Scarica il programma di sala
Transcript
Scarica il programma di sala
Prosa di Florian Zeller con Massimo Ghini Claudio Bigagli Massimo Ciavarro Alessandro Giuggioli Galatea Ranzi Luca Scapparone Marta Zoffoli scenografia Roberto Crea costumi Silvia Frattolillo luci Marco Palmieri regia di Massimo Ghini produzione La Pirandelliana Comune di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Pordenone Comica Spassosa Diversa comunale giuseppeverdi.it 2, 3, 4 dicembre Un’ora di tranquillità Commedia moderna brillante e divertente grazie al meccanismo del vaudeville giocato fra equivoci e battute esilaranti, Un’ora di tranquillità, di Florian Zeller, è una è una macchina drammaturgicamente perfetta e geniale. In Francia è stata un grande successo sia in teatro che al cinema, dove la pellicola è stata diretta da Patrice Leconte. Opera corale, si sviluppa intorno alla figura di Michel/ Massimo Ghini e deve la sua comicità proprio alla stretta interdipendenza di tutti i personaggi in scena. Ogni attore è allo stesso tempo comico e spalla degli altri, un meccanismo che crea una sequenza di situazioni comiche a un ritmo sempre più serrato e che porta gli spettatori a continue risate, quasi senza soluzione di continuità. L’abilità di Florian Zeller non è solo l’arte di gestire gli incidenti in un vortice in cui le collisioni sono inevitabili, lo fa brillantemente e con un gusto che amplifica il divertimento. Lo spettatore è invitato e sollecitato a conoscere la verità, ma continua ad avere ben presente l’impossibilità di riuscire a sistemare la cose perché ci sono troppe varianti che interferiscono con quello che sembrava un banale progetto per trascorrere un po’di tempo anzi... solo un’ora di tranquillità. Un’ora di tranquillità garantisce 100 minuti senza intervallo di puro divertimento, immersi in una storia che si snoda fra nuovi e vecchi amori, bugie, sotterfugi, amanti, tradimenti, telefonate della mamma e quant’altro di rocambolesco si possa immaginare, dando allo spettatore l’impressione che mai si potrà ritrovare la calma tanto bramata da Michel. Senza poterli minimamente prevedere verranno alla luce vecchi amori, tradimenti, bugie... il tutto tenuto sempre sotto perfetto controllo, ma con la genuinità dirompente del non programmato. E quando finalmente tutti i nodi sono venuti al pettine e amici e parenti lasciano la scena, per Michel c’è ancora tempo per abbassare la puntina sul vinile e godersi, comodamente adagiato sul divano, un’ora di tranquillità... o quasi. Tutta un’altra stagione 16 Prosa 17 abbonati subito La storia Il protagonista è un dentista (Massimo Ghini) che cerca disperatamente un momento di solitudine e serenità. Ha acquistato un vecchio disco in vinile da un rigattiere e vorrebbe ascoltarlo, ma viene continuamente interrotto: la moglie gli deve parlare di cose importanti del loro rapporto, il vicino di casa irrompe all’improvviso, fino a un improbabile idraulico che invece di riparare i guasti ne provoca di nuovi. A questi si aggiungono altri amici, amanti e figli rompiscatole. La pace sembra un sogno irraggiungibile fino al momento in cui tutto si ferma e il disco finalmente sta per essere ascoltato... Note di regia Un’ora di tranquillità. Ho avuto proprio bisogno di questo, per riuscire a scrivere queste poche note di regia. Un titolo che rappresenta in maniera precisa un sogno, un’esigenza che, dati i momenti convulsi che viviamo, si fa quasi utopia. La commedia mi è stata segnalata da un direttore di teatro che l’aveva appena vista a Parigi. La prima lettura è stata immediatamente rivelatrice delle potenzialità del testo stesso. Una intelaiatura da farsa, composta e sviluppata con eleganza che, non disdegna la memoria geometrica di tanta commedia francese cinica e moderna che, ancora continua ad essere fonte di ispirazione per molti film di successo. Il nostro protagonista, che più che essere un protagonista finisce per essere il Caronte di sé stesso, andrà incontro ad uno tsunami che lo travolgerà. Onda anomala composta da una serie di persone, di affetti, di sconosciuti che scaricheranno su di lui le loro nevrosi, spinti, a loro pensare, da un senso di giustizia che vorrebbe riparare al male fatto. La meravigliosa doppiezza dei protagonisti fa sì che qualunque opera riparatrice essi vogliano compiere, si trasformerà in tortura. Il cinismo che pervade tutta la storia mi ha affascinato. Quando la mancanza di ipocrisia permette ad un autore di poter essere così diretto e spietatamente onesto, la risata arriva là dove tanta morale, tanta ipocrisia appunto, fa spesso danni irreparabili. Ridere continuando a descrivere la doppiezza della società che non parla e, se lo fa, mente, accettando tutti di essere protagonisti del nulla. Il testo è di Florian Zeller, uno dei talenti più affermati della nuova drammaturgia francese. Le sue opere sono rappresentate nei maggiori paesi d’Europa con successo di critica e di pubblico. Massimo Ghini La recensione Una “corte” moderna, contemporanea. Un interno borghese 2.0, un po’ astronave, un po’ luogo fuori dai tempi. Un uomo borghese, in una Parigi borghese. Una moglie borghese, una classica amante borghese. Tutto questo è Un’ora di tranquillità, una pièce che non è pochade, non è vaudeville, non è Feydeau o Ray Cooney, ma richiama ognuno di questi generi. Il bourgeois gentilhomme Massimo Ghini è il centro incontrastato di questo pianeta. Anzi no. Forse lo è quel disco trovato sui mercatini, dal titolo emblematico Me, Myself and I, posto al centro della scena su un giradischi 2.0, attorno al quale ruotano tutti i personaggi, quasi fosse un totem. Ghini dirige bene se stesso e tutta la combriccola perfettamente assortita di attori, di grande livello e di diversa estrazione. Un vero mattatore, Massimo, alla prima regia dichiarata, che, in scena praticamente sempre, non sbaglia un colpo, con una professionalità che non è mai stucchevole, ma ponderata, simpatica e divertita. Incanta. Intorno al re sole Ghini, la corte dei pianeti che circuita e lo circuisce. In primis, Galatea Ranzi, moglie moderna, chiccosamente depressa, in balia di sensi di colpa, inculcatigli dall’analista, con una recitazione volutamente sopra le righe, quasi che volesse giocare il gioco della moglie incompresa. Il buco nero dei sensi di colpa avvolge inesorabilmente il pianeta “amante” (...). Ma il sistema solare nell’astronave vede anche un figlio satellite (Alessandro Giuggioli), che cerca di staccarsi dalla famiglia, come una luna con il sole, ma viene inesorabilmente attratto dalla forza centripeta degli altri pianeti, e non basta essere a metà tra “emo” e metallaro ed estraniarsi sullo smartphone, per tagliare il tubo del l’ossigeno. Perché poi privarsi dell’ex amante della moglie, tenero cucciolone dai cerulei occhi di Massimo Ciavarro, o della figura classica del vicino di casa ingombrante, polacco e bislacco quanto basta, un grande Claudio Bigagli? Il tutto mentre nell’interno borghese 2.0, un ultimo incomodo, deus ex machina della pars destruens, ripara/ distrugge la facciata per bene della casa, in un parallelismo fra la disgregazione della famiglia: il polacco/portoghese (o italiano?) Luca Scapparone, altro premio Oscar (con la Ranzi), che dà quel tocco di surreale e che sta a metà tra la corte e l’esterno, sul confine del sistema. Ma nel desiderio capriccioso di sentire il disco, di avere finalmente quell’ora di tranquillità, nella aristotelica unità di tempo, azione e luogo scenico, l’incomunicabilità tra personaggi che non si capiscono nel fiume di parole, tutto diventa allegro, divertente, ironico e grottesco. Si ride molto e non solo per qualche parolaccia (d’altronde siamo nell’era 2.0): e se “merde” si diceva anche in tempi non sospetti, passateci qualche “fuck” qui e là, che non rovinano un testo spassoso e ben tradotto. Sperando davvero di vedere trasformare questa pièce in pellicola, salite su questa corte/astronave, sicuri di scenderne dopo un’ora di, se non tranquillità, spensieratezza intelligente. 16 Prosa 17 www.silviaarosio.com Prossimi appuntamenti 5 dicembre (ore 20.45) La voce del violino Domenico Nordio Filippo Gamba 9, 10 dicembre (ore 20.45) 11 dicembre (ore 16.00) Prosa Play Strindberg di Friedrich Dürrenmatt con Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni 14 dicembre (ore 20.45) Crossover Beatriz e il fado: Musica del mondo Prosa Un’ora di tranquillità