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Ricerche per l’Economia e la Finanza Newsletter Osservatorio Energia Anno IV - numero 45 27 maggio 2002 NELLA NEWSLETTER DI QUESTO MESE… L’autorità di regolamentazione americana ha reso pubblici i documenti interni di Enron nei quali sono illustrate le strategie utilizzate dai traders della compagnia per trarre profitto dalla crisi che ha colpito la California fra il 2000 ed il 2001: Enron sarebbe stata in grado di ottenere i rimborsi per la riduzione delle congestioni senza in realtà immettere energia nel sistema. La notizia ha contribuito ad aggravare il clima di sfiducia nei confronti degli energy merchant. Approvata la delibera 91/02 che disciplina l’accesso ai terminali GNL: 80% riservato ai finanziatori dell’investimento per 20 anni e quota del 20% lasciata all’accesso regolato di terzi. Gli incentivi dovrebbero portare ad uno sviluppo di capacità addizionale adeguata alle prospettive di crescita della domanda e “sulla carta” potrebbe esserci surplus di capacità. Dopo mesi di ritardi nell’attuazione della disciplina transitoria del dispacciamento stabilita dalla delibera n.317/01 e crescente incertezza tra gli operatori, l’Autorità e il GRTN hanno finalmente completato l’iter normativo con modifiche e integrazioni alla disciplina originariamente prevista. Tra le principali novità vi sono la maggiore flessibilità garantita nella regolazione delle partite economiche dello scambio, la predisposizione degli schemi di contratto tipo e i nuovi criteri per il calcolo dell’energia eccedentaria. I decreti ministeriali in materia di efficienza energetica hanno profondamente riformato le precedenti politiche di promozione del risparmio energetico prevedendo un complesso meccanismo basato sull’obbligo di conseguire risparmi specifici di energia per i distributori di elettricità e gas e su un mercato dei titoli di efficienza energetica (TEE). Le proposte dell’Autorità per l’implementazione della nuova disciplina sono riassunte in un recente documento di consultazione che promuove il meccanismo dei TEE ed il ruolo delle Energy Services Company. L’emission trading è uno dei meccanismi flessibili previsti dal protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra. Il neonato sistema di emission trading del Regno Unito costituisce il primo esempio di sistema di commercio delle emissioni su scala nazionale, ma l’implementazione dell’emission trading a livello europeo appare ancora una possibilità remota. Le maggiori novità nelle attività M&A di queste ultime settimane riguardano Germania e UK. In particolare, a 12 anni dalle privatizzazioni e a un anno dall’introduzione dei NETA, nel settore elettrico britannico sono in atto fenomeni di consolidamento e di scambio di business che stanno trasformando la struttura e le strategie industriali, attirando sempre più l’interesse di operatori stranieri soprattutto se ancora “incumbent” come in Germania. Le previsioni del Ct, aggiornate a maggio, risentono delle variazioni dei tassi di cambio; il bilancio energetico italiano per il 2001 è stato recentemente reso noto dal Ministero delle Attività produttive; prezzi relativamente stabili si registrano sulle borse elettriche europee in aprile, grazie alla prevedibile riduzione dei volumi scambiati, anche se una maggiore volatilità dei prezzi si è verificata a partire dalla seconda metà del mese. Soci sostenitori ACEA, AEM Milano, ASM Brescia, Centro Energia Gas (Foster Wheeler, Gruppo Merloni), Confservizi Cispel, Confindustria, Dalmine Energie, Edison, EnBW Italia, Enel SpA Corporate Finanza e Amministrazione, ENI, Entergy Power Services Italia, Italgen SpA, Italgas, Pirelli SpA, Unicredit Banca Mobiliare, World Energy Responsabile della Newsletter: Claudia Checchi - tel. 02 46764272 e-mail: [email protected] Newsletter Osservatorio Energia INDICE ENRON E LA CRISI CALIFORNIANA : RIVELATE LE STRATEGIE DI TRADING .........................................................3 REGOLAMENTAZIONE La delibera sull'accesso ai terminali di GNL: riserva dell'80% per chi investe ................................7 Le complicate vicende della disciplina transitoria del dispacciamento ............................................9 AMBIENTE L'Autorità pubblica un documento di consultazione sulla promozione dell'efficienza energetica negli usi finali .......................................................................................................... 12 In Inghilterra le prime esperienze di emission trading ............................................................... 18 M ERGERS & A QUISITIONS M & A in Europa ..................................................................................................................... 21 Focus: il mercato elettrico inglese................................................................................................ 22 L'ANDAMENTO DEL CT Prezzo dell'energia: le attese del mercato ..................................................................................... 28 CONGIUNTURA Economia e domanda di elettricità ............................................................................................ 31 Box - Bilancio energetico 2001 ................................................................................................. 33 Le borse elettriche europee: aprile 2002 .................................................................................... 34 News dalla Borse .................................................................................................................... 37 Newsletter Osservatorio Energia Mensile Direttore responsabile: Claudia Checchi Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Valentina Ferraris, Roberto Galbiati, Nicola Gallo, Michele Pacillo, Francesca Sala, Giusy Squicciarini, Lucia Vergano Comitato Scientifico R. Artoni, G. Martini, L. Parisio, M. Polo, P. Saraceno, C. Scarpa, G. Vaciago Editore: Ricerca per l’Economia e la Finanza srl via XX Settembre, 24, 20123 Milano www.refirs.it Segreteria, editing e grafici: Dalia Imperatori Telefono: 02.46764260 - Fax: 02. 46764227 e-mail: [email protected] numero 45 2 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Enron e la crisi californiana: rivelate le strategie di trading Le polemiche sulla crisi del mercato Californiano sono tornate al centro dell’attenzione del dibattito negli Stati Uniti grazie alla scoperta di alcuni documenti riservati redatti dagli avvocati di Enron. Si tratta di tre memorandum nei quali sono descritte in dettaglio le strategie adottate dai traders del colosso statunitense sui mercati californiani. La FERC, impegnata in un’indagine sul collasso del sistema in California, ha ricevuto questi documenti dai legali che stanno curando la procedura fallimentare di Enron ed ha deciso di pubblicarli sul proprio sito (www.ferc.gov). I primi due memo, datati rispettivamente 6 e 8 dicembre 2000, elencano le diverse strategie illustrandone i meccanismi operativi e sottolineando i rischi che sia Enron sia l’intero sistema Californiano avrebbero potuto correre in conseguenza della loro applicazione. Il terzo, invece, analizza i comportamenti dei traders da una prospettiva differente, talvolta in aperta contraddizione con quanto affermato nei documenti precedenti; in alcuni casi arrivano ad affermare che le procedure adottate da Enron hanno aumentato l’offerta di energia a vantaggio di un mercato quasi sempre in deficit. Le strategie di Enron sui mercati californiani Di seguito riportiamo in sintesi le principali caratteristiche delle diverse strategie, spesso identificate con nomi di fantasia. Export of California power Con questa strategia Enron sfruttava a proprio favore le possibilità di arbitraggio create dalla presenza di un price-cap sul mercato californiano, fissato a 250$. Quando i prezzi nelle aree circostanti salivano al di sopra di questo livello, Enron comprava energia in California e la rivendeva all’esterno. Così facendo, però, Enron ha spesso contribuito all’abbassamento delle riserve causando l’attivazione delle procedure di emergenza. Molti clienti industriali hanno quindi visto interrompersi le loro forniture di elettricità. Load Increasing sul mercato in tempo reale (RTM) o “Fat Boy” L’obiettivo di questa strategia era quello di fare arrivare sul RTM (real time market) l’energia in eccesso sotto forma di “Uninstructed Deviation”1, ossia di uno sbilanciamento imprevisto rispetto al programma di immissione e prelievo presentato sul mercato del giorno prima. Questo diventava possibile dichiarando nel programma stabilito per il mercato del giorno prima un fabbisogno di energia superiore alla quantità che sarebbe stata poi realmente prelevata. In questo modo Enron poteva fornire elettricità al RTM e contribuire alla copertura del fabbisogno dell’ISO senza dover formulare alcuna offerta. L’esempio riportato nel memo chiarisce il funzionamento di questo meccanismo: supponiamo che Enron avesse inviato numero 45 all’ISO un programma nel quale era prevista la fornitura di 1000 MW alla consociata Enron Energy Services (EES). Al momento dell’esecuzione della transazione però EES prelevava soltanto 500 MW. I misuratori dell’ISO avrebbero quindi registrato l’immissione in rete da parte di Enron dei restanti 500 MW, che sarebbero perciò stati rimborsati al Dec.Price. Grazie alla loro esperienza, i traders di Enron erano in grado di prevedere quando il sistema sarebbe stato corto, anche perché questo accadeva piuttosto frequentemente a causa della diffusa pratica da parte delle Investor-Owned Utilities (IOU) di ridurre il carico dichiarato nei loro programmi per mantenere bassi i prezzi. I documenti evidenziano anche altri aspetti interessanti del “Load Increasing”: in primo luogo questo meccanismo viene definito come “the oldest trick in the game”. Enron ammette inoltre di aver utilizzato questa strategia anche a vantaggio di altri operatori che non avrebbero potuto partecipare al RTM in quanto non in possesso di domanda di energia localizzata in California. Infine, occorre sottolineare che la compagnia agiva come price-taker sul RTM, visto che non veniva presentata alcuna offerta di bilanciamento; il Dec. Price era dunque favorevole solo quando il sistema aveva un reale fabbisogno di energia per mantenere l’equilibrio fra domanda ed offerta. Non-Firm Export In questo caso i traders mettevano in programma un contratto interrompibile per lo scambio di energia fra una zona all’interno del sistema ed una al di fuori. Questo flusso sarebbe andato nella direzione opposta rispetto ai percorsi più frequentemente congestionati, 3 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia contribuendo ad aumentare la capacità del sistema. Il contratto veniva inserito nel programma tre ore prima della sua esecuzione. Dopo due ore dall’inserimento Enron avrebbe ricevuto dall’ISO il pagamento2 per aver contribuito alla riduzione della congestione, ossia il Congestion Charge fatto pagare a quanti utilizzavano il percorso vincolato. Una volta ricevuto questo rimborso Enron interveniva per interrompere il contratto evitando di dover realmente immettere l’energia nella rete. In ogni caso questa pratica fu scoperta e dichiarata illecita dall’ISO nell’Agosto 2000; da allora non è più stata applicata. documenti l’effetto finale di questo sistema di scambi era quello di farsi pagare per aver spostato energia al fine di ridurre le congestioni senza in realtà avere immesso potenza nella rete. Il terzo, invece, sostiene che l’energia era immessa nella rete e scorreva lungo percorsi di solito poco utilizzati contribuendo ad aumentare l’offerta nel sud della California e riducendo l’impatto della congestione. Load shift L’utilizzo di questa strategia presupponeva che Enron disponesse dei diritti di trasmissione finanziari (FTR) fra due zone. Quando ciò accadeva i traders potevano cercare di programmare i carichi in modo da aumentare la congestione prevista in una zona, riducendola invece nell’altra. Nel RTM poi i traders di Enron spostavano parte del carico dalla prima alla seconda zona, non utilizzando i FTR in proprio possesso e contribuendo a ridurre la congestione nel sistema. Per questo motivo riuscivano ad ottenere il pagamento compensativo dovuto a chi non usava i propri diritti di trasmissione. Il risultato finale di questa strategia era dunque quello di creare congestione apparente sovrastimando i carichi nel programma per poi ridurla riportando i carichi ai valori normali. Come nel caso precedente, i risultati di questa strategia vengono valutati in modo completamente differente nei diversi memo. Nel primi due si sostiene che Enron sia riuscita a guadagnare circa 30 milioni di dollari, mentre gli altri operatori erano costretti a fronteggiare l’aumento dei costi di congestione per l’energia consegnata nella prima zona. Il terzo afferma invece che non ci sarebbero stati effetti significativi sui prezzi e che i guadagni imputabili a questa pratica risulterebbero di gran lunga inferiori a quanto scritto in precedenza. Wheel Out L’obiettivo di questa tattica era, come nel caso precedente, di ottenere dall’ISO il pagamento dei costi di congestione senza dover immettere realmente l’energia nella rete. Per applicare il meccanismo in questione era necessario che una linea di connessione interna al sistema fosse completamente congestionata. Quando ciò accadeva i traders di Enron mettevano in programma uno scambio di energia nella direzione opposta tale da garantire il pagamento del Congestion Charge. Stando alle informazioni contenute nei memo l’ISO avrebbe comunque scelto di interrompere tutti gli scambi di energia che coinvolgevano, in entrambe le direzioni, la linea congestionata al fine di garantire l’efficienza del sistema. In questo modo Enron veniva liberata dall’impegno di fornire potenza al sistema. Death Star Questa strategia si articolava in due diverse fasi: in un primo momento Enron importava dall’Arizona (ad un costo molto basso) una quantità di energia presso il nodo di Lake Mead. Quella stessa energia veniva poi esportata verso il confine Nord contribuendo a ridurre la congestione (che si verificava sul percorso NordSud sempre a causa della sottostima dei carichi da parte delle IOU). Enron otteneva dunque un pagamento dall’ISO. La seconda fase consisteva nel programmare un’importazione di energia da far arrivare dal confine Nord presso il nodo di Lake Mead, lungo un percorso esterno all’area di controllo dell’ISO californiano, in modo da evitare il pagamento del costo di congestione. Inoltre l’operatore non poteva accorgersi che la stessa energia esportata verso il confine veniva contemporaneamente importata verso Lake Mead. Secondo quanto sostenuto nei primi due numero 45 Get Shorty3 Questo meccanismo era applicato quando gli operatori prevedevano che il costo degli Ancillary Services sarebbe stato superiore il giorno prima rispetto al tempo reale. Enron vendeva i propri servizi il giorno prima; sul RTM poi, un trader interveniva per cancellare l’impegno preso e copriva la posizione rimasta scoperta acquistando gli stessi servizi da un altro operatore. Il lato problematico di questa strategia stava nel fatto che Enron vendeva servizi che non sarebbe stata in grado di fornire, poiché nessun impianto veniva attivato a quello scopo. In ogni 4 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia contratto di vendita di Ancillary Services era infatti necessario definire quali impianti avrebbero provveduto a fornire tali servizi. Al momento della definizione del primo contratto, perciò, Enron doveva trasmettere all’operatore di sistema un’informazione falsa. Stando al terzo documento però l’identificazione degli impianti non era obbligatoria, eliminando così il problema di inviare una dichiarazione non veritiera. autorità californiane hanno dato ad Enron la possibilità di mettere in pratica strategie di trading sempre più aggressive che hanno provocato un danno enorme alla collettività. Sarà comunque compito delle autorità federali e dei giudici che stanno decidendo sulla causa di risarcimento presentata dallo stato della California stabilire se queste pratiche debbano essere considerate illegali come richiesto dal governatore della California Gray Davis e dai suoi collaboratori. Questi ultimi vedono nei documenti la principale prova a sostegno della tesi che il crollo del sistema californiano sia da attribuirsi alla manipolazione del mercato da parte degli operatori. Per questo motivo hanno ripreso vigore le speranze di recuperare almeno una parte dei soldi bruciati nei giorni della crisi attraverso nuove cause di risarcimento oppure, più probabilmente, tramite la rinegoziazione dei contratti di lungo periodo stipulati a prezzi esorbitanti nel 2000 e nel 2001. Diversa è la posizione di alcuni analisti, come William Hogan di Harvard e Severin Borenstein della University of California, i quali ritengono che le strategie di trading, legali o illegali che siano, abbiano poco a che vedere con il principale motivo della crisi ossia l’esercizio di potere di mercato tramite la volontaria riduzione dell’offerta di elettricità da parte dei generatori. Le procedure descritte nei documenti avrebbero semplicemente permesso di “arrotondare” gli enormi guadagni realizzati grazie all’esplosione dei prezzi (circa 500 milioni di dollari su un aumento dei costi dovuto all’esercizio di potere di mercato stimato intorno ai 9 miliardi di dollari). Per questo motivo i due professori ritengono che l’impatto dei memo sulle cause in corso non dovrebbe essere molto significativo. L’analisi delle strategie “ammesse” dagli avvocati di Enron mostra comunque come tali comportamenti, seppur dannosi per il mercato, siano stati possibili grazie ad una situazione di per sé già compromessa, dovuta principalmente ad una regolamentazione ampiamente fallace dei meccanismi di soluzione delle congestioni e di aggiustamento in tempo reale, aggravate dalle misure transitorie adottate a fronte del sorgere della crisi, come l’imposizione dei price-cap. In questo senso Enron sembrerebbe, più che aver causato, avere approfittato della crisi californiana, contribuendo casomai alla degenerazione della crisi nel collasso del sistema. Più difficile appare invece l’analisi inversa, ossia la valutazione di come la crisi californiana possa aver contribuito al fallimento di Enron. Ricochet o Megawatt Laundering Enron acquistava energia dalla borsa per poi ritrasmetterla verso una località non californiana dove il costo da pagare per il trasporto fosse sufficientemente basso. In seguito i traders riacquistavano quella stessa energia per immetterla sul RTM californiano dove era possibile realizzare un prezzo molto superiore: l’energia d’importazione non era infatti soggetta al price-cap che limitava il costo di quella prodotta in California. Anche in questo caso l’obiettivo era quello di realizzare un arbitraggio sulla differenza di prezzo esistente fra i diversi mercati confinanti. Questa strategia poteva danneggiare però gli altri operatori poiché, aumentando in modo artificiale la domanda di energia, causava l’aumento del Market Clearing Price. Selling Non-Firm Energy As Firm Energy In questo caso i traders vendevano alla borsa energia con un contratto “Firm”4 fornendo in realtà un servizio di tipo “Non-Firm”. Così facendo Enron riusciva a farsi pagare per la vendita di “Ancillary Services” che in realtà non produceva. Stando al terzo memo questa strategia aveva lo scopo di consentire l’importazione di energia che altrimenti non sarebbe stata disponibile aumentando così l’offerta. Enron: causa o effetto della crisi californiana? Secondo quanto traspare dai memorandum gli avvocati di Enron erano sicuramente coscienti dei rischi impliciti nell’utilizzo di queste strategie: i primi due documenti si concludono infatti con un’attenta analisi delle disposizioni dell’ISO in materia di gaming e di “comportamenti anomali” sul mercato. Alcune strategie non sembrano violare alcun principio, trattandosi di operazioni di arbitraggio sulle diversità delle condizioni di mercato fra la California e le reti confinanti; in altri casi però appare evidente la volontà di realizzare profitti anche a danno dell’efficienza del sistema. Di certo i difetti nel disegno regolatorio predisposto dalle numero 45 5 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Le conseguenza dei memorandum In attesa di prendere una decisione in merito ai risarcimenti, la FERC ha chiesto a circa 150 compagnie di mettere a disposizione i documenti relativi alle loro attività di trading in California per valutare se, come lasciato trasparire in alcuni passaggi dei tre memo, molti altri operatori si siano comportati allo stesso modo di Enron. Una prima conseguenza della pubblicazione dei documenti è stata l’ammissione da parte di altre imprese operanti sul mercato statunitense di avere gonfiato artificialmente i volumi di trading. Queste notizie hanno contribuito ad aggravare la crisi di fiducia degli investitori americani nei confronti degli energy merchant: nella settimana successiva alla pubblicazione dei memo i già deboli indici azionari di Dynegy, Mirant, Calpine, Williams e Reliant hanno fatto registrare perdite oscillanti fra l’11% ed il 38%. Il rischio che alcune di queste compagnie ripercorrano l’inglorioso percorso di Enron fino alla bancarotta diventa, giorno dopo giorno, sempre più concreto. E in Italia? Alla lettura delle memurandum legittima appare la preoccupazione di quanti si chiedono se simili strategie e speculazioni saranno possibili anche sulla futura borsa italiana. Ciò che si può osservare a questo riguardo è che le possibilità di arbitraggio sorgevano in California principalmente per due motivi: § L’assenza di penalità sufficientemente disincentivanti a fronte di sbilanciamenti in tempo reale § La presenza di un sistema di reti interconnesso e congestionato più ampio di quello di competenza dell’ISO californiano. Ciò porterebbe ad escludere l’applicazione di tali strategie in Italia, dove il carattere prevalentemente obbligatorio dei mercati e la presenza delle penalità di sbilanciamento, unita alla scarsa interconnessione del sistema con l’estero, dovrebbe contribuire a limitare fortemente l’insorgenza dei fenomeni descritti per la California Inoltre le strategie di Enron potevano risultare profittevoli solamente grazie ad un accordo collusivo sia di tipo tacito che esplicito con altri operatori: tacito in merito alla strategia di spostare tutte le contrattazioni nel mercato del tempo reale per aggirare i price-cap, comunemente adottata da molti dei partecipanti, che peraltro rendeva ampiamente prevedibili le possibilità di arbitraggio tra mercati in periodi diversi; esplicito, in quanto in molti casi le strategie presupponevano un accordo tra fornitori e consumatori del sistema. A questo riguardo l’esperienza californiana deve comunque fornire da monito per i regolatori italiani rispetto alle possibilità di gaming da parte degli operatori che sorgono a fronte di un mercato che necessita di complessi meccanismi di regolazione. In questo senso ad esempio in situazioni simili potrebbero essere causate dalla presenza del meccanismo zonale con operatori in possesso di capacità sia di vendita che di acquisto in più zone limitrofe. Di certo quello che la lettura suggerisce è l’importanza, ai fini del funzionamento efficiente del mercato, della regolamentazione e del monitoraggio da parte di autorità centralizzate sul sistema elettrico nel suo complesso. (Note) 1 Nel funzionamento del RTM l’ISO prevedeva due diverse modalità di variazione delle immissioni rispetto a quanto programmato: le “Instructed Deviations“ erano quelle corrispondenti alla decisione dell’ISO di chiamare a produrre un generatore che aveva formulato un’offerta sul RTM. Per queste variazioni veniva determinato un prezzo detto “Inc. Price“. Se invece le variazioni non avvenivano in risposta ad una richiesta dell’ISO si parlava di “Uninstructed Deviations “ per le quali era fissato il cosiddetto “Dec. Price“. 2 Come riportato nei primi due documenti: “In order to relieve transmission congestion (i.e., the enrgy scheduled for delivery exceeds the capacity of the transmission path) the ISO makes payments to parties that either schedule transmission in the opposite direction (“counterflow payments”) or simply reduce their generation-load schedule.” Memorandum, 12/06/02, pag 3, www.ferc.gov 3 Con questa strategia si realizzavano profitti grazie al meccanismo di “Shorting”, ossia vendendo i servizi ad un prezzo elevato e ricomprandoli ad un prezzo inferiore. 4 I contratti “Firm“ erano garantiti e prevedevano l’obbligo di fornitura degli “Ancillary Services”. Questo non accadeva per i contratti “Non-Firm“. numero 45 6 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia REGOLAMENTAZIONE La delibera sull’accesso ai terminali di GNL: riserva dell’80% per chi investe Si conclude con la delibera 91/02 la consultazione sulla disciplina dell’accesso ai terminali GNL al centro del confronto tra Ministero, Autorità ed imprese. L’accordo sul necessario equilibrio tra esigenza di garantire ed incentivare gli investimenti e non precludere, attraverso la riserva totale, l’importazione ad ulteriori shippers interessati, ha portato alla revisione di alcuni punti cruciali della proposta originaria dell’Autorità e ad un’interpretazione “flessibile” del decreto Letta che prevede separazione tra le attività di vendita e di trasporto ed accesso regolato alle infrastrutture. La delibera sancisce l’accesso prioritario alla capacità di rigassifficazione con le seguenti condizioni: - la capacità addizionale deve entrare in servizio tra l’entrata in vigore del provvedimento dell’Autorità e la fine del 2010; - la quota massima di riserva è l’80% della capacità resa disponibile per mezzo di opere il cui costo di costruzione è interamente sostenuto dai soggetti utilizzatori; - il periodo massimo in cui è’ efficace la riserva è 20 anni. La quota sottoposta a riserva è vicina a quella prospettata in fase di consultazione, mentre è stata completamente abbandonata nella versione definitiva della delibera l’idea di ridurre gradualmente la riserva e di legare eventualmente la riduzione al superamento degli ostacoli tuttora presenti nelle transazioni transfrontaliere. A parziale compensazione della proposta dinamica decrescente delle quote l’Autorità ha introdotto le seguenti tutele alla concorrenza: - l’accesso prioritario resta in vigore fino al raggiungimento di 25 miliardi di mc di capacità di rigassificazione complessiva nazionale. - il tetto massimo per l’accesso prioritario consentito a ciascun soggetto è circa 8,3 miliardi di mc (1/3 della capacità totale di rigassificazione posta come soglia per il mantenimento della riserva); numero 45 - il titolare dell’accesso prioritario decade da tale diritto per mancato utilizzo su base annuale di parte della quota di capacità riservata; - accesso regolato secondo le disposizioni della delibera 120/01 per la quota non soggetta ad accesso prioritario e per quella persa perché rimasta inutilizzata. L’impostazione del provvedimento premia le imprese che contribuiranno attraverso l’investimento in terminali GNL ad accrescere la capacità disponibile velocemente (nei prossimi otto anni). Il premio sembra essere rilevante considerando il peso che l’autonomia dai contratti Snam può avere come fattore strategicamente rilevante sia sul mercato del gas sia in prospettiva sul mercato elettrico. Sul mercato elettrico è possibile ipotizzare, infatti, che all’entrata in funzione di nuove centrali a gas con tecnologie simili, il fattore costo del combustibile possa essere non trascurabile nel determinare il posizionamento nel merit-order e, quindi, la redditività degli impianti. Non a caso, come verrà approfondito nel paragrafo successivo, sono Edison ed Enel le imprese più determinate nel portare a termine gli investimenti in nuovi terminali. Sul mercato del gas la delibera approvata dovrebbe secondo l’Autorità comportare circa 5 miliardi all’anno di capacità disponibile per l’accesso regolato a terzi con un impatto, dunque, positivo sulla concorrenza e sullo sviluppo di un mercato spot. Sembra improbabile tuttavia che in un mercato in cui l’offerta sarà composta per la stragrande maggior parte da contratti Snam ceduti alla frontiera e da imprese che investiranno pesantemente in infrastrutture nuove su cui hanno accesso garantito ci sia reale spinta alla riduzione dei prezzi sul mercato del gas. Tutto questo a meno che un surplus di offerta di gas (per esempio dovuto a ritardi nella realizzazione delle nuove centrali) non obblighi le imprese che si sono già impegnate con contratti Top a lungo termine a ridurre i prezzi per mantenere le proprie quote di mercato. 7 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Lo sviluppo della capacità di importazione: progetti e scenari Fig. 1 - Evoluzione dell'offerta numero 45 8 produzione interna Progetti pipelines domanda 2006/07 capacità esistente Progetti GNL domanda 2010/11 140 120 100 80 60 40 20 0 scenario 1 (47 MMmc di nuova capacità) scenario 2 (30 MMmc di nuova capacità) scenario 3 (20 MMmc di nuova capacità) capacità addizionale si passa a fare una stima della capacità disponibile tenendo conto dei contratti pluriennali in essere e dell’80% di capacità riservato ai realizzatori dei nuovi terminali, è possibile notare che si capacità disponibile potrebbe ancora esserci, ma che la fetta decisamente significativa dovrebbe essere impegnata nel prossimo decennio dai contratti Eni (detenuti da Eni stessa o ceduti alla frontiera) e dalle società che stanno cercando di bypassare i colli di bottiglia e le difficoltà di accesso sulle linnee tradizionali attraverso i nuovi progetti (Figura 2). Fig. 2 - Capacità disponibile e capacità impegnata contratti pluriennali capacità disponibile GNL capacità riservata GNL capacità disponibile tubo 120 100 MMmc/anno Negli ultimi mesi è stata da più parti sottolineata la necessità di incentivare lo sviluppo della capacità di importazione in Italia per superare probabili problemi di scarsità in vista della crescita della domanda. I progetti più o meno recenti riguardano sia la realizzazione di nuove pipelines sia di terminali di GNL. Per l’importazione degli 8 miliardi di mc di gas contrattati da Eni con la Libia e successivamente girati a Gas de France, Energia ed Edison, è in programma da tempo la realizzazione del gasdotto con termine a Gela in Sicilia; più recente, invece, l’interesse di Enel nella progettazione con Sonatrach e Wintershall per il gasdotto (10 miliardi di mc) che dovrebbe consentire di portare il metano in Sardegna. Molto attiva Enel anche sui possibili investimenti nel GNL con tre proposte in altrettante aree industriali dismesse (Taranto, Vado Ligure e Muggia) per una capacità che va dai 14 ai 23 miliardi di mc complessivi. Decisamente più avanti nell’iter per l’ottenimento dei permessi necessari il terminale di Rovigo di Edison (4,5-6 miliardi di mc). A tale capacità aggiuntiva potrebbero essere aggiunti i 4 miliardi di mc per il terminale British gas a Brindisi ed i recentissimi progetti di Falck in Calabria (due piani alternativi da 8 miliardi di mc/anno). Molti i progetti, dunque, per incrementare una capacità totale di importazione di cui si teme l’inadeguatezza con l’entrata in funzione dei nuovi investimenti in impianti termoelettrici a gas. Non è ancora possibile sapere quali dei tanti progetti e nel giro di quanti anni saranno realizzati. La nuova capacità di importazione potrebbe arrivare fino a 47 miliardi di mc se tutti i progetti andassero in porto, ma è verosimile che solo una parte riesca ad ottenere sufficienti finanziamenti e/ o permessi (nelle figure 1 e 2 vengono proposti tre possibili scenari: 47 MMmc, 30 MMmc e 20 MMmc). Tuttavia, ipotizzando nel 2006-2007 una domanda di gas di 88-90 miliardi di mc, la realizzazione di una capacità addizionale intorno ai 20 miliardi di mc/anno dovrebbe essere già sufficiente a coprire il fabbisogno con un certo margine, che tuttavia diventa più risicato nel 2010/11 in cui la domanda prevista è intorno ai 100 miliardi di mc (Figura 1). Surplus di capacità almeno sulla carta, ma se dal solo considerare la 80 60 40 20 0 scenario 1 (47 MMmc di nuova capacità) scenario 2 (30 MMmc di nuova capacità) scenario 3 (20 MMmc di nuova capacità) 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Le complicate vicende della disciplina transitoria del dispacciamento Lo scorso dicembre l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha previsto con delibera n.317/011 una disciplina transitoria del servizio di dispacciamento dell’energia elettrica per i clienti del mercato libero, valida fino all’avvio della borsa e all’entrata in vigore del dispacciamento di merito economico. Il servizio viene erogato dal GRTN mediante la stipula di contratti per il bilanciamento dell’energia elettrica (mantenimento dell’equilibrio tra programmi di immissione/prelievo e immissioni/prelievi effettivi, inclusa la selezione della riserva) e per lo scambio (compensazione dell’energia elettrica immessa e prelevata nell’ambito dei singoli contratti bilaterali). La delibera n.317/01 sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 gennaio 2002. Di fatto, tuttavia, al ritardo iniziale dell’Autorità nell’emanare la disciplina si sono sommati ulteriori, e prevedibili, ritardi nella stipula di contratti per il bilanciamento e lo scambio da parte del GRTN, nella predisposizione dei sistemi di comunicazione dei programmi di immissione e prelievo da parte dei titolari del bilanciamento, nei versamenti dei corrispettivi per il bilanciamento e per lo scambio. Tutto ciò ha richiesto all’Autorità di rivedere, modificare e integrare la disciplina inizialmente prevista. Gli interventi successivi si sono sostanziati in tre nuove delibere: § delibera n.36/02, in cui è stato definito un “nuovo” regime transitorio del servizio di dispacciamento (allegato A alla delibera n.36/02)2 con effetti dal 1 gennaio 2002; § delibera n.66/02, con la quale sono stati approvati gli schemi di contratto tipo per il bilanciamento e lo scambio presentati dal GRTN in adempimento a quanto disposto dalla delibera n.36/02; § delibera n.81/02, che ha previsto condizioni economiche transitorie (all’interno di un regime già transitorio) per la regolazione di corrispettivi per il bilanciamento e per lo scambio. Ripercorriamo le principali novità dei provvedimenti. numero 45 Bilanciamento Scheduling Negli schemi di contratto tipo per il bilanciamento (per punto di immissione e per punto di prelievo), preparati dal GRTN secondo le disposizioni della delibera n.36/ 02 (art. 3.1 allegato A) e successivamente approvati con delibera n.66/02, è stabilito che entro il 30 settembre 2002 il titolare del bilanciamento deve predisporre il sistema per la comunicazione dei programmi di immissione e di prelievo (nei punti dotati di misuratore orario). Una volta implementato tale sistema di comunicazione, la programmazione sulla rete prevede nominations settimanali con dettaglio orario per ciascun punto di immissione o prelievo da presentare entro le ore 12.00 del martedì precedente la settimana rilevante. E’ anche stabilita la possibilità di effettuare renominations, ovvero modifiche ai programmi, entro le ore 12.00 del giorno precedente quello cui i programmi si riferiscono. Qualora le modifiche ai programmi di immissione o di prelievo (possibili solo nel caso di clienti che prestano il servizio interrompibile) siano imposte dal GRTN in quanto necessarie al mantenimento della sicurezza del sistema, il GRTN ne deve dare comunicazione al soggetto interessato entro le ore 16.00 del giorno precedente quello cui le modifiche si riferiscono. Corrispettivi per il bilanciamento Il ritardo nella predisposizione del sistema di comunicazione dei programmi ha richiesto l’adozione di un regime economico transitorio del bilanciamento, nell’ambito di una disciplina già transitoria, al fine di garantire al GRTN la disponibilità finanziaria per l’erogazione del servizio. Infatti, tale ritardo ha determinato l’impossibilità per i titolari del bilanciamento di pagare i corrispettivi per punto di immissione (art. 5.5 allegato A, delibera n.36/02) o per punto di prelievo dotato di misuratore orario (art. 5.1.b allegato A, delibera n.36/02) riferiti alla 9 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia remunerazione del bilanciamento, componente bh , e commisurati allo scostamento in valore assoluto tra programma orario ed energia effettivamente immessa o prelevata in ogni ora. L’Autorità ha pertanto stabilito nella delibera n.81/02 (art.3.2) il pagamento in acconto di un corrispettivo pari al 25% della componente bf (differenziata per fasce orarie e normalmente riferita ai corrispettivi per punti di prelievo con misuratore multiorario o integratore) applicato all’energia complessivamente immessa o prelevata in ciascuna fascia oraria. Tale regime è valido fino all’operatività dei sistemi di comunicazione dei programmi, il cui termine ultimo, come già detto, è il 30 settembre 2002. Dopo tale data, i titolari del bilanciamento che non abbiano predisposto tali sistemi dovranno pagare un corrispettivo pari alla componente bf applicata all’energia immessa o prelevata in ciascuna fascia oraria. Restano invece invariati rispetto a quanto stabilito dalla delibera n.36/02 (art.5.1.a allegato A) i corrispettivi per punto di prelievo dotato di misuratore orario a remunerazione della riserva, componente rf , in quanto calcolati in modo forfetario sul totale dell’energia prelevata in ciascuna fascia oraria. Scambio Criteri per la ripartizione dell’energia tra i contratti per lo scambio Secondo quanto stabilito dalla delibera n.36/02 agli articoli 6.1 e 6.2 dell’allegato A, tutta l’energia scambiata attraverso contratti bilaterali deve essere oggetto di un contratto di scambio con il GRTN. In ogni contratto per lo scambio devono essere indicati i soggetti, titolari del bilanciamento o titolari di bande di capacità di interconnessione o di capacità Cip6, cui si riferisce l’energia coinvolta. D’altra parte ogni soggetto deve comunicare al GRTN i criteri per l’eventuale ripartizione dell’energia complessivamente immessa o prelevata tra diversi contratti per lo scambio. Gli schemi di contratto tipo per il bilanciamento e per lo scambio prevedono che la comunicazione al GRTN dei criteri di ripartizione dell’energia tra i contratti per lo scambio debba essere effettuata dai rispettivi titolari cinque giorni lavorativi prima della chiusura di ciascun numero 45 10 bimestre. In caso di mancata comunicazione, il GRTN provvede ad una ripartizione in parti uguali dell’energia immessa o prelevata tra i diversi contratti per lo scambio. Regolazione delle partite economiche Molte delle novità introdotte dopo la delibera n.317/ 01 riguardano la regolazione delle partite economiche relative allo scambio dell’energia elettrica. La delibera n.36/02 ha, in particolare, voluto ampliare i margini di trading al fine di consentire ai titolari dello scambio una gestione più flessibile della relativa regolazione economica. Successivamente alla comunicazione da parte del GRTN dei saldi “finanziari” per fascia oraria (ovvero dei saldi fisici tra immissioni e prelievi valorizzati al PGN), il titolari dello scambio hanno a disposizione quindici giorni (e non più dieci) per effettuare interscambi, dove lo scambio di partite di energia di segno opposto può adesso riguardare anche fasce orarie differenti (art.7.4 allegato A, delibera n.36/02). Tali scambi vanno notificati al GRTN. Inoltre, data l’estrema incertezza che i ritardi e le modifiche apportate alla disciplina hanno generato tra gli operatori, è stata prevista la possibilità di compensazione del saldo “finanziario” complessivo tra bimestri (art. 7.4.1 allegato A, delibera n.36/02): in altri termini, il titolare dello scambio ha la facoltà di portare in avanti in ogni bimestre (con l’eccezione dell’ultimo bimestre dell’anno) la somma dei saldi finanziari per fasce orarie, come modificata dagli interscambi tra operatori, a compensazione della somma relativa al bimestre successivo. A fronte di questa possibilità, per la copertura dei costi per l’approvvigionamento delle risorse per il servizio di dispacciamento, è previsto che il GRTN modifichi tale somma di un coefficiente del 2% in riduzione o in aumento a seconda che la somma sia rispettivamente positiva o negativa. Gli operatori quindi pagano un prezzo per lo slittamento in avanti della regolazione economica in termini di minori rimborsi (se la somma è positiva) o maggiori pagamenti futuri (se la somma è negativa). Un’ulteriore cambiamento ha riguardato la determinazione dell’energia elettrica eccedentaria nel caso di somma dei saldi finanziari positiva (come modificata dalle operazioni di cui sopra), situazione in 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia cui il titolare dello scambio ha diritto a ricevere un corrispettivo dal GRTN come se avesse fornito l’eccedenza al sistema (art. 7.6.a. allegato A, delibera n.36/02). Mentre nel regime disegnato dalla delibera n.317/01 l’energia eccedentaria per ogni fascia oraria era determinata attribuendo la somma dei saldi finanziari “modificata” tra le fasce con saldo fisico positivo (differenza tra immissioni e prelievi) proporzionalmente al medesimo saldo fisico, nella nuova disciplina la ripartizione della somma modificata avviene proporzionalmente tra le fasce con saldo finanziario “originario” positivo. Tali valori devono poi essere divisi per PGN. In altre parole l’eccedenza per ogni fascia oraria i (i=1, 2, 3, 4) in base alla delibera n.317/01 era: Questo comporta che nell’attuale regime gli sbilanci fisici in F1 sono penalizzati meno, in termini di eccedenza riconosciuta, rispetto a quanto accadeva secondo la delibera n.317/01; gli sbilanci fisici in F4 sono invece penalizzati di più, con un eccedenza riconosciuta che è inferiore rispetto alla disciplina precedente. Questo è coerente con l’osservazione che fornire un eccedenza al sistema, seppure sbilanciando, è meno grave in F1, cioè nelle ore di picco, piuttosto che in F4, cioè nelle ore vuote. Sempre relativamente al calcolo dell’energia eccedentaria, le disposizioni della delibera n.36/02 sono state integrate, in un caso rilevante non previsto, dallo schema di contratto tipo per lo scambio predisposto dal GRTN. Si tratta della situazione in cui la somma dei saldi finanziari come modificata dalle operazioni di trading e di compensazione tra bimestri Di S M sia positiva, a fronte di saldi finanziari “originari” tutti Ei = i = 1,...,4 i negativi (art.5.10 del contratto tipo per lo scambio). ∑ D j PGN La somma dei saldi finanziari modificata viene attribuita a ciascuna fascia in proporzione al numero di ore in quella fascia presenti nel relativo bimestre, dividendo e nella delibera n.36/02 è: poi per PGN. M i M Un’ultima considerazione in merito alla regolazione Si S D PG S D Ei = = i N i = i SM i =1,...,4 i delle partite economiche dello scambio e alla loro ∑S j PGN ∑S j PGN ∑Sj fatturazione riguarda la previsione, nella delibera n.81/ 02 (art.3.1) e nel contratto tipo per lo scambio dove: (art.6.7), del pagamento di interessi moratori nel caso - SM =somma dei saldi finanziari modificata; di ritardo nel pagamento delle fatture da parte del - Di =saldo fisico positivo nella fascia i; titolare dello scambio che sia debitore nei confronti del GRTN (somma dei saldi finanziari negativa). Più - S Dj =somma dei saldi fisici positivi; precisamente, poiché la stipula dei contratti per lo - Si =saldo finanziario positivo nella fascia i; scambio, in seguito ai ritardi sopra evidenziati, è - Σ Sj =somma dei saldi finanziari positivi. avvenuta posteriormente alla scadenza per il pagamento Confrontando le due formule e, in particolare, i delle fatture del primo bimestre 2002, il titolare dello denominatori si può notare che prima la somma dei scambio deve versare per ogni giorno di ritardo un saldi fisici positivi era valorizzata allo stesso prezzo, interesse pari a 1/365 del tasso di interesse legale. ovvero il PGN rilevante per la fascia oraria in questione, viceversa ora i singoli saldi fisici positivi sono valorizzati al rispettivo prezzo (differenziato per fasce orarie). (Note) 1 Cfr. Newsletter n.41, pag.8. 2 Nel corso dell’articolo si farà sempre riferimento all’allegato A della delibera n.36/02, e non alla delibera n.317/01, in quanto versione più recente e integrata delle condizioni transitorie per l’erogazione del servizio di dispacciamento. numero 45 11 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia AMBIENTE L’Autorità pubblica un documento di consultazione sulla promozione dell’efficienza energetica negli usi finali. Il documento di consultazione diffuso dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas in data 4 aprile 2002 riporta le proposte dell’Autorità stessa concernenti l’attuazione dei decreti ministeriali del 24 aprile 2001 in materia di promozione dell’efficienza energetica negli usi finali. I commenti dovranno pervenire all’Autorità entro il 31 maggio 2002. I decreti del 24 aprile 2001 hanno profondamente riformato le precedenti politiche di promozione del risparmio energetico negli usi finali che si erano basate prevalentemente su forme di incentivazione diretta, quali la concessione di incentivi in conto capitale, o sul ricorso a strumenti di tipo normativo (standard di efficienza per apparecchi e componenti) o volontario (accordi tra pubblica amministrazione e fornitori dei servizi, apparecchi e componenti). Il nuovo quadro normativo prevede viceversa un complesso meccanismo basato sull’obbligo di conseguire risparmi specifici di energia per i distributori di elettricità e gas e su un mercato dei titoli di efficienza energetica. Nel seguito dell’articolo presentiamo il quadro normativo generale relativo alle misure di incremento dell’efficienza energetica e le proposte dell’Autorità. Quadro normativo Il decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (decreto Bersani) all’articolo 9(1) ed il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 (decreto Letta), all’articolo 16(4) prevedono rispettivamente che tra gli obblighi connessi al servizio di distribuzione dell’energia elettrica vi sia quello di perseguire l’incremento dell’efficienza energetica e che tra gli obblighi connessi al servizio di distribuzione del gas naturale vi sia, oltre a quello di perseguire l’efficienza energetica negli usi finali, anche lo sviluppo delle fonti rinnovabili. In data 24 Aprile 2001 il Ministro dell’industria, di concerto con il Ministro dell’ambiente, ha emanato i decreti recanti l’individuazione degli obiettivi quantitativi nazionali di incremento dell’efficienza energetica negli usi finali previsti dai decreti Letta e Bersani. numero 45 12 I due decreti ministeriali definiscono il quadro normativo e di incentiviedattribuiscono all’Autorità, con il contributo di altre amministrazioni e con il coinvolgimento di Regioni e Province autonome, la formulazione di linee guida per la loro attuazione. I decreti stabilisconoobiettivi quantitativi nazionali di miglioramento dell’efficienza energetica, espressi in unità di energia primaria consumata (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, Mtep) e riferiti, per l’energia elettrica e per il gas, ad ogni anno del periodo quinquennale 2002-2006 ed i criteri per l’individuazione degli obiettivi specifici in capo ai distributori obbligati. I decreti definiscono il quadro generale e dispongono che: l i distributori di energia elettrica e gas naturale adottino misure di incremento dell’efficienza negli usi finali di energia secondo obiettivi quantitativi stabiliti dal ministero. I risparmi per i distributori di energia elettrica sono stati fissati in 0.1Mtep per il 2002, primo anno di validità degli obblighi, quindi 0.5Mtep nel 2003, 0.9Mtep nel 2004, 1.20Mtep nel 2005 e 1.6Mtep nel 2006. I risparmi da conseguire da parte dei distributori di gas naturale sono: 0.1Mtep, 0.4Mtep, 0.7Mtep, 1Mtep, 1.3Mtep. Per il momento è stato imposto un obiettivo specifico obbligatorio di risparmio energetico soltanto sui distributori con almeno 100,000 clienti finali. Per le imprese di più piccola dimensione un successivo decreto congiunto definirà le modalità di applicazione dell’obbligo; un ulteriore decreto fisserà gli obbiettivi post 2006. L’obbligo specifico per i singoli distributori è definito come quota degli obiettivi quantitativi nazionali in base alla proporzione tra l’energia distribuita dal singolo distributore e il totale nazionale; l i distributori raggiungano i propri obiettivi specifici realizzando interventi, o progetti di risparmio di energia; tali progetti possono comprendere l’installazione di apparecchi ad alta efficienza energetica per esempio: la sostituzione di scalda acqua a gas con scalda acqua più efficienti, o di lampade ad 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia incandescenza con lampade fluorescenti oppure la realizzazione di interventi di isolamento termico degli edifici. I risultati di tali progetti in termini di energia risparmiata ottenuti annualmente concorreranno al conseguimento dell’obiettivo complessivo del medesimo distributore per un periodo massimo di cinque anni. I risparmi di energia dovranno essere conseguiti per almeno il 50% attraverso la promozione di progetti che determinino una riduzione dei consumi finali di energia elettrica per i distributori elettrici e di gas per i distributori di gas, il rimanente 50% sarà conseguibile ricorrendo a tipologie d’intervento finalizzate anch’esse al risparmio di energia ma non necessariamente di energia finale consumata. E’ importante ricordare che non sono ammissibili i progetti orientati al miglioramento dell’efficienza energetica relativa agli impianti di generazione di energia elettrica. La valutazione dei progetti dovrà avvenire in base ai criteri e metodi individuati dall’Autorità nelle linee guida che dovranno essere emanate; l i progetti di risparmio energetico possano essere intrapresi direttamente dai distributori oppure tramite l’apporto delle ESCO (energy services companies), esse, pur non essendo soggetti ad obbligo, potranno sviluppare progetti di efficienza energetica per conto dei distributori oppure volontariamente; l il finanziamento dei costisostenuti per la realizzazione dei progetti avvenga conrisorse dei soggetti proponenti (distributori o ESCO) e con altre risorse e che l’Autorità possa inoltre determinare meccanismi di copertura tariffaria dei costi sostenuti dai distributori per la realizzazione dei progetti per la parte non coperta da altre risorse; l l’Autorità rilasci titoli di efficienza energetica (TEE) in base ai miglioramenti di efficienza energetica dei progetti realizzati dai distributori o dalle ESCO. l i TEE possano essere oggetto di contrattazione. Il GME è incaricato di organizzare un luogo per la loro contrattazione (che avrebbe dovuto essere predisposto entro il 10/1/2002) ma questo non implica che gli scambi di TEE non possano avvenire in sedi diverse o attraverso contratti bilaterali. I distributori potranno acquistare titoli per raggiungere l’obiettivo loro assegnato quando i programmi realizzati direttamente o fatti realizzare da società terze non siano sufficienti; venderanno titoli le ESCO e i numero 45 13 distributori che abbiano realizzato programmi in eccesso rispetto all’obiettivo loro assegnato. I soggetti ammessi ad operare nel mercato dei titoli di efficienza energetica saranno definiti nell’ambito delle regole di funzionamento del mercato che verranno predisposte dal Gestore del mercato elettrico d’intesa con l’Autorità; l l’Autorità effettui l’accertamento dei titoli di cui il distributore è in possesso ai fini della verifica annuale del raggiungimento dell’obiettivo assegnato ad ogni distributore per l’anno precedente; l l’Autorità eroghi sanzioni a carico dei distributori che, alla fine di ogni anno, non abbiano conseguito l’obiettivo specifico loro assegnato per quell’anno attraverso la realizzazione di progetti o l’acquisto di titoli. Le proposte dell’Autorità Le proposte dell’Autorità per l’attuazione della complessa materia prevista dai decreti sono organizzate per tematiche, in totale 6, suddivise in 39 spunti di consultazione: 1. Definizione di linee guida per la preparazione, l’esecuzione e la valutazione dei risultati dei progetti (spunti da 1 a 14). 2. Modalità di controllo e certificazione dei risultati dei progetti (spunti da 15 a 17). 3. Copertura tariffaria parziale degli oneri per la realizzazione dei progetti (spunti da 18 a 23). 4. Titoli di efficienza energetica (spunti da 24 a 32). 5. Verifica del conseguimento degli obblighi e delle sanzioni per inadempienza (spunti da 33 a 35). 6. Proposte dell’Autorità per facilitare l’avvio dei meccanismi di promozione dell’efficienza energetica (spunti da 36 a 39). Nel seguito ci soffermiamo sugli spunti a nostro avviso di maggior interesse tralasciando quelli maggiormente tecnico-ingegneristici o di importanza marginale. Queste le proposte dell’Autorità: 1. Per quanto riguarda la definizione di linee guida per la preparazione, l’esecuzione e la valutazione consuntiva dei progetti di efficienza energetica che 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia dovranno essere sviluppati dai distributori l’Autorità ha elaborato le seguenti proposte: - preparazione: si propone che venga definita una taglia minima (spunto 2), fissata in termini di numero minimo di unità installate o di unità di energia risparmiate, per ogni progetto ammissibile al fine del conseguimento degli obiettivi fissati dai decreti, per evitare un’eccessiva frammentazione e favorire il conseguimento di economie di scala e di scopo. L’Autorità prevede che la soglia dimensionale per i progetti per i quali non siano disponibili metodi di valutazione standardizzata debba essere fissata tra 500 e 2000 tep/anno; - l’esecuzione dei progetti dovrà essere sottoposta a vigilanza al fine di garantire che la loro esecuzione non ostacoli lo sviluppo della concorrenza nella vendita ed eventualmente nella misura e che non vi siano discriminazioni tra clienti del mercato libero e del mercato vincolato. Per i progetti rivolti ai clienti liberi si prevede che il distributore possa intervenire direttamente soltanto quando le attività di vendita siano affidate ad un soggetto diverso dal distributore stesso in un regime di separazione societaria ed in prospettiva proprietaria. L’Autorità chiede tra gli spunti di consultazione se vi siano altri aspetti riguardo alla tutela della concorrenza che meritino di essere presi in considerazione (spunto 3); - la valutazione dei progetti dovrà avvenire secondo tre metodi (spunti da 4 a 12): a) valutazione standardizzata, basata sul numero di apparecchiature ad alta efficienza effettivamente installate e su parametri standard che tengono conto delle condizioni di utilizzo; b) valutazione ingegneristica, basata sulla misura di parametri di utilizzo e su algoritmi predefiniti per il calcolo dei risparmi di energia primaria; c) valutazione consuntiva, nei casi in cui non sono disponibili né metodi di valutazione standardizzata né metodi di valutazione ingegneristica, sulla base della misura dei consumi effettuata prima e dopo l’intervento secondo piani di monitoraggio energetico. Inoltre l’Autorità propone che i benefici incrementali derivanti dalle campagne informative di sensibilizzazione e promozione che eventualmente accompagnano i progetti debbano essere valutati sulla base di valori standard proposti dalla stessa Autorità che tengano conto degli effetti di amplificazione dei numero 45 14 risparmi ottenuti dal progetto grazie alla campagna; nel caso di campagne effettuate da associazioni di consumatori e da associazioni ambientaliste l’Autorità propone che vengano riconosciuti risparmi incrementali maggiori (del 20%) rispetto a quelli che sarebbero riconosciuti se le medesime campagne venissero attuate da altri soggetti. Quando le campagne di informazione non costituiscono misure di accompagnamento a progetti di efficienza ma costituiscono misure a sé stanti verrà posto un limite (tra il 5% ed il 10%) alla quota dell’obiettivo annuale di risparmio conseguibile attraverso di esse. La considerazione separata delle campagne che costituiscono misure accompagnatorie a progetti tecnici di efficienza energetica e campagne che costituiscono progetti in sé è oggetto di consultazione (spunti 13 e 14). 2. Le modalità di controllo e certificazione della quota di riduzione dei consumi di energia primaria effettivamente conseguita dai progetti. La certificazione dei risparmi energetici derivanti dai progetti realizzati viene rilasciata dall’Autorità sulla base di apposita documentazione che dovrà essere differenziata in base ai metodi di valutazione utilizzati. La tipologia di documentazione ritenuta più adeguata per comprovare i risultati di risparmio di energia è oggetto di consultazione (spunto 15). 3. La parziale copertura tariffaria degli oneri sostenuti dai distributori per la realizzazione dei progetti. I decreti del 24 aprile 2001 stabiliscono che i costi sostenuti dai distributori per la realizzazione dei progetti possono essere finanziati, per la parte non coperta da altre risorse, secondo criteri stabiliti dall’Autorità. L’Autorità propone che il riconoscimento tariffario dei costi sostenuti non avvenga a piè di lista ma sulla base del criterio del costo standard, ovvero il riconoscimento dovrebbe avvenire sulla base di parametri standard (espressi in euro/tep risparmiati) che esprimono il costo unitario medio riconosciuto degli interventi; tale costo medio riconosciuto dovrebbe essere secondo l’Autorità di 150-200 euro/tep risparmiati. L’Autorità propone che il riconoscimento tariffario sia definito in modo parziale, per far sì che i soggetti ricorrano ad altre forme di finanziamento, e rigido, affinché gli altri finanziamenti cui i distributori possono ricorrere per i progetti siano aggiuntivi e non 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia sostitutivi. Il costo riconosciuto terrà conto del costo medio evitato di acquisto dell’unità di energia risparmiata e del costo ambientale evitato che sarà espresso come una percentuale del costo evitato di acquisto. Tale impostazione dell’Autorità è oggetto di consultazione (spunto 18). In particolare si chiede se il costo evitato di acquisto utilizzato come parametro di riferimento per la fissazione del costo massimo riconosciuto debba essere unico o differenziato per tipologia di utenza (spunto 19). Si chiede se il costo medio unitario riconosciuto debba essere differenziato per alcune tipologie di intervento o possa essere unico (spunto 21). Inoltre si chiede di esprimere un parere circa la percentuale che debba essere applicata in aumento del costo evitato di acquisto per tenere conto del costo ambientale evitato (spunto 20). 4. Il riconoscimento e la definizione dei titoli di efficienza energetica. L’Autorità, al fine di promuovere il mercato dei TEE attraverso l’accesso del numero più ampio possibile di soggetti, propone che abbiano diritto ai titoli tutti i distributori, inclusi quelli con meno di 100,000 clienti finali al 31 dicembre del 2001 e quindi esclusi dagli obblighi, e le ESCO. Come abbiamo già sottolineato queste ultime sono società di servizi energetici che possono intraprendere autonomamente o per conto dei distributori progetti di efficienza energetica. I criteri per il riconoscimento della qualifica di ESCO sono oggetto di consultazione (spunto 25)1 . Un secondo punto in consultazione riguarda l’identificazione di diverse tipologie di titoli di efficienza energetica (spunto 27). Secondo l’Autorità i titoli dovrebbero essere di tre tipi, in relazione ai tre differenti obiettivi derivanti dai decreti (risparmio di energia primaria attraverso la riduzione dei consumi di energia elettrica; risparmio di energia primaria attraverso la riduzione dei consumi di gas naturale; risparmio di energia primaria attraverso la riduzione dei consumi di altri combustibili fossili). Inoltre nel documento di consultazione si propone che i titoli abbiano una vita utile di cinque anni dalla data di emissione (“bancabilità” dei titoli). In tal modo i titoli posseduti da un distributore in eccesso rispetto all’obiettivo relativo all’anno di emissione possono essere utilizzati dal distributore per le verifiche degli obiettivi dei quattro anni successivi. Al fine di prevenire comportamenti strategici derivanti dalla possibilità di “bancare” i titoli fino a cinque anni numero 45 15 l’Autorità propone di definire un limite massimo all’ammontare dei titoli “bancati” espresso in percentuale sui titoli trasmessi all’Autorità al fine della verifica annuale dell’obbligo, e richiede il parere degli operatori circa questa proposta (spunto 30). Infine l’Autorità prevede la possibilità di emettere titoli “a debito” (spunto 32), cioè non corrispondenti a risparmi di energia conseguiti e certificati in caso di eccessiva carenza di titoli rispetto alla domanda, e la possibilità di revoca dei titoli emessi nel caso in cui a seguito di controlli emerga che siano stati rilasciati titoli sulla base di informazioni non veritiere e non corrette (spunto 31). 5. La verifica del conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e le sanzioni in caso di mancato adempimento degli obblighi. Data la limitata disponibilità di dati sui costi dei progetti di risparmio prima dell’avvio dei decreti, secondo l’Autorità il prezzo medio di mercato dei TEE rappresenterà un indicatore utile del costo sostenuto per realizzare gli interventi e quindi del valore medio dell’investimento necessario per compensare eventuali inadempienze. Quindi l’Autorità propone che il valore unitario delle sanzioni sia fissato pari al maggior valore tra un parametro S definito in seguito alla consultazione e il prezzo medio di mercato dei titoli di efficienza energetica registrato nell’anno al quale fa riferimento l’inadempienza, moltiplicato per un coefficiente K superiore all’unità. Per cui la sanzione sarà: Sanzione = max{S, K×(prezzo TEE)}. Nel documento si propone anche che le sanzioni a carico dei distributori tengano conto, in media, della risposta dei clienti alle offerte dei progetti di efficienza energetica, per non penalizzare i distributori in caso di insufficiente risposta dei clienti. Si tiene così conto delle difficoltà soprattutto iniziali dovute alla necessità di sensibilizzare i clienti che devono essere indotti a mutare abitudini consolidate. Le modalità di calcolo della sanzione proposte e i valori da attribuire ai parametri S e K sono oggetto di consultazione (spunti 33 e 34). Inoltre l’Autorità propone di differenziare la sanzione da irrogare nel caso di inadempienza all’obiettivo complessivo annuo assegnato a ciascun distributore dalla sanzione da irrogare nel caso di inadempienza dell’obbligo di conseguire almeno il 50% di tale 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia obiettivo attraverso la riduzione dei consumi finali di energia distribuita (spunto 35). La definizione delle sanzioni risulta importante per la migliore definizione di uno dei punti critici del mercato dei TEE: la formazione del prezzo. Infatti quando è noto il valore unitario della sanzione prevista per i distributori inadempienti all’obbligo, il limite superiore del prezzo sarà pari al valore unitario della sanzione (in euro/tep) moltiplicato per la dimensione del titolo di efficienza energetica (tep risparmiati): a quel livello di prezzo infatti non conviene al distributore acquistare TEE. Un punto di particolare interesse riguarda quindi il meccanismo di fissazione delle sanzioni per i soggetti inadempienti. 6. In conclusione del documento di consultazione, l’Autorità prende atto della complessità del meccanismo previsto dai decreti e dell’impegno richiesto per la loro realizzazione. Tenendo conto di questo l’Autorità propone di introdurre un regime sperimentale per il primo triennio (2002-2004), con la possibilità di compensare nell’arco del triennio il raggiungimento degli obiettivi annuali, e quindi differire l’irrogazione di sanzioni al 2005; per il primo anno di attuazione l’obiettivo complessivo è ridotto rispetto a quello degli anni successivi. Inoltre è prevista l’individuazione di progetti pilota per la diffusione di apparecchiature ad alta efficienza di potenza limitata (ad esempio: lampadine fluorescenti compatte). L’Autorità chiede agli operatori quali altre modalità possano essere definite per favorire gradualità e flessibilità nel primo periodo di attuazione dei decreti (spunto 36). Come sottolineato dalla stessa Autorità, i decreti ministeriali dell’aprile 2001 e il meccanismo di attuazione degli stessi oggetto di consultazione delineano le seguenti posizioni di costi e benefici per i diversi soggetti coinvolti: l i distributori, sui quali ricade l’obbligo di risparmio di energia primaria, devono sopportare i costi per la realizzazione dei progetti o per l’acquisto di titoli di efficienza energetica ed eventualmente l’onere delle sanzioni nel caso di inadempimento. I benefici per i distributori possono derivare dalla realizzazione di progetti in modo efficiente, cioè a costi inferiori rispetto numero 45 16 a quelli riconosciuti in tariffa; essi possono inoltre ottenere dei margini dalla vendita dei TEE in eccesso rispetto ai bisogni; l i clienti finali che partecipano ai progettipossono contribuire economicamente al costo totale dei progetti. L’eventuale contributo al finanziamento del progetto viene definito nell’accordo tra il cliente finale e il soggetto che propone il progetto stesso. I clienti finali traggono beneficio dai costi risparmiati in seguito all’incremento dell’efficienza energetica e dagli eventuali miglioramenti del servizio energetico reso. Tali benefici per i clienti partecipanti si manifestano per tutto l’arco di vita della tecnologia installata, in genere un periodo più lungo dei cinque anni per i quali sono riconosciuti risparmi di energia certificabili ai fini della verifica degli obblighi imposti ai distributori; l le ESCO, che realizzano progetti di efficienza energetica, possono ottenere margini pari al saldo tra costi sostenuti per la realizzazione e ricavi derivanti dalla vendita dei relativi TEE; l tutti i clienti finali dei servizi di distribuzione dell’energia elettrica e del gas dovranno sostenere la parte dei costi del meccanismo che ricade in tariffa. I benefici che si ottengono riguardano la riduzione dell’inquinamento e il miglioramento della sicurezza della fornitura per effetto del contenimento della crescita della domanda finale di energia. Nel documento di consultazione non vengono trattati ampiamente i costi e benefici per i venditori di energia ai clienti finali così come il loro ruolo, nonostante gli effetti dei meccanismi previsti possano ricadere anche su di loro. A seguito dell’incremento dell’efficienza energetica, i venditori di energia elettrica e gas ai clienti finali subiscono perdite in termini di volumi di energia venduta. D’altro canto i venditori godono di un rapporto di stretta vicinanza e spesso di assistenza al cliente finale e quindi sono tra i soggetti che possono più efficacemente sviluppare progetti di efficienza energetica. Data la mancanza di una definizione di ESCO è possibile desumere il riconoscimento della qualifica di ESCO alle società venditrici di energia e quindi anche il riconoscimento di TEE per i progetti eventualmente realizzati. 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia In conclusione il meccanismo di promozione dell’efficienza energetica oggetto di discussione risulta abbastanza complesso, tanto che dai decreti Bersani e Letta ad oggi sono trascorsi tre e due anni e il meccanismo non è ancora stato definito. A tale complessità corrispondono obiettivi di risparmio sui distributori tutt’altro che ambiziosi, costituendo una quota molto contenuta dei consumi finali (secondo le nostre stime l’obiettivo di risparmio di energia elettrica per il 2002 equivale a circa lo 0,3% della domanda) soprattutto se si tiene conto del tasso di crescita che la domanda di energia ha mostrato negli ultimi anni. Il risultato finale potrebbe quindi essere quello di un ben congegnato ma inutile sistema di regole e di un nuovo mercato, quello dei TEE, privo di interesse a causa della scarsità della domanda. (Note) 1 L’Autorità non ha dato una definizione specifica di ESCO al fine di tenere in considerazione i risultati della consultazione. In questo senso sono aperte sia la possibilità di una definizione ampia che consideri come ESCO qualsiasi società operante nell’ambito energetico che di definizioni più restrittive che pongano vincoli sulla forma e la struttura societaria di società riconoscibili come ESCO oppure sul tipo di remunerazione dei progetti di efficienza promossi dalle società; in via esemplificativa potrebbero essere considerate ESCO soltanto le società che ottengono remunerazione dei progetti in funzione dell’energia risparmiata dai clienti finali e non quelle che coprono i propri costi attraverso contributi dei clienti ai costi di investimento. numero 45 17 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia In Inghilterra le prime esperienze di emission trading Negli ultimi mesi sono stati fatti i primi concreti passi verso la programmazione e l’implementazione di programmi di emission trading. L’Unione Europea ha infatti proposto uno schema di direttiva per istituire un meccanismo di emission trading tra tutti gli Stati membri dell’Unione (si veda la newsletter n. 39), mentre in aprile ha preso il via lo schema di emission trading del Regno Unito (United Kingdom Emission Trading Scheme – UKETS). L’implementazione di tali programmi costituisce un momento fondamentale nel perseguimento degli obiettivi fissati nel protocollo di Kyoto dato che l’emission trading è uno dei più promettenti meccanismi di riduzione delle emissioni di gas serra previsti dal protocollo1 . Nel seguito cercheremo approfondirne gli aspetti principali e presenteremo le caratteristiche del recentemente avviato UKETS. L’emission trading: aspetti rilevanti I programmi di emission trading sono degli strumenti di “cap and trade” che consistono nel porre un tetto alle emissioni delle imprese partecipanti al programma cui corrispondono dei “permessi di inquinamento”. Le imprese partecipanti possono soddisfare i propri obblighi o riducendo le emissioni o acquistando permessi dalle imprese più efficienti che hanno costi di riduzione delle emissioni inferiori. In questo modo si fissa un obiettivo complessivo di riduzione delle emissioni su un gruppo di emittenti e quindi si lascia ai partecipanti la facoltà di decidere in modo flessibile come soddisfare il proprio obiettivo. Quando il meccanismo funziona correttamente il prezzo dei permessi riflette il costo marginale di riduzione delle emissioni nel sistema. I programmi possono avere caratteristiche variabili in base alla tipologia di gas serra interessati, ai settori economici inclusi e all’obbligatorietà o volontarietà del programma. In teoria l’utilizzo di meccanismi “cap and trade” permette di ottenere vantaggi economici in termini di contenimento dei costi generali di riduzione delle emissioni di gas serra dando alle imprese l’incentivo per implementare le misure volte a diminuire le emissioni numero 45 18 ai livelli fissati. Secondo la Commissione Europea i risparmi derivanti dall’uso di questi strumenti rispetto a misure meno flessibili saranno di 11 miliardi di Euro per anno, ovvero più del 50% del costo annuale degli obiettivi. Inoltre, secondo uno studio promosso da Eurelectric, il risparmio derivante da una rapida implementazione a livello europeo dei meccanismi di emission trading dovrebbe essere di 80 miliardi di Euro entro il 2017 e l’assenza di questo tipo di meccanismi renderebbe impossibile il soddisfacimento degli obiettivi di Kyoto. Lo United Kingdom Emission Trading Scheme Lo UKETS, attivo dall’aprile 2002, è il primo programma di riduzione delle emissioni di gas serra (CO2) basato sull’emission trading organizzato a livello nazionale. Le imprese che partecipano al programma si obbligano a contenere le emissioni di gas serra ad un livello cui corrispondono dei “permessi di inquinamento”. Le imprese possono soddisfare i propri obblighi o riducendo le emissioni o acquistando i titoli relativi da imprese più efficienti. Il governo ha costruito un registro nazionale delle emissioni e le imprese organizzano gli scambi dei relativi titoli autonomamente o attraversobrokers tramite contratti bilaterali. I soggetti ad obbligo alla fine di ogni periodo di riferimento dovranno consegnare i titoli relativi alla quota d’obbligo all’Emission Trading Authority appena costituita che provvede al loro controllo ed annullamento. I titoli rimanenti possono essere scambiati o conservati per l’adempimento in periodi d’obbligo successivi. Lo UKETS è un programma volontario e vi sono tre principali canali attraverso i quali un’impresa può accedervi obbligandosi a contenere le proprie emissioni inquinanti: l attraverso la partecipazione diretta. Il Governo inglese ha stanziato un incentivo finanziario per le imprese che decidono di accettare obiettivi volontari per il periodo 2002-2006. L’obiettivo di riduzione delle emissioni e l’incentivo finanziario per ciascuna 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia impresa è stato fissato tramite un’asta in cui ogni partecipante offre un livello assoluto di riduzione delle emissioni a fronte della richiesta di un determinato incentivo. In questo modo il Governo ha mirato ad ottenere il livello più alto di riduzione delle emissioni per un dato livello di incentivo monetario complessivo, fissato per il quinquennio 2002-2006 in 215 milioni di sterline (circa 347 milioni di euro). Le aste si sono tenute nel marzo scorso, le imprese che hanno ottenuto l’incentivo sono 34 e l’incentivo medio ottenuto per tonnellata di emissione risparmiata è di 53,37 sterline (circa 86 euro); l attraverso altri programmi obbligatori. Le imprese che hanno già degli obiettivi di riduzione delle emissioni numero 45 o di efficienza energetica fissati attraverso altri programmi, Climate Change Agreements, potranno utilizzare il programma di trading per soddisfare i propri obblighi o per vendere emission allowances nel caso ottengano risultati migliori rispetto ai propri obiettivi; l attraverso progetti volontari. Le imprese potranno intraprendere progetti volontari di riduzione delle emissioni senza alcun obbligo e vendere i crediti risultanti alle imprese che si sono obbligate. Nella figura 1 si riporta lo schema di funzionamento del mercato inglese. 19 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Aspetti critici di un meccanismo di emissions trading europeo Lo UKETS è il primo sistema di emission trading su scala nazionale, altre esperienze si sono avute in diversi paesi come USA e Paesi Bassi a livello di gruppi di imprese. Ad esso, secondo la proposta di direttiva dell’Unione Europea, dovrebbe seguire un sistema su base europea. Vediamo nel seguito alcune delle priorità che andranno risolte nella definizione di un meccanismo europeo: l uno dei primi aspetti che dovranno essere affrontati a livello europeo è il coordinamento dei programmi e delle politiche di governo dei cambiamenti climatici. I programmi sviluppati dagli Stati Membri dovranno essere coordinati per svolgere il proprio compito in modo efficiente. In particolare dovranno essere armonizzate: le scelte riguardanti le modalità di allocazione iniziale dei permessi ad inquinare2 , le tipologie di emissione interessate ed i settori interessati affinché i programmi non si traducano in ostacolo allo sviluppo per alcuni settori rispetto ad altri nello stesso Paese o rispetto a quelli di altri Paesi. Una delle prime incongruenze che andranno risolte riguarda per esempio il diverso trattamento del settore della generazione elettrica, presente nei progetti di emission trading dell’Unione Europea ed escluso dallo UKETS; l inoltre dovranno essere definiti dei criteri minimi comuni che rendano credibile il meccanismo in particolare: - dovrà essere implementato un sistema di monitoraggio della riduzione delle emissioni in grado di fornire le prove degli effettivi benefici ambientali e di attribuire correttamente la titolarità della riduzione delle emissioni, - dovranno essere definiti dei meccanismi di controllo a garanzia che le riduzioni di emissioni derivanti dai programmi di emission trading siano aggiuntive e non sostitutive rispetto a meccanismi regolatori o di incentivo già esistenti, - i programmi dovranno essere disegnati in modo da garantire la permanenza delle riduzioni delle emissioni, - è necessario che la riduzione delle emissioni in alcuni settori o Paesi non venga “compensata” con il loro aumento altrove. In conclusione anche se ancora non vi sono i dati necessari per valutare l’effettivo impatto del programma di emission trading del Regno Unito ai fini del rispetto degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto l’esperimento potrà risultare estremamente utile per comprendere l’efficacia ed i limiti concreti di questo tipo di strumenti flessibili. (Note) 1 Secondo gli accordi di Kyoto l’Europa deve ridurre le proprie emissioni di gas serra dell’8% rispetto ai livelli del 1990 per il periodo 2008-2012. Ogni Stato membro ha un proprio obiettivo di riduzione delle emissioni, che può essere minore o maggiore dell’8%, basato sul cosiddetto “Burden Sharing Agreement”. 2 Questo punto risulta particolarmente critico. Infatti il meccanismo di allocazione iniziale (tramite asta oppure senza onere per le imprese) influenza il benessere relativo degli attori in gioco. Inoltre nel caso di allocazione senza onere per le imprese i meccanismi di aggiornamento dei limiti di inquinamento imposti influenzano il comportamento delle imprese, per esempio nel caso di aggiornamento periodico sulla base della produzione nel periodo precedente si influenzano le scelte relative alla quantità di prodotto delle imprese, mentre nel caso di allocazione iniziale dei permessi senza aggiornamento periodico non vi sono tali elementi distorsivi. numero 45 20 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia MERGERS & ACQUISITIONS M&A in Europa Secondo l’agenzia Reuters, l’energy company tedesca EnBW starebbe per acquisire il controllo del fornitore tedesco di gas GVS, che opera nelle regioni del sud. EnBW, insieme al gruppo italiano ENI, sarebbe disposto a sborsare fino a 400 milioni di euro per ottenere il 66% di GVS, sfruttando così una delle rare occasioni di entrare nel mercato tedesco del gas. dell’operazione ammontano a circa 95.7 milioni di euro e in tal modo E.ON, che possedeva già partecipazioni nella società ungherese, prende il controllo della stessa, anche se l’accordo è ora sottoposto all’approvazione del governo e delle autorità antitrust competenti. Edasz Rt è il secondo maggiore fornitore in Ungheria, coprendo più di un quinto del mercato ungherese di elettricità e riscaldamento. Germania/Italia Slovacchia La Commissione Europea ha dato il via libera all’acquisizione del 25% della società elettrica italiana Elettra da parte del gruppo tedesco RWE, il quale ora gestirà la società insieme al gruppo Lucchini. Le autorità slovacche hanno approvato la vendita del 49% delle azioni delle tre aziende fornitrici di elettricità e gas alle utility E.ON, RWE e Edf. La prima pagherà 330 milioni di euro per Zapadoslovenska Energetika, la seconda 130 milioni di euro per Vychoslovenska Energetika e la terza 158 milioni di euro per Stredoslovenska Energetika. Le operazioni di vendita si completeranno nei prossimi tre mesi. Germania Germania/Repubblica Ceca La compagnia tedesca RWE ha ottenuto il via libera dall’autorità ceca della concorrenza per acquisire Transgas e altri 8 distributori regionali di gas, nel rispetto di alcune condizioni vincolanti poste dall’autorità. Il 17 dicembre scorso il gigante tedesco aveva vinto l’asta per la privatizzazione del monopolista ceco del settore del gas. Per ottenere il 97% di Transgas, come pure dal 46% al 58% degli 8 distributori regionali messi in vendita, RWE ha accettato di sborsare 4.1 miliardi di euro.L’operazione permette a RWE Gas di accedere alle riserve di gas in Russia grazie ai già esistenti accordi con il maggiore esportatore russo di gas, Gazprom. Germania/UK La Commissione Europea ha dato il via libera all’acquisizione dell’energy company inglese Innogy (vedi il Focus sul mercato elettrico in UK) da parte del colosso tedesco RWE, al quale non manca altro che l’approvazione degli azionisti per concludere l’affare. Germania/Francia/Ungheria Edf ha raggiunto un accordo con la tedesca E.ON per cui quest’ultima acquisterà la quota di Edf nella società elettrica ungherese Edasz Rt, pari al 27.7%. Le cifre numero 45 21 UK La Commissione europea ha nei giorni scorsi autorizzato il gruppo petrolifero anglo-olandese Royal Dutch/Shell ad acquistare il gruppo petrolifero britannico Enterprise Oil, giudicando questa operazione non lesiva della concorrenza in nessuno dei settori interessati. Il secondo gruppo petrolifero mondiale aveva offerto lo scorso 2 aprile 7.25 sterline per ogni azione Enterprise Oil e si accollava 800 milioni di sterline di debiti, per un importo totale dell’operazione di 7 miliardi di euro. Questa acquisizione aumenterà la sua produzione di idrocarburi del 6% e le sue riserve di 1.5 milioni di barili. UK/Germania TXU Europe ha comprato il 74.9% di BVAG, la multi-utility tedesca di Braunschweig per 439 milioni di euro. La municipalizzata tedesca vende elettricità a 210,000 utenti finali nella regione di Braunschweig; l’operazione farebbe salire il numero dei clienti finali di TXU Europe in Germania a 650,000. L’accordo, se approvato dalle autorità competenti, avrà effetto a partire dal primo luglio. 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Focus: Il mercato elettrico inglese e British Nuclear Fuels (BNFL) e utilizzati soprattutto per l’esportazione in Inghilterra e Galles. Infine, nel mercato del retailing, sono operanti attualmente 10 società. Uno sguardo all’industria elettrica in UK A più di dieci anni dall’inizio del processo di privatizzazione e liberalizzazione, il settore elettrico inglese appare oggi altamente competitivo e in continua evoluzione. L’ondata di privatizzazione delle aziende elettriche pubbliche è avvenuta in diverse fasi e non è stata omogenea nei vari Stati del Regno Unito. Irlanda del Nord Le dimensioni geografiche dell’area considerata caratterizzano il settore elettrico nordirlandese: 4 centrali elettriche per una potenza totale di 2,082 MW, 1.6 milioni di abitanti e 690,000 clienti finali, network completamente isolato dal resto del Regno fino al 1995. Con la direttiva europea dell’elettricità, una nuova holding è nata dall’incumbent Nord Ireland Electricity (NIE) che gestisce le attività non regolamentate: Viridian Group. Oggi NIE gestisce la rete e ha la responsabilità di approvvigionamento di elettricità dai generatori, attraverso le cosiddette Power Procurement Business che la rivendono ai fornitori finali (tra cui NIE Supply). Il mercato libero sta crescendo grazie all’abbassamento delle soglie di eleggibilità per gli utenti finali2 (720 in totale) e oggi conte per il 35% dei volumi del totale mentre NIE Supply copre il rimanente 35% del mercato (cioè, quello vincolato). Inghilterra e Galles La fase della generazione elettrica vede oggi la presenza di oltre 30 maggiori produttori con forte riduzione delle quote di mercato degli incumbent (vedi Tabella 1). Il parco di generazione utilizza un mix di combustibili abbastanza equilibrato: carbone il 34%, gas il 35%, nucleare il 15%, petrolio il 4%, rinnovabili e pompaggi il 7%, altro il 5%. Con l’introduzione dei NETA, l’elettricità viene venduta tramite contratti bilaterali e power exchanges indipendenti e i programmi di immissione e prelievo vengono notificati al manager della rete, National Grid. Con la legislazione dell’Utilities Act 2000, la distribuzione resta un’attività monopolistica su concessione. Sono state individuate 12 aree in cui operano i Distribution Network Operators (DNOs) che devono garantire l’accesso non discriminatorio di ogni supplier o utente che ne faccia richiesta. Molti produttori sono anche attivi nella fase della distribuzione e vendita dell’elettricità (vedi tabella 2). Proprietà e consolidamento nella generazione elettrica Scozia La struttura integrata dell’industria elettrica in Scozia resiste anche dopo i processi di privatizzazione. Due società, ScottishPower (SP) e Scottish and Southern Energy (SSE, quest’ultima formatasi dalla fusione di Scottish Hydro Electric e Southern Electric) dominano tutte le fasi della filiera produttiva dalla generazione alla vendita. La terza società operante in Scozia è British Energy1 , che è obbligata per contratto a vendere tutta l’energia nucleare da lei prodotto alle due società scozzesi fino al 2005 (vedi Tabella 1). La rete scozzese è interconnessa a quella inglese della National Grid via 1,600 MW, suddivisi tra SP, SSE numero 45 22 La proprietà degli impianti di generazione ha visto numerosi cambiamenti dagli anni delle privatizzazioni che sono stati il risultato delle dismissioni volontarie o imposte per legge, dell’entrata di nuovi operatori e delle nuove strategie di business (ad es. le strategie “multi-utility”). La Tabella 1 fotografa la situazione attuale del mercato della generazione elettrica nel Regno Unito. Nel 1990 gli impianti a carbone e a petrolio situati in Inghilterra e Galles furono divisi in due società di generazione: National Power e Powergen. Lo stesso avvenne in Scozia dove ScottishPower ebbe gli impianti a combustibili fossili eScottich Hydro Electric quelli idroelettrici. Le centrali nucleari furono affidate a due società statali, Nuclear Electric (in Inghilterra e 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Tabella 1 - Ownership della generazione elettrica in UK Proprietà publicly quoted Società sussidiarie BNFL Magnox Generation Descrizione capacità di generazione installata pari a 3,002 MW, 4% del totale in UK, 4.4% della produzione totale UK (15.3 TWh). British Energy plc publicly quoted* capacità di generazione installata pari a 9,600 MW, 12% del totale UK. Edison Mission Energy Edison International GPU Power UK GPU International Innogy Holdings publicly quoted, in RWE's takeover British Energy Generaton Ltd (ex Nuclear Electric and ex Scottish Electric); First Hydro (pompaggi) + altri impianti Midlands Power International (MPI) National Wind Power, Innogy Hydro International Power publicly quoted London Eletricity Group Holdings (Le Group) Edf International London Power Company capacità di generazione installata pari a 3,000 MW, 4.4% del totale UK, 3.9% in E&W. Output: 4.5% in E&W e 3.8% del totale UK. Powergen publicly quoted, in E.On's takeover Powergen Renewables, Powergen CHP, Powergen UK capacità di generazione installata pari a 8,136 MW, 12.1% del totale E&W e 10.3% del totale UK. Output: 10.6% in E&W. Scottish and Southern Energy (SSE) publicly quoted Scottish Hydro-Electric, Southern capacità di generazione installata pari a Electric 5,591 MW (di cui 2,888 MW in Scozia), 7% del totale UK. La produzione elettrica è pari al 5.2% del totale UK. ScottishPower publicly quoted** Scottish Power Generation Ltd Western Power Distribution Mirant Corp. (49%), PP&L Global Inc. (51%) TXU Europe TU Acquisitions plc British Nuclear Fuel (BNFL) plc capacità di generazione installata pari a 4,772 MW, 6% del totale UK. 0.74% della capacità di generazione e 0.99% dell'output in England&Wales. capacità di generazione installata pari a 8,703 MW, 11.1% del totale UK, 12.8% in E&W. Output: 24.7 TWh, 7% in UK e 8% in E&W. capacità di generazione installata pari a 1,500 MW, 1.9% del totale UK e 0.3 in E&W. Output: 1% del totale in E&W. totale 5,815 MW di cui 4,100 MW in Scozia e 1,715 MW in Inghilterra e Galles. 7.3% del totale UK. capacità di generazione installata pari a 316 MW, 0.4% del toale UK. TXU Europe Power totale 5,061 MW, pari al 4.5% in E&W e 6.4% in UK. Output: 3.4% in E&W. *Il Secretary of State for Trade and Industry possiede una quota di "golden share", azioni che non hanno diritto di voto; fu itrodotto periodo liberalizzazioni affinchè lo Stato mantenesse qualche controllo nel settore. ** Goldennel share per ildelle Secretary of State for Scotland. Galles) e Scottish Nuclear Eletric. Nel 1996, la ristrutturazione del settore nucleare portò alla nascita di due nuovi soggetti: BNFL Magnox Generation e Britsh Energy (in cui sono confluiti gli impianti nucleari scozzesi). Il primo generatore indipendente fu Eastern Group (oggi TXU Europe), che grazie alla costruzione di nuovi impianti basati sulla tecnologia CCGT e alla dismissione imposta a National Power e Powergen, raggiunse nel 1996 7 GW di capacità, divenendo il quarto generatore3 . Poi fu la volta di Edison Mission Energy che comprò gli impianti di pompaggio da National Power e poi fecero il loro ingresso AES, Enron, Entergy e altri. Nel 1999, le autorità inglesi imposero nuove dismissioni di centrali numero 45 23 a National Power e Powergen come condizione per potersi espandere nel mercato del retailing (con l’acquisizione delle attività di supplying delle RECs). Nell’agosto 2000, National Power si scindeva in Innogy, che avrebbe gestito quasi tutte le centrali UK, e International Power che avrebbe sviluppato il business internazionale. Edf, il monopolista statale francese, proprietario di London Electricity Group (LEG), ha espanso il suo parco di generazione inglese negli ultimi due anni divenendo uno dei maggiori operatori con circa 5 GW di capacità. Interessante è stata l’evoluzione di TXU Europe, che da semplice produttore di elettricità si è trasformato energy merchant, che ottiene capacità attraverso contratti, 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia gestisce impianti e ha accesso alle centrali senza necessariamente esserne proprietario: così si spiega la vendita degli asset di distribuzione alla sussidiaria francese di Edf Le Group che ha creato EPN Distribution, acquisendo anche il restante 50% di 24Seven, la joint venture con TXU Europe per la gestione delle reti. Tuttavia, non mancano anche casi in cui la strategia opposta, cioè quella di concentrazione nella generazione e nella proprietà degli assets, si rivela di gran successo, come in International Power. Il cambiamento delle forze del mercato - declino rapido dei prezzi all’ingrosso del vecchio Pool, l’ulteriore discesa dei prezzi dopo l’introduzione dei NETA e l’aumento del prezzo del gas - ha spinto a nuove dismissioni volontarie di impianti: Edison Mission Energy ha venduto impianti a carbone aSEEBOARD mentre Entergy alla americana Calpine. In Scozia, al contrario, la situazione non è molto diversa rispetto ad un decennio fa. British Energy, Scottish and Southern Energy e ScottishPower restano i maggiori generatori della regione; lo stesso si può dire del Nord Irlanda, dove restrizioni regolatorie hanno impedito l’ingresso di nuovi attori nel mercato. Proprietà e consolidamento nella distribuzione e vendita di elettricità Gas che è divenuto uno dei più importanti supplier di elettricità oppure quelle degli ex-PESs che hanno fatto il loro ingresso nel mercato del gas. La Tabella 2 ci mostra i maggiori retailers e traders del settore elettrico in UK. La prima scalata è stata compiuta da ScottishPower su Manweb nel 1995, poi la fusione tra Scottish Hydro Electric e Southern Electric in SSE nel 1998, il takeover di LEG sulla sussidiaria di SWEB per il supply business. Negli ultimi anni assistiamo a fenomeni di integrazione tra generazione e vendita: la caduta dei prezzi all’ingrosso non remunera a sufficienza gli investimenti in centrali e i produttori cercano di diversificare le attività per ottenere maggiori margini. Powergen ha comprato East Midlands Electricity nel 1998, mentre National Power (ora Innogy) ha comprato il supply business di Midlands Electricity come abbiamo già detto; British Energy ha acquisito il supply business di SWALEC, un ex-PES, venduto un anno dopo a SSE. Dalla scissione di National Power, Innogy ha attuato una strategia di espansione nel segmento della fornitura, acquisendo il supply business di Yorkshire Power Group nel febbraio del 2001 e di Northen Electric nel novembre 2001. Degli ex-PES, ne rimane solo uno, SEEBOARD, di American Electric Power. Distribution business Anche questo settore è stato coinvolto da fenomeni di consolidamento, alla ricerca di potenziali benefici Con la privatizzazione del 1990, i vecchi monopolisti derivanti da economie di scala, riduzione dei costi e (i cosiddetti “Boards”) furono rimpiazzati da 14Public maggiora efficienza gestionale. Molti ex-Pes hanno Electricity Suppliers (PESs), che avevano l’obbligo venduto il loro supply business per concentrarsi sulla di gestire le reti di distribuzione e di fornire i clienti finali distribuzione: SWEB, dopo la vendita del suo ramo di su concessione senza però modificare in sostanza supply business, ha formato una distribution l’antico regime. Dodici anni dopo le cose sono cambiate: company, Western Power Distribution, che si è la distribuzione resta un monopolio locale ma viene ampliata nel 2000 con l’acquisto degli assets di separata dalle attività di vendita grazie alla riforma SWALEC; Midlands Electricity, dopo aver venduto dell’Utilities Act 2000: è il caso di Midlands il suo supply business, ha dato vita a GPU Power UK, Electricity, divisa in GPU Power UK (ora Aquila come abbiamo già visto. London Electricity e TXU Networks) che gestisce la rete e npower (ora di Europe hanno costituito una joint-venture, 24Seven, Innogy) che eredita il supply business4 . Operazioni di per la sola gestione delle loro reti di distribuzione. Nel fusioni ed acquisizioni sono state viste da molte società novembre scorso, TXU Europe ha annunciato la come un mezzo per essere più competitivi: oggi sono vendita dei suoi assets di distribuzione e la restante solo sette i maggiori gruppi che operano nel business quota in 24seven a London Electricity (in sostanza del retailing nati da M&A con gli ex-PESs e non Edf): l’operazione è stata approvata dalle autorità mancano strategie multi-utility come quelle di British competenti nel gennaio di quest’anno. Innogy ha Supply business numero 45 24 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia comprato da Northen Electric il suo supply business e in cambio ha venduto la sua quota (94.5%) nel distribution business del Yorkshire Power Group: ora Northen Electric possiede due reti di distribuzione. Come per la vendita, anche la distribuzione vedrà nei prossimi anni fenomeni di concentrazione, di swap dei business che porteranno fuori scena sempre più operatori. Inserisci tab. “M&A Aprile - UK electricity Mkt”.xls, foglio “Distribution&supply”. L’invasione tedesca di E.ON e RWE I due colossi tedeschi E.ON e RWE (vedi Newsletter n.42) stanno per entrare nel mercato inglese attraverso l’acquisizione di due importanti operatori, Powergen e Innogy rispettivamente. Il primo a muoversi è stato E.ON, che nel gennaio dello scorso anno aveva fatto la prima offerta che è stata resa finale nell’aprile successivo (15.3 miliardi di euro). Il via libera della Commissione Europea è arrivato a dicembre per E.ON ma sono necessarie ancora altre autorizzazioni: l’intera operazione, che è stata votata a favore dagli azionisti della società il 19 aprile scorso, dovrebbe essere definitivamente conclusa entro questo mese. In questi giorni la Commissione UE ha dato la sua approvazione per RWE, cui manca solo la votazione finale degli azionisti della società. RWE verserà una cifra complessiva di circa 5.2 miliardi di sterline (di cui 2.1 per debiti societari), pagando per ogni azione un premio significativo (circa il 36% in più rispetto alla quotazione media mensile). Sebbene vi sia chi sostiene che il prezzo pagato sia troppo alto, RWE ha potuto permettersi questa operazione; inoltre RWE possiede già alcuni assets in UK, l’utility dell’acqua Thames Water, e con l’acquisizione di Innogy, RWE diventerà il più grande fornitore britannico di acqua e energia. L’invasione tedesca in UK (così come quella di Edf attraverso Le Group) è stata soprattutto favorita dal fatto che in Germania il processo di liberalizzazione del settore elettrico non è stato così incisivo come in Gran Bretagna, dove numerose sono state misure (come le dismissioni di impianti) imposte agli exmonopolisti al fine di introdurre pluralità di attori e maggiore concorrenza nelle fasi produttive liberalizzate. L’asimmetria del grado di apertura e di concorrenza nel mercato elettrico tra Germania e UK ha favorito E.ON e RWE che hanno potuto investire le loro rendite in operazioni di M&A in tutta Europa. (Note) 1 British Energy è una società a controllo statale appositamente creata dopo le privatizzazioni con il compito di gestire le centrali nucleari degli ex-monopolisti Central Electricity Generating Board (CEGB) in Inghilterra e Galles e South of Scotland Electricity Board (SSEB) in Scozia. 2 Le attuali soglie: una domanda massima superiore a 1 MW oppure un consumo annuo non inferiore a 0.79 GWh. 3 Le Regional Electricity Companies (RECs) partecipavano in joint-venture per la costruzione di nuovi impianti ma esse erano soggette ad un tetto del 15% della propria domanda da soddisfare con la propria generazione. Eastern ottenne un rilassamento di tale restrizione regolatoria. 4 Di queste ultime settimane è il via libera all’operazione di acquisto, da parte dell’americana Aquilia Inc (ex UtiliCorp Inc) del 79.9% di Avon Energy Partenrs, la hoding di Midlands Electricity (poi GPU Power UK), da FirstEnergy il quale mantiene il 20.1%. Ora GPU Power UK è diventata Aquila Networks. numero 45 25 27 maggio 2002 numero 45 26 publicly quoted, in RWE's takeover Edf International Innogy Holdings London Eletricity Group Holdings (Le Group) M&AT Innogy npower, npower Yorkshire e npower Northern SEEBOARD Energy British Gas BEPET Ltd Retailing/Supply Aquilia Networks plc (GPU Power UK, that is ex-Midlands Electricity distribution business) Aquila Networks (ex Midlands Electricity) distribuisce elettricità a 2.3 milioni di clienti finali. EPN distribuisce circa 30 TWh a 3.2 milioni di clienti finali serviti su 90,000 km di reti nella East Anglia e Nothern London. LPN distribuisce circa 20 TWh a 2.3 milioni di utenti connessi alla rete. LE vende elettricità a circa 3 milioni di clienti in UK. M&AT Innogy fattura più di 200 TWh all'anno, le società npower servono 4.7 milioni di clienti serviti pari a 75 TWh all'anno SEEBOARD Power Networks distribuisce elettricità a 2.1 milioni di utenti su una rete di 45,000 km. Vende elettricità a più di 5 milioni di utenti finali. BEPET fattura 70 TWh circa per anno (in trading e supplying) Descrizione Aquila Inc (ex UtiliCorp Avon Energy Partners Aquila Energy Limited United Inc) Holdings *Il Secretary of State for Trade and Industry possiede una quota di "golden share", azioni che non hanno diritto di voto; fu itrodotto nel periodo delle liberalizzazioni affinchè lo Stato mantenesse qualche controllo nel settore. **24seven è una joint-venture tra London Electrictiy Group, che controlla LPN e LE, e TXU Europe group che fornisce servizi di network asset management a molti Distribution Network Owners, tra cui LPN e Eastern. Aquila Inc (79.9%), FirstEnergy Inc (20.1%) American Electric Power SEEBOARD Power Co. Inc (AEP) Networks SEEBOARD plc Avon Energy Partners Holdings Centrica British Gas British Energy Power and Energy Trading (BEPET) Ltd Trading London Power Energy Purchasing and London Electricity (LE) plc, Networks (LPN), EPN Risk Management SWEB e Virgin Energy (75%) Distribution Ltd (ex TXU Europe's distribution assets), London Electricity Services (private network), 24Seven** publicly quoted* Distribuzione elettrica British Energy plc Proprietà Tabella 2 - Ownership e descrizione della distribuzione e fornitura di elettricità in UK Newsletter Osservatorio Energia 27 maggio 2002 numero 45 NIE Distribution 27 Hinnogy Holdings publicly quoted TU Acquisitions plc Yorkshire Power Group United Utilities TXU Europe TXU Europe Energy Trading Power Procurement Trading TXU Energi npower Yorkshire Scottish Power Energy Retail Ltd SSE Energy Supply Ltd, Southern Electric, Scottish Hydro-Electric e SWALEC (in Galles) Powergen NIE Energy Retailing/Supply Distribuisce elettricità a più di 2 milioni di utenti nel North West Eastern distribuisce elettricità a 3,4 milioni di clienti. TXU Energi vende elettricità a 5.5 milioni di clienti finali mentre TXU Energy Trading ha scambiato 308 TWh. vedi Innogy Holdings 1.4 milione di clienti serviti in southwest England and 1 milione in South Wales. Manweb possiede e gestisce 44,000 km di reti che servono circa 1.4 milioni di utenti. SP Distribution serve invece 700,000 utenti. S+S distribuisce elettricità attraverso una rete di oltre 120,000 km a circa 670,000 clienti allacciati. Le sue sussidiarie vendono elettrictià a quasi 3.8 milioni di utenti finali. East Midland Electricity distribuisce elettrictià a 2.5 milioni di utenti serviti attraverso 68,000 km di rete Serve elettricità a 688,000 utenti finali Con una rete di 43,000 km e 1.5 milioni di utenti connessi, vende elettricità a più di 3.6 milioni di utenti. Descrizione *Il Secretary of State for Trade and Industry possiede una quota di "golden share", azioni che non hanno diritto di voto; fu itrodotto nel periodo delle liberalizzazioni affinchè lo Stato mantenesse qualche controllo nel settore. NORWEB Distribution business Eastern (managed by 24seven) Mirant Corp. (49%), PP&L ex SWEB and Global Inc. (51%) SWALEC Distribution business Western Power Distribution SP Distribution Ltd (in Scozia), Manweb plc SSE Power Distribution Ltd (S+S) publicly quoted* publicly quoted ScottishPower Scottish and Southern Energy (SSE) Viridian Group Northern Ireland Electricity (NIE) Powergen Northern Electric Distribution NEDL e Yorkshire Electricity Distribution YEDL (94.75%) Distribuzione elettrica publicly quoted, in E.On's East Midlands takeover Electricity CE Electric UK plc (MidAmerican Energy Holdings Co.) Northern Electric plc Proprietà - segue - Tabella 2 - Ownership e descrizione della distribuzione e fornitura di elettricità in UK Newsletter Osservatorio Energia 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia L'ANDAMENTO DEL CT Prezzo dell’energia: le attese del mercato Il prezzo dell’energia: delibera AEEG 69/02 Con la delibera 69/02 del 23 aprile scorso, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha provveduto ad aggiornare i parametri e le componenti della tariffa elettrica per il terzo bimestre 2002: la variazione, in aumento, registrata dal costo unitario riconosciuto dei combustibili fossili (Vt), determinato sulla base del prezzo medio del paniere di combustibili fossili sui mercati internazionali, ha superato la soglia del 2%. Come anticipato nel n.44 della “Newsletter Energia”, il Vt è pertanto passato da 1.555 a 1.611 €cents/ Mcal, mentre il Ct (costo unitario variabile riconosciuto per la generazione termoelettrica) è salito da 3.514 a 3.641 €cents/kWh, mettendo a segno un incremento del 3.6%. Si tratta della prima variazione positiva della componente variabile della tariffa elettrica dal secondo bimestre 2001. L’incremento del Ct risente dell’andamento nel quadrimestre di riferimento (dicembre 2001 - marzo 2002) delle quotazioni internazionali dei greggi e degli oli combustibili utilizzati per la produzione di elettricità: sulla scia del Brent, i prezzi dei prodotti petroliferi sono infatti rincarati, nonostante il lieve deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (-2% circa, da 0.89 a 0.88 US$/€). Sulla base del nuovo valore del parametro Ct, inoltre, il prezzo medio stimato dell’energia elettrica all’ingrosso è aumentato del 2.3%: il PG, infatti, è stato fissato a 5.698 €cents/kWh, rispetto ai 5.571 del bimestre precedente. In vista del prossimo aggiornamento che l’Autorità varerà alla fine del mese di giugno per il quarto bimestre 2002, passiamo ora a commentare l’andamento delle quotazioni sui mercati internazionali dei combustibili fossili e del cambio €/US$: i valori di riferimento sono costituiti dalle quotazioni del periodo febbraio - maggio 2002. numero 45 28 L’andamento recente delle quotazioni internazionali: Brent e altri greggi La ripresa delle quotazioni internazionali del greggio e dei suoi derivati iniziata lo scorso mese di gennaio non mostra cenni di cedimento: i prezzi spot del Brent (Crude - Physical Delivery, fob US$/bbl.), varietà di riferimento per i greggi che arrivano sul mercato europeo, si sono infatti assestati sui 25.6 US$/bbl nella media di aprile. Pertanto, rispetto ai livelli di febbraio (20.1 US$/bbl) l’incremento ammonta circa al 27%. Per le cause alla base di tali rialzi dei prezzi, si rimanda al numero 44 della “Newsletter Energia”. Le varietà di greggio utilizzate per l’indicizzazione del Ct, trainate dall’andamento del Brent, hanno registrato una consistente accelerazione: rispetto al livello di febbraio, infatti, ad aprile la media ponderata dei prezzi Fob breakeven (espresso in US$/bbl) ha messo a segno un incremento nell’ordine del 38%. I dati disponibili per i primi venti giorni di maggio confermano un ulteriore lieve rafforzamento delle quotazioni in dollari del Brent, in aumento rispetto ai livelli di aprile dell’1.5%. Tale rialzo è stato inoltre accompagnato da un pronunciato rafforzamento del tasso di cambio dell’euro, giunto a 0.91 US$/€ rispetto allo 0.89 di aprile. Si segnala, infine, la decisione irachena di estendere per altri sei mesi il programma umanitario oil for food promosso dall’Onu, in scadenza il prossimo 29 maggio: in prospettiva, nella seconda parte dell’anno si renderà pertanto disponibile un maggior volume di greggio. Oli combustibili Sul fronte degli oli combustibili, l’andamento delle quotazioni nel periodo di riferimento si è mantenuto in linea con quello del Brent, evidenziando un’evidente tendenza al rialzo: il prezzo medio mensile Cif del Btz 1% Fuel Oil Cargoes, quotato sul mercato europeo occidentale, con base ad Amsterdam, Rotterdam e Anversa, ha infatti registrato ad aprile un incremento 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia nell’ordine del 30% rispetto ai livelli di febbraio, mentre quello dell’ Stz Fuel Oil (No. 6, 0.3% S, LoPr), quotato a New York, è aumentato nello stesso periodo del 38%. Tuttavia, i dati disponibili per le prime tre settimane del mese di maggio mostrano una sostanziale stabilità per i prezzi (US$/bbl) del Btz e soltanto un lieve rialzo per quelli (US$/MT) dell’Stz, (3% circa). Tab.1 - Stima del Ct: luglio-agosto 2002 Variazioni % nella media del periodo di riferimento (feb.02 - mag.02) / (dic.01 - mar.02) Periodo di riferimento Variazione % Combustibili fossili in dollari: (1) 10.3 STZ(2) 15.3 BTZ Pfob Carbone(3) -6.1 (4) 20.9 Greggi Cambio €/US$ (5) I carboni A differenza degli altri combustibili, le quotazioni internazionali dei carboni sono state contrassegnate da tendenze lievemente ribassiste: da febbraio ad aprile, il prezzo medio ponderato Fob del carbone ha infatti registrato una debole flessione (-2%), su cui ha inciso la sostanziale stabilità dell’indice medio Fob USA. I dati disponibili per il mese di maggio rivelano invece un cambiamento di tendenza, seppur non particolarmente significativo, evidenziando un rincaro dell’1.5%. Indice oli 9.1 Indice carbone -4.5 Indice gas naturale Costo unitario riconosciuto (V t ,C t ) 12.5 (1) 8.6 Olio combustibile a basso tenore di zolfo (1%); calcolato su medie mensili quotazioni SPOT giornaliere Cif Nwe (2) Olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo (0.3%); calcolato su medie mensili quotazioni SPOT giornaliere Cif NY (3) Calcolato su medie ponderate di quotazioni mensili di prezzi FOB di un paniere di 7 carboni (4) Calcolato su medie ponderate di quotazioni mensili di un paniere di 4 greggi: Arabian Light, Iranian Light, Saharan Blend, Zuetina. (5) Calcolato su medie mensili. Fonte: Uic Infine, sulla base dell’aumento del Ct, anche il prezzo medio stimato dell’energia elettrica all’ingrosso registrerà una variazione positiva: il PG, passando da 5.698 a 6.010 €cents/kWh, metterà infatti a segno un incremento del 5.5%. Il prezzo dell’energia elettrica: quarto bimestre 2002 Per il quarto bimestre 2002 le nostre stime prevedono un incremento del 12.5% dell’indice dei prezzi in euro del gas (vedi Tabella 1), calcolato sulla base della media ponderata delle quotazioni mensili del Btz e dei quattro greggi inclusi nel paniere di riferimento. Per l’indice dei prezzi in euro degli oli combustibili, calcolato a partire dalla media ponderata delle quotazioni mensili del Btz e dell’Stz, stimiamo un aumento pari al 9.1%. Per l’indice dei prezzi in euro del carbone, ottenuto come media ponderata delle quotazioni mensili dei prezzi Fob dei sette carboni rilevanti, stimiamo, invece, una flessione del 4.5%. Nel complesso, per il bimestre luglio-agosto 2002 il costo unitario variabile riconosciuto subirà un aumento rispetto al bimestre precedente dell’8.6%: il Vt salirà pertanto da 1.611 a 1.749 €cents/Mcal, mentre il Ct passerà da 3.641 a 3.953 €cents/kWh. Si tratta del maggiore aumento dal novembre 2000: tale variazione incorpora quotazioni medie del petrolio di 24 US$/ bbl. numero 45 0.8 Indici di mercato in euro Le attese del mercato per i successivi bimestri del 2002 Come si può osservare nella Figura 1, per il quinto bimestre 2002 la curva dei prezzi future del Brent e il forward del tasso di cambio dell’€/US$ inducono a stimare un ulteriore aumento del parametro, pari al 4.6%: pertanto, il Vt passerà da 1.749 a 1.830 €cents/kWh, mentre il Ct da 3.953 a 4.136 €cents/ kWh. Il PG salirà invece a 6.193 €cents/kWh, rispetto ai 6.010 del bimestre precedente (3%). Sulla base delle informazioni contenute nelle quotazioni a scadenza dei derivati finanziari sul cambio e sul greggio, per l’ultimo bimestre 2002 prevediamo invece una variazione negativa dei prezzi dell’energia (Figura 2): il Vt e il Ct subiranno infatti una diminuzione del 2.3%, mentre il PG scenderà dell’1.6%. 29 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Come si può notare, il nostro scenario previsivo è Le prospettive di rafforzamento dell’euro rispetto al stato adeguato alla luce dei cambiamenti recentemente dollaro spiegano dunque la discesa dei prezzi prevista intervenuti sui mercati del greggio e dei cambi: le stime per il sesto bimestre 2002. risentono dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro. Fig. 1 - Le esogene della previsione Prezzo del Brent in euro 40 35 30 25 20 00 a l o 01 a l o 02 a l o Fonte: Consuntivi UIC-cambio, Datastream-Brent Crude-Phisical Del. Previsioni elaborate a partire dai prezzi a termine del Brent-IPE e dei prezzi forward del tasso di cambio del 22/05/02. Fig. 2 - La previsione del Ct eurocents/kWh Var. % 5.5 20 4.5 10 3.5 0 8.2 2.5 -3.7 -12.9 0.0 m m l 0.0 -5.2 -9.1 -5.5 3.6 8.6 n 02 m m l 4.6 -2.3 1.5 -10 -20 01 s s n Fonte: "Osservatorio Energia" - ref.Irs su modello sviluppato per Dalmine Energie. Previsioni elaborate a partire dai prezzi a termine del Brent-IPE e dei forward del tasso di cambio del 20/05/2002. numero 45 30 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia CONGIUNTURA ECONOMIA ED ELETTRICITA' Produzione industriale in affanno nel primo trimestre Dalla domanda di energia alle stime in tempo reale L’andamento della produzione industriale nel corso del primo trimestre del 2002 si è rivelata meno vivace di quanto previsto. In base ai dati Istat, infatti, nei primi tre mesi dell’anno l’attività produttiva è cresciuta solo di 0.2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, durante il quale, peraltro, si è toccato il minimo. Per effetto del trascinamento sui dati del rallentamento del 2001, i volumi mediamente prodotti si contraggono nel primo trimestre del 3.4 per cento anno su anno. Secondo le stime che ref. elabora a partire dai dati di consumi elettrici, ad aprile l’attività industriale subisce un’altra battuta d’arresto (-0.8 rispetto a marzo), a causa soprattutto dello sciopero generale del 16 e del ponte seguito alla festività del 25, seguita da un rimbalzo stimato a maggio (+2.1 mese su mese del dato destagionalizzato). Nonostante tale accelerazione, la produzione media giornaliera continua a contrarsi (0.6 per cento di variazione tendenziale). Sebbene i beni d’investimento siano quelli che nel primo trimestre hanno mantenuto un andamento congiunturale più regolare, sostanzialmente piatto, la loro contrazione rispetto al primo trimestre del 2001 continua ad essere la più grave, mentre la flessione dei beni di consumo e di quelli intermedi è più contenuta. In maggior dettaglio, la produzione industriale a marzo accelera nel settore del legno (escludendo i mobili), in quello della gomma e delle materie plastiche, nella chimica e nel settore degli apparecchi di precisione e dell’elettronica. Ciononostante, quest’ultimo settore è quello che mostra la maggiore contrazione dell’attività nel confronto con il primo trimestre del 2001, seguito dall’industria della conciatura e dalla produzione di mezzi di trasporto. I tassi di variazione tendenziale dell’attività restano positivi solo per l’industria alimentare e per quella della gomma e delle materie plastiche. Fig. 1 - Produzione industriale e consumi elettrici produzione industriale, scala sin. (1) indicatore elettrico ref. Elettricità in GWh, scala dx (2) 112 820 110 800 108 780 106 760 104 740 102 720 100 700 1999 2000 2001 2002 (1) indice Istat base 1995=100 (2) media giorni lavorativi Dalle aspettative di produzione alla domanda di elettricità Malgrado i primi segnali di ripresa, come mostra anche il leading indicator ref., l’andamento dell’economia è stato finora piuttosto lento. Nel primo trimestre la crescita del Pil è stata dello 0.2 per cento Fig. 2 - Leading indicator della produzione industriale 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 ultimo dato: luglio 2002 numero 45 31 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia in termini congiunturali, sostenuta dalla domanda interna e dal recupero delle scorte. La produzione industriale, come si è visto, è rimasta pressoché stagnante sul quarto trimestre del 2001, e dopo il rimbalzo stimato a maggio torna sui livelli post-11 settembre. Benché, inoltre, le aspettative delle imprese siano positive, dato che i produttori si attendono un forte incremento degli ordini tra maggio e luglio e quindi un recupero della produzione, le prospettive per la domanda sono meno rosee. Difatti, dall’ultima survey dell’Isae presso le famiglie risulta che il clima di fiducia dei consumatori continua a flettere. In particolare, aumenta il numero di coloro che si attendono aumenti sostenuti dei prezzi. Una dinamica dell’inflazione superiore alle previsioni iniziali minerebbe il potere d’acquisto dei consumatori, che peraltro si stanno già dimostrando estremamente prudenti, ad esempio nell’acquisto di nuove auto. Perdura infatti l’atteggiamento cauto dei consumatori riguardo le intenzioni di spesa per beni durevoli. Infine, è da sottolineare come non sia ancora venuto meno il rischio petrolio, le cui quotazioni sono ancora elevate. L’andamento non brillante dei consumi è parzialmente scontato dai produttori di beni di consumo, che non si aspettano forti incrementi degli ordini, ma piuttosto un semplice rimbalzo rispetto ai minimi toccati dopo la crisi dello scorso settembre, e non prevedono quindi nemmeno accelerazioni dell’attività produttiva. Anche i produttori di beni d’investimento cominciano a rivedere le proprie aspettative circa gli ordini futuri, finora previsti in forte incremento, come la produzione, scontando la maggior cautela della domanda. L’inchiesta Isae sugli investimenti evidenzia difatti come le imprese si mostrino prudenti circa le intenzioni di investimento. La maggioranza delle imprese, infatti, ritiene che nel 2002 le spese affrontate saranno in diminuzione rispetto al 2001. Si riduce la quota di spesa per investimenti che si intende destinare al rinnovo di impianti obsoleti, mentre aumenta quella da dedicare ad altre destinazioni (aumento sicurezza degli impianti, riduzione emissioni inquinanti, ecc.). Non vi sono quindi, almeno per ora, spunti per un’intensa accelerazione di questa componente della domanda. La nostra previsione per il 2002, di crescita del Pil all’1 per cento in media d’anno con una produzione che recupera soltanto i massimi d’inizio 2001, già numero 45 32 Fig. 3 - Clima di fiducia dei consumatori 128 126 124 122 120 118 116 114 98 99 00 01 02 dati Isae, indice 1980=100, media mobile di 3 termini molto prudente rispetto al consenso, si dimostra in realtà ottimistica sulla base dei dati attuali. Il recupero necessario nella seconda metà dell’anno dovrebbe infatti generare un tasso di crescita del secondo semestre sul primo superiore al 2.5 per cento (oltre 5 per cento su base annua), con una maggiore accelerazione sul finire dell’anno. La domanda elettrica per il totale dell’industria ha mostrato, nel 2001, un andamento in linea con la crescita del valore aggiunto del settore industriale. L’industria al suo interno, però, ha fatto registrare andamenti economici molto differenziati: il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuta Fig. 4 - Tendenze degli ordini b.consumo b. investimento b. intermedi 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 saldi Isae destagionalizzati e perequati 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia dell’industria si è ridotta di più di quella elettrica. Infatti, va rilevata anche una sostituzione di altre fonti (gas in particolare); il totale dei consumi elettrici industriali ha registrato un modesto incremento dello 0.3 per cento. Il recupero della domanda elettrica ad uso industriale nei prossimi mesi può contare sul previsto consolidamento della ripresa a fine anno, ad esso potrebbe accompagnarsi un riequilibrio tra la dinamica delle diverse fonti. dello 0.3 per cento, mentre il settore delle costruzioni ha registrato tassi di crescita del 4.5 per cento. La divaricazione tra andamento della domanda elettrica giornaliera e quello dell’indice della produzione industriale, come emerge dal grafico, riflette quindi sia una maggiore dinamicità dell’industria rispetto a quanto rilevato dall’indice della produzione, che un cambiamento di peso tra industria in senso stretto e settore delle costruzioni. Inoltre, l’intensità energetica Bilancio energetico 2001 La domanda di energia per usi finali nel 2001 (+1.4%) è cresciuta a tassi appena inferiori a quelli del Pil (1.9%): l’intensità energetica sugli usi finali è quindi solo marginalmente scesa rispetto ai livelli dell’anno precedente, interrompendo una tendenza alla riduzione anno su anno del fabbisogno energetico per unità di valore aggiunto. A mantenere relativamente alta la domanda di energia ha concorso in parte il clima rigido nel corso dell’inverno, che sta probabilmente alla base dell’aumento rispetto all’anno precedente della domanda del residenziale per tutte le fonti. Il clima ed il rallentamento molto differenziato settorialmente dell’attività economica hanno dunque significativamente modificato la composizione per fonti degli impieghi finali. I dati provvisori relativi al bilancio energetico per il 2001 consentono di dare con qualche prima idea. Fabbisogno energetico per fonti Solidi Gas Petrolio Elettricità totale Italia tep/milioni di lire 1995 160 140 120 100 80 60 40 20 0 1980 1990 1997 2000 2001 l La sottovalutazione dei fabbisogni di gas ha probabilmente determinato una sostituzione di domanda di gas con elettricità nei settori produttivi. Ne è derivata, in particolare nell’industria, un aumento della domanda elettrica e Tab. 1 - Totale Italia: consumi di energia per fonti di petrolio a fronte di una riduzione di (composizione%) quella di gas. Totale disponibilità Consumi finali agricoltura Industria Trasporti Usi civili Generazione elettrica 1980 100.0 74.8 1.6 25.8 16.9 21.6 19.7 1990 100.0 75.3 1.9 22.3 21.0 21.2 23.4 1997 100.0 75.0 1.8 21.2 22.6 20.9 23.6 Tab. 2 - Intensità nell'Industria per fonti (kep per migliaia di euro) 1997 1998 1999 2000 Totale 125.8 119.2 120.7 125.1 Solidi 15.3 16.7 14.9 12.7 Gas 30.2 42.6 49.0 53.0 Petrolio 53.1 28.8 21.7 21.3 Elettricità 57.2 57.6 58.5 57.1 numero 45 2000 100.0 72.5 1.7 21.3 22.4 21.5 23.3 2001 124.6 12.9 51.3 21.7 57.1 33 2001 100.0 72.4 1.8 21.1 22.3 21.8 23.4 l E’ cresciuto il peso sul totale delle disponibilità della domanda per usi civili e marginalmente anche della domanda di combustibili da parte del settore elettrico. l Dopo un biennio di forti aumenti, l’intensità energetica dell’industria è tornata a ridursi in media nell’anno, ma anche come conseguenza di effetti di composizione. Sono risultati più dinamiche (o meno negative) le performance economiche dei settori con un fabbisogno energetico per unità di valore aggiunto inferiori alla media. Il buon andamento del settore delle costruzioni sta alla base anche dell’aumento della domanda di prodotti petroliferi da parte dell’industria, utilizzato nelle macchine movimento terra. 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Le borse elettriche europee: aprile 2002 A partire da questa edizione, la sezione della Newsletter dedicata ai prezzi dei power exchanges europei si rinnova ampliando sia il numero dei mercati elettrici sotto monitoraggio sia la qualità dei dati e delle informazioni che ogni mese vengono elaborati grazie anche all’adozione di una nuova veste grafica. Infatti, abbiamo incluso nella nostra analisi due delle piattaforme di trading di energia elettrica sviluppatesi nel Regno Unito dopo l’introduzione dei NETA, al fine di fornire alcune indicazioni dell’andamento dei prezzi elettrici per questo Paese che per primo iniziò la deregulation in questo settore. In particolare, abbiamo esaminato l’andamento di aprile del United Kingdom Power Exchange (UK PX), una piattaforma nata nel maggio 2000 che opera contratti fisici spot e derivati finanziari per l’elettricità e per cui sono disponibili i prezzi minimi e massimi dei seguenti mercati del giorno prima: Half-Hour (HH) Contracts, Day-Ahead (DA) Contracts e 4 Hours Block (4HB) Contracts1 . Abbiamo scelto di riportare i dati del primo di questi mercati poiché è quello più largamente rilevante dal punto di vista dei volumi contrattati. La seconda novità riguarda la sede inglese della multinazionale Automated Power Exchange (APX) specializzata nell’offerta di servizi di trading, scheduling e settlment nei mercati all’ingrosso dell’energia elettrica. Per il momento, L’APX UK opera solo contrattazioni fisiche (a blocchi di 3 ore) e prevede in futuro di introdurre un mercato forward sul prezzo spot dell’elettricità. Anche questa piattaforma offre i contratti HH DA e 4HB ma non sono disponibili tutti i dati; per questo motivo, riportiamo i prezzi medi ponderati e i volumi di tutte le contrattazioni (HH, 4HB e DA) così come li riporta l’APX UK. Per quanto riguarda le altre borse elettriche europee, abbiamo ampliato e migliorato le elaborazioni con particolare attenzione all’andamento dei prezzi: graficamente sono riportati solo i prezzi e in particolare i prezzi medi giornalieri (anche solo per le ore piene) e il prezzo minimo e massimo giornalieri. In alcuni casi, come nell’EEX tedesco, abbiamo riportato l’andamento dei prezzi di chiusura dei Baseload Block Contracts. Infine, continuiamo a pubblicare le tabelle riassuntive dei prezzi e dei volumi che però escludono le borse del Regno Unito per le quali non disponiamo di dati orari. OMEL. Continua l’andamento relativamente stabile della borsa elettrica spagnola in aprile, nonostante i prezzi sono leggermente cresciuti nella seconda metà del mese probabilmente a causa delle manutenzioni programmate di alcune centrali nucleari. Il valore medio orario è stato di 38.68 euro/MWh (contro i 34.67 euro/MWh del mese precedente, un incremento dell’11% circa). Rispetto ad aprile 2001, il prezzo medio orario è aumentato del 90% circa. Per quanto riguarda i volumi scambiati sull’Omel, la quantità mensile è diminuita del 4.9% rispetto a marzo scorso. Omel Prezzi sul mercato del giorno prima Media ore piene Max Media Min 50 40 Euro/MWh Novità nella sezione “Le Borse elettriche europee”. 30 20 10 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno NordPool. Il Nordic Power Exchange risulta essere ancora la più efficiente borsa elettrica in Europa con prezzi bassi e poco volatili. Il prezzo medio orario si aggira intorno ai 17 euro/MWh, un calo del 6.5% circa rispetto al mese precedente e del 34% circa (Note) 1 Per maggiori dettagli, vedi il sito internet www.ukpx.com numero 45 34 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia NordPool Prezzi sul mercato del giorno prima rispetto ad aprile 2001. La punta massima non supera i 22 euro/MWh mentre a marzo è stata di 29.14 euro/ MWh. Tuttavia, i bassi prezzi si giustificano anche con il fatto che i volumi cambiati in aprile sono diminuiti del 20% circa rispetto a marzo scorso. Media ore piene Max Media Min 25 15 10 5 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno EEX Media ore piene Max Baseload Block close Media Min 65 60 55 50 45 Euro/MWh EEX (EEX - LPX). A partire dal 15 aprile, temperature più basse, manutenzioni di impianti e la minaccia di scioperi hanno spinto in alto i prezzi all’ingrosso nelle borse tedesche (ma anche in Francia e UK), rendendoli abbastanza volatili. La borsa tedesca di Francoforte ha registrato un livello medio orario di 22.16 euro/MWh (+16.6% rispetto a marzo 2002 e ma -4% circa rispetto ad aprile 2001). Similmente la borsa di Lipsia ha riscontrato un incremento medio orario del 10% rispetto al mese precedente e un calo più forte rispetto all’anno precedente (-14% circa). Tuttavia, la volatilità dei prezzi LPX è stata maggiore (la massima punta è stata di 70 euro/MWh, contro quella di EEX di 61.30 euro/ MWh) ed ha risentito più pesantemente delle congestioni di rete tra Germania e Francia che sono divenute sempre più frequenti dalla seconda metà di aprile in poi. Circa 4,100 GWh sono stati venduti a marzo nei mercati spot e future delle borse tedesche integrate LPX/EEX (il Nuovo EEX) sui mercati integrati spot e future in aprile, il che significa un incremento del 40% rispetto al mese scorso. Sul mercato spot sono stati venduti circa 2,364 GWh di cui circa 1,900 GWh nelle aste single-hours e nei blocks e 415 GWh nel trading continuativo dei blocks. Per quanto riguarda i mercati finanziari dei future, in aprile i volumi contrattati sestuplicati rispetto a marzo, ammontando a 1,736 GWh, così suddivisi: 560 GWh nei Month Futures contracts, 88 GWh nei Quarter Futures e 1,048 GWh nei Year Futures. Euro/MWh 20 40 35 30 25 20 15 10 5 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno LPX Prezzi sul mercato del giorno prima Media ore piene Max Media Min 70 60 50 Euro/MWh APX. La borsa di Amsterdam risente delle andamento dei mercati spot tedeschi, registrando un aumento del prezzo medio orario del 10% rispetto al mese precedente (assestatosi intorno ai 21.96 euro/MWh) e una maggiore volatilità soprattutto dal 15 aprile in poi. Anche il mercato OTC (Over The Counter), nel quale si scambiano contratti forward di lungo periodo a un anno, a tre mesi e a una settimana, ha seguito il medesimo andamento di quello APX. 40 30 20 10 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno numero 45 35 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Powernext Prezzi sul mercato del giorno prima Il turnover dei volumi in aprile è stato di 924 GWh, leggermente inferiore rispetto a quello di marzo ma seguendo lo stesso trend del 2001. Il 30 aprile l’APX ha superato la soglia dei 40 GWh per la prima volta dal maggio 1999: il volume corrisponde al 16% del fabbisogno totale. Media Min 60 50 40 Euro/MWh PowerNext. Per quanto riguarda i prezzi, in aprile si registra un aumento medio orario del 5.5% circa rispetto al mese precedente (pari a 20.05 euro/ MWh). I volumi medi (orari) scambiati ad aprile sono stati pari a 208 GWh, aumentati del 34% circa rispetto al mese precedente. Le congestioni sulle reti di interconnessione in direzione della Germania sono divenute sempre più frequenti a partire dalla metà del mese impedendo così l’export di energia in surplus oltre frontiera. Media ore piene Max 30 20 10 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno UK UK APX Max UK APX Min UKPX HH Max UKPX HH Min 202.07 100 80 Euro/MWh UK PX. I prezzi spot UK PX sono stati molto volatili in aprile: i prezzi massimi hanno subito ampie variazioni e il picco del mese si è verificato il primo giorno anche se esso è calato del 21% rispetto a marzo. I volumi totali in aprile sono pari a 339 GWh, una riduzione di 45% rispetto al mese precedente. 60 40 20 APX UK. I prezzi spot dell’inglese APX sono stati più contenuti: il valore medio giornaliero ponderato per le quantità (inerenti ai vari contratti HH, 4HB e DA) è stato di 23.78 euro/MWh, con un incremento del 67% rispetto al mese di marzo. La punta massima si è verificata il 29 aprile ed è stata di 202 euro/MWh circa. I volumi scambiati su questa borsa sono stati circa 83 GWh. 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno APX Olanda Prezzi sul mercato del giorno prima Media ore piene Max Media Min 60 50 Euro/MWh 40 30 20 10 0 1/1 4/1 7/1 10/1 13/1 16/1 19/1 22/1 25/1 28/1 Giorno numero 45 36 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia Confronti internazionali di prezzo Confronti internazionali volumi scambiati 70 25 000 60 20 000 40 MWh Euro/MWh 50 15 000 30 10 000 20 5 000 10 0 0 Spagna Nordpool LPX EEX APX PNext Spagna Nordpool LPX EEX APX Minimo 23.31 8.82 1.97 1.11 0.01 7.27 Minimo 15 197 8 472 1 782 25 628 PNext 20 Medio 38.68 17.38 22.03 22.16 21.96 20.05 Medio 19 904 10 649 2 651 331 1 284 290 Medio Picco 42.90 18.30 27.57 27.61 28.76 24.65 Medio Picco 21 765 11 472 2 788 389 1 255 309 Massimo 49.12 21.64 70.02 61.30 58.33 40.52 Massimo 24 443 13 830 3 875 968 2 190 899 Variabilità 0.18 0.10 0.41 0.38 0.46 0.36 Variabilità 0.11 0.11 0.14 0.50 0.20 0.53 News dalle Borse… Powernext. Tra fine aprile e i primi di maggio nuovi traders hanno fatto il loro ingresso nella borsa francese: TXU Europe Energy Trading BV, RWE Trading GmbH, BP Energie (Deutschland) GmbH e Statkraft Markets GmbH. Il numero totale dei partecipanti sale così a 22. OMEL. Dopo l’inchiesta aperta dall’Antitrust spagnola, il ministro dell’economia spasnolo ha formalizzato il 16 aprile l’accusa di esercizio di potere di mercato da parte delle tre maggiori utility spagnole Endesa, Iberdrola e Union Fenosa negli ultimi giorni di Novembre 2001, mettendo in atto “pratiche collusive”. La mossa sarebbe stata quella di presentare (da parte di alcune centrali in posizione strategica dal punto di vista dei vincoli di rete) bids alti da non essere inizialmente accettati nel pool ma poi accolti per problemi di congestioni. La relazione completa dell’indagine sarà disponibile prima dell’estate. APX. I partecipanti alla borsa olandese sono aumentati a 36 con l’ingresso di una energy trading company EI & Gas NV. numero 45 37 27 maggio 2002 Newsletter Osservatorio Energia OSSERVATORIO ENERGIA ref. è una nuova società di ricerca e consulenza che l'Irs e i suoi economisti senior hanno costituito con l'obiettivo di sviluppare ricerche e metodi di analisi che possano sostenere aziende, istituzioni e organismi governativi, nei loro processi decisionali. ref. segue i processi di liberalizzazione e regolamentazione del mercato dell’energia con particolare attenzione agli aspetti istituzionali e all’evoluzione della struttura dell’industria. Le opportunità per le aziende del settore, per i consumatori e per l’economia più in generale sono studiate con strumenti analitici originali. ref. sostiene il MEGeS (Master in Economia e Gestione dei Servizi di pubblica utilità) dell’Università Bocconi di Milano. L’Osservatorio Energia, costituito nel 1999, è finanziato da produttori, consumatori, distributori dei prodotti energetici e merchant banks. I servizi dell’Osservatorio Energia offerti ai soci e disponibili su internet (www.refirs.it) sono i seguenti: q q Newsletter dell’Osservatorio Energia, mensile che tratta le novità relativamente agli aspetti normativi e di struttura del mercato in Italia e fornisce la previsione a tre mesi del Ct. Energy-Lex, database sull’evoluzione normativa e societaria nel settore elettrico e del gas aggiornato settimanalmente. Interrogabile via internet secondo diverse modalità permette di ricostruire le norme di riferimento. q Rapporto annuale sull’evoluzione e le prospettive dei settori elettrico e del gas. q Scenari a medio termine sull’evoluzione del mercato elettrico realizzato sulla base del modello di dispacciamento ref.. Vengono simulati scenari di prezzo a partire dalle ipotesi di sviluppo del parco e delle previsioni di domanda. q Seminari di discussione sulle innovazioni legislative e normative. Tre seminari all’anno. q Quaderni di ricerca di base. Trattano, a partire dalla letteratura teorica, temi di attualità per il nuovo mercato italiano. q Consulenza telefonica sui nuovi provvedimenti del settore. numero 45 38 27 maggio 2002