Trilogia di Voldemort - Il Castello del Tempo

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Trilogia di Voldemort - Il Castello del Tempo
Trilogia di Voldemort
Storia completa
Trilogia di Voldemort ..........................................................................................................................1
Storia completa ................................................................................................................................1
Capitolo 1.............................................................................................................................................2
La Bambola ......................................................................................................................................2
Capitolo 2.............................................................................................................................................4
Prendimi così....................................................................................................................................4
Capitolo 3.............................................................................................................................................7
Sere Nere..........................................................................................................................................7
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Capitolo 1
La Bambola
La festa proseguiva assai noiosa al maniero dei M alfoy. Lucius M alfoy presentava ai suoi amici,
tutti rigorosamente maghi oscuri, il suo unico figlio, appena diplomato alla scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts. Ormai Draco era un mago sotto tutti gli aspetti e quella sera era pure
diventato maggiorenne. Suo padre aveva in mente grandi cose per lui e, sicuramente, la prima da
fare era quella di far diventare il suo rampollo un M angiamorte.
Il Signore Oscuro, ospite d'onore della serata, sarebbe presto arrivato ed avrebbe parlato a tutti loro
dei suoi grandi piani per mantenere pura la razza magica, per ridare potere ai maghi e sterminare i
Babbani dalla faccia della terra o, almeno, ridurli al rango di elfi domestici.
Draco era ansioso di prendere parte alle azioni dei M angiamorte, di servire il loro Signore e di
mettersi in luce ai suoi occhi. Finalmente avrebbe avuto modo di sistemare un paio di conticini con
tre persone in particolare......
Qualche minuto dopo la mezzanotte, Lord Voldemort fece la sua comparsa. I M angiamorte si
inchinarono davanti al loro signore che li chiamò uno per uno, rivolgendo a tutti parole di
rimprovero o di lode. Infine si soffermò sul giovane Draco e gli diede il benvenuto tra i suoi
seguaci, dicendogli che dopo avrebbero parlato un po', per assicurarsi che avesse la stoffa per
diventare uno di loro.
Voldemort completò il suo delirante discorso su stragi e purezza del sangue dei maghi mentre i suoi
servi lo applaudivano e lodavano infervorati dall'insavia collettiva che Voldemort sapeva suscitare
in loro.
Infine l'Oscuro Signore si diresse dal padrone di casa che, con mille salamelecchi gli ripeteva di
essere onorato dalla sua presenza e che sarebbe rimasto certamente colpito da suo figlio.
-.....rettile- Solo quest'ultima parola colpì l'orecchio del Signore del M ale e la voce era proprio
quella del giovane M alfoy, che sorseggiava champagne in compagnia di due colossi dall'aria
stupida ed una ragazza dall'aspetto lezioso che non tardò ad identificare come i figli di Tiger, Goyle
e Parkinson.
Si avvicinò a loro. I Due scimmioni e la ragazza si inchinarono subito, senza osare guardarlo negli
occhi, ma Draco sorrise superbamente, piegando appena la testa, senza distogliere lo sguardo dal
suo padrone.
'Chi ti credi di essere, stupido, arrogante ragazzino?'; Sibilò la mente di Voldemort, carico d'odio.
-Tuo padre ha detto che avresti saputo colpirmi, Draco, sono ansioso di approfondire la nostra
conoscenza-Certamente, Signore- Niente 'Sarà un onore, per me', niente 'Ai vostri ordini, padrone'... Voldemort
avrebbe insegnato a quello spudorato a stare al suo posto!
Il Signore Oscuro invitò Draco con un segno della mano a lasciare la sala.
-Dove possiamo parlare senza che nessuno ci disturbi?-Da questa parte- Fece strada Draco, conducendolo ad una stanza isolata al piano inferiore.
Una volta dentro Voldemort sigillò la stanza e la insonorizzò.
-Dammi la tua bacchetta- Gli ordinò.
-Perché?-Limitati ad ubbidirmi!Draco, decisamente contrariato, consegnò la bacchetta al suo Signore, che se la fece sparire tra le
mani.
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-Ora inginocchiati!Draco ubbidì, come gli aveva raccomandato suo padre.
Voldemort sorrise, stirando il taglio sottile che aveva al posto delle labbra.
Gli occhi malvagi s'illuminarono di piacere mentre afferrava con le dita il mento sottile del ragazzo.
Non era affatto brutto e la sua pelle era liscia e vellutata, un vero piacere! Notò che Draco faticava a
mascherare il disgusto del contatto con la pelle innaturalmente liscia dell'uomo rettile e fece saettare
la lingua serpentina a saggiare l'aria. Sentì il sapore dell'adrenalina che proveniva dal suo nuovo
adepto che cominciava ad avere paura.
Si avvicinò ancora di un passo, il viso di Draco era ora a pochi millimetri dal s uo inguine ed il
ragazzo sembrava alquanto disgustato.
-Sono sicuro che col tuo bel musetto hai avuto molte esperienze a scuola. Fammi vedere cos'hai
imparato!Draco impiegò qualche secondo a realizzare, poi scattò in piedi.
-Come osate?!Voldemort rise fragorosamente.
-Come oso? Come osi tu, sciocco ragazzino, non ubbidire agli ordini del tuo signore!-M io padre...-Tuo padre è un mio servo! Credi non immagini cosa potrebbe accaderti? Probabilmente sarebbe
felice di sapere che sto giocando col suo adorato figlio! Per lui potrebbe significare più potere, se io
mi incapricciassi di te.... quindi vedi di essere ubbidiente e grato per l'occasione che ti sto dando!Draco si guardò intorno. Era senza bacchetta e la stanza era sigillata... non aveva vie di fuga. Cercò
di allontanarsi da quel pazzo, ma sentì la voce di Voldemort ghignare un 'Imperius!' e si ritrovò
bloccato. Cominciò a tremare. Non voleva diventare il giocattolo di Voldemort! Non voleva!
Ripensò alle volte in cui aveva fatto sesso con qualche suo compagna di scuola, non aveva mai
costretto nessuna di loro..... intanto Voldemort gli aveva ordinato di avvicinarsi e lui l'aveva fatto.
Aveva sentito la lingua serpentina nel suo orecchio.
-Fa quello che ti avevo ordinato!- Gli sibilò nell'orecchio e Draco fu costretto ad inginocchiarsi.
Lottava disperatamente per opporsi all'incantesimo, ma non ce la faceva. Si fece strada con mani
tremanti tra gli abiti dell'Oscuro Signore e chiuse gli occhi cercando di negare a se stesso quello che
stava per fare.
Aprì la bocca e subito la riempì del cazzo duro del suo padrone. Un conato di vomito lo colse e
sentì bruciare gli occhi, ma la mano di Voldemort era già sulla sua testa, gli artigliava i capelli
biondi facendogli male e lo costringeva a succhiare con le lebbra tremanti.
-Più veloce, da bravo!- Rise l'uomo, ansimando di piacere quando il suo ordine venne eseguito.
-E ora ingoia, ragazzo, mi raccomando!- Lo schernì un attimo prima di svuotarsi nella sua bocca.
Draco non poté più trattenere le lacrime. Voldemort lo strattonò per i capelli, buttandolo al suolo,
ridendo come il pazzo che era.
Draco tossiva e singhiozzava: se quello era un incubo, voleva svegliarsi subito!
-Torna qui- Lo chiamò Voldemort.
Evidentemente l'effetto dell'Imperius non era ancora passato e Draco gli si mise di nuovo di fronte.
La mano da rettile accarezzò il collo di Draco, scendendo sulla stoffa della sua camicia. Con le
unghie simili ad artigli fece saltare via i bottoni. Draco rabbrividì, col respiro corto.
Ora le mani uncinate gli graffiavano la pelle delicata del petto, lasciandovi segni rossi e brucianti.
-Spogliati!Draco chiuse di nuovo gli occhi. Non era così che dovevano andare certe cose.
Ogni volta che aveva condiviso momenti intimi con qualcuno era stato bello per entrambi, anche se
non c'era stato amore, ma semplice sesso. Aveva visto i visi delle sue partner illuminarsi del piacere
e dell'estasi che lui aveva dato loro.... ma li non c'era nulla di tutto ciò, era semplicemente un
oggetto, una bambola... per un momento un flash colpì la sua mente: non aveva mai desiderato un
uomo, ma se proprio avesse dovuto fare sesso con un altro maschio, sapeva senza ombra di dubbio
chi avrebbe voluto....
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Era nudo come un verme davanti al suo sadico padrone che aveva cominciato a giocare con i suoi
capezzoli, graffiandoli e pizzicandoli e forse si era accorto del suo sesso semi eretto tra le gambe e
pensava che fosse merito suo, che si stesse, in fine, eccitando per lui e invece era colpa di quella
mezza visione... dell'aver immaginato quel viso arrossato dall'estasi....
-No...- M ormorò senza forza mentre una mano di Voldemort scendeva ad afferrargli e strizzargli le
palle, perdendosi tra i sottili peli biondi, scoprendogli la cappella per graffiarla e farlo urlare.
Pensava di farlo venire, così? Draco fece appena in tempo a pensarlo che sentì montare un piacere
doloroso ed umiliante che esplose nella mano del suo aguzzino.
-Allora ti piacciono i modi rudi, ragazzo!- Lo prese di nuovo in giro.
Draco teneva gli occhi ostinatamente chiusi: non voleva vedere, non voleva sapere, voleva solo
dimenticare.
Si sentì rigirare e poi la mano di Voldemort cominciò a premere alle sue spalle... Singhiozzò di
nuovo: Voldemort voleva usare il suo stesso sperma per lubrificarlo. Due dita uncinate si
conficcarono senza delicatezza nel suo corpo, cominciando subito a muoversi moleste,
strappandogli piccoli gemiti di dolore.
Poi le dita uscirono, troppo presto perché si fosse abituato alla loro intrusione e si sentì spaccare,
bruciare, mentre i suoi muscoli e la sua pelle si laceravano contro la violenza di Voldemort.
Il suo padrone gemeva e grugniva, indifferente al suo dolore, anzi, forse che lui soffrisse lo faceva
eccitare maggiormente.
Draco sentì un improvviso calore riempirlo e poi Voldemort lo lasciò cadere a terra. Le gambe non
lo sorreggevano più, il dolore gli risaliva lungo la spina dorsale ed il bruciore era insopportabile.
Sentiva qualcosa di denso e caldo scendergli lungo le cosce ed ondate di nausea assalirlo.
-Ora rivestitiDraco si mosse lentamente, sentiva male ovunque, anche dove non era stato lontanamente toccato.
Raccolse i suoi vestiti dando la schiena a Voldemort e cercò di non pensare alla stoffa che si
impregnava del suo sangue e di sperma e di sudore e gli si attaccava alla pelle.
-Domani sarai tra i miei servi e poi... avremo molto tempo per giocare assieme-
- Fine -
Capitolo 2
Prendimi così
NOTE: 1.Ecco il prequel de 'La bambola'. Insieme al primo ed al prossimo ho deciso di denominarli
'Ttrilogia di Voldemort', che ne dite?
NOTE 2. Forse qualcuno avrà notato che il titolo di questa fic è lo stesso di un brano di Piero Pelù
(sbav!), non è a caso: quella canzone mi ha subito fatto pensare allo strano rapporto tra Harry e
Voldemort e per questo la uso come traccia per la fic. Inoltre pure 'la bambola' è il titolo di una
canzone, quindi vorrei seguire questo schema anche per il terzo capitolo, che è praticamente già
scritto, ma mi manca un titolo!!!!!ç_ç
--Il corridoio non finiva mai. Si sentiva minacciato, ma non sapeva motivare il suo stato d'angoscia.
La cicatrice gli faceva male, segno che Voldemort era vicino........ o stava facendo qualcosa di molto
malvagio..... no: era vicino, lo sapeva. Non c'era un motivo specifico..... l'indomani sarebbe tornato
a Privet Drive.... per un solo mese, l'ultimo e poi sarebbe stato maggiorenne.... Era la sua ultima
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notte ad Hogwarts, l'indomani ci sarebbe stata la cerimonia di consegna dei diplomi. Harry gridò.
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Un'esplosione di colori, luce e tenebre.... Harry sentì il
freddo del metallo nella mano ed istintivamente colpì. La spada di Gotric Grifondoro si conficcò nel
centro di quella luminescenza.
'Prendimi così con tutti i miei colori
Se vuoi tranquillizzati la spada è sempre qui nel cuore'
Harry aveva il fiato corto, la voce di Voldemort risuonava nella sua testa e la luce era diventata il
Signore Oscuro. La spada di Grifondoro era piantata nel suo cuore, ma lui sorrideva, non con le
fattezze da rettile in cui Harry l'aveva visto tornare, tre anni prima, ma col volto di Ton Riddle.
Harry si sentì avvampare e fece un passo indietro.
'Questo gioco brucia più del fuoco'
Rideva Voldemort nella sua testa.
'Prendimi così con tutti i miei casini
E non è più il momento degli alibi ora, ti chiedo di essere sincero'
-Cosa stai dicendo?- Gli urlò Harry, pervaso dal terrore più cieco. -Ti ucciderò Voldemort! Io ti
ucciderò!'Io la paura di volare mia
Ti giuro l'ho buttata via'
-Non mentire! Tu hai il terrore di morire! E' perché sei sempre stato solo, vero?Voldemort avanzò verso di lui, dalla ferita cominciava a stillare un sottilissimo filo di sangue, ma
lui pareva non accorgersene, sorrideva ad Harry con malvagità e divertimento.
'Lo stesso sangue abbiamo noi lo stesso cielo se lo vuoi'
-M i prendi in giro?- Harry tremava e continuava ad indietreggiare.... Voldemort era risorto col suo
sangue.... voleva dire che erano uguali? Credeva che si sarebbe arreso a lui e sarebbe diventato suo
discepolo? 'M ai! M ai!M ai!'Gridava la mente di Harry e prese a correre. Corse, ma quel corridoio
buio sembrava non finire mai. C'erano tante porte ai lati, ma non aveva il tempo di fermarsi ad
aprirle. Se fossero state chiuse Voldemort l'avrebbe raggiunto in un attimo: per quanto lui corresse
il suo nemico era sempre ad un passo da lui, nonostante camminasse con calma.
'E volo nella tua magia la mia energia'
'No!' Gridò ancora la mente di Harry, ma sapeva che era vero: era il suo sangue, la sua linfa, nel
corpo di Voldemort a dargli la forza: loro avevano lo stesso potere, la stessa natura.
'E ci sfioriamo l'anima forse le nostre verità'
'No!'' Non era vero! Harry incespicava col fiato più corto ad ogni passo. Perché non aveva studiato
meglio Occlumanzia? Perché permetteva Voldemort di mostrargli le sue visioni direttamente nella
mente?
'Possiamo farlo solo noi...'
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'No!' -Non lo farò! Non lo farò!- Urlò Harry fermandosi di scatto e fronteggiandolo di nuovo. -Io
non sono come te! Io non sono te!'...non ci arrendiamo no Questo gioco brucia più del fuoco'
Harry prese la spada ancora conficcata e con forza inaudita la strappò verso l'alto, lacerando ossa,
carne, muscoli, tendini, pelle. La testa di Voldemort ricadde su un lato, ridendo. Una spalla era
separata dal collo ed il braccio
pendeva inerte.
'M a ora sembro il tuo trofeo allora
Questo gioco brucia quanto il fuoco
Prendimi così che niente sarà mai più uguale
E riavviciniamoci anche se poi da vicino nessuno è normale'
Voldemort lo raggiunse, lo abbracciò col braccio integro, sorridendogli in faccia. Harry sentì il
calore del sangue che colava su di lui. Voldemort alzò il braccio disarticolato e lo puntò contro una
porta, indicando. La porta si aprì ed Harry non poté fare a meno di guardare. Ron ed Hermione.
Cosa ci facevano lì?
Eppure non c'era dubbio su cosa stessero facendo. Ron era incatenato a terra, nudo, ma non
sembrava dispiacersene. I segni di frusta sul suo petto non sembravano fargli male. Hermione era
impalata su di lui e lo scopava inginocchiata sul suo cazzo duro , la vita stretta in un bustino di
cuoio nero e lucido, una frusta in mano...
-Ron... Hermione....- Li chiamò, ma la voce gli moriva in gola, non sembrava neppure la sua.
Voldemort rise ed Harry gli vide muovere le labbra, ma Voldemort parlava diret tamente nella sua
mente e lo faceva con la sua voce.
'Oltre i muri e contro i venti
Nella parte più selvaggia del tuo cuore
Lo stesso sangue abbiamo noi lo stesso cielo se lo vuoi
E volo nella tua magia la mia energia
Noi ci sfioriamo l'anima forse le nostre verità
Possiamo farlo solo
noi.... che fantasia eh?'
-No! Tu sei pazzo! Sei pazzo!- Urlò Harry, spingendolo via e cominciando a piangere. -E vuoi far
impazzire anche me'Fino al limite e poi più su nel più profondo dei blu
M a tu non c'hai creduto mai... e combattiamo
Questo gioco brucia più del fuoco
E vai ora sono il tuo trofeo allora
Questo gioco brucia più del fuoco....'
La voce di Voldemort svaniva, come quel corridoio buio e sotterraneo. Harry ebbe l'impressione di
risorgere. Era sudato, aprì gli occhi di scatto e si ritrovò nel suo letto. Non era ancora l'alba.
-Era un incubo- M ormorò. La gola gli faceva male, come se avesse gridato. Si scostò i capelli dalla
fronte e sentì qualcosa di vischioso e vagamente caldo. Si guardò la mano. Sangue. Deglutì e si
mosse nel letto.
La sua gamba urtò qualcosa di duro. Frugò tra le coperte e trovò la spada di Grifondoro. Si guardò
intorno, spaventato. Che stesse ancora sognando?
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-Questo gioco brucia più del fuoco...- Cantilenò soprappensiero, come aveva fatto.... prima. Prese la
spada e la sentì ardere. Harry sorrise, poi rise, sempre più forte e la lama di Gotric Grifondoro prese
a sciogliersi.
Fine
Capitolo 3
Sere Nere
Aspettava. Come tutti gli altri M angiamorte, Draco aspettava che il suo padrone tornasse. Nessuna
luce negli occhi spenti, i capelli, ormai più lunghi di quanto fossero mai stati, legati dietro il collo
da un nastro di velluto nero.
Piegato.
Sconfitto.
Come il Signore Oscuro aveva voluto. Il suo giocattolo, la sua bambola nelle notti in cui aveva
voglia di fare sesso, di umiliare qualcuno. Appoggiato allo stipite dell'ampia porta a vetri che dava
sul cortile buio della dimora dei Riddle, non aveva altro da fare. Erano due mesi, ormai, che
attendevano il suo ritorno, ogni notte. Suo padre, con un misto di disgusto per quello che era
diventato e di orgoglio per quello che l'aveva fatto diventare, il braccio destro del Lord, gli aveva
messo in mano un calice e si era allontanato. Gli occhi di quell'azzurro sottile, glaciale, fissavano
con distacco lo sciame di cappe nere che si spostavano a crocchi per la sala: lì c'era suo padre, con
gli inseparabili Tiger e Goyle, senior e junior, poco più in là sua madre, con le arpie che
smaniavano per prendere il suo posto, senza sapere che non c'era nulla di esaltante nell'essere
l'amante di un mostro. Ecco lì la piccola Pansy. Non lo guardava più, ormai... forse si costringeva a
farlo, le faceva orrore come si era ridotto.... Non pareva spiacerle molto, comunque, il braccio del
M angiamorte che la stringeva a se. Nessuno parlava con lui.
Intoccabile, secondo loro... paria, si sentiva lui. Draco sentì un brivido lungo la schiena. Voldemort
aveva annunciato che partiva per riprendersi il suo corpo umano, che il processo iniziato mesi prima
era giunto a termine ed il bozzolo di carne che avrebbe contenuto il suo spirito era ormai pronto.
Draco cercò di immaginarlo. Aveva visto una foto di Tom Riddle, una volta, in un annuario di
Hogwarts. All'epoca non sapeva che quel ragazzo si era poi fatto chiamare Lord Voldemort, che
quello era il signore che avrebbe dovuto servire... l'erede di Serpeverde.... era solo un Serpeverde
come altri.... Era sfuggito alla morte, aveva condotto una semivita per anni... era diventato un
viscido rettile antropomorfo.... che aspetto avrebbe avuto col suo nuovo corpo? Era suo diritto
chiederselo. In fin dei conti, qualunque aspetto, per quanto orribile, sgradevole, disumano, avrebbe
assunto, lui avrebbe dovuto giacerci assieme.
Appoggiò le labbra al calice, le sentì pungolate da mille bollicine bionde e fresche, gli tremò la
mano, gli morì il fiato in gola e non poté bere. Trattenne le lacrime, era troppo tardi per fuggire, per
respirare un'aria diversa, per sognare di vivere. Lo percepiva. Lo conosceva abbastanza da riuscirci.
Il suo padrone stava, al fine, giungendo. Dietro la cappa calata sugli occhi, la vista ancora
annebbiata, non ancora completamente padrone di quel corpo giovane e forte, il Lord scrutava
l'oscillare dei mantelli neri dei suoi servi. Aveva spalancato la porta e subito si era fatto silenzio.
Decine di uomini e donne avevano deambulato come sospesi nell'aria dai loro mantelli verso di lui,
fermandosi ad una distanza rispettosa, oscillanti e bisbiglianti. I suoi occhi vedevano ancora come
se una membrana sottile e giallognola li ricoprisse, il suo nuovo spirito non aderiva ancora
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perfettamente a quel corpo caldo, il suo udito era ancora infastidito dal vorticoso rumore del sangue
bollente nelle vene. Come doveva presentarsi a quegli insetti adoranti che circondavano la loro ape
regina? Sorrise con la sua nuova bocca, stirando le labbra e scoprendo una fila di denti bianchi. Si,
si sarebbe creato un altro nome, un'altra leggenda di terrore per maghi e babbani, un nuovo incubo!
Avanzò con passo lento tra loro, la sua voce era ancora gracchiante, irriconoscibile, ma vedeva le
espressioni sui volti di chi l'aveva riconosciuto... era divertente. Draco rimase fermo, paralizzato.
'No' si ripeteva la sua mente sconvolta. Aveva desiderato cento volte che quel momento non
arrivasse, che il Lord non tornasse più a straziargli l'anima, a dilaniargli quel cuore che aveva
scoperto di possedere solo quando gli era stato trafitto. Scrutò la figura che avanzava lentamente,
scortata da vicino da suo padre e da quel vigliacco di M inus di cui l'unica cosa di valore era una
mano d'argento. Intravide le mani.... rosate, di carne umana... giovani.... almeno non avrebbe più
dovuto sentire le scaglie rigide e fredde premersi contro il suo corpo, né le unghie affilate...
Intravide il sorriso malevolo ed i denti... altri morsi sarebbero arrivati, ma non quella lingua
biforcuta... e una ciocca di capelli neri. Intravide l'espressione di suo padre.
Sorpresa, confusione. Un vago pallore che si notava in altri volti accanto al Lord. Suo padre
conosceva quel corpo. Draco ne era certo. Il respiro accelerò. Chi era? Chi era morto per dare il suo
involucro a Voldemort? Perché si sentiva così angosciato? Perché il suo cuore martoriato gli si
stringeva nel petto?
Voldemort parlò. Delirante come sempre, come lo aveva sentito la prima volta, quella notte in cui
aveva cessato di essere libero, ma il suo programma era diverso... particolari. Particolari che non
tornavano e che facevano bisbigliare i meno stupidi tra i M angiamorte. Sembrava, a tratti, meno
crudele, poi cambiava argomento.... Draco lo ascoltava con nuovo interesse. Sembravano esserci
due volontà non ancora ben fuse li dentro... e quella voce... per quanto danneggiata... quanto aveva
gridato quel poveretto, prima di cedere? Quanto aveva sofferto?... Quella voce, gli pareva di
conoscerla... Senso di attesa.
Voldemort si ritirò nelle sue stanze, lasciando i suoi confusi adepti a festeggiare il suo ritorno, ma
era davvero tornato? Era lui? O qualcun altro? Il Signore Oscuro si dileguò dietro un'altra porta,
diretto alla sua camera. Era stanco, aveva detto. Doveva riposare.
Draco aveva atteso un gesto, uno sguardo, un segno che non era giunto, era rimasto aggrappato al
legno duro dello stipite.
Un leggero refolo a ricordargli che fuori da quella casa c'era un mondo vivo, in movimento.... un
mondo che ignorava lui e il suo dolore.
-M uoviti!- E uno strattone.
Draco guardò suo padre e quel sorriso crudele e divertito. -Padre...Lo sapeva suo padre a cosa lo costringeva il padrone?
-Non vorrai lasciare solo il nostro Signore proprio questa notte?! Vedrai che rimarrai molto
sorpreso, DracoDraco lasciò scivolare tra le dita il calice che si infranse ai suoi piedi. Quella notte il suo incubo
sarebbe ricominciato. Ubbidiente seguì i passi del suo padrone, mantenendo alta la testa, lo sguardo
vuoto rivolto ostinatamente in avanti. Un minimo di dignità, per favore!
Lo sapeva che tutti gli sguardi, palesi o nascosti che fossero, erano puntati su di lui, sulla sua figura
elegante, sulla nobiltà naturale che Voldemort non gli poteva togliere.
La stanza era buia. Draco aprì la porta di pochi centimetri. -M io Signore?Una figura si mosse tra le coltri. Un raggio di luna filtrava dalla finestra aperta, ma il volto era in
ombra.
Draco scrutò il giovane corpo ben modellato che si alzava a sedere sul letto. Almeno non sembrava
brutto. Sarebbe stato... caldo, almeno. Entrò e richiuse la porta. Con passi lenti e misurati, silenziosi
sul pavimento di legno, si avvicinò, cominciando a sbottonare la camicia bianca, di stoffa leggera.
Lui non portava il mantello dei M angiamorte, non lo portava mai.
Si protese sul letto, salendovi sopra a carponi, come piaceva al suo Lord.
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Il Signore che era stato Voldemort guardò la figura sottile ed appetitosa del suo amante, il suo bel
giocattolo. La luna illuminò uno spicchio di petto liscio e candido. Si umettò le labbra e sbatté le
palpebre: era fastidiosa quella specie di membrana, specie in quel momento. Il suo amante.... era
qualcosa di più, ma non ricordava molto bene. Conosceva quel corpo, eppure non lo aveva mai
toccato....
Il Lord si sentiva andare a fuoco: lo desiderava. Era suo.
Con un gesto rapido lo afferrò e lo trascinò in avanti, sopraffacendolo con il suo corpo in un solo
gesto. Il ragazzo gemette e rabbrividì. E lo fissò. Le sue labbra formarono una parola priva di suono
e gli occhi chiari gli si riempirono di lacrime. Draco ora poteva vederlo. E lo conosceva.... certo che
lo conosceva.
E la disperazione strappò via gli ultimi brandelli di speranza che sopravvivevano nascosti nel suo
cuore. Il Lord gli accarezzò il petto, scostando la camicia. Sensazioni nuove, eppure le conosceva
da sempre. Il ragazzo sotto di lui singhiozzava...
-Chi ti ha fatto questo?- Gli chiese scoprendo una cicatrice a deturpare il biancore di quel petto
serico.
-Voi... padrone- Singhiozzò il suo amante.
Il Lord si abbassò a leccare la cicatrice che solcava uno dei due pettorali e la riconobbe. -GiàM ormorò addentando un capezzolo, facendolo sussultare e gemere e piangere.
-...ry.... HarryIl Lord si fermò. Era stato chiamato.
Era il suo nome che il ragazzo aveva mormorato.
-Come mi hai chiamato? Chi sei?-Sono Draco... Draco M alfoy, mio signore... avete preso.... il corpo di Harry Potter...Gli occhi verdi si persero per un momento, il Lord aggrottò le sopracciglia. Si: lui era Harry Potter...
o almeno... lo era stato. Si ritrasse, doveva ricordare qualcosa di importante... lo sapeva.... c'era stato
un tempo... un tempo lontano in cui lui aveva compiuto stragi... e poi un altro in cui aveva
conosciuto quel ragazzo... M alfoy... erano amici? Non lo ricordava... Poi lo aveva preso, l'aveva
fatto suo... e poi l'aveva cercato perché l'altro se non sapeva di averlo preso e rinchiuso... sì: l'aveva
rinchiuso in una stanza sotterranea, buia... l'aveva marchiato... Gli afferrò il braccio e scoprì il
marchio nero. Lo osservò come ipnotizzato.
-M io Signore?... Non vi sentite bene?- Il ragazzo aveva sollevato l'altro braccio e gli accarezzava il
viso. Aveva il volto rigato di lacrime, lo sguardo ferito. Era troppo magro. Aveva sofferto... per
colpa sua. Perché lui non lo aveva trovato, non lo aveva salvato dall'altro se stesso.
-Chi vuoi che io sia?- Gli chiese con la voce bassa e gracchiante delle corde vocali che ancora non
sapeva usare.
-Non capisco...- Draco lo fissava: non lo conosceva... non era Harry, ma non era neppure
Voldemort. Quel nuovo essere attendeva una risposta da lui.
-Ti ho fatto soffrire, vero? E ti ho dato speranze.... Chi vuoi che io sia?Draco abbassò lo sguardo. Come doveva rispondere? Lui voleva Harry... ma suo padre lo avrebbe
ucciso se lo avesse scoperto.... e se il Lord poi fosse tornato in se... l'avrebbe ucciso con le sue mani.
-Chiunque.... mi ami...-Singhiozzò sentendosi in trappola.
Il Lord lo premette nuovamente sul letto, baciandolo con desiderio, bloccandogli i polsi sottili ai lati
della nuca. Conosceva quel buon sapore, pur non avendolo mai assaporato prima. Sarebbe
definitivamente diventato un nuovo individuo, ma l'avrebbe fatto tra le braccia di quel tormentato
giocattolo biondo.
Draco sentì i morsi sul collo e la presa sciogliersi mentre le mani del suo Signore si infilavano sotto
la sua schiena. Erano calde, appassionate.... lentamente Draco prese coraggio ed immerse le dita
affusolate nel groviglio di capelli neri.
-Harry...- Allargò le ginocchia e lasciò che il suo Signore prendesse possesso del suo corpo,
stringendosi a lui. La schiena di Harry era ampia, forte... la sua pelle profumata... poteva annegare
nell'illusione, lasciarsi scivolare nei sogni che non sarebbero mai più stati.
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-Non scapparmi, Draco- Sussurrò il padrone, al suo orecchio.
Draco spalancò gli occhi risvegliandosi bruscamente dal sogno vigile che la sua mente stava
creando.
Conosceva i suoi pensieri? Non poteva fuggire a quel nuovo essere neppure con la fantasia? Cercò
il volto del Lord e trovò i suoi limpidi occhi verdi ad una manciata di centimetri dai suoi. Non c'era
traccia di male, in quello sguardo.
Non verso di lui. Non capiva.
-M i hai chiesto di amarti nel momento in cui venivo al mondo. Io ti sto amando e tu mi sfuggi?-M i... mi perdoni... io.... non....Un bacio lieve interruppe le sue parole e poi divenne appassionato, profondo.
Draco sentì il sesso del suo padrone gonfiarsi di più dentro di lui e spinte dolci che non lo ferivano.
Era più che sufficiente per un ragazzo sconvolto di appena diciotto anni, no? Da quanto non faceva
l'amore dolcemente? Da quanto era solo violenza? M a mancava ancora qualcosa: chi era
quell'individuo che si appropriava di lui? Che intenzioni aveva verso tutti loro?
-E... e il resto?Gli occhi verdi vi velarono per un istante ed un sorriso crudele si dipinse sul viso. -Sarà ciò che
deve essere-Cioè?-Non riguarda te. Tu devi solo essere mio.... bellissimo, perfetto....- Il Lord si alzò sui gomiti e lo
osservò. Draco si sentì arrossire. Il Lord passò una mano sul suo petto, dove c'era la cicatrice e
Draco si sentì bruciare per un istante, poi la sensazione svanì e, con essa, la cicatrice. -Il tuo solo
compito è essere felice e rendere felice me, DracoDraco avvertì le lacrime salirgli di nuovo agli occhi, ma anche il sorriso allargarsi. Erano mesi che
non vedeva un briciolo di luce, si sentiva sciocco, ma anche felice. Non gli importava cosa sarebbe
accaduto al mondo.... non lo riguardava. Lui era una proprietà molto esclusiva del Lord ed il suo
padrone non lo avrebbe più picchiato, giusto? Lo voleva felice... sarebbe stato il suo Harry. Almeno
con lui, sarebbe stato il suo Harry. Sospirò e si lasciò andare, il Lord ora voleva il suo corpo e lui si
sarebbe concesso all'amore.
Fine
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