Il mistero della ragazza scomparsa (la prima indagine del
Transcript
Il mistero della ragazza scomparsa (la prima indagine del
Il mistero della ragazza scomparsa (la prima indagine del commissario Romolo) ore 6,30 Come ogni mattina la voce della mamma era squillante e penetrante “Lisa a cosa serve che imposti la sveglia sul telefonino se poi non ti alzi, tra poco le tue amiche saranno qui e come al solito tu sarai in ritardo”, la ragazza non rispose affatto ma la mamma sapeva di aver ragione e non quindi infierì più di tanto. I Sorrentino erano una tipica famiglia meridionale della provincia di Napoli trapiantatasi oramai da circa vent’anni in una Milano sempre più meta di chi cercava un lavoro stabile ed era proprio in una delle tante aziende sorte nel periodo del boom economico che Mario padre di Lisa aveva trovato occupazione come magazziniere, invece Daniela madre tuttofare era la classica casalinga che si era votata alla gestione della casa e della famiglia e cosa più importante nel far quadrare i conti delle bollette da pagare. Lisa, figlia unica e ribelle aveva sempre avuto l’idea di voler girare il mondo, si era iscritta liceo ed ogni mattina faceva sempre fatica ad alzarsi dal letto per prepararsi e per poi attendere le sue amiche del cuore con le quali percorrere il solito tratto di strada a piedi che la conduceva nell’edificio scolastico a circa due chilometri da casa. Lisa faceva sempre capolino in cucina per una frugale colazione, vizio di tutte le teen-ager, poi rapidamente si rintanava in bagno per le operazioni di trucco, è qui il tempo si fermava di botto. ore 7,30 Il commissario Romolo era un tipo preciso, già la sera prima aveva preparato tutto l’occorrente per la colazione, aveva già appeso all’appendiabiti il vestiario per non dover perdere tempo e preparatosi il pranzo che poi avrebbe consumato velocemente in ufficio oppure in giro chi sa dove. Era milanese a tutti gli effetti, ed aveva un ottimo rapporto con tutta la cittadinanza che a lui si rivolgeva per questioni legate alla criminalità che prendeva sempre più piede in una città che produceva benessere e quindi faceva fare soldi sia a chi rigava dritto sia a chi deviava dal suo percorso di legalità. Era benvoluto da tutta la sua squadra perchè aveva sempre condiviso con loro meriti e demeriti, una squadra composta solo da tre elementi, una donna e due uomini. Per il resto i suoi superiori tanto lo apprezzavano quanto lo ignoravano, i suoi metodi investigativi troppo accurati e diretti ad accertare sempre la giusta verità non erano molto condivisi, gli chiedevano di essere sbrigativo nei casi da risolvere, casi in crescita a dismisura che non permettevano di andare troppo per il sottile. Ma il commissario andava avanti per la sua strada. Nella squadra aveva voluto l’appuntato Gargiulo Vincenzo di origini napoletane, il direttore come lo chiamavano i colleghi per schernirlo in quanto quando veniva interpellato si faceva sempre attendere proprio come un direttore di azienda, ma a suo favore giocava il fatto di essere l’esperto informatico della squadra, la tecnologia per lui non aveva segreti e soprattutto la sua precisione nel rintracciare ed immagazzinare informazioni era proverbiale. Poi c’era l’appuntato scelto Perrone Giovanni anche lui milanese, entrato nella squadra perché occorreva qualcuno che esaminasse le prove raccolte sotto un aspetto scientifico altamente qualificato, Perrone si teneva costantemente informato sulle ultime novità in campo criminologo, esaminava le prove in modo accurato e soprattutto non le inquinava come il resto dei suoi colleghi della scientifica. Infine la squadra si completava con Cattaneo Carmela bergamasca, una delle poche donne che era riuscita a saltare il fosso conquistandosi una posizione di buon livello in polizia, a lei era devoluto il compito di analizzare la parte contabile di un caso, ricostruire movimenti bancari e tutto ciò che riguardava nello specifico il denaro ma non solo, a lei erano anche richieste informazioni varie utili al caso. Questa era la squadra del commissario Romolo e come veniva soprannominata nel commissariato, la squadra degli straordinari, infatti erano sempre i primi ad entrare e sempre gli ultimi ad uscire. ore 7,30 Il trillo del citofono avveniva sempre all’improvviso e faceva sempre sobbalzare tutti, mamma Daniela si precipitò a rispondere “pronto, si, scende subito, volete salire, no ? va bene scende subito” poi si rivolse alla figlia “Lisa le tue amiche sono giù che ti aspettano, non salgono, fai presto, muoviti”, Lisa abituata alle ricorrenti lamentele della madre, anche questa volta non rispose. Lisa salutava sempre tutti, il padre con un semplice ciao e la madre con un bacio al volo sulla guancia, prendeva lo zainetto e si richiudeva la porta alle spalle, la madre rimaneva in ascoltò dei suoi passi frettolosi e rumorosi sul pianerottolo. Lisa non prendeva mai l’ascensore, diceva sempre che il moto le faceva bene per smaltire qualche chilo di troppo, ma infondo era piuttosto esile come ragazza. Mamma Daniela quindi ritornava alla sue occupazioni mattutine. Tutto si svolgeva sempre come ogni giorno per lei e nulla di diverso faceva presagire che potesse accadere qualcosa quella mattina. ore 7,45 Il commissario era sempre tra i primi ad arrivare in ufficio, come diceva spesso alla sua squadra “la puntualità è sintomo di civiltà mentre il ritardo è la madre di tutte le barbarie”. All’ingresso era solito salutare sempre chi era in guardiola con fare rispettoso ma all’interno del commissariato, camminando nei corridoi che lo portavano ogni giorno alla propria stanza, evitava di affacciarsi dietro ogni porta, solo per evitare di rendersi conto che quei pochi suoi colleghi che come lui erano mattinieri, tutto erano intenti a fare tranne che il loro dovere giornaliero, lui considerava il lavoro in polizia e più nello specifico quello investigativo una missione, gli altri un modo per arrivare a fine mese, è questo suo modo di vivere lo aveva trasmesso a tutta la sua squadra. ore 7,45 La madre di Lisa si meravigliò non poco sentendo squillare di nuovo il citofono di casa, chi poteva essere a quell’ora, la sua perplessità la portò subito a dire al marito senza peli sulla lingua “Mario quella benedetta ragazza avrà certamente dimenticato qualcosa, fa sempre tutto di fretta, non si organizza mai un po’ prima”, ma il marito non le rispose affatto. La meraviglia si tramutò in stupore quando dall’altro capo del filo sentì la voce di una delle amiche della figlia chiederle “ buongiorno signora come sta oggi, ha qualche notizia di Lisa ?”. Lo stupore si trasformò in angoscia e poi in paura, come poteva essere che la figlia non avesse ancora raggiunto le sue amiche ? in un istante vide passare davanti ai suoi occhi tutto quello che poteva essere accaduto alla sua adorata Lisa: bloccata nell’ascensore anche se era certa che non l’avesse preso, svenuta o caduta per le scale. Poi si riprese immediatamente, fece scivolare dalle mani la cornetta del citofono ed aprì la porta di casa, precipitandosi fuori roteando gli occhi dappertutto, poi incominciò a chiamare ad alta voce il nome della figlia “Lisa, Lisa, sei ancora per le scale ?, tutto bene ? Lisa, Lisa”. Poi incominciò ad andare nel panico, urlò il nome del marito che venisse subito alla porta meravigliandosi non poco della sua lentezza e chiedendosi perché non era preoccupato quanto Lei, ma nello stesso istante prese l’iniziativa e scese di corsa le tre rampe di scale immaginandosi la figlia a terra colta da un malore. Arrivò sin davanti al portone del palazzo sperando di vedere la ragazza già insieme alle sue amiche, ma le vide sole ancora in attesa di Lisa,. “Ragazze ma Lisa è con Voi ?” le aggredì verbalmente, le due ragazze risposero impaurite “signora non faccia così, vedrà che andrà tutto bene, ma si calmi, non può fare sempre così” Non si degnò minimamente di risponderle, risalì di corsa le scale bussando alla disperata a tutte le porte che incontrava, esclusa la sua erano tre condomini in tutto, da ognuno di loro ebbe sempre la stessa risposta “signora Daniela qui Lisa non c’è, lo sa bene e si deve calmare così ci mette paura”. Intanto si domandava perché il marito Mario non gli venisse incontro, lui avrebbe certamente capito dall’espressione del suo viso che qualcosa non andava, gli avrebbe detto che Lisa non si trovava, non era con le amiche, non era per le scale e non era con i vicini, gli avrebbe detto che non la trovava da nessuna parte, gli avrebbe urlato che la sua Lisa era scomparsa, ma riuscì solo a dire a se stessa “è impossibile, è da pazzi, il palazzo è tutto qui, dove vuoi che possa sparire, che possa andare, è impossibile”. ore 8,30 Tutta la squadra al completo era stata convocata dal commissario nel proprio ufficio per un riepilogo sulle indagini in corso affidategli. L’unico che mancava all’appello era il direttore ed infatti il commissario non mancò di notarlo “ho chiamato Gargiulo dieci minuti fa, ma come al solito è già impegnato in qualcosa ed ottenere la sua presenza qui con noi sarà alquanto difficile”, tutti sorrisero annuendo, ma nell’attimo stesso che il commissario stava alzando il telefono per urlare al direttore di precipitarsi da lui, entrò Gargiulo dalla porta con aria affannata “mi scusi commissario ma dal centralino vogliono passarmi una telefonata di una signora che denuncia la scomparsa di sua figlia, cosa devo fare ?” Il commissario, di regola di carattere riflessivo, sbottò malamente “Gargiulo sai che noi conduciamo indagini su persone scomparse, forse addirittura minorenni ? rispondi a quello sfaticato al centralino di passare la denuncia ai tuoi colleghi adibiti a fare questo e muoviti abbiamo molto da fare qui”. Gargiulo sparì per riferire quanto ordinatogli ma non passarono neanche dieci minuti che ritornò nell’ufficio del commissario con aria più sbalordita che mai. Il commissario lo notò ed attese che Gargiulo parlasse “mi hanno fatto parlare con la signora al telefono, piangeva, era disperata, dice che sua figlia è scomparsa questa mattina intorno alle ore 7,45 ma la cosa strana commissario è che la madre dichiara che la ragazza è sparita all’interno del palazzo in cui abita, dice che la ragazza è uscita dalla porta di casa ma non è mai arrivata in strada dove l’aspettavano le amiche, io non so cosa dirle”. Il commissario guardo tutti, visi increduli che si fronteggiavano l’uno con l’altro, poi alzò la voce guardando tutti e disse “vi do quindici minuti non di più per preparavi, fatemi avere i dettagli della denuncia della signora, resta in ufficio solo Cattaneo per assisterci in caso ci occorra qualche informazione più dettagliata, ora scattate!!” ore 9,30 Nell’udire il campanello la madre di Lisa aprì la porta in pochi secondi nella speranza che l’incubo fosse finalmente finito, che Lisa la salutasse e l’abbracciasse forte. Ma il viso che vide sull’uscio davanti a se era quello del commissario e la speranza svanì miseramente. Il commissario la guardò per un istante negli occhi poi disse con naturalezza “buongiorno signora Daniela dico bene vero ? sono il commissario Romolo e questi sono i miei collaboratori. Siamo qui per aiutarla ma devo prima capire cosa è successo e lo devo capire subito”. Quest’ultima frase fece breccia nella mente della donna, era una frase detta da un uomo che prendeva sul serio quanto le stava accadendo, che voleva aiutarla per davvero e non come quei quattro imbecilli che le avevano risposto al centralino al momento della denuncia. La madre di Lisa si sedette, era ancora troppo scossa, e con voce tremante raccontò tutto quanto era accaduto cercando di non tralasciare nulla, nemmeno gli aspetti più insignificanti. Il commissario ascoltò in silenzio, solo qualche sua brevissima osservazione interruppe la madre disperata, anche il resto della squadra tacque rispettosamente. Alla fine del racconto il commissario si alzò pensoso, guardando quel genitore che lo implorava con gli occhi di aiutarla e che aspetta un cenno di azione da lui, poi si diresse alla finestra e senza guardare più nessuno di loro disse con una calma che non si addiceva alla situazione “ascoltatemi tutti, abbiamo tempo solo fino al tramonto per risolvere questo caso di presunto rapimento”, lasciò che tutti anche la sua squadra digerisse la parola rapimento ed anticipando la reazione della madre di Lisa con una perentoria alzata di mano continuò, “la ragazza potrebbe essere ancora qui nel fabbricato da qualche parte ma ancora qui, i suoi presunti rapitori certamente non dei professionisti ma disperati, prenderanno il largo tra questa sera e l’indomani mattina, quindi” ed ora si stava rivolgendo direttamente alla sua squadra “dobbiamo essere veloci nel prendere le decisioni, precisi nell’attuarle e soprattutto dobbiamo essere un passo avanti a quei bastardi”. L’aria nella stanza si fece carica di tensione psicofisica ma anche di speranza, poi tutti iniziarono a fare la propria parte. ore 10,30 La squadra prese posto nella cameretta di Lisa, sulla scrivania si materializzarono subito delle cartelle suddivise per tipologia di azione da intraprendere, le quali avrebbero contenuto tutto il materiale raccolto, tale lavoro fu affidato all’agente Perrone. Il primo è più importante passo da compiere era quello di interrogare tutte le famiglie del condominio e nello stesso tempo perquisire le stesse abitazioni ed il resto del fabbricato alla ricerca di un qualche dettaglio che aiutasse l’inchiesta. Intanto il commissario da subito aveva richiesto ed ottenuto dalla centrale un paio di uomini in più che mise unicamente a pattugliare il perimetro del condominio al fine di intercettare qualsiasi anomalo comportamento si verificasse. Poi chiese alla madre di Lisa di elencargli le famiglie che risiedevano all’interno dello stabile, una per una, nel modo più dettagliato possibile, non tralasciando nulla al caso. L’elenco era così composto: a) famiglia Sorrentino, la famiglia di Lisa la ragazza scomparsa; b) famiglia Romano, una coppia di giovani arrivati da poco nello stabile, non avevano figli, lavoravano entrambi in aziende private della zona, si vedevano e si sentivano poco, gentili ma riservati; c) famiglia Sensi, coniugi cinquantenni, avevano un figlio maschio di un anno più d) grande di Lisa, cordiali e disponibili, tranquilli, un po’ invadenti, anche loro entrambi impiegati ma nel settore pubblico; e) famiglia Berger, di origine svizzera, coppia di coniugi in età avanzata, pensionati entrambi, molto riservati, cordiali ma disponibili solo se la situazione lo richiedeva, assistevano spesso una loro nipote con gravi problemi mentali tenendola in casa con loro per brevi periodi di tempo. questa la lista, ora toccava al commissario ed alla sua squadra procedere con un attento interrogatorio per valutare un loro eventuale coinvolgimento nella sparizione della ragazza. ore 12,00 Il commissario decise che si sarebbe interessato in prima persona di interrogare le tre famiglie del condominio e così entrò subito in azione, essendo un sabato tutti erano in casa, si presento così dalla prima, i Romano: “buongiorno signori, vi stavamo aspettando” esordì la sig.ra Romano sull’uscio di casa alla vista del commissario e dell’agente Perrone. I due rimasero alquanto interdetti da tale affermazione, ma non gli diedero peso più del dovuto. Accomodatisi, i due segugi presero atto di un appartamento arredato in modo semplice ed efficiente, si notava chiaramente che la coppia non avendo figli e lavorando entrambi avevano voluto evitare di intasarsi con un mobilio che, con poco tempo a disposizione, avrebbero certamente trascurato. Il commissario rivolse a loro delle semplici domande dirette a conoscere se avessero, durante la mattinata, notato qualcosa di particolare, al di fuori dell’ordinario ma anche se avessero visto oppure sentito la ragazza scomparsa. Notò anche che prima di rispondere i due coniugi, alla fine dei conti due ragazzi sposatisi forse troppo presto, si scambiavano rapide occhiate come se avessero già concordato cosa dire, ma non vi era malafede erano solo diffidenti, non volevano trovarsi coinvolti nel problema più del dovuto. Fu la signora Romano a rispondere anticipando il marito, “no commissario non abbiamo notato nulla di strano, a quell’ora eravamo ancora a dormire, almeno il sabato ce la prendiamo comoda, ma cosa pensa che sia successo alla ragazza, la famiglia è molto per bene, dei grandi lavoratori, ci sono nuove piste che state seguendo ?”. Mentre il commissario rispondeva alla signora in modo vago, non capendo a quali nuove piste alludesse, all’agente Perrone gli fu concesso, non avendo un mandato, di dare uno sguardo per la casa. Durante questa cosi per dire perquisizione, l’agente notò che la famiglia Romano se la passava bene, elettrodomestici di ultima generazione, tutta l’elettronica possibile ed all’avanguardia, mobilio di ottima fattura ma soprattutto notò che non era stata creata alcuna stanza per un futuro pargolo, questo gli fece supporre che non erano molto propensi nel volersi impegnare con un figlio, in fondo se ne potevano vedere bene senza essere legati a pannolini sporchi e pappa sputata sul tavolo. Quindi, terminata la ricognizione, se ne tornò dove erano tutti riuniti e con un sguardo di intesa disse al suo superiore “qui tutto a posto”. Il commissario prese atto di quanto riferito dal suo agente e disse “un’ultima domanda ma vorrei che rispondesse il signor Romano, non avete figli da quanto vedo e mi chiedevo se ciò è una scelta oppure desideriate avere già un figlio, diciamo così, già cresciuto che non vi dia fastidio per nulla”. La domanda era palesemente provocatoria con l’intento di vedere la reazione dei due coniugi. Infatti i due sposini si guardarono l’un l’altro in evidente disagio, spiazzati da una così sfrontata domanda, ma rispettando la volontà dell’interlocutore, il Sig. Romano si decise a rispondere “ commissario se cerca di provocarci con una qualche accusa lo dica chiaramente, e per scelta aver deciso di non avere figli per ora, stiamo pensando solo alle nostre carriere ed un figlio piccolo o grande che sia ci comporterebbe dei sacrifici che ora non vogliamo affrontare, noi con la scomparsa di questa povera ragazza non c’entriamo nulla, ci tenga fuori da questa situazione”. Il commissario era ancora intento a valutare la reazione dell’uomo quando intervenne in sua difesa anche la moglie “commissario non volere figli non significa cercarli altrove per accorciare tutti i vari passaggi e nemmeno significa voler danneggiare qualcuno che li abbia, quando sarà il momento anche noi ci penseremo e mi creda che la sofferenza di quella povera madre e la mia sofferenza”. “Bene signora Romano, tutto bene, ora possiamo andare” rispose il commissario, “qualsiasi cosa le venisse in mente contattatemi subito e per cortesia non allontanatevi da casa almeno per tutta la giornata di oggi”. Detto ciò i due investigatori lasciarono la famiglia Romano ai loro timori e pianificarono la visita presso l’altra famiglia inserita nella lista. ore 13,30 Mentre il suo assistente Perrone trasmetteva il rapporto alla centrale e dove la sua collega Cattaneo avrebbe analizzato ed incrociato tutti i dati relativi alla coppia di sposini per verificarne la veridicità e soprattutto scoprire eventuali incongruenze su quanto dichiarato, il commissario pianificava l’incontro da svolgere presso la seconda famiglia. Il tempo era tiranno e doveva scoprire quanto prima qualcosa per ritrovare Lisa e restituirla alla propria madre. Madre che viveva ore di pura angoscia per una scomparsa inspiegabile, non motivata da alcuna richiesta anonima. Ma la paura di non poter rivedere la propria figlia era per la madre di Lisa qualcosa di inaccettabile e ciò era ancora più struggente. Quindi bussarono alla porta della famiglia Sensi consapevoli di dover dare un’accelerata alle indagini. Fu il capofamiglia ad aprire la porta ed a farli accomodare in casa. Il commissario ed il suo vice notarono da subito che a differenza della precedente famiglia visitata, la casa dei Sensi si presentava come quella di una tipica famiglia, era evidente un certo disordine che scaturiva dal dover gestire un adolescente, per di più maschio. Il mobilio era più che altro del tipo essenziale e nulla di puramente frivolo, la tecnologia la faceva da padrona come giusto che sia per l’apprendimento delle nuove generazioni. Il primo a parlare fu il signor Sensi che si rivolse direttamente al commissario, “sappiamo bene quello che è successo, cose del genere non dovrebbero mai accadere, vi prego diteci come possiamo esservi di aiuto, avete scoperto qualcosa di nuovo ?”. L’assistente Perrone non si fece pregare più di tanto dalla disponibilità dimostrata dall’uomo e in modo diretto senza preamboli chiese all’uomo “ci risulta che abbiate un figlio di qualche anno più grande della ragazza scomparsa, vorremmo parlare soprattutto con lui se non vi dispiace”. Alla richiesta di far presenziare anche il figlio alle domande sulla scomparsa di Lisa, il signor Sensi andò su tutte le furie, contestando in modo veemente e rivolgendosi ai due tutori della legge con toni avvelenati “cosa centra ora mio figlio, siete venuti a parlare con noi oppure no, vi abbiamo fatto entrare in casa nostra fidandoci di voi, perché volete parlare con lui, vi risulta che abbia fatto qualcosa ? avete da contestargli qualcosa ? avete allora un mandato, mostratemelo, diversamente non potete farlo ed in questo caso rispondo io per lui, ditemi cosa volete sapere e poi cortesemente siete pregati di andare via da casa nostra”. Il commissario non si scompose affatto per l’aggressione verbale subita, in fondo si aspettava una reazione del genere da un padre che intendeva solo difendere il proprio figliolo, quindi in un tono più che tranquillo ma allo stesso tempo perentorio rispose “caro signor Sensi, mi ascolti, capisco la sua reazione più che motivata e la comprendo bene se qualcuno tenta di penetrare nel territorio della sua famiglia portando scompiglio, ma noi siamo qui esclusivamente per cercare delle risposte, un qualcosa che ci faccia pervenire alla verità e comprendere in tempi brevissimi che fine ha fatto la ragazza, perché il tempo a disposizione si sta esaurendo, e dal momento che lei sta difendendo la sua famiglia, io ho invece il compito ed il dovere unico di proteggere una mamma angosciata per la scomparsa della propria figlia e farò tutto ciò che è in mio potere per far si che Lisa possa riabbracciare i suoi genitori come lei e sua moglie abbracciate vostro figlio ogni giorno, quindi non mi porti a perdere altro tempo e faccia venire qui suo figlio per rivolgergli alcune domande”. Il signor Sensi sembrava sul punto di ribattere ma tacque nel vedere l’espressione del viso del commissario, quindi si avviò lentamente verso la stanza del ragazzo. I due lo sentirono bussare alla porta e pronunciare “Luca vieni un attimo di là, la polizia deve farti ancora qualche domanda su Lisa, fai presto”. Al commissario suonò strana quella parola “ancora”, pensò forse che già qualche agente avesse interrogato il ragazzo nei primi istanti della denuncia di scomparsa, comunque ancora una volta non ci diede più peso del dovuto. Il ragazzo intanto si era presentato al cospetto dei due poliziotti, un po’ intimorito ma con fare sicuro. Era alto, magro ma non troppo e con una corporatura ben proporzionata, di bell’aspetto, il classico adolescente che faceva strage di cuori tra le ragazze sue coetanee ed anche tra quelle con qualche anno in meno, come lo era Lisa. Persino l’agente Perrone provò un accenno di invidia nei confronti del ragazzo, il portamento dello stesso gli fece capire che lui era passato ad uno stadio superiore, quello dei ricordi di una gioventù che non sarebbe mai più tornata. Il commissario cercò da subito di mettere il ragazzo a proprio agio, si informò sul suo stato di salute, su quale scuola frequentasse e cose del genere, poi passo alle domande dirette sul caso in questione, “dimmi conosci bene Lisa, siete amici, vi frequentate ?” Il ragazzo guardò il padre prima di rispondere, forse cercando una conferma in quello che avrebbe dovuto affermare, per evitare di dichiarare cose inesatte, ma il padre era sotto lo sguardo vigile dell’assistente del commissario e non poté altro che dire “rispondi quello che sai, di tutta la verità non hai nulla di cui preoccuparti”, anche il commissario replicò “parla liberamente, vogliamo solo capire”. Così rincuorato il ragazzo incominciò il suo racconto, “ho conosciuto Lisa e mi dispiace da morire per quello che è successo, un po’ la corteggiavo, facevo lo scemo con lei, ma niente di più, non mi ha mai dato una possibilità di farmi avanti, era molto allegra ma anche molto seriosa, veramente una brava ragazza”. Il commissario fece calare un silenzio tombale tra i partecipanti poi attaccò a suo modo chiedendo al ragazzo, “e vedendo che Lisa non ti dava spago e per te si trattava di una sconfitta, hai pensato bene di darle una lezione, in fondo non potevi far vedere ai tuoi amici che venivi snobbato, per di più da una ragazza più piccola di te che ti teneva testa, giusto?”. A tali parole il ragazzo ebbe un momento di smarrimento, cercava nei sguardi dei genitori una difesa che non avvenne perché anche loro erano rimasti esterrefatti dalle parole pronunciate dal commissario, avvertivano in quel momento solamente il loro tranquillo mondo familiare crollargli addosso, vedevano passare davanti ai loro occhi tutta la vita del loro figliolo per poi finire in un baratro giudiziale. Ma il ragazzo fu il più lesto di tutti a riprendersi e passò al contrattacco, “commissario è vero ero arrabbiato e stufo del comportamento di Lisa, del suo modo di essere riservata, di snobbarmi come se lei fosse la principessa sul pisello, la sua famiglia non è migliore della mia, ma nonostante ciò la rispettavo, mi piaceva era comunque sempre gentile e qualche volta mi ha anche dato qualche dritta su qualche materia scolastica nella quale non mi sentivo preparato, la prego mi creda non le avrei mai fatto del male e se scopro quel bastardo………..”. Il figlio dei Sensi non riuscì a continuare la frase un pò perché si era sinceramente emozionato un pò perché non voleva apparire agli occhi dei due poliziotti un tipo violento. Fu il padre a prendere la parola abbracciando il proprio figliolo. “ora basta lasciatelo in pace non vedete che è stravolto ?, ma che uomini siete”. “Lasci decidere a noi quando è ora di finirla” disse l’agente Perrone rivolgendo uno sguardo di intesa con il suo superiore. Il commissario rimase un attimo in silenzio, poi rivolse uno sguardo in rapida sequenza prima al padre e poi al ragazzo concludendo “qui abbiamo finito, possiamo andare ma dovrete rimanere entrambi a disposizione se occorrerà rivolgervi altre domande”. Il signor Sensi accompagnò i due investigatori alla porta e senza proferire alcuna parola di saluto chiuse la stessa in malo modo. Perrone cercava di trovare l’occasione giusta per esporre le proprie considerazioni ma fu il commissario ad anticiparlo chiedendogli “il ragazzo mi è sembrato sincero, certamente si è sentito rifiutato ma è troppo debole caratterialmente per organizzare un rapimento, comunque avete verificato tu e Gargiulo i locali seminterrati adibiti a cantinole e posti auto ? potrebbe aver fatto uscire la ragazza di lì nascosta in qualche modo”. Perrone rispose prontamente “già verificato locale per locale, abbiamo anche controllato quelli adibiti ad uso condominiale facendo intervenire l’amministratore che ci aperto gli stessi, ma nulla, non abbiamo riscontrato nulla che ci possa far pensare che la ragazza sia stata tenuta lì segregata e poi fatta sparire, abbiamo anche verificato le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso di alcuni negozi di fronte all’uscita dei locali del condominio, nessuna auto sospetta o riconducibile ai Sensi ha transitato all’ora della scomparsa in quei luoghi, è tutto così strano”. “Già, tutto così strano” replicò il commissario, poi continuando disse “comunque diamoci da fare, dobbiamo interrogare l’ultima famiglia in lista, quella che si chiama… mi sembra Berger, di origine svizzera, sicuramente precisi e ordinati come tradizione vuole”. ore 16.00 Prima di recarsi dall’ultima famiglia residente nel fabbricato, il commissario sentì l’impulso di presentarsi al cospetto dalla madre della ragazza, ma più che per aggiornarla sullo stato delle indagini, in quanto a poco le sarebbe interessato se non poteva ancora riabbracciare la figlia, ma per farle capire che le era vicino e che stava facendo del tutto per riportare a casa Lisa. Comunque nonostante si sforzasse di analizzare i fatti, c’era qualcosa che gli sfuggiva, c’era qualcosa di anomalo in questa sparizione, non era un allontanamento spontaneo, non un rapimento per riscatto, forse una vendetta dettata dal risentimento oppure, oppure….Assorto da tali bui pensieri, non si accorse che Gargiulo gli si era affiancato per prendere parte alla visita presso la famiglia di origini svizzere, Gargiulo aveva preso il posto di Perone che stava analizzando nuovamente il percorso fatto da Lisa prima di sparire nel nulla, con la vivida speranza che qualcosa fosse sfuggito e che quel qualcosa avrebbe riaperto un nuovo spiraglio nelle indagini. Bussarono più di una volta alla porta dei Berger, in un primo momento pensarono che gli stessi non fossero in casa ma ciò era impossibile visto che gli agenti avevano detto a tutti di non allontanarsi in quanto vi erano delle indagini in corso, poi la porta si aprì ed un’anziana signora ma non troppo uscì cautamente la testa esaminando con attenzione minuziosa i due personaggi fermi davanti a Lei, poi con lentezza chiese “prego, avete bisogno di qualcosa ? non ci interessano le enciclopedie, neanche le aspirapolveri e non siamo testimoni di nessuna religione, quindi se non vi dispiace….”e stava per chiudere la porta di casa se prontamente Gargiulo non l’avesse bloccata all’istante dicendo in tono fermo ma gentile “signora non vogliamo venderle nulla, siamo della polizia le dobbiamo parlare della ragazza scomparsa, dobbiamo entrare un attimo, con me c’è il commissario Romolo della centrale”. Il commissario guardò di sbieco ed anche un po’ infastidito il suo collaboratore pensando tra se e se “ecco perché lo chiamano il direttore, ora è lui che presenta me, tra poco sarò io a portargli la borsa, cose da pazzi”. Gargiulo forse intercettò il pensiero del suo superiore e si fece indietro per lasciar passare lo stesso nell’attimo in cui la donna spalancò l’uscio di casa per far entrare i due. La famiglia Berger era di origini svizzere ma trapiantatasi in Italia da ormai così tanto tempo che neanche più lo ricordavano, erano entrambi pensionati Lei era stata assistente truccatrice di teatro mentre lui dirigente di una industria farmaceutica che dopo essere stata acquisita da un gruppo internazionale era stato mandato in pensione con qualche anno di anticipo. Notarono da subito che la casa si presentava come, si usa dire, un museo, era piena di quadri appesi alle pareti, statuine appoggiate su ogni piano disponibile dei mobili, collezioni di oggetti vari dappertutto, arredamento stile antico, tappeti ovunque, poltrone e divani con addosso quegli odiosi merletti, insomma ci si sentiva accerchiati ed intimoriti allo stesso tempo, una vera casa da brividi. Comunque i Berger furono alquanto ospitali, offrirono ai due investigatori del tè che gli stessi accettarono per educazione e li fecero accomodare su un divano il cui odore di vecchio era veramente insopportabile. Poi il commissario partì con le domande iniziando con quelle facili. “signori Berger sicuramente avrete saputo della scomparsa della figlia dei Sorrentino, Lisa, potete dirci qualcosa, avete sentito o visto qualcosa che ci può essere utile alle indagini ?”, i coniugi Berger si guardarono l’uno con l’altro come se telepaticamente si chiedessero cosa rispondere e come rispondere, accortosi di questo il commissario incalzò “non abbiate timore tutto ciò che direte resterà in questa stanza, anche se pensiate di poter urtare la sensibilità di qualche vostro vicino”. Il primo a prendere la parola fu il signor. Berger che in tono quasi sommesso disse “commissario sa come vanno queste cose, uno dice qualcosa viene frainteso, noi qui ci viviamo e non vogliamo problemi, siamo persone tranquille che si fanno i propri affari”, a seguire intervenne anche la signora Berger che strappo la scena al marito concludendo “commissario non vogliamo parlare male di nessuno, anche se la signora Sorrentino, come si dice, ha sempre voluto fare la madre moderna ma poi le cose gli sono sfuggite da mano e si convive con i rimpianti di non aver avuto polso”. Il commissario stava perdendo la pazienza ma ancora con quel po’ di diplomazia che gli rimaneva replicò “signori Berger siate più chiari, mi state dicendo che la ragazza è sparita volontariamente ? e lo ha fatto per dissidi con la madre ? se è ciò che state dicendo tutto cambia, vi rendete conto che le indagini possono prendere una piega diversa ?” I due anziani rimasero un attimo interdetti a sentire quello che il commissario gli aveva appena prospettato, poi con decisione affermarono “non è un segreto che la signora Sorrentino dava troppa libertà a quella ragazza, la gioventù di oggi poi ne approfitta, si prende il dito con tutta la mano, se fosse stata nostra figlia l’avremmo fatta regare diritto, con un po’ di libertà ma non troppo, ma noi non abbiamo figli e quindi cosa vuole, nessuno ci ascolta” A proposito di figli, replicò subito Gargiulo anticipando le mosse del suo superiore “abbiamo notizia che spesso avete in cura presso di voi una vostra nipote a cui date assistenza, giusto ? I Berger rimasero alquanto sorpresi da questa domanda, rimasero in silenzio giusto il tempo di aspettarsi che la risposta cadesse nel vuoto oppure che ne venisse fatta un’altra, ma dovettero ricredersi e nella delusione risposero rassegnati “certo non ne facciamo un mistero, povera figlia l’ha presa una malattia cerebrale che la rende mentalmente assente per lunghi periodi di tempo e poi la stravolge con violenti scatti di ira, è una pena vederla ma noi le siamo affezionati e l’assistiamo quando possiamo”. “In questo momento è qui con voi vero ? possiamo incontrarla ? ma se volete potete rifiutarvi” La richiesta del commissario fu come un pugno in piena faccia per i due anziani coniugi, non sapevano come reagire e soprattutto non riuscivano a rendersi conto se il commissario l’avesse buttata lì oppure……..ma alla fine si decisero a rispondere “certo è qui con noi, domani la dobbiamo riaccompagnare in clinica, ma non è un bello spettacolo commissario, se non è strettamente necessario noi preferiremmo evitare di stravolgere il suo delicato equilibrio”, Lo è signori, anche solo un attimo ma non possiamo esimerci di non verificare tutti quelli che sono attualmente qui residenti”. La risposta del commissario fu secca e lapidaria e non lasciava possibilità di replica. Fu la signora Berger ad alzarsi con lentezza esasperante ed avviarsi nella camera in fondo al corridoio per portare la sfortunata nipote al cospetto dei due inquisitori. L’attesa fu carica di sguardi sott’occhio e di un silenzio imbarazzante, solo Gargiulo era a suo agio girando per la stanza guardando qui e la, sotto l’occhio vigile ed infastidito del pensionato. Poi il rumore ben conosciuto delle ruote di una sedia a rotelle riportò tutti al presente e la tensione salì rapidamente quando la nipote dei Berger fece il suo ingresso nella stanza. Povera anima, pensò tra se e se il commissario, poi stette a guardarla qualche attimo mentre Gargiulo era rimasto di sasso, nonostante tutte le brutture che vedeva ogni giorno la visione di quella povera ragazza lo sconfortava enormemente. La signora Berger, accortasi dell’effetto che aveva scaturito la visione della nipote su i due poliziotti, accennò la mossa di riportare la povera sventurata nella propria camera, ma mentre era intenta a rigirare la carrozzella fu bloccata dal tono imperioso del commissario che le ordinò “un attimo signora, mi permetta di..” e nel frattempo che proferiva tali parole si avvicinò alla nipote inginocchiandosi al suo cospetto e guardandole il viso. La Berger irritata gli urlò quasi contro “ma non vedete in che stato è, pensa di poterla interrogare ? ma vuole capire che non parla, ma che uomo è lei”. Ma il commissario non si fece intimorire e continuò a fissarla. Notò innanzitutto che da poco le avevano tagliato i capelli, aveva un caschetto che le proferiva un viso ancora più triste, aveva la testa girata tutta da una parte e gli occhi quasi del tutto chiusi, indossava un pigiama rosa forse perché pronta ad andare a dormire, ai piedi aveva delle pantofole certamente non della misura dei suoi piedi, non portava ne orecchini ne collane ne braccialetti ma aveva le unghie ben curate e colorate alla moda con quei disegnini applicati sopra che le davano un so che di fuori posto vista la condizione, ma il commissario pensò che forse si trattava di voler dare alla sventurata una parvenza di normalità. Più di tanto non poté osservare, aveva gli occhi inferociti dei Berger fissi su di lui e non voleva approfittare più di tanto. “Come mai non ha gli appoggia piedi ?” intervenne Gargiulo sorprendendo anche lo stesso commissario che a dire il vero non ci aveva fatto caso. Il signor Berger si affrettò a dire che la dovevano mettere a letto e quindi erano inutili. In tutto questo la ragazza non proferì mai alcuna parola, ne rivolse mai lo sguardo su nessuno di loro, sembrava in uno stato catatonico. Accortasi che il commissario le stava per chiedere proprio questo, l’anziana signora lo anticipo dicendo “è così perché prende continuamente dei farmaci che la devono tenere tranquilla e sedata perché ha degli scatti di violenza che potrebbero portarla a farsi del male a se stessa, perciò la teniamo legata”. In fatti solo ora il commissario notò delle cinghie che tenevano saldamente legate le braccia della ragazza ai braccioli della carrozzella. A questo punto i due investigatori non avevano niente altro da chiedere alla famiglia di origine svizzera e si avviarono verso la porta di casa per uscire ed andarsene, senza però che il commissario rivolgesse loro l’ultima domanda, “perdonatemi ma volevo solo chiedere, lei signora era stata costumista e truccatrice presso un noto teatro cittadino vero ? mentre lei signor Berger ha lavorato presso un’importante casa farmaceutica, giusto “. I Berger si scambiarono un’occhiata ma non riscontrarono in quella richiesta di chiarimenti niente di più che un ultimo tentativo del commissario di volersi trattenere ancora del tempo a casa loro e quindi confermarono rapidamente quanto chiestogli. ore 17,30 Oramai non c’era più tempo, occorreva muoversi rapidamente per evitare di perdere per sempre le poche tracce che ancora si potevano analizzare sulla scomparsa di Lisa, quindi il commissario Romolo chiamo tutta la squadra a rapporto, compresa Cattaneo che era collegata con loro in tempo reale dall’ufficio, e ritornarono in casa della signora Sorrentino dove avevano stabilito il loro quartier generale. Il commissario li fece accomodare tutti intorno ad un bel tavolo rotondo ed incominciarono a buttar giù ipotesi su ipotesi, pensieri, idee, certezze, dovevano tirar fuori qualcosa, Intanto la madre di Lisa era chiusa nel suo dolore e si era rintanata nella stanza dell’adorata figlia in attesa, pronta ad aggrapparsi a qualsiasi anche se lieve speranza. La squadra passò in rassegna le tre famiglie che erano state sottoposte ad interrogatorio. Il primo ad iniziare fu Perrone che prese la parola, “commissario io escluderei le famiglie Berger e Romano, la prima perché troppo anziana e per i suoi gravi problemi legati alla malattia della nipote mentre la seconda non ce la vedo a dir il vero ad organizzare un rapimento e poi per cosa, per avere una figlia già adolescente, no commissario io punterei tutto sul figlio della famiglia Sensi, aveva il motivo del risentimento perché era stato rifiutato, ma non mi chieda come e dove abbia potuto nascondere la ragazza ma sicuramente aveva pianificato tutto da tempo”. Il commissario ascoltava con attenzione quanto dedotto dal suo assistente e rifletteva nello stesso tempo, ma rimase dubbioso, in fondo non aveva prove certe che ci fosse un coinvolgimento del ragazzo nella sparizione ed in tal modo non si poteva procedere ad alcun arresto, quindi chiese a Gargiulo la sua opinione sul caso ma conoscendolo si raccomandò di esporre i fatti in modo conciso e veloce. Si schiarì la voce ed iniziò “commissario non mi dica nulla ma il figlio dei Sensi non lo vedo così diabolico da organizzare un piano così elaborato mentre i Berger mi insospettiscono, in casa loro mi davano l’impressione di nascondere qualcosa, chi ci dice che non abbiano portato via la ragazza con il loro furgone adibito a trasportare la carrozzella della nipote, potrebbero anche approfittare di quella povera sventurata per usarla come specchietto per le allodole, per confondere, intenerire e sviare controlli, non me la contano giusta”. Il commissario intanto si era alzato e guardava fuori dalla finestra assorto nei suoi pensieri, all’improvviso disse, “c’è qualcosa che non quadra in tutta questa vicenda, la soluzione è tanto semplice quanto sfuggente”. Poi, dopo aver dato un ulteriore sguardo dalla finestra, si mise al telefono e chiamò Cattaneo in ufficio, “dimmi hai quelle notizie che ti ho chiesto, dimmi di si in quanto vorrei chiudere questo caso quanto prima, la collaboratrice rispose affermativamente ed immediatamente riferì quanto aveva scoperto. “Aveva ragione commissario era per questo motivo che non riuscivo a trovare nulla”, esordì Cattaneo, “infatti la signora Sorrentino è anzi era sposata con un certo Monti, ed hanno divorziato circa due anni fa, dopo che la loro unica figlia, si tenga forte commissario, scomparve nel nulla, l’indagine fu archiviata come caso non risolto e non è stata più riaperta anche se la madre non ha mai accettato questa situazione e nel tempo si è chiusa sempre più in se stessa in attesa che la figlia ritornasse da lei. Naturalmente commissario”, continuò Cattaneo, “se lei non mi avesse chiesto di scavare un po’ più a fondo nella famiglia Sorrentino, tutto ciò non sarebbe venuto a galla, infatti la denuncia di scomparsa all’epoca era stata fatta a nome dell’ex marito della signora è così archiviata. Ma mi permetta commissario, lei come ha avuto questa intuizione ?”. Il segugio rimase alcuni secondi in silenzio e poi rispose, “Cattaneo ti spiegherò tutto in ufficio appena rientro”. Nel frattempo tutta la squadra pendeva dalle sue labbra ed il commissario non voleva tenerli sulle spine più del dovuto, quindi esordì “ecco perché chiedo sempre di approfondire ogni caso che ci viene prospettato e di non sottovalutare ne tralasciare alcun dettaglio, questo vale per tutti noi.” Lasciò che le sue parole venissero assorbite dai componenti della squadra e poi continuò dicendo, “avevo avuto il sentore che qualcosa non quadrava dopo aver ascoltato le dichiarazioni delle tre famiglie che abbiamo interrogato, alcune loro frasi, alcune loro parole, il modo in cui hanno esposto i fatti, mi hanno lasciato interdetto ed ora ve ne faccio partecipi.” Si sedette ed incominciò a tracciare su un foglio di carta uno schema che poi pian piano spiegò alla squadra che era ancora completamente disorientata. “famiglia Romano, ecco un passaggio del loro interrogatorio, quando dichiararono: ci sono nuove piste che state seguendo ? quali nuove piste se il caso ci era stato appena affidato ? a cosa alludeva la signora Romano se ancora nessuno aveva raccolto la sua deposizione ?” Il commissario continuò la sua esposizione con la seconda considerazione.“ famiglia Sensi, ecco anche per loro una dichiarazione che mi ha reso perplesso: avete scoperto qualcosa di nuovo ? cosa avremmo dovuto scoprire di nuovo su un caso le cui indagini erano appena all’inizio ?” Il commissario guardò le espressioni dei suoi collaboratori, notava la loro meraviglia mescolata al loro orgoglio ferito, poi continuò con l’ultima affermazione. “famiglia Berger, ecco quanto dichiarato dai due anziani coniugi e qui la stranezza mi ha sbalordito ancora di più: la signora Sorrentino….., ha sempre voluto fare la madre moderna ma poi le cose gli sono sfuggite da mano e si convive con i rimpianti di non aver avuto polso”. “Quali rimpianti avrebbe dovuto avere quella povera donna se la scomparsa della figlia era appena avvenuta ?” Il commissario attese qualche minuto per far si che i suoi collaboratori capissero, ma vedendo i loro visi attoniti continuò, anche se un po’ spazientito “su via ragazzi non ci arrivate proprio, allora sarò più chiaro, cortesemente Gargiulo porta di qui la signora Sorrentino, le vorrei parlare”. Gargiulo si alzò immediatamente e poco dopo ritornò con la madre di Lisa facendola accomodare di fronte al suo superiore. Il commissario la guardò dolcemente in viso e poi le disse “signora Daniela mi ascolti con attenzione, sua figlia Lisa non la troveremo mai, vero ? perché non è mai uscita da quella porta questa mattina, dico bene ?.” A sentire queste parole l’intera squadra rimase attonita, si chiedeva se il commissario non avesse perso la ragione di botto oppure se stesse utilizzando uno dei suoi soliti metodi per far breccia negli interrogati. Ma fu la madre di Lisa a dirimere tutti i dubbi, alzando lo sguardo verso il tutore della legge di fronte a lei ed a dire “ non hanno voluto più continuare con le indagini, ogni qualvolta che chiedevo notizie mi dicevano che avevano fatto tutto il possibile, ma sapevo bene che avevano smesso di cercarla, la mia povera bambina non era più una priorità per loro, anche mio marito si è arreso, sono rimasta solo io a sperare ma non sapevo cosa più fare per far capire a qualcuno che bisognava tentare nuove strade, cercare nuovi indizi, qualsiasi cosa pur di farla tornare a casa”. Mentre la madre piangeva il suo dolore, il commissario riprese la parola “è così ha pensato di inscenare una nuova sparizione che potesse rimettere tutto in gioco, rimescolare le carte, nella speranza naturalmente che nessuno andasse a rispolverare il vecchio caso, per di più archiviato a nome di suo marito, e notasse che sua figlia non poteva sparire due volte, cosa che invece ho scoperto io”. Il silenzio fu atroce, poi il commissario riprese a parlare “si rende conto di quello che ha fatto, potevano finirci di mezzo degli innocenti” e dicendo questo guardò con rimprovero i componenti della sua squadra che superficialmente avevano già sputato le loro sentenze. Sentito ciò la madre di Lisa si alzò per andare via non prima però di guardare negli occhi quell’uomo che la stava accusando e disse, “lei commissario non ha figli vero ?, quindi non può provare cosa significhi restare in attesa del rientro di un figlio anche se per pochi minuti, immagini anni interi, l’attesa la corrode dall’interno, i giorni i mesi gli anni diventano senza alcun significato, esiste una sola cosa a cui presta attenzione, lo squillo di un telefono, il trillo di un citofono, dei passi su per le scale, ecco cosa significa restare in attesa e mi creda farebbe di tutto per farla finire”. Detto questo la signora Daniela sparì dalla vista di tutti ritornando nella camera di Lisa. ore 20,00 Tutta la squadra era rientrata in ufficio e poco dopo era già andata via, esausta ma anche addolorata per non aver in fondo concluso nulla, era rimasto solo il commissario con Gargiulo a sbrigare le ultime cose e fu quest’ultimo a parlare ”quindi alla fine dei conti oggi abbiamo dato la caccia ad un fantasma niente di più niente di meno”, continuando a redigere il rapporto e senza alzare gli occhi dal foglio il commissario rispose pacatamente “esatto Gargiulo un fantasma, ma se ci pensi bene siamo tutti dei fantasmi in questa vita, nessuno vede più nessuno, nessuno si accorge più di nessuno, siamo trasparenti proprio come dei fantasmi, solo quella povera madre considera ancora sua figlia qualcosa di reale, reale come l’attesa che si porta dentro.