Ritorno a l`Avana - Cinema Primavera
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Ritorno a l`Avana - Cinema Primavera
cubane, del "sud" del mondo, raggiunge qui il picco e ancora una volta senza alcun cliché, ricorrendo a un dispositivo davvero classico, da Grande freddo: una terrazza cubana (alla Scola) dove tutto accade in un'unità di tempo e di spazio che lascia il posto alle interpretazione degli attori e soprattutto alla storia di cui sono portatori in quella che potrebbe anche essere una pièce teatrale. La terrazza è una "azotèa" ovvero una parcella privata - come ha spiegato Cantet - ricavata da una grande terrazza condominiale, una cosa tipica a Cuba. L'idea era dunque quella di raccontare l'isola attraverso le parole, e le esperienze, di chi la Revolucion l'ha vissuta rimanendo sull'isola e di chi invece se n'è andato. Non bisogna però pensare a un film nostalgico, rivolto al passato tra ricordi, accuse e recriminazioni. Nel dialogo diretto e stringente tra i rimasti e l'esiliato la Cuba di oggi fa capolino e non è solo lo sfondo romantico alla terrazza del loro inverno; anzi le critiche al regime sono dirette e pesanti, e nonostante ciò il film non ha subito censure. Cantet riesce con il suo fare cinema a raccontare un pezzo bello di storia cubana e lo fa con l'aiuto di cinque attori straordinari. Dario Zonta MyMovies.it (…) Ritorno a L'Avana è un film profondamente politico. I cinque personaggi - un pittore censurato dal regime, una dottoressa con figli a Miami, un ingegnere nero idealista, un piccolo dirigente che si arrangia (Jorge Perugorrìa, protagonista di Fragole e cioccolata, 1992) e l'esule Amadeo - hanno lottato contro quello che, nato come un sogno, si è rivelato un incubo. E ne pagano le conseguenze. Sono persone spezzate, hanno cuori infranti e destini recisi. Il film è duro contro il regime, e critico sul presente della Revoluciòn. (…) Laura Putti Repubblica.it 28 Ottobre 2014 Mercoledì 4 marzo, ore 16.30-19.00-21.00 Giovedì 5 marzo, ore 19.00-21.00 Un film di Ken Loach , con Barry Ward e Andrew Scott 1932, dopo 10 anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel suo paese per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di famiglia, ma l'Irlanda che ritrova non è più quella di una volta. Sollecitato dai giovani della Contea, Jimmy decide di riaprire il "Hall", locale dove ci si incontra per ballare, studiare o discutere. Il successo è ancora una volta immediato, ma le idee progressiste di Jimmy danno fastidio a molti abitanti del villaggio... MERCOLEDI 25 FEBBRAIO 2015, ORE 16.30-19.00-21.00 GIOVEDI 26 FEBBRAIO 2015, ORE 19.00-21.00 Il cast tecnico. Regia: Laurent Cantet. Sceneggiatura: Leonardo Padura, Laurent Cantet. Direttore della fotografia: Diego Dussuel. Montaggio: Robin Campillo. Suono: Olivier Mauzevin. Titolo originale: Retour à Ithaque Origine: Francia, 2014. Durata: 1h30. Gli interpreti. Isabel Santos (Tanía), Jorge Perugorría (Eddy), Fernando Hechevarrìa (Rafa), Néstor Jiménez (Amadeo), Pedro Julio Díaz (Aldo) La trama. Cinque amici si riuniscono su una terrazza che si affaccia sulla città dell'Avana. Stanno festeggiando il ritorno di uno di loro, Amadeo, che è stato 16 anni in esilio a Madrid. Nel corso di una lunga nottata, che va dal tramonto all'alba, verranno a galla antichi rancori e segreti così cime le speranze giovanili - disilluse dalla realtà cubana - di costruire un mondo migliore. Tuttavia, la loro lunga amicizia riuscirà a vincere sull'amarezza... Un film tutto al presente per stanare i fantasmi del passato. Una storia fatta solo di parole ma incisa nel corpo dei personaggi. Un 'grande freddo' cubano tutto girato su un terrazzo che domina il Malecon, con cinque ultracinquantenni riuniti per festeggiare l'amico di ritorno dopo un lungo esilio in Spagna. (...) Dopo l'episodio che chiudeva '7 giorni a L'Avana', forse il più bello di quel lavoro collettivo, il regista de 'La classe' torna a Cuba con un film azzardato e felice. Per la forza e l'esattezza del testo scritto con Leonardo Padura, ispirato in parte ai personaggi del 'Romanzo della mia vita' (Marco Tropea editore). Per la strepitosa bravura degli attori che danno loro vita (un delitto non poterli sentire in originale!). E per il gioco di specchi che Cantet tende agli ultimi occidentali decisi a non dar tutto per scontato. E identificarsi almeno un po' in Eddy, Tania, Rafa, Aldo, Amadeo. Perché il regime di Castro ha sicuramente reso tutto più esasperato e crudele, ma anche nelle democrazie si fanno compromessi e ci si vende per il benessere, anche noi conosciamo i dubbi e le umiliazioni di chi si è sacrificato per nulla o quasi, anche in Occidente, tramontate le ideologie, abbiamo visto risorgere religioni e antiche credenze, magari camuffate da nuova spiritualità. (...) nel film di Cantet quell'isola meravigliosa e disgraziata diventa quasi uno specchio deformato dei nostri sogni. E soprattutto il luogo di un impossibile ritorno che nel titolo originale 'Ritorno a Itaca', l'Itaca di Ulisse - era più esplicito. Anche se Cantet allude al mito ma non perde mai di vista la concretezza della Storia. E dà al figlio adolescente di Aldo, pronto a vendersi la polo di marca ricevuta in regalo dall'esule, le chiavi di un futuro che nessuno conosce. Ma che non si annuncia facile, sotto qualsiasi cielo e regime. Fabio Ferzetti Il Messaggero 30 Ottobre 2014 Tornano a Itaca, dice omericamente il titolo di questo bel film di Laurent Cantet, cui piace ('La classe' docet) annodare vite e destini. Con struttura tipo da amarcord, ispirato da un romanzo di Leonardo Padura che sembra una commedia del tempo perduto, Cantet prende la via maestra della rivendicazione umana senza svicolare troppo in nostalgie - solo qualche colpo basso di vintage 45 giri. Il concertato vive nei mezzi toni studiatissimi della gran compagnia di attori (Jorge Perugorría, Isabel Santos, Fernando Hechevarria), noti in patria, ricchi di quel fascino discreto che permette d'essere singoli e multipli Maurizio Porro Il Corriere della Sera 30 Ottobre 2014 Non perdete 'Ritorno a L'Avana' ('Retour à Ithaque', come quello di Ulisse ). Se non conoscete la storia cubana ricca di aspettative che hanno contagiato il mondo; e di delusioni spesso banalizzate ve ne darà il senso. E perché, sullo stesso impianto di 'Il grande freddo', contiene un sentimento senza frontiere. (...) La naturalezza del fioretto tra i cinque interpreti, cubani, deve molto al coautore Leonardo Padura Fuentes coetaneo dei personaggi, cresciuti con gli ideali originari. Ma la mano straniera è importante per un risultato che abbatte i pudori di chi vede le cose a distanza ravvicinata. Paolo D’Agostini La Repubblica 30 Ottobre 2014 Con la complicità di un bel quintetto di attori e dello scrittore Leonardo Padura Fuentes che co-firma la sceneggiatura, Laurent Cantet realizza una commedia amara, fluida e godibile a dispetto del suo essere un po' troppo programmatica nel contenuto e teatrale nell'impianto. Il motivo della rimpatriata è il ritorno di Amedeo, fuggito in Spagna all'epoca del «periodo special» quando la caduta dell'Urss affossò l'economia. Pian piano emerge che sulla sua scelta, così come sui compromessi e i fallimenti degli altri, hanno pesato il regime castrista, una giovinezza imbavagliata dalla paura, la caduta dell'illusione rivoluzionaria. La cornice non è dunque neutrale, e però i sentimenti, i rapporti, le emozioni dei personaggi sono quelli comuni a tutti sotto qualsiasi cielo. Alessandra Levantesi Kezich La Stampa 30 Ottobre 2014 Una terrazza a L'Avana diventa universo di racconto sulla memoria degli ultimi 30 anni di Cuba. (...) Fino a scoprire che in quel 'periodo speciale' decretato dal Fidel Castro dal 1992 a fine millennio, quella generazione oggi 'perduta' credeva veramente nella speranza di un mondo migliore (...). Tutto poi è collassato, lasciando loro lacrime e vite spezzate. Ispirato al romanzo 'Le Palmiere et L'étoile' del cubano Leonardo Padura (co- sceneggiatore con Cantet per il film), 'Ritorno a L'Avana' segna anche un ritorno al miglior cinema del regista francese. Miglior film alle Giornate degli Autori - Venice Days a Venezia 2014. Da non perdere. Anna Maria Pasetti Il Fatto Quotidiano 30 Ottobre 2014 Laurent Cantet è un regista altrettanto libero e curioso, capace di muoversi sull'asse delle emozioni in una geografia politica e cinematografica che lui stesso disegna di film in film. Il regista Palma d'Oro con La Classe (nell'anno di Gomorra e de Il Divo) ha sempre avuto un'attrazione per questa parte del mondo e il suo cinema si è fermato da quelle parti sia con il lungometraggio Verso Sud sia in Sette giorni all'Avana, episodio di Fuentes. Proprio sul set di ques'ultimo lavoro - uno dei più belli della serie - Cantet ha incontrato Leonardo Padura con il quale è venuta l'idea di scrivere un film come questo. Il film è stato scritto a quattro mani con il romanziere cubano Padura che in questo modo è tornato, attraverso il linguaggio cinematografico, a raccontare il tema che definisce il suo lavoro: il posto che occupa la sua generazione nella recente storia cubana e le vicissitudini che hanno influenzato il destino individuale e collettivo di quei giovani. L'elegia delle cose