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Beaubourg Il Centre Pompidou, luogo d’incontro di giovani artisti e performer, musicisti e skater, presta il nome alla collana di Edizioni Clichy che dà voce allo spirito della cultura pop, in tutte le sue espressioni: dalla musica al cinema alla danza, alla narrativa postmoderna che sappia venire incontro ai lettori più diversi. Un percorso aperto, curioso, che si apre a ogni tipo di espressione, compresa la graphic novel, e che esplora senza snobismi quello che si muove intorno a noi. «L’anarchie est une chose tout simple» de Gérard Thomas Prémière édition: Lausanne (Suisse), 2007 Per l’edizione italiana: © Edizioni Clichy - 2014 Traduzione di Tommaso Gurrieri Edizioni Clichy Via Pietrapiana, 32 50121 - Firenze www.edizioniclichy.it ISBN: 978-88-6799-153-2 Edizioni Clichy Sommario 1. L’anarchia è una cosa semplice 2. Dio è un anarchico 3. Una lunga storia d’amore 4. Il caos, le regole e il potere 5. Legge ferrea in libero mercato 6. Le frontiere 7. L’anarchia politica 8. È possibile essere felici tutti insieme? 13 21 31 43 61 71 89 99 L’anarchia è una cosa semplice Ai miei due figli, perché possano capire cosa sognava il loro babbo Les anarchistes Ils ont tout ramassé Des beignes et des pavés Ils ont gueulé si fort Qu’ils peuv’nt gueuler encore Ils ont le cœur devant Et leurs rêves au mitan Et puis l’âme toute rongée Par des foutues idées Y’en a pas un sur cent et pourtant ils existent La plupart fils de rien ou bien fils de si peu Qu’on ne les voit jamais que lorsqu’on a peur d’eux Les anarchistes Ils sont morts cent dix fois Pour que dalle et pourquoi? Avec l’amour au poing Leo Ferré, Les anarchistes 1. L’anarchia è una cosa semplice L’anarchia è una cosa molto semplice. Infatti, sebbene «anarchia» sia una parola che evoca fantasmi e paure, confusione e disordine, in realtà vuol dire solo una cosa: assenza di un capo. Infatti, altrettanto semplicemente, gli anarchici pensano che l’esistenza di un capo e, allargando il pensiero, l’esistenza di uno Stato, non siano cose proprio indispensabili. 13 Gérard Thomas I bambini, quando giocano insieme, a un certo punto inevitabilmente si trovano quasi sempre a dover decidere chi fa il capo. E proprio dalla necessità di questa decisione nascono le liti peggiori. A meno che uno di questi bambini, uno in genere un po’ più coraggioso o più sfrontato degli altri, non dica a voce alta: facciamo che il capo non lo fa nessuno, oppure che siamo tutti capi. Ecco: quel bambino più coraggioso o più sfrontato degli altri è un anarchico. E se per caso gli altri bambini gli danno retta, il gioco può funzionare molto bene, magari può addirittura funzionare anche meglio, perché per fare una cosa insieme agli altri non è indispensabile che ci sia uno che comanda. Tra gli adulti accade più o meno la stessa cosa. Secondo il pensiero anarchico gli esseri umani, quando sono davvero liberi, possono essere perfettamente capaci di organizzarsi e di convivere senza che nessuno gli dica come devono fare. La ricerca dell’armonia, il rispet14 L’anarchia è una cosa semplice to, il desiderio di una pacifica convivenza, sono cose naturalmente presenti nell’animo umano. E proseguendo in questo ragionamento, e arricchendolo diciamo «socialmente» e «politicamente», il pensiero anarchico considera che lo sviluppo delle singole individualità, libero da costrizioni e regole, possa trovare una perfetta armonia con tutte le altre singole individualità, permettendo agli esseri umani di convivere pacificamente, liberi e felici. Si tratta evidentemente di un’utopia, ossia uno di quei modelli dei quali si conosce in partenza la irrealizzabilità, ma che si considerano come un obiettivo verso il quale tendere, perché tendendo verso quell’obiettivo si mettono in moto cose che si ritengono giuste. L’irrealizzabilità dell’utopia anarchica è data soprattutto da altre cose che sono presenti nell’animo umano insieme alla ricerca dell’armonia, al rispetto e al desiderio di pacifica convivenza che dicevamo poco fa. Negli esseri umani 15 Gérard Thomas sono infatti presenti purtroppo anche l’egoismo, l’avidità, il disprezzo degli altri e altre cose poco simpatiche. E spesso sono queste cose poco simpatiche che prevalgono e rendono impossibile quella pacifica convivenza sognata dagli anarchici. Accade, con le utopie. Si scontrano con la realtà, e quindi rimangono utopie. Basta pensare a un’altra utopia abbastanza vicina, anche se spesso rivale, dell’anarchia, e cioè al comunismo. Che nella struttura pensata da Karl Marx, da Lenin e da molti altri, potrebbe essere astrattamente un sistema quasi perfetto perché capace di costruire la felicità per tutti gli esseri umani su questa nostra Terra, ma che nelle varie forme in cui si è tentato di realizzarlo si è dimostrato purtroppo incapace di contrastare gli egoismi e le megalomanie delle persone che guidavano i paesi in cui si erano creati, appunto, dei regimi comunisti. Ed è quindi rimasto un’utopia. Parleremo a lungo di tutto questo, ma è es16 L’anarchia è una cosa semplice senziale chiarire prima di tutto questa distanza tra ideale e reale. E affermare anche, con forza, che le utopie sono essenziali per dare un senso all’esistenza delle persone. Senza un obiettivo, senza un’utopia nella testa, senza la lotta quotidiana per realizzare i propri sogni, la vita di ognuno di noi si riduce a ben poca cosa. Facciamo un paragone forse un po’ strano ma piuttosto chiaro. Da qualche decennio, da quando cioè grazie al femminismo, alle idee diffuse dal movimento del Sessantotto, alla presa di coscienza di ognuno che la propria realizzazione individuale deve venire prima della necessità di creare un «sistema» intorno a noi, e anche a causa di una certa superficialità che, confondendosi un po’ confusamente e disordinatamente con questa importantissima e positiva «presa di coscienza» di se stessi, ha fatto delle nostre individualità delle specie di isole incapaci di dialogare con gli altri e con il mondo, si è cominciato per esempio a pen17 Gérard Thomas sare che fare dei figli debba essere una «decisione» da prendere solo dopo aver considerato bene ogni aspetto: il lavoro, la casa, il conto in banca, l’asilo nido, perfino le dimensioni dell’automobile. E così si finisce spesso per decidere di non farli, i figli. O di rimandare la decisione a più tardi, quando a quarant’anni o anche oltre si avrà finalmente una casa abbastanza grande, un lavoro sicuro, un conto in banca un po’ più gonfio e una bella station wagon pronta ad accogliere passeggino, tappetino per i giochi e borsa dei pannolini. E così i figli sono sempre meno e hanno genitori sempre più vecchi. Seguire l’utopia, in questo paragone, corrisponde invece a fare i figli perché semplicemente è bello e naturale farli, a venti, a venticinque, a trenta o quarant’anni, dando loro magari un tappetino per i giochi in meno o un pagliaccetto di seconda mano, ma amandoli naturalmente come si ama la vita, il mondo, gli altri, in un’ideale di armonia e di sintonia, 18 L’anarchia è una cosa semplice magari con una bella dose di incoscienza, ma anche con una profonda voglia di vivere e di amare. Si tratta di un pensiero profondamente anarchico. E proseguendo in questa specie di «paradosso», potremmo dire allora che l’anarchia è una cosa semplice proprio come è una cosa semplice l’amore. 19