L`erede di Roche André Hoffmann parla dei benefici di una gestione
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L`erede di Roche André Hoffmann parla dei benefici di una gestione
21 settembre 2015, fonte: ft.com/intl/cms/s/0/0f34ce6c-5d1f-11e5-9846-de406ccb37f2.html L’erede di Roche André Hoffmann parla dei benefici di una gestione familiare di Andrew Ward “Le persone sono diventate consapevoli dei benefici di una gestione stabile”: André Hoffmann, sul Lago di Ginevra André Hoffmann gestisce i suoi affari da uno spazioso ufficio con parquet, situato all’ultimo piano di una lussuosa villa che si affaccia sul Lago di Ginevra, nella città Svizzera di Morges. In lontananza si vede brillare la cima innevata del Monte Bianco, e l’aria è pervasa da un rumore ritmico e metallico proveniente dal molo, dove sono ormeggiate delle barche a vela. È esattamente l’ambiente in cui ci si aspetta di trovare l’erede di una delle più importanti dinastie industriali della Svizzera. Hoffmann è il vicepresidente di Roche, gruppo farmaceutico fondato dal suo bisnonno, e conosce bene le dinamiche create sia dall’ereditare grande fortuna e potere, che dai difficili rapporti con alcuni investitori, per non parlare dell’influenza degli esperti di corporate governance. “Essere parte della famiglia dei proprietari fa sì che molti non mi ritengano all’altezza di fare parte del consiglio d’amministrazione”, ci ha detto in una rara intervista durante un pranzo a base di formaggio, prosciutto ed insalata nostrani. Per anni Hoffmann ha cercato di evitare l’attenzione pubblica: ha deciso di rispondere proprio ora alle critiche poiché in molti hanno ricominciato a concentrarsi sull’impatto del controllo familiare nelle imprese. Tensioni interne a Volkswagen hanno spinto Ferdinand Piëch ad abbandonare il ruolo di presidente della stessa azienda che suo nonno contribuì a creare. Il conglomerato sud coreano Samsung è invece sotto attacco da alcuni grossi investitori americani, che vorrebbero che venisse definitivamente abbandonato il controllo familiare. Questo tipo di dispute alla Roche sono rare: la famiglia di fondatori Hoffmann-Oeri assunse quasi da subito manager competenti, e gli eredi si sono ormai limitati al ruolo di guardiani distaccati da decenni. Detenendo la metà dei diritti di voto, la famiglia continua comunque a mantenere un forte controllo. “Nel periodo in cui stavo studiando per il mio MBA alla Insead [nel 1990], l’opinione generale era che i membri della famiglia di proprietari non dovessero intromettersi,” ha detto. “Le cose ora sono cambiate: la gente riconosce i benefici di una gestione stabile.” Sul lungo periodo, gli investitori non hanno avuto motivo di dubitare l’operato di Hoffmann e della sua famiglia. Roche è stata una delle aziende farmaceutiche più performanti dell’ultimo decennio, grazie al ruolo centrale che si è ritagliata nel profittevole settore dei farmaci per il trattamento dei malati di cancro. Alcuni cominciano però a chiedersi come farà Roche a mantenere questo vantaggio: nei prossimi anni, infatti, scadranno i brevetti di alcuni farmaci oncologici di punta, come Avastin ed Hercepin. Hoffmann dice di ritenersi fiducioso nella capacità dell’azienda di mantenere un’offerta di farmaci all’avanguardia, alimentata da quello che lui ritiene essere il più forte motore di ricerca e sviluppo tra tutti i loro concorrenti. Però aggiunge: “Dobbiamo continuare a lavorare.” Molte case farmaceutiche hanno puntato ad accelerare la crescita: lo scorso anno si è verificato un numero record di fusioni ed acquisizioni. Roche ha partecipato acquistando, tra le altre, l’americana InterMune per 8,3 miliardi di dollari. Hoffman non è convinto dell’efficacia di acquisizioni particolarmente trasformative. “La maggior parte delle grosse operazioni non ha creato valore,” ha detto. “Non credo sia la soluzione migliore per il nostro settore.” “Il bello della nostra struttura è che siamo noi a prendere le decisioni di lungo termine nelle assemblee generali annuali. Non possiamo però ignorare le opinioni degli altri investitori sugli obiettivi di breve termine, poiché si riflettono direttamente sul nostro costo del capitale.” Una potenziale grossa operazione coinvolse Roche nel passato, quando fu spinta a legarsi con la sua vicina concorrente Novartis. Le due case farmaceutiche di Basilea, che detengono i ricavi più alti d’Europa, si trovano a soli 3 km di distanza, sugli argini opposti del fiume Reno. La fallita fusione che Novartis promosse 15 anni fa l’ha però lasciata in possesso del 33% delle azioni con diritto di voto di Roche. Hoffmann ritiene che questo tipo di idea non riemergerà mai più. “C’è abbastanza spazio a Basilea per due grosse case farmaceutiche? Secondo me sì. Il dubbio tornerà sempre indietro, ma al momento la mia famiglia non è assolutamente interessata ad entrare in alcuna collaborazione strategica [con Novartis].” Aggiunge che, secondo lui, Novartis potrà scegliere di vendere la quota: il costo opportunità causato dal detenere così tanto patrimonio in partecipazioni “gli sta bruciando un buco nelle tasche”. Per Roche invece non è un problema, dice Hoffman: “possiamo continuare così per ancora tanto tempo”. Hoffmann ha 57 anni, ed ha preso il posto del padre Luc nel consiglio d’amministrazione nel 1996, dove lavora a fianco del cugino Andreas Oeri. È anche presidente di Massellaz, l’impresa di gestione patrimoniale della propria famiglia, e vice presidente del World Wide Fund for Nature (WWF), che suo padre co-fondò. Crescere in Camargue, la regione paludosa della Francia dove il Rodano sfocia sul Mediterraneo, ha consentito a Hoffmann di ereditare da suo padre anche la passione per la conservazione dell’ambiente. Le competenze di business, invece, le ha dovute accumulare lavorando come banchiere a Londra e come direttore di progetto per la Nestlé. Alcuni detrattori lamentano che la direzione di Roche manca di competenze nel settore farmaceutico, soprattutto dopo che al veterano Franz Humer è seguito, come presidente, Christoph Franz, ex-amministratore delegato della compagnia aerea tedesca Lufthansa. Hoffmann afferma di aver guadagnato tanta esperienza negli ultimi vent’anni, ed è irritato dalle insinuazioni che il suo ruolo sia solo di facciata. “Sono coinvolto attivamente,” ci tiene a ripetere. Il controllo familiare di Roche non è così solido come un tempo: nel 2011 Maja Oeri, cugina di Hoffmann, stacco il proprio voto da quello unificato della famiglia, abbassando la percentuale di controllo effettivo dal 50 and 45%. Seppur Maja Oeri dica di non intendere votare contro la propria famiglia, anche se non ne è più legalmente costretta, Hoffmann dice che il controllo della famiglia “è meno robusto rispetto a 5 anni fa, ma ancora funziona”. Hoffmann ha ereditato poteri dinastici da entrambi i lati della propria famiglia. Sua madre era una contessa Austriaca, discendente a sua volta da nobiltà Russa. Queste origini spiegano il grande ritratto appeso sopra la sua scrivania: rappresentato è Kirill Razumovsky, politico ucraino del diciottesimo secolo. Proprio come Caterina II di Russia abolì il titolo di Hetman che Razumovsky ricopriva, Hoffmann dice che la sua famiglia non esiterebbe ad intervenire non caso in cui in Roche qualcosa andasse male. “Il bello della nostra struttura è che siamo noi a prendere le decisioni di lungo termine nelle assemblee generali annuali. Non possiamo però ignorare le opinioni degli altri investitori sugli obiettivi di breve termine, poiché si riflettono direttamente sul nostro costo del capitale.” Hoffmann dice di avere un’ottima relazione con Severin Schwan, l’amministratore delegato di Roche. Aggiunge però: “Nel caso un manager non risultasse all’altezza, non durerebbe molto.” Start-up: l’approccio d’investimento paziente In quanto principale rappresentante della propria famiglia in Roche, André Hoffmann è incaricato di salvaguardare l’eredità del proprio bisnonno, che co-fondò la compagnia 119 anni fa. Riuscirà anche a rafforzare un nuovo trend dell’industria sanitaria? Lo svizzero di 57 anni è stato uno dei primi investitori della start-up americana Inovalon, che si occupa di gestire ed analizzare set di dati del settore sanitario. La compagnia raccolse 600 milioni di dollari nella IPO di febbraio sul Nasdaq, ed è attualmente valutata 3,2 miliardi di dollari. Hoffman ne detiene il 14% e ne siede nel consiglio d’amministrazione. L’obiettivo della compagnia del Maryland è di aiutare le assicurazioni e gli operatori del settore sanitario ad analizzare gli enormi volumi di dati medici che la digitalizzazione ha generato. Hoffman decise di investirci dopo che 10 anni fa una conoscenza comune gliene presentò il fondatore, Keith Dunleavy, medico ed ingegnere informatico. Aggiunge di aver provato a portare in Inovalon la stessa visione di lungo termine che la sua famiglia promuove in Roche. Dunleavy descrive Hoffmann come un mentore eccelso. “È bravissimo a sintetizzare enormi quantità di informazioni per aiutarci nel prendere una decisione.” Non ci sono relazioni dirette tra Roche e Inovalon, ma le case farmaceutiche potrebbero beneficiare da un sistema sanitario reso più efficiente dalle analisi che questi ultimi svolgono: si libererebbero più risorse da spendere in medicinali. “Il settore sanitario, prima concentrato principalmente sui volumi, si sta spostando verso un’ottica di qualità e valore,” dice Dunleavy. “Per attuare questo cambiamento, servono dati di qualità.”