DROGA BARI PUSHER TENTA DI INVESTIRE UN CARABINIERE
Transcript
DROGA BARI PUSHER TENTA DI INVESTIRE UN CARABINIERE
DROGA BARI 3 giugno PUSHER TENTA DI INVESTIRE UN CARABINIERE I Carabinieri della compagnia di Monopoli e della stazione di Castellana hanno arrestato un 29enne e un 27enne, entrambi castellanesi, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante un servizio finalizzato al contrasto del traffico illecito di tali sostanze, i militari hanno fermato i due mentre si apprestavano a prelevare 40 grammi di eroina dalla fessura di un muretto a secco. Vistisi scoperti, il più grande ha tentato la fuga a piedi attraverso i campi ma è stato rincorso e bloccato da un militare, mentre il complice, che era alla guida di un’utilitaria, pur di guadagnarsi la fuga, ha tentato di investire un altro carabiniere. 4 giugno SEQUESTRO DI DROGA AL PORTO DI BARI I finanzieri del Gruppo Bari, insieme ai funzionari dell’ufficio antifrode dell’Agenzia delle Dogane, hanno sequestrato, il 4 giugno, la partita di marijuana più pesante e ricca degli ultimi 12 mesi. Circa mille e 400 chilogrammi che altrimenti avrebbero portato nelle tasche dei venditori al dettaglio e all’ingrosso della malavita (in base ad un calcolo approssimato per difetto ed elaborato dagli stessi investigatori) qualche cosa come 14 milioni di euro, centesimo più, centesimo meno. Le rotte lungo le quali si muovono le partite di droga dall’Albania alla Puglia (nel caso specifico al porto di Bari) sono sempre più trafficate. Rotte legali, percorse da traghetti e navi merci, utilizzati per trasferire carichi illegali. La partita di droga sequestrata aveva fatto il percorso più battuto, tra Durazzo e Bari. Lo stupefacente confezionato in 1.300 buste <<sottovuoto spinto>> per alimenti, perfettamente sigillate (nulla più è lasciato al caso dai narcotrafficanti che in quanto a gestione della qualità ed efficienza del servizio garantiscono il rispetto di normative e linee guida più numerose della ISO 9001), era nascosta sotto un carico di copertura costituito da camicie estive da donna, all’interno di un camion con targa albanese appena sbarcato dalla motonave <<Bari>> proveniente, appunto, da Durazzo. La parte <<legale>> del carico, fabbricata in una industria tessile albanese, stando alle bolle di accompagnamento, era destinato ad una ditta di abbigliamento che ha la sua sede a San Giuliano in Colle, nella provincia di Padova. La posizione del <<mittente>> e del <<destinatario>> della spedizione è all’esame degli investigatori, che tendono ad escludere un comportamento complice. A richiamare l’attenzione dei militari e degli ispettori doganali pare sia stata la sproporzione tra la limitata consistenza del carico (appena 4mila camicie) e la notevole dimensione del camion, un Fiat Iveco che era condotto dal proprietario, un trasportatore albanese, di 45 anni. L’uomo, incensurato sia nel suo Paese che in Italia, è stato arrestato con l’accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Ha dichiarato di non aver nulla a che fare con la droga e di non sapere come fosse finita in fondo al vano merci del suo mezzo, dietro le camicie da donna. Il carico di copertura e il camion sono stati sequestrati. Negli ultimi dodici mesi il quantitativo di stupefacente sequestrato da finanzieri e funzionari della Dogana all’interno nel porto supera abbondantemente le tre tonnellate, stabilendo così un record. L’intensificazione delle rotte europee est-ovest ha spinto i trafficanti sempre più verso i porti di Ancona, Bari e Taranto, che risultano Blog: osserbari.wordpress.com e-mail: [email protected] Cell. : 3392922301 - 3476839372 essere la naturale porta di ingresso per i traffici illegali provenienti dall’est e nord Europa, dall’Africa e Medio Oriente. Tutti gli indicatori economici certificano la crescita costante dei commerci internazionali illeciti, che nemmeno la crisi in atto pare abbia scalfito. La stessa crisi che sta spingendo un numero sempre più consistente di <<padroncini>> di nazionalità albanese, ovvero di autotrasportatori che già lavorano sulla tratta Albania-Italia per il trasferimento di merci legali ad offrirsi come corrieri della droga. La loro speranza è di superare indenni i controlli proprio grazie ai cosiddetti <<carichi di copertura>>, di passare inosservati e gabbare così i controllori che ogni giorno assistono ad un massiccio e continuo via vai di persone e di merci. Una sfida altamente rischiosa ma a quanto pare anche molto remunerativa se un numero sempre maggiore di trasportatori accetta di giocarsi licenza di lavoro e reputazione puntando tutto su un unico viaggio. 10 giugno SEQUESTRO DROGA La Finanza, in collaborazione con il servizio di vigilanza antifrode dell’Agenzia delle dogane, ha sequestrato 51 chilogrammi di marijuana al porto di Bari. Si tratta di un nuovo ritrovamento dopo quello enorme di circa 140 chilogrammi della scorsa settimana. Stavolta la droga, confezionata in 97 panetti, era nascosta nelle portiere e nel pianale di un’autovettura monovolume marca Mercedes con targa albanese, appena sbarcata da una motonave proveniente dalla Grecia. Se immesso sul mercato illegale dello spaccio, lo stupefacente avrebbe fruttato circi 500 mila euro. Il responsabile, un cittadino albanese di 55 anni, è stato arrestato. 12 giugno DROGA A JAPIGIA Prima l’inseguimento che si è tramutato in una concitata caccia all’uomo per le strade di Japigia. Poi le perquisizioni che sono diventate ben presto una specie di caccia al tesoro, durante la quale gli agenti della Squadra Volante della Questura, guidati dal fiuto infallibile di un cane poliziotto, sono riusciti a scovare in 6 nascondigli differenti più di 360 grammi di marijuana. L’operazione ha assicurato in carcere un giovane di 23 anni dal cognome altisonante. Si tratta di Alessandro Lovreglio, nipote per parte di madre del mammasantissima di Japigia Savinuccio Parisi. Questo il racconto delle concitate fasi che in base alla versione della polizia, hanno portato all’arresto di Lovreglio, al sequestro della droga e della moto Honda SH utilizzata dal nipote di Parisi. Il pomeriggio del 13 giugno, in via Padre Pio a Japigia, una pattuglia nota un giovane a cavallo della sua moto mentre tenta di nascondere tra i cespugli un pacchetto. Il centauro si rende conto di essere osservato e si allontana a tutta velocità in direzione di via Caldarola. Gli agenti mettono al corrente dell’accaduto la sala operativa e mentre forniscono una descrizione dettagliata del sospettato, cercando tra i cespugli trovano le prime tre dosi di marijuana. Il giovane non fa molta strada. Una seconda volante lo rintraccia in un garage di viale Magna Grecia e lo identifica. A questo punto gli agenti convocano la Squadra Cinofili e insieme procedono alla perquisizione del domicilio dio Lovreglio. In cucina, all’interno del forno scovano una piccola scatola metallica (tipo trita-tabacco), contenente altra marijuana. Il cane antidroga non si placa e guida gli agenti nello scantinato. Qui all’interno del locale che accoglie i serbatoi condominiali dell’acqua, occultato all’interno della fodera di una sedia, viene trovato un involucro in cellophane trasparente contenente altre 24 bustine di marijuana. I nascondigli salgano a 4 quando nel vano dell’autoclave, in una vecchia cassettiera i poliziotti scovano ancora 6 bustine della stessa sostanza stupefacente. Altre 90 bustine saltano fuori da una scatola in cartone, insieme a decine di bustine per il confezionamento. La caccia al tesoro si conclude nel cortile del palazzo dove, sotto il cruscotto di un’auto abbandonata gli agenti dellaVolante recuperano una busta con altra marijuana. Scattano le manette e il sequestro . 21 giugno DROGA IN CARCERE Introducevano in carcere droga, hascisc nascosto nei pacchetti di sigarette, ma anche cd, Mp3, oppure orologi di marca. E in cambio venivano pagati, ringraziati con regali anche costosi, come un televisore di ultima generazione. Sono accuse pesanti quelle che il 21 giugno hanno portato dietro le sbarre due agenti della polizia penitenziaria. Giuseppe Altamura, 48 anni, di Grumo, assistente capo, quello che i detenuti chiamavano “cartellino rosso”, con i boss era entrato in confidenza. <<Anche io qua ho gli amici miei. Ti farò passare i guai…Non sapevi che qui stava Cartellino Rosso?...hanno ammazzato il tuo coimputato e adesso tocca a te>> dice ad un detenuto nel carcere di Taranto dove è stato appena trasferito. Detenuto che lui considera “infame e disponibile a parlare con le forze dell’ordine e la magistratura”. Altamura in carcere finisce insieme al collega Francesco De Noia, 49 anni, anche lui assistente capo. Di Bitonto come i pregiudicati con i quali, sostiene il giudice, si intratteneva in lunghi colloqui fuori dalle celle, portando loro droga, ma anche medicinali. E un provvedimento cautelare, la mattina del 21 giugno, è stato notificato anche a Vincenzo Zonno, 25 anni, figlio del capo clan Cosimo, e a Nurc Kafilai, di 41 anni, albanese, entrambi detenuti. Erano loro, secondo la ricostruzione dell’accusa, sostenuta dal pm a prendere nel primo caso anche la droga, nel secondo un orologio con le funzioni di un telefono e medicinali. Agli atti dell’indagine ci sono le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia. E poi intercettazioni telefoniche, il risultato di perquisizioni condotte in carcere, a Bari, ma anche a Taranto dove Altamura ha preso servizio. Ecco allora il racconto di un pentito: De Noia, esperto di arti marziali, che getta la droga nelle celle, usando una pallina. De Noia che pretende per ogni consegna 500 euro e che viene pagato anche con le prestazioni di una donna albanese, amica di Nurc Kafilai. Giuseppe Altamura, amante dei tatuaggi, portava droga e telefonini anche a Giacomo Caracciolese, il boss ucciso in un agguato, e per suo conto portava notizie all’esterno del carcere. E anche per Vincenzo Zonno che, racconta un collaboratore di giustizia, nel carcere scriveva lettere che poi “Cartellino Rosso” o De Noia consegnavano al padre. E agli uomini del clan, l’agente si rivolge dopo il furto della sua auto, una Audi che verrà ritrovata. <<La possibilità di avere in carcere cd o altri oggetti vietati accresce il prestigio dei capiclan con gli atri detenuti>> spiegano gli agenti della sezione di pg della polizia giudiziaria che insieme a quelli della polizia penitenziaria hanno condotto le indagini. Agli atti dell’indagine c’è anche la storia di un progetto di evasione. Volevano scappare dal carcere Vincenzo Zonno e Salvatore Perrone, esponente della Sacra Corona Unita. E per scappare il primo contava su due agenti. Racconta il collaboratore Vito De Felice dei <<fili seghettati, detti “fili d’angelo”, che nel carcere erano arrivati nascosti nei lettori cd prima e in una lettera poi. Il corriere, in questo caso, fu Francesco De Noia. <<Vincenzo Zonno mi confidò che prima di dare tale incarico al “Franchi”, tramite Cartellino Rosso aveva consegnato una lettera al padre con la quale chiedeva a quest’ultimo di inviare i “fili d’angelo” per l’evasione che stava programmando insieme a me, Perrone e ad altri due suoi ragazzi dei quali non so fornire le generalità>>. Ma Giuseppe Altamura, questa vola, dice di no al boss. <<Vincenzo Zonno mi ha confidato che Cartellino Rosso prelevò dal padre, tramite un suo ragazzo, la busta con i “fili d’angelo” e la somma di 500 euro, però quando Cartellino Rosso si accorse che all’interno vi erano i “fili d’angelo” riconsegnò il tutto al padre di Zonno dicendo: <<Io queste cose non le faccio>>. Giuseppe Altamura, quindi, si rifiuta di consegnare questa pacco. <<Zonno Vincenzo – racconta ancora il collaboratore di giustizia – era particolarmente adirato, tanto che ci fu un periodo in cui non parlava con Cartellino Rosso perché in tale circostanza la guardia aveva trattenuto la somma di 500 euro>>. Alla fine il progetto di evasione non va in porto, ma i fili che sarebbero serviti per scappare dal carcere comunque arrivano dietro le sbarre. A portarli è Francesco De Noia <<Vincenzo Zonno – conclude il pentito – lo diede a me per custodirlo in cella, all’interno della struttura di plastica dei contenitori che utilizzavamo per riporre i nostri indumenti, posizionata nel bagno>>. E nelle carte delle indagini c’è anche un episodio di pestaggio, avvenuta nel carcere di Taranto. Giuseppe Altamura, ricostruisce il giudice, sferra <<un violento pugno sul viso impugnando una chiave per l’apertura delle celle>> ad un detenuto che lui considerava infame e che, per smascherare il pestaggio, poi denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. 21 giugno NASCONDE LA MARIJUANA , REAGISCE AI POLIZIOTTI È stato bloccato dai poliziotti dopo aver nascosto alcuni grammi di marijuana. Ma ha opposto resistenza ed è stato arrestato solo dopo una colluttazione. A finire in manette è stato un 24enne coratino, già noto alle forze dell’ordine. Le accuse nei suoi confronti sono di evasione, resistenza, oltraggio, lesione a pubblico ufficiale e detenzione di sostanza stupefacente. 23 giugno MAXI SEQUESTRO DI MARJUANA Sta crescendo la «domanda» di hashish, marijuana ed ecstasy e parallelamente le organizzazioni di narcotrafficanti stanno adeguando la loro «offerta». Militari del Gruppo Bari della Guardia di finanza, hanno sequestrato al porto di Bari poco più di 136 chili di marijuana, nascosti a bordo di un camion con targa macedone, appena sbarcato da una motonave proveniente dal Montenegro e diretto in Svizzera. L'operazione è stata compiuta con l’ausilio di unitàcinofile. La droga era stata nascosta tra le assi in legno che fungevano da sponda al veicolo (un semirimorchio di tipo telonato) che viaggiava privo di carico. All’interno di ciascuna asse erano state ricavate intercapedini nelle quali sono stati trovati 134 panetti di marijuana confezionati in modo da poter essere infilati nei nascondigli. Il conducente del mezzo, un cittadino macedone di 33 anni, incensurato è stato arrestato con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, mentre l’autocarro è finito sotto sequestrato. Se immessa sul mercato, questa marijuana avrebbe fruttato complessivamente, secondo gli investigatori, almeno un milione e 300mila euro. 11 luglio ALLARME DROGA A BARI VECCHIA Spacciavano in pieno giorno, a due passi dalla Cattedrale, tra passanti e turisti che al mattino percorrono le stradine del borgo antico. Vendevano eroina e cocaina. Un fermo in flagranza che il gip a giugno, ha confermato con un’ordinanza di custodia cautelare. Fermo che di fatto conferma l’allarme sulla ripresa dello spaccio nei vicoli del borgo antico e sull’aumento del consumo di cocaina nelle giornate estive. 13 Luglio SUPER DROGA Sequestrata a giugno ad un parente di Parisi una “super marijuana” simile all’ecstasy. Infatti è stato rilevato che la concentrazione del suo principio attivo è quattro volte più potente, senza precedenti sia a Bari che in Puglia. Un dato preoccupante perché, se consumata anche in piccole dosi, avrebbe potuto avere gli stessi effetti di una pasticca di ecstasy. Quello che è apparso come un vero e proprio allarme deriva da una relazione del tossicologo Roberto Gagliano Candela, depositata in Procura. Si è trattato di una consulenza disposta dal P.M. all’indomani del sequestro di droga avvenuto il 12 giugno con il fermo ed arresto del ventitreenne Alessandro Lovreglio, nipote per parte di madre del boss Savinuccio Parisi. Le perquisizioni sono state effettuate in sei diversi nascondigli si sono risolte con il rinvenimento di 360 grammi di quella droga. 22 luglio MAXI SEQUESTRO DI MARIJUANA La congiuntura economica sfavorevole mette in crisi il mercato delle droghe <<pesanti>> (e più costose) ma fa lievitare quello delle droghe <<leggere>> (il confine sta nella rapidità con cui danno dipendenza e nella gravità dei danni prodotti). Sta crescendo pertanto la domanda di hashish, marijuana ed ecstasy e parallelamente le organizzazioni di narcotrafficanti stanno adeguando la loro offerta. Militari del Gruppo Bari della Guardia di finanza in collaborazione con funzionari dell’ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane, hanno sequestrato al porto di Bari poco più di 136 chili da marijuana, nascosti a bordo di un camion con targa macedone, appena sbarcato dalla motonave Sveti Stefan, proveniente dal Montenegro e diretto in Svizzera. L’operazione è stata compiuta con l’ausilio di unità cinofile. La droga era stata nascosta tra le assi in legno che fungevano da sponda al veicolo (un semirimorchio di tipo telonato) che viaggiava privo di carico. All’interno di ciascuna asse erano state ricavate intercapedini nelle quali sono sati ritrovati 134 panetti di marijuana confezionati in modo da poter essere infilati nei nascondigli. Il conducente del mezzo, un cittadino macedone di 33 anni, incensurato è stato arrestato con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, mentre l’autocarro è finito sotto sequestrato. Se immessa sul mercato, questa marijuana avrebbe fruttato complessivamente, secondo gli investigatori, almeno un milione e 300mila euro. Negli ultimi dodici mesi il quantitativo di stupefacente recuperato da finanzieri e funzionari della Dogana all’interno nel porto ha raggiunto quasi tre tonnellate e mezzo e la parte maggiore di questa montagna di confezioni di stupefacente a forma di panetti è composta da hashish e marijuana: un record. Come un moto perpetuo, le rotte lungo le quali si muovono le partite di droga dall’Albania, dalla Grecia e dal Montenegro alla Puglia (nel caso specifico al porto di Bari), sono sempre più trafficate. Rotte legali, percorse da traghetti e navi merci, utilizzate per trasferire carichi illegali. L’intensificazione delle rotte europee est-ovest ha spinto i trafficanti sempre di più verso i porti adriatici di Ancona, Bari e Taranto, che risultano essere la naturale porta di ingresso per i traffici illegali provenienti dall’est e nord Europa, dall’Africa e Medio Oriente. Tutti gli indicatori economici certificano la crescita costante dei commerci internazionali illeciti, che nemmeno la crisi in atto pare abbia scalfito. La stessa crisi che sta spingendo un numero sempre più consistente di padroncini di varie nazionalità (soprattutto albanesi. greci e bulgari), ovvero di autotrasportatori che già lavorano Europa dell’Est-Bari per il trasferimento di merci legali ad offrirsi come corrieri della droga. La marijuana è prodotta in numerosi stati del mondo (circa 82), mentre la produzione di hashish risulta, da un punto di vista geografico, molto più concentrata. Il maggior produttore mondiale di hashish è il Marocco (27,2%) seguito dall’Afghanistan e dal Pakistan (7,8%) e dal Nepal (6,6%). La produzione di cannabis in Albania è aumentata del 175% rispetto al 2012 e il Paese ne è il principale fornitore per l’intera Unione Europea. 26 luglio MARIJUANA COLTIVATA SUL BALCONE Piccoli «narcos» crescono sotto casa. Baby piantagioni clandestine nelle campagne, sui terrazzi, nei giardini. La coltivazione della droga leggera «made in Bari» sta lentamente prendendo piede, confortata dai numeri: un giovane su cinque (età compresa tra i 15 ed i 20 anni) oggi si sollazza con la marijuana. 4 agosto DROGA - INGROSSO NEL RESIDENCE DI LUSSO Tre uomini vivevano insieme in un residence con piscina a Torre a Mare. Una copertura perfetta per i tre cinquantenni in affitto (salato) in zona residenziale. Nel raffinato complesso residenziale qualcuno dei vicini, ha cominciato a seguire con ansia quel sospetto viavai di facce sconosciute che nottetempo animava l’unità immobiliare occupata dai tre individui. Complessivamente, nella casa sono stati sequestrati 86 involucri contenenti complessivamente 450,90 grammi di eroina, 28 involucri contenenti 25,50 grammi di cocaina e 83 grammi di hashish. All’interno del box di pertinenza all’abitazione sono state, inoltre, trovate 41 cartucce, di vario calibro, per armi comuni da sparo. Secondo gli investigatori il terzetto avrebbe gestito una attività all’ingrosso. Chi andava a bussare alla loro abitazione non lo faceva per una dose ma per una fornitura da smerciare sulla strada. 6 agosto AZIENDA DROGA GRANDE RETE DI VENDITA Per metà luogotenente del boss, per metà ragioniere del clan, per metà «capo area» dell’esercito di spacciatori inviati per strada. E per metà, ancora, responsabile degli incassi e dei guadagni. Questo, secondo gli investigatori di un 25enne bitontino, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, fermato e poi denunciato dagli agenti del commissariato di Bitonto. E’ stato pizzicato nel centro storico, con addosso 3.400 euro in banconote di piccolo taglio e un «pizzino» con lettere e cifre appuntate: i nominativi, siglati, di ogni spacciatore, con il corrispettivo, in euro, del guadagno giornaliero, almeno secondo gli inquirenti. Dell’ingente somma di denaro che aveva con sé, il giovane non ha saputo dare spiegazione. È stata quindi sottoposta a sequestro, su disposizione della Procura di Bari. Sotto sequestro è finito anche l’elenco, particolarmente ordinato, nascosto con cura in un borsello, su cui era segnata l’attività economica della giornata: da un lato, una sfilza di lettere appuntate, presumibilmente i nomi e i cognomi degli spacciatori arruolati, e, in corrispondenza, l’incasso già versato da ognuno di loro. Almeno 10 i nomi segnati per un totale di 3.400 euro. 4 settembre COLTIVAVA DROGA IN CAMPAGNA Ancora un produttore di marijuana nella rete dei carabinieri della Compagnia di Molfetta e della Tenenza di Terlizzi. Le manette degli uomini dell’Arma sono scattate ai polsi di un 38enne, del luogo, le cui generalità non sono state rese note poiché si tratta di un incensurato. Coltivava piante di marijuana nelle campagne cittadine. 6 settembre NASCONDEVA DROGA IN UN TRULLO DIROCCATO Era un trullo diroccato, situato nei pressi del cimitero di Palo del Colle, il luogo ove un giovane spacciatore di anni 18, residente a Palo, nascondeva e confezionava dosi di sostanza stupefacente. Un vero e proprio laboratorio artigianale per il confezionamento delle dosi. 10 settembre LE SIRINGHE TRA LE GIOSTRINE Il parco Robinson, a Gravina, ostaggio di siringhe. Delizia per bambini e, insieme, ritrovo «borderline» di tossicodipendenti. Suonano allarmate le sirene dalle associazioni a cui il Comune ha affidato «la custodia, la tutela, la salvaguardia, l'apertura e la chiusura» del parco Robinson all'interno della pineta comunale, oltre che «la piccola manutenzione. 18 settembre SPACCIO ED ESTORSIONE L’Antimafia di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di 81 persone, la maggior parte ritenuti affiliati al clan Strisciuglio, accusati di aver compiuto estorsioni nei cantieri, spacciato droga e imposto buttafuori e guardiamacchine a titolari di discoteche. Lo scorso giugno 27 persone furono arrestate (tra carcere e domiciliari) su ordine del gip del Tribunale di. Tra loro c’era anche Lorenzo Caldarola, 40 anni, detenuto nel carcere di Terni, indicato come uno dei «mammasantissima» del clan. A coordinare le indagini della squadra mobile di Bari il pm antimafia. L’organizzazione, stando all’ipotesi accusatoria, aveva la capacità di distribuire un chilo di cocaina pura e 20-25 chili di hascisc al mese, con la famiglia Valentino, nei rioni Libertà e S. Paolo. Le indagini sono partite dalla guerra «scissionista» dichiarata dal clan Strisciuglio, che nel 2008 sfociò nell’omicidio di Marino Catacchio, nonché dall’attività di una società di pulizie specializzata anche nel recupero di ferri vecchi e nell’organizzare il servizio di sicurezza in noti locali notturni di Bari. Il gruppo faceva anche assumere, come guardiani in cantieri edili, persone che facevano gli spacciatori e provvedeva ad accompagnare in carcere i familiari di detenuti in occasione delle visite periodiche. Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo. L’inchiesta denominata «Bing Bang» ha coinvolto 81 indagati e condotto in carcere l’articolazione del clan che aveva messo radici al quartiere San Pio. Droga ed estorsioni erano i principali affari di questa organizzazione tentacolare che dopo aver messo radici nei quartieri di Bari, raggiungendo una posizione di supremazia a Libertà, San Paolo, Carbonara, San Pio, Bari vecchia, San Girolamo, aveva allungato le proprie spire sulla provincia. 19 settembre SPACCIATORI VIOLENTI Per riscuotere i crediti non esitavano a picchiare i clienti. Loro sono presunti spacciatori, qualcuno ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Strisciuglio. Gli altri sono consumatori abituali di hashish e cocaina. Nel reticolo di strade in cui si perde il quartiere Libertà, il bazar della droga funzionava giorno e notte. Bastava scendere da casa, citofonare al vicino che spaccia e comprare le dosi, anche a credito. A volte c’era chi consegnava a domicilio, tutto compreso e sconto comitiva. E quando qualcuno era indietro con i pagamenti, capitava anche che dalle parole si passasse ai fatti. Perché tra i presunti spacciatori ci sarebbe stato qualcuno piuttosto violento. Nove persone sono state arrestate ieri mattina dai Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari e della compagna San Paolo. I militari, che hanno condotto sul campo le indagini coordinate dalla Procura di Bari, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari nei confronti di nove persone, tra cui una donna. Le accuse sono, a vario titolo, di spaccio di droga, rapina, estorsione, lesioni e favoreggiamento. Il gip, non ritenendo che ci fossero gravi indizi di colpevolezza ed esigenze cautelare, ha invece respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti di altre cinque persone indagate a piede libero. In carcere sono finiti Costantino Buonsante, di 26 anni, Natale Cucumazzo, di 34 anni, Michele Campanale, di 27 anni, e tre componenti della stessa famiglia, Davide Volpe, di 27 anni incensurato, Donato Volpe, di 30 anni e Nicola Volpe, di 27 anni, già detenuto per altri reati. Ai domiciliari sono finiti Domenica Cellamare, di 24 anni, Antonio Pastorello, di 31 anni, e Vito Gernone, di 27 anni incensurato (la loro posizione, in particolare quella dell’unica donna coinvolta nell’inchiesta, appare marginale). Tra gli arrestati Natale Cucumazzo e Nicola Volpe sono ritenuti dagli inquirenti persone vicine al clan Strisciuglio. Stando alle indagini, coordinate dal pm alcuni tra gli indagati operavano nel quartiere Libertà fornendo droga a domicilio o ricevendo a casa gli spacciatori. Tossicodipendenti ai quali, in qualche caso, facevano credito sottoponendoli a estorsioni e aggressioni in caso di mancato pagamento del debito. Nell’ordinanza compaiono anche tentativi di estorsioni, una rapina consumata e un’aggressione più violenta delle altre. A un tossicodipendente, che doveva all’organizzazione 6.600 euro, è stato lesionato l’udito in seguito alle percosse al volto. Quindici i capi d’imputazione, dei quali dieci si riferiscono a singoli episodi di spaccio che sarebbero stati commessi nel quartiere Libertà nell’estate 2012. Le indagini, partite dalle dichiarazioni di un consumatore che sarebbe stato minacciato e picchiato da alcuni spacciatori, poggiano su intercettazioni e riprese video sul luogo dello spaccio, perquisizioni e arresti in flagranza. 19 Settembre UN DEBITO DI 4 MILA EURO Se non mi arrestate vengono a picchiarmi» L’implorazione ai Cc di un tossico minacciato dal pusher. Ha talmente paura dei suoi creditori che per accelerare l’arrivo dei Carabinieri dice loro di essere in possesso di dieci grammi di cocaina. «Arrestatemi, ma non fatemi picchiare». Sono le dichiarazioni di un consumatore abituale di droga a far partire le indagini culminate con gli arresti eseguiti ieri. L’uomo, si legge nella richiesta di misura cautelare il 7 luglio 2012, rivela ai militari «di volere essere arrestato poiché temeva per la sua incolumità essendo debitore di una consistente somma di denaro che doveva consegnare entro quella sera stessa, altrimenti avrebbe subito ad opera dei suoi creditori seri danni fisici». La vittima racconta ai Carabinieri che, a causa della sua tossicodipendenza, ha contratto un debito di quattromila euro. Mentre i Carabinieri stanno redigendo il verbale di polizia giudiziaria, in caserma, praticamente in diretta, arriva un sms sul suo cellulare dal tono minaccioso. «Tu stasera come non mi dai quello che mi devi so cazz’ tu. Stasera vedi. Meglio per te prima delle 8 vai a Mohammed a lasciare i soldi». Il mittente non si ferma qui. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, infatti, si sarebbe presentato sotto casa del tossicodipendente «con il preciso obiettivo di intimorirlo affinché non facesse il suo nome nella vicenda che lo vedeva coinvolto e, in caso contrario, non avrebbe desistito dal procurargli danni fisici». Trascorrono i giorni. Il 25 luglio l’uomo chiama di nuovo i Carabinieri «per annunciare di essere stato vittima di una cruenta aggressione da parte di alcuni soggetti a lui conosciuti. La vittima veniva immediatamente rintracciata in evidente stato confusionale e con vistose lesioni fisiche dovute a percosse». La vittima, accompagnata in ospedale, individua quale suo pusher un vicino di casa. L’arresto del presunto spacciatore nell’ambito di un altro procedimento induce il tossicodipendente a non saldare il debito. Suonava al campanello, saliva al piano rialzato e raggiungeva l’uscio della porta dove ritirava la cocaina. Queste le modalità riferite agli inquirenti. Un’altra persona indicata come suo spacciatore avrebbe consegnato, invece, la droga tramite un suo delegato. Lo stabile in cui viveva quest’ultimo «era presidiato da un sistema di telecamere installato all’esterno e collegate alla tv della cucina», racconta ai Carabinieri. Alle nove di sera del 25 luglio, sempre stando al suo racconto, viene prelevato all’angolo tra via Trevisani e via Calefati, nei pressi di una banca e qui «viene colpito ripetutamente con pugni e calci», per poi gli aggressori «tentare, senza riuscirci, di impossessarsi delle chiavi di casa», intimandogli la restituzione dei soldi entro le 12 del giorno successivo. A causa delle botte subisce una diminuzione dell’udito. 14 ottobre DROGA – BANALI NASCONDIGLI Droga nell’ombrello, nel porta occhiali, nel cestino dei rifiuti e, più banalmente, nell’armadio di casa. I carabinieri hanno arrestato quattro persone a Bari e in provincia con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. E’ finito in carcere un 47enne sorpreso con la droga in casa mentre era agli arresti domiciliari. Durante un controllo i carabinieri hanno rinvenuto in un cassetto di un armadio 10 involucri di marijuana, pari a circa 12 grammi, sottoposti a sequestro. 29 ottobre AUTO «CABRIOLET» IMBOTTITA DI DROGA A bordo della sua Cabriolet, nuova fiammante, sbarcata da una motonave salpata dal porto greco di Patrasso, la donna aveva l’aspetto di una viaggiatrice in visita di piacere. Dietro gli occhiali da sole, i finanzieri del Gruppo Bari, hanno invece colto lo sguardo inquieto di chi ha qualche cosa da nascondere. I finanzieri, però, hanno avuto una felice intuizione che ha consentito di smascherare la donna, 53enne di nazionalità greca con una missione, superare il valico doganale del porto di Bari con 49 panetti di marijuana nascosti all’interno delle portiere e dietro lo schienale dei sedili posteriori. Il carico avrebbe fatto fruttare all’organizzazione circa 220mila euro. 31 ottobre SEDICENNE CUSTODE DELL’ERBA Custode per conto della criminalità organizzata. È questa la pista che seguono gli agenti del commissariato di Bitonto, dopo aver scoperto un grosso carico di hashish e marijuana, nascosto da un ragazzo di 16 anni, appartenente a una famiglia che ha legami con il clan Conte. I poliziotti l’hanno visto trasportare con atteggiamento guardingo un borsone contenente circa 800 grammi di marijuana verso una cantinola di proprietà della sua famiglia. In una successiva perquisizione nella vicina abitazione, e in particolare nella sua camera, hanno trovato un altro chilo e mezzo di marijuana e hashish, e tutto il necessario per il confezionamento della sostanza. L’abitazione del ragazzo si trova a poca distanza dalla palazzina dove vive la famiglia Conte. Zona di case popolari, dove è fiorente lo spaccio, e oggetto negli ultimi mesi di numerose sparatorie, tutte a scopo intimidatorio nei confronti di quello che al momento è il clan egemone a Bitonto. Il ragazzo è stato quindi portato all’istituto per minorenni, Fornelli. 1 novembre SEQUESTRATI 7 CHILI DI EROINA Era stata nascosta nel pianale di una monovolume con targa bulgara appena sbarcata dalla motonave proveniente dalla Grecia, l’eroina – circa 7,5 kg - sequestrata dal Gruppo Bari della Guardia di finanza, in collaborazione con funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Lo stupefacente, confezionato in 14 panetti, per un peso complessivo di circa 7,5 chilogrammi, era trasportato da un cittadino albanese che ha cercato di eludere, invano, i controlli. Il corriere è stato arrestato. L’eroina, dalla quale si sarebbero potute ricavare oltre 135mila dosi, avrebbe fatto fruttare alle organizzazioni criminali circa 370mila euro. 9 novembre SCOPERTO MARKET DELLA DROGA Un locale di ritrovo giovanile trasformato in un «market» della marijuana. «Erba» già pronta per lo spaccio: una confezione da tre grammi al prezzo di 15 euro. Due ragazzi sono stati sorpresi in flagranza di reato in un blitz dei carabinieri di Altamura. Al momento dell’irruzione i carabinieri hanno trovato un 19enne albanese con precedenti penali, ed un coetaneo altamurano studente incensurato. 12 novembre MARKET DELLA DROGA IN CASOLARE DI CAMPAGNA Prosegue l’offensiva dei Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle contro lo spaccio di sostanze stupefacenti. Questa volta nel mirino dei militari sono finiti tre giovani di Putignano, i quali nella zona periferica avevano creato un vero e proprio «supermercato» della droga. E’ successo il tutto per i movimenti insoliti notati presso un casolare di campagna, decidendo di fare irruzione e sorprendendo un 31enne, un 24enne e un 22enne tutti di Putignano, intenti nel confezionare stupefacente. In particolare, nel casolare trasformato in «bazar» della droga, i carabinieri hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro: 93 grammi di eroina; 100 grammi hashish; 1un chilo e 300 grammi di marijuana; un bilancino di precisione e materiale per il taglio e confezionamento. C’era anche denaro contante per circa 2mila euro in banconote di vario taglio. 14 novembre . LOCALI PER LO SPACCIO ARREDATI CON TV E COMPUTER RUBATI Tv e computer rubati per arredare i locali dello spaccio. Un’altra sorpresa riservano le indagini dei carabinieri ad Altamura che hanno messo nel mirino il diffuso fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti tra i ragazzi. Oltre alla droga, in una perquisizione hanno trovato anche un televisore a 42 pollici, a schermo piatto, che è stato restituito all’Istituto tecnico commerciale. C'era anche altra refurtiva dove qualche giorno prima erano stati arrestati due ragazzi, un albanese di 19 anni con alcuni precedenti penali ed uno studente altamurano incensurato. Il blitz nel locale era stato fatto dai carabinieri nell’ambito di un’attività antidroga, preceduta da servizi di osservazione sul territorio e da controlli con le unità cinofile. Sospetti confermati in pieno. Nell’appartamentino sono stati sequestrati 250 grammi di marijuana e sei grammi di cocaina, in parte pronti per lo spaccio. I militari non si aspettavano di trovare anche apparecchiature informatiche. 19 novembre 45 CHILI DI MARIJUANA SEQUESTRATI AL PORTO Quarantacinque 45 chilogrammi di marijuana sono stati sequestrati da guardia di finanza e Agenzia delle Dogane in due operazioni al porto di Bari. Dodici chili erano nascosti nella carrozzeria di una Fiat Multipla appena sbarcata dall'Albania, mentre altri 33 erano all'interno delle portiere di una Citroen C4", proveniente dalla Grecia. 20 novembre PRESO UN 16ENNE DEL CLAN CON MEZZO CHILI DI DROGA Sempre più giovani ma con sempre maggiori «responsabilità» all’interno del clan. Questo il quadro che emerge dall’arresto operato dagli agenti del commissariato di Bitonto. Un 16enne bitontino è stato pizzicato, in una nota zona di spaccio, con quasi mezzo chilo di sostanze stupefacenti, già divise in dosi. Secondo la ricostruzione degli uomini della polizia, il minorenne è stato ingaggiato dai gruppi criminali che operano nella zona come pedina intermedia fra il clan e gli spacciatori da strada, con il compito di rifornire i pusher e, all’occasione, nascondere la merce. Secondo quanto riferito dal commissariato, il 16enne, ritenuto vicino al gruppo criminale «Conte», che le forze dell’ordine ritengono egemone nella zona, è stato intercettato da un pattuglia mentre cercava di nascondere, in un condominio della case popolari, una grossa borsa scura. 3 dicembre DROGA NEL SERBATOIO DI ALBANESE AL PORTO I finanzieri di Bari hanno sequestrato nel porto della città, più di undici chili di marijuana e arrestato un 25enne albanese per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il giovane aveva nascosto la droga all’interno del serbatoio gpl di un'autovettura. La marijuana avrebbe fruttato alle organizzazioni criminali oltre 100mila euro. Al personale addetto al controllo degli automezzi appena sbarcati da una motonave proveniente dalla Grecia non è sfuggita un’autovettura guidata da un giovane albanese che all'interno del portabagagli il classico bombolone contenente il gas per autotrazione regolarmente funzionante. 4 dicembre BLITZ ALL’ALBA SCACCO AI NARCOS DI JAPIGIA Centinaia di chili di cocaina dalla Colombia approdavano sulle coste della Spagna e di lì direttamente a Bari, nel rione Japigia, grazie alla collaborazione di alcuni camionisti ingolositi dai facili guadagni. La mafia barese ha fatto il salto di qualità, affrancandosi dalla Camorra campana e creando un collegamento diretto con i narcotrafficanti sudamericani. E' quanto scoperto dal nucleo investigativo del comando provinciale, coordinato dal maggiore Riccardo Barbera, che ieri mattina ha portato a termine un'inchiesta cominciata nel 2011. Nove persone sono state arrestate e finite in carcere, tra di loro alcuni pregiudicati legati al clan Parisi, quattro autotrasportatori e una donna, la 47enne colombiana Calderon Gonzales conosciuta come "Marta", colei che dalla Francia registrava gli ordinativi che giungevano dalla Puglia e girava le richieste di approvvigionamento nel suo Paese di origine. L'inchiesta, condotta dal pm ha dato scacco ad un'associazione per delinquere specializzata nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L'indagine parte quando i carabinieri intercettano alcune telefonate del 57enne Giuseppe Pasculli, originario di Andria, ritenuto perno dell'inchiesta. Il 57enne, che solitamente si riforniva di droga in Campania, ad un certo punto ha bisogno urgente di un chilo di cocaina, ma a Napoli gli rispondono che non possono soddisfarlo immediatamente. A quel punto, si rivolge ad alcune persone ritenute vicine al clan di Savino Parisi che, senza alcuna difficoltà, gli consegnano in poche ore la quantità di cocaina chiesta in cambio di 50mila euro. Per dimostrargli la loro capacità gli regalano anche mezzo chilo di hashish. Da questo incontro, e dai successivi avvenuti nel rione Japigia, gli inquirenti hanno ricostruito i movimenti del gruppo risalendo ai collegamenti internazionali. Così sono arrivati anche a Marta, narcotrafficante colombiana. Per i carabinieri è lei che faceva arrivare la cocaina dalla Colombia in Spagna, poi da Barcellona alcuni camionisti di fiducia della malavita barese la trasportavano in Puglia, dove veniva smistata all'ingrosso e al dettaglio anche nella zona di Andria e Barletta. Nelle telefonate di Pasculli, intercettate dai militari, il 57enne andriese si vantava di averla sempre fatta franca con la giustizia, riuscendo ad eludere i controlli. Oltre a Pasculli e Marta, sono finiti in carcere Donato Borracci, i fratelli Michele e Umberto Ranieri, Francesco Calzolaio, Ignazio Fortunato, Domenico Milella e Mario Tinelli, altri quattro sono ricercati. 22 dicembre DROGA DALLA COLOMBIA. CLAN PALERMITI I carabinieri hanno arrestato cinque persone in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia poiché accusati di aver importato su canali internazionali attraverso l’asse Colombia - Spagna - Milano - Bari ingenti quantitativi di cocaina ed hashish che venivano riversati sulle piazze di Bari e nei comuni dell’hinterland . L'inchiesta, partita dalla ricerca di uno dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia, il 35enne Alessandro De Fronzo, esponente di spicco del clan Palermiti catturato in Spagna il 14 maggio del 2010, ha consentito di individuare e caratterizzare i contorni di un gruppo criminale dedito al traffico internazionale di droga che, in diretto contatto con trafficanti spagnoli e colombiani, è riuscito ad introdurre nel territorio pugliese ingenti quantitativi di droga.Alla base del meccanismo di importazione vi era il contributo di camionisti che, agevolati della propria attività lavorativa legale, hanno consapevolmente prestato la loro opera in qualità di corrieri. Nel corso della attività investigativa sono stati sequestrati complessivamente 4 chilogrammi di cocaina importata dal Sud America tramite la Spagna, 450 grammi e 14 piante di hashish, una pistola semiautomatica con una trentina di cartucce e un ordigno esplosivo rudimentale. Gli arrestati sono Michele Dicosola, 56 anni, Francesco Calzolaio, 44, Luciano Carlone, 44, Donato Borracci, 61, Marcello Sgroi, 61, di Desenzano sul Garda. 22 dicembre SEQUESTRATI BENI PER 300MILA EURO Il loro tenore di vita non rispecchiava affatto i redditi che ufficialmente si conoscevano. Troppi dubbi, troppi sospetti che hanno portato i carabinieri ad indagare a fondo. E così i Carabinieri della Stazione di Cassano, hanno eseguito, due differenti decreti di sequestro anticipato beni emessi dal Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di due coppie di coniugi. I provvedimenti sono stati adottati nell’ambito di due distinte indagini patrimoniali avviata dai Carabinieri che hanno permesso di accertare come i coniugi sono sospettati di vivere dei proventi di attività illecite riconducibili rispettivamente alla commissione di delitti in tema di sostanze stupefacenti e contro il patrimonio. 22 dicembre SCOPERTA CENTRALE DELLO SPACCIO In manette i fornitori dei pusher della zona di Molfetta. I finanzieri hanno arrestato due uomini di trentuno e di quarantadue anni, entrambi volti noti alle forze dell’ordine. I due sono accusati, a vario titolo, di detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. In un appartamento, a poche centinaia di metri dalle vie dello shopping, che i due utilizzavano come deposito e magazzino, i finanzieri hanno trovato quasi un chilo di sostanze stupefacenti, marijuana e cocaina, già suddivise in dosi e pronte per essere consegnate ai pusher.