Veneto, in nome del fare L`Italia che funziona

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Veneto, in nome del fare L`Italia che funziona
Sabato 21 settembre 2013 il Giornale
IN EDICOLA CON «IL GIORNALE»
Veneto, in nome del fare
L’Italia che funziona
Intelligenza e professionalità. Queste le caratteristiche principali
che accomunano gli imprenditori veneti intervenuti su «Dossier»
A sinistra, Bruno Buratti,
comandante regionale della
Guardia di finanza.
Sotto, Luca Zaia,
presidente della Regione Veneto.
Nella foto a destra,
Marco De Bellis, che firma
l’intervento che riportiamo
di Maria Elena Golfarelli
Dossier, in edicola a giorni
con il Giornale, dimostra che in
Veneto ci sono le energie migliori.Quelle capacidi guardarelontano ma, soprattutto, di porre le
attenzioni per migliorare la qualitàdi vitadell’uomo.Dedizione,
intelligenza,preparazione,altissima professionalità. Queste sono le caratteristiche che intrecciano il fil rouge che attraversa
questonumerodiDossier.Abbiamo interpellato l’Italia che funziona, che persegue l’obiettivo
di un reale rilancio economico.
Un’Italia che c’è e che ora vuole
farsi sentire. Dossier interpreta
l’entusiasmoelafiducianelfuturo di chi fa impresa ogni giorno,
consapevole del valore sociale
che rappresenta.
Ed è proprio per questo che gli
imprenditori veneti non vogliono spegnere le loro aspettative e
laprogettualità che puòdiventare leva strategica di sviluppo.
In questi distretti, così duramente colpiti dalla congiuntura
internazionale, si guarda oltre,
costruendoun’Italiapiùinnovativaecompetitiva,fortedelgrandepatrimonio ditalentiche questa terra, più di tutte, ha saputo
Speciale editoria 31
a cura di Arcus Multimedia
creare.
E proprio per porre l’uomo al
centro, abbiamo dedicato la copertinaaun’industriafarmaceutica, la Zeta, realtà da cui emerge
una regione attenta ai valori
umani, dove il diritto alla qualità
e al valore della vita può essere
un traguardo raggiunto con la ricerca farmaceutica e con l'inno-
vazione. «La nostra forza dipende dagli investimenti effettuati
inproduzione,qualitàeretevendita - spiega Marta Benedetti,
amministratore delegato insieme alla madre Ida Filiaci -. La retesulterritorioèlanostralinfavitale. Per questo puntiamo alla filiera corta, meno numeri, più
persone. Le multinazionali pensano agli azionisti, noi investiamo gli utili in azienda. Anche
questa è la forza del modello veneto».
La sanità è lo specchio del grado di civiltà di un Paese. E in Veneto il sistema sanitario si è dimostrato sempre efficiente, specializzato e di alta professionalità. Questo spaccato di eccellenza,dicuianchelaZetaFarmaceuticièunsignificativoesempio,testimoniaquantospessosianodimenticati dall'opinione pubblica i meriti del nostro Paese.
A tal proposito, è utile leggere
leparoledelpresidentedella Regione, Luca Zaia. «Riorganizziamo, eliminiamo i rami secchi e
investiamo sulla sanità moderna che, per prima cosa, deve esserci dove serve - sottolinea Zaia
commentando la riforma della
sanità veneta -. È una riforma
epocale che arriva dopo 17 anni
dall'ultimo piano socio-sanitario. È un’altra tappa delle riforme che questo governo regionale sta mettendo in campo per il
Veneto e per i veneti, in quanto
disegnaun'organizzazionesanitaria moderna e capace di essere
efficiente per vari anni a venire».
Altracolonnaportanteèlalegalità.
E sono un valido insegnamento le parole di Bruno Buratti, comandante regionale della Guardia di Finanza, ilquale su Dossier
ribadisce come «la legalità costituisce il presupposto per lo sviluppo del nostro Paese».
FOCUS
Ecco il nuovo processo
sul licenziamento:
è un altro pasticcio?
di Marco De Bellis
La Legge Fornero ha introdotto un nuovo processo
che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto rendere più spedite le cause attinenti al licenziamento dei dipendenti.
In realtà il provvedimento è talmente poco chiaro che,
inalcuniufficigiudiziari,igiudicihannoritenutonecessario fornire delle linee guida per aiutare gli avvocati a
interpretarecorrettamentelanorma(miriferiscoaiTribunali di Venezia, Firenze, Monza e Rieti). In altri, non
sono riusciti a trovare l’accordo
su una corretta interpretazione
delle stessa. I quattro Tribunali
che hanno fornito le indicazioni,
poi, non sono d’accordo tra loro.
A complicare il tutto vi è anche
la norma secondo cui il processo
debba occuparsi solo ed esclusivamente del licenziamento, con
l'esclusione di qualsiasi altro
aspetto controverso del rapporto
di lavoro. Dunque, se un dipendente licenziato dovesse rivendicare anche un credito retributivo o lamentareunadequalificazione,dovrebbenecessariamenteintrodurre un'altra, distinta, causa. Il processo, va detto,
si applica a tutti i licenziamenti, qualora il dipendente
chieda il ripristino del rapporto di lavoro.
Il procedimentomantiene un propriocorso, distinto
e separato dagli altri processi, anche nelle varie fasi di
impugnazione. Infatti è prevista una prima fase con
unacognizione un po’piùsommariaeuna (prima)impugnazionechedàluogoaunprocessopiùapprofondito. Alcuni uffici giudiziari ritengono che l'impugnazionedebbaesserenecessariamentesottopostaaungiudice diverso da quello che ha emesso il primo provvedimento (Tribunale di Venezia, Firenze); viceversa altri
uffici (Tribunale di Milano e Rieti) ritengono che possa
essere lo stesso giudice ad appellare se stesso. Questo
pasticcio, peraltro, è intervenuto a modificare un processo che aveva dato buona prova di sé, essendo il più
veloce nell’ambito civile italiano.
Insomma, ancora una volta la cura (del legislatore) è
stata peggio della «malattia».
Golfarelli Editore
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