L`orecchio “sensibile” - sound design ed ecologia

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L`orecchio “sensibile” - sound design ed ecologia
Per chi suona il paesaggio
Meeting FKL, 13 aprile 2013, Firenze SUC - Le murate
L’orecchio “sensibile” - sound design ed ecologia acustica
come pratiche semiotiche
Emiliano Battistini
Questo breve intervento vuole condividere alcuni spunti di riflessione riguardo al
fatto che le pratiche di sound design ed ecologia acustica legate allo studio del
paesaggio sonoro contribuiscono, attraverso il suono, a creare e rimodellare il senso
che diamo al mondo. Si configurano quindi come attività prettamente semiotiche,
cioè generatrici di senso.
Anche se tutto ciò può sembrare scontato crediamo sia molto importante richiamare
di volta in volta questa consapevolezza, soprattutto in questo momento storico in cui
il boom economico del secolo appena passato ha portato, come suggerisce il termine,
il prevalere di un regime acustico del rumore su un regime acustico del silenzio
(Pivato 2010). Con il passare del tempo il rumore sembra essere sempre più
pervasivo: l ’ iper-produttivismo delle economie capitaliste genera come effetto
collaterale un’iper-produzione di rumore che, per questa sua odierna ipertrofia,
diviene nocivo all’uomo e all’ambiente. In tale situazione vengono minate le basi
della capacità semiotica dell’udito, ovvero della possibilità di ascolto del mondo,
fondamentale per la vita.
Al centro del nostro interesse vi è dunque l’orecchio, organo che definiamo come
sensibile. Nell’area semantica del termine ‘sensibile’ troviamo diverse accezioni, ad
esempio sensibile come ‘fine’ e ‘preciso’ o come ‘delicato’, ‘fragile’. Inoltre
l’orecchio è un organo di senso, relativo alla percezione acustica: è un ricettore molto
fine e per questo anche molto fragile. Come il termine suggerisce, essere organo di
senso vuol dire che la capacità percettiva è anche una capacità semiotica, di
costruzione del senso: l’elaborazione del senso parte proprio dalla percezione come
attività costruttiva. L’aggettivo sensibile, che condivide la radice ‘sens-’ con il
termine ‘senso’, riassume bene queste tre accezioni.
L’avere esteso le problematiche semiotiche fino alla percezione è un’acquisizione
abbastanza recente. Rispetto ai propri inizi negli anni ’50-‘60, la semiotica è passata
dallo studio delle strutture astratte responsabili della generazione del senso ai
meccanismi concreti del sensibile e della corporeità, o meglio, ha integrato i secondi
alle prime. Riguardo a ciò la semiotica ha seguito un cambio di paradigma avvenuto
sia all’interno delle discipline semiotiche (linguistica, filosofia del linguaggio, ecc.)
che nelle scienze umane più in generale, a partire dalla psicologia cognitiva e in
specifico dal concetto di embodiment, ovvero di ‘cognizione incarnata’ (Violi 2008).
Gli studi di cibernetica e intelligenza artificiale hanno portato alla conclusione che
non può esistere una cognizione effettiva, cioè una mente, se non incarnata in un
corpo. In questo generale interesse per il corpo e la corporeità, da parte sua la
semiotica ha integrato nella propria teoria del senso il piano dell’estesia, ovvero del
sensibile, ai piani storicamente precedenti della cognizione e della passione (Fabbri,
Marrone 2001).
In ambito scientifico si è giunti così a sondare tutte e tre le accezioni del termine
senso, inteso come ‘direzione’, ‘significato’ e ‘organo percettivo’. Oltre che a
definirsi a livello paradigmatico l’una in sostituzione dell’altra, tali accezioni sono
utili in quanto, se messe in serie l’una dopo l’altra a livello sintagmatico, danno un
modello in miniatura di come avviene la semiosi, la produzione di senso.
Quest’ultima avviene in un ciclo continuo che va dalla percezione, all’elaborazione di
un significato, fino alla scelta di una direzione, per poi confrontare la direzione scelta
con una nuova percezione e così via.
Ora, l’inquinamento attacca i sensi e l’intelligenza, interrompe la catena della semiosi
appena vista. In specifico, l’inquinamento acustico e il ‘troppo rumore’ minano le
basi dell’ascolto, con conseguenze pericolose. Tutto ciò è ben riassunto da Roland
Barthes nel suo saggio L’ascolto (1982, pp.238-39):
Se la base uditiva invade l'intero spazio sonoro (cioè se il rumore ambientale è troppo
elevato), la selezione, cioè l'intelligenza dello spazio non è più possibile, l'ascolto è
compromesso. Il fenomeno ecologico detto inquinamento – che sta diventando oggi un
mito negativo della civiltà industriale – non è altro che l'alterazione intollerabile dello
spazio umano, in cui l'uomo cerca invano di riconoscersi: l'inquinamento mina i sensi
mediante i quali l'essere vivente – animale o uomo – riconosce il proprio territorio, il
proprio habitat: vista, odorato, udito. Così, ci si trova di fronte ad un inquinamento
sonoro di cui tutti, indipendentemente da qualsiasi mito naturalistico, avvertono il
carattere di minaccia all'intelligenza stessa dei viventi; la quale a rigore consiste nella
capacità di comunicare correttamente col proprio Umwelt (ambiente): l'inquinamento
impedisce di ascoltare.
Tale “mito negativo della società industriale” si configura come una vera crisi
ecologica e, come spiega Barthes, allo stesso tempo semiotica. Differenti autori, in
ambiti diversi, cercano di definire questo stesso fenomeno e ciò è sintomo di una
progressiva attenzione e presa di coscienza del problema. Il critico d’arte e
culturologo Gillo Dorlfes (2006, 2008) parla di ipertrofia segnica, mentre il filosofo
del linguaggio e semiologo Ugo Volli (2003) di inflazione semiotica e il compositore
Fabrizio Festa (2009) di overload della fonosfera. Vediamo di spigare brevemente di
che cosa si tratti. Se prendiamo in considerazione la biosfera, intesa come l’intero
ambiente degli essere viventi, la semiosfera (Lotman 1985), l’intero spazio delle
forme semiotiche e simboliche, e la fonosfera, spazio di scambio dei segnali acustici,
vediamo come tutte e tre queste sfere hanno preso una tendenza ipertrofica. In
biologia e medicina, un organo si definisce ipertrofico quando gli elementi al suo
interno si moltiplicano esponenzialmente, l’organo si ingrossa fino a gonfiarsi
aumentando di volume e iniziando a mal funzionare. Dato che ‘crisi’ è un termine
che deriva dal corpus ippocratico, la metafora medica è pertinente: stiamo assistendo
a una iper-produzione di forme semiotiche e, nel nostro caso, acustiche che porta, da
una parte, alla progressiva perdita di valore di esse (inflazione) e, dall’altra, a una
pericolosa messa in discussione del loro spazio (saturazione). Gli scambi
comunicativi aumentano di quantità ma, come la moneta inflazionata, diminuiscono
di qualità: si parla, si parla, si parla ma con parole vuote; si vedono molte immagini
ma poche rimangono nella mente; si sentono molti suoni ma la maggior parte di essi
impedisce un buon ascolto. Per chiarire ulteriormente tutto ciò è utile considerare il
livello percettivo, comune a tutti i sensi, definito dal gioco tra figura e sfondo. Il
meccanismo alla base di questa crisi eco-semiotica è un progressivo disequilibrio nel
rapporto tra figura e sfondo e in specifico la scomparsa dello sfondo per il sommarsi
di troppe figure. Viene a scomparire il gioco tra figura e figura, necessario a una loro
buona percezione: il risultato è un amalgama con-fuso e in-differenziato. Il fondersi
delle figure l’una con l’altra porta alla perdita delle differenze tra esse, differenze che
sono responsabili della creazione del senso. Infatti, grazie a Saussure (1921) e alla
sua linguistica strutturale sappiamo che il senso nasce da un gioco di differenze: un
elemento non ha un’identità in sé, ma questa è data dalla relazione differenziale che
intrattiene con gli altri elementi che lo accompagnano. La perdita di differenze è
dunque una perdita di senso. Dal punto divista della corporeità e dell’estesia, tale
situazione genera an-estesia e appunto sentimento di indifferenza o addirittura
fastidio. Un esempio concreto nel campo del paesaggio sonoro è data dalla
definizione di paesaggio sonoro low-fi (Schafer 1977): il campo sonoro è chiuso
venendo saturato da più stimoli sonori che arrivano in contemporanea all’ascoltatore,
mentre quest’ultimo, di conseguenza, perde la possibilità (e la necessità) di un ascolto
a distanza. L’ascolto a distanza è tipico invece di un paesaggio sonoro hi-fi, quando
vige un buon equilibrio acustico e in cui è preservato un sottofondo di silenzio.
All’aumentare del silenzio, aumenta questa capacità di ascolto a distanza. Allo stesso
tempo aumenta anche la capacità di ascolto dei suoni del proprio corpo e della
propria mente, della propria interiorità, del proprio ascolto interno. Non a caso i
luoghi con alto valore spirituale sono luoghi permeati di silenzio, come anche quelli
necessari alla creazione intellettuale e artistica.
Data questa situazione, assistiamo oggi a una rivalutazione del silenzio, inteso come
elemento ecologico e depurativo, indicatore di un giusto equilibrio acustico nel
paesaggio sonoro. Per silenzio non intendiamo la totale assenza di suono ma quel
sottofondo necessario ad ascoltare i tanti mormorìi sonori che lo permeano, come
riporta la citazione da Italo Calvino sul dizionario Devoto-Oli (2002) alla voce
‘silenzio’. Al di là del senso comune, chi lavora sul suono sa che il silenzio assoluto
non esiste per l’uomo, come ci ha ben insegnato John Cage con le sue riflessioni
tratte dalle tante esperienze, in primis quella vissuta nella camera anecoica di Harvard
(Cage 1961), in cui nel silenzio più silenzioso continuava a sentire il battito del
proprio cuore e le frequenze del proprio cervello. Allo stesso tempo possiamo dire
che non esistono rumori, ma solo suoni. Se cerchiamo infatti una definizione di
rumore, notiamo come esso venga definito o come un suono spiacevole o fastidioso,
ambito abbastanza soggettivo, o come un suono che presenta una forte grado di
timbricità e indefinitezza armonica. A un’accurata analisi semantica le parole
‘silenzio’ e ‘rumore’ sono due etichette che gli uomini si sono dati per parlare dei
suoni e dei regimi acustici in maniera pratica. Ciò non toglie che vi siano alcuni suoni
che oltre certe soglie divengono davvero nocivi per l’uomo e per gli altri esseri
viventi. Per tutelarsi da tale pericolo, gli uomini si sono dati delle leggi per
regimentare l’ambito acustico, ma oltre a una legislazione quantitativa, rimane
comunque necessaria la costruzione di una legislazione qualitativa dei suoni che
tenga conto delle loro caratteristiche e delle loro differenti dimensioni valoriali
(simboliche, sociali, culturali, economiche, politiche, ecc.).
Su tutto ciò le discipline del suono hanno molto da dire. Queste appena accennate
sono solo alcune delle competenze specifiche che i ‘soundscapers’ possono e
crediamo debbano divulgare. Al di là dei differenti retroterra teorici, metodi e punti
di vista, crediamo che alla base vi sia la stessa motivazione semiotica comune a tutti
quelli che si interessano e lavorano nel campo dei soundscape studies: riportare senso
dove si è perso, dis-an-estetizzare le orecchie delle persone, ritrovando differenze nei
paesaggi sonori sempre più in-differenziati a causa di quei suoni sempre più pervasivi
e nocivi, come quelli dei mezzi di trasporto e di comunicazione ‘esplosi’ con la
modernità. Per sensibilizzare a tutto ciò, come insegna Murray Schafer, la prima cosa
è l’ascolto e bastano solo le orecchie. In questo le cosiddette soundwalk e gli esercizi
di pulizia dell'orecchio sono pratiche preziose per la loro semplicità e allo stesso
tempo efficacia. Permetto infatti di sviluppare o riscoprire un orecchio sensibile, che
possa risemantizzare, ovvero dotare di nuovo significato, gli svariati suoni che ogni
giorno ci circondano. In questo modo si possono generare nuovi valori, idee, prese di
posizione, stili di vita, in una parola aprire nuovi orizzonti di senso all’interno della
propria cultura. Dopo questa nuova presa di coscienza, il secondo passo è la
progettazione, la creazione di spazi acusticamente ecologici e armonici attraverso il
sound design. Concependo i suoni dell’ambiente come i suoni di un’orchestra di cui
noi siamo gli esecutori più o meno consapevoli, quella di Schafer vuole essere infatti
un’azione ‘armonizzante’.
Tutto ciò è in linea con la speranza di una nuova estetica del quotidiano coltivata da
Algirdas Julien Greimas, uno dei padri della moderna semiotica. Nell’ultimo libro
scritto come singolo autore (Greimas 1987), che si può intendere anche come un suo
testamento, Greimas afferma che l’unica soluzione alla tendenza di asimbolìa e
anestesia delle moderne società industriali è nascosta nei momenti di epifania estetica
che affiorano nella vita quotidiana: il suono di una goccia che cade nell’acqua, le
sfumature della luce in una stanza, la visione di un corpo al sole, ecc. Momenti
altamente estesici ed estetici di unione tra uomo e mondo, dopo i quali si profila un
nuovo ordine di valori e significati, in cui né l’uno né l’altro saranno più gli stessi.
Il genere di esperienza che si può fare facilmente vivendo una soundwalk,
passeggiando per la propria città prestando attenzione ai suoni che ci appartengono
ogni giorno, in silenzio. Come diceva John Cage: Happy new ears!
Bibliografia
Barthes, Roland
(1982) L'obvie et l'obtus. Essaies critiques III, Paris, Éditions du Seuil (trad.it. L'ovvio e l'ottuso,
Torino, Einaudi, pp.237-256, 1985/2001)
Cage, John
(1961) Silence, Wesleyan University Press (trad.it. Silenzio, Milano-Rimini, ShaKe Edizioni, 2010)
Fabbri, Paolo e Marrone, Gianfranco
(2001) Semiotica in nuce. Volume II, Roma, Meltemi
Festa, Fabrizio
(2009) Musica. Suoni, segnali, emozioni, Bologna, Editrice compositori
Devoto, Giacomo e Oli, Gian Carlo
(2002) Il dizionario della lingua italiana, Firenze, Le Monnier
Dorfles, Gillo
(2006) L’intervallo perduto, Milano, Skira
(2008) Horror Pleni: l'(in)civiltà del rumore, Roma, Castelvecchi
Greimas, Algirdas Julien
(1987) De l'imperfection, Périgueux, Fanlac (trad.it. Dell'imperfezione, Palermo, Sellerio, 1988)
Lotman, Jurij M.
(1985), La semiosfera, Venezia, Marsilio
Pivato, Stefano
(2010) Il secolo del rumore, Bologna, Il Mulino
Saussure, Ferdinand de
(1922) Cours de linguistique générale, Paris, Editions Payot (trad.it. Corso di linguistica generale,
Roma-Bari, Laterza, 2007)
Schafer, Murray
(1977) The Tuning of the World, Toronto, McClelland and Stewart Limited - New York, Alfred A.
Knopf, Inc. (trad.it. Il paesaggio sonoro, Milano, Ricordi, 1985)
Violi, Patrizia
(2008) Beyond the body: towards a full embodied semiosis, in R. Frank, R. Dirven, T. Ziemke and
E. Bernardez, Body, Language and Mind. Vol. 2. Sociocultural Situatedness, Berlin, Mouton de
Gruyter, 2008
Volli, Ugo
(2003) Semiotica della pubblicità, Roma-Bari, Laterza