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TEMPI LIBERI
Guida
Testimonial
Rosa, lampone
L’«odore»
di New York
al benessere
Curiosando
di Giancarla Ghisi
Il tè verde
che cancella
le macchie
scure
U
n nome con cui
prendere
confidenza:
estratto di gyokuro.
Nell’ultima classificazione,
dei laboratori Clinique, è
considerato: «Un potente
attivo per contrastare
l’irritazione che provoca
l’iperpigmentazione». Sì,
quelle macchie scure che,
spesso, compaiono in
questa parte dell’anno,
ricordo di lunghe
esposizioni al sole. «Si
tratta - spiegano - di un tè
verde coltivato in Giappone
con un processo
particolare e meticoloso
svolto manualmente. Le
foglie, due settimane
prima della raccolta,
vengono coperte con dei
teli di lino in modo da
favorire i livelli ottimali di
teanina e caffeina, efficaci
antiossidanti».
Questo estratto è presente
nella formula di Even
better clinical dark spot
corrector & optimizer,
nuovo siero viso-collo
indicato per dare
uniformità all’incarnato.
«In questo prodotto aggiungono in laboratorio
- si sono unite praticità e
tecnologia. Il flacone è
suddiviso in due scomparti
e a pressione in maniera di
mantenere intatti ed
efficaci gli ingredienti sino
al momento
dell’applicazione. Inoltre
basta un solo gesto per
prevenire, idratare,
uniformare. In uno
scomparto ci sono gli attivi
per ridurre le macchie
scure e nell’altro un
complesso lenitivo utile a
prevenire le discromie. In
un complesso agiscono in
sinergia quattro attivi per
dare luminosità: l’estratto
di dianella ensifolia,
pianta di origine asiatica
che aiuta a difendere la
pelle dai danni causati dai
radicali liberi, a cui si
unisce la glucosamina che
funziona da esfoliante
favorendo il turnover
cellulare eliminando le
cellule pigmentate, poi
l’estratto di lievito e
vitamina C. Altri quattro,
tra cui melassa, alghe,
sorbitolo, tutte dalle
proprietà calmanti ed
estratto di gyokuro
compongono il mix antiirritante che agisce sulle
discromie».
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Sabato 22 Ottobre 2016 Corriere della Sera
Superata l’estate e i gossip Chloë Grace Moretz
torna a far parlare di sé ma come testimonial.
Finito il fidanzamento con Brooklyn Beckham
condiviso sui social assieme ai fans di tutto il
mondo, l’attrice, 19 anni, interprete di diversi film
di successo tra cui Cattivi vicini, è protagonista
della campagna di Coach eau de parfum,
fragranza della maison di pelletteria. «E’ stata
scelta perché rispecchia i valori del brand:
americana giovane, moderna e autentica, di una
bellezza naturale, un viso fresco e uno spirito
libero». Il profumo, pensato e creato dai maestri
profumieri Anne Flipo e Juliette Karagueuzoglou, è
un floreale ispirato all’energia elegante e
spontanea dello stile di New York. Ricco di
contrasti. L’esordio, luminoso e frizzante con
lamponi che lascia poi spazio alla rosa turca per
terminare con una nota finale di delicato e
sensuale muschio. Il tutto racchiuso in un flacone
con tappo ispirato alle fibbie delle borse. (g.gh.)
Un bel viso? Serve gentilezza
Il libro della chirurga Fiorella Donati, tra consigli e storie vere: via le parole acide
L’autrice
Fiorella Donati
specialista
in chirurgia
plastica,
ricostruttiva
e estetica,
è primario
presso
la clinica
milanese
che porta
il suo nome.
Si è formata
e ha lavorato
presso diversi
centri di
Chirurgia
plastica
e estetica
nel mondo,
da Londra
a Miami
Il libro
«Beauty coach.
Quando
il chirurgo ci
aiuta a esaltare
la nostra
bellezza»
(edizioni
Sonzogno, pp
288, € 18.50)
è il libro nel
quale Donati
racconta una
serie di «casi»
in cui è
intervenuta
e nel quale
dà dei consigli
su come
mantenere
e conquistare
il benessere
e la bellezza
di Roberta Scorranese
erché certi visi mal
sopportano nasi bellissimi, delicati e all’insù mentre accolgono con naturalezza
gobbe e incisivi larghi? Chi
può spiegare razionalmente
dove risiede il baricentro della
bellezza, quell’interruttore
dell’armonia che lega la parte
al tutto e che assorbe in sé anche i difetti? Nessuno può
spiegarlo e i calcoli fisiognomici sono al massimo un divertissement per artisti e matematici. Ecco perché il chirurgo estetico ha quel nonsoché
di magia che, inevitabilmente,
ci attrae e ci respinge, come se
il metterci nelle sue mani fosse una questione di fede prima
ancora che di specchi ingrati.
Fiorella Donati questo lo sa
laser e creme e cede il passo a
un’altra cosa: la gentilezza. Sì,
il primo suggerimento è quello di non essere cattive con le
altre («Uh, guarda quella, è
tutta rifatta», sentiamo spesso
dire), perché i commenti acidi
si riverberano sul nostro viso,
accentuano il cipiglietto tra gli
occhi (a proposito, i primi segni compaiono già a 25 anni) e
la piega triste della bocca.
Secondo passo: mai rifarsi,
piuttosto migliorarsi. Cambiare faccia non ci farà essere più
belle, al massimo farà notare
agli altri che abbiamo cambiato faccia. Questo è uno dei
punti più delicati, perché Donati impiega molte energie nel
convincere le pazienti che non
hanno bisogno di ritocchi a
non stravolgersi i connotati —
il libro contiene anche storie
vere di pazienti e problemi.
Meglio prendere dimestichez-
Cambiare faccia
La specialista: mai
pensare di rifarsi,
piuttosto bisogna
migliorarsi
Il cipiglietto
«Pensare o dire
cattiverie accentua la
ruga tra gli occhi, il
cipiglietto»
bene. Chirurgo plastico preparata e di lungo corso, primario
della clinica milanese che porta il suo nome e, soprattutto,
gran bella bruna dalle sfumature partenopee (è di Sorrento), Donati è una che negli anni ha imparato a osservare le
donne, cercando di cogliere
indole, desideri, possibilità di
ognuna. Convinta che la bellezza nasca da un mondo inesplorato di aspirazioni più o
meno realizzabili. Ecco perché
il suo libro Beauty Coach (sottotitolo: Quando il chirurgo ci
aiuta a esaltare la nostra bellezza) edito da Sonzogno non
è solo un manuale di benessere ma anche un viaggio attraverso la psicologia minima
delle ragazze dai 15 ai 90 anni.
«Con il sentimento della
bellezza si nasce — scrive Donati — ma questo sentimento
va educato». Come? Sorprendentemente, ma non troppo, il
chirurgo fa aspettare aghi, fili,
za con l’età che passa e con gli
specchi (la maggior parte delle
sue pazienti ultra cinquantenni smette di guardarsi) e optare per interventi poco invasivi
come per esempio il contour
lift (che ridisegna i contorni
del volto) o le punturine. I «tiraggi» sono cose del secolo
scorso, anche perché Donati,
che da bambina voleva fare la
pittrice, impiega per tre quarti
le conoscenze mediche e per
un quarto il «senso artistico»,
fiuto delle proporzioni.
Leggendo, poco alla volta,
impariamo che l’attività fisica
non è importante ma fondamentale; che sollevarsi le palpebre può ridonarci qualche
anno; che la rinoplastica (al
naso) può essere chiusa o
aperta; che durante la notte è
meglio indossare un reggiseno che separi i due seni e così
via. E ci si piace un po’ di più.
[email protected]
P
ILLUSTRAZIONE DI NATALIA RESMINI
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«I profumi fioriti sono perfetti. Anche sugli uomini»
Iris, violetta, ambra. Il racconto del «naso» che ha creato le nuove essenze di Prada
L’
interesse di Miuccia Prada nei confronti dell’identità fluida questa
volta è contenuto in due flaconi a specchio sfaccettati. Le
nuove fragranze La Femme
Prada e L’Homme Prada per la
stilista sono «un incontro sensuale tra i due mondi».
A studiarli è stata ancora
una volta Daniela Andrier, il
naso che da 12 anni è dietro a
successi commerciali più eclatanti: sono sue Les Infusions e
anche le note di zucchero a velo di Candy. Adesso la ex studentessa di filosofia torna a
tradurre il mondo Prada con
uno spruzzo. «Per fare questo
lavoro bisogna avere pazienza
e di empatia — dice Daniela
Testimonial
Sotto La Femme Prada
(a sinistra) e l’Homme Prada.
A destra Mia Wasikowska,
testimonial insieme a
Ansel Elgort, Mia Goth e Dane
DeHaan
Andrier —. Con Femme Prada
ho cercato di fare un profumo
fiorito che potesse andare bene per tutte le donne». Un lavoro, come sempre, lungo e
denso di ripensamenti. «Fare
un profumo fiorito non è semplice, il rischio è che sia noioso. Ma alcuni, come Femme
Prada, risultano fantastici».
In questo caso la scia di
frangipani si intreccia con
l’ylang-ylang, una spezia addolcita da cera d’api, vaniglia e
tuberosa. «Credo che i profumi fioriti siano perfetti anche
su un uomo — azzarda Daniela Andrier —: questo, in particolare, non ha il codice stereotipato della femminilità. Ovvio
che sia più facile per una don-
na mettere un profumo da uomo. Ma noi osiamo».
La fragranza maschile ha
una struttura classica: Prada
Homme concentra iris, violetta, ambra, neroli, pepe, geranio, cedro e patchouli. «Non si
è più fedeli come in passato: si
ha voglia di cambiare spesso
essenza e si usano più profumi
insieme. La nascita di una fragranza esige magia, creatività
e, nel nostro caso, rispetto del
passato: non siamo nostalgici,
ma non buttiamo via. Mi reputo un traduttore dell’universo
Prada: ho imparato una lingua
che riesco a mettere in un profumo».
Michela Proietti
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