1 RASSEGNA STAMPA MARTEDÌ 25 SETTEMBRE 2012

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1 RASSEGNA STAMPA MARTEDÌ 25 SETTEMBRE 2012
Federazione ittaalliiaannaa bancari e assicuurativi
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 Il Tesoro rilancia il BTp Italia ................................................................................. 3
 I rialzi di Borsa si incagliano sui timori per le trimestrali .................................. 4
 «Con le riforme 4% di Pil in 10 anni» ..................................................................... 5
 «Crescita dall’economia sociale» ............................................................................ 6
 De Castries: Axa è pronta a nuovi investimenti in Italia ...................................... 8
 Bbva colloca bond per un miliardo con tassi in calo ............................................ 9
 «L’Italia non è più un rischio per l’euro» .............................................................. 10
 Riforme e interventi Quelle mosse di Madrid che interessano Roma ................ 11
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Rassegna Stampa del giorno 25 Settembre 2012
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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 Spagna in bilico. Berlino frena sul salva-Stati ...................................................... 12
 Non solo Obama nell’agenda di Monti
faccia a faccia con Soros e i banchieri ................................................................ 13
 “Una black list dell’Authority contro chi frena la concorrenza” ......................... 14
UN AFORISMA AL GIORNO
a cura di “eater communications”
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È PIÙ FACILE
CRITICARE GIUSTAMENTE
C HE ESEGUIRE
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MEDIOCREMENTE!!
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*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Isabella Bufacchi
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Il Tesoro rilancia il BTp Italia
Nuova emissione fra il 15 e il 18 ottobre: è la terza per questo prodotto
IL CALENDARIO
Comincia oggi la tre giorni delle aste dei titoli italiani: focus sui 2-3 miliardi di Buoni a 5 e
10 anni in offerta giovedì
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ROMA
Torna il BTp Italia, il titolo di Stato a quattro anni indicizzato all'inflazione italiana e acquistabile anche
direttamente online, tramite l'home banking con modalità trading. Lo ha comunicato ieri il Tesoro.
Il terzo BTp Italia targato 2012 sarà collocato dal 15 al 18 ottobre, una finestra temporale fino a ieri rimasta
libera in un calendario altrimenti fitto di aste più tradizionali. Il 12 ottobre il Tesoro comunicherà il rendimento
minimo garantito per il nuovo indicizzato, un tasso reale annuo provvisorio al di sotto del quale gli interessi
definitivi non potranno scendere.
Ieri stesso, il Tesoro ha resi noti gli ammontari dei titoli che andranno in asta questo giovedì: i BTp a cinque e
dieci anni sono in offerta rispettivamente per una forchetta tra 2 e 3 miliardi, mentre il CcTeu (titolo indicizzato
all'Euribor e con rare apparizioni sul primario) verrà proposto tra 0,5 e 1 miliardo. Oggi, assieme ai CTz tra 3 e
4 miliardi, sul primario si presenteranno due BTp€i indicizzati all'inflazione europea, scadenza 2016 e 2021, per
un totale di 0,75-1,5 miliardi: secondo RBS, questi titoli - danneggiati gravemente dal declassamento di
Moody's dello scorso luglio che li ha cancellati dal principale indice di riferimento per questa tipologia di bond
- si trovano a tutt'oggi a buon mercato, nonostante la recente risalita dei prezzi. Domani sarà il turno dei BoT
semestrali, in vendita per 9 miliardi contro gli 8,5 in scadenza.
Finora quest'anno, stando a fonti vicine a via Venti Settembre, il Tesoro ha collocato 338 miliardi di titoli a
breve, medio e lungo termine equivalenti al 75% del programma di raccolta totale da 450 miliardi. Sul fronte
del medio-lungo termine, però, stando ai traders l'Italia risulterebbe indietro rispetto alla raccolta già incassata
da Germania e Francia per il 2012: anche per questo motivo gli operatori prevedono che le emissioni dei titoli
di Stato italiani a medio-lungo termine saranno pesanti entro la fine dell'anno.
Il terzo BTp Italia in vendita in ottobre sarà anche l'ultimo per il 2012. Sull'importo del collocamento, gli
addetti ai lavori ieri non si sono voluti sbilanciare. L'incasso extra proveniente da questa emissione, tuttavia,
contribuirà a rimborsare un maxi-BTp quinquennale che scade il 15 ottobre per 18,373 miliardi. Il BTp Italia,
che si differenzia dagli altri bond governativi pagando un "premio di fedeltà" a chi lo acquista in asta e lo
detiene fino a scadenza, ha debuttato in marzo con un ammontare record da 7,219 miliardi: la seconda offerta,
in giugno, si è fermata a 1,738 miliardi portando il totale a poco più di 9 miliardi.
Il Tesoro domani pagherà la prima cedola semestrale del primo BTp Italia, relativa a un tasso reale annuale pari
al 2,45 per cento. Il secondo BTp Italia avrà un coupon ben più elevato, perchè il tasso reale in giugno è stato
fissato al 3,55 per cento. In occasione della riscossione del flusso cedolare, il sottoscrittore del BTp Italia
incasserà tanto il rimborso dell'inflazione quanto gli interessi sul capitale rivalutato all'inflazione del semestre:
un meccanismo diverso da quello del BTp€i, che paga la rivalutazione in un'unica soluzione a scadenza.
Le aste del Tesoro questa settimana saranno seguite da vicino dall'estero: uno dei segnali più attesi per valutare
le probabilità di risoluzione della crisi del debito sovrano europeo è infatti quello del ritorno degli investitori
non-residenti sul rischio-Italia in asta. Questa settimana, al di là dei CTz e BoT, saranno i BTp a fornire la
principale chiave di lettura: gli stranieri dovranno dimostrare di volersi spingere oltre le scadenze tra 1 e 3 anni
divenute il nuovo target del programma di acquisto di titoli di Stato sul secondario della Bce (il piano OMT che
si potrebbe attivare nel caso in cui l'Italia richiesse una linea precauzionale dai fondi di stabilità Efsf/Esm con
interventi di supporto in asta).
*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Luca Davi
[email protected]
Prese di beneficio. Europa in ribasso, debole Wall Street
I rialzi di Borsa si incagliano
sui timori per le trimestrali
OBBLIGAZIONARIO
Il rendimento del decennale italiano si riduce leggermente al 5,10%, lo spread BTp-Bund
resta stabile a 355 punti base
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Se sul fronte macro i risultati delle politiche espansive tardano ad arrivare, su quello micro c'è poco da
festeggiare: in Europa cresce il numero delle società che annunciano tagli di dividendi e nel contempo
aumentano i timori di un terzo e quarto trimestre in frenata per molti colossi industriali. Ecco perchè anche ieri i
listini del Vecchio Continente, dopo i rialzi di venerdì, hanno chiuso in territorio negativo, benchè sopra i
minimi di giornata. Milano ha ceduto lo 0,78%, Parigi lo 0,95%, Francoforte lo 0,52%, Londra lo 0,24%,
Madrid l'1,12%. Già anche l'S&p 500: -0,22%. Un po' più tonico il mercato obbligazionario: lo spread italiano è
rimasto in area 355 (dai 350 di venerdì) con il tasso del decennale sceso lievemente dal 5,12% al 5,10 per cento.
A sentire i commenti di molti operatori, in questi giorni i mercati appaiono in stand-by. Difficile pensare di
sovrappesare le posizioni su un mercato azionario, come quello europeo (Stoxx 600), che ha guadagnato più del
17% dai minimi estivi. «Non c'è voglia di rischiare troppo, perchè nessuno crede ci sia spazio per un
allungamento del rally visto quest'estate», spiega uno dei principali gestori italiani. D'altra parte, molti
investitori, che nei mesi scorsi hanno puntato su un collasso dell'Eurozona scommettendovi al ribasso, ora si
stanno ricoprendo. L'effetto è quello che vediamo: un mercato incerto. Lo stesso Vix, l'indice della volatilità
implicita dell'S&P 500, barometro tra i più seguiti per misurare "la paura" degli investitori, è sceso sotto la
quota di 20 punti base in giugno e da allora ha messo in serie 14 chiusure settimanali consecutive sotto quel
livello chiave.
Un po' di fibrillazione, in verità, la sta provocando soprattutto l'earning outlook europeo, che dopo essersi
stabilizzato in agosto ora torna a peggiorare. Secondo i dati Thomson Reuters Datastream, l'Earnings
momentum (upgrade meno downgrade) delle blue chips europee è tornato in territorio negativo dopo aver dato
segni di ripresa in agosto. Gli allarmi vengono dalle società stesse: Telekom Austria ha quasi azzerato il suo
dividendo per il 2012 (da 0,38 a 0,05 euro) a causa delle difficili condizioni macro. E ben presto, secondo fonti
di stampa, potrebbe muoversi anche France Telecom.
Insomma, le prospettive appaiono poco rosee. Anche la fiducia delle imprese tedesche, riassunta nell'indice Ifo,
è risultata in calo per il quinto mese di fila (a quota 101,4 da 102,3 di agosto) e ha toccato così il livello più
basso da marzo 2010. Non è stata certo una bella notizia - tanto che all'annuncio il Dax è sceso insieme all'euro
contro il dollaro mentre i futures del Bund hanno preso quota - ma va anche detto che metà delle risposte alle
interviste (circa 7mila) degli economisti dell'Ifo sono arrivate prima dell'esito della sentenza tedesca sull'Esm. Il
valore segnaletico del dato, pur meritevole d'attenzione, appariva limitato. Tuttavia i gestori hanno scelto la via
delle vendite moderate di asset rischiosi e dell'acquisto di beni rifugio. Sono stati così premiati i Bund, il cui
rendimento, sulla scia della buona domanda, è sceso dall'1,59% all'1,56%. Ad entrare nei portafoglio degli
investitori, infine, sono stati anche i titoli francesi. Parigi ha venduto ieri 6,7 miliardi di titoli a 3, 6 e 12 mesi
con rendimenti in calo rispetto all'asta precedente con una domanda quasi tripla.
*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Lina Palmerini
LE MISURE DEL GOVERNO
«Con le riforme 4% di Pil in 10 anni»
Monti: i cittadini non ostili ai nostri provvedimenti, alle parti sociali chiedo coraggio
FASE DUE
«È troppo presto per abbandonare il rigore, ma ora dobbiamo guardare alla competitività e
alla produttività»
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ROMA.
La ripartenza sarà lenta ma comprimerà quel segno meno che ha bollato il 2012 come l'anno della recessione
più acuta per l'Italia. Sentenza non definitiva, prevede Mario Monti che, dopo il gelo di quest'anno, sente per il
2013 un'aria più tiepida e – per i prossimi 10 anni – una felice scalata del Pil verso un più 4 per cento.
Insomma, la cupezza che avvolge l'economia – e non solo – vedrà la sua dissolvenza presto. «Il prossimo sarà
un anno in crescita, o meglio un anno con profilo ascendente: il motore dell'economia si avvierà lentamente
perchè trattenuto dal peso del passato». Veniamo alla spiegazione: l'indicazione che dà il premier è di un Pil
ancora negativo, -0,2%, ma lui dice «sembra recessione ma sarà ottenuto invece con un profilo ascendente».
Non si tratta di psicologia, il classico bicchiere mezzo pieno, ma dell'inizio di una svolta in termini strutturali
stimolata dal risanamento e dalle riforme messe in campo. «L'azione realizzata in questi mesi produrrà nei
prossimi 10 anni un aumento del Pil del 4%». Parola del premier condivisa dal segretario generale dell'Ocse
Gurrìa con cui ieri ha aperto i lavori della conferenza sulle riforme strutturali in Italia.
Prime schiarite che però non significano affatto meno compiti per tutti. I sacrifici, Monti, li promette ancora: «È
troppo presto per abbandonare il rigore in una fase 2». La novità c'è ma sta nell'uso del termine "fase 2" che
fino a qualche tempo fa il premier lasciava ai giornalisti mentre ora gli serve per indicare quello che ancora gli
resta da fare. «Se vogliamo uscire dalla crisi bisogna guardare all'andamento della competitività delle imprese e
aumentare la produttività». Il negoziato che si è appena aperto è l'ultimo risultato che Monti vorrebbe portare a
casa prima di lasciare la politica visto che ancora ieri smentiva candidature pur contestando il «teorema Juncker
secondo il quale chi fa le riforme non viene rieletto: gli italiani, invece, non mostrano ostilità verso chi le ha
proposte». Insomma, quando si parla di futuro le parole del premier si fanno meno nette, un po' ambigue, forse
perchè un Monti-bis senza passare per le urne non è così escluso.
Per adesso però conta quello che c'è in ballo, la produttività, su cui ieri anche il ministro Grilli ammetteva che
l'Italia «è rimasta indietro». E così i solleciti di Monti alle parti sociali «di guardare al negoziato in modo
coraggioso» arrivano dopo aver ricordato che il suo Governo la sua parte l'ha fatta perchè l'Italia «si è tolta dalla
lista dei Paesi che rappresentevano un problema per la stabilità dell'euro». Oggi però restiamo nella lista nera
dei Paesi con la produttività più bassa e quindi tocca a loro, sindacati e imprese. Ma il problema non è solo
quello le parti sociali dovrebbero fare ma quello che i partiti – all'indomani delle elezioni del 2013 – potrebbero
fare. Innanzitutto azzerare le riforme Monti come promette il partito di Vendola. Su questo punto arriva lo stop
di Vittorio Grilli: «Nessuna marcia indietro. Bisogna consolidare le riforme introdotte. È un programma
pluriennale che occuperà diversi governi». Il ministro dell'Economia si ferma proprio sulla previdenza: «È
l'emblema dell'aggiustamento fiscale». Nell'agenda di Grilli sono «in lavorazione i decreti sullo sviluppo» dopo
aver approvato la nota al Def. E chissà se proprio da lì arriverà una qualche «blindatura» alle riforme.
*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Antonio Quaglio
GLI STUDI IN ONORE DI QUADRIO CURZIO
«Crescita dall’economia sociale»
Prodi alla Cattolica: no ai modelli che teorizzano il declino
FESTA ACCADEMICA
Ornaghi, Giarda, Bazoli, Guzzetti, Squinzi e Galateri alla presentazione del libro con 32
saggi sull'impegno su impresa italiana ed Europa
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Romano Prodi ricorda con sincera nostalgia quando con «Alberto» divideva un appartamento da giovani leoni
universitari, studiando l'impatto della "linea rossa" della metropolitana milanese sulle rendite immobiliari e
quindi sull'imposta comunale di fabbricazione. Un economista a cosa serve se non aiuta a sciogliere i problemi
quotidiani di una città, di un sistema-Paese, dell'economia globale? «La proposta degli "euro union bond" (vedi
Il Sole 24 Ore del 23 agosto 2012, ndr) non è nata da una riflessione teorica - rammenta l'ex premier - ma da
uno studio di Quadrio Curzio sul mercato dell'oro»: l'analisi economica non può mai prescindere dal riferimento
applicativo.
Alla "festa accademica" per l'economista della Cattolica, 75enne, Prodi non rinuncia certo a qualche riferimento
all'attualità, ma rispettando l'atmosfera dell'aula magna di Largo Gemelli. «Leggo che alcuni economisti
giungono a teorizzare la decrescita come modello evolutivo», osserva. Ma cita subito Siro Lombardini: il
maestro italiano dell'«economia sociale di mercato», riferimento di Prodi come di Quadrio Curzio, di
Beniamino Andreatta come di intere generazioni di economisti - «liberal-sociali» in quanto cattolici - al lavoro
fra Milano, Bologna e Roma: dagli anni '60 ad oggi. Lombardini, lascia intendere Prodi, non avrebbe mai
accettato di ragionare di economia e politica se non in chiave di sviluppo, di crescita produttiva e promozione
civile dell'Azienda-Italia. E Quadrio Curzio, nei ringraziamenti finali, cita non a caso gli illuministi lombardi
del '700 (da Verri a Beccaria) come ispiratori spirituali di cinquant'anni di studi poi dipanatisi all'ombra vasta di
magisteri intellettuali come quelli di Ezio Vanoni, Francesco Vito e Giorgio Fuà.
In platea - alla giornata di studi organizzata dalla Fondazione Centesimus Annus - non siedono solo professori e
studenti. Ci sono Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo; Giuseppe Guzzetti, presidente della
Fondazione Cariplo e dell'Acri; Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria («Quadrio Curzio è uno dei
massimi econmomisti industriali al mondo»); Gabriele Galateri di Genola, presidente delle Generali. La
presentazione del volume «Economia come scienza sociale - Teoria, istituzioni, storia», edito dal Mulino in
onore di Quadrio Curzio, fin dalle premesse è comunque qualcosa di più di un evento istituzionale.
Il ministro Lorenzo Ornaghi, rettore uscente della Cattolica, sale sul palco per ricordare quando Gianfranco
Miglio lo affiancò a Quadrio Curzio per studiare le patologie della spesa pubblica, applicando la teoria
economica della rendita sul terreno politologico: «Oggi li chiameremmo "costi della politica"», sottolinea,
mentre nelle prime file siede Pietro Giarda, collega sia in ateneo che a Palazzo Chigi.
E' Luigi Pasinetti, esegeta di Pietro Sraffa e caposcuola fra Largo Gemelli e Cambridge, a consigliare la lettura
dei 32 saggi offerti da allievi e colleghi dell'economista valtellinese. Il Quadrio Curzio-pensiero - nel volume
curato da Gilberto Antonelli, Mario Maggioni, Giovanni Pegoretti, Fausta Pellizzari; Roberto Scazzieri e
Roberto Zoboli - diventa occasione di sintesi di un set di visioni culturali che la Cattolica non si è mai stancata
di rilanciare all'Italia repubblicana: l'economia come «scienza sociale», mai tecnicamente autonoma rispetto
vita quotidiana delle persone e delle nazioni; la libertà individuale come barriera ai totalitarismi, ma senza
abbandoni acritici al laissez-faire economico; l'Europa - in particolare le sue radici continentali - come matrice
globale dell'economia sociale di mercato e del federalismo; la flessibilità export-oriented dell'impresa italiana;
la dimensione «distrettuale» della produzione come fattore di creazione di valore nel medio-lungo periodo.
Il contributo di Marco Fortis - economista industriale alla facoltà di scienze politiche di cui Quadrio Curzio è
stato a lungo preside - ripropone la forza competitiva delle «4A» (abbigliamento, arredo-casa, agroalimentare,
automazione) nel sostenere strutturalmente la bilancia dei pagamenti dell'Azienda Italia. Aderendo all'analisi
settoriale sviluppata dal proprio maestro, Fortis contrasta gli approcci «declinisti», identificando i limiti di
un'analisi che non tiene sufficientemente conto dell'evoluzione dell'industria italiana verso produzioni a più alto
valore aggiunto. L'attualità del «Made in Italy» è al centro anche del saggio di Massimiliano Mazzanti e Paolo
Pini dedicato a un test empirico dell'economia manifatturiera in Emilia Romagna: l'analisi dinamica della
produttività nel medio termine - secondo schemi propri delle dottrine di Quadrio Curzio - mettono in relazione
positiva l'innovazione di processo e di business; la generazione di ricerca e sviluppo; le attività di networking
inter-industriale. Su un versante diverso - ma all'interno di una visione unitaria da parte di Quadrio Curzio Giovanni Marseguerra riassume i contributi dell'economista politica alla definzione di «capitale sociale» e le
azioni economiche sul terreno della sussidiarietà.
Europeista tenace fin dall'originaria Cee a Sei, Quadrio Curzio non smette mai di guardare a un'Unione
federalista sul piano fiscale (lo spiega l'articolo di Floriana Cerniglia); di indagarne le consonanze con la cultura
cristiana (Simona Beretta), di monitorarne le crisi (patrizio Bianchi). Economista empirico in chiave storica, è
instancabilmente curioso di comprendere le ciclicità sviluppo/sottosviluppo (Carlo Beretta). Economista
«civile», non perde mai di vista i servizi pubblici (a questo suo interesse sono dedicati gli studi di Luigi
Prosperetti e di Antonio Sassu e Sergio Lodde). Studioso dell'accelerazione tecnologica (Patrizia Fariselli ed
Teodora, Erika Uberti) Quadrio Curzio resta - nel profilo introduttivo di Antonelli e Zoboli - una figura
tutt'altro che comune di scienziato che rinuncia alla specializzazione sostenendo con lo spessore culturale la
visione fondamentale dell'economista politico e sociale.
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*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
Dal nostro corrispondente Marco Moussanet
Polizze. Le mosse del gruppo transalpino e le trattative per gli asset Unipol-FonSai
De Castries: Axa è pronta
a nuovi investimenti in Italia
La società francese non prevede alcun incremento delle quote in Mps
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PARIGI.
Alla domanda sull'interesse di Axa per il dossier Unipol-Fondiaria Sai, per gli asset cioè che il nuovo gruppo
sarà costretto a cedere su richiesta dell'Antitrust, il presidente del colosso assicurativo francese Henri de
Castries risponde con una battuta: «Ha mai visto un francese non mettere gli occhi su un'italiana?».
Più seriamente, e in termini più generali, sottolinea l'eccellente lavoro fatto in questi mesi dal premier Mario
Monti e osserva: «È una delle ragioni per cui potremmo decidere di investire in Italia».
Jean-Laurent Granier, responsabile dell'area danni e delle attività di Axa nei Paesi del Mediterraneo e
dell'America Latina, preferisce uno «stretto no comment», pur ribadendo l'interesse per uno sviluppo nel nostro
Paese.
«La vicenda Unipol-Fondiaria è molto complessa - spiega - e riguarda società quotate. Al riguardo non posso
fare quindi alcun commento». Né sull'ipotesi di un'offerta per le attività che verranno cedute dopo l'integrazione
tra le due compagnie italiane né sull'incarico che sarebbe stato dato a Crédit Suisse e UniCredit per esaminare il
dossier (si veda Il Sole-24 Ore di domenica scorsa).
«Certo - aggiunge Granier - abbiamo l'intenzione di crescere sul mercato italiano, che a nostro parere ha forti
potenzialità. Penso in particolare al ramo danni e soprattutto alla casa. Basti pensare che in Italia solo una
famiglia su quattro ha un'assicurazione sulla casa, mentre in Francia siamo all'85%, per capire quali sono le
possibilità di sviluppo».
Quanto alla joint venture con il Montepaschi, Granier dice che Axa «è soddisfatta», anche se «è da
implementare». Il colosso francese guarda «con ovvia preoccupazione alla situazione della banca senese, che si
trova in un momento particolarmente difficile», ma non ha alcun intenzione di incrementare la propria
partecipazione (attualmente del 3,7%).
A proposito della situazione politica ed economica più generale, se commenta positivamente le decisioni prese
dai Governi di Italia e Spagna (altro mercato importante per Axa), de Castries è invece durissimo nei confronti
della Francia: «Ci sono Paesi che hanno fatto degli sforzi e altri che non li hanno fatti, ma i nodi verranno al
pettine. La situazione non migliorerà, e anzi è destinata a peggiorare, fino a quando non si capirà che bisogna
ridurre la spesa pubblica, il rapporto tra spesa pubblica e ricchezza prodotta. Noi non abbiamo alcuna
intenzione di andarcene dalla Francia, ma se si prosegue sulla strada di una continua perdita di competitività è
evidente che prima o poi il problema si porrà». Per Axa come per tutti i grandi gruppi francesi e multinazionali
che potrebbero decidere di andarsene sbattendo la porta.
*il Sole 24ORE*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Andrea Franceschi
Emissioni. Rendimenti del 3,68% per il biennale
Obbligazioni
Bbva colloca bond
per un miliardo con tassi in calo
Attesa per gli stress test delle banche spagnole
Bbva, seconda banca spagnola per capitalizzazione, ha approfittato della favorevole "finestra" di mercato per
collocare ieri un bond biennale da un miliardo di euro. L'obbligazione "senior-unsecured" è stata prezzata il
3,25% oltre il tasso swap di riferimento per un rendimento complessivo del 3,68 per cento. Le quotazioni sono
in linea con quelle del mercato secondario.
Si tratta del secondo collocamento del mese dopo quello dello scorso 10 settembre quando la società aveva
piazzato 1,5 miliardi di euro in titoli a tre anni. Quest'ultima era la prima operazione "senior unsecured" (cioè
non garantita) che la banca metteva in atto dallo scorso febbraio.
Il Banco di Bilbao, come tutto il settore bancario spagnolo, ha beneficiato dell'intervento della Bce che,
nell'ultimo direttivo, si è detta pronta ad acquistare illimitatamente titoli di Stato dei Paesi a rischio, a
condizione che sia presentata una formale richiesta d'aiuto. L'intervento dell'Eurotower ha "aiutato" il settore
creditizio spagnolo sia sul fronte azionario (il titolo Bbva ha quasi azzerato le perdite da inizio anno mentre
l'altra "big" Santander mostra un rialzi dell'11%) che sul fronte obbligazionario, con i tassi in calo sul mercato
secondario. Questo "raffreddamento" delle tensioni su Madrid ha permesso a Bbva di abbassare il costo di
rifinanziamento del debito. «Se il collocamento di ieri fosse stato fatto a fine agosto - ha commentato una fonte
vicina alla banca - avrebbero dovuto offrire almeno 100 punti base in più di rendimento».
L'operazione arriva a pochi giorni dalla pubblicazione degli stress test sulle banche spagnole, attesi il prossimo
28 settembre, che dovrebbero fare luce sul loro fabbisogno di capitale. Per il Governo questo si aggirerebbe
intorno ai 60 miliardi euro. Il numero uno di Banco Bilbao, Francisco Gonzales valuta che saranno tra i 70 e gli
80 miliardi. Gli analisti di Rbs hanno stimato addirittura 134 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Gli stress
test saranno determinanti per capire quanto, della linea di credito da 100 miliardi stanziata della Ue, servirà a
Madrid per ricapitalizzare le banche.
Il settore è alle prese con una gravissima crisi conseguenza dello scoppio della bolla immobiliare. Una
situazione ben fotografata dal dato senza precedenti sulle sofferenze bancarie, recentemente reso noto dalla
Banca di Spagna, che a luglio hanno toccato quota 169,3 miliardi di euro pari al 9,9% del totale degli impieghi.
Come a dire che nel paese un mutuo su dieci è a rischio insolvenza. Ci sono poi i numeri drammatici sulla fuga
dei depositi. A luglio, secondo gli ultimi dati Aeb (corrispondente alla nostra Abi) si sono ridotti del 5,4 per
cento. In un mese si sono volatilizzati 36 miliardi di euro.
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*CORRIERE DELLA SERA*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Marco Galluzzo
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«L’Italia non è più
un rischio per l’euro»
Monti: gli elettori apprezzano le riforme. Lo spread risale a 349
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ROMA — Prima di volare a New York, dove resterà sino a giovedì, Monti dice che «l'Italia non è più un
problema per la zona euro», che il 2013 «sarà un anno in crescita, anche se il motore dell'economia si avvierà
lentamente, trattenuto dal peso del passato».
Con una punta di ottimismo, tecnicamente illustrato («il segno meno dell'anno prossimo, del prodotto interno,
sarà ottenuto con un profilo ascendente»), il premier riceve i complimenti del capo dell'Ocse, di prima mattina,
in occasione del rapporto dell'organizzazione internazionale sul nostro Paese.
Un rapporto incoraggiante, accompagnato dai complimenti personali del segretario generale, Angel Gurria, che
plaude alle «decisioni coraggiose dell'uomo giusto, nel momento giusto e al posto giusto». Decisioni con le
quali si stanno superando «ostacoli che da tempo hanno condizionato la crescita dell'Italia. Coraggiose,
necessarie e senza precedenti».
Monti ricambia i complimenti, lodando il bagaglio di esperienza dell'organizzazione che ha sede a Parigi.
Alcune cifre fanno da cornice alla sintonia: «Le riforme strutturali avviate dal governo Monti consentiranno
all'Italia un aumento del Pil del 4% nei prossimi 10 anni, +0,4% all'anno sulla base delle sole riforme
annunciate finora», dice Gurria.
Ovviamente si parla di attualità: l'Ocse insiste su produttività e competitività del Paese, entrambe da migliorare,
e non poco. Esiste un tavolo aperto, sull'argomento, a Palazzo Chigi, il governo vorrebbe chiuderlo entro un
mese e Monti chiosa in questo modo: «Chiedo alle parti sociali di saper guardare, come hanno fatto in tante fasi
della vita italiana, in modo coraggioso, la questione della competitività, deve essere il tema al centro dei rinnovi
contrattuali».
Un aneddoto serve al premier per ribadire la necessità di ulteriori riforme. Lo chiama "teorema Juncker", dal
nome del premier lussemburghese, che lo avrebbe illustrato ai colleghi in uno degli ultimi vertici; in sintesi:
«chi fa le riforme strutturali lo fa per il bene del suo Paese ma poi perde le elezioni».
Ebbene, prosegue Monti scherzando, ma sino ad un certo punto, in Italia questo presunto teorema ha trovato la
sua eccezione, perché «gli italiani stanno dimostrando di non essere ostili nei confronti di coloro che le riforme
hanno fatto, li abbiamo persuasi che le riforme sono nel loro interesse». A scanso di equivoci, ovviamente, «noi
non abbiamo alcun orizzonte elettorale».
Si discute anche di Fiat, a proposito di competitività: «Il governo non si è impegnato a dare aiuti finanziari alla
Fiat ma a salvaguardare la Fiat in Italia e il suo patrimonio di ricerca. Non sono state chieste concessioni
finanziarie o Cig in deroga e se fossero state chieste, non sarebbero state accolte. L'incontro è stato raccontato
con fantasia. L'esito è una scommessa che richiede un grande impegno delle parti».
Sul fronte obbligazionario ieri lo spread tra il Btp e il Bund ha chiuso a 349 punti base, col tasso sul titolo del
Tesoro al 5,05%.
*CORRIERE DELLA SERA*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: Federico Fubini
Riforme e interventi
Quelle mosse di Madrid
che interessano Roma
Venerdì il verdetto sulle banche
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Rassegna Stampa del giorno 25 Settembre 2012
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Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Uno degli eventi rilevanti per il futuro dell'Italia nei prossimi mesi avrà luogo alla fine di questa settimana. A
Madrid. Venerdì i consulenti privati della Oliver Wyman pubblicheranno le loro stime sulle esigenze di capitale
delle banche spagnole, in vista del versamento degli aiuti europei. Nelle stesse ore, il governo di Mariano Rajoy
presenterà il suo ultimo programma di riduzione del deficit e riforme della struttura produttiva del Paese.
È a quel punto che tutto sarà pronto. Il premier di Madrid spera che quegli interventi diventino la base per il
«memorandum» con l'Eurogruppo, perché sa che il suo governo solo con una firma sul quel documento potrà
accedere al sostegno della Banca centrale europea. In teoria, il piano di misure già proposte in anticipo da Rajoy
dovrebbe far apparire le condizioni europee qualcosa meno di una capitolazione. Certe pagine del calendario
d'autunno sono del resto già segnate: già l'8 e 9 ottobre a Bruxelles la Spagna potrebbe proporre di firmare un
«memorandum» e già verso fine di ottobre il Bundestag potrebbe votare sui nuovi interventi a favore di Madrid.
L'agenda magari rischia di slittare ancora un po', ma difficilmente salterà.
È a quel punto che l'attenzione di molti protagonisti nel mercato si concentrerà sempre di più sull'Italia. Ieri ha
già iniziato a farlo con un rapporto di Morgan Stanley che si concentra esattamente su questo punto: «La
psicologia del contagio è tale che quando un governo dell'area euro viene "gestito", gli investitori si
concentrano sul prossimo anello debole», scrivono gli analisti della banca d'affari americana. «Di conseguenza
la pressione di mercato sull'Italia potrebbe intensificarsi una volta che la Spagna presenti domanda al fondo
salvataggi».
Morgan Stanley riconosce che può accadere anche il contrario: una svolta a Madrid potrebbe rassicurare tutti
sulla tenuta dell'area euro e l'Italia ne trarrebbe un beneficio. Probabile però che il discrimine fra i due scenari
opposti si farà anche in base al giudizio specifico degli investitori sull'Italia. È per questo che l'analisi di
Morgan Stanley ieri ha iniziato ad approfondire punti di forza e di debolezza del Paese. Tra i fattori positivi, la
banca d'affari sottolinea la riduzione degli squilibri finanziari verso il resto del mondo: alla fine del prossimo
anno il deficit nel totale degli scambi con l'estero sarà appena all'1% del Pil.
Poi però esistono anche aspetti di vulnerabilità, sottolinea Morgan Stanley. Il più evidente è noto da tempo:
l'economia non smette di contrarsi e il ritmo di caduta del Pil in questo trimestre potrebbe addirittura aver
accelerato. Ma soprattutto, secondo la banca d'affari questa lunga recessione inizia a produrre altri due effetti
nuovi: le sofferenze bancarie saliranno al 10% del portafoglio crediti delle banche entro fine 2013 e la chiusura
o i tagli agli investimenti di molte imprese riducono il potenziale di crescita futura.
Mentre la Spagna avvia la manovra di avvicinamento agli aiuti europei, Morgan Stanley dà il primo segnale che
il faro si sposta sull'altro grande Paese del sud. Non sarà l'ultimo.
*la Repubblica*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: ELENA POLIDORI
Spagna in bilico.
Berlino frena sul salva-Stati
Kotthaus:“Duemila miliardi illusori”. Pressing su Madrid per gli aiuti, oggi Merkel-Draghi
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Rassegna Stampa del giorno 25 Settembre 2012
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ROMA
— La Germania frena sul rafforzamento del fondo salva stati. Il portavoce del ministro delle Finanze definisce
«illusoria » e «del tutto irrealistica» l’ipotesi di un incremento delle risorse Esm (a 2 mila miliardi) grazie anche
alla partecipazione dei privati. Lo stop tedesco arriva a poche ore dall’atteso faccia a faccia tra il cancelliere
Angela Merkel e il presidente della Bce, Mario Draghi, in programma stamani: per il banchiere è la seconda
visita a Berlino da quando, lo scorso novembre, è approdato all’Eurotower, è la prima da quando ha deciso
possibili acquisti illimitati di titoli pubblici dei paesi in difficoltà, il cosiddetto scudo anti-spread, varati
nonostante il no della Bundesbank. Secondo fonti tedesche si tratterà di «discussioni riservate», di «uno
scambio di punti di vista» sulla crisi del debito sovrano, sul rapporto della troika per Atene, sull’eventuale
salvataggio della Spagna e, non ultimo, proprio sull’Esm. Al termine, non sono previste conferenze stampa.
Subito dopo però, Draghi terrà un discorso pubblico alla Federazione dell’industria tedesca.
Il summit a due arriva dopo una settimana di relativa quiete sui mercati. Ieri lo spread è risalito a quota 349 e
le Borse tutte hanno perso un po', con Milano che lascia sul campo lo 0,78% del valore. Di nuovo la Germania
ha venduto bund a tassi negativi. Preoccupa il caso Spagna, ovvero l’incertezza del governo Rajoy, definita
dal commissario Almunia «rischiosa», sul lanciare o meno un Sos a Bruxelles: la Borsa di Madrid, non a caso,
è la peggiore. Intimoriscono ancora le sorti della Grecia. Ma, soprattutto, preoccupa lo stato di salute
dell’economia.
Il premier italiano Mario Monti è convinto che l’Italia sia ormai «uscita dalla lista dei paesi che minano la
stabilità della zona euro»; giura che il 2013 sarà in crescita, anche se il motore economico nazionale «si
riavvierà lentamente»; pronostica insieme all’Ocse che, se si va avanti sulla strada delle riforme - strada
obbligata, secondo l’organizzazione parigina - nel giro di dieci anni la crescita sarà del 4%. Ma nel frattempo,
in Europa la recessione morde, ovunque il Pil viene ricorretto al ribasso (in Italia, meno 2,4%) e giusto ieri, per
il quinto mese di fila, è sceso il temuto indice Ifo, quello che misura la fiducia delle imprese tedesche: è
peggiore delle attese ed è ai minimi da marzo 2010. Per colpa della crisi che incalza lo stesso Fmi s’appresta
a ritoccare al ribasso le sue stime, ad appena tre mesi dall’ultima revisione: il numero uno Christine Lagarde
vedrà la signora Merkel domani, sempre a Berlino: forse ci sarà anche Draghi. Dopo si trasferirà a Tokyo per
l’assemblea annuale, quella che riunisce i ministri e i banchieri centrali di tutto il mondo. La signora comunque
ha già fatto sapere che la ripresa è «più debole» del previsto e che l’Europa resta l’epicentro della crisi, «dove
è più urgente intervenire».
Sarà forse anche per questo che la Banca d’Italia decide di rafforzare le sue posizioni sulle questioni europee.
Il governatore Ignazio Visco infatti fa entrare nel Direttorio, con la qualifica di vicedirettore generale, Fabio
Panetta, 53 anni appena, l’economista che cura tutte le attività dell’eurosistema, compreso il Financial Stability
Report, il nuovo rapporto sulla stabilità finanziaria. Coprirà la posizione lasciata vacante da Anna Maria
Tarantola, oggi alla guida della Rai.
*la Repubblica*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO BEI
Non solo Obama nell’agenda di Monti
faccia a faccia con Soros e i banchieri
Cena con il presidente, il futuro dell’euro in primo piano
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Rassegna Stampa del giorno 25 Settembre 2012
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NEW YORK
— Con l’incontro e il breve scambio di battute con Barack Obama, sotto gli stucchi art deco del Waldorf
Astoria, è iniziata ieri sera la settimana newyorkese del presidente del Consiglio. Una lunga missione
incardinata sulla partecipazione all’assemblea generale dell’Onu, che tuttavia — come è ormai abitudine per
Monti — diventerà l’occasione per una presentazione dei progressi fatti dall’Italia nel capitolo
Riforme&Risanamento. Gli eventi clou, sotto questo aspetto, ci saranno domani e giovedì. Mercoledì il premier
incontrerà infatti a quattr’occhi il finanziere George Soros (in un luogo ancora sconosciuto e comunque lontano
da occhi indiscreti, tanto che l’evento non figura nell’agenda ufficiale di Monti) per uno scambio di vedute sul
destino dell’euro e sui progressi italiani.
Soros, 82 anni, posto da Forbes al quindicesimo posto tra i Paperoni d’America con un patrimonio di quasi 20
miliardi di dollari (da solo potrebbe finanziare il piano Fabbrica Italia della Fiat), conosce bene il presidente del
Consiglio. Già a febbraio, sempre a New York, aveva infatti partecipato a una blindatissima colazione di lavoro
con Monti insieme ad un’altra dozzina di capi di multinazionali, banche e fondi d’investimento. Allora si trattava
di convincerli a tornare a comprare titoli italiani, mostrando loro i primi passi verso il risanamento.
Questa volta Monti si può invece presentare con qualche freccia in più nella faretra. E non solo perché è stato
preceduto nel suo arrivo in Usa dalle stime dorate dell’Ocse, che ieri ha previsto una crescita del 4% in un
decennio se l’Italia persevererà nel cammino intrapreso con il governo tecnico. Monti illustrerà agli americani
anche i progressi nella gestione della crisi dei debiti sovrani, con l’imminente entrata in funzione dell’Esm e lo
scudo «illimitato» aperto dalla Bce di Mario Draghi. Proprio Soros quindici giorni fa, in un’appassionata
apologia dell’Unione europea, scritta per la New York Review of Books, aveva lanciato la proposta choc di far
uscire la Germania dall’euro se non si fosse dimostrata all’altezza di assumerne la leadership. Posizioni che
devono aver colpito Monti.
L’obiettivo — precisava Soros — sarebbe ovviamente non quello di escludere la Germania, bensì di
convincerla a «modificare radicalmente le sue posizioni» e le sue «idee preconcette» in campo economico e
monetario. In questo senso, il finanziere propugnava la mobilitazione di una campagna d’opinione da parte
della società civile e della «business community», che mirasse a far cambiare atteggiamento al governo di
Berlino, facendo emergere il sentimento europeista dei tedeschi, ancora largamente maggioritario, ma oggi
paralizzato «sotto l’incantesimo di false dottrine monetarie e di bilancio». Quelle sostenute dalla Bundesbank.
Dopo il faccia a faccia con Soros, il premier avrà modo giovedì mattina di spiegare agli studiosi del Council on
Foreign Relation (uno dei più prestigiosi think tank bipartisan) la sua visione della «sfida per l’euro e il futuro
dell’integrazione europea».
Una relazione tutta svolta in inglese, per poi filare nel grattacielo Bloomberg dove lo aspetteranno a colazione
quegli stessi ceo delle banche d’investimento incontrati a febbraio. Non mancherà anche un’operazione di
persuasione rivolta ai media a stelle e strisce, per mostrare al pubblico il volto di un’Italia che da «problema
europeo» ormai è diventata «parte della soluzione». Monti infatti concederà interviste in diretta a due star
come Charlie Rose (il più famoso e «feroce» giornalista televisivo Usa) alla Pbs e Christiane Amanpour per la
Cnn. Per poi incontrare a porte chiuse l’intero board degli editorialisti del
Wall Street Journal.
Ormai per Monti in Usa bisogna fare la fila.
*la Repubblica*
MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2012
di: AGNESE ANANASSO
L’energia
Il commissario dell’Autorità di vigilanza su elettricità e gas, Luigi Carbone
“Una black list dell’Authority
contro chi frena la concorrenza”
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— Nell’ultimo anno l’Authority ha visto un aumento dei reclami per contratti non richiesti. Cosa ha fatto il
Garante per ridurre il fenomeno?
«Fermo restando che l’utente non deve apporre firme e dare consensi avventatamente, né di persona né al
telefono — spiega Luigi Carbone, commissario dell’Autorità per l’energia e il gas — siamo intervenuti con una
delibera entrata in vigore a giugno per rafforzare gli strumenti di tutela del consumatore da una parte e di
sanzioni per le aziende “truffaldine” dall’altra».
«Gli agenti devono sempre mostrare il codice personale e della società che li manda, così da poter ricondurre
la responsabilità del contratto all’azienda mandataria. Inoltre, prima di attivare una nuova fornitura il gestore
deve inviare una lettera di benvenuto in cui si chiede esplicitamente al nuovo utente se intende attivare il
contratto. Poi il consumatore ha 40 giorni per dare il proprio assenso o negarlo per iscritto. Non solo, c’è
anche la possibilità di ritirare il consenso».
Che succede se il gestore non rispetta la volontà dell’utente?
gratuitamente e in tempi rapidi. E se anche tutto questo non basta l’Authority intacca la reputazione e il
patrimonio dell’azienda. Oltre ad aver inasprito le sanzioni e gli indennizzi automatici, ha istituito una black list
degli operatori scorretti pubblicata sul sito dell’Autorità. Gli indennizzi sono dovuti per doppie bollette,
pagamento per lo switch (il cambio è gratuito, si paga solo l’attivazione del nuovo contratto) o anche per ritardi
nel rispondere ai reclami. Dal 2008 a oggi l’Autorità ha imposto 43 milioni di euro di indennizzi automatici e
irrogato 14,4 milioni di euro di sanzioni per bollette poco trasparenti, 10 milioni per scarsa qualità
commerciale».
Quando decollerà un vero “mercato” dell’energia?
«Il mercato si deve ancora affermare, è una vera e propria guerra. Ma l’Autority si sta impegnando per
risolvere il problema della “solitudine del consumatore”. Ha potenziato lo Sportello del Consumatore, un
numero verde (800.166.654) a cui risponde uno staff di giovani di grande competenza, anche su questioni
come contratti non richiesti e conciliazioni. Anche le famiglie disagiate si sentono meno sole, grazie
all’emissione di 4 milioni e 800 mila bonus elettrici e gas e all’ampliamento dei bonus ai malati con patologie
gravi che utilizzano apparecchi elettromedicali in casa».
Ci stiamo impegnando per risolvere il problema della solitudine del consumatore
La Fiba-Cisl
Vi augura di trascorrere
una serena giornata
A
Arrrriivveeddeerrccii aa
domani 26 Settembre
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rraasssseeggnnaa ssttaam
mppaa!!