L`azione europea in materia culturale: verso un approccio

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L`azione europea in materia culturale: verso un approccio
o Montrone*dro Montrone
Molteplici sono le azioni intraprese negli ultimi anni dall’Unione europea a
dimostrazione di un interesse crescente verso il settore culturale e creativo, tra le quali
la proclamazione dell’Anno europeo del Dialogo Interculturale nel 2008 e dell’Anno
europeo della Creatività e dell’Innovazione nel 2009, la pubblicazione del noto Libro
Verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare” nel 2010, la
formulazione del nuovo programma di finanziamento Europa Creativa che, dal 2014,
sostituisce i programmi Cultura e Media, ma anche iniziative apparentemente
secondarie, come, ad esempio, l’elaborazione del Libro verde “Sfruttare al meglio il
know-how tradizionale dell’Europa: una possibile estensione della protezione delle
indicazioni geografiche dell’Unione europea ai prodotti non agricoli”, pubblicato nel
2014, che costituisce un passo importante per la protezione di prodotti che siano
espressione di un particolare capitale culturale territoriale.
Termini come audience development, capabilities, start-up, innovazione, coesione sociale,
digitalizzazione sono sempre più frequentemente associati al settore culturale, che si
vede protagonista di una timida ma inevitabile apertura verso settori altri ancora
parzialmente scollegati, alla ricerca di opportunità progettuali intersettoriali che
possano garantirne una maggiore sostenibilità economica, non ultimo alla luce degli
impatti diretti e indiretti che lo stesso genera e potrebbe generare in sfere di azione
eterogenee. Se il tema delle industrie culturali e creative è diventato ormai di grande
attualità non è certamente per la sua innovatività, soltanto presunta, basti pensare
infatti a fenomeni analoghi quali le “Arti” medievali o i movimenti dell’Art nouveau e
del Bauhaus, quanto piuttosto per la novità della sua presa in carico e considerazione
da parte dei policy makers.
Questa consapevolezza sembra ormai diventata principio cardine e strategico su cui
l’Unione europea elabora le proprie politiche in materia culturale, con la conseguente
considerazione del comparto culturale e creativo in termini trasversali, da cui derivano
specifiche azioni e strumenti di finanziamento.
* Dottoranda di ricerca, Institut d’Études Politiques de Grenoble.
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L’Agenda europea della Cultura in un mondo in via di globalizzazione (2007)
L’Unione europea formalizza ufficialmente la sua azione in ambito culturale, per la
prima volta, con il Trattato di Maastricht del 1992 (art. 128 del Trattato, poi art.151
del Trattato di Nizza).
Successivamente, nella versione consolidata del Trattato sul funzionamento
dell’Unione europea (2010), all’art. 167 (ex art. 151 del TCE) del titolo XIII, destinato
alla Cultura, si afferma che:
1. L’Unione contribuisce al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto
delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio
culturale comune.
2. L’azione dell’Unione è intesa ad incoraggiare la cooperazione tra Stati membri e, se
necessario, ad appoggiare e ad integrare l’azione di questi ultimi nei seguenti settori:
- miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura e della storia dei
popoli europei;
- conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea;
- scambi culturali non commerciali;
- creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo.
Anche nel Trattato di Lisbona del 2007 vi erano rimandi precisi al settore culturale, in
particolare nel preambolo si consideravano le “eredità culturali” dell’Europa1, e l’art.2
comma 3 inseriva tra le funzioni dell’Unione europea quella di “rispettare la ricchezza
della sua diversità culturale e linguistica” e di “vigilare sulla salvaguardia e sullo
sviluppo del patrimonio culturale europeo”.
Tuttavia, è nel 2007 con l’Agenda europea della cultura2 che la Commissione europea
avvia, a seguito di un’ampia consultazione condotta nel 2006, un nuovo e importante
processo volto a promuovere e a favorire una maggior cooperazione e nuovi
partenariati tra la Commissione stessa, gli Stati membri, la società civile e il Parlamento
europeo, in vista del raggiungimento di obiettivi comuni nel settore della cultura.
Nella relativa Risoluzione del Consiglio del 16 novembre 2007, al punto 1, si afferma
che l’Agenda è volta “allo sviluppo ulteriore della cooperazione nel campo della
cultura nonché ad incrementare la coerenza e visibilità dell’azione europea in questo
campo, rafforzando contemporaneamente il ruolo trasversale della cultura”.
Gli obiettivi che la nuova iniziativa si prefigge sono i seguenti:
1. la promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale;
2. la promozione della cultura quale catalizzatore della creatività nel quadro della
strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione;
3. la promozione della cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali
dell’UE.
«Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori
universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello
Stato di diritto».
2 Il documento di riferimento di tale iniziativa è la “Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo,
al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, Comunicazione su
un’Agenda europea per la cultura in un mondo in via di Globalizzazione {SEC(2007) 570}”.
1
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Per la realizzazione dei suddetti obiettivi, è imprescindibile l’apporto delle varie
categorie di soggetti coinvolti, ai quali è richiesto uno specifico contributo:
- agli Stati Membri e alle Regioni è richiesto lo sviluppo delle rispettive politiche in
linea con gli obiettivi comuni sopra definiti, uno sforzo di indirizzo per le attività
congiunte, unitamente ad un’analisi dei finanziamenti comunitari disponibili;
- agli attori del settore culturale (organizzazioni professionali, istituzioni culturali,
organismi non governativi, reti europee, fondazioni ecc.) un dialogo con le Istituzioni
europee e il supporto nell’elaborazione di nuove politiche ed azioni a livello europeo;
- la Commissione, oltre all’attivazione delle varie politiche, deve assumere un ruolo di
animazione, di scambio di buone pratiche e di dialogo tra i vari attori;
- per tutti i soggetti di cui sopra ne conseguirà un potenziamento dell’attività di
partenariato e l’adesione all’azione comunitaria.
Quanto alle metodologie di lavoro da prevedere per l’attuazione dell’Agenda, si
individuano:
- un ulteriore sviluppo del dialogo con il settore culturale;
- l’adozione di un “metodo aperto di coordinamento”3;
- il sostegno all’elaborazione di politiche fondate su dati fattuali;
- l’integrazione della cultura in tutte le politiche pertinenti.
Nell’ambito del “Metodo di Coordinamento Aperto” sono stati costituiti dei Gruppi
di lavoro nei seguenti ambiti: diversità culturale e dialogo interculturale/cultura
accessibile e inclusiva; industrie culturali e creative; competenze e mobilità; patrimonio
culturale (compresa la mobilità delle collezioni); sono stati inoltre elaborati dei Piani di
Lavoro pluriennali per la cultura.
Nel 2010 viene inoltre pubblicata una “Relazione della Commissione al Parlamento
europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle
Regioni sull’attuazione dell’Agenda europea per la cultura”, dove si esamina lo stato di
avanzamento dei lavori, a livello comunitario e nazionale, per il conseguimento dei tre
obiettivi principali dell’Agenda.
I progressi rilevati nell’attuazione dell’Obiettivo 1 “Promozione della diversità
culturale e del dialogo interculturale” riguardano principalmente: il miglioramento
della mobilità degli artisti e di altri professionisti della cultura, grazie ad un apposito
gruppo di lavoro nell’ambito del “Metodo di Coordinamento Aperto” e al progetto
pilota sul tema, i cui risultati sono stati raccolti nello studio “Mobility Matters” del 2009;
una particolare attenzione al tema della mobilità delle collezioni, come risulta da vari
studi e dal progetto pilota del 2010 promosso dal Parlamento europeo per la
costituzione di una rete di allarme per il patrimonio culturale.
Il Metodo di Coordinamento Aperto comporta “la fissazione di obiettivi comuni, una verifica periodica dei
progressi compiuti nel loro conseguimento, lo scambio delle migliori pratiche e dei dati pertinenti in modo da
favorire l’apprendimento reciproco”. Utilizzato nei settori dell’occupazione, della protezione sociale,
dell’istruzione e della gioventù, nel settore della cultura esso può fornire un quadro adeguato per la
cooperazione tra gli Stati.
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Inoltre, le attività legate all’Anno europeo del dialogo interculturale (2008) e la
comunicazione della Commissione del 2008 su “Multilinguismo:
una risorsa per l’Europa e un impegno comune”, che intende fornire raccomandazioni
per convertire la diversità linguistica in risorsa di solidarietà e prosperità. Per quanto
concerne l’accesso alla cultura, un apposito gruppo di lavoro sempre nell’ambito del
Metodo di Coordinamento Aperto si è occupato delle sinergie tra istruzione e cultura,
e si è proseguito con il processo di digitalizzazione del patrimonio, per cui nel 2008 è
stata lanciata Europeana; a tal proposito, viene portata avanti un’attività parallela per
l’alfabetizzazione nel campo dei media, grazie ad una specifica raccomandazione della
Commissione del 2009 e all’attuazione del programma MEDIA. Inoltre, la
Commissione ha istituito un marchio del patrimonio culturale da concedere a
particolari siti che celebrino l’integrazione europea, i suoi ideali e la sua storia.
L’obiettivo 2 “Promozione della cultura quale catalizzatore della creatività nel quadro
della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione” è stato perseguito attraverso
una cooperazione concentrata sulle industrie culturali e creative, e un riconoscimento
sempre più ampio, a livello comunitario, del contributo della cultura allo sviluppo
regionale e locale e delle sue potenzialità per stimolare creatività e innovazione.
Tra i vari esempi, anche l’Anno europeo della creatività e dell’innovazione (2009) e
l’istituzione del network ESS-net per la produzione di statistiche culturali.
Per il perseguimento dell’obiettivo 3 “Promozione della cultura quale elemento
essenziale delle relazioni internazionali dell’UE” è stato potenziato il sostegno dell’UE
alla cooperazione culturale nell’ambito della politica europea di vicinato, così come
sono stati avviati i preparativi per una strategia Euromed della cultura. Nel settore
audiovisivo, l’azione preparatoria Media International prevede il potenziamento della
cooperazione tra professionisti europei e di paesi terzi e, nell’ambito delle relazioni
commerciali, l’UE ha continuato a considerare la doppia natura economica e culturale
del settore. Tramite varie iniziative è stato inoltre rafforzato il ruolo della cultura nelle
politiche di sviluppo, nel partenariato orientale, nei partenariati bilaterali stipulati con
paesi partner sviluppati o emergenti.
Nel paragrafo dedicato agli “orientamenti per il futuro”, si indica il contributo che la
cultura può apportare alla strategia di Europa 2020, in particolare a livello di:
iniziative-faro come l’Unione dell’innovazione (ecologie creative, innovazione non
tecnologica), l’Agenda digitale (alfabetizzazione mediatica, nuovi ambienti di creazione
e accesso alla cultura) e le “nuove” competenze per nuovi lavori (competenze
interculturali e abilità trasversali). Si afferma, inoltre, la necessità di enfatizzare il ruolo
della cultura nello sviluppo regionale e locale all’interno della politica di coesione(città
e regioni creative ed interculturali), e di promuovere la cultura nella politica di
espansione e di relazioni esterne dell’Unione europea (proponendo l’Europa come
luogo di creazione, attraverso scambi culturali equilibrati e cooperazione con il resto
del mondo).
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Differenze tra i Piani di lavoro per la cultura 2008-2010 e 2011-2014 elaborati nell’ambito del
Metodo di Coordinamento Aperto:
Priorità
1
2
3
4
5
Piano di lavoro per la cultura 2008-2010
Migliorare le condizioni per consentire la mobilità
degli artisti e degli altri professionisti della cultura
Promuovere l’accesso alla cultura, in particolare
tramite la promozione del patrimonio culturale, il
multilinguismo, il processo di digitalizzazione, il
turismo culturale, le sinergie con l’istruzione,
specie l’istruzione artistica e una più grande
mobilità delle collezioni
Elaborare dati, statistiche e metodologie nel
settore della cultura e migliorarne la comparabilità
Ottimizzare il potenziale delle industrie culturali e
creative, in particolare quello delle PMI
Promuovere e attuare la convenzione UNESCO
sulla protezione e la promozione della diversità
delle espressioni culturali
Piano di lavoro per la cultura 2011-2014
Diversità culturale, dialogo interculturale e
cultura accessibile e inclusiva
Industrie culturali e creative (ICC)
Competenze e mobilità
Patrimonio culturale, compresa la mobilità delle
collezioni
Cultura nelle relazioni esterne
6
Statistiche culturali
Fonte: elaborazione dell’autrice da documenti Commissione europea
Corrispondenze tra Piano di Lavoro per la cultura 2011-2014, Agenda europea della Cultura
2007 e Strategia di Europa 2020:
Piano di lavoro cultura 2011-2014
Diversità culturale, dialogo
interculturale e cultura accessibile e
inclusiva
Industrie culturali e creative (ICC)
Competenze e mobilità
Patrimonio culturale, compresa la
mobilità delle collezioni
Cultura nelle relazioni esterne
Agenda europea della Cultura
Promozione della diversità culturale e del
dialogo interculturale
(obiettivo strategico 1)
Promozione della cultura come
catalizzatore della creatività (obiettivo
strategico 2)
Promozione della diversità culturale e del
dialogo interculturale e promozione della
cultura quale catalizzatore della creatività
(obiettivi strategici 1 e 2)
Promozione della diversità culturale e del
dialogo interculturale (obiettivo strategico 1)
Promozione della cultura quale elemento
essenziale delle relazioni internazionali
dell’UE (obiettivo strategico 3)
Strategia Europa 2020
Crescita inclusiva
(priorità 3)
Una crescita intelligente e
sostenibile
(priorità 1 e 2)
Una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva
(priorità 1, 2 e 3)
Una crescita sostenibile e
inclusiva(priorità 2 e 3)
Utilizzare i nostri
strumenti
di politica estera
Statistiche culturali
Fonte: elaborazione dell’autrice da documenti Commissione europea
Il contributo della cultura alla strategia di Europa 2020
Nella Comunicazione della Commissione su “Europa 2020. Una strategia per una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” del 2010, vengono illustrate tre priorità:
- crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e
sull’innovazione;
- crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle
risorse, più verde e più competitiva;
- crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che
favorisca la coesione sociale e territoriale.
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E le relative iniziative4 promosse per garantire il raggiungimento degli obiettivi di cui sopra.
Sebbene non vi sia alcun accenno o riferimento diretto alla cultura in questa
comunicazione, altri documenti sottolineano l’apporto che i settori culturali e creativi
possono dare nell’implementazione delle tre strategie.
Tra questi, il documento più importante è indubbiamente quello relativo alle
“Conclusioni del Consiglio sul contributo della cultura all’attuazione della strategia
Europa 2020” del 2011, in relazione ai tre obiettivi strategici principali:
1. Contributo della cultura alla crescita intelligente. In questo paragrafo si sottolinea non solo il
peso importante dell’occupazione nel settore culturale e creativo, e il suo eccezionale trend
di crescita negli ultimi anni, ma anche l’importanza di questi settori nella produzione di
beni e servizi innovativi, competitivi e di alta qualità. Inoltre, alla luce dello stretto legame
con il settore dell’istruzione, la cultura può concorrere alla formazione di personale
qualificato.
2. Contributo della cultura alla crescita sostenibile. In questo paragrafo si afferma il ruolo degli
artisti e del settore culturale nel sensibilizzare i cittadini sulle tematiche dell’ambiente, e nel
promuovere una mobilità rispettosa dell’ambiente e l’uso di tecnologie sostenibili; si porta
l’esempio della digitalizzazione che consente la diffusione di contenuti culturali sul web.
3. Contributo della cultura ad una crescita inclusiva. In quest’ultimo paragrafo il contributo che la
cultura può dare ad una crescita inclusiva è soprattutto riferito alla promozione del dialogo
interculturale, al rafforzamento della coesione sociale e della partecipazione dei cittadini
alla vita sociale, culturale ed economica.
Per questi motivi, nello stesso documento il Consiglio dell’Unione europea invita gli Stati
Membri a compiere una serie di attività e ad avvalersi di certe procedure nella
programmazione futura delle proprie politiche e attività.
È possibile riassumere le seguenti raccomandazioni:
- adottare un approccio alla cultura che sia il più possibile trasversale nella
formulazione di politiche e attività per l’attuazione della strategia Europa 2020;
favorire lo scambio di buone pratiche e metodologie per quantificare l’apporto della
cultura nel conseguimento degli obiettivi legati a Europa 2020;
- promuovere e potenziare modalità di partenariato fra istruzione, cultura, ricerca e
imprenditoria, valorizzando talenti e competenze del settore creativo;
- ricorrere agli strumenti finanziari dell’UE, in particolari ai fondi strutturali, per potenziare
la cultura e le industrie culturali e creative in quanto motori di sviluppo a livello locale e
regionale, e favorirne l’integrazione con le strategie di specializzazione intelligente;
- promuovere l’uso di tecnologie sostenibili nella produzione e distribuzione di beni e
servizi culturali, e sostenere la sensibilizzazione allo sviluppo sostenibile da parte del
settore culturale, anche attraverso attività di formazione;
- considerare ed esaminare il ruolo del patrimonio culturale materiale e immateriale
nello sviluppo della comunità e della cittadinanza attiva, e integrarlo in strategie e
politiche di sviluppo locale e regionale;
Iniziative: “L’Unione dell’innovazione”; “Youth on the move”; “Un’agenda europea del digitale”; “Un’Europa
efficiente sotto il profilo delle risorse”; “Una politica industriale per l’era della globalizzazione”; “Un’agenda per
nuove competenze e nuovi posti di lavoro”; la “Piattaforma europea contro la povertà”.
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- rispondere alle esigenze formative e di capacity-building delle istituzioni e
organizzazioni culturali pubbliche, e dei professionisti attivi nel settore socio-culturale,
al fine di garantire la fornitura di servizi adeguati e coerenti con le funzioni socioculturali delle stesse.
Il Consiglio invita inoltre gli Stati membri e la Commissione a ricorrere a ESS-net
Culture, per fornire dati statistici affidabili e aggiornati sull’impatto sociale ed
economico della cultura (e definire le future priorità a partire dalle raccomandazioni
dello stesso), e all’Alleanza europea delle industrie creative5, per consolidare il settore e
potenziarne il contributo innovativo; a promuovere la digitalizzazione e l’accessibilità
del patrimonio culturale e dei contenuti culturali contemporanei (in particolare
attraverso Europeana), e il turismo culturale sostenibile come fattore di coesione e di
sviluppo economico. Infine, si chiede di esaminare la componente culturale nel quadro
dell’apprendimento permanente e il suo potenziamento, al fine di favorire lo sviluppo
di competenze chiave6 e contribuire all’elaborazione delle politiche in questo settore.
Questa comunicazione era stata preceduta da altri report e comunicazioni sul
contributo della cultura allo sviluppo locale e regionale, tra cui le “Conclusioni del
Consiglio del 10 maggio 2010 sul contributo della cultura allo sviluppo locale e
regionale” e lo “Study on the Contribution of Culture to Local and Regional Development Evidence from the Structural Funds” pubblicato nel settembre 2010.
Nella comunicazione del Consiglio sopra citata già si affermava che “vi è un legame
evidente tra cultura, creatività e innovazione, che contribuisce al progresso sociale ed
economico. È pertanto essenziale consolidare il contributo della cultura, specie delle
industrie culturali e creative, alla strategia «Europa 2020» per una crescita intelligente,
sostenibile e inclusiva”.
A tal proposito sono state individuate 5 priorità7 a cui dovranno contribuire gli Stati
membri e la Commissione:
1. integrare la cultura nelle politiche di sviluppo locale e regionale;
2. stimolare un ambiente favorevole a livello locale e regionale per un migliore
sviluppo delle industrie culturali e creative, specie le PMI;
3. approfondire il contributo della cultura al turismo sostenibile;
4. promuovere la creatività nell’istruzione e nella formazione per sviluppare nuove
capacità, migliorare il capitale umano e promuovere la coesione sociale;
5. rafforzare la cooperazione culturale transfrontaliera, transnazionale e interregionale.
Anche la Comunicazione della Commissione europea su “Il contributo della politica
regionale alla crescita intelligente nell’ambito della strategia Europa 2020” del 2010 fa
riferimento alla creatività e alle industrie culturali, al contributo che queste possono
ECIA - European Creative Industries Alliance, a cui aderiscono 28 partner internazionali con l’obiettivo di
promuovere percorsi di formazione e finanziamenti alle imprese, coinvolgendo anche policy-makers e operatori a
livello regionale e nazionale, attraverso una policy learning platform, al fine di elaborare politiche di supporto alle
industrie culturali e creative.
6 Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave
per l’apprendimento permanente.
7 Priorità che si ritroveranno a vario titolo anche nella Comunicazione “Conclusioni del Consiglio sul contributo
della cultura all’attuazione della strategia Europa 2020” (2011/C 175/01).
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apportare a livello economico ed occupazionale, e quindi alla necessità di includerle
nelle politiche regionali. Il documento individua alcune azioni8 che gli Stati membri e
le Regioni dovranno intraprendere per favorire il raggiungimento degli obiettivi di
Europa 2020 per una “crescita intelligente”.
Tra i principali elementi9 dell’Azione n. 1 “Strategie di specializzazione intelligente”
che le Regioni dovrebbe mettere in atto, viene indicato anche “Creatività e industrie
culturali”.
A tal proposito, si ritiene che le ICC debbano essere integrate nelle strategie regionali,
in quanto le stesse “si trovano in una posizione strategica per collegare creatività e
innovazione. Possono contribuire a rilanciare le economie locali, incentivare nuove
attività, creare posti di lavoro nuovi e sostenibili, produrre significativi effetti positivi
sulle altre industrie e aumentare l’attrattiva delle regioni e delle città”.
Per quanto concerne la politica di coesione 2014-2020 - Documento di lavoro dei
Servizi della Commissione riguardante gli “Elementi di un quadro strategico comune
2014 - 2020”-, la Commissione non destina alla cultura un apposito obiettivo tematico
tra gli 11 proposti10, come da più parti auspicato, ma è possibile trovare riferimenti al
settore culturale e creativo in alcuni degli obiettivi, a testimonianza dell’adozione di un
approccio sempre più trasversale nella considerazione del settore. In particolare, la
cultura è menzionata, a vario titolo, negli obiettivi 1-3-6-9-10 e, più nello specifico, la
creatività e le ICC negli obiettivi 1-3-10. All’obiettivo 1 “Rafforzare la ricerca, lo
sviluppo tecnologico e l’innovazione” si fa menzione di “hub” creativi, industrie
culturali e creative; all’obiettivo 3 “Promuovere la competitività delle piccole e medie
imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura”, si cita “lo
sviluppo delle PMI in settori emergenti collegati alle sfide europee e regionali, come i
Azione 1: sviluppare strategie di specializzazione intelligente; Azione 2: fare ricorso in modo più esteso agli
strumenti di ingegneria finanziaria; Azione 3: puntare sulla possibilità di finanziare la cooperazione
interregionale; Azione 4: garantire coerenza tra le politiche di innovazione e ricerca che puntano
sull’incentivazione dell’offerta e quelle incentrate sull’attrazione della domanda; Azione 5: fare ricorso in modo
più sistematico a valutazioni paritetiche (peer review) di esperti indipendenti nell’ambito dei progetti di ricerca al
fine di potenziare l’efficacia del sostegno offerto; Azione 6: valutare la possibilità di fare ricorso al FESR per il
finanziamento di adeguati progetti PQ7 e CIP selezionati; Azione 7: avvalersi delle possibilità di migliorare la
politica di innovazione regionale mediante l’apprendimento tra pari offerto da PQ7, CIP e dalle reti e
piattaforme INTERREG IV C.
9 Elementi: Cluster di innovazione per la crescita regionale; Contesti imprenditoriali favorevoli all’innovazione
per le PMI; Apprendimento permanente nella ricerca e nell’innovazione; Infrastrutture di ricerca e centri di
competenza regionali attrattivi; Agenda digitale; Appalti pubblici; Partenariati europei per l’innovazione;
Creatività e le industrie culturali.
10 Gli 11 obiettivi tematici sono: 1. Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. 2. Migliorare
l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché l’impiego e la qualità delle medesime.
3. Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e
dell’acquacoltura. 4. Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori. 5.
Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi. 6. Tutelare
l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse. 7. Promuovere sistemi di trasporto sostenibili ed
eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete. 8. Promuovere l’occupazione sostenibile e di
qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori. 9. Promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni
forma di discriminazione. 10. Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per le
competenze e l’apprendimento permanente. 11. Rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche e degli
stakeholders e promuovere un’amministrazione pubblica efficiente, assistenza tecnica.
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settori della creazione e della cultura, le nuove forme di turismo e i servizi innovativi”;
all’obiettivo 10 “Investire nell’istruzione, formazione e formazione professionale, per
le competenze e l’apprendimento permanente” si fa riferimento allo “sviluppo degli
atteggiamenti creativi”.
Nell’ambito del Metodo Aperto di Coordinamento e del Piano di lavoro 2011-2014, il
Gruppo di Esperti per le Imprese culturali e Creative ha elaborato un “Policy handbook
on: How to strategically use the EU support programmes, including Structural Funds, to foster the
potential of culture for local, regional and national development and the spill-over effects on the wider
economy?”. Sono state individuate alcune raccomandazioni e misure utili per le Regioni
nell’implementazione di strategie di specializzazione intelligente, quindi nel
raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020.
Tre sono le principali raccomandazioni rivolte alle Regioni per l’implementazione di
strategie per le industrie culturali e creative:
- mappare le industrie culturali e creative presenti nel territorio regionale;
- includere tutti gli attori culturali, politici e amministrativi nel processo di decision-making;
- adottare un approccio strategico e inclusivo per gli investimenti e l’uso delle risorse
finanziarie.
Le misure specifiche suggerite sono suddivise in tre categorie, che a loro volta includono specifiche
azioni:
MISURE
CREARE PRECONDIZIONI
FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO
DELLE ICC
AZIONI
1. analisi e studi per la mappatura
2. alleanze strategiche e contesto istituzionale
3. sensibilizzazione e attività informativa
4. strategie e politiche ad hoc
POTENZIAMENTO ICC
1. capacity building
2. infrastrutture fisiche
3. incubazione per il business creativo
4. accesso alle risorse finanziarie
5. network e cluster
Azioni volte a potenziare gli effetti delle ICC nei seguenti ambiti:
EFFETTI SPILLOVER
- innovazione e produttività
- turismo e “branding”
- sviluppo regionale
- sostenibilità ambientale
- educazione e lifelong learning
- innovazione e benessere sociale
Fonte: elaborazione dell’autrice da documenti UE
Anche un’ulteriore comunicazione della Commissione, “Valorizzare i settori culturali e
creativi per favorire la crescita e l’occupazione nell’UE” del 2012, sottolinea la
necessità di una strategia multilivello e coordinata a livello di Stati membri che sia
volta soprattutto a: soddisfare la domanda di nuove competenze; migliorare l’accesso
ai finanziamenti; espandere il mercato: nuove partnership e modelli di business; ampliare
la dimensione internazionale; migliorare le sinergie tra i settori.
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I programmi europei di finanziamento per la cultura
I primi programmi istituiti dalla Commissione europea per la cultura risalgono alla fine
degli anni ’90: nel 1996 viene lanciato il programma “Caleidoscopio”, volto al
sostegno e alla promozione di attività culturali ed artistiche di dimensione europea, e
nel 1997 i programmi “Arianna”, rivolto al settore del libro e della lettura, e
“Raffaello”, per il sostegno al patrimonio culturale europeo.
Nel 2000 si dà avvio al primo programma di durata settennale rivolto all’intero settore
culturale, “Cultura 2000”, con l’obiettivo di promuovere una maggior cooperazione
culturale, la mobilità degli artisti, l’accesso alla cultura, il dialogo interculturale, la
valorizzazione della diversità culturale, del patrimonio, della cultura nello sviluppo
socio-economico e la loro diffusione transnazionale.
A partire dal 2007 questo programma viene sostituito dal programma “Cultura 20072013” avente i seguenti obiettivi: incentivare la mobilità transnazionale degli operatori
in campo culturale; sostenere la circolazione transnazionale di opere e beni artistici e
culturali; promuovere il dialogo interculturale.
Il sostegno è rivolto a tre diverse categorie: progetti culturali, organizzazioni attive nel
campo della cultura, attività di analisi e diffusione delle informazioni. Nel primo caso,
si sostengono progetti di cooperazione pluriennali (da 3 a 5 anni), azioni di
cooperazione (massimo 2 anni), e azioni speciali, come ad esempio le Capitali Europee
della Cultura. Il budget totale era di 400 milioni di euro.
(Il budget del programma Media 2007-2013 era pari a 755 milioni di euro).
A seguito di numerose consultazioni sul futuro dei Programmi Cultura, Media e Media
Mundus, di valutazioni relative all’attuazione degli stessi, di audizioni pubbliche e di
raccomandazioni elaborate da esperti nell’ambito del Metodo Aperto di
Coordinamento11, nel 2011 è stata avanzata una “Proposta di regolamento del
Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa Creativa”12.
Il nuovo Programma per il settennio 2014-2020 comprende i settori precedentemente
destinatari di specifici programmi, articolandosi in tre sezioni:
- una sezione transettoriale che riguarda tutti i settori culturali e creativi e comprende
uno strumento finanziario e il sostegno alla cooperazione politica transnazionale e ad
azioni transettoriali innovative;
- una sezione Cultura che riguarda i settori culturali e creativi;
- una sezione Media che riguarda il settore audiovisivo.
11 Tra il 15 settembre e il 15 dicembre 2010 si è tenuta una consultazione pubblica sul futuro del programma
Cultura, tra settembre e novembre 2010 la Commissione ha condotto una consultazione pubblica online sul futuro
del programma MEDIA 2007, e il 18 marzo 2011 si è tenuta a Bruxelles un’audizione pubblica sui programmi
MEDIA e MEDIA Mundus. La Commissione ha tenuto conto della valutazione intermedia del programma attuale
condotta nel 2010, delle reazioni (circa 350) al libro verde della Commissione “Le industrie culturali e creative, un
potenziale da sfruttare”, dei risultati di studi indipendenti, e infine delle raccomandazioni avanzate da esperti nel
quadro del metodo di coordinamento aperto (MAC) applicato al settore della cultura e del dialogo strutturato con il
settore nel periodo 2008-2010. Si è tenuta una serie di altre consultazioni mirate riguardanti il problema dell’accesso
ai finanziamenti. Tre valutazioni d’impatto hanno inoltre contribuito alla proposta: una sul proseguimento
dell’attuale programma Cultura, le altre sugli attuali programmi MEDIA e MEDIA Mundus.
12 La base giuridica della proposta è rappresentata dagli articoli 166, 167 e 173 del Trattato sul funzionamento
dell’Unione europea (TFUE).
210
All’articolo 4 sono definiti gli obiettivi generali del programma:
a) favorire la protezione e la promozione della diversità culturale e linguistica europea;
b) rafforzare la competitività dei settori culturali e creativi al fine di promuovere una
crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Gli obiettivi specifici del programma sono descritti all’art. 5:
a) sostenere la capacità dei settori culturali e creativi europei di operare a livello
transnazionale;
b) promuovere la circolazione transnazionale delle opere e degli operatori culturali e
creativi e raggiungere nuovi pubblici in Europa e nel mondo;
c) rafforzare la capacità finanziaria dei settori culturali e creativi, in particolare delle
piccole e medie imprese e organizzazioni;
d) sostenere la cooperazione politica transnazionale in modo da favorire lo sviluppo di
politiche, l’innovazione, la costruzione del pubblico e nuovi modelli di business.
Nella Nota relativa alla proposta concernente la sezione Cultura del programma
Europa creativa del Settembre 2012, si analizzano alcuni fattori e temi relativi al contesto
politico generale nel quale si colloca il programma, all’architettura politica e alla
fattibilità operativa della proposta, alle modalità della partecipazione dei soggetti
interessati.
A conclusione dell’analisi, si ritiene che gli obiettivi del Programma“sono conformi
agli obiettivi e ai traguardi delineati nella strategia Europa 2020 e, a grandi linee,
rispondono alla realtà di un’economia creativa globalizzata e sempre più digitalizzata”.
Tuttavia, si sottolinea la mancanza di attenzione rispetto a questo programma e ai suoi
settori di interesse all’interno della strategia Europa 2020 (in cui è citata soltanto una volta).
Il budget di Europa Creativa è di 1,46 miliardi di euro, ridotto rispetto alla proposta
iniziale pari a 1,8 miliardi di euro, così ripartito: il 56% per il sotto-programma Media,
il 31% per il sotto-programma Cultura e il 13% per la sezione transettoriale.
Oltre al Programma appositamente predisposto per sostenere il settore culturale, altri
Programmi possono supportare azioni in questo settore, come Horizon 2020 e
COSME - Competitiveness of Enterprises and Small and Medium-sized Enterprises, oltre ai
Fondi strutturali nell’ambito della Politica di coesione.
Fondi strutturali e cultura
Dai dati contenuti nello “Study on the Contribution of Culture to Local and Regional
Development - Evidence from the Structural Funds” pubblicato nel settembre 2010, si evince
il contributo al settore culturale attraverso i Fondi strutturali per paese,
rispettivamente per i periodi 2000-2006 e 2007-201313.
Per il periodo 2000-2006, lo stanziamento per i Fondi strutturali ammontava a 195 miliardi euro, destinato ai
quattro fondi previsti: European Regional Development Fund (ERDF); European Social Fund (ESF); Financial
Instruments for Fisheries Guidance (FIFG); European Agriculture Guidance and Guarantee Fund (EAGGF).
Per il periodo 2007-2013, lo stanziamento ammontava a 347 miliardi euro, destinato a tre fondi: European
Regional Development Fund, European Social Fund e Cohesion Fund. Per il periodo 2014-2020, lo
stanziamento ammonta a 386 miliardi euro, articolato negli stessi fondi del periodo precedente ma secondo
obiettivi diversi.
13
211
Nello studio si afferma che mentre nel primo periodo sono ancora poche le azioni che
possono interessare il settore culturale, nel secondo periodo queste diventano più
numerose e articolate, fino ad essere presenti in ognuna delle priorità del FESR.
È inoltre possibile constatare come gli Stati membri dell’Europa meridionale e la
Francia siano più propensi a finanziare azioni nel comparto culturale attraverso Fondi
strutturali, a differenza di quelli dell’Europa settentrionale. La Francia, inoltre, si
distingue per l’elevato numero di programmi regionali con priorità culturali.
Si rileva che varie azioni in questo settore sono finanziate non soltanto attraverso i
Programmi Operativi, ma anche attraverso programmi di iniziativa comunitaria come
INTERREG e URBAN, dato che risulta più elevato per Germania, Francia, Italia e Spagna.
Per il secondo periodo, la spesa prevista per la cultura nell’ambito della Politica di
coesione si attesta sui 6 miliardi di euro (1,7% del Budget complessivo), di cui 3 miliardi
di euro per il patrimonio culturale, 2,2 miliardi di euro per le infrastrutture culturali e 775
milioni di euro per sostenere servizi culturali (i dati variano notevolmente tra i 27 Stati
Membri).
Per quanto concerne l’Italia, nello studio “Culture and the Structural Funds in Italy”,
elaborato da Pier Luigi Sacco nel 2012 nell’ambito di EENC - European Expert
Network on Culture, si riporta la ripartizione del Fondo Europeo per lo Sviluppo
Regionale per le tre categorie sopra menzionate (patrimonio, infrastrutture e servizi) e
la ripartizione a livello regionale. A livello nazionale, il caso italiano si discosta dalla
media europea per quanto riguarda l’attribuzione alle infrastrutture culturali, molto
inferiore rispetto alla media UE, e ai servizi culturali, oltre il doppio della media UE.
A livello regionale, la ripartizione della spesa per le tre categorie varia sensibilmente da
una regione all’altra. Trattandosi però di una valutazione ex-ante, i dati andrebbero poi
integrati successivamente al termine del periodo di programmazione.
Tuttavia, se si considera invece come la cultura venga considerata nei programmi
operativi a livello regionale, è possibile raggruppare le regioni in tre grandi gruppi14, a
seconda che esse considerino la cultura come priorità in sé, oppure come sottopriorità di altri settori, o infine che la omettano.
È chiaro, anche da questo studio, come alla cultura venga riconosciuto, in maniera più o
meno evidente, un contributo allo sviluppo regionale; si tratta tuttavia di un
riconoscimento ancora soltanto parziale, in quanto finora legato esclusivamente al
settore turistico e ambientale; resta, infatti, ancora escluso il contributo della cultura in
altri settori come la ricerca, lo sviluppo urbano, la competitività, l’inclusione sociale ecc.
Nel caso italiano, come afferma Sacco, il problema principale non riguardo tanto
l’ammontare dei fondi destinati al settore culturale, quanto piuttosto la pianificazione
dell’allocazione stessa, a causa dell’assenza di un approccio strategico, della
concentrazione su settori tradizionali e poco innovativi, e dello scarsa considerazione
di best practice e confronti internazionali.
Nel primo gruppo rientrano: Lombardia, Sicilia, Sardegna, Basilicata, Emilia-Romagna, Puglia, Campania,
Liguria, Calabria. Nel secondo gruppo rientrano: Lazio, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Provincia
autonoma di Trento, Toscana, Abruzzo e Piemonte. Nel terzo gruppo rientrano: Umbria, Molise, Provincia
autonoma di Bolzano, che, pur prevedendo spese nel settore culturale, non dedicano a questa alcuna sotto-priorità.
14
212
Allo stesso tempo, lo studio sull’utilizzo dei Fondi strutturali per progetti culturali,
elaborato nel 2012 da KEA European Affairs per la Direzione Generale delle Politiche
interne, propone delle raccomandazioni per il settore culturale nella Politica di coesione
2014-2020, da adottare sia a livello UE sia a livello nazionale, regionale e locale.
Partendo dalla necessità di adottare un approccio più ampio nel considerare il settore
culturale, e di estendere il concetto di innovazione, si suggeriscono a livello europeo i
seguenti interventi negli ambiti sotto indicati:
- tematica, priorità di investimenti e azioni chiave:
- promuovere la cultura come nuova priorità tematica per il 2014-2020;
- sostenere la creazione, l’accesso e l’uso dei contenuti creativi;
- promuovere il contributo della cultura per una società environmental-friendly (tematica 6);
- supportare non solo la ristrutturazione ma anche la creazione e la promozione di
infrastrutture culturali (tematica 6);
- riconoscere il ruolo della cultura per l’occupazione, l’innovazione e l’inclusione sociale
e assicurarne il supporto adeguato (tematiche 8, 9,10);
- potenziare la capacità istituzionale degli stakeholder pubblici nel settore della cultura
(tematica 11);
- promuovere il ruolo della cultura nella modernizzazione dei servizi pubblici
(tematica 11);
- destinare il 5% del FESR per lo sviluppo urbano legato alla cultura.
- partenariato:
- coinvolgere gli stakeholder culturali a tutti i livelli
- valutazione e monitoraggio:
- considerare gli impatti qualitativi
- sensibilizzazione:
- sensibilizzare all’importanza di investimenti culturali per lo sviluppo locale.
Risulta evidente, pertanto, come l’approccio dell’Europa nella considerazione del
settore culturale sia sempre più trasversale e ponga una particolare enfasi in termini di
innovazione e occupazione, con l’auspicio che sia gli Stati membri sia le Regioni
intraprendano la stessa direzione, facendo propria la visione della cultura come
motore di sviluppo. Sviluppo che potrà realizzarsi se e solo se le amministrazioni
pubbliche si impegneranno nella formulazione di politiche intersettoriali, frutto di una
programmazione condivisa e supportata da analisi, dati fattuali e confronti
internazionali, e non di una fortuita quanto impossibile autodeterminazione.
Il Progetto CREA_RE
CREA.RE Creative Regions Europe è un progetto realizzato nell’ambito del programma
Interreg IVC, dal 2010 e per la durata di tre anni. 12 enti pubblici locali e regionali di
10 paesi europei, tra cui la Regione Umbria e il Comune di Narni, hanno preso parte al
progetto, il cui obiettivo primario è stato quello di promuovere una maggiore
integrazione delle industrie culturali e creative nelle politiche regionali, attraverso
l’individuazione di azioni specifiche di supporto e dei relativi indicatori di valutazione.
213
A conclusione del progetto sono stati pubblicati vari documenti utili in collaborazione
con l’agenzia KEA di Bruxelles.
Le azioni di supporto individuate sono le seguenti:
- Infrastrutture e clustering/networking, per supportare la nascita e lo sviluppo delle imprese
culturali e creative;
- Competenze e imprenditorialità, per favorire lo sviluppo delle competenze e di strumenti
di finanza agevolata;
- Incubazione, per favorire lo start-up con il sostegno a elementi hard (infrastrutture) e
soft (sviluppo delle competenze);
- Governance, relativamente alla messa in atto delle politiche.
I partner del progetto:
Capofila: Cultural department - Office of the State Government of Upper Austria (AT)
Partners: Regional Council of Central Finland (FI), District administration LüchowDannenberg (DE), Comune di Narni (IT), City of Poznan - Poznan City Hall (PL),
City of Medias (RO), Maribor Development Agency (SI), Region Västra Götaland,
Cultural affairs Committee (SE), Barcelona Provincial Council (ES), Municipal
Institute of Economic Development and Employment of Cordoba, IMDEEC (ES),
Province of East Flanders (BE), Regione Umbria (IT).
Riferimenti bibliografici
Commissione europea
2012
Documento di lavoro dei servizi della Commissione, Elementi di un quadro strategico
comune 2014 - 2020 per il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo, il Fondo
di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e il Fondo europeo per gli affari marittimi
e la pesca.
2012
Comunicazione della Commissione Europea, Valorizzare i settori culturali e creativi per
favorire la crescita e l’occupazione nell’UE.
2011
Commission staff Working document, Analysis of the consultation launched by the Green
Paper on “Unlocking the potential of cultural and creative industries”.
2010
Commission Communication, Regional Policy contributing to smart growth in Europe 2020.
2010
Libro verde. Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare.
2010
Communication from the Commission to the European parliament, the Council, the
European economic and social committee and the Committee of the Regions, Regional
Policy contributing to smart growth in Europe 2020.
2010
Comunicazione della Commissione Europea, Europa 2020: Una strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva.
2010
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato
Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni sull’attuazione dell’Agenda
europea per la cultura, Commission working document the European Agenda for culture progress towards shared goals.
2007
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato
economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Comunicazione su un’agenda
europea per la cultura in un mondo in via di Globalizzazione.
214
Consiglio europeo
2011
2010
2009
2007
Council of the European Union, Council conclusions on the contribution of culture to the
implementation of the Europe 2020 strategy.
Council of the European Union, Conclusions of the Council and of the Representatives of the
Governments of the Member States, meeting within the Council, on the Work Plan for Culture
2011-2014.
Council of the European Union, Council Conclusion on Culture as a Catalyst for Creativity
and Innovation.
Council of the European Union, Council conclusions on the contribution of the cultural and
creative sectors to the achievement of the Lisbon objectives.
Altre istituzioni
2012
2012
2012
2011
2010
ESSnet-CULTURE, European Statistical System Network on Culture, Final report.
OMC Group on cultural and creative industries, European agenda for culture, Work plan
for culture 2011-2014.
OMC Group on cultural and creative industries, Policy handbook on How to strategically
use the EU support programmes, including Structural Funds, to foster the potential of culture for
local, regional and national development and the spill over effects on the wider economy?
OMC Group on cultural and creative industries, Recommendations of the EU Platform on
the Potential of Cultural and Creative Industries.
CSES Centre for Strategy & Evaluation Services, Ericarts, Study on the contribution of
culture to local and regional development - Evidence from the Structural Funds.
215