda la qualità del prodotto, si può utilizzare una quantità di collettore minore, però si hanno rese in masse minori e inoltre c’è la difficoltà di lavorare in ambiente acido che comporta spese aggiuntive per limitare gli inconvenienti che causa una torbida acida. Se si volessero ottenere risultati ancora miglior si potrebbe associare la separazione magnetica alla flottazione, flottando cioè il prodotto della separazione magnetica. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA' DI INGEGNERIA CORSO DI STUDI IN INGEGNERIA PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO Prova finale laurea ex art.3 D.M. 509/99 VALORIZZAZIONE MINERALURGICA DI UN MINERALE ALBITITICO Relatore Laureando Prof.ing. ANTONELLO SERCI FEDERICO PUDDU Anno Accademico 2000-2001 Argomenti trattati Cenni sugli impasti per ceramiche Cenni sui feldspati Trattamento mineralurgico Feldspati Formula generale Feldspati principali W(ZO2)4 W = K, Na, Ca Z = Si, Al Ortoclasio = KAlSi3O8 Albite = NaAlSi3O8 Anortite = CaAL2Si2O8 Feldspati Principali fonti di approvvigionamento Rocce magmatiche intrusive Rocce magmatiche effusive Sabbie feldspatiche Ceramiche Composizioni medie dell’impasto ceramico Feldspati nelle ceramiche Classificazione delle ceramiche in base alla qualità del feldspato Ceramiche dure Ceramiche tenere Grès porcellanato Grès poroso Feldspati nelle ceramiche Composizione media Granulometria (passante % a 75 µm) Settore produttivo K2O Na2O Fe2O3 TiO2 Porcellane dure >12 0-3 <0,06 <0,01 >99 Porcellane tenere 0-3 6-10 <0,25 <0,1 >98 Grès porcellanato 0-3 5-9 <0,5 <0,3 100 Grès poroso 3-7 2-6 <1,0 <0,6 100 Feldspati nelle ceramiche Problema mineralurgico Raramente in natura i feldspati sono caratterizzati dai contenuti dettati dalle specifiche del settore ceramico. Occorre allora arricchire tali feldspati, in particolare •Aumentare la concentrazione degli alcali (K,Na) •Diminuire la concentrazione dei femici (Fe,Ti, Mg) Processo mineralurgico Tecniche di arricchimento utilizzate Separazione Magnetica Flottazione Processo mineralurgico Operazioni principali Comminuzione Campionamento Vagliatura Arricchimento Processo mineralurgico Separazione Magnetica Tal quale (–2 mm) Depolverazione -0,053 mm (-2 + 0,053) mm Separazione Magnetica Non Magnetico Magnetico Processo mineralurgico Separatore magnetico PERMROLL PERMROLL magnetico misti non magnetico Processo mineralurgico Flottazione Tal quale (–2 mm) Macinazione a –0,212 mm Slimatura -0,020 mm (-0,212 + 0,020) mm Flottazione dei femici pH acido pH naturale Flottato Fondo Cella Flottato Fondo Cella Processo mineralurgico Cella di flottazione Aria Schiume Rotore Processo mineralurgico Flottazione a pH acido velocità della girante 1500 r.p.m.; rapporto in peso solido-liquido = 1/3; pH della torbida = 3-4; collettore = Flotinor SM15; modulante = H2SO4; condizionamento = 1min.; tempo di flottazione = sino a schiume scariche. Processo mineralurgico Flottazione a pH naturale velocità della girante 1500 r.p.m.; rapporto in peso solido-liquido = 1/3; pH della torbida = 7; collettore = Pamak 4; condizionamento = 1min.; tempo di flottazione = sino a schiume scariche Risultati Resa (%) grezzo 1 2 91,8 86,5 Na2O (%) MgO (%) Al2O3 (%) SiO2 (%) K2O (%) CaO (%) TiO2 (%) Fe2O3 (%) 9,0 2,57 18,34 66,85 0,25 1,05 0,41 0,52 8,9 2,45 18,4 67 0,24 1,1 0,35 0,44 9,4 1,9 18,5 67,5 0,25 1,05 0,31 0,32 3 83,9 8,9 2,4 18,4 66,7 0,2 1,0 0,3 0,4 4 69,86 9,8 0,3 18,6 69 0,17 0,8 0,02 0,06 5 71,6 10 0,35 18,7 69,2 0,23 0,8 0,05 0,09 1. Depolverazione 2. Separazione magnetica 3. Slimatura 4. Flottazione a pH neutro 5. Flottazione a pH acido Conclusioni •Separazione Magnetica •I risultati ottenuti non modificano la classe di appartenenza del feldspato in esame. •Flottazione a pH naturale •Ci consente di migliorare la qualità del feldspato trattato, potendolo utilizzare per la produzione di grès porcellanato.. •Flottazione a pH acido •Anche in questo caso si ha un notevole incremento della qualità del feldspato, a livelli che superano, anche se non di molto, quelli della flottazione a pH naturale. A sfavore di questo metodo però vanno le difficoltà di lavorare in ambiente acido e la minore resa massica. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA' DI INGEGNERIA CORSO DI STUDI IN INGEGNERIA PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO Prova finale laurea ex art.3 D.M. 509/99 VALORIZZAZIONE MINERALURGICA DI UN MINERALE ALBITITICO Relatore Laureando Prof.ing. ANTONELLO SERCI FEDERICO PUDDU Anno Accademico 2000-2001 Introduzione. La produzione dei feldspati è assorbita per la maggior parte dall'industria ceramica e vetraria. Ulteriori campi di utilizzazione sono quelli dell'industria della plastica, delle vernici e della gomma. I prodotti di più scarso valore possono trovare impiego anche nella produzione di abrasivi. L’industria ceramica, che ha mostrato grande capacità di perfezionare il processo produttivo per migliorare le caratteristiche qualitative e per minimizzare i costi di produzione, propone continuamente sul mercato nuovi prodotti. Il mercato ceramico produce attualmente soprattutto grès porcellanato in pasta bianca che, rispetto ai tradizionali prodotti in monocottura, è caratterizzato da una minor porosità e dunque da maggior resistenza all’usura, agli urti, alla flessione ed al gelo. Questa evoluzione del mercato mette in crisi la monocottura e penalizza considerevolmente i minerali di qualità non elevata, con la conseguenza che, in assenza di trattamenti di valorizzazione, soltanto una limitata quota delle riserve giacimentologiche conosciute possono venire estratte e commercializzate. Fra le materie prime costitutive degli impasti, importanza fondamentale assumono i componenti feldspatici, che rappresentano non meno del 40% dell’intera massa dell’impasto grazie al loro carattere fondente che permette di raggiungere un alto grado di greificazione a temperature relativamente più limitate. Ai feldspati destinati alla produzione del grès porcellanato sono richieste elevate caratteristiche qualitative, che vanno diventando sempre più severe e che riguardano in particolare contenuti minimi di alcali e massimi di impurezze 2 coloranti (Ti, Fe, Mg) che influenzano il giudizio sulle qualità del prodotto finito (tono di bianco, temperatura di cottura). Poiché alle differenti qualità corrispondono prezzi di mercato diversi, tanto più alti quanto più è alta la qualità del prodotto, è evidente la necessità e l'interesse alla commercializzazione di concentrati feldspatici a più alto valore per conseguire margini economici maggiori. Questa evoluzione del mercato penalizza ovviamente i minerali feldspatici di qualità non elevata, con la conseguenza che viene attualmente estratta e commercializzata soltanto una limitata quota delle pur imponenti riserve conosciute. Giacimenti relativamente diffusi sono ad esempio taluni giacimenti pegmatitici, o la cui genesi è legata a fenomeni di alterazione metasomaticosodica su originarie facies pegmatitiche o granitiche. Questi giacimenti, pur essendo caratterizzati da contenuti relativamente elevati di feldspati, risultano tuttavia frequentemente inquinati dalla presenza di elementi femici, essenzialmente minerali di Fe, Ti e Mg, in percentuali che limitano il valore economico delle produzioni ottenibili con la sola applicazione di tecniche di coltivazione selettiva, eventualmente integrate da operazioni di comminuzione e classificazione. Data la limitatezza delle esistenti riserve dei feldspati di elevata purezza, la domanda crescente di feldspati di qualità dovrà prevedibilmente essere soddisfatta, almeno in parte, con i minerali feldspatici di qualità non elevata ai quali dovranno essere applicati metodi di arricchimento mineralurgico che li rendano idonei a rispondere ai requisiti di qualità richiesti dal mercato del grès porcellanato in pasta bianca. La necessità di essere sempre più competitivi sul mercato e fronteggiare le politiche commerciali di paesi concorrenti (che possono disporre, tra l'altro, 3 di prodotti di qualità migliore) spinge i produttori nazionali, a ricercare nuovi processi di valorizzazione per il proprio minerale. Per conquistare segmenti di mercato quantitativamente ed economicamente interessanti, i produttori sono sempre più interessati a verificare la possibilità dell’ulteriore valorizzazione delle loro produzioni, anche ricorrendo a trattamenti tecnicamente ed economicamente impegnativi. In generale, la separazione magnetica o la flottazione, sono metodi in grado di conseguire l’obiettivo. In particolare, per le mineralizzazioni più povere e complesse il ricorso all’utilizzazione di tecniche di flottazione selettiva, eventualmente integrate da un preliminare stadio di separazione magnetica che consente di ridurre l’onere economico della flottazione, si è dimostrata, in vari casi, la sola via praticabile per garantire il rispetto delle rigorose specificazioni di qualità imposte ai prodotti destinati ai settori di mercato più remunerativi. Lo studio oggetto di questa relazione ha per obiettivo la verifica sperimentale dell’applicabilità di processi di valorizzazione idonei a rendere un feldspato locale idoneo a: - soddisfare le specifiche di mercato; - ottenere un prodotto omogeneo di alta qualità; - aumentare le riserve disponibili del giacimento di provenienza. La sperimentazione è stata condotta su un feldspato sodico (Albitite) proveniente dal giacimento di Badu e Carru situato nel comune di Ottana. La relazione è articolata come segue: - introduzione, in cui viene presentata la problematica e lo scopo del lavoro; - parte prima, in cui vengono riportate le caratteristiche generali dei 4 feldspati, le loro proprietà ed i principali settori di utilizzo; - parte seconda, ove viene brevemente descritto il giacimento di Badu e Carru ed esposta la caratterizzazione petrografica del minerale; - parte terza, in cui sono descritte le procedure sperimentali osservate, i processi mineralurgici adottati, i limiti massimi conseguiti in termini di epurazione degli elementi inquinanti, la discussione dei risultati ottenuti; - parte conclusiva. 5 1 - I feldspati. 1.1 - Caratteristiche chimico-mineralogiche. Sotto l'aspetto cristallo-chimico, i feldspati possono essere espressi dalla formula generale (Negretti - Di Sabatino "Corso di petrografia" - CISU Roma 1983): W(Z02)4 dove: W = K, Na, Ca; (raramente Ba); Z = Si, Al; (eccezionalmente Fe). La composizione chimica dei termini di maggior incidenza petrografica è riportata nella tabella 1. Denominazione Formula chimica Sigla Composizione SiO2 Al2O3 CaO Ortoclasio KAlSi3O8 Or 64,7 18,4 Albite NaAlSi3O8 Ab 68,8 19,4 Anortite CaAl2Si2O8 An 43,2 36,7 Celsiana BaAl2Si2O8 Cn 32,0 27,2 Na2O K2O BaO 16,9 11,8 20,1 40,8 Tabella 1. Caratteristiche chimiche dei feldspati. Strutturalmente i feldspati presentano una impalcatura di tetraedri "Z04" concatenati tra loro tridimensionalmente con grossi cationi K, Na, Ca (Ba) negli interstizi del reticolo (configurazione tectosilicatica). Nella tabella 2 si riportano le caratteristiche strutturali e fisiche dei più comuni feldspati. 6 Feldspati Sistema cristallino Colore Durezza Mohs Potassico Sodico Calcico KAlSi3O8 NaAlSi3O8 CaAl2Si2O8 Ortoclasio Microclino Albite Anortite monoclino triclino triclino Bianco, Bianco, grigio grigio triclino Bianco, rosso, grigio 6 6 6 - 6,5 6 - 6,5 Massa volumica (kg/dm3) 2,55 2,56 2,61 2,76 Temperatura di fusione 1.150 1.150 1.118 1.550 Tabella 2. Caratteristiche fisico-strutturali dei feldspati. Questi minerali si presentano sotto forma di miscele isomorfe e precisamente: - feldspati alcalini; - feldspati calcosodici (plagioclasi). I feldspati alcalini sono miscele isomorfe di feldspato potassico puro e di feldspato sodico puro, ossia Ortoclasio ed Albite. Sono minerali caratteristici delle rocce ignee di tipo effusivo, a grana molto fine; tale caratteristica li rende in genere scarsamente utilizzabili a fini mineralurgici. I plagioclasi sono miscele isomorfe di Albite e di Anortite. In funzione delle diverse proporzioni con cui questi due minerali si presentano si possono osservare i termini intermedi: Oligoclasio (An 10-30), Andesina (An 30-50), Labradorite (An 50-70), Bytownite (An 70-90). 7 1.2 - Principali fonti di approvvigionamento. I feldspati sono minerali molto diffusi nelle rocce intrusive, dai graniti propriamente detti alle sieniti. Nelle rocce effusive risultano particolarmente abbondanti nei litotipi compresi fra le Rioliti Alcaline e le Daciti. Teoricamente tutte le rocce di composizione compresa fra gli estremi precedentemente menzionati potrebbero essere utilizzate come materia prima per la separazione dei feldspati; in pratica le caratteristiche di tessitura o/e la presenza di eccessive quantità di elementi inquinanti non consentono di raggiungere il grado di purezza richiesto dalle applicazioni industriali del prodotto. Le Pegmatiti sono, allo stato attuale, le formazioni maggiormente impiegate, anche se la relativa scarsa disponibilità di tale riserva litoide ha determinato negli ultimi tempi l'impiego anche di rocce più difficili ma di più facile reperibilità come le Apliti e le Furiti. Con il termine Pegmatite si designa, in genere, una roccia costituita per il 50-60% da feldspati (Albite+K-feldspato), quarzo per circa il 30 % e accessori a complemento, caratterizzata dalle dimensioni "grossolane" degli individui cristallini. Apliti ed Euriti sono rocce contenenti il 40-50% di K-feldspato, Albite nella misura del 12-18% e quantità complementari di quarzo e accessori; la struttura in questo caso è microcristallina auto-allotriomorfa. Altre fonti di approvvigionamento sono le sabbie feldspatiche, risultato della disgregazione e parziale alterazione di alcune varietà di leucogranito e le “Sieniti Nefeliniche”. Si tratta di una roccia ignea di aspetto simile al granito, di granulometria media, composta per 85-90% da feldspati (Albite e Microclino) 8 associati in concrescimenti con la Nefelina (Na,K)AISiO4; gli accessori più comuni sono le miche, i pirosseni, soprattutto quelli di composizione sodica, la magnesite e la titano-magnetite. 1.3 - Settore ceramico. Attualmente l'industria delle ceramiche tende a sviluppare processi produttivi basati su cicli di cottura rapidi, a basso consumo energetico, mantenendo nel contempo adeguate caratteristiche di estetica e funzionalità del prodotto finito. A questo proposito, se si tiene conto che i concentrati feldspatici entrano nelle miscele utilizzate con percentuali spesso superiori al 30%, si può capire come questi influiscano direttamente sul processo produttivo, tramite, per esempio, la temperatura di cottura e i tempi di maturazione, condizionando in definitiva la produttività degli impianti. Una particolare attenzione deve essere prestata al tenore degli ossidi metallici coloranti come Fe, Mg, Ti, la cui presenza e concentrazione indirizza i concentrati feldspatici verso segmenti diversi delle produzioni ceramiche (ceramiche a "pasta bianca" o a "pasta rossa"). Inoltre, altri minerali accessori sono da ritenersi sgraditi a causa delle conseguenze igieniche che ne deriva dal loro uso e per i possibili inquinamenti ambientali (presenza di piombo, zinco, cromo, zolfo); i relativi limiti massimi di concentrazione sono indicati da norme legislative, tuttavia, si incontrano sensibili resistenze a stipulare contratti per forniture inquinate da tali sostanze, dato che sono disponibili sul mercato tipologie di concentrato totalmente esenti. 9 I manufatti ceramici possono essere raggruppati, per quanto riguarda l'impiego dei feldspati, in quattro settori ben distinti. 1) Porcellane dure (hard porcelain). Comprendono tutti i prodotti di vasellame domestico, isolatori di alta tensione, oggetti artistici che esigono cotture oltre i 1350 0C, ed infine particolari smalti e fritte. 2) Porcellane tenere (vitreous china). Per vasellame di tipo alberghiero, apparecchi igienico sanitari, articoli tecnici, smalti ceramici. Temperature di cottura intorno ai 1230 0C. 3) Grès porcellanato (vitreous tiles). Piastrelle per pavimentazione non porose. Temperature di cottura intorno ai 11800C. 4) Grès poroso (semivitreous tiles). La terminologia è impropria ma comprende tutte le piastrelle a bassa porosità, di impasto quasi chiaro ma non bianco. Temperatura di cottura intorno ai 1170 0C. La suddivisione riportata è necessariamente schematica e non pretende di esaurire tutti i settori ceramici. Ogni settore richiede feldspati con specifiche diverse, che presentino diversi gradi di purezza e che talvolta anche varino nella loro composizione chimica. Quindi per ottenere le caratteristiche proprie di ciascuna delle quattro 10 categorie prese in esame, i feldspati devono ottemperare a determinati standard qualitativi. I loro limiti, in termini di analisi chimiche non vanno però intesi in termini rigorosi, cioè come valori assoluti da rispettare rigorosamente pena l'invalidazione di ogni possibilità di fornitura, ma piuttosto come indici della maggiore o minore accettabilità da parte dei singoli consumatori. Infatti nella composizione dei prodotti ceramici entrano a far parte, in misura pressoché equivalente almeno altri due o tre minerali, per cui le caratteristiche finali del prodotto risultano dall'insieme della miscela. Ad esempio, una porcellana di un determinato tipo si potrà ottenere impiegando feldspati a più alto contenuto di ferro, qualora nella composizione dell’impasto entrino caolini o quarzi a più basso contenuto di tale elemento oppure con meno titanio. Naturalmente le materie prime più pure sono le più gradite, anche perché consentono un maggior margine di scelta fra le altre costituenti l'impasto. In definitiva sarà soprattutto il costo globale della miscela e la sicurezza di costanza della fornitura a determinare gli standard di accettabilità dei feldspati da parte dei singoli utilizzatori, nell'intorno dei valori di soglia chimici. Una schematica indicazione delle specifiche che, sino a qualche tempo fa, venivano richieste dai vari settori Ceramici, è mostrata nella tabella 3. Tuttavia, attualmente tali specifiche, particolarmente quelle che riguardano i prodotti destinati ai settori delle porcellane tenere e del grès porcellanato, sono divenute più severe, poiché la maggior parte degli utilizzatori richiedono tenori di Fe2O3 e TiO2 notevolmente più limitati (generalmente inferiori allo 0,1%). 11 Settore produttivo Composizione media Fe2O3 TiO2 Granulometria (passante % a 75 µm) K2O Na2O Porcellane dure >12 0-3 <0,06 <0,01 >99 Porcellane tenere 0-3 6-10 <0,25 <0,1 >98 Grès porcellanato 0-3 5-9 <0,5 <0,3 100 Grès poroso 3-7 2-6 <1,0 <0,6 100 Tabella 3. Specifiche di settore per concentrati di Feldspato impiegati nell'industria delle ceramiche. Indicativamente, l'impasto per un grès porcellanato sarà costituito da argille plastiche (25-35%), caolino (15-20%), sabbie feldspatiche (<10%), feldspati sodico-potassici (35-40%). A commento dei dati esposti si possono fare alcune considerazioni: - il feldspato potassico viene utilizzato di regola in tutti quei prodotti per i quali sono da evitare le deformazioni durante la cottura, per la sua maggiore viscosità alle alte temperature (1350), allo scopo di contenere le deformazioni dei pezzi in rapporto con le matrici predisposte; inoltre è di fondamentale importanza nelle produzioni destinate alla elettrotecnica perché la porcellana così realizzata presenta il massimo coefficiente dielettrico. A tali caratteristiche si aggiunge che solo questo feldspato conferisce le proprietà di traslucentezza, pregio estetico tipico delle porcellane dure. - il feldspato sodico viceversa è particolarmente impiegato nella produzione dei manufatti di ridotte dimensioni o per i quali non sono da temere deformazioni durante la cottura; la temperatura di fusione (1200 0 C), 12 considerevolmente inferiore al potassico, lo rende adatto alla produzione di smalti ceramici; - il campo di variabilità delle caratteristiche chimiche dei prodotti feldspatici, particolarmente ristretto nel caso dei concentrati destinati alla produzione degli smalti ceramici, dato che essi costituiscono la finitura dei manufatti su cui vengono impiegati, è relativamente ampio nel caso di utilizzazione nel settore del grès porcellanato e soprattutto del grès poroso; - i requisiti di finezza granulometrica, particolarmente importanti per i concentrati di feldspato utilizzati nelle produzioni maggiormente specializzate, non sono invece fondamentali in quelli destinati alla produzione del grès porcellanato e delle piastrelle in grès poroso. I principali produttori del settore infatti macinano quasi sempre in proprio, ad umido o a secco, miscelando tutti i componenti dell'impasto. Le forniture possono essere effettuate anche in pezzatura relativamente grossolana, se ciò non contrasta con le caratteristiche di purezze richieste. 1.4 - Settore vetrario. I concentrati di feldspato sono spesso utilizzati nell'industria del vetro come apportatori di alcali e allumina. Dal punto di vista della composizione chimica essi sono interscambiabili con le sieniti nefeliniche; tuttavia, in alcuni settori produttivi, come nel caso del vetro piano, queste non possono essere usate. Infatti nella fase di fusione il materiale non si dissolve altrettanto prontamente quanto i feldspati e conseguentemente ne risultano sia perdite energetiche dovute all'allungamento dei tempi di fusione, sia problemi di omogeneità, del tutto inaccettabili nella produzione del vetro piano ma molto 13 meno significativi nel caso, per esempio, del vetro per contenitori o per fibre. La maggior parte dei produttori italiani di vetro non utilizza concentrati di tipo feldspatico in aggiunta alle comuni sabbie da vetreria provenienti dal mercato nazionale, ad eccezione delle sabbie silicee del sud-Italia in quanto in queste ultime la quantità di A1203 contenuta non è sufficiente a soddisfare le specifiche più comuni. Le aggiunte di feldspato, soprattutto sodico, o di sienite nefelinica, sono pratica comune nel caso delle già citate sabbie dell'Italia meridionale e delle sabbie silicee di importazione per il fatto che essendo di alto livello qualitativo sono povere in allumina e perciò ne richiedono l'introduzione per formare la miscela vetrificabile. L'uso del feldspato è invece comune in alcune produzioni di vetro speciale, come quello per cinescopi televisivi. 1.5 - Il mercato dei feldspati in Italia. L'Italia è il maggior produttore mondiale di feldspato e materiali feldspatici. Il mercato Italiano dei feldspati, oltre a essere il più importante per quantità di materie prime prodotte, presenta dei caratteri peculiari rispetto alla situazione esistente negli altri paesi industrializzati. Una larghissima parte dei materiali feldspatici prodotti in Italia, infatti, viene utilizzata dall'industria ceramica, mentre nel resto dell'Europa occidentale è l'industria vetraria ad avere una posizione predominante. La destinazione d'uso dei prodotti a caratterizzazione potassica è sempre rappresentata dalla produzione di piastrelle ceramiche per pavimentazione. In questo contesto, i tipi più poveri di ferro sono impiegati per lo più nella 14 produzione del grès porcellanato, mentre quelli con contenuti in ferro superiori a circa lo 0,5% sono indirizzati verso impasti sottoposti a smaltatura (grès chiaro). Nel caso dei prodotti a composizione prevalentemente sodica, invece, il mercato è assai più articolato e comprende impasti per piastrelle (che assorbono comunque il 75% circa della produzione), smalti e fritte (10%), sanitari (8%), vetro (5%) e stoviglieria (2%). 15 2 - Il giacimento di Badu e Carru. Il giacimento di "Badu e Carru", che prende il nome dalla località in cui è ubicato, fa parte della concessione mineraria della Maffei Sarda Srl denominata Monte Cuccureddu, e si trova nel territorio di Ottana, in provincia di Nuoro. Dista circa 140 km dal porto di Cagliari e circa 120 km dal porto di Olbia. Il giacimento, la cui genesi è legata a fenomeni di alterazione metasomatico-sodica su originari graniti e facies pegmatitiche, è costituito da due corpi albitici lentiformi incassati nelle granodioriti. Le due lenti, affioranti, sono denominate rispettivamente cava Pittalis e cava Carboni; differiscono per composizione chimico-mineralogica e, conseguentemente, per tipologie di prodotti ottenibili: - la lente affiorante ad ovest fornisce un materiale idoneo per il grès porcellanato; - la lente ad est, caratterizzata, da un maggior contenuto in Fe e Mg e minore in Na, fornisce un prodotto impiegato nella monocottura in pasta bianca; è proprio questo prodotto che è oggetto dell’indagine di cui riferisce la relazione. La porzione di giacimento di maggior interesse è la lente occidentale, allungata in direzione N65E, di lunghezza intorno a 300 m e potenza di circa 40 m, con uno sviluppo medio di 50 m in profondità. Il passaggio dalla roccia incassante granodioritica al minerale avviene in maniera graduale, attraverso una fascia a composizione intermedia avente spessore variabile da 1-2 m fino a 8-10 m. Il deposito si presenta piuttosto omogeneo, senza inclusioni sterili al suo 16 interno, anche se si rileva una lieve differenza di composizione in senso longitudinale. La roccia osservata al microscopio presenta grana medio-grossa, struttura ipidiomorfa e una generale incipiente deformazione. Ubiquitaria la presenza di minerali di neoformazione (albite per lo più) anche se è possibile riconoscere la paragenesi primitiva. Dopo l'albite e la clorite (di origine secondaria), il quarzo costituisce il minerale più frequente; la sua disposizione insieme alla presenza di numerose venette di tale minerale lasciano pensare a fenomeni di soluzione e rideposizione. Subordinati gli originari ortoclasio e plagioclasio. Accessori i minerali secondari come la titanite, gli epidoti, gli ossidi di ferro ed altri minerali femici. Questi caratteri petrografici, insieme alle caratteristiche di affioramento, fanno propendere ad una genesi di metamorfismo idrotermale di alterazione sodica. L’ idrotermalismo ha innescato la lisciviazione del quarzo, seguita dalla trasformazione delle miche in clorite ed epidoti, quasi contemporanea all'albitizzazione dei plagioclasi e del K-feldspato. Si riscontrano anche fenomeni di trasformazione da albite in clorite (del tipo clinocloro). Il giacimento di Badu e Carru può essere interpretato come il risultato di una fase intermedia del processo di talchizzazione e cloritizzazione, con deposizione di clorite insieme all'albite. La composizione mineralogica riscontrata dall'analisi al microscopio porta ad una definizione della roccia in studio come Albitite cloritica. 17 3 - Sperimentazione in laboratorio 3.1 - Introduzione. L'applicazione di adeguati processi di valorizzazione mineralurgica alle materie prime costituenti gli impasti ceramici può contribuire ad aumentare la qualità dei prodotti ottenibili nel processo di fabbricazione delle ceramiche. Un tale risultato consentirebbe il conseguimento di maggiori margini economici e, rendendo utilizzabili grezzi non idonei naturalmente, determinerebbe un aumento delle riserve utili disponibili. Come si è detto, il giacimento di Badu e Carru è costituito da due lenti feldspatiche: - cava Pittalis (lente occidentale), da cui si estrae un prodotto (denominato SN6/S) la cui composizione chimica ne autorizza la destinazione al settore del grès porcellanato); - cava Carboni (lente orientale), da cui si estrae un prodotto (denominato SN6/3) di qualità inferiore, le cui riserve sono di gran lunga superiori al precedente (circa 2.000.000 t contro 300.000 t). Lo studio sperimentale ha operato su questo materiale allo scopo di verificare se con tecniche mineralurgiche fosse possibile ottenere prodotti di maggior pregio. 3.2 - Preparazione del minerale. Un campione di minerale tal quale, del tipo denominato SN6/3, è stato preparato per la sperimentazione. 18 Esso è stato frantumato in cilindraia (simulando un circuito chiuso con vaglio di controllo) sotto la dimensione di 2 mm, quindi frazionato con campionatore in lotti del peso di circa 4-5 kg ciascuno. Su uno dei lotti ottenuti è stata effettuata l'analisi granulometrica mediante vagliatura ad umido; i risultati sono visibili nella tabella 4. Due lotti sono stati utilizzati per sperimentate altrettante procedure di trattamento mineralurgico, basate rispettivamente sull’arricchimento mediante separazione magnetica a secco e sulla flottazione: Procedura n° 1 - depolverazione del minerale a 53 µm; separazione magnetica al prodotto depolverato; Procedura n° 2 - riduzione del campione sotto 212 µm; slimatura a 20 µm del prodotto della comminuzione; flottazione inversa a pH acido e a pH naturale del prodotto slimato. La separazione magnetica è stata realizzata a secco, mediante un separatore PERMROLL a magneti permanenti, operante ad alta intensità di campo e ad elevato gradiente. L'apparecchiatura è costituita, essenzialmente, da un nastro trasportatore teso fra due rulli, un dei quali, munito dei magneti permanenti, genera il campo magnetico (figura 1). Un alimentatore vibrante convoglia il materiale, contenuto in una tramoggia di alimentazione della capacità di 2 dm3 , su un nastrino in kevlar rivestito di PFTE impregnato di grafite (spessore complessivo 125 µm) teso fra un rullo anteriore, motore, che contiene i magneti permanenti PERMROLL ed un rullo posteriore di rinvio. Quando il materiale trasportato transita sopra il 19 rullo anteriore, le particelle para e ferromagnetiche rimangono aderenti al nastrino e vengono da esso trasportate verso il rullo posteriore di rinvio, mentre quelle non magnetiche proseguono nel loro moto per inerzia, cadendo per effetto della gravità in una tramoggia di raccolta situata oltre il limite anteriore del rullo. Inferiormente sono inseriti dei partitori, di inclinazione regolabile secondo una apposita scala graduata. La combinazione fra le forze in gioco (magnetica, inerzia, gravitazionale) e la regolazione angolare dei partitori consente la separazione dell'alimentazione in tre distinti prodotti raccolti in apposite tramogge di raccolta. La capacità di trattamento del separatore dipende dalla granulometria dell'alimentazione, dalla velocità di rotazione del rullo motore e dalla lunghezza dello stesso rullo che, come già detto, contiene i magneti permanenti. A parità delle altre condizioni, la sostituzione del rullo PERMROLL con un altro di maggior lunghezza consente l'incremento della capacità di trattamento. Sono inoltre disponibili rulli magnetici caratterizzati da diverse intensità di campo magnetico. Questa apparecchiatura , secondo i dati disponibili, appare in grado di sostituire i convenzionali separatori a secco a tamburo magnetico elettroindotto nel campo delle granulometrie comprese fra 25 mm e 45 micrometri. La macchina utilizzata nel corso delle prove sperimentali, capace di sviluppare un'intensità massima di campo di 1,6 Tesla, era equipaggiata con un rullo PERMROLL di 72 mm di diametro e 100 mm lunghezza; la velocità di rotazione ottimale, determinata mediante prove preliminari, è stata fissata a 180 giri al minuto. La prove sono state eseguite effettuando due ripassi del prodotto nonmagnetico. La figura 2 illustra lo schema di processo seguito. 20 Nelle tabelle 5 e 6 sono riassunti, rispettivamente, i risultati della depolverazione preliminare e della separazione magnetica. Le prove di flottazione inversa (flottazione degli elementi inquinanti, da rigettare come rifiuto) sono state condotte in una cella di flottazione in plexiglas della capacità di 1,5 dm3 ed altezza allo sfioro di 12 cm. L'agitazione e l'aria necessaria erano assicurate da un apparato a turbina "Denver subaeration" in teflon, per evitare il possibile inquinamento dei prodotti, a numero di giri variabile. Sono state osservate le seguenti modalità di prova: collezione a pH naturale: Costituita la torbida con 500 g di solido e 0,75 dm3 di acqua, è stata addizionata una quantità pari a 500 g/t di collettore carbossilico (Pamak 4, prodotto da Hercules Powder, in emulsione acquosa al 2% in peso). Dopo un tempo di condizionamento pari a 1 minuto, è stata regolata l'altezza di torbida mediante addizione della quantità di acqua necessaria e immediatamente promossa la flottazione; sono state effettuate due ulteriori aggiunte frazionate di collettore, rispettivamente pari a 500 e 250 g/t. - collezione a pH acido: La torbida, costituita come nel caso precedente, è stata acidificata (pH=3-4) con 500 g/t di H2S04,condizionando per 1 minuto; quindi è stato addizionato il collettore (un estere fosforico, Flotinor SM15, prodotto da Hoechst), 400 g/t in soluzione acquosa all' 1% in peso. Dopo un tempo di condizionamento pari a 1 minuto e regolazione dell'altezza di torbida per aggiunta di acqua, è stata effettuata la flottazione. Anche in questo caso sono state effettuate due aggiunte 21 di collettore pari a 100 g/t ciascuna. Modalità di flottazione. Flottazione a pH acido. - velocità della girante 1500 r.p.m.; - rapporto in peso solido-liquido = 1/3; - pH della torbida = 3-4; - collettore = Flotinor SM15; - modulante = H2SO4; - condizionamento = 1min.; - tempo di flottazione = sino a schiume scariche. Flottazione a pH naturale. - velocità della girante 1500 r.p.m.; - rapporto in peso solido-liquido = 1/3; - pH della torbida = 7; - collettore = Pamak 4; - condizionamento = 1min.; - tempo di flottazione = sino a schiume scariche. La figura 3 illustra lo schema di processo seguito. Nelle tabelle 7 e 8 sono riassunti i risultati delle prove di slimatura a 20 µm dell'alimentazione ridotta sotto 212 µm e successiva flottazione a pH acido; nelle tabelle 9 e 10 sono riassunti i risultati delle prove di slimatura a 20 µm dell'alimentazione ridotta sotto 212 µm e successiva flottazione effettuate a pH neutro. 22 PERMROLL magnetico misti non magnetico Figura 1. Separatore magnetico a magneti permanenti PERMROLL. 23 Processo di valorizzazione n° 1 Tal quale (–2 mm) Depolverazione a secco -0,053 mm (-2 + 0,053) mm Separazione Magnetica Non Magnetico Magnetico Figura 2. Schema di processo di valorizzazione mineralurgica mediante separazione magnetica. 24 Processo di valorizzazione n° 2 Tal quale (–2 mm) Macinazione a –0,212 mm Slimatura -0,020 mm (-0212 + 0,020) mm Flottazione dei femici pH naturale Flottato pH acido Fondo Cella Flottato Fondo Cella Figura 3. Schema di processo di valorizzazione mineralurgica mediante flottazione inversa. 25 Tenori Classe [mm] -2+1 -1+0.5 -0.5+0.21 -0.21+0.074 -0.074 Totale calc. Totale anal. Massa [%] 40,7 22,3 16,4 11,1 9,4 100,0 Na2O [%] 9,4 9,05 8,65 7,6 6 8,68 8,6 MgO [%] 1,77 2,05 2,8 5,3 7,5 2,93 2,9 Al2O3 [%] 18,4 18,3 18,25 18,1 17,85 18,27 18,4 SiO2 [%] 67,9 67,2 66 63,2 60 66,16 66,35 K2O [%] 0,25 0,25 0,24 0,24 0,24 0,25 0,25 CaO [%] 1,01 1,01 1,1 1,3 1,4 1,09 1,1 TiO2 [%] 0,24 0,3 0,45 0,7 0,96 0,41 0,42 Fe2O3 [%] 0,32 0,38 0,52 0,84 1,3 0,52 0,5 SiO2 [%] 41,7 22,7 16,4 10,6 8,5 100,0 K2O [%] 41,3 22,7 16,0 10,9 9,2 100,0 CaO [%] 37,6 20,6 16,5 13,2 12,0 100,0 TiO2 [%] 24,0 16,5 18,2 19,2 22,2 100,0 Fe2O3 [%] 25,2 16,4 16,6 18,1 23,7 100,0 Distribuzioni Na2O [%] 44,0 23,3 16,4 9,8 6,5 100,0 MgO [%] 24,5 15,6 15,7 20,1 24,0 100,0 Al2O3 [%] 41,0 22,4 16,4 11,0 9,2 100,0 Tabella 4. Analisi granulometrica del campione di minerale albititico oggetto di sperimentazione. 26 Tenori Classe [mm] -2+0.053 -0.053 Totale calc. Totale anal. Massa [%] 91,8 8,2 100,0 Na2O [%] 8,9 6,1 8,7 8,6 MgO [%] 2,45 7,7 2,9 2,9 Al2O3 [%] 18,4 17,8 18,4 18,4 SiO2 [%] 67 60 66,4 66,35 K2O [%] 0,24 0,3 0,2 0,25 CaO [%] 1,1 1,4 1,1 1,1 TiO2 [%] 0,35 1,02 0,4 0,42 Fe2O3 [%] 0,44 1,35 0,5 0,5 SiO2 92,6 7,4 100 K2O 89,9 10,1 100 CaO 89,7 10,3 100 TiO2 79,2 20,8 100 Fe2O3 78,4 21,6 100 Distribuzioni Na2O 94,2 5,8 100 MgO 78,0 22,0 100 Al2O3 92,0 8,0 100 Tabella 5. Depolverazione del campione da sottoporre a separazione magnetica. 27 Tenori Classe [mm] Magnetico Non-Magn. Totale Massa in % alim. 5,3 86,5 91,8 Na2O [%] 4,9 9,4 9,14 MgO [%] 10 1,9 2,37 Al2O3 [%] 14,5 18,5 18,27 SiO2 [%] 55,5 67,5 66,80 K2O [%] 0,3 0,25 0,25 CaO [%] 1,3 1,05 1,06 TiO2 [%] 1,1 0,31 0,36 Fe2O3 [%] 2,4 0,32 0,44 SiO2 4,8 95,2 100 K2O 6,9 93,1 100 CaO 7,1 92,9 100 TiO2 17,9 82,1 100 Fe2O3 31,6 68,4 100 Distribuzioni Na2O 3,1 96,9 100 MgO 24,5 75,5 100 Al2O3 4,6 95,4 100 Tabella 6. Separazione magnetica del campione depolverato. 28 Tenori Classe [mm] Slimato Limi -20 µm Totale Massa [%] 83,9 16,1 100,00 Na2O [%] 8,9 7,8 8,75 MgO [%] 2,4 5,1 2,86 Al2O3 [%] 18,4 18,6 18,46 SiO2 [%] 66,7 63,7 66,25 K2O [%] 0,2 0,38 0,24 CaO [%] 1,0 1,3 1,08 TiO2 [%] 0,3 0,76 0,40 Fe2O3 [%] 0,4 1,05 0,52 SiO2 84,5 15,5 100 K2O 74,2 25,8 100 CaO 80,5 19,5 100 TiO2 69,6 30,4 100 Fe2O3 67,4 32,6 100 Distribuzioni Na2O 85,6 14,4 100 MgO 71,2 28,8 100 Al2O3 83,7 16,3 100 Tabella 7. Slimatura del campione da valorizzare mediante flottazione a pH acido. 29 Tenori Classe [mm] Flottato F.Cella Totale calc. Massa in % alim. 16,7 83,3 100 Massa [%] 14,04 69,86 83,90 Na2O [%] 4,65 9,8 8,94 MgO [%] 13,05 0,3 2,43 Al2O3 [%] 17,6 18,6 18,43 SiO2 [%] 55,5 69 66,74 K2O [%] 0,41 0,17 0,21 CaO [%] 2,2 0,8 1,03 TiO2 [%] 1,9 0,02 0,33 Fe2O3 [%] 2,2 0,06 0,42 SiO2 13,9 86,1 100,0 K2O 32,6 67,4 100,0 CaO 35,6 64,4 100,0 TiO2 95,0 5,0 100,0 Fe2O3 88,1 11,9 100,0 Distribuzioni Na2O 8,7 91,3 100,0 MgO 89,7 10,3 100,0 Al2O3 16,0 84,0 100,0 Tabella 8. Flottazione a pH acido del campione slimato. 30 Tenori Classe [mm] Slimato Limi -20 µm Totale Massa [%] 83,3 16,7 100 Na2O [%] 9,24 7,8 9,00 MgO [%] 2,06 5,1 2,57 Al2O3 [%] 18,29 18,6 18,34 SiO2 [%] 67,48 63,7 66,85 K2O [%] 0,22 0,38 0,25 CaO [%] 1,00 1,3 1,05 TiO2 [%] 0,34 0,76 0,41 Fe2O3 [%] 0,42 1,05 0,52 SiO2 84,1 15,9 100 K2O 74,3 25,7 100 CaO 79,3 20,7 100 TiO2 69,0 31,0 100 Fe2O3 66,4 33,6 100 Distribuzioni Na2O 85,6 14,4 100 MgO 66,9 33,1 100 Al2O3 83,1 16,9 100 Tabella 9. Slimatura del campione da valorizzare mediante flottazione a pH naturale. 31 Tenori Classe [mm] Flottato F.Cella Totale calc. Massa in % alim. 14,1 85,9 100 Massa [%] 11,7 71,6 83,3 Na2O [%] 4,6 10 9,24 MgO [%] 12,5 0,35 2,06 Al2O3 [%] 15,8 18,7 18,29 SiO2 [%] 57 69,2 67,48 K2O [%] 0,16 0,23 0,22 CaO [%] 2,2 0,8 1,00 TiO2 [%] 2,1 0,05 0,34 Fe2O3 [%] 2,4 0,09 0,42 SiO2 11,9 88,1 100 K2O 10,2 89,8 100 CaO 31,1 68,9 100 TiO2 87,3 12,7 100 Fe2O3 81,4 18,6 100 Distribuzioni Na2O 7,0 93,0 100 MgO 85,4 14,6 100 Al2O3 12,2 87,8 100 Tabella 10. Flottazione a pH naturale del campione slimato.. 32 3.3 - Discussione dei risultati. L'analisi dei risultati della depolverazione effettuata in testa alla separazione magnetica mette in evidenza come questa operazione non fornisca risultati degni di nota, in quanto gli elementi ferro-magnesiaco e titanifero inquinanti non hanno subito sensibili riduzioni. Questi risultati non giustificherebbero l'operazione di depolverazione se questa non fosse indispensabile per l'applicazione ottimale della separazione magnetica a secco. Il processo combinato di depolverazione e separazione magnetica produce un notevole miglioramento della qualità del materiale che però non riesce a raggiungere le specifiche del grès porcellanato attualmente richieste. Si potrebbe pensare ad una sua destinazione nel settore del grès poroso se non fosse che il minerale tal quale è, per le sue caratteristiche, già adatto a questo scopo. Per quanto concerne la flottazione, ambedue le metodologie adottate hanno dato risultati positivi. Un esempio della qualità raggiunta è rappresentato dai tenori di titanio e ferro che vengono rispettivamente ridotti, da 0,41% e 0,52% del minerale tal quale, ai valori 0,05% e 0,09% nella flottazione a pH naturale e ai valori 0,02% e 0,06% nella flottazione a pH acido; la resa massica è pari al 69,8% nella flottazione in campo acido al 71,6% nella flottazione in campo neutro. L'analisi dei risultati della slimatura effettuata in testa alla separazione per flottazione mette in evidenza come questa operazione non abbia determinato effetti particolarmente sensibili (diminuzione dello 0,1% nei tenori sia di titanio che ferro). Tuttavia l'operazione di slimatura è indispensabile per la successiva flottazione che deve avvenire su un prodotto di granulometria ottimale e senza 33 che i limi provochino interferenze negative. Se si analizzano i risultati della separazione per flottazione in campo acido si vede come il prodotto, titolante 0,06 % in Fe2O3 e 0,02 % in TiO2, trova utilizzazione nel campo del grès porcellanato. In definitiva, con riferimento all’utilizzazione industriale dell’una o dell’altra tecnica di flottazione sperimentata, possono effettuarsi alcune considerazioni. I vantaggi della flottazione con collettori carbossilici a pH neutro possono sinteticamente riassumersi come segue: - minore aggressività della torbida di flottazione, che esclude la necessità dell’impiego di adeguati materiali antiacido (con conseguente vantaggio economico); - maggiori rese massiche di prodotto concentrato in generale; - produzione di schiume di flottazione meno voluminose e persistenti, (e perciò più facilmente controllabili e manipolabili); - selettività di separazione comunque elevata; I vantaggi della flottazione con esteri fosforici a pH acido sono: - maggior potenza collettrice in generale che permette una qualità dei concentrati significativamente superiore, soprattutto con riferimento ai contenuti di Ti e Fe ed in minor misura di Mg; - minori consumi di reagente collettore. Uno studio esaustivo delle possibilità di arricchimento del grezzo in esame per flottazione selettiva dovrebbe prendere in considerazione la procedura che contempla la flottazione diretta dei prodotti preventivamente attrizionati, macinati e slimati. Basandosi sul fatto che i minerali femici 34 mostrano una maggiore fragilità rispetto alle fasi feldspatiche, è verosimile l'obiettivo di riuscire a rigettarli in buona misura nelle frazioni più fini e di eliminarli nella successiva fase di slimatura; cosa che consentirebbe, entrando in flottazione con un carico più basso di inquinanti, di ottenere un concentrato più puro. Individuato lo schema di processo ottimale, occorrerebbe poi ottimizzare gli indici tecnici di processo, l'aggiunta e la quantità di reagenti. Ma una indagine sperimentale esaustiva che individui lo schema di processo ottimale e faccia degli indici tecnici altrettanti parametri mediante cui valutare il procedimento di flottazione da privilegiare in relazione agli obiettivi del trattamento non rientra fra gli obiettivi del presente lavoro. In tabella 11 vengono riassunte, e poste in confronto con l’alimentazione di partenza, le rese massiche e le caratteristiche qualitative dei prodotti ottenuti. Resa (%) grezzo Na2O (%) MgO (%) Al2O3 (%) SiO2 (%) K2O (%) CaO (%) TiO2 (%) Fe2O3 (%) 9,0 2,57 18,34 66,85 0,25 1,05 0,41 0,52 1 91,8 8,9 2,45 18,4 67 0,24 1,1 0,35 0,44 2 86,5 9,4 1,9 18,5 67,5 0,25 1,05 0,31 0,32 3 83,9 8,9 2,4 18,4 66,7 0,2 1,0 0,3 0,4 4 69,86 9,8 0,3 18,6 69 0,17 0,8 0,02 0,06 5 71,6 10 0,35 18,7 69,2 0,23 0,8 0,05 0,09 Tabella 11 - Confronto fra rese massiche e caratteristiche qualitative dei prodotti ottenuti in ciascuna delle procedure di valorizzazione. 1): Depolverazione. 2): Separazione magnetica depolverato. 3): Slimatura dopo comminuzione. 4): Flottazione a pH acido. 5): Flottazione a pH neutro. 35 Conclusioni. La sperimentazione effettuata dimostra che è possibile realizzare la valorizzazione dei prodotti feldspatici derivanti dalla coltivazione di mineralizzazioni albititiche che, pur essendo relativamente ricche, sono però destinate all’utilizzazione nelle fasce meno pregiate del mercato ceramico in conseguenza della inaccettabile proporzione di componenti femici (quali i minerali di Fe, di Ti e di Mg). Procedimenti di flottazione inversa che utilizzano in alternativa collettori carbossilici in ambiente neutro o esteri fosforici in ambiente acido si sono dimostrati idonei a realizzare la valorizzazione. Peraltro l’applicazione di entrambi i metodi alla valorizzazione di alcuni minerali italiani ha evidenziato come essi, al meglio della qualità dei rispettivi prodotti finali, forniscano indici tecnici di separazione sostanzialmente diversi. I risultati confermano, in linea con l’esperienza industriale nel settore della valorizzazione, come i collettori carbossilici consentano di ottenere maggiori rese di prodotto concentrato, mentre gli esteri fosforici garantiscano superiori caratteristiche qualitative al medesimo prodotto. Conseguentemente, a causa degli evidenti svantaggi connessi con la manipolazione di una torbida acida, il procedimento agli esteri fosforici risulta di fatto preferibile soltanto nella valorizzazione di minerali complessi e/o nei casi in cui il mercato richieda prodotti aventi grado di purezza particolarmente elevato. Nel caso in esame i vantaggi della flottazione a pH neutro (stanti le buone caratteristiche qualitative conseguite per i concentrati) possono considerarsi superiori agli svantaggi. Conseguentemente questa procedura dovrebbe essere privilegiata nell'arricchimento per flottazione del minerale studiato. 36 Indice Introduzione 2 1 - I feldspati 6 1.1 - Caratteristiche chimico-mineralogiche. 6 1.2 - Principali fonti di approvvigionamento. 8 1.3 - Settore ceramico. 9 1.4 - Settore vetrario. 13 1.5 - Il mercato dei feldspati in Italia. 14 2 - Il giacimento di Badu e Carru 16 3 - Sperimentazione in laboratorio 18 3.1 - Introduzione. 18 3.2 - Preparazione del minerale. 18 3.3 - Discussione dei risultati. Conclusioni 33 36 37