Abstracts Comunicazioni Orali
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Abstracts Comunicazioni Orali
7° Congresso Nazionale della Pneumologia Organizzato da SIMeR Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006 ABSTRACT COMUNICAZIONI ORALI 1 INDICE TOPIC PG BIOLOGIA CELLULARE 1 3 BIOLOGIA CELLULARE 2 9 MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO 15 FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 21 FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 27 CLINICA 33 INFEZIONI E TUBERCOLOSI 39 PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI 45 PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA 51 FARMACOLOGIA CLINICA 57 IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA 63 EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA 71 IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE 77 ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA 83 PNEUMOLOGIA TERRITORIALE 89 2 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: RUOLO DEI FIBROBLASTI POLMONARI NELLA REGOLAZIONE E INDUZIONE DI LINFOCITI CD4+ CD25+ REGOLATORI IN VITRO. Authors: M. Failla (1), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Mastruzzo (1), E. Fagone (1), MP. Pistorio (1), N. Crimi (1), C. Vancheri (1) Affiliations: (1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie Respiratorie Catania ITALY Body: I meccanismi che regolano la tolleranza immunologica comprendono classicamente la anergia e la delezione T linfocitaria. Recentemente, la soppressione attiva mediata dai linfociti T-regolatori ha riabilitato tra questi meccanismi il vecchio concetto di soppressione immunologica. I linfociti T-regolatori sono naturalmente presenti in circolo, possono essere indotti anche in periferia ed esistono evidenze che dimostrano come sia possibile espandere questa sottopopolazione anche in vitro attraverso differenti protocolli sperimentali. I fibroblasti polmonari sono in grado di modulare la risposta immunitaria, regolando la espressione di markers di attivazione linfocitaria e anche alcuni aspetti funzionali. Alcune tra queste azioni sono note rivestire un ruolo cruciale nella generazione di linfociti T-regolatori. Abbiamo voluto valutare le modificazioni indotte dai fibroblasti sulle sottopopolazioni di linfociti T-CD4+, sulla loro funzione e sulla possibilita’ che i fibroblasti possano quindi modulare indirettamente il loro stato di attivazione. I fibroblasti, ottenuti da biopsie polmonari e i linfociti T-CD4+, separati immunomagneticamente da sangue periferico venivano co-coltivati per 36h separati da una membrana semipermeabile. I fibroblasti si sono dimostrati in grado di modulare negativamente la espressione in linfociti T di citochine come IL-2, TNF-a e INF-g, mentre citochine di tipo Th2 come IL4, IL10 e TGF-b risultavano immodificate. Le risposte mitogeniche linfocitarie alla concanavalina A o ad anti-CD3/CD28-ab risultavano ridotte dalla presenza di fibroblasti polmonari. Questo risultato e’ probabilmente dipendente dalla PGE2 prodotta dai fibroblasti visto che il loro precondizionamento con indometacina aboliva del tutto la riduzione della proliferazione T linfocitaria. Infine, i fibroblasti inducevano un significativo aumento del numero di linfociti CD4+CD25+. Questo particolare subset era caratterizzato da aumentati livelli di IL10 e di TGF-b. Inoltre, la espressione intracellulare di Fox-p3 e di CTLA-4, due markers proposti insieme al CD25 come carartteristici del fenotipo T-regolatorio, risultavano aumentati in questo particolare subset. Questi dati confermano la azione immunomodulatrice dei fibroblasti polmonari su importanti aspetti del sistema immunitario. In particolare, la espansione della popolazione T-regolatoria dimostra come queste interazioni siano strettamente responsabili del controllo e della regolazione della risposta immuno-infiammatoria. La piena comprensione delle reciproche interazioni tra fibroblasti polmonari e linfociti T potrebbe svelare quindi nuovi meccanismi di controllo della risposta immunitaria. 3 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: ESPRESSIONE DELLA FORMA ATTIVATA DELLA MAP CHINASI P38 NEL PARENCHIMA POLMONARE DI FUMATORI AFFETTI DA BPCO Authors: T. Renda (1), S. Baraldo (2), G. Pelaia (1), E. Bazzan (2), A. Papi (3), R. Maselli (1), R. Zuin (2), S.A. Marsico (4), M. Saetta (1) Affiliations: (1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY, (2) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Vascolari, Università di Padova Padova ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY Body: Lo stress ossidativo, che svolge un ruolo centrale nella patogenesi della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), può attivare il sottogruppo p38 delle mitogen-activated protein kinases (MAPK). Pertanto, lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l'espressione della forma fosforilata attiva della p38 MAPK (fosfo-p38) nei polmoni di pazienti con BPCO. In particolare, al fine di individuare le cellule fosfo-p38 positive presenti negli spazi alveolari e nei setti alveolari, sono stati analizzati mediante metodiche immunoistochimiche i campioni chirurgici provenienti da 18 fumatori affetti da BPCO, 9 fumatori con normale funzione respiratoria, e 8 soggetti non fumatori di controllo. In termini percentuali, l'espressione di fosfo-p38 è risultata significativamente maggiore negli spazi alveolari dei fumatori con BPCO (35.8%; ES 5.5), rispetto ai fumatori con normale funzione respiratoria (3.65 %; ES 1.1) (p<0.01) ed ai non fumatori (2.8%; ES 0.8) (p<0.01). Anche nell'ambito dei setti alveolari, confrontando i dati relativi ai tre gruppi di soggetti, il numero medio di cellule fosfo-p38-positive è risultato significativamente (p<0.001) superiore nei fumatori con BPCO (6.06 cellule/mm), rispetto ai fumatori con normale funzione respiratoria (0.039 cellule/mm) ed ai non fumatori (0 cellule/mm). Inoltre, sono state riscontrate correlazioni inverse tra le quantità di cellule fosfo-p38 positive ed alcuni parametri funzionali quali il VEMS (spazi alveolari: p<0.02 e Rho = -0.5; setti alveolari: p<0.002 e Rho = -0.6) ed il rapporto VEMS/CVF (spazi alveolari: p<0.01 e Rho = -0.6; setti alveolari: p<0.001 e Rho = -0.7). In conclusione, la fosforilazione della p38 MAPK sembra essere implicata nella progressione della cronica riduzione del flusso aereo tipica dei fumatori affetti da BPCO. Sebbene ulteriori approfondimenti siano necessari per delineare la sequenza degli eventi molecolari responsabili in tali individui dell'attivazione di questa via di trasduzione dei segnali, i nostri risultati suggeriscono che la p38 MAPK possa effettivamente rappresentare un idoneo target farmacologico per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche anti-BPCO. 4 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: L'ESPRESSIONE DELLA METALLOPROTEINASI DI TIPO 2 (MMP-2) CORRELA CON LA PROGRESSIONE DELLA BPCO Authors: K. Lokar Oliani (1), S. Baraldo (1), E. Bazzan (1), M.E. Zanin (1), G. Turato (1), M. Miniati (2), A. Papi (3), L.M. Fabbri (4), R. Zuin (1), M. Saetta (1) Affiliations: (1) Università di Padova Padova ITALY, (2) CNR Pisa ITALY, (3) Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4) Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY Body: Numerosi studi, soprattutto in modelli sperimentali in vivo, hanno evidenziato un possibile coinvolgimento delle metalloproteinasi nella patogenesi della BPCO. Tuttavia non è ancora noto se tali enzimi proteolitici abbiano un ruolo simile anche in vivo. Abbiamo quindi condotto questo studio per quantificare l'espressione di MMP-2 in una popolazione di pazienti con BPCO classificati secondo gli stadi di gravità GOLD. A tale scopo abbiamo analizzato campioni chirurgici ottenuti da 46 soggetti: 10 soggetti fumatori con BPCO grave (GOLD III/IV), 13 fumatori con BPCO lieve/moderata (GOLD I/II), 12 fumatori con funzionalità respiratoria nella norma e 11 non fumatori. L'espressione di MMP-2 è stata quantificata mediante immunoistochimica nei macrofagi alveolari e nelle pareti alveolari, mentre il numero totale di macrofagi è stato valutato con una score semiquantitativo. Abbiamo dimostrato che l'espressione di MMP-2 nei macrofagi alveolari aumenta progressivamente con la gravità della malattia. Infatti, il numero di macrofagi MMP-2+ è significativamente aumentato nei soggetti con BPCO grave (mediana, range: 96, 80-99%) rispetto ai soggetti con BPCO lieve/moderata (76, 44-99%; p=0.002), ai controlli fumatori (50, 7-87%; p=0.01) e non fumatori (45, 6-64%; p=0.0001). Inoltre, anche i soggetti con BPCO lieve/moderata hanno un aumento di macrofagi MMP-2+ rispetto ai controlli fumatori (p=0.03) e non fumatori (p=0.001). Un simile aumento progressivo è stato osservato anche nel numero di cellule MMP-2+ nelle pareti alveolari e nel numero totale di macrofagi. Infine, l'espressione di MMP-2 era inversamenete correlata ai valori di VEMS (%pred) (p=0.0001; r=-0.66), di VEMS/CVF (%) (p<0.0001; r=-0.71) e di PaO2 (mmHg) (p=0.005; r=-0.49), e positivamente correlata al volume residuo (p=0.04; r=0.49) e allo score radiologico di enfisema (p=0.01; r=0.65). In conclusione il nostro studio dimostra che nei soggetti con BPCO c'è una aumentata espressione di MMP-2 nel parenchima polmonare che è correlata alla gravità della malattia ed al grado di enfisema. Questi dati suggeriscono che la metalloproteinasi di tipo 2 potrebbe avere un ruolo cruciale nell'evoluzione clinica della malattia, probabilmente promuovendo la distruzione parenchimale. 5 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: MISURA DEL PH NELL’ESALATO CONDENSATO DI SOGGETTI OBESI CON E SENZA SLEEP APNEA Authors: A. Depalo, A. Spanevello, GE. Carpagnano, R. Sabato, G. Cocuzzi, C. Dimatteo, C. Curci, MP. Foschino Barbaro Affiliations: (1) Cattedra di malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY Body: RAZIONALE ED OBIETTIVI L identificazione di nuove metodiche non invasive che possano permettere il riconoscimento e il monitoraggio dell’infiammazione delle vie aeree è da sempre un obiettivo importante della ricerca pneumologica. La misura del pH nell’esalato condensato sembra attualmente uno dei più promettenti marker infiammatori. Nonostante sia stata precedentemente dimostrata un’acidificazione del pH nell’esalato condensato di pazienti con numerose patologie respiratorie quali asma, BPCO e fibrosi cistica, al momento non esiste alcuno studio che accerti una riduzione del pH nella sleep apnea, condizione nella cui patogenesi è stato ormai ampiamente riconosciuto un ruolo centrale della flogosi delle vie aeree. Scopo del nostro studio è stato quello di accertare la possibile riduzione dei valori del pH nell’esalato condensato di pazienti obesi con e senza sleep apnea e correlare questo marker di infiammazione delle vie aeree con parametri antropometrici e polisonnografici. METODI Sono stati arruolati nello studio 21 pazienti OSAS ( 12 uomini, età media 48.2±8.4), 15 obesi non apnoici (8 uomini, età media 52.8±11) e 10 soggetti sani di controllo (5 uomini, età media 42±4). I 3 gruppi, simili per dati antropometrici e funzionali, si differenziavano nettamente per parametri polisonnografici ( AHI: 3.6±0.4 per i controlli, 11.0±1.7 per gli obesi e 59.1±4.1 per gli OSAS). Il pH è stato misurato nell’esalato condensato usando un pH-metro ( Jenway-350, England), dopo aver deaerato i campioni con argon. RISULTATI Il pH è risultato significativamente ridotto nei pazienti OSAS e negli obesi (7.52±0.52 e 7.64±0.53) rispetto ai soggetti sani (7.9±0.42; p<0,005). Abbiamo inoltre osservato la presenza di una correlazione negativa tra pH esalato e AHI, TSTSaO2<90%, circonferenza del collo e BMI. CONCLUSIONI I nostri dati confermano la presenza di una flogosi nelle vie aeree non solo nei pazienti obesi affetti da sleep apnea ma anche nei soggetti obesi non apnoici e suggeriscono come la misura del pH esalato possa essere considerata un marker non invasivo di flogosi, per l’accertamento e il monitoraggio della infiammazione delle vie aeree in questi soggetti. 6 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: ANGIOGENESI NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI CON E SENZA COPD Authors: C. CALABRESE (1), V. BOCCHINO (2), A. VATRELLA (3), S. MASCITTI (1), I. PEDICELLI (1), C. MARZO (1), C. GUARINO (1), F. SQUILLANTE (2), F. IAMUNNO (4), S.A. MARSICO (1) Affiliations: (1) SECONDA UNIVERSITA' NAPOLI ITALY, (2) AZIENDA OSPEDALIERA MONALDI NAPOLI ITALY, (3) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (4) STAZIONE ZOOLOGICA DOHRN NAPOLI ITALY Body: IL RUOLO SVOLTO DAI VASI DEL CIRCOLO BRONCHIALE NEL PROCESSO DI RIMODELLAMENTO CHE SI VERIFICA NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI E' STATO FINORA SCARSAMENTE STUDIATO. IL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E' IL PIU' POTENTE ED UBIQUITARIO FATTORE ANGIOGENETICO NOTO. L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 E' UNA MOLECOLA DI ADESIONE CHE E' POCO O PER NULLA ESPRESSA DALLE CELLULE ENDOTELIALI NON ATTIVATE, MENTRE LA SUA ESPRESSIONE DA PARTE DEI CAPILLARI AUMENTA IN RISPOSTA A STIMOLI ANGIOGENETICI. UNO STUDIO IMMUNOISTOCHIMICO E' STATO ESEGUITO SU BIOPSIE BRONCHIALI PRELEVATE DA 8 SOGGETTI SANI NON FUMATORI, 9 FUMATORI SINTOMATICI CON NORMALE FUNZIONE POLMONARE E 9 FUMATORI CON COPD DI GRADO MODERATO (DENOMINATI RISPETTIVAMENTE, SECONDO LA CLASSIFICAZIONE GOLD, COME GOLD 0 E GOLD 2). NELLA LAMINA PROPRIA DELLE BIOPSIE BRONCHIALI ABBIAMO VALUTATO: 1) IL NUMERO DEI VASI E LA PERCENTUALE DI AREA VASCOLARE UTILIZZANDO L'ANTICORPO MONOCLONALE ANTI-COLLAGENE IV; 2) IL NUMERO DI CELLULE VEGF+; 3) IL NUMERO E LA PERCENTUALE DI VASI ALPHAVBETA3+. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO CHE LA VASCOLARITA' DELLE VIE AEREE, L'ESPRESSIONE VASCOLARE DELL'INTEGRINA ALPHAVBETA3 E L'ESPRESSIONE DEL VEGF SONO AUMENTATE NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI GOLD 0 E GOLD 2 RISPETTO AI NON FUMATORI. L'ANALISI COMPARATIVA DEI DUE GRUPPI DI FUMATORI HA DIMOSTRATO CHE NEL GRUPPO GOLD2 E' PRESENTE UN NUMERO LIEVEMENTE INFERIORE DI VASI BENCHE' L'AREA VASCOLARE E LA PERCENTUALE DI VASI ESPRIMENTI L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 NON DIFFERISCANO TRA I DUE GRUPPI; AL CONTRARIO UNA ESPRESSIONE MAGGIORE DI VEGF E' STATA OSSERVATA NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI GOLD 2 RISPETTO AI GOLD 0. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO CHE FENOMENI DI ANGIOGENESI SI VERIFICANO NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI SINTOMATICI; IL PROCESSO ANGIOGENETICO NON SEMBRA TUTTAVIA IMPLICATO NELLA PATOGENESI DELLA BRONCOSTRUZIONE. 7 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1 Title: ANALISI DELLA CHITOTRIOSIDASI NELLE MALATTIE GRANULOMATOSE POLMONARI Authors: E. Bargagli (1), MA. Margollicci (2), A. Perrone (1), N. Nikiforakis (1), A. Luddi (2), S. Grosso (2), P. Rottoli (1) Affiliations: (1) Sezione di Malttie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY, (2) Sezione di Pediatria Siena ITALY Body: La chitotriosidasi è una chitinasi, selettivamente prodotta dai macrofagi attivati. Livelli elevati di questo enzima sono stati osservati nel siero di pazienti con patologie da accumulo, nella beta-talassemia e nella malaria. Inoltre questo enzima viene considerato un buon marcatore di attività dei macrofagi ed impiegato nella pratica clinica come indicatore prognostico e di monitoraggio delle terapie nei soggetti affetti da sindrome di Gaucher. La sarcoidosi e la tubercolosi sono due malattie polmonari granulomatose caratterizzate dall’accumulo di linfociti T e macrofagi attivati capaci di produrre numerosi mediatori ed implicati nella formazione del granuloma. Obiettivo del nostro studio era analizzare i livelli de chitotriosidasi nel siero e nel BAL di pazienti affetti da sarcoidosi e confrontarli con quelli di pazienti affetti da altre granulomatosi polmonari e con un gruppo di controlli sani. A questo scopo venivano dosati i livelli sierici di questo enzima in 96 pazienti con sarcoidosi, 15 con tubercolosi e 30 controlli sani. Il dosaggio della chitotriosidasi nel BAL invece è stato condotto su 38 pazienti con sarcoidosi (distinti in due gruppi in base alla severità della malattia) e su 8 controlli. Livelli significativamente elevati di chitotriosidasi venivano osservati nel siero e nel BAL dei pazienti con sarcoidosi rispetto ai controlli (p<0.01) e nel siero di pazienti con sarcoidosi rispetto ai pazienti con tubercolosi polmonare (p<0.01). Inoltre livelli significativamente più alti di questo enzima venivano riscontrati nei pazienti con malattia progressiva rispetto a quelli con sarcoidosi stabile (p<0.05). Un altro importante risultato era che i livelli sierici e del BAL di chitotriosidasi correlavano con gli stadi radiologici di malattia. Sebbene i meccanismi che inducano una aumentata espressione a livello locale e sistemico di chitotriosidasi nella sarcoidosi siano ancora sconosciuti, è possibile ipotizzare un potenziale ruolo dell’enzima nella patogenesi della sarcoidosi ed un suo possibile impiego come indicatore di progressione della malattia. Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari per confermare queste osservazioni. 8 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: RICONOSCIMENTO PRECOCE DEL COIVOLGIMENTO POLMONARE IN CORSO DI MALATTIE DEL TESSUTO CONNETTIVO Authors: A. Vatrella (1), B. Bellofiore (1), F. Perna (1), S. Spina (1), R. Scarpa (2), A. Sanduzzi (1) Affiliations: (1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY, (2) Cattedra di Reumatologia, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY Body: Il coinvolgimento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo costituisce un evento frequente. L'interstiziopatia polmonare rappresenta la manifestazione respiratoria prevalente sia nell'artrite reumatoide (AR) che nella sclerosi sistemica progressiva (SSP). L'interessamento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo può essere identificato attraverso indagini radiologiche, funzionali e biologiche. Per quanto concerne queste ultime, solitamente si ricorre al BAL o in casi particolari alla biopsia polmonare. Una metodica d'indagine biologica alternativa, caratterizzata da scarsa invasività e quindi facilmente accettata dai pazienti, è costituita dall'espettorato indotto. Tale tecnica è stata negli ultimi anni applicata con successo allo studio dei fenomeni infiammatori in patologie delle vie aeree quali l'asma e la BPCO. Nella presente indagine abbiamo applicato la tecnica dell'espettorato indotto allo studio del pattern cellulare infiammatorio delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto connettivo con recente comparsa di sintomi respiratori, confrontandolo con quello di soggetti normali. I dati biologici ottenuti dall'espettorato sono stati correlati con quelli del BAL, nei soli pazienti con interessamento radiologico manifesto, e con altri marker di natura radiologica e funzionale in tutti i pazienti. La popolazione studiata comprendeva 19 pazienti affetti da AR (n=12), SSP (n=6) e spondilite anchilosante (n=1). Il gruppo di controllo includeva 14 soggetti sani volontari. Ogni soggetto eseguiva le seguenti indagini: storia clinica, esame obiettivo, prove di funzionalità respiratoria (spirometria completa, DLCO ed emogasanalisi arteriosa), HRCT, espettorato indotto e, in casi selezionati, BAL. Le prove di funzionalità respiratoria hanno evidenziato una riduzione della DLCO (11 pazienti su 19 presentavano un valore inferiore al 70%). Alterazioni della HRCT sono state riscontrate in 11 pazienti. L'analisi dell'espettorato indotto ha documentato una riduzione significativa della percentuale dei macrofagi ed un significativo aumento dei neutrofili e dei linfociti. Non si sono invece evidenziate differenze significative per quanto concerne il numero totale delle cellule, la percentuale di eosinofili ed il rapporto CD4/CD8. I risultati della presente indagine suggeriscono che l'analisi citoimmunologica dell'espettorato indotto può fornire elementi utili relativi al coinvolgimento immunoflogistico delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto connettivo. 9 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: INIBIZIONE FARMACOLOGICA DEI LEUCOTRIENI IN UN MODELLO ANIMALE DI FIBROSI POLMONARE INDOTTA DA BLEOMICINA. Authors: M. Failla (1), T. Genovese (2), E. Mazzon (2), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Muia' (2), M. Sortino (3), N. Crimi (1), A. Caputi (2), S. Cuzzocrea (2), C. Vancheri (1) Affiliations: (1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Messina ITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Catania ITALY Body: I leucotrieni hanno recentemente assunto un importante ruolo nella patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica (FPI). Si ritrovano aumentati nel BAL e in sezione istologiche di pazienti affetti da FPI, inoltre il ruolo di questi eicosanoidi è stato ben caratterizzato nel modello animale di fibrosi polmonare indotta da bleomicina, utilizzando differenti modelli animali con specifiche delezioni genetiche degli enzimi chiave nella via metabolica che porta alla sintesi di leucotrieni. In questo studio abbiamo valutato l’efficacia di un approccio di tipo farmacologico con anti-leucotrieni nello sviluppo del danno polmonare indotto da bleomicina in animali trattati con Zileuton, un inibitore della 5-LO e con MK-571, un antagonista recettoriale dei cisteinil leucotrieni. Gli animali sono stati sottoposti a somministrazione intratracheale di bleomicina o soluzione salina e trattati rispettivamente con MK-571 (1mg/Kg) o Zileuton (50mg/Kg) tramite l’utilizzo di minipompe osmotiche impiantate chirugicamente nel sottocutaneo o bolo orale, rispettivamente. Una settimana dopo l’induzione della fibrosi venivano effettuate la valutazione istopatologica di sezioni polmonari con il metodo van Gieson per il dosaggio del collagene, la valutazione dell’edema polmonare, l’analisi immunoistochimica per la mieloperossidasi, IL-1, TNF-alfa e infine conte cellulari totali e differenziali da BAL. Sia gli animali trattati con MK-571 che quelli trattati con Zileuton dimostravano una minore suscettibilita’ al danno da bleomicina cosi’ come dimostrato da: (i) mantenimento del peso corporeo, (ii) riduzione della mortalità, (iii) ridotta infiltrazione polmonare di leucociti e polimorfonucleati, (iv) ridotto edema polmonare, (v) riduzione a livello istologico del danno polmonare e della deposizione di collagene, (vi) riduzione dello staining per mieloperossidasi polmonare, IL-1 e TNF-alfa. Questo è il primo studio che mostri come l’inibizione farmacologica dell’attività dei leucotrieni può ridurre il danno e la fibrosi polmonare indotta da bleomicina nell’animale da laboratio. Queste due classi di farmaci gia’ utilizzate nella terapia dell’asma bronchiale, potrebbero quindi essere testate per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, una malattia ancora priva di una efficace opzione terapeutica. 10 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: STUDIO DEL RUOLO DELLE CELLULE DELL'IMMUNITA' INNATA E DEI LINFOCITI T REGOLATORI NELLA SARCOIDOSI POLMONARE (PS) E NELLA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (IPF) Authors: N. STANFLIN (1), S. ORSI (1), M.G. GIUDIZI (2), R. BIAGIOTTI (2), R. DURANTI (2), F. ALMERIGOGNA (2), F. FASSIO (2) Affiliations: (1) BRONCOLOGIA MEDICA AOUC FIRENZE ITALY, (2) MEDICINA INTERNA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI FIRENZE FIRENZE ITALY Body: Sono state esaminate le componenti cellulari del BAL in pazienti affetti da IPF (n=9) e da PS (n=8). Abbiamo concentrato la nostra attenzione sulle cellule dell'immunità innata (macrofagi -Mf- e cellule Natural Killer -NK) e sui linfociti con funzione regolatoria (Treg). I Mf possono esprimere diversi programmi funzionali. I Mf polarizzati in senso M1e M2 sono gli estremi di un "continuum" di stati funzionali. Gli M1 sono coinvolti nella risposta Th1 e producono citochine proinfiammatorie; gli M2 modulano la risposta infiammatoria e promuovono il rimodellamento tissutale. Gli M1 e gli M2 sono stati da noi identificati mediante l'espressione rispettivamente del CCR7 e del CD23 (Mantovani A. et al. Trends Immunol. 2004;25:677-86). Nei pazienti affetti da IPF i valori percentuali e assoluti di M2 nel BAL sono risultati aumentati significativamente rispetto ai valori riscontrati nei pazienti affetti da PS (16,5% vs 4,7% di Mf; p<0.05). Nessuna differenza invece è stata evidenziata a livello dei Mf M1. E' noto da tempo che le cellule NK sono coinvolte nelle malattie infiammatorie. La valutazione delle cellule NK (CD3-CD56+ e CD3-CD16+) nel BAL ha mostrato un aumento dei valori percentuali e assoluti di tali cellule nella IPF rispetto alla PS (p<0.05), mentre tali differenze non sono state riscontrate nel sangue periferico. Si pensa che i Treg siano coinvolti nei meccanismi di regolazione sia della risposta immune innata sia di quella specifica (O'Garra A. et al. . Nat Med 2004;10:801-5). E' stata valutata la frequenza dei Treg (CD4+CD25+bright) nel BAL e nel sangue periferico: la percentuale dei Treg nel BAL dei pazienti affetti da IPF è risultata significativamente aumentata rispetto a ciò che è stato evidenziato nella PS (5% vs 2,1% dei linfociti; p<0.05); tale differenza non era riscontrabile a livello del sangue periferico. Questi dati nel loro insieme suggeriscono che Mf, NK e linfociti Treg svolgano un ruolo importante nella regolazione e nell'evoluzione dei processi infiammatori polmonari. 11 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: SPESSORE DELLA MEMBRANA BASALE (BM), RISPOSTA BRONCHIALE ALLA METACOLINA (MCH) E CONTA EOSINOFILICA NEL BAL IN SOGGETTI CON ASMA LIEVE MODERATO DI ORIGINE ATOPICA E DA GER Authors: C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), M. VISCONTI (1), RW. DAL NEGRO (1) Affiliations: (1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VERONA ITALY Body: Il processo infiammatorio ed il remodelling che determinano la patologia asmatica sono il frutto di una complessa interazione fra mediatori e diversi tipi cellulari. Cellule epiteliali e mesenchimali, mediante il rilascio di citochine, chemochine e fattori di crescita, inducono la persistenza dell'infiltrato infiammatorio e alterazioni strutturali della parete bronchiale, fino all'incremento di spessore della membrana basale (MB). Scopo dello studio è stato quello di paragonare la conta eosinofila nel BAL e lo spessore della MB in soggetti con asma lieve di origine atopico e di asma lieve da reflusso gastro-esofageo (GER). Metodi. Dopo aver ottenuto il consenso informato scritto, sono stati studiati 31 soggetti asmatici non fumatori: 8 con asma atopico lieve (AAL; 32 - 63a, 4 m, FEV1 = 94.8% pred. 9.9sd);8 con asma atopico moderato (AAM;, 30 - 64 a, 4m., FEV1 = 68.6% pred. 8.8 sd;) 8 con asma lieve non-atopico e GER - correlato (AL-GER 24 - 64 a, 2 m, FEV1 = 96.2 % pred. 7.7 ds) e 7 con asma moderato non-atopico e GER-correlato (AM-GER; 36 - 64 a, 3m, FEV1 = 66.6 % pred. 4.7 ds). Tutti i soggetti sono stati sottoposti a biopsia endobronchiale, BAL e broncostimolo con Mch. Lo spessore della MB è stato espresso in micron e la conta eosinofila in % conta totale. Statistica: Wilcoxon test, accettando p < 0.05 . Risultati: vedi tab. 1. Tab.1 AAL AL-GER p AAM AM GER p FEV1 94.8 + 9.9 96.0 + 6.7 NS 68.6 + 8.8 66.6 + 4.7 ns BMT 5.0 + 2.0 2.8 + 1.3 < 0.03 6.3 + 2.1 7.3 0.05 ns EOS 16.2 + 6.8 4.6 + 5.4 < 0.001 27.1 + 12.4 19.2 + 4.1 ns 1) l’asma da GER risulta caratterizzato da una MB più sottile; 2) anche gli eosinofili risultano ridotti in tali circostanze; 3) quando la componente eosinofila è più evidente (come nel caso dell’asma moderato) lo spessore della MB risulta indistinguibile nei due gruppi di asmatici, indipendentemente dall’etiologia dell’asma stesso; 4) i dati preliminari di questo studio pilota sembrano suggerire l’ipotesi che l’asma GER-correlato possa rappresentare un’ entità nosologica del tutto peculiare, per lo meno nei suoi più precoci stadi evolutivi 12 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: EFFETTI DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE SULLE CELLULE DELLL'ESPETTORATO INDOTTO IN MARATONETI AMATORIALI Authors: MR. Bonsignore (1,2), L. Chimenti (1), A. Paterno' (1), A. Bonanno (2), A. Merendino (1), A. Mirabella (1), M. Vultaggio (3), G. Morici (4), G. Bonsignore (2), V. Bellia (1) Affiliations: (1) DIMPEFINU, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) ist . di Biomedicina e Immunol Molecolare CNR Palermo ITALY, (3) AMIA Palermo ITALY, (4) DIMES, Università di Palermo Palermo ITALY Body: La risposta delle cellule delle vie aeree all'allenamento e all'esercizio acuto in atleti non-asmatici che vivono in clima moderato non è stata finora studiata in modo sistematico. Abbiamo raccolto campioni di espettorato indotto per studiare la composizione cellulare e l'apoptosi (TUNEL) in 9 maratoneti amatoriali (età media ±SD: 40±4 anni, allenamento: 85±26 km/settimana) a riposo 3 giorni prima di una gara, e il mattino post-gara in Novembre 2004 (Autunno; 21 km, temperatura media, T: 16±1°C, umidità, H: 53±5%), Febbraio 2005 (Invern o, 12.5 km, T: 7±2°C, H: 48±5%) e Luglio 2005 (Estate; 10 km, T: 27.5±2°C, H: 48±5%). Le concentrazioni d i inquinanti nell'aria erano inferiori alla soglia di attenzione in tutte le occasione di campionamento. La composizione e la cellularità dell'espettorato indotto non cambiavano in accordo alla stagione nonostante grandi variazioni di T ed una tendenza verso un'aumento della concentrazione di ozono in Estate. La conta differenziale media di neutrofili (PMN) nell'espettorato indotto dei maratoneti erano 52.2% delle cellule totali a riposo, e tendevano ad aumentare dopo l'esercizio (67.7%) independentemente dalla stagione. L'apoptosi cellulare era maggiore in Estate (45% delle cellule totali) e minima in Autunno (11%, p<0.05) e la maggioranza delle cellule apoptotiche erano PMN (range 53-90% delle cellule apoptotiche) in tutte le stagioni. Le conte delle cellule epiteliali bronchiali (BEC) erano basse in tutti i campioni (media 4.3% a riposo, 3.5% post-esercizio) ma il loro contributo all'apoptosi aumentava nei campioni post-esercizio (dal 2% al 14% delle cellule apoptotiche totali, p<0.05) indipendentemente dalla stagione. I nostri dati suggeriscono che l'apoptosi dei PMN nelle vie aeree può essere un meccanismo coinvolto nel controllo dell'infiammazione delle vie aeree in atleti che vivono in climi moderati, mentre l'apoptosi delle BECs potrebbe indicare danno epiteliale indotto dall'esercizio intenso, a prescindere dalle condizioni climatiche. 13 Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2 Title: ANALISI DEI PROCESSI OSSIDATIVI NEL BAL DI PAZIENTI CON INTERSTIZIOPATIE POLMONARI Authors: E. Bargagli (1), C. Vagaggini (1), F. Penza (1), MG. Perari (1), R. Filippi (1), P. Rottoli (1) Affiliations: (1) Sezione di Malattie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY Body: E’ stato ipotizzato che lo stress ossidativo possa contribuire alla patogenesi delle interstiziopatie polmonari diffuse (DLD) e che un buon marcatore di danno ossidativo sia la formazione di proteine car. In questo studio abbiamo quantificato i livelli di proteine carbonilate nel BAL di pazienti con sarcoidosi, fibrosi polmonare associata a sclerosi sistemica, fibrosi polmonare idiopatica e per la prima volta in un gruppo di pazienti con polmonite da ipersensibilità e con polmonite eosinofila cronica. Il nostro obiettivo era quello di approfondire le nostre conoscenze sul ruolo dei processi di carbonilazione proteica nella genesi delle DLD. La popolazione studiata era costituita da 22 pazienti con sarcoidosi, 15 con fibrosi polmonare idiopatica, 13 con fibrosi polmonare secondaria a sclerosi sistemica, 7 con alveolite allergica, 6 con polmonite eosinofila cronica (sottoposti a broncoscopia per motivi diagnostici o di follow-up) e 8 sani. La diagnosi di malattia era basata sui criteri diagnostici internazionali, i soggetti era non fumatori, non eseguivano terapie al momento della broncoscopia, erano regolarmente seguiti presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi e le altre Interstiziopatie in Siena. Una concentrazione significativamente differente di proteine ossidate era osservata nei pazienti con DLD sia complessivamente che singolarmente rispetto ai controlli (p<0.001). L’aumento delle proteine carbonilate nel BAL dei pazienti con interstiziopatia polmonare suggerisce la presenza di uno squilibrio tra ossidanti ed antiossidanti a livello alveolare. Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari per stabilire il contributo dello stress ossidativo nella patogenesi delle DLD e in particolare della alveolite allergica estrinseca in cui sono stati identificati i livelli più alti. 14 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: INSULINO-RESISTENZA ED INSULINO-SENSIBILITÀ NEI PAZIENTI CON APNEA DEL SONNO Authors: L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), V. Asero (1), R. Campisi (1), R. Polosa (1), N. Ciancio (1), G. Di Maria (1) Affiliations: (1) Dip. Medicina Interna e Medicina Specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY Body: Recenti studi suggeriscono che l’apnea ostruttiva del sonno aumenta il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2. Lo scopo del presente studio è quello di valutare se l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) rappresenti un fattore di rischio per l’insulino-resistenza e insulino-sensibilità, usando indici surrogati del metabolismo glucidico. Abbiamo studiato una popolazione di 94 (61 maschi) soggetti valutati nel nostro Laboratorio del Sonno per il sospetto di OSA. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a polisonnografia notturna standard (Compumedics SSeries). L’indice HOMA, un induce di insulino resistenza e l’indice QUICKI, un indice di insulino-sensibilità, sono stati calcolati dai valori di glucosio e di insulina ottenuti al mattino a digiuno. Abbiamo confrontato 37 pazienti con indice di apnea/ipopnea (AHI)<15 (controlli, valori medi di AHI 11.11.1, età 52.62.9 anni, BMI 292.9) e 57 pazienti con AHI>20 (OSA, valori medi di AHI 55.2.12.0, età 55.22.0 anni, BMI 331.1). L’indice HOMA era 2.720.4 e 4.891.0, nei controlli e negli OSA, rispettivamente (P<0.05), mentre l’indice QUICKI era 0.37 0.03 e 0.34 0.01 nei controlli e negli OSA, rispettivamente (P=NS). Quando i soggetti erano suddivisi in base al BMI (soggetti con BMI<30 e BMI >30) l’indice HOMA restava significativamente più elevato nei pazienti con OSA rispetto ai controlli (1.720.3 vs 2.40.4, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI<30 e 2.70.5 vs 5.81.3, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI>30) mentre non si osservava alcuna differenza nei valori di indice QUICKI. Tutti questi dati suggeriscono che, indipendentemente dall’obesità, l’insulino resistenza, ma non l’insulino-sensibilità, è aumentata nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno. 15 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: CAMBIAMENTO NELL’ATTIVITÀ DEL BARORIFLESSO NELL’APNEA OSTRUTTIVA DEL SONNO: CAUSA O CONSEGUENZA? Authors: L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), L. Bernardi (2), V. Asero (1), G. Di Maria (1) Affiliations: (1) Istituto Medicina Interna e Medicina specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY, (2) IRCCS S. Matteo Pavia Università di Pavia ITALY Body: Il legame tra le anormalità del sonno e i meccanismi riflessi nel controllo della pressione sanguigna non è chiaro. Sebbene sia ormai risaputo che le alterazioni presso rie seguono le alterazioni respiratorie passivamente, i cicli di apnea/iperventilazione, strettamente correlati con l’attività ciclica simpatovagale, suggeriscono una più complessa interazione tra le influenza respiratorie e cardiovascolari. Per verificare l’ ipotesi di una interazione reciproca tra i meccanismi di controllo respiratori e cardiovascolari nell’apnea ostruttiva del sonno (OSA), abbiamo monitorato il flusso respiratorio, la saturazione di ossigeno (SpO2), la frequenza cardiaca (intervallo RR), e la pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (SDP) in continuo (Portapres©) in 22 soggetti con OSA (AHI 50.3±5.5 media±SEM). Sequenze di intervallo RR, SBP e SDP durante cicli di apnea/iperventilazione di almeno 5 minuti sono stati analizzati attraverso variazioni nel tempo per ottenere il valore del baroriflesso arterioso (BRS) battito per battito, con il metodo alfa. Tutti i segnali mostravano variazioni cicliche alla frequenza del ciclo di apnea/iperventilazione (38.1±1.9 secondi). Abbiamo pertanto paragonato le relazioni di fase tra BRS, ventilazione, frequenza cardiaca e SpO2 durante il ciclo di apnea/iperventilazione e abbiamo trovato che la pressione diastolica e quella sistolica e il flusso erano in fase tra loro (< di 10° ), ma esattame nte in opposizione di fase (180°) con BRS (179.4±7.0°) e R R (152.7±6.1°), ciononostante la saturazione arteri osa precedeva il flusso, SBP e DBP da 142.5±8.9°. Quest a peculiare relazione di fase suggerisce che le fluttuazioni del baroriflesso non seguono semplicemente le anormalità respiratorie, ma contribuiscono attivamente a mantenere le oscillazioni apnea/iperventilazione nell’OSA. 16 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: SLEEP APNEA OSTRUTTIVA (OSA) E STRESS OSSIDATIVO (SO). Authors: R. SABATO (1), A. DEPALO (1), G.E. CARPAGNANO (1), P. BONFITTO (1), P. PALLADINO (1), M.G. CAGNAZZO (1), C. GRAMICCIONI (1), M.P. FOSCHINO BARBARO (1) Affiliations: (1) IST. MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI FOGGIA ITALY Body: INTRODUZIONE: I DISTURBI RESPIRATORI SONNO-RELATI SONO ASSOCIATI AD UNA AUMENTATA MORBILITA' E MORTALITA' CARDIOVASCOLARE. LE BASI PATOGENETICHE DI QUESTA ASSOCIAZIONE NELL'OSA SONO POCO CONOSCIUTE, MA UNO DEI POSSIBILI MECCANISMI POTREBBE ESSERE LO SO, OVE I RADICALI LIBERI DELL'OSSIGENO, PRODOTTI IN RISPOSTA AGLI EPISODI DI IPOSSIEMIAIPEROSSIA OSA-CORRELATI, INDUCONO DANNI VASCOLARI E QUINDI INCREMENTANO IL RISCHIO CARDIO-VASCOLARE. SCOPO: INDAGARE LA PRESENZA DI SO A LIVELLO SIERICO IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA OSA MODERATO-SEVERA E IN UN GRUPPO DI SOGGETTI SANI NON OSA. METODO: ABBIAMO MISURATO AL MATTINO, AL RISVEGLIO, I VALORI SIERICI DI MARKERS DIRETTI (ROMS) E INDIRETTI (OMOCISTEINA) DI SO IN UN CAMPIONE DI 17 PAZIENTI AFFETTI DA OSA MODERATO-SEVERA (15M/2F) COMPLICATA DA COMORBIDITA' CARDIO-VASCOLARI (IPERTENSIONE ARTERIOSA E CARDIOPATIA ISCHEMICA) IN FASE DI STABILITA' E IN UN GRUPPO DI PAZIENTI SANI NON OSA (6M/6F), QUALE GRUPPO DI CONTROLLO. LA DIAGNOSI DI OSA ERA STABILITA CON AHI>10/H E SINTOMATOLOGIA DIURNA SUGGESTIVA. LE CARATTERISTICHE DEI DUE CAMPIONI ERANO LE SEGUENTI (VAL.MEDIO±DS): GRUPPO OSAS - ETA' 54.2±10, BMI 34.6±6.6, ESS 9.8±5.3, AHI 51.0±16.2, ODI 45.1±21.8, SAO2 NADIR 88.1±4.0, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 20.2±15.3, OMOCISTEINA 13.1±6.4 E ROMS 302.2±44.4; GRUPPO SANI NON OSAS - ETA' 47.0±6.2, BMI 35.8±6.4, ESS 5.5±1.6, AHI 6.1±1.2, ODI 4.0±2.6, SAO2 NADIR 91.6±2.2, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 0.5±10.2, OMOCISTEINA 8.8±3.4 E ROMS 307.9±100.4. RISULTATI: NEL GRUPPO DEI PAZIENTI OSA, SI EVIDENZAVA UN SIGNIFICATIVO INCREMENTO DELL'OMOCISTEINA RISPETTO AL GRUPPO CONTROLLO (P=0.04); INVECE NON VI ERANO DIFFERENZE SIGNIFICATIVE NEL DOSAGGIO DEI ROMS NEI DUE GRUPPI (P=0.83). INOLTRE, NEI PAZIENTI OSA, I VALORI DELL'OMOCISTEINA SIERICA NON PRESENTAVANO CORRELAZIONI SIGNIFICATIVE CON I PARAMETRI POLIGRAFICI NOTTURNI CONSIDERATI. CONCLUSIONI: I RISULTATI PRELIMINARI DEL NOSTRO STUDIO, HANNO MESSO IN EVIDENZA IL POSSIBILE COINVOLGIMENTO DELLO SO NELL'OSA MODERATO-SEVERA OVE IL VALORE SIERICO DELL'OMOCISTEINA, QUALE MARKER INDIRETTO DI SO, ERA AUMENTATO, MENTRE QUELLO DEI ROMS, MARKER DIRETTO DI SO, ERA SOVRAPPONIBILE A QUELLO DEI SOGGETTI SANI. PERTANTO, POSSIAMO IPOTIZZARE IL RUOLO DELL'OMOCISTEINA QUALE MARCATORE PRECOCE DI SO E DI DANNO VASCOLARE. LA PRODUZIONE DI ROMS, ESPRESSIONE DI UN DANNO OSSIDORIDUTTIVO DIRETTO, POTREBBE ESSERE PRECEDUTA, ALMENO IN PARTE, DALLA LIBERAZIONE DI MARCATORI INDIRETTI DI SO. 17 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: ALTERAZIONI RESPIRATORIE DURANTE IL SONNO IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA Authors: D. BONARDI (1), D. COLOMBO (1), C. MISURACA (1), A. FUMAGALLI (1), EE. GUFFANTI (1) Affiliations: (1) INRCA IRCCS PNEUMOLOGIA RIBILITATIVA Casatenovo (LC) ITALY Body: La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica degenerativa che richiede complete valutazioni respiratorie. L' insufficienza respiratoria è infatti la causa più frequente di morte nei pazienti affetti da SLA. Al fine di identificare elementi utili a prevenire l' insorgenza acuta dell' insufficienza respiratoria che condurrebbe inevitabilmente all' intubazione con conseguente ventilazione meccanica invasiva e quasi inevitabile successiva tracheotomia, particolare attenzione è stata dedicata allo studio della respirazione notturna. La nostra casistica si compone di 48 pazienti affetti da SLA, età media 57,4 (30-75) sottoposti a monitoraggio cardiorespiratorio notturno. 37/48 pazienti (77%) presentavano AHI <10 eventi/h; 16/48 (33%) trascorrevano più del 20% del tempo di registrazione con saturazioni <90%; 24/48 (50%) mostravano una media dei nadir di saturazione <90%. Gli eventi respiratori notturni erano principalmente rappresentati da ipopnee di origine centrale. Abbiamo successivamente suddiviso la casistica in pazienti che non presentavano segni di interessamento bulbare (NB) (31%) e pazienti che presentavano invece chiari segni di interessamento blbare (B) (69%) Fra i due gruppi non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nei parametri registrati: - saturazione media notturna 93,4% nei NB vs 92,6% nei B; - media dei nadir di saturazione 87,5 nei NB vs 86,4 nei B - tempo trascorso con saturazioni <90% 18,8% nei NB vs 27,2% nei B I dati appaiono in sintonia con quando riferito dalla letteratura internazionale: elevata variabilità della presenza di disturbi respiratori durante il sonno nelle SLA ; presenza di AHI superiore a 10 in circa il 30% dei casi; non correlazioni significative fra severità dei disturbi respiratori ed interessamento bulbare. Pur considerando la complessità della patologia e l' apparente non significatività dei dati emersi dalla valutazione della nostra casistica, riteniamo che la conoscenza precisa dell' andamento notturno dei parametri respiratori sia di fondamentale importanza per la scelta del momento più utile all' inizio della ventilazione non invasiva, attualmente unica possibile alternativa all' intubazione ed alla conseguente ventilazione invasiva per via tracheostomica. 18 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: IPERTENSIONE LIEVE NELLA SLEEP APNEA: DANNO MICROCIRCOLATORIO Authors: O. Resta (1), MT. Seccia (1), R. Clemente (1), P. Carratù (1), E. Boniello (1), D. Longo (1), V. Specchia (1), P. Nazzaro (1) Affiliations: (1) Malattie Apparato Respiratorio, Università Bari Bari ITALY Body: Vari studi hanno dimostrato che la sleep apnea (OSAS), spesso associata all’ipertensione arteriosa, costituisce, di per sè, un grave fattore di rischio cardiovascolare. Scopo del nostro studio è stato quello di riconoscere se l’OSAS aggravasse il danno microcircolatorio in soggetti ipertesi. Un gruppo di 46 ipertesi essenziali di lieve gravità non trattati, sottoposti a polisonnografia sono stati divisi in base al grado di OSAS (AIMS/AIPO: TST90: tempo% a SaO2<90%; RDI: apnee+ipopnee per ore di sonno; EEP: sonnolenza diurna), in 2 gruppi, con simile età (49±3 vs 53±2), abitudine al fumo e profilo metabolico. (m±s.e.*:p<0.5,**:p<0.1, ***:p<0.01) n° TST 90 RDI PaO2 SaO2 EEP OSAS1 21 0.90±0.43 8.5±1.7 88.4±2.9 96.5±0.3 9.6±1.3 OSAS3 26 38.3±5.1** 56.2±4.3*** 77.6±2.7** 94.7±0.7* 13.2±1.2* Quindi, sono stati sottoposti a monitoraggio ambulatorio pressorio diurno (day:08.00-22.00) e notturno (night:24.00-06.00) ed antropoplicometria. SBP/DBPday SBP/DBPnight BMI BSA Circ. collo OSAS1 130±2/82±2 119±3/73±2 28.9±1.1 1.94±0.06 40±0.8 OSAS3 134±2/85±2 132±3/81±2** 35.7±1.7*** 2.14±0.05** 44±0.8*** Mediante video capillaroscopia del campo medio periungueale del 2° e 4° dito e del terzo prossimale e distale dell’avambraccio non dominante, è stato determinato l’indice di capillarizzazione (CAPIN=n/BSA), mentre la capillarizzazione successiva alla congestione venosa (CVC), ed il successivo reclutamento (GAIN), evidenziano l’entità del danno funzionale micocircolatorio. CAPIN CVC GAIN OSAS1 17.3±0.9 51.2±2.2 14.1±1.7 OSAS3 15.2±0.6* 58.1±1.6* 20.3±1.2*** Nell’equazione della regressione multipla lineare per CAPIN e GAIN, quali variabili dipendenti, sono entrate rispettivamente TST90 (= -0.516**) e RDI(=0.311**). I risultati indicano che il grado di OSAS è associato a diminuita ossigenazione periferica e ridotta caduta dei valori pressori notturni, riferibile questa, secondo vari Autori, ad un incremento del tono simpatico centrale. Inoltre, i pazienti, presentano anche una ridotta capillarizzazione ed una rarefazione funzionale capillare che possono rappresentare un incremento del rischio cardiovascolare. 19 Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO Title: LA SEVERITÀ DELLA SINDROME DA APNEE OSTRUTTIVE È ASSOCIATA CON ELEVATI LIVELLI DI LEPTINA NELL’ESALATO CONDENSATO INDIPENDENTEMENTE DALL’OBESITÀ. Authors: D. Lacedonia (1), P. Carratù (1), GE. Carpagnano (2), MA. Ardito (1), G. Di Gioia (1), MP. Foschino (2), O. Resta (1) Affiliations: (1) Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Bari Bari ITALY, (2) MalattieApparato Respiratorio, Università degli Studi di Foggia Foggia ITALY Body: Introduzione : i livelli di leptina sierica sono stati trovati più elevati in pazienti obesi con sindrome delle apnee notturne (OSAS) che in pazienti obesi senza tale sindrome. Le concentrazioni di leptina nelle vie aeree non è stata invece mai misurata. Scopo dello studio: Valutare l’espressione di leptina nell’espettorato indotto e misurare i livelli di leptina nell’esalato condensato e nel plasma di pazienti obesi con o senza OSAS. Metodi: sono stati esaminati 4 gruppi di soggetti con le stesse caratteristiche antropometriche :1) 15 pazienti obesi con OSAS (OO), 2) 8 pazienti non obesi con OSAS (NOO), 3) 10 pazienti obesi senza OSAS (ONO), 4) 10 soggetti non obesi senza OSAS, arruolati come gruppo controllo ( C ). L’espressione di leptina è stata misurata nell’espettorato indotto con una tecnica immunocitochimica . Risultati: le concentrazioni di leptina sono risultate più elevate nell’esalato condensato del gruppo OO(4.8±0.8 ng/ml) che nel gruppo NOO( 4.3±0.4 ng/ml, p<0.05) e ONO (4.3±0.4ng/ml, p<0.05). In tutti i gruppi sono state misurate comunque, le concentrazioni maggiori che nel gruppo controllo(C) (p<0.01). Inoltre i livelli di leptina correlavano positivamente con l’indice di apnea/ipopnea, con l’indice di massa corporea, con la circonferenza dell’addome e del collo (p<0.01). I livelli di leptina nel plasma sono risultati più elevati nei soggetti obesi che nei soggetti non obesi con OSAS ( 39.5±3.0 ng/ml vs. 32.2±4.7ng/ml, p<0.05). I livelli di leptina sierica correlavano inoltre con l’indice di massa corporea ma non con l’indice di apnea/ipopnea. Infine i livelli di leptina nell’esalato di soggetti con OSAS diminuivano dopo due notti di trattamento con CPAP nasale (p<0.05). 20 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: INDICI DELLA SCINTIGRAFIA DI VENTILAZIONE NELL'ASMA CORRELA CON GLI INDICI DI FUNZIONALITA' DELLE GRANDI E PICCOLE VIE AEREE Authors: E. Polverino (1), E. Garbella (1), P. Fazzi (1), R. Albertelli (1), C. Spanu (1), A. Di Franco (1), P. Paggiaro (1) Affiliations: (1) Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Università di PIsa Pisa ITALY Body: Il coinvolgimento delle piccole vie aeree nell'asma e la scelta di indici funzionali specifici di tale fenomeno sono ancora oggi temi irrisolti. Abbiamo studiato i parametri funzionali spirometrici e la distribuzione della ventilazione polmonare eseguita con l'inalazione di microparticelle marcate con tecnezio radioattivo, in undici pazienti affetti da asma lieve-moderato (VEMS: 53-112% del pred.). Tali pazienti, trattati regolarmente con cortisonici inalatori e beta2-agonisti long acting, sono stati studiati dopo 24 ore di sospensione terapeutica in due giornate differenti, dopo placebo o 200 mcg di salbutamolo inalato. Le misurazioni includevano: 1) CVF, VEMS, FEF50; 2) volume di chisura (VC), capacità di chiusura (CC) e pendenza della curva di lavaggio dell'azoto (N2slope); 3) scintigrafia da ventilazione. Sono stati misurati due indici scintigrafici, che escludono rispettivamente il 30% (INI30%) ed il 10% (INI10%) dei pixel misurati sull'area polmonare, in grado di rappresentare il grado di disomogenità dovuta alle grandi e piccole vie aeree. Il VC è risultato misurabile solo in 3 pazienti dopo placebo e in 8 pazienti dopo salbutamolo, verosimilmente per effetto della broncodilatazione, come dimostrano l'incremento di CVF (del 10%), VEMS (del 21%) e FEF50 (del 53%). Dopo il salbutamolo abbiamo anche osservato una tendenza all'incremento della CC e della N2slope, un aumento significativo di INI10% (del 46%) e INI30% (del 143%). I valori di VEMS e FEF50 osservati dopo placebo hanno mostrato una correlazione con INI10% e INI30%, mentre i valori di CVF una correlazione con il solo INI10%. Simili correlazioni sono state osservate tra i cambiamenti percentuali degli stessi parametri dopo salbutamolo. La CC dopo placebo ha mostrato una correlazione significativa con INI10%, CVF e FEF50. Similmente, il cambiamento di CC dopo salbutamolo correlava significativamente con il cambiamento percentuale di INI10%. I nostri risultati suggeriscono che il calibro della grandi vie aeree influenza in maniera preponderante la distribuzione della ventilazione polmonare, anche se una correlazione significativa è stata osservata tra i vari indici delle piccole vie aeree (FVC, FEF50, CC, INI10%). 21 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON INALAZIONE DI OSSIGENO (OXYGEN-ENHANCED MRI) NELLA VALUTAZIONE DELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA Authors: M. CIUFFREDA (1), GM. CORBO (1), F. MOLINARI (2), T. PIRRONTI (2), L. BONOMO (2), S. VALENTE (1) Affiliations: (1) Servizio di Fisiopatologia respiratoria, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY, (2) Dipartimento di Radiologia, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY Body: LO SCOPO DELLO STUDIO E' DI DIMOSTRARE LA POSSIBILITA' DI UTILIZZARE LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO(OXYGEN-ENHANCED MRI)NELL'ATTIVITA' CLINICA.ABBIAMO VALUTATO LA RELAZIONE TRA L'OXYGEN-ENHANCED MRI E LA FUNZIONALITA' POLMONARE IN UNDICI PAZIENTI, DI ETA'COMPRESA TRA I 39 ED I 58 ANNI,AFFETTI DA BPCO E DIECI VOLONTARI SANI NON FUMATORI,DI ETA' COMPRESATRA I 24 ED I 36 ANNI.METODI.ENTRAMBI I GRUPPI HANNO EFFETTUATO UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE RESPIRATORIA,CON LA MISURAZIONE DEI VOLUMI POLMONARI, DEI FLUSSI ESPIRATORI E DELLA CAPACITA' DI DIFFUSIONE POLMONARE.E' STATA ESEGUITA SUI VOLONTARI SANI E SUI BPCO LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO AD UNA FIO2 DEL 100%(MAGNETE DA 1,5 TESLA).MEDIANTE LA TECNICA DEL BREATH-HOLD SONO STATE ACQUISITE LE IMMAGINI,TUTTE SU DI UN PIANO CORONALE,CON UNA SEQUENZA INVERSION RECOVERY SINGLE-SHOT FAST SPIN ECHO(IR-SSFSE,TE=26,5 MSEC,TI=1200MS)SINCRONIZZATA CON IL CICLO CARDIACO.UNA MAPPA COLORE DEL PARENCHIMA POLMONARE ATTIVATO E' STATA ESAMINATA IMPIEGANDO UN SOFTWARE PER L'ANALISI DI CORRELAZIONE.IL RAPPORTO TRA LE AREE POLMONARI ATTIVATE DALL'OSSIGENO E L'AREA TOTALE,OVVERO LA PERCENTUALE DI PIXEL ATTIVATI SUI PIXEL TOTALI E' STATA CALCOLATA IN TUTTI I SOGGETTI (OAP%).IMPIEGANDO L'ANALISI DI REGRESSIONE E IL TEST ANOVA SI E' STIMATA LA CORRELAZIONE TRA GLI INDICI DI FUNZIONALITA' RESPIRATORIA E LE AREE ATTIVATE DALL'OSSIGENO(OAP%).RISULTATI.I PAZIENTI AFFETTI DA BPCO HANNO UN VALORE DI OAP% SIGNIFICATIVAMENTE INFERIORE RISPETTO AI SOGGETTI SANI DI CONTROLLO(60 VS 89 P<0.001).ABBIAMO EVIDENZIATO LE SEGUENTI CORRELAZIONI:OAP% E KCO(R^2=0,63),OAP% E FEV1 ESPRESSO COME PERCENTUALE DEL PREDETTO (R^2=0,80),OAP%E FEV1/VC (R^2=0,76)OAP% E RV/TLC RATIO (R^2=0,64).TUTTE LE CORRELAZIONI SONO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVE(P<0,01).CONCLUSIONI.LE ALTERAZIONI PARENCHIMALI DISTRETTUALI EVIDENZIATE DALLA RISONANZA MAGNETICA CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO CORRELANO CON LE MISURE OTTENUTE CON LE PROVE DI FUNZIONALITA' RESPIRATORIA NEI SOGGETTI BPCO.PER QUESTA RAGIONE LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO PUO' ESSERE UNA TECNICA DI IMAGING UTILE NELLA VALUTAZIONE QUANTITATIVA E DISTRETTUALE DEL DANNO POLMONARE NEI SOGGETTI BPCO PRINCIPALMENTE CON ENFISEMA POLMONARE. 22 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: IL RAGGIUNGIMENTO DELLA INTENSITA' TARGET DI ALLENAMENTO ALL'ESERCIZIO FISICO GENERALE IN UN PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA IN PAZIENTI BPCO IN FASE STABILE Authors: B. Vagaggini (1), S. Brogi (1), S. Antonelli (1), C. De Simone (1), A. Pagnini (1), C. Lazzereschi (1), E. Polverino (1), S. Santerini (1), PL. Paggiaro (1) Affiliations: (1) Fisiopatologia Respiratoria Universitaria, Dipartimento Cardiotoracico Pisa ITALY Body: L'allenamento fisico generale rappresenta il cardine della riabilitazione respiratoria nei pazienti con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) in fase stabile di malattia. Esistono controversie sulla necessità di raggiungere il target di esercizio valutato sulla base del test da sforzo cardio-respiratorio (CPT) iniziale, per ottenere un reale beneficio dal Programma di Riabilitazione Respiratoria (PRR). Abbiamo valutato i risultati di un PRR in un gruppo di 48 pazienti BPCO di grado moderato-severo (FEV1% 54.1+/-16.9) suddividendoli in due gruppi : Gruppo 1, pazienti che durante il PRR avevano raggiunto il target di allenamento (l'80% del massimo vattaggio ottenuto nel CPT) ; Gruppo 2, pazienti che non lo avevano raggiunto. Il Gruppo 1 era costituito dal 38% dei 48 pazienti esaminati, e il Gruppo 2 dal 62%. Tutti i pazienti eseguivano un PRR ambulatoriale della durata di 8 settimane con 2 sedute di allenamento settimanali in palestra supervisionate dal fisioterapista e altri tre giorni di allenamento domiciliare. Ogni seduta aveva una durata di 1 ora , 30 minuti di allenamento su cicloergometro e 30 minuti di allenamento degli arti superiori . Prima e dopo il PRR i pazienti eseguivano le seguenti valutazioni: CPT, test del cammino in 6 minuti (6MWT), misurazione della massima pressione dei muscoli inspiratori ed espiratori (MIP e MEP), endurance degli arti inferiori e superiori, misurazione della qualità della vita mediante il SGRQ.Entrambi i gruppi ottenevano un miglioramento nella tolleranza allo sforzo in termini di wattaggio raggiunto nel CPT finale rispetto all'iniziale ( Gruppo 1 : 73.3+/-26.8 watts pre-PRR vs 85.4+/-24.7 watts post-PRR, p<0.05; Gruppo 2: 74.9+/-21.5 watts pre-PRR vs 81.9+/-20.8 watts post-PRR, p<0.05), nella forza dei muscoli inspiratori ( Gruppo 1: 67.9+/-26.3 cmH2O pre-PRR vs 81.1+/-28.3 cmH2O post PRR, p<0.05; Gruppo 2, 54.2+/-18.8 cmH2O pre-PRR vs 61.6+/-17.7 cmH2O post PRR, p<0.05). I pazienti del Gruppo 2 ottenevano inoltre um miglioramento del percorso eseguito con il 6MWT ( 416.8+/-19.5 mt pre PRR vs 473.2+/17.9 mt post PRR, p<0.05) e nel punteggio totale del SGRQ (51.9+/-15.3% pre PRR vs 45.9+/-14.4 % post PRR, p<0.05). In conclusione anche i pazienti con BPCO che non raggiungono la intensità target di allenamento migliorano dopo un PRR 23 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: VALORI DI RIFERIMENTO PER IL TEST DA SFORZO CARDIO-RESPIRATORIO: IMPORTANZA DELL'ATTIVITA' FISICA ABITUALE Authors: G. Forte (1), M. Andreani (1), F. Baldari (1), R. Cinicia (2), D. Oddi (2), L. Fuso (1), MG. De Rosis (1), R. Pistelli (1) Affiliations: (1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY Body: Il test cardiorespiratorio (TCR) permette di misurare la performance dell'organismo umano sottoposto ad un esercizio muscolare. In fisiologia clinica, il test è generalmente eseguito applicando carichi di lavoro progressivamente più elevati al fine di misurare la performance sottomassimale e massimale dell'organismo. La corretta interpretazione dei risultati del TCR è basata sul confronto fra i risultati ottenuti e i risultati attesi per ogni singolo soggetto. In letteratura esistono pochi lavori che forniscano dati di riferimento per le principali variabili misurate nel TCR, raccolti su piccoli gruppi di soggetti, utilizzando protocolli diversi per applicazione del carico di lavoro e per ergometri. Questa disomogeneità rende inappropriata una elaborazione mataanalitica dei dati della letteratura al fine di ottenere valori predetti più affidabili. Infine, i gruppi di soggetti studiati non includono, se non occasionalmente, soggetti in età avanzata e non sono noti dati di riferimento ottenuti nell'area mediterranea. Riportiamo una elaborazione preliminare dei dati di uno studio volto a definire valori di riferimento per il TCR in un gruppo di soggetti volontari, valutando 20 maschi e 20 femmine per ogni intervallo di 10 anni compreso fra 20 e 80 anni. Lo studio prevede la ripetizione del TCR su cicloergometro e treadmill in giorni separati in ordine randomizzato con l'applicazione di protocolli standardizzati a raggiungere il picco di VO2 fra 8 e 12 minuti dall'inizio del carico. Abbiamo finora studiato 90 soggetti (31 femmine), nel range 19-72 anni. Trenta soggetti erano completamente sedentari, 42 svolgevano un'attività fisica amatoriale di moderata entità, 18 una attività più intensa di ciclismo amatoriale. I dati presentati si riferiscono al solo test su cicloergometro. Un'attività fisica amatoriale di lieve entità aumenta significativamente il valore predetto di picco di VO2: +0.270 litri (LF 95% 0.110-0.431). Un'attività fisica amatoriale di entità più elevata (ciclismo) modifica competamente il valore predetto di picco di VO2: +1.195 litri (LF 95% 0.851 1.538). Essendo questi dati aggiustati per età in modelli multivariati, risulta evidente la necessità di elaborare modelli predittivi che tengano conto dell'attività fisica abituale dei soggetti, che risulta essere una variabile fondamentale finora ignorata nella predizione dei valori di riferimento per il TCR. 24 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: EQUAZIONI DI RIFERIMENTO PER LA CAPACITA' INSPIRATORIA (IC) DERIVATE DA UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE GENERALE ITALIANA Authors: F. Pistelli (1, 3), M. Bottai (2), L. Carrozzi (1, 3), A. Celi (1), F. Di Pede (1, 3), S. Baldacci (3), G. Viegi (3) Affiliations: (1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Univ. di Pisa Pisa ITALY, (2) Arnold School of Public Health, Univ. of South Carolina Columbia (SC) USA, (3) Unità di Epidemiologia Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica CNR Pisa ITALY Body: Scopo: derivare equazioni di riferimento per IC, volume di riserva inspiratoria (IRV) e volume di riserva espiratoria (ERV) in soggetti <normali> partecipanti alla seconda indagine epidemiologica trasversale condotta nel 1988-91 nell'area del delta del Po. Metodi: 146 maschi (età 8-65 anni) e 267 femmine (età 8-73 anni) sono stati definiti come <normali> se riferivano, al questionario standardizzato CNR, l'assenza di pregressi/attuali: sintomi respiratori; malattie cardiorespiratorie e neurologiche; ipertensione; malattie respiratorie infantili; storia di fumo attivo (compreso quello occasionale); rinite allergica; esposizione occupazionale; infezioni respiratorie recenti. Sono stati applicati, separatamente per maschi e femmine, modelli di regressione lineare, con IC, IRV e ERV come variabili dipendenti. Le variabili indipendenti comprendevano l'altezza ed il Body Mass Index (BMI) come termini polinomiali quadratici, e l'età come termine spline cubico naturale con due breakpoint interni. Risultati: sono stati derivati coefficienti di regressione che consentono il calcolo di valori di riferimento basati su sesso, età, altezza e BMI. Il limite inferiore di normalità (95esimo percentile) per IC, IRV e ERV era, rispettivamente 81%, 64% e 56% nei maschi, e 76%, 63% e 48% nelle femmine. Conclusioni: la disponibilità di equazioni di riferimento per IC, IRV ed ERV, derivate da un campione di popolazione generale con un ampio intervallo di età, può aumentare le strategie interpretative dei test di funzione respiratoria. Le equazioni così derivate sono continue su l'intero intervallo d'età studiato e comprendono il BMI come predittore statisticamente significativo dei parametri di funzione respiratoria considerati. 25 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 Title: L EFFETTO BRONCODILATATORE DELL INSPIRAZIONE PROFONDA DECRESCE CON LA GRAVITA DELL ASMA Authors: N. Scichilone (1), S. Soresi (1), V. Bellia (1) Affiliations: (1) Istituto di Medicina Generale e Pneumologia,Università di Palermo ITALY Body: Premessa: L inspirazione profonda (IP) induce dilatazione delle vie aeree nei soggetti esenti da patologie respiratorie in virtù delle forze di interdipendenza del polmone. L effetto broncodilatatore dell IP risulta variamente compromesso nei pazienti con asma. Ciò ha permesso di ipotizzare che l attenuazione di tale funzione broncodilatatrice concorra alla patogenesi dell ostruzione bronchiale. Obiettivo: Lo studio è stato condotto per valutare l esistenza di una associazione tra il grado di compromissione dell effetto broncodilatatore dell IP e la gravità dell asma. Metodi: 36 asmatici consecutivamente reclutati, in fase stabile di malattia, sono stati suddivisi in tre gruppi: gruppo A: asma lieve intermittente; gruppo B: asma lieve persistente; gruppo C: asma moderato-grave. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una valutazione clinico-funzionale, comprendente il questionario per la valutazione della gravità dei sintomi e dell uso del salbutamolo, e la spirometria. Per misurare l effetto broncodilatatore indotto dall IP è stato eseguito un test di broncoprovocazione con metacolina (mch) in assenza di respiri profondi: immediatamente dopo l induzione di broncocostrizione (>15% di riduzione della capacità vitale inspiratoria, IVC)) ciascun soggetto ha eseguito 4 IP, seguite immediatamente dalla spirometria. L effetto broncodilatatore dell IP è stato ottenuto dal rapporto fra IVC post-IP e IVC post-mch (% di broncodilatazione). Risultati: L effetto broncodilatatore dell IP diminuisce significativamente con la gravità di malattia (gruppo A: 68±5.4%, gruppo B: 45±7.2%, gruppo C: 4±15.6%; media±SE, ANOVA p<0.0001). Sia la gravità dei sintomi che la frequenza di utilizzo del salbutamolo correlano significativamente con l effetto broncodilatatore dell IP (r=-0.42, p=0.01 e r=-0.47, p=0.004), ma non con il VEMS (r=-0.13, p=0.44 e r=0.10, p=0.57) o il VEMS/CVF (r=0.10, p=0.56 e r=0.12, p=0.49). Conclusione: I risultati dello studio suggeriscono che l attenuazione della funzione broncodilatatrice dell IP contribuisca alla gravità dei sintomi ostruttivi. La misura dell effetto broncodilatatore dell IP sembra offrire una maggiore sensibilità della spirometria nella determinazione della gravità di malattia. 26 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: PATTERN VENTILATORIO AL PICCO DI ESERCIZIO IN SOGGETTI OBESI Authors: B. Farabollini (1), M.C. Braschi (1), A. Nicolai (2), F. Bonifazi (1) Affiliations: (1) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (2) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (3) SOD Dietetica e Nutrizione Clinica, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (4) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY Body: Introduzione: Nei soggetti obesi non sono ben noti gli effetti dell'aumentata massa corporea sulla ventilazione in corso di esercizio. Obiettivo: Valutazione della risposta ventilatoria all'apice dell'esercizio fisico in soggetti obesi in relazione a) agli indici di massa (BMI) e composizione corporea (% massa grassa -FM%, e % massa priva di grasso -FFM%), b) al grado di dispnea riferito dal paziente (scala di Borg). Metodi: 57 soggetti (M/F: 40/17; età: 41+/-12), con differente grado di obesità (BMI: 37+/-6; FM%: 40 +/-8; FFM%: 60+/-8) sono stati sottoposti a valutazione della composizione corporea mediante bioimpedenziometria; successivamente, all'apice di un test da sforzo cardiopolmonare di tipo massimale con cicloergometro, sono stati valutati i seguenti parametri: VE, VT, Fr, Ti, Te e grado di dispnea. Risultati: All'apice dell'esercizio, l'aumento del FM% correla inversamente con VE (r:-0,32 p:0,01), VT (r:-0,34 p:0,009), VT/IC (r:-0,42 p:0,001) e VT/Ti (r:-0,38 p:0,004) e positivamente con Fr/VT (r:0,47 p:0,002) e Ti/Ttot (r:0,31 p:0,02). Speculare la correlazione fra FFM% e i suddetti parametri: VE (r:0,32 p: 0,01), VT (r:0,34 p: 0,009), VT/IC (r:0,42 p:0,001) VT/Ti (r:0,38 p:0,004), Fr/VT (r:-0,47 p:0,002) e Ti/Tot (r:-0,31 p:0,02). Il BMI correla negativamente con VT/IC (r:-0,53 p:0,0001); il grado di dispnea correla positivamente con Ti/Tot (r:0,34; p:0,01). Discussione: Nei soggetti obesi all'apice dell'esercizio si evidenziano all'aumentare del FM% un valore di VE minore, un pattern ventilatorio maggiormente tachipnoico e un minor utilizzo del VT. All'aumento del Ti/Tot, corrisponde un flusso inspiratorio medio (VT/Ti) ridotto, misura questa che riflette il driver respiratorio centrale. Il grado di dispnea correla con la durata della fase inspiratoria. Si può concludere che nei soggetti con maggior adiposità il pattern ventilatorio adottato all'apice dell'esercizio fisico esprime la fatica dei muscoli respiratori, che contribuisce a limitare la tolleranza allo sforzo. 27 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: PROMOZIONE DELLA ATTIVITA’ FISICA DOMICILIARE IN PAZIENTI OBESI: STUDIO RANDOMIZZATO E CONTROLLATO Authors: R. Tumiati (1), T. Bellantone (1), B. Serri (1), C. Cilione (1), E. Zanasi (1), S. Costi (2), E.M. Clini (1,2) Affiliations: (1) Ospedale Villa Pineta - Dpt.Riabilitazione Pavullo (MO) ITALY, (2) Università di Modena-Reggio Emilia Modena ITALY Body: La promozione e il mantenimento di una adeguata fitness rappresenta un importante obiettivo per un intervento sanitario rivolto ai pazienti obesi di varia gravità. Tuttavia ancora scarse sono le informazioni sul ruolo che, da questo punto di vista, un intervento educazionale può svolgere sui pazienti nella vita quotidiana al proprio domicilio. Per tale motivo abbiamo realizzato uno studio della durata di 1 anno in pazienti obesi (BMI superiore a 30, età compresa fra 25 e 65 anni) reduci da un programma di riabilitazione ospedaliera multidisciplinare della durata di 1 mese e idonei a proseguire attività fisica attiva al domicilio. Al momento della dimissione dal programma ospedaliero (T0) I pazienti sono stati randomizzati per ricevere un intervento educazionale strutturato di attività fisica giornaliera (cammino, esercizi di forza agli arti e al tronco con documentazione e istruzioni scritte) a domicilio (gruppo Intervento) o una istruzione generale sul ruolo della attività fisica a domicilio senza documenti e istruzioni aggiuntive (gruppo Controllo). Rappresentano misure specifiche di outcome il tempo (minuti) e il consumo calorico (METS) rilevati durante il test dei 2-km (WT), e il tempo massimo (secondi) raggiunto nella effettuazione di ripetizioni consecutive rispettivamente di flessioni addominali (AB), distensioni pettorali (PD) ed estensioni del quadricipite (QE). Tutte le misure sono state registrate in entrambi i gruppi a T0 e ogni 3 mesi (T3, T6, T9, T12) fino al termine del followup. I dati parziali attualmente disponibili su 22 pazienti (Intervento n=9, BMI 39±7; Controllo n=13, BMI 41±9) hanno mostrato un significativo (p <0.05) e progressivo incremento di METS (+13%), AB (+41%) PD (+24%) e QE (+116%) nel gruppo Intervento ma non nel gruppo Controllo. I risultati ottenuti ci permettono dunque di prevedere la fattibilità e la utilità di un intervento educazionale strutturato al domicilio, della durata di 1 anno, al fine di promuove la fitness individuale in pazienti obesi selezionati. 28 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: INDICATORI FUNZIONALI DI BRONCHIALE. TOLLERANZA ALLO SFORZO IN PAZIENTI CON OSTRUZIONE Authors: G. Catapano (1), F. Mannucci (1), C. Bauleo (1), C. Carli (1), E. Fornai (1), G. Nassi (1), R. Prediletto (1) Affiliations: (1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY Body: Sebbene la misura dell'ostruzione bronchiale sia un buon indice predittivo di prognosi e mortalità per BPCO non sembra correlare con la qualità della vita condizionata dalla dispnea e tolleranza allo sforzo. Tale limite inficia una efficace gestione terapeutica che ha come principale obiettivo il miglioramento della performance fisica. In questa ottica abbiamo ricercato eventuali indicatori funzionali respiratori capaci di predire l'entità della limitazione allo sforzo. Sono stati indagati 28 pazienti con BPCO per criteri clinici, funzionali a riposo (spirometria, diffusione polmonare, gradienti alveolo-arteriosi di O2) e da sforzo (cinetica degli scambi gassosi, curve flusso/volume dinamiche). Tutti presentavano di base flusso limitazione espiratoria, ostruzione bronchiale (FEV1 60±16%pred; FEV1/VC 66±16%pred ) ed alterazioni degli scambi gassosi (DLCO%=70±18%pred, A-aO2=27±9mmHg). Rispetto ad i principali parametri di ostruzione bronchiale è stata osservata una più alta correlazione fra indici di insufflazione (CI/TLC) ed air trapping (FRC/TLC, RV/TLC) con il grado di dispnea (p=.007), di ridotta tolleranza allo sforzo (r=.67,p=.003 per VO2%max pred) e di inefficienza ventilatoria (r=.81,p<.0001 per VA/VE%, r=.79,p<.0001 per VD/VT), misurati al picco dell'esercizio. Tra i parametri di scambio gassoso solo il DLCO% ha mostrato una correlazione significativa (r=.53,p=.04 per VO2%max pred; r=.54,p.04 per VA/VE% peak). Inoltre, è stata evidenziata una relazione fra indici di tolleranza allo sforzo, grado di dispnea (p=.01) ed efficienza ventilatoria (r=.76,p<.0001). Contrariamente agli indici di ostruzione bronchiale, i parametri funzionali di insufflazione ed air trapping, si sono rivelati importanti predittori di capacità all'esercizio, riflettendo adeguatamente l'efficienza ventilatoria nei pazienti con BPCO. Ne consegue il loro possibile ruolo nel monitorare l'efficacia della terapia sulla performance fisica e quindi qualità della vita in questa categoria di pazienti. 29 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE DI SCAMBIO DEI GAS RESPIRATORI DOPO IMMERSIONE IN APNEA Authors: G. Catapano (1), E. Fornai (1), C. Carli (1), R. Bedini (1), D. Poli (2), R. Prediletto (1) Affiliations: (1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY, (2) Zan-Morgan Italia Ferraris Respiratory Europe Bologna ITALY Body: E' stato dimostrato come lo stress sulla parete capillare si verifichi per pressioni transmurali di circa 7x10 alla quinta dyn/cm2 fino ad arrivare ad un punto di rottura con conseguente distruzione della barriera alveolocapillare. Questo drammatico scenario può verificarsi in condizioni di elevata pressione idrostatica come durante immersioni in apnea e può spiegare i sintomi (emottisi, tosse e dispnea) riferiti da alcuni apneisti che si immergono oltre i 30 mt di profondità. Per valutare l'ipotesi che durante immersione vi sia un importante incremento del volume di sangue intravascolare polmonare ed una riduzione dei volumi polmonari, fattori che contribuirebbero allo stimolo meccanico sulla barriera alveolo-capillare, abbiamo misurato la capacità di diffusione polmonare (DLCO) in dieci apneisti professionisti immediatamente prima e dopo immersione a 30 mt di profondità a differenti intervalli di tempo (dopo 2', 10' e 25'). Tutti erano esenti da comorbidità cardiopolmonari e presentavano indici di volumetria polmonare (FEV1 120±9%pred., FEV1/VC 99±6%pred., RV/TLC 104±11%pred.) e di diffusione (DLCO 119±18%pred., DLCO/VA 85±9%pred.) nella norma. Quando comparati con i valori basali, il DLCO misurato nei primi 2 minuti dopo immersione risultava aumentato in media del 24% (DLCOpre 119±18%pred. vs DLCOpost 143±23%pred.; p.004) e in due casi di oltre il 50%. Al contrario non si sono evidenziate modificazioni della misura del volume alveolare (VApre 8±0,7 L vs VApost 8±0,8 L). Il ritorno del DLCO ai valori basali si è avuto nell'arco di 25 minuti ad eccezione di due soggetti nei quali è risultato eccessivamente aumentato (DLCOpre 128%pred. vs DLCOpost 198%pred.). In uno di questi si sono manifestati segni clinici e di imaging indicativi di sindrome da distress respiratorio con valori di DLCO ritornati nella norma solo dopo 5 giorni. Questi risultati avvalorano l'ipotesi di un incremento di flusso ematico e di volume intravascolare durante immersione con conseguente elevata pressione media in arteria polmonare ed incremento del pooling di sangue che possono precedere i segni di emorragia polmonare e che possono essere evidenziati da un incremento della capacità di diffusione. Sono necessari ulteriori studi per migliorare le conoscenze di questi fenomeni al fine di valutare le possibili ripercussioni in questa pratica sportiva. 30 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: USO DI TECNICHE GIS PER L’ANALISI DELL’ ASSOCIAZIONE TRA ESPOSIZIONE AD AEROSOL MARINO E PREVALENZA DI ASMA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE ADULTA DI LIVORNO Authors: I. PERETTI (1), S. BALDACCI (1), R. DELLA MAGGIORE (2), F. MARTINI (1), D. NUVOLONE (2), A. STORTINI (3), G. VIEGI (2) Affiliations: (1) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA - CNR PISA ITALY, (2) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' - CNR PISA ITALY, (3) UNIVERSITA' CA' FOSCARI VENEZIA ITALY Body: Background: lo studio utilizza i dati dell'indagine multicentrica ISAYA (Italian Study on Asthma in Young Adults, 1998-2000) mirata a valutare gli effetti del clima e dell'inquinamento atmosferico sulla prevalenza di asma, in un campione di popolazione giovane adulta (n=18.873, età 20-44 anni). Obiettivo: analizzare una possibile relazione tra esposizione ad aerosol marino e prevalenza di asma nel campione di popolazione di Livorno. Metodi: utilizzando tecnologia GIS (Geographical Information Science), i soggetti intervistati sono stati georiferiti sul territorio secondo l'indirizzo di residenza (1100 punti). L'area di studio è stata classificata in tre zone omogenee per esposizione ad aerosol marino: 0-300m dalla linea di costa (alta esposizione), 300-1000m (media esposizione) e >1000m (controllo). Dalla sovrapposizione del layer di punti con la zonizzazione del territorio è stata ottenuta la classificazione dei soggetti in 3 gruppi caratterizzati da un decrescente grado di esposizione all'aerosol marino all'aumentare della distanza dell'abitazione dalla linea di costa. È stata valutata anche la vicinanza alle principali fonti di inquinamento atmosferico (centrale termoelettrica, inceneritore e zona industriale). In questo secondo modello i soggetti sono stati classificati in 4 gruppi secondo i seguenti criteri: esposizione combinata ad aerosol ed emissioni industriali, esposizione ad aerosol, esposizione alle emissioni industriali, controllo. Risultati: le analisi logistiche multivariate (fattori indipendenti considerati: età, abitudine al fumo e posizione lavorativa) evidenziano effetti significativi dovuti al vivere vicino al mare (entro 300m dalla linea di costa) per attacchi di asma nelle femmine (relazione emersa sia con la prima sia con la seconda classificazione, rispettivamente OR=3.75, 95%IC 1.34-10.48 ed OR=4.51, 95%IC 1.44-14.12). Con la seconda classificazione, nelle femmine, l'esposizione combinata all'aerosol e all'inquinamento industriale è risultata associata all'asma grave (OR=3.44, 95%IC 0,.91-12.93, borderline) e alla costrizione toracica (OR=2.52, 95%IC 1.04-6.12); vivere nella zona di esposizione al solo inquinamento industriale è significativamente associato a tosse ed espettorato cronici. Conclusioni: lo studio ha evidenziato la presenza di associazioni significative tra esposizione ad aerosol e prevalenza di asma; d'altra parte i diversi effetti associati all'esposizione alle emissioni industriali (tosse ed espettorato) indicano azioni indipendenti sull'apparato respiratorio con meccanismi patologici diversi. 31 Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 Title: DECADIMENTO DINAMICO DELLA M.I.P. DURANTE TEST DEL CAMMINO NEI PAZIENTI CON SEVERA BPCO Authors: P.G. SCHIAVONI (1), S. MAIRANI (1), S. PULICI (1) Affiliations: (1) OSP.S.GIUSEPPE U.O M.RIABIL MILANO ITALY Body: Razionale :nei pazienti BPCO dispnea e ridotta tolleranza allo sforzo hanno una origine multifattoriale. La ridotta capacita' di esercizio è principalmente legata alla limitazione del flusso espiratorio;tuttavia risulta sempre piu' evidente in letteratura che una eccessiva compromissione della muscolatura inspiratoria possa contribuire alla limitazione di esercizio e alla dispnea. Materiali e metodi : per individuare la potenziale fatica muscolare inspiratoria abbiamo misurato la pressione inspiratoria (MIP) a riposo e al temine del test del cammino 6 min.e fino al 5° min.di recupero in 12 pazienti affetti da severa COPD in fase di stabilità clinica. Età:68+-4; FEV1:43,6 %+_19,4; FVC:46;9%+-15,8; PaO2:76,2+-10,3;PaCO2:46,7+-10,2. Tutti i pazienti completano il test del cammino con variazioni della dispnea da BORG: 2 a BORG :7+- 2 al termine dell'esercizio. Risultati: la saturazione media al termine dell' esercizio è stata di 92%+-2. La MIP basale è risultata: -59,2cm H2O+-13,7; MIP al 1° min. di recupero:-45,4+-12,3; MIP al 2°mi n.:44,1+-10,4; MIP al 3° min :49+-11,7; MIP al 4°mi n.:50,7+-8 ;MIP al 5° min.di recupero:59+-9. Abbiamo registrato al termine dell' esercizio una caduta della MIP con massima deflessione al 2° minuto ( DELTA:-25,9%)(p 00,1) e ripristino dei valori basali entro il 5° minuto di recupero. Conclusioni:Il monitoraggio della MIP dopo sforzo è una misurazione semplice, che non richiede apparecchiature sofisticate e puo'dare informazioni sulle relazioni esistenti tra riserva muscolare inspiratoria e dispnea. La misurazione sequenziale prima e dopo test da sforzo submassimale (test cammino 6 min.) in pazienti BPCO III -IV GOLD potrebbe essere utile per riconoscere i malati piu' suscettibili di evolvere in insufficienza ventilatoria manifesta e quindi graduare gli interventi terapeutici e riabilitativi mirati al recupero e al supporto della muscolatura respiratoria. 32 Topic: CLINICA Title: RUOLO DELLA ANALISI BIOIMPEDENZIOMETRICA NELLA VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE DEI PAZIENTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO) Authors: A. Fumagalli (1), D.A. Colombo (1), C. Misuraca (1), D. Bonardi (1), E.E. Guffanti (1) Affiliations: (1) INRCA IRCCS Casatenovo ITALY Body: Il BODE (B.R.Celli, N Engl J Med 204;350:1005-12) è un indice predittivo di sopravvivenza nei pazienti broncopneumopatici cronici risultante dalla combinazione di quattro fattori: indice di massa corporea (BMI), FEV1, scala della dispnea (MMRC) e distanza percorsa durante il test del cammino. Riteniamo tuttavia che il BMI presenti una serie di limitazioni nella descrizione dello stato nutrizionale dal momento che tale determinazione non fornisce informazioni qualitative relative alla composizione corporea. Abbiamo pertanto valutato la composizione corporea di 55 pazienti affetti da BPCO mediante analisi bioimpedenziometrica. Il nostro gruppo di studio era costituito da 41 uomini e 14 donne con età media di 67 anni (± 8) affetti da BPCO (stadio III-IV GOLD) ricoverati presso la nostra UO per essere sottoposti ad un ciclo di fisiochinesiterapia respiratoria. Mediante analisi bioimpedenziometrica abbiamo determinato la quantità di massa grassa e massa magra e acqua intra ed extracellulare. Solo 11 pazienti (20%) presentavano un BMI<21 mentre i restanti 44 avevano un BMI>21. Quando abbiamo analizzato la composizione corporea, abbiamo osservato che un solo paziente aveva una massa magra normale mentre i restanti 54 soggetti presentavano una massa magra patologicamente ridotta. Questo sembra avvalorare che pazienti dotati di un normale peso corporeo possono presentare ridotti depositi muscolari individuabili solo utilizzando analisi bioimpedenziometrica. Abbiamo inoltre osservato una correlazione diretta tra la massa magra e la distanza percorsa durante il test del cammino. Riteniamo pertanto che la analisi bioimpedenziometrica rappresenti un esame rapido, non invasivo, di basso costo e sufficientemente riproducibile, che può essere utilizzato per meglio valutare lo stato nutrizionale dei pazienti affetti da BPCO. La composizione corporea appare maggiormente correlata rispetto al BMI alla efficienza muscolare, inoltre la massa magra sembra essere più predittiva rispetto al BMI della sopravvivenza di tali pazienti. La analisi bioimpedenziometrica infine può fornire una serie di informazioni utili per elaborare un programma riabilitativo specifico ed individualizzato. 33 Topic: CLINICA Title: MORBIDITÀ E MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI CON BPCO Authors: F. Di Stefano (1), N. Verna (2), L. Di Giampaolo (2), M. Di Gioacchino (2) Affiliations: (1) Medicina Respiratoria, Ospedale G. Bernabeo, AUSL Chieti Ortona ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Unità di Allergologia e Fisiopatologia Respiratoria, Università G. d' Annunzio Chieti ITALY Body: Obiettivo dello studio è stato stimare i tassi di ospedalizzazioni e di mortalità per cause cardiovascolari in pazienti con BPCO rispetto alla popolazione generale. Una coorte di 172 pazienti di età compresa tra 50 e 80 anni ricoverata nel nostro ospedale per BPCO è stata arruolata e seguita per un periodo medio di 28.4 mesi. All’arruolamento dei pazienti è stato calcolato l’indice di BODE (indice di massa corporea, ostruzione delle vie aeree, dispnea e capacità d’esercizio), l’ABI (“ ankle brachial index ”, rapporto tra la pressione arteriosa sistolica misurata con metodica doppler nella caviglia a livello della arteria tibiale posteriore e quella misurata con la stessa metodica nel braccio a livello dell’arteria brachiale) e la FMD ( vasodilatazione flusso mediata dell’arteria brachiale). L’ABI e l’FMD sono dei marker di aterosclerosi generalizzata, anche se subclinica, e di disfunzione endoteliale. Si sono avute più ospedalizzazioni per patologie cardiovascolari (305, 59.1%) che per riacutizzazione di BPCO (211, 40.9%). Tra le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco ha rappresentato la più frequente causa di ospedalizzazione (213 su 305, 69.8%) e l’ischemia cardiaca e lo stroke la più frequente causa di morte (15 su 21, 71%). Usando dei modelli di analisi di regressione abbiamo verificato che l’indice di BODE, l’ABI e l’FMD erano migliori indici predittivi di ospedalizzazione rispetto al solo FEV1 o al sistema di stadiazione definito dal “ Global Iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease “, considerando sia le ospedalizzazioni complessive che per sole patologie cardiovascolari. 34 Topic: CLINICA Title: PROPOSTA DI UN PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER PAZIENTI CON BPCO RICOVERATI PER RIACUTIZZAZIONE Authors: L. BARALLA (1), S. BROGI (1), C. DE SIMONE (1), S. ANTONELLI (1), F. COSTA (1), E. POLVERINO (1), B. VAGAGGINI (1), P.L.. PAGGIARO (1) Affiliations: (1) Fisioterapia Respir. Univ. - Dipart. Cardio-Toracico Pisa ITALY Body: Durante i ricoveri per riacutizzazione di BPCO spesso si assiste ad una perdita acuta di autonomia nelle attività della vita quotidiana. Una precoce riabilitazione (disostruzione bronchiale, riallenamento all'esercizio) potrebbe essere utile per migliorare il decorso della riacutizzazione ed accelerare il recupero. Riportiamo la descrizione e i risultati di una prima applicazione di un protocollo di riabilitazione respiratoria in pazienti con riacutizzazione di BPCO che ha richiesto il ricovero in Pneumologia. Tutti i pazienti sono stati reclutati il giorno del ricovero o il successivo, avviati a diversi programmi: A (il paziente non può tollerare la posizione seduta ed esegue solo esercizi da supino); B (il paziente è in grado solo di muoversi intorno al letto ed esegue solo esercizi da seduto) o C (il paziente è in grado di deambulare, anche con ausilio, per almeno 20 min). Tutti i pazienti eseguivano una valutazione delle Attività dell Vita Quotidiana (AVQ: punteggio da 0 a 48) e test di esercizi dei muscoli respiratori in 30 sec. Il gruppo B eseguiva Sit to Stand, mentre il gruppo C eseguiva il 6MWT. Si aveva progressione dal gruppo A a B quando riescivano a stare seduti sul bordo letto per almeno 30 min e mostravano forza 3 al quadricipite (estesione del ginocchio contro gravità); dal B al C quando vi era deambulazione almeno 20 metri consecutivi ed eseguivano un 6MWT, anche con ausilio. Ogni gruppo si esercitava 30-45 min 2 volte al giorno (una seduta con fisioterapista, una autonoma) con un programma di 4-6 esercizi per arti superiori ed inferiori per i gruppi A e B. Il gruppo C si esercitava con cammino a velocità libera e durata crescente e un esercizio per arti superiori con stessa durata e frequenza. Il miglioramento nella tolleranza all'esercizio era misurata con la capacità di esercizio (Sit to Stand, 6MWT), il punteggio della dispnea (scala di Borg) e il questionario AVQ. I risultati di questo programma sono stati valutati sui primi 22 pazienti trattati secondo questo protocollo e mostrano l'efficacia di questo approccio riabilitativo che è utile per migliorare il decorso ed accelerare il recupero clinico e funzionale. 35 Topic: CLINICA Title: L'EOSINOFILIA DELL'ESPETTORATO NON CORRELA CON LE CARATTERISTICHE CLINICHE E FUNZIONALI IN ASMATICI GRAVI REFRATTARI Authors: E. GARBELLA (1), F.L. DENTE (1), S. CIANCHETTI (1), F. COSTA (1), A. DI FRANCO (1), E. MASINO (1), P.L. PAGGIARO (1) Affiliations: (1) DIPARTIMENTO CARDIO-TORACICO PISA ITALY Body: In 88 asmatici gravi refrattari (o di-difficile-controllo) sotto terapia con steroidi inalatori ad alta dose e beta2agonisti a lunga durata d'azione, valutati come tali dopo monitoraggio di almeno 3 anni, abbiamo misurato le cellule infiammatorie nell'espettorato e vari parametri clinici e funzionali, al di fori di esacerbazioni di malattia. I soggetti erano 55 femmine e 30 maschi, di cui 57 non fumatori, 5 fumatori e 26 ex-fumatori, l'età media era 57.9 anni, la durata di malattia 21.9 anni, 24 soggetti avevano atopia, nell'ultimo anno avevano avuto in media 3.1 esacerbazioni che avevano richiesto l'uso di steroidi per via generale. Un diario di 2 settimane mostrava un punteggio totale dei sintomi di 16.2, e una variabilità media del PEF di 36.8%. Il FEV1 (%pred.) basale era 70.1% in media: in particolare, 21 soggetti avevano un valore sopra l'80%, 39 tra 60% e 80%, e 25 sotto 60%. La mediana della percentuale di eosinofili e neutrofili nell'espettorato era alta, 6.2 e 50.5 rispettivamente ; in particolare, 46 soggetti (61%) mostravano un valore di eosinofili nell'espettorato superiore al 2%. La percentuale di eosinofili nell'espettorato non risultava correlata al FEV1 (r=0.09) nè ad altri parametri funzionali. Solo l'età risultava distribuita differentemente: il gruppo dei soggetti senza eosinofilia mostrava una età inferiore rispetto agli altri (54.0 anni vs 59.9, p<0.05), ma non abbiamo trovato differenze nell'età di insorgenza della malattia o nella durata di asma o negli altri parametri clinici (n° cicli di steroidi per via generale nell'ultim o anno, punteggio sintomi nel diario) o nei parametri funzionali (FEV1, variabilità del PEF) e infiammatori delle vie aeree (cellule infiammatorie nell'espettorato). In conclusione, confermiamo che molti pazienti con asma grave refrattaria non hanno eosinofilia nelle vie aeree, senza che questo sia associato a differenze nelle caratteristiche cliniche della malattia. 36 Topic: CLINICA Title: UTILIZZO DELLA FUNCTIONAL INDEPENDENCE MEASURE (FIM) IN RIABILITAZIONE RESPIRATORIA COME INDICE DELLA DISABILITA’ IN SOGGETTI CON GRAVE INSUFFICIENZA RESPIRATORIA (IR) Authors: G.L. Biscione (1), M. Pietrosanti (1), G. Crigna (1), A. Resedi (1), R. Gargano (4), K. Geraneo (1), V. Cardaci (2), M. Imperiali (3), L. Ferri (2), A. Cesario (2/5), F. Pasqua (1) Affiliations: (1) Pneumologia Riabilitativa, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (2) Pneumologia Riabilitativa, IRCCS S. Raffaele Roma ITALY, (3) Riabilitazione Neuromotoria, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (4) Dipartimento di Statistica, Università di Messina Messina ITALY, (5) Chirurgia Toracica, Università Cattolica Roma ITALY Body: In Riabilitazione è sempre più importante ricercare un indice della disabilità del paziente con IR. Scopo dello studio è stato quello di valutare la efficacia della Riabilitazione Respiratoria inpatient (iRR) in soggetti con IR utilizzando la scala FIM che nei reparti di riabilitazione neuromotoria è un valido ausilio nella valutazione del grado di disabilita’ e del conseguente carico assistenziale, inteso come consumo di risorse sociali ed economiche richiesto per raggiungere e/o mantenere una certa qualità di vita. La FIM censisce 18 attività chiave della vita quotidiana, assegnando punteggi su 7 livelli che corrispondono, in ordine crescente, a maggiori livelli di autosufficienza. Essa include 6 item quali: cura della persona (CP), controllo sfinterico (CS), mobilità ed i trasferimenti (MT), locomozione (L), comunicazione (C) e capacità relazionali/cognitive (CRC). Abbiamo studiato 22 pazienti affetti da IR (età 70.36± 1.58, PO2 58.18 ± 7.63 mmHg, PCO2 46.82 ± 9.11mmHg) e li abbiamo sottoposti a iRR con: ricondizionamento all’esercizio fisico mediante cyclette, treadmill e top, allenamento dei muscoli respiratori, disostruzione bronchiale, ventilazione meccanica non invasiva, psicoterapia. Ad ogni paziente prima e dopo il ciclo venivano somministrati: la FIM, il MRC scale per la valutazione della dispnea ed il SGRQ per la valutazione della qualita’ della vita e veniva praticato il 6-Minutes Walking Test (6-MWT) per la valutazione della tolleranza allo sforzo. Dopo iRR si registrava un miglioramento significativo per questi item della FIM: totale (p=0.000), CP (p=0.000), MT (p=0.006), L (p=0.000), le CRC (p=0.027). Per gli altri outcomes i risultati erano: MRC (pre 14.32 ± 0.84; post 3.00± 1.15, p=0.000). SGRQ (%) (pre 69.86± 4.62 ; post 46.50± 11.94, p=0.000) ; 6-MWT (pre 164.54± 98.63; post 214.32± 97.64, p=0.000). Veniva inoltre osservata una correlazione inversamente significativa tra il MRC and FIM (r=-0.5042, p= 0.016). Il nostro studio ha dimostrato in soggetti con IR che i benefici della iRR non si traducono solo nel miglioramento della dispnea, della tolleranza all’esercizio fisico e della qualita’ della vita ma anche del grado di autonomia funzionale espressa con la FIM il cui utilizzo è auspicabile, assieme agli altri outcomes, in pazienti con IR che hanno alti costi socio-sanitari. 37 Topic: CLINICA Title: VALORE PROGNOSTICO DELLA PROTEINA C REATTIVA (PCR) NELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO) Authors: E. BALESTRO (1), U. PASTORE (1), F. DAL FARRA (1), G. ROSSI (1), S. CALABRO (1) Affiliations: (1) S.C. DI PNEUMOLOGIA, OSPEDALE S. BASSIANO BASSANO DEL GRAPPA ITALY Body: Numerosi studi sottolineano l'importanza dell'infiammazione sistemica nei pazienti con BPCO e la sua associazione con elevati valori di PCR, marker di infiammazione sistemica. Mentre il significato prognostico della PCR e' ampiamente documentato nelle malattie cardiache, il ruolo prognostico nella BPCO necessita di ulteriori conferme. Scopo: studiare la relazione tra PCR ad alta sensibilità e fattori prognostici già noti in soggetti con BPCO stabile, stadio III-IV GOLD. Metodi: abbiamo esaminato 33 soggetti con BPCO stabile (9F/24M;età:74±6) e grado di ostruzione moderatosevero (FEV1: 40±7%pred): 20 di questi con BPCO stadio III GOLD e 13 con stadio IV GOLD per la presenza di insufficienza respiratoria cronica (PaO2: 55±4 mmHg). Le valutazioni effettuate includono: PCR ad alta sensibilità, pack/years, numero di riacutizzazioni, BMI, prove di funzionalità respiratoria, emogasanalisi, test del cammino, indice di dispnea (MMRC), BODE. Storia di cardiopatia ischemica assente. I soggetti sono stati suddivisi in due gruppi in relazione ai valori di PCR>3 mg/L che rappresenta il valore oltre il quale si associa un elevato rischio di attacchi cardiaci. Risultati: il 66% dei soggetti ha valori di PCR> 3 mg/L, ugualmente distribuiti nei soggetti GOLD III e IV. BODE e' aumentato significativamente sia nei soggetti con PCR> 3mg/L (p=0,008) che nei soggetti con PCR >10 mg/L (p=0,008). I valori di PCR correlano con il BODE (p=0,0018; r=0,55). La PCR e' significativamente aumentata nei pazienti con BODE da 7 a 10 (p=0,001), il piu' alto quartile che e' associato ad un alto rischio di mortalità. Inoltre, i valori di PCR sono incrementati in modo significativo nei soggetti con iperinflazione (IC/TLC< 25%) rispetto a quelli che hanno IC/TLC> 25% (p=0,003). Non ci sono differenze significative dei valori di PCR nei soggetti con BPCO stadio GOLD III rispetto a GOLD IV. Conclusioni: la PCR nei soggetti con BPCO stabile, stadio GOLD III e IV, presenta una associazione con il BODE, noto fattore predittivo del rischio di morte per cause respiratorie. In aggiunta ad altri fattori, la PCR risulta di utilità sia nel stabilire la prognosi che nel follow-up di pazienti con BPCO moderata-severa. 38 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: VALIDAZIONE DEL CUT OFF DEL TEST TUBERCOLINICO CUTANEO IN PAZIENTI BCG VACCINATI, UTILIZZANDO IL TEST QUANTIFERON-TB GOLD Authors: R. Piro (1), G. Ferrara (1), A. Andreani (1), M. Meacci (2), B. Meccugni (2), I. Marchetti (2), M. Losi (1), L.. Richeldi (1) Affiliations: (1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio - Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY, (2) Laboratorio di Microbiologia e Virologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Modena ITALY Body: Background. La vaccinazione con BCG è diffusamente impiegata nel mondo ed è notoriamente una causa di risultati falsamente positivi del test cutaneo tubercolinico (TCT). I cut off attualmente utilizzati per il TCT in pazienti BCG vaccinati sono basati su valutazioni retrospettive di larghi studi di screening, ma non sono stati validati utilizzando test più specifici. In questo studio abbiamo confrontato i risultati del TCT con quelli di un test specifico per M. tuberculosis, il QuantiFERON-TB Gold (QFT-G), in un gruppo di soggetti vaccinati con BCG. Metodi. Sono stati valutati i risultati del TCT e del QFT-G in tutti i pazienti testati nel periodo tra il novembre 2003 e l agosto 2005. La distribuzione dei test QFT-G positivi è stata studiata stratificando i risultati sulla base del diametro del TCT, usando differenti valori di cut off. Risultati. Sono stati testati con entrambi i test 711 pazienti: di questi, 131 (18,4%) erano vaccinati con BCG. Tra i vaccinati, il tasso di QFT-G positivi è risultato significativamente maggiore nei pazienti con un TCT >=10 mm (39,7% rispetto a 11,3% di quelli con TCT <10 mm, OR 5,2, p<0,001). Al contrario, utilizzando un cut off di 5 mm non è stata identificata alcuna differenza (p=0,10). D altro canto, nei soggetti con un TCT compreso tra 5 e 10 mm, la percentuale di QFT-G positivi è risultata significativamente maggiore tra i soggetti non BCG vaccinati rispetto a quella dei pazienti BCG vaccinati (51,1% e 12,8% rispettivamente; p<0,001). Conclusioni. I risultati del test QFT-G, specifico per M. tuberculosis, supportano l uso di 10 mm come valido cut off del TCT per la diagnosi di infezione tubercolare latente in soggetti BCG vaccinati. 39 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: DIAGNOSI IMMUNOLOGICA DELL'INFEZIONE DA M. TUBERCULOSIS IN PAZIENTI PEDIATRICI E HIV POSITIVI: QUANTIFERON (QF)-TB GOLD Authors: I. Sauzullo (1), F. Mengoni (1), M. Lichtner (1), R. Rossi (1), C. Ajassa (1), M.C. Rizza (1), C.M. Mastroianni (1), V. Vullo (1) Affiliations: (1) Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza Di Roma Roma ITALY Body: Introduzione: Nella diagnosi di infezione tubercolare l'uso dell'intradermoreazione tubercolina (TST) svolge ancora un ruolo importante, ma questo test presenta bassa sensibilità e specificità in particolare nella popolazione pediatrica e nei pazienti HV positivi. Nei soggetti HIV positivi l'immunodepressione determina una progressiva perdita della risposta immunitaria, producendo così un aumento di falsi negativi. Nella popolazione pediatrica tale diagnosi risulta particolarmente indaginosa sopratutto per la natura paucibacillare della malattia, a cui si deve aggiungere l'evenienza di malattia dovuta a micobatteri non tubercolari (NTM). Numerosi studi hanno dimostrato l'affidabilità del test TB-Gold nella diagnostica dell'infezione tubercolare. A tutt'oggi ci sono pochi dati riguardanti i bambini e i pazienti HIV positivi. Obiettivo:Valutare il ruolo del test TB-Gold in due popolazioni diverse:pazienti in età pediatrica e pazienti con infezione da HIV. Metodi: Sono stati analizzati 124 soggetti, 77 bambini di età compresa tra 1 e 14 anni e 47 HIV positivi. Il test TB-Gol (Cellestis), effettuato su sangue intero, rileva la quantità di IFN-gamma prodotta dai linfociti T stimolati con proteine specifiche di M. tuberculosis, ESAT-6 e CFP-10. Risultati: Dei 47 pazienti HIV positivi, 8 (17%) sono risultati positivi al test (linfociti T CD4 Mediana+DS:195+54cell/mmc), 24(51%) negativi (365+54) e 15(31%) indeterminati (99+58). Gli 8 pazienti positivi al test presentavano una tubercolosi attiva con conferma microbiologica/clinica. Nei 24 pazienti negativi è stata successivamente formulata una diagnosi di patologia non tubercolare. In 15 pazienti il risultato del test è stato indeterminato per mancata risposta al mitogeno.Dei 77 bambini analizzati, 29 (37%) sono risultati positivi, di cui 21 con conferma microbiologica/clinica e 8 contatti; 27(35%) negativi e 21(27%) indeterminati per mancata risposta al mitogeno o per elevato background nel test. Conclusioni: I nostri dati dimostrano il possibile utilizzo del TB-Gold nelle due popolazioni in studio. Nei pazienti HIV positivi l'analisi dei dati ha evidenziato che il risultato indeterminato del TB-Gold è correlato al basso numero dei CD4, mentre nella popolazione pediatrica è correlato anche all'età. I test indeterminati sono risultati compaibili con una risposta anergica e a differenza di un risultato negativo al TST non interrompono l'iter diagnostico, infatti in 6 HIV positivi e 3 bambini è stata successivamnete diagnosticata un'infezione tubercolare 40 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: NUOVI STRUMENTI NELLA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI, ESPERIENZA PEDIATRICA Authors: C. RUSSO (1), D. MENICHELLA (1) Affiliations: (1) OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU ITALY Body: Introduzione.Il gold standard per la diagnosi di tubercolosi è, a tutt’oggi, la dimostrazione di colture positive di micobatteri nei diversi liquidi biologici. Questo può non essere sempre possibile nei bambini, soprattutto per la natura paucibacillare della malattia. L’obiettivo di questo lavoro è di valutare l’idoneità del nuovo test QuantiFERON-TB gold come metodo di rivelazione di infezione tubercolare nella popolazione pediatrica. Materiali e Metodi. Il lavoro prospettico ha riguardato un gruppo di pazienti costituito da 91 bambini di età compresa tra 2 mesi e 18 anni afferenti all’Ospedale Bambino Gesù di Tutti questi pazienti sono stati valutati con TST (PPD), e con il test QuantiFERON-TB gold , sottoposti a Rx, e al protocollo per ricerca colturale di Micobatteri.ù Risultati 22 (24.2%) pazienti hanno avuto coltura positiva perMycobacterium tuberculosis ; di questi 19 hanno avuto una risposta positiva al test QFT-GOLD positive (3 di questi erano affetti da meningite tubercolare), e 3 hanno avuto una risposta negativa al test (1TB miliare, 2 TB extra-pulmonary). 57 ( 62.6%) pazienti sono risultati negativi alla cultura; di questi 51 hanno avuto il test QFT-GOLD negativo, 6 pazienti con test QFT-GOLD positivo sono stati clinicamente trattati come affetti da TB 8 (8.8%) hanno avuto colture positive per BCG and NTM (M. avium, M. xenopi, M. peregrinum), tutti sono risultati negativi al test QFT-GOLD. Altri 4 (4.4%) pazienti hanno avuto QFT-GOLD indeterminato: 2 con colture negative per TB,1 con coltura positiva per M. avium,e 1 positiva per Mycobacterium tuberculosis. Se consideriamo I risultati del test QFT-G rispetto alle colture, il QFT-GOLD è risultato avere 86.4 %,di sensibilità e 89.5%, di specificità il valore predittivo positivo è risultato del 94.4% e Likelihood Ratio positive 9.3. CONCLUSIONI QFT-GOLD risulta essere uno strumento diagnostico affidabile anche nella popolazione pediatrica. Il QFT-G non ha avuto fenomeni di cross reazione in presenza di infezione da NTM La valutazione del test su tre casi di meningitis tubercolare were correttamente identificata 2 semminane prima dello sviluppo delle colture sottolinea l’importanza clinica di questo nuovo test 41 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: QUANTIFERON: UN NUOVO TEST PER LA SORVEGLIANZA TUBERCOLARE. DATI PRELIMINARI. Authors: M. Zignani (1), GL. Molinari (1), V. Quaglia (1), S. Andreoni (1), I. Crespi (1), V. Kroumova (1), S. Aliberti (1), A. Dell'Era (1), A. Camaggi (1), G. Fortina (1) Affiliations: (1) Azienda Ospedaliera maggiore della Carità Novara ITALY Body: Nel periodo Dicembre 2005-Maggio 2006, presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale Maggiore di Novara, sono stati sottoposti al test QuantiFERON (QFT) n.200 pazienti suddivisi in 5 gruppi: 1°gruppo Malati (pazienti malati o con trattamento antimicobatterico in corso o terminato), 2°gruppo E SPOSTI A RISCHIO (lavoratori della Pneumologia, del Laboratorio di Batteriologia e coloro che hanno avuto contatti con persone malate di tubercolosi), 3° gruppo VACCINATI (soggetti sottoposti a vaccinazione con BCG), 4° g ruppo IMMUNODEPRESSI (pazienti immunodepressi Hiv+ ricoverati in Med.Infettivi e pazienti immunodepressi sottoposti a trapianto renale), 5° gruppo CONTROLLO soggetti Mantoux negativi non esposti a rischio).I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti con l'intradermoreazione di Mantoux e quando disponibili, con i dato ottenuti dall'esame microscopico diretto, dall'esame colturale e dal test di amplificazione per Myc.tuberculosis complex.Per quanto riguarda il primo gruppo la concordanza Mantoux-QuantiFERON è risultata pari al 92%.Le discordanze (3 casi Mantoux +/ QuantiFERON-) sono dovute ad un inaspettato stato di immunodepressione dei pazienti che, una volta risottoposti al test QFT con l'aggiunta della provetta del mitogeno, hanno effettivamente fornito esito positivo.Nel 1° caso,all'esito negati vo della Mantoux si è contrapposta la positività del QFT,positività peraltro confermata successivamente dal test di amplificazione e dall'esame colturale. Nel gruppo degli Esposti a rischo è interessante rilevare come la percentuale di concordanza MantouxQuantiFERON sia sovrapponibile a quella del gruppo precedente (92%) e che le 4 discordanze siano riferibili ad un risultato QFT+/Mantoux-). Dall'analisi del gruppo dei vaccinati emerge che nel 13% dei casi la Mantoux registra un valore positivo (che risente evidentemente dell'avvenuta vaccinazione), a fronte di una percentuale di positività QFT del 3% dovuta probabilmente ad infezione latente. Tra i pazienti immunodepressi, per i quali il test cutaneo ha scarso significato, il dato più interessante è dovuto al fatto che soltanto il 15.8% dei pazienti immunodepressi Hiv+ risulti positivo, mentre tra i pazienti immunodepressi sottoposti a trapianto renale, la positività al QFT sfiori il 44%. Nell'ambito del gruppo controllo, che arruola soggetti non esposti a rschio e rigorosamnte Mantoux negativi, il 20.8% di questi soggetti risulta positivo al QFT. 42 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: DETERMINAZIONE DELL'INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN IMMIGRATI VACCINATI CON BCG CON L'UTILIZZO ESCLUSIVO DEL QUANTIFERON TB GOLD Authors: A. M. Altieri (1), M. Alma (1), F. Antonelli (1), P. Chiaradonna (2), M. Tronci (2) Affiliations: (1) 4°Unità Operativa Complessa Pneumologia IInfett iva Azienda Ospedaliera S.Camillo Forlanini, Roma ITALY, (2) Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia Azienda Ospedaliera S:Camillo Forlanini, Roma ITALY Body: INTRODUZIONE La corretta individuazione dello stato di infezione tubercolare latente (LTBI) nei contatti di TB polmonare bacillifera rappresenta un valido presupposto per porre l'indicazione alla chemioprofilassi antitubercolare.La possibilita' di un falso positivo alla intradermoreazione di Mantoux (TST) puo' essere derminata dalla presenza nella popolazione di soggetti vaccinati con BCG. La determinazione della quantita' di gamma interferone prodotto dai linfociti del paziente dopo stimolazione con antigeni specifici ESAT6 e CFP10 (QuantiFERON-TB Gold ), ha fornito un utile strumento per discriminare i soggetti infetti, data la sempre crescente popolazione proveniente da paesi in cui la vaccinazione con BCG è praticata routinariamente. MATERIALI E METODI Abbiamo valutato il QuantiFERON TB-Gold in tube (QF) in un particolare sottogruppo di pazienti contatti stretti di caso indice sputo-positivo, rappresentato da immigrati provenienti dalla Romania e dal Sud America, in cui, per ottimizzare i tempi e favorire la compliance alle procedure diagnostiche, date le particolari caratteristiche della popolazione, è stato praticato esclusivamente tale test diagnostico.. RISULTATI Il 50% dei soggetti studiati risultava positivo al QuantiFERON e su quasta base si è posta l'indicazione alla chemioprofilassi antitubercolare. CONCLUSIONI I dati della letteratura, uniti alle nostre esperienze in merito alla sensibilità e specificità del test, ci hanno consentito, deviando dalle linee guida attualmente in uso, di non tenere conto del TST nelle procedure diagnostiche della LTBI. 43 Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI Title: RIDOTTA CAPACITÀ DEGLI ALLELI HLA DI CLASSE II DEI PAZIENTI CON TUBERCOLOSI NEL SELEZIONARE IL REPERTORIO ANTIGENICO PEPTIDICO MICOBATTERICO Authors: S. Contini (1), M. Pallante (1), S. Vejbaesya (2), M. Hee Park (3), C. Saltini (1), M. Amicosante (1) Affiliations: (1) Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Roma Tor Vergata Roma ITALY, (2) Department of Transfusion Medicine, Faculty of Medicine, Siriraj Hospital, Mahidol University Bangkok THAILAND, (3) Department of Laboratory Medicine, Seoul National University Hospital Seoul SOUTH KOREA Body: Le varianti alleliche dei loci HLA di classe II sono state associate alla suscettibilità alla tubercolosi (TB) in diverse popolazioni con un rischio relativo compreso tra 3.7 e 7.2. Poichè le diverse molecole di HLA di classe II legano la catena laterale dei peptidi nella loro tasca legante l antigene in relazione ad interazioni chimico-fisiche; noi ipotizziamo che la suscettibilità genetica alla TB dipende dalla ridotta capacità degli alleli HLA di classe II dei pazienti con TB nel selezionare il repertorio antigenico peptidico micobatterico. Per verificare l' ipotesi, abbiamo sviluppato un software che può predire gli epitopi HLA-DR ristretti nell' intero genoma del Mycobacterium tuberculosis (MTB) basato sulle matrici quantitative che descrivono il legame con il peptide antigenico. Quindi, abbiamo utilizzato questo software per analizzare il numero di epitopi di MTB riconosciuti ristretti per HLA-DR nei singoli pazienti con TB di due studi di popolazione già descritti, con i relativi controlli e di una popolazione di controllo di soggetti con ipersensibilità al berillio ed loro controlli esposti al metallo. L' analisi del numero putativo di epitopi che ogni singolo soggetto presenta nel contesto dei propri alleli HLA-DR in tutto il genoma di MTB ha mostrato che i pazienti con TB hanno una ridotta capacità di riconoscere ad alta affinità gli epitopi MTB (popolazione-TB1: 11341+908 (media+ESM); popolazione-TB2: 15303+657) rispetto ai controlli sani (popolazione-CTR1: 13587+605, p=0.035 vs popolazione-TB1; popolazione-CTR2: 16841+555, p=0.038 vs popolazione-TB2). Questa osservazione risulta essere specifica per i pazienti con TB, in quanto i soggetti con ipersensibilità al berillio riconoscono nellintero genoma di MTB un numero simile di epitopi MTB rispetto ai controlli esposti (berillio-ipersensibilizzati: 17593+447; berillio-esposti 18014+421; p=0.57). Quindi, questi dati indicano che i pattern di legame antigenico marcatamente differenti indicano che dietro all' associazione dell HLA con la TB c è una ridotta capacità generale di presentare epitopi di MTB ad alta affinità ai linfociti CD4 nei pazienti con TB. 44 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: RELAZIONE TRA CITOCHINE PLASMATICHE E TOSSICITA' POLMONARE DA RADIO E CHEMIOTERAPIA NEL MORBO DI HODGKIN Authors: F. VILLANI (1), M.. VILLANI (2), A. BUSIA (1), G. VIOLA (1), C. VISMARA (1) Affiliations: (1) ISTITUTO NAZIONALE TUMORI MILANO ITALY, (2) OSPEDALE L. SACCO ITALY Body: Il trattamento combinato radioterapico (RT) sul mediastino e polichemioterapico (CT) comprendente Bleomicina (BLM) puo' essere causa di tossicita' polmonare anche grave. Il meccanismo fisiopatologico che ne e' alla base comporta il coinvolgimento di diverse citochine e fattori di crescita quali TNF-alfa, IL-1beta,TGF-beta e PDGFalfa. In uno studio pilota abbiamo valutato la funzionalita' respiratoria in 10 pazienti affetti da Linfoma di Hodgkin sottoposti a RT e CT ( inclusa BLM) correlando le sue modificazioni con le concentrazioni seriche delle citate citochine. La Spirometria, la determinazione del DLCO e delle sue componenti Dm e Vc sono state effettuate prima della terapia, dopo CT, dopo RT e dopo 6 e 12 mesi di follow-up. VC, FVC, FEV1, sono risultati ridotti al termine della teraia combinata e sono parzialmente migliorati nel followup mentre DLCO e' risultato persistentemente ridotto e la sua riduzione e' risultata determinata da una riduzione del Dm. I pazienti sono risultati non differire per la dose di RT cumulata sul mediatino ma per la dose cumulata di BLM. Le concentrazioni di TNF-a , TGF-b e PDGF-a non sono variate mentre IL-1b e' significativamente aumentata al termine della CT e della RT con ritorno a valori normali nel follow-up. La concentrazione serica di IL-1b e' risultata correlata con il grado di peggioramento della funzionalita' respiratoria osservata dopo CT e RT e nel follow-up. Questi risultati indicano un ruolo potenziale della IL-1b nella patogenesi della fibrosi polmonare da CT e giustificano la estensione della ricerca ad una piu' ampia casistica. 45 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: IMPATTO DEI SUPERTIPI HLA-DR NELLA SARCOIDOSI: METANALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI Authors: S. Greco (1), S. Contini (2), V. Granese (2), M. Amicosante (2), M. Rulli (1), C. Saltini (2) Affiliations: (1) Dipartimento di Malattie Polmonari, A.O. San Camillo Forlanini Roma ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Sudi di Roma Tor Vergata Roma ITALY Body: La suscettibilità alla sarcoidosi viene parzialmente ereditata ed i geni del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) sono candidati per un ruolo nella patogenesi, infatti la modalità di presentazione antigenica ai linfociti dipende dalla struttura delle molecole di HLA di classe II. A causa dell estremo polimorfismo nella sequenza proteica, i differenti alleli HLA-DR mostrano un numero limitato di capacità di legare l'antigene in ciascuna delle cinque tasche che interagiscono con il peptide antigenico legante. Quei peptidi che hanno solamente piccole differenze nel sito legante il peptide sono stati raggruppati in supertipi, che ad una prima approssimazione corrispondono alla classificazione dei sierotipi HLA. Lo scopo della metanalisi era stimare lassociazione tra i supertipi HLA-DRB1 e la sarcoidosi e valutare il rischio di sviluppo della malattia. Materiali e metodi: Gli studi in lingua inglese riportanti le frequenze degli alleli o dei sierotipi HLA-DR nei pazienti con sarcoidosi e nei controlli sono stati individuati attraverso due database Medline ed Embase ed attraverso l'analisi delle referenze degli articoli inerenti selezionati. I dati grezzi sono stati estratti calcolando il numero di alleli o il numero di sierotipi (nel caso in cui il sierotipo fosse includibile in un singolo supertipo) sia per i malati che per i controlli. L'Odds ratios e gli intervalli di confidenza sono stati calcolati secondo i metodi Der Simonian e Laird. Risultati: Un associazione positiva con la sarcoidosi è stata trovata per il supertipo 3 (dati raggruppati OR 1.6, 95% CI 1.1-2.3, 19 studi) e 8 (raggruppati OR 1.6, 95% 1.1-2.3, 21 studi). Il supertipo 4 appariva avere una lieve ruolo protettivo. (OR 0.77, 95% CI 0.64-0.92, 26 studi). Una significativa eterogeneità era presente tra gli studi analizzanti i tre supertipi Conclusioni: Quest' analisi supporta il riscontro che i supertipi HLA-DR, più dei singoli alleli, sono associati alla suscettibilità/protezione per lo sviluppo della sarcoidosi, es. il riconoscimento di peptidi-epitopi comuni potrebbe essere alla base dello sviluppo dello sviluppo di una risposta granulomatosa immune in risposta alla sarcoidosi. 46 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: LA BIOPSIA CHIRURGICA NON INDUCE PROGRESSIONE ACUTA DELLA MALATTIA IN PAZIENTI AFFETTI DA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (UIP) Authors: CF. Carraro (1), C. Mossetti (2), C. Ferraro (2), L. Gagliardi (1), L. Mercante (1), C. Albera (1) Affiliations: (1) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, SCDU Clinica Malattie Apparato Respiratorio Orbassano (Torino) ITALY, (2) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, SCDU Chirurgia Toracica Orbassano (Torino) ITALY Body: PREMESSA. La biopsia chirurgica non costituisce il gold standard nella diagnosi di UIP; tuttavia, in alcuni casi, essa è indispensabile per raggiungere la diagnosi definitiva. La metodica, in pazienti correttamente selezionati, presenta un basso rischio. In alcuni studi retrospettivi sono stati segnalati casi di UIP che, dopo biopsia chirurgica, hanno manifestato una fase di rapida progressione di malattia. SCOPO DELLO STUDIO. Verificare, in uno studio prospettico, se la biopsia chirurgica possa indurre una progressione di malattia in pazienti affetti da UIP. PAZIENTI E METODI. In 10 pazienti (M/F:6/4; età media 63, max 76, min 54) in cui è stato necessario impiegare la biopsia chirurgica, subito prima e 30 giorni dopo la biopsia, è stata effettuata una spirometria. E’stata impiegata la videotoracoscopia in 6/10 e la minitoracotomia in 4/10. Il risultato della biopsia ha confermato la diagnosi di UIP in 6/10 casi; negli altri casi le diagnosi sono state DIP (1/10), silicosi (1/10) e alveolite allergica estrinseca (2/10). Nei singoli pazienti sono state considerate significative, a 30 giorni dalla biopsia, variazioni (valore assoluto) di FVC >= 10 % e di DLCO >= 20%. RISULTATI. In nessuno dei casi di UIP si è osservata una fase di accelerata progressione di malattia dopo la biopsia. Una diminuzione significativa di FVC è stata tuttavia evidenziata in 2/10 casi di UIP ed in 1/10 degli altri casi; la DLCO è risultata significativamente ridotta in 1/6 casi di UIP ed in 2/4 degli altri casi. In 1/6 casi di UIP si è avuto un miglioramento significativo di FVC e in 2/6 la DLCO. è migliorata significativamente. Le differenze osservate dopo la biopsia non dipendono dalla tecnica impiegata né da altre variabili (età, sesso).CONCLUSIONI. La biopsia chirurgica in nessun paziente con UIP è stata seguita da una esacerbazione acuta di malattia; in 3/6 si è tuttavia osservato un significativo peggioramento di FVC o di DLCO. La biopsia chirurgica, qualora necessaria, è dunque metodica utile e sicura per la diagnosi di UIP. 47 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: Sarcoidosi e densità minerale ossea Authors: U. Maccari (1), M, Martino (1), A. Fossi (1), .. Nikiforakis (1), C. Caffarelli (2), A. Cadirni (2), S. Gonnelli (2), R. Nuti (2), P. Rottoli (1) Affiliations: (1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di Siena, Siena Italia, (2) 2Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica, Università di Siena Siena Italia Body: Il trattamento steroideo a lungo termine rappresenta la terapia principale per la cura della sarcoidosi (S), ma favorisce una documentata perdita del contenuto minerale osseo, osteoporosi e fratture patologiche. Lo scopo del nostro studio è di dimostrare la capacità del DXA (Duale X-ray Absorptiometry) nel valutare il danno osseo e la correlazione fra la BMD (Bone mineral density) (femore e lombo-sacrale) e la dose cumulativa di steroidi (DCs) in un ampio numero di pazienti affetti da S. Abbiamo analizzato 108 pazienti (75 donne e 33 uomini) in trattamento cronico con steroidi da 7.0±4.5 anni, affetti da S da 8.7±5.9 anni, seguiti dal nostro Centro o da altri ospedali. I pazienti hanno ricevuto una terapia orale con prednisone o analogo per almeno sei mesi per malattia progressiva con una DCs da 1.4 gr a 52 gr (14.9±14.0). 108 pazienti sani e simili per sesso ed età sono stati impiegati come controllo. In tutti i pazienti è stata misurata la BMD a livello lombo-sacrale (BMD-LS) e del femore (collo del femore: BMDFN; totale: BMD-T; trocantere: BMD-Tr e intertrocantere: BMD-Int) con DXA (Hologic QDR 4500). Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti sottoposti a terapia steroidea rispetto ai controlli (p<0.001) Una significativa correlazione inversa è stata evidenziata fra la DCs e la BMD-FN (r=-0.25 p<0.05), BMD-T (r=0.34 p<0.001) e BMD-Int (r=-0.30 p<0.01). Ulteriori analisi dimostrano che tutte le regioni femorali sono significativamente influenzate dall'età e dalla DCs. Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti affetti da S in terapia steroidea con fratture ossee rispetto a quelli senza fratture. La dose cumulativa di steroidi è inversamente correlata con la BMD delle regioni del femore, ma non con la BMD lombo-sacrale, la BMD a livello del femore prossimale sembra riflettere meglio il danno da corticosteroidi sull'osso. 48 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: ESPERIENZA DEL CENTRO TRAPIANTI DI POLMONE DI SIENA Authors: A. Fossi (1), L. Voltolini (2), N. Nikiforakis (1), L. Luzzi (2), P. Paladini (2), R. Filippi (1), G. Gotti (2), P. Rottoli (1) Affiliations: (1) Sez. Malattie Respiratorie, Dip. Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Univ. degli Studi di Siena Siena Italy, (2) UOC Chirurgia Toracica, Dip. Cardiotoracico, Univ. degli Studi di Siena Siena Italy Body: Il trapianto polmonare rappresenta un intervento consolidato nel trattamento delle malattie polmonari end-stage, in grado di migliorare la qualità della vita e di allungare la sopravvivenza nei gruppi di pazienti selezionati, in particolare quelli affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica. In Italia ci sono 10 Centri di trapianto di polmone, di cui 3 nel centro Sud (Siena, Roma, Palermo). Il Centro trapianti di polmone di Siena ha iniziato la sua attività nell'anno 2001. Da allora sono stati effettuati 26 trapianti (7F, 19M) di cui 9 bilaterali. L'età media dei pazienti al momento del trapianto era 54,7±8,2 aa (F:53,5±10 aa, M:55,2±7,7 aa) ed il 65% dei pazienti proveniva dalla Toscana. Le indicazioni per il trapianto singolo comprendevano Fibrosi polmonare idiopatica (n=11), BPCO (n=3), Sarcoidosi (n=2), Linfangioleiomiomatosi (n=1), Fibrosi polmonare associata ad Artrite reumatoide (n=1). I pazienti sottoposti a trapianto polmonare bilaterale erano affetti da BPCO (n=3), Fibrosi polmonare idiopatica (n=1), Fibrosi Cistica (n=1), Discinesia ciliare primitiva (n=1), Microlitiasi alveolare (n=1) e Fibrosi polmonare secondaria a Sclerosi sistemica (n=1). Tutti i pazienti rientravano nei criteri di selezione per l'immissione in lista con una aspettativa di vita stimata <1224 mesi ed una scarsa QoL infatti tutti erano in ossigeno-terapia ed alcuni di loro non erano più in grado di svolgere le normali attività della vita quotidiana. Dopo il trapianto sono deceduti complessivamente 10 pazienti, in condizioni pretrapianto particolarmente compromesse, (età media era di 57,8±5,3 aa), 9 dei quali erano affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica e 1 da Enfisema; 3 sottoposti a trapianto singolo, sono deceduti entro 30 giorni dall'intervento: uno per infezione micotica sistemica, uno per emorragia retroperitoneale e uno per insufficienza multiorgano. Degli altri sette, quattro sono deceduti per problemi infettivi, uno per ictus cerebri, uno per embolia polmonare recidivante e uno per bronchiolite obliterante (quest'ultimo dopo 15 mesi dall'intervento). Attualmente 16 pazienti godono di buona salute e nessuno necessita di ossigeno-terapia. Il nostro Centro essendo di recente istituzione, ha progressivamente aumentato il numero di interventi negli ultimi anni (8 nel 2005 e 5 nel 2006), con miglioramento della rete organizzativa e diminuzione delle complicanze sia perioperatorie che a lungo termine. 49 Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI Title: SARCOIDOSI, DISTURBI MENTALI E QUALITA' DELLA VITA Authors: A. Mazzi (1), S. Rossi (2), S. Calossi (2), A. Goracci (2), A. Fossi (1), F. Penza (1), P. Castrogiovanni (2), P. Rottoli (1) Affiliations: (1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di Siena Siena Italy, (2) 2Sezione di Psichiatria,Dipartimento di Neuroscienze, Università di Siena Siena Italy Body: Lo studio della qualità della vita (QoL) nei pazienti affetti da malattie croniche come la Sarcoidosi sta suscitando un crescente interesse. Dati di letteratura indicano una maggiore compromissione della QoL nei pazienti con comorbidità psichiatrica o con particolari tipi di personalità. Tuttavia pochi studi hanno ricercato un'eventuale correlazione fra sintomatologia psichiatrica e Sarcoidosi. Pertanto abbiamo condotto questa ricerca con l'obiettivo di trovare una eventuale correlazione fra Sarcoidosi e patologie psichiatriche, valutare la QoL dei pazienti affetti da questa malattia e stabilire l'impatto della comorbidità psichiatrica sulla loro QoL. Il campione è stato selezionato fra tutti i pazienti affluiti al Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi, Sezione di Malattie Respiratorie dell'Università di Siena. Ogni paziente (80 soggetti, di cui 44 femmine e 36 maschi, età media 41 anni) è stato valutato tramite colloquio clinico e questionari diagnostici in auto ed eterosomministrazione (MINI, CGI, HAM-A, HAM-D, Q-LES-Q) previo consenso informato. Sono stati esclusi dallo studio pazienti affetti da altre gravi patologie organiche o con importanti deficit cognitivi. Si è osservato che un'alta percentuale di pazienti (41% ) ha in comorbidità una patologia psichiatrica di Asse I. La Depressione è il disturbo più frequente (18.5%) seguito dal Disturbo di Panico (11%) e dal Disturbo dell'Adattamento (11%). Dei soggetti con diagnosi di Asse I, il 40% ha manifestato il disturbo prima della diagnosi di Sarcoidosi mentre il rimanente 60% dopo la diagnosi. Confrontando i punteggi dei vari domini del Q-LES-Q dei pazienti affetti da Sarcoidosi con un campione rappresentativo della popolazione generale, è emersa una compromissione significativa nei domini "Salute fisica/Attività" (p<0.01), "Sensazioni soggettive" (p=0.001) e "Attività generali" (P=0.003). Inoltre i punteggi della Q-LES-Q sono risultati significativamente ridotti dalla presenza di una patologia psichiatrica, soprattutto nelle sfere della "Salute fisica" e delle "Sensazioni soggettive". Nessuna correlazione significativa invece è emersa tra QoL e stadio radiologico o funzionalità respiratoria. In conclusione, la QoL dei pazienti affetti da Sarcoidosi è risultata dipendente non tanto dalla gravità della malattia quanto dalla presenza/assenza di una patologia psichiatrica in comorbidità. 50 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: PRESENTAZIONE CLINICA, STRUMENTALE E DI LABORATORIO DELL' EMBOLIA POLMONARE (EP) NEL PAZIENTE ANZIANO Authors: L. Masotti (1,3), GC. Landini (1), R. Cappelli (2), P. Rottoli (3) Affiliations: (1) UO Medicina Interna Cecina (Li) ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Cardiovascolare e Geriatrica, Università degli Studi di Siena Siena ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università degli Studi di Siena Siena ITALY Body: INTRODUZIONE: La diagnosi di EP nell' anziano è difficiloltosa per aspecificità ed atipicità di presentazione. Lo scopo del presente studio è stato quello di analizzare gli studi pubblicati negli ultimi venti anni in letteratura sulle caratteristiche cliniche, strumentali e di laboratorio dell' EP nel paziente ultrasessantacinquenne. MATERIALI E METODI: E' stata condotta una revisione degli studi prospettici e retrospettivi pubblicati in lingua inglese dal 1986 al 2005 ed indicizzati su MEDLINE, concernenti la presentazione clinica, strumentale e di laboratorio dell' EP in pazienti di età > 65 anni e contenenti nel titolo, abstract e/o testo le parole chiave pulmonary embolism and/or elderly and/or venous thromboembolism. Di 264 articoli e/o abstracts analizzati, 10 studi sono stati selezionati per gli aspetti clinici (sintomatologia ed obiettività clinica), sei per ECG e RX torace, tre per ecocardiografia, sette per emogasanalisi e cinque per D-Dimero. RISULTATI: Un totale di 650 pazienti (246 maschi/404 femmine) sono stati valutati nei dieci studi riportanti gli aspetti clinici. Il range di mortalità risultato tra 8-32%. Dispnea (range 59-91.5%), tachipnea (46-74%), tachicardia (29-76%) e dolore toracico (26-57%) sono risultati i sintomi e segni clinici più frequenti. L' immobilità a letto (15-67%) e la presenza di trombosi venosa profonda (15-50%) sono risultati i più frequenti fattori di rischio per tromboembolismo venoso. Tachicardia sinusale, blocco di branca destro ed anomalie del tratto ST-T sono risultati gli aspetti ECG più frequenti. In tre studi su sei la radiografia del torace è risultata alterata in meno del 50% dei casi mentre nei restanti tre studi è risultata alterata in più del 70% dei pazienti. Più del 50% dei pazienti ha manifestato un interessamento ecocardiografico delle sezioni cardiache destre. I dati emogasanalitici hanno evidenziato come aspetti principali una severa ipossiemia associata a lieve ipocapnia. Il D-Dimero è risultato più elevato del cut-off di 500 microg/L nel 100% dei casi in quattro studi su cinque. CONCLUSIONI: La diagnosi di EP rappresenta ancora una sfida per il clinico impegnato nella pratica geriatria, per l' aspecificità di presentazione, confermata dalla nostra meta-analisi. Il presente studio può contribuire alla conoscenza della presentazione dell' EP nel paziente anziano. 51 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: ANALISI STATISTICA DEL NUMERO DI METRI PERCORSI AL TEST DEL CAMMINO CHE INDIVIDUA I PAZIENTI CON BPCO CON INABILITA' FISICA Authors: R. Megali (1), C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), F. Paterniti (1), L. Pessina (1), F. Maraffi (1), GG. Riario-Sforza (1) Affiliations: (1) Pneumologia Riabilitativa, ICP Milano ITALY Body: Razionale Il test del cammino dei sei minuti viene comunemente utilizzato per valutare la capacità fisica nei pazienti con BPCO. E' stato identificato in 54 metri l'incremento di distanza percorsa durante il test che indica un miglioramento significativo di capacità fisica, ma non è stato valutato il numero di metri percorsi che si associa a inabilità. Noi abbiamo analizzato tale aspetto mediante il metodo statistico delle curve ROC. Metodi Sono stati confrontati due gruppi di pazienti con BPCO, composti da un numero uguale di 50 soggetti, rispettivamente con e senza inabilità fisica misurata mediante indice di Barthel. Il numero di metri percorsi durante test del cammino dai soggetti dei due gruppi è stato analizzato mediante curva ROC, che distribuisce automaticamente i dati immessi e stabilisce una serie di punti di analisi, a ciascuno dei quali corrisponde un valore di sensibilità e specificità. Il punto sulla curva più vicino al valore ideale del 100% per ambedue i parametri individua il cut-off che separa i due gruppi analizzati. Risultati L'indice di Barthel medio nei pazienti con valore sotto la normalità (che equivale a 100) e quindi con inabilità è stato 76,4 (ds 18,2). Il numero medio di metri percorsi al test del cammino nei pazienti con inabilità è stato 202,4 (ds 71,1), rispetto a 418,6 (ds 71,2) metri percorsi dai pazienti con indice di Barthel uguale a 100. La curva ROC ha stabilito 19 punti operativi, il decimo dei quali (corrispondente a 287 metri) è risultato il più vicino al punto ideale, dimostrando una sensibilità del 92,8% e una specificità del 94,2%. Conclusioni Il cut-off di 287 metri individuato mediante analisi con curva ROC appare dotato di un non trascurabile significato clinico, dal momento che è in grado di identificare oltre il 90% dei soggetti con inabilità fisica. Una possibile applicazione riguarda ad esempio la riabilitazione respiratoria, che potrebbe porre come obiettivo dei programmi di ricondizionamento fisico nei soggetti con inabilità il superamento di tale cut-off durante test del cammino. 52 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: BPCO RIACUTIZZATA IN PAZIENTI ANZIANI TRACHEOTOMIZZATI RICOVERATI IN UNA U.O. DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA: EZIOLOGIA ED INDICAZIONI TERAPEUTICHE. Authors: A. Ferrari (1), G. Gallimbeni (1), F. Giani (1), O. Caratozzolo (1) Affiliations: (1) P.A. Trivulzio Milano ITALY Body: Nel nostro studio ci siamo proposti di valutare l' eziologia prevalente delle infezioni delle basse vie aeree in pazienti anziani tracheotomizzti e verificare la validità di una terapia antibiotica empirica intrapresa nell'attesa dei risultati microbiologici. In pazienti BPCO tracheotomizzati che presentavano un quadro clinico ed ematochimico di flogosi delle basse vie aeree sono state raccolte le secrezioni tracheobronchiali mediante aspirazione diretta a valle della cannula. Lo studio è stato condotto su 22 pazienti,14 maschi e 8 femmine ,di età media 72.4. Sulle secrezioni raccolte è stata eseguita colorazione di Gram ed esame colturale. La sensibilità è stata definita attraverso metodica automatica Vitek-Bio Merrieux. Sono stati isolati 29 germi, 22 Gram negativi (75.8%) e 7 Gram positivi (24.23%). In 7 pazienti sono stati isolati due differenti patogeni. Sulla base della colorazione di Gram abbiamo iniziato terapia antibiotica con Aminoglicosidi nelle forme sostenute da Gram negativi, con Glicopeptidi in quelle da Gram positivi. L'esame colturale e relativo antibiogramma hanno mostrato la crescita di 16 ceppi di Pseudomonas aeruginosa sensibili nell'87.7% agli Aminoglicosidi, nel 57% sia ai Carbapenemici che alle Penicilline antipseudomonas, nel 50% a Ceftazidime e nel 28.5% a Ciprofloxacina; di 3 ceppi di Serratia marcescens ed 1 di Enterobacter aerogenes sensibili ad Aminoglicosidi e Carbapenemici; di 2 ceppi di Strenotrophomonas maltophilia sensibili ad Aminoglicosidi e Ciprofloxacina. Inoltre sono stati isolati 7 ceppi di Staphilococcus aureus meticillino resistenti tutti sensibili a Glicopeptidi e Rifampicina. La terapia antibiotica empirica ha consentito l'eradicazione batterica di 6 ceppi di Staphilococcus aureus, e la persistenza di tutti i ceppi Gram negativi in cui peraltro si è ottenuta una riduzione della carica batterica ed un miglioramento del quadro clinico. Il nostro studio ha evidenziato che nel paziente anziano portatore di tracheotomia le infezioni delle basse vie aeree sono spesso sostenute da germi difficili con netta prevalenza di Pseudomonas aeruginosa (72.7%). Gli antibiotici più attivi in vitro sono risultati gli Aminoglicosidi nelle forme da Gram negativi ed i Glicopeptidi e/o Rifampicina nelle forme da Gram positivi , confermando la correttezza della nostra scelta antibiotica empirica che può essere di primo impiego nel trattamento delle infezioni delle basse vie aeree in pazienti anziani tracheotomizzati. 53 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: INFIAMMAZIONE SISTEMICA E DELLE VIE AEREE IN SOGGETTI SANI NELLE DIVERSE FASCE DI ETA’ Authors: GE. Carpagnano (1), V. Turchiarelli (1), A. Spanevello (1), M. Cagnazzo (1), A. Depalo (1), I. Ventura, C. Gramiccioni (1), MP. Foschino Barbaro (1) Affiliations: (1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY Body: Introduzione: L’invecchiamento è un processo fisiologico accompagnato dalla presenza di una flogosi sistemica di non ben definita origine. Non esistono tuttavia dati in letteratura sulla presenza di una possibile coesistente flogosi nelle vie aeree. Obiettivo: Obiettivo del nostro studio e’stato quello di studiare la flogosi sistemica e delle vie aeree e lo stress ossidativo sistemico in soggetti di diverse fasce di età e di studiarne eventuali correlazioni con il decadimento cognitivo e funzionale respiratorio che accompagna l’invecchiamento. Materiali e metodi: Sono stati arruolati nello studio 45 soggetti sani, non fumatori, suddivisi in 3 gruppi in relazione all’età (Gruppo 1 : <35; gruppo 2: 35-60; gruppo 3: >60 anni). I soggetti sono stati sottoposti a test di funzionalita’ respiratoria e cognitivi, a dosaggio di markers di flogosi (PCR, fibrinogeno) e di stress ossidativo (ROMs) nel sangue, NO esalato, pH nell’esalato condensato ed ad induzione dell’espettorato. Risultati: Con il progredire dell’età è stato osservato un progressivo aumento dei markers di flogosi sistemici e locali e dello stress ossidativo (PCR mg/l: 0.8±0.6 vs 3.9±4.3; fibrinogeno mg/dl: 250±6.3 vs 330±48; pH 7.7±0.3 vs 7.4±0.2; neutrofili espett %. 33±8.8 vs 57±7.7; ROMs: 2.3±62 vs 317±98). E’stato inoltre riscontrata la presenza di una correlazione tra markers di infiammazione sistemica e funzionalita’ respiratoria e fra ROMs e tests cognitivi. Conclusioni: I dati del nostro studio evidenziano come la flogosi sistemica gioca un ruolo chiave nel decadimento funzionale, mentre lo stress ossidativo nel decadimento cognitivo tipico del soggetto anziano. L’uso di metodiche non invasive, quale l’esalato condensato e l’espettorato indotto potrebbe fornire un prezioso strumento per un approfondimento di queste problematiche. 54 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: IL PUNTEGGIO MNA COME CORRELATO INDIPENDENTE DELLA DISPNEA NELL’ANZIANO CON BPCO Authors: G. Paglino (1), N. Scichilone (1), L. Martino (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), V. Bellia (1) Affiliations: (1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY Body: Il Mini Mutritional Assessment (MNA) è uno questionario di valutazione dello stato nutrizionale ampiamente validato in età geriatrica; tuttavia, tale strumento non è mai stato utilizzato nella valutazione multidimensionale del paziente con BPCO. 37 pazienti con BPCO (FEV1/FVC: 0.48±0.10; età: 72±5.9 anni; mean±SD) sono stati sottoposti a valutazione della funzionalità respiratoria e dello stato nutrizionale mediante il MNA; il grado di percezione della dispnea è stato valutato mediante la scala di dispnea della Medical Research Council (MRCS). Sulla base del punteggio del MNA, 18 pazienti (Gruppo A) sono stati classificati come in 'buono stato nutrizionale' (MNA>23.5) e 19 (Gruppo B) 'a rischio malnutrizione' (MNA<23.5), inclusi 3 soggetti con MNA<17 (francamente malnutriti). Il FEV1% del predetto è risultato significativamente più basso nei soggetti a rischio di malnutrizione (Gruppo A: 51±12.7%; Gruppo B: 43±12.6%, p=0.05). Come previsto, il FEV1% del predetto correlava significativamente con la MRCS (p=0.01, r=0.41). Il MNA (p=0.006, r=0.44), ma non il BMI (p=0.63, r=0.08), si dimostrava significativamente correlato alla MRCS. L'analisi di regressione multipla, in cui la MRCS rappresenta la variabile dipendente e il FEV1 e il MNA le variabili indipendenti, confermava che entrambe le variabili esaminate correlavano significativamente con la MRC (r^2:0.28, p=0.004; FEV1: p=0.05; MNA: p=0.02). Tali osservazioni segnalano come, ai fini della valutazione del paziente con BPCO, il MNA rende conto della condizione nutrizionale meglio del BMI, costituendo un correlato indipendente della dispnea. 55 Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA Title: RIPRODUCIBILITÀ INTRAINDIVIDUALE DEL FEV6 IN SOGGETTI ANZIANI Authors: C. Sorino (1), F. Catalano (1), R. Pistelli (2), N. Scichilone (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), R. AntonelliIncalzi (3), V. Bellia (1) Affiliations: (1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY, (2) Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY, (3) Università Campus Bio-Medico Roma ITALY Body: Il volume espiratorio forzato in 6 secondi (FEV6) è stato proposto quale surrogato della capacità vitale forzata (FVC) nella diagnosi delle patologie respiratorie per limitare lo sforzo richiesto al paziente per prolungare l'espirazione fino al completo svuotamento polmonare. Tuttavia, l'applicabilità di tale indice spirometrico non è mai stata testata in soggetti anziani. Scopi dello studio: 1) la valutazione della riproducibilità intraindividuale del FEV6 nei soggetti anziani e 2) l'identificazione dei fattori che la condizionano. A tal fine, sono state analizzate le spirometrie ottenute nell'ambito dello studio multicentrico Sa.R.A, comprendente soggetti di età tra 65 e 100 anni, con e senza patologie bronco-ostruttive. Ciascun soggetto è stato sottoposto ad una valutazione clinicofunzionale comprendente la misura delle capacità cognitive (Mini Mental Status Evaluation), della depressione (Geriatric Depression Scale), della costituzione fisica (Body Mass Index). Su un totale di 1870 spirometrie, la riproducibilità del FEV6 (differenza tra i due migliori valori ottenuti da ciascun soggetto) è stata calcolata su 871 spirometrie con buon inizio test (Vext <150 ml), con buona fine test (FET >6 secondi) e con un plateau di fine espirazione >1 secondo. La riproducibilità del FEV6 è stata confrontata con quella dell'FVC calcolata nel medesimo campione e in un sottogruppo di pazienti ostruiti, rientranti nel quartile con FEV1 più basso (<68% del teorico). Una buona riproducibilità (<150 ml) è emersa nel 93.2% delle prove per il FEV6 e nell'86.3% per l'FVC. La differenza di riproducibilità tra i due parametri era simile anche quando questa veniva espressa in valori percentuali (<5% nell'88.5% dei test per il FEV6, nell'86.1% per l'FVC) e nei pazienti ostruiti (<5% nell'84.3% dei test per il FEV6, nell'75.9% per l'FVC). Sia per il FEV6 che per l'FVC, una riproducibilità significativamente peggiore è stata riscontrata in associazione ad età avanzata (p<0.001) e capacità cognitive compromesse (p<0.001). In conclusione, la riproducibilità del FEV6 negli anziani risulta molto elevata e mai peggiore rispetto a quella dell'FVC. Ciò conferma l'attendibilità del ricorso a tale indice nella valutazione funzionale del paziente anziano. I principali fattori da tenere in considerazione per ottenere una buona riproducibilità del FEV6 nell'anziano sono l'età e le capacità cognitive. 56 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: LA PRESENZA DI ACIDO IN ESOFAGO NON INFLUENZA IL BRONCOSPASMO INDOTTO DA ESERCIZIO FISICO Authors: M. Ferrari (1), R. Testi (1), L. Benini (1), F. Bonella (1), G. Corradini (1), F. de Iorio (1) Affiliations: (1) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (2) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (3) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (4) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (5) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (6) Medicina Interna D Università degli Studi Verona ITALY Body: Scopo dello studio è stato la valutazione del possibile ruolo che l'acido, presente in esofago, esercita sul broncospasmo indotto da esercizio fisico (EIB). Sono stati studiati 30 pazienti con asma bronchiale (età media 38.2 +/- 14.5 anni; FEV1 90.0 +/- 12.7 % del teorico), in condizioni basali e dopo 2 settimane di trattamento con Omeprazolo, 20 mg bid per via orale. Gli esami basali comprendevano il monitoraggio della pHmetria esofagea nelle 24 ore, l'esame spirometrico e il test di provocazione bronchiale con esercizio fisico mediante cyclette [i risultati sono stati espressi come riduzione massima percentuale del FEV1 rispetto al valore basale (DFEV1)]. Il test di provocazione è stato ripetuto alla fine del periodo di trattamento. In 14 pazienti è stata dimostrata una significativa riduzione del FEV1 (>15%) dopo esercizio fisico (DFEV1 = 25.5 +/- 11.4%) mentre negli altri 16 pazienti il test è risultato negativo (DFEV1 = 4.4 +/- 4.9%). In condizioni basali i due gruppi con o senza EIB, erano simili per valori di FEV1, tempo di esposizione acida, numero di episodi di reflusso misurati mediante pHmetria delle 24 ore nel tratto esofageo prossimale e distale. Non è stata inoltre riscontrata alcuna relazione fra i risultati della spirometria e il DFEV1 da una parte e i parametri di reflusso gastroesofageo (GER) dall'altra. 4 fra i pazienti con EIB (28.7%) e 7 di quelli senza EIB (43.7%) avevano avuto più di uno o più episodi di GER durante il test con esercizio fisico, senza significative differenze fra i due gruppi. Dopo l'inibizione della secrezione acida gastrica ottenuta con Omeprazolo, DFEV1 non è significativamente cambiato rispetto al valore basale, indipendentemente dalla presenza o assenza di GER. I nostri risultati suggeriscono che la presenza di acido in esofago o la sua inibizione mediante inibitori di pompa protonica non ha alcuna influenza sul broncospasmo indotto da esercizio fisico. 57 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: EFFETTI DELLA BUDESONIDE IN COLTURE PRIMARIE DI FIBROBLASTI POLMONARI UMANI STIMOLATI DAL TGF-BETA: INIBIZIONE DELLA FOSFORILAZIONE DELLE MAP CHINASI E DEL RILASCIO DI IL-6 E IL-11 Authors: L. Gallelli (1), G. Pelaia (1), B. D'Agostino (2), A. Vatrella (3), D. Fratto (1), T. Renda (1), U. Galderisi (2), F. Rossi (2), C. Vancheri (4), R. Maselli (1), S.A. Marsico (3) Affiliations: (1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (4) Dipartimento di Medicina Interna e Specialistica, Università di Catania Catania ITALY Body: Il transforming growth factor-beta1 (TGF-beta1) svolge un ruolo fondamentale negli eventi fibrotici che caratterizzano le interstiziopatie polmonari ed il rimodellamento strutturale delle vie aeree, tipico dell'asma bronchiale. In tale contesto, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare, in colture primarie di fibroblasti polmonari umani, gli effetti del TGF-beta1 su vari eventi quali la fosforilazione delle mitogen-activated protein kinases (MAPK), la proliferazione cellulare e la produzione di interleuchine 6 (IL-6) e 11 (IL-11), sia in presenza che in assenza di un pretrattamento con budesonide. La fosforilazione delle MAPK è stata rilevata mediante Western blotting, impiegando specifici anticorpi monoclonali che riconoscono rispettivamente le forme fosforilate attive dei tre principali sottogruppi di MAPK, denominati JNK (cJun N-terminal kinases), ERK (extracellular signal-regulated kinases) e p38. La vitalità cellulare è stata valutata utilizzando la colorazione con Trypan blue, ed il rilascio di IL-6 e IL-11 nel sopranatante delle colture fibroblastiche è stato quantificato per mezzo della tecnica ELISA. Il TGF-beta1 (10 ng/ml) ha significativamente (p<0.01) stimolato la fosforilazione delle MAPK, ed ha anche indotto un aumento della proliferazione fibroblastica e della secrezione di IL-6 e IL-11, i cui livelli hanno raggiunto il massimo incremento dopo 72 ore di esposizione cellulare al TGF-beta1. Tutti questi effetti sono stati efficacemente prevenuti dalla budesonide e, con l'eccezione del rilascio di IL-6, anche da una miscela di inibitori delle MAPK (SB203580, PD98059 e SP600125). Pertanto, i nostri risultati suggeriscono che l'azione fibrotica esplicata dal TGF-beta 1 nel polmone è mediata almeno in parte da un'aumentata sintesi delle citochine fibrogenetiche IL-6 e IL-11; tali effetti sembrano essere sensibili all'inibizione operata dai corticosteroidi attraverso il blocco della attivazione fosforilazione-dipendente delle MAPK. 58 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: EFFETTI ANTI-OSSIDANTI E ANTI-INFIAMMATORI DELL'ERDOSTEINA IN FUMATORI CON BPCO LIEVE Authors: RW. DAL NEGRO (1), M. VISCONTI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1) Affiliations: (1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY Body: La riduzione del danno da ossidazione si ottiene rimuovendo gli agenti ossidanti e/o implementando i fattori anti-ossidanti (riducenti). Scopo studiare le potenzialità anti-ossidanti dell’erdosteina (E), farmaco comunemente impiegato nella BPCO per le sue attività reologiche. Metodi: sono stati studiati due gruppi di 10 soggetti, omogenei per sesso; età (65.0 8.4ds e 65.3a  6.5ds); FEV1 basale (88.7% pred 6.8 ds e 85.2% pred 5.8ds), e consumo quotidiano di sigarette (25.4 pack/y 3.5ds e 28.1pack/y 2.3ds) secondo un disegno controllato, doppio cieco, a gruppi paralleli vs placebo. I soggetti sono stati randomizzati per ricevere E 600mg/dì o placebo per 10 giorni. In condizioni basali e dopo 4, 7 e 10 gg di trattamento sono stati dosati: IL-6, IL-8, TNF e 8-isoprostano nelle secrezioni bronchiali, oltre a e-NO e ROS nel sangue periferico. Statistica: anova , accettando p<0.05. Risultati: i valori medi di IL-8 e ROS si sono sensibilmente ridotti dopo 4 gg di trattamento (p<0.01), e quelli di 8-isoprostano dopo 7 gg (p<0.02) solo nei soggetti trattati con E. Il calo dei valori di e-NO, pur evidenti, non hanno invece raggiunto la significatività statistica. Nessuna variazione significativa è stata osservata nei soggetti trattati con placebo (p=ns). Conclusioni: nei soggetti fumatori con BPCO lieve, Erdosteina è in grado di ridurre in maniera sistematica e significativa l’espressione di alcune citochine pro-infiammatorie coinvolte nel danno ossidativo. I tempi di risposta sono risultati diversi per le diverse citochine. Ulteriori studi sono necessari per confermare questi dati e valutarne la rilevanza clinica nel lungo periodo. 59 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: INCREMENTO DI CAPACITÀ INSPIRATORIA ED INCREMENTO DELLA DISTANZA PERCORSA IN UNO SHUTTLE TEST NEI SOGGETTI AFFETTI DA BPCO: CONFRONTO FRA TIOTROPIO BROMURO E FORMOTEROLO Authors: M. Andreani (1), D. Oddi (2), R. Cinicia (2), R. Pistelli (1) Affiliations: (1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY Body: La distanza percorsa in un test del cammino sui 6 minuti (6mWD) è ridotta nei soggetti affetti da BPCO a causa di un complesso fenomeno che coinvolge la limitazione al flusso aereo, la ridotta attività fisica e lo stato nutrizionale. E’ dimostrato che il 6mWD è correlato alla capacità inspiratoria (IC). E’ altresì dimostrato che i farmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione incrementano sia la IC sia la distanza percorsa in uno shuttle test (ST). Scopo del presente lavoro è comparare l’effetto di 18 mcg di tiotropio bromuro (T) e di 12 mcg di formoterolo (F) su IC e ST in soggetti affetti da BPCO in un disegno in doppio cieco, con doppio falso farmaco, controllato contro placebo. I soggetti eleggibili per questo studio dovevano soddisfare i seguenti criteri: Diagnosi clinica di BPCO confermata dalla presenza di un FEV1/FVC < 0.70 dopo somministrazione di 400 mcg di salbutamolo in presenza di una volumetria polmonare globale normale; Storia clinica negativa per patologie cardiovascolari, asma bronchiale, malattie atopiche, patologie muscoloscheletriche, articolari, neurologiche, renali, epatiche e sistemiche; Incremento di IC dopo 400 mcg di salbutamolo >= 200 ml. In ogni giornata sono stati valutati in condizioni basali e 60 minuti dopo la somministrazione del trattamento: FVC; FEV1; IC. Di seguito, in ogni giornata, è stato eseguito uno ST con la registrazione pre e post ST di: HbO2; FC; Scala VAS applicata alla dispnea e alla fatica muscolare. La distanza dello ST è stata considerata la variabile di esito fondamentale insieme alla variazione di IC. Si è utilizzata l’analisi della varianza per misure ripetute con trattamento e ordine di somministrazione come fattori principali di classificazione. Nel confronto verso placebo per T e F, rispettivamente, si sono ottenute le seguenti variazioni: FEV1 +6.2% (p<0.05) e +10.1% (p<0.01); IC +6.5% (n.s.) e +11.9% (p<0.05); ST +30 metri (p<0.001) e +21.5 metri (p< 0.05). Le differenze fra farmaci non sono risultate significative. Entrambi i farmaci si sono dimostrati efficaci nel modificare la funzione respiratoria e, sia pure in modo marginale, lo ST. Non si è evidenziata una correlazione fra variazioni di IC e performance dello ST. 60 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: L'EFFICACIA DELLA TEOBROMINA NELL'INIBIZIONE DELLA TOSSE INDOTTA DA CAPSAICINA Authors: N. Crispino (1), C. Cesaro (1), MG. Belvisi (2), CME. Tranfa (1) Affiliations: (1) Seconda Università Studi Napoli ITALY, (2) Imperial College University London UNITED KINGDOM Body: La Tosse è il principale meccanismo di difesa delle vie aeree, ma quando non ha questo ruolo diventa il sintomo persistente e, a volte, dominante di varie patologie infiammatorie respiratorie quali: asma e BPCO, tanto da provocare stress nella vita quotidiana sopratutto quando la causa non si conosce (idiopatica). Il trattamento antitussigeno maggiormente usato è quello degli oppioidi (codeina), farmaci efficaci ma provocanti effetti collaterali in quanto agenti sul SNC. Allo scopo di studiare nuovi farmaci per il trattamento della tosse abbiamo studiato: in primis, in vitro, gli effetti della Teobromina , una metilxantina presente nel cacao, sulla depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago di guinea-pig(gp) e nell'uomo per accertare il meccanismo d'azione (periferico o centrale),comparandola con la Codeina; secondariamente esaminato gli effetti antitussigeni della Teobromina nell'uomo.Il nervo vago viene posto nella camera di registrazione costantemente perfuso con soluzione Krebs ossigenata.Le due porzioni del nervo terminali vengono isolate dalla vasellina e la depolarizzazione misurata usando due elettrodi posti ai lati del nervo. La capsaicina (0.1-100uM) determina depolarizzazione sia sul vago di gp, che nell'uomo. La Teobromina (0.01-100uM), comparata con la Codeina (0.01-100uM) inibisce la depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago dei gp (94.9+-3.8%) e dell'uomo (66.7%). La soglia della tosse, studiata facendo inalare la capsaicina (0.5.500uM) e espressa dalla dose di capsaicina provocante cinque o più colpi di Tosse (PC5), fu misurata in 10 soggetti normali non fumatori. Ai pazienti, furono somministrate con criterio random la Teobromina (1000mg) e Codeina( 60mg) in capsule. Dopo 120 min dalla somministrazione fu effettuato il challenges con capsaicina. Nei soggetti normali è stato osservato che la Teobromina inibisce la tosse (log5 1.86+-0.58) indotta dalla capsaicina senza provocare effetti collaterali. dai risultati ottenuti è possibile concludere che la teobromina è un naturale trattamento antitussigeno che potrebbe creare la base per lo studio di una classe di farmaci in grado di controllare il sintomo più comune e fastidioso: la Tosse. 61 Topic: FARMACOLOGIA CLINICA Title: EFFETTI DEI ß-AGONISTI INALATORI A LUNGA DURATA D’AZIONE E DI TIOTROPIO SULLA FUNZIONE RESPIRATORIA E SULL’EMOGASANALISI IN PAZIENTI CON BPCO Authors: P. Santus (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), E. Belloli (1), S. Centanni (1), M. Cazzola (2), N. Morelli (1) Affiliations: (1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità di Pneumologia ed Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY Body: Sono qui riportati i risultati di uno studio incrociato a tre vie nel quale abbiamo comparato gli effetti acuti di tiotropio 18µg (T), salmeterolo 50µg (S) e formoterolo 12µg (F) sulla funzione respiratoria e l’emogasanalisi di 30 pazienti con BPCO stabile. In ciascuno dei giorni dello studio, si è provveduto a misurare la funzione polmonare ed ad eseguire l’emogasanalisi prima e fino a 180 min l’inalazione di ciascun farmaco. I trattamenti esaminati hanno migliorato in maniera significativa il FEV1 del 14, 12 e 17%, la FVC del 12, 12 e 13% , la IC del 21, 17 e 27% e diminuito la sRaw del 35, 30 e 32%, il RV del 16, 13 e 21%, la TLC del 9, 6 e 10%, e il TGV del 12, 10 e 15%, rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno significativamente migliorato la DLco di 1,9, 2,3 e 1,9 mL/min-1/mmHg rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno diminuito in maniera significativa la PaO2 di 1,7, 4,9 e 4,8 mmHg e aumentato il ΔP(A-a)O2 di 2,1, 5,0 e 4,5 mmHg rispettivamente dopo T, S e F. Gli effetti di S e T sullo scambio dei gas sono apparsi più lenti nell’insorgenza, ma più prolungati di quelli di F. Ciononostante, la PaO2AUC0-180min è stata più ampia con F (-3,59 mmHg/h), seguita da S (-2,83 mmHg/h) ed in fine da T (-1,03 mmHg/h) e le differenze fra F o S e T sono risultate significative. In conclusione, i tre trattamenti hanno indotto significativi miglioramenti della funzione polmonare ma anche significative, sebbene modeste, riduzioni della PaO2 con aumenti della ΔP(A-a)O2 che potrebbero essere state causate dagli effetti vasodilatanti polmonari. In ogni modo, un broncodilatatore anticolinergico a lunga durata d’azione potrebbe essere preferibile nei pazienti con ipossiemia causata da BPCO perché a minor rischio di peggiorare un’ipossiemia preesistente. 62 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: L'IPERTENSIONE POLMONARE NELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA: IL RUOLO DEL FUMO DI SIGARETTE Authors: A. GABALLO (1), G.M. CORBO (1), C. COLIZZI (2), L. PALADINI (1), G. PASCIUTO (1), V. RIZZELLO (2), F. PENNESTRI' (2), G. CIAPPI (1), S. VALENTE (1) Affiliations: (1) FISIOPATOLOLOGIA RESPIRATORIA,UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY, (2) CARDIOLOGIA, UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY Body: Alcuni recenti studi condotti in vitro suggeriscono che il fumo di sigaretta può essere considerato un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo dell' Ipertensione Polmonare (IP) nella BPCO. Lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare l'entità del danno funzionale respiratorio in un campione di soggetti affetti da BPCO tenendo in considerazione il numero di sigarette fumate. Abbiamo studiato 27 soggetti classificati come lievi fumatori (0-39 pacchi/anno), moderati fumatori (40-59 pacchi/anno) e forti fumatori (60+ pacchi/anno). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a misura dei flussi e volumi polmonari, test di diffusione del CO, emogasanalisi arteriosa, test del cammino in 6 minuti e misura della pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPS) con ecocardiogramma doppler transtoracico. Risultati:il danno meccanico è risultato maggiore nei fumatori moderati che presentavano un rapporto FEV1/FVC (35%) significativamente più basso e un rapporto RV/TLC (62%) significativamente più alto rispetto ai fumatori lievi (48% e 50% rispettivamente) e ai forti fumatori (43% e 56% rispettivamente). La capacità di diffusione ha presentato una tendenza alla riduzione nelle tre categorie (CO/VA% predetto: nei lievi fumatori=77%, nei fumatori moderati=65%, nei forti fumatori=58%), sebbene questa differenza non sia risultata significativa (p=0.09), così come la PaO2 (PaO2 mmHg: nei fumatori lievi=78, nei fumatori moderati=73, nei forti fumatori=70). La PAPS è risultata misurabile in 17 soggetti e i forti fumatori hanno presentato una significativa PAPS aumentata rispetto ai lievi fumatori (40 mmHg vs 32.6 mmHg, p=0.01, corretto per l'età e il rapporto FEV1/VC) mentre la PAPS non è risultata aumentata nei fumatori moderati (30 mmHg). I nostri risultati in parte confermano gli studi in vitro dimostrando che il fumo può provocare un'alterazione degli scambi intrapolmonari dei gas dipendente non solo dal danno delle vie aeree ma anche da quello del letto vascolare. 63 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: TEST FUNZIONALI RESPIRATORI DI I° LIVELLO IN PAZIEN TI CON IP IDIOPATICA E POST-TEP Authors: R. CORBO (1), V. DI SPIRITO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. PISANO (1), A. MOLINO (1), M. SOFIA (1), AA. STANZIOLA (1), L. CARRATU' (1) Affiliations: (1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY Body: L'ipertensione Polmonare Idiopatica e l'Ipertensione Polmonare post-Tromboembolica possono presentare significativi problemi di diagnostica differenziale.Abbiamo retrospettivamente valutato i dati funzionali respiratori di primo accertamento (spirometria,test di diffusione alveolo-capillare,emogasanalisi arteriosa, test del cammino in 6 minuti e dosaggio del BNP) di 12 pazienti con diagnosi di IAP idiopatica e 13 pazienti con diagnosi di IP post-TEP, giunti all'osservazione nel periodo 2000-2006.L'età era pressocchè la stessa,(età media 48,4 nella idiopatica vs 54,4 nella post-TEP); la volumetria polmonare dinamica risultava essere nella norma, mentre la diffusione alveolo-capillare appariva compromessa in entrambe le forme, in particolare nella post-TEP espressione di una alterata perfusione polmonare.Il rapporto FVC%/DLCO%th tendeva ad essere superiore alla norma rispetto ad un gruppo controllo di soggetti sani. All'emogasanalisi arteriosa, si riscontrava ipossiemia di grado medio ed ipocapnia da iperventilazione.Il test del cammino registrava una significativa desaturazione(p<0,05) al termine del test per entrambe le forme, espressione di una scarsa tolleranza allo sforzo, e in particolare nell' Ipertensione Arteriosa Polmonare Idiopatica un percorso inferiore ai 332 metri, dato questo correlato ad una minore sopravvivenza. Anche la frequenza cardiaca si modificava significativamente come risposta alle maggiori richieste di sangue.Il BNP (brain natriuretic peptide)tdosato su quasi tutti i pazienti studiati risultava superiore alla norma in una percentuale di pazienti non superiore al 50%. In conclusione, i pazienti con ipertensione polmonare arteriosa idiopatica o con ipertensione polmonare post-TEP non sono apparentemente separabili sulla base dei test funzionali respiratori di I° livello. La misura della di ffusione alveolocapillare (DLCO) ed il rapporto FVC/DLCO risultano i parametri funzionali respiratori più sensibili tra le indagini di I° livello. 64 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: LA RIDUZIONE DELLA DIFFUSIONE ALVEOLO-CAPILLARE (DLCO) E DEI TEST DI CAPACITÀ FUNZIONALE SONO SEGNI PRECOCI NELLA MALATTIA VENO-OCCLUSIVA POLMONARE (PVOD). Authors: V. DI SPIRITO (1), G. ANTINOLFI (2), G. ROSSI (3), C. CURCIO (4), C. SANTORIELLO (5), R. CORBO (1), V. PISANO (1), AA. STANZIOLA (1), N. GALIE' (6), M. SOFIA (1) Affiliations: (1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) SERVIZIO ANATOMIA PATOLOGICA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (3) SERVIZIO RADIOLOGIA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (4) 1° CHIRURGIA TORACICA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (5) LABORATORIO DI ERGOMETRIA CARDIOPOLMONARE AO CAVA DE TIRRENI CAVA DE' TIRRENI ITALY, (6) UNIVERSITA' DI BOLOGNA BOLOGNA ITALY Body: La PVOD è una rara variante della Ipertensione arteriosa polmonare ed è generalmente descritta come una forma di ipertensione polmonare severa associaia a segni TC eBAL peculiari (Rabiller et al ERJ 2006). E' qui riportato il caso di una paziente con diagnosi videotoracoscopica di PVOD che alla successiva valutazione emodinamica cardiopolmonare dimostrava IP lieve non responsiva al test di vasoreattività con Ossido Nitrico (PAPa/d/m in mmHg 41/15/26; PCP 7 mmHg). L'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali disponibili e dei dati ecocardiografici e radiografici effettuati tra il 2001 ed il 2006 evidenziava isolata riduzione della DLCO (31%th con un rapporto FVC/DLCO% 3,45) in assenza di alterazioni ecocardiografiche, scintigrafiche e TC. In quattro 6MWT effettuati nello stesso periodo, la distanza media risultava 292 mt con desaturazioni ossiemoglobiniche severe (fino a valori di saturazione del 76%). Due test da sforzo cardiopolmonari (CPET),eseguiti a distanza di un anno circa, risultavano sovrapponibili:VO2 al picco 54%th;VO2@LT 41% VO2 max; VE/VCO2 43 (v.n. 30); VO2/HR 63%th. I test di capacità funzionale risultano precocemente compromessi e più sensibili della ecocardiografia e della TC nella PVOD in una fase di lieve alterazione emodinamica e dovrebbero essere pertanto utilizzati già nella fase di screening per possibile ipertensione polmonare. 65 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: ANALISI RETROSPETTIVA DI PAZIENTI AFFETTI DA IPERTENSIONE POLMONARE GRAVE NON ASSOCIATA A MALATTIE RESPIRATORIE. Authors: V. PISANO (1), R. CORBO (1), G. BATTILORO (1), F. VILLANO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. DI SPIRITO (1), M. SOFIA (1), AA. STANZIOLA (1), L. CARRATU' Affiliations: (1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY Body: Sono stati esaminati retrospettivamente i dati funzionali cardiorespiratori di 27 pazienti con ipertensione polmonare grave nel periodo 2000-2006. Dei 27 pazienti, 11 avevano ricevuto diagnosi di ipertensione arteriosa polmonare idiopatica(classe NYHA III 4 pz; NYHA IV 7 pz), 9 di ipertensione arteriosa polmonare da shunts cardiaci congeniti sin-dx (classe NYHA III 6 pz; NYHA IV 3 pz), 3 di ipertensione polmonare associata a collagenopatie (classe NYHA III 3 pz), e 4 ricevettero una diagnosi di ipertensione polmonare posttromboembolica (classe NYHA III 2 pz;NYHA IV 2 pz).L'età media al momento dell'arruolamento era 45 aa (range 17-70),con una maggiore incidenza della malattia nel sesso femminile(18F vs 9M).Circa il 28% dei pazienti era affetto da distiroidismo (100% femmine), e riferivano dispnea per sforzi di lieve entità (87,5%), astenia e lipotimia (40%) e dolore toracico(12,5%).25 pazienti sono stati sottoposti a cateterismo cardiaco destro e i dati emodinamici sono stati i seguenti: PAPs 90+/- 25,2 mmHg, PAPm 61,4+/- 14,6 mmHg, con scarsa o parziale risposta al test di vasoreattività.Tali dati dimostravano una corrispondenza significativa con i dati ecocardiografici ottenuti (PAPs 96,2+/-21,8 mmHg, PAPm 59,1+/-15,7 mmHg)(chemla et al.). Indue pazienti, la PAPs misurata mediante ecocardiografia è stata rispettivamente di 90 e 120 mmHg. Nella maggior parte dei pazienti, l'emogasanalisi arteriosa mostrava un quadro di ipossiemia associata a lieve ipocapnia (pO2 media:63,2+/-14,9 mmHg; pCO2 media 34,7+/-5,5 mmHg).L'esame spirometrico evidenziava una volumetria statica e dinamica ai limiti della norma o lieve deficit ventilatorio restrittivo.La DLCO% è risultata notevolmente compromessa (55+/-16,2%) e il rapporto FVC%/DLCO% è uguale a 1,53+/-0,5. Per 18 pazienti sono stati utilizzati come terapia specifica epoprostenolo in infusione (n° 3 pz), iloprost per via inalatoria (n ° 1 pz), bosentan (n°12 pz), sildenafil (n°2 pz), con un ran ge temporale di terapia 8-26 mesi per l'epoprostenolo, 1-16 mesi per il bosentan, 7-24 mesi per il sildenafil. I pazienti con ipertensione polmonare grave dimostrano una volumetria polmonare conservata che non si modifica in corso di trattamenti specifici. 66 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: TERAPIA CON BOSENTAN NELLA IPERTENSIONE POLMONARE ASSOCIATA A TROMBOEMBOLIA CRONICA: STUDIO CONTROLLATO OPEN LABEL Authors: F.G. Vassallo (1), A. Scarda (1), G. Milani (2), S. Harari (3), G. Paciocco (3), M. Confalonieri (1) Affiliations: (1) SC Pneumologia Ospedale Cattinara Trieste ITALY, (2) Istituto Mal. App. Respiratorio Milano ITALY, (3) SC Pneumologia Ospedale San Giuseppe Milano ITALY Body: Presupposti. Il Bosentan, antagonista recettoriale duplice dell'endotelina, ha dimostrato di essere efficace sulla capacità di esercizio (6 MWD) nei pazienti con ipertensione polmonare idiopatica (IPAH). Dati preliminari non controllati sembrano indicare un'efficacia del Bosentan anche nella ipertensione polmonare associata a tromboembolia cronica (CTEPH), che presenta aspetti clinici e morfologici simili alla IPAH. Scopo. Valutare l'efficacia del Bosentan in uno studio controllato open label rispetto alla sola terapia standard in pazienti con CTEPH. Pazienti e Metodi. 16 pazienti (M/F 7/9, età media 61,3±13,6) con CTEPH inoperabile e senza fattori di rischio trombofilici congeniti (es. alterazioni prot C, prot S, fattori II e V) sono stati valutati per 6 MWD, classe funzionale NYHA, emogasanalisi arteriosa (EGA), pressione atriale destra stimata con ecocardio (PAPs), al momento del reclutamento e a 3, 6, 12 mesi. La funzionalità epatica è stata monitorizzata mensilmente. Secondo la classificazione NYHA 1 paziente era in classe II, 12 in classe III, 3 in IV. 8 pazienti sono stati trattati con Bosentan (62,5 mg bid per le prime 4 settimane, poi 125 mg bid) più terapia standard (anticoagulanti, diuretici e ossigeno all'occorrenza); i restanti 8 pazienti con sola terapia standard. I due gruppi risultavano omogenei per i parametri valutati: al tempo 0 la PAPs era 78,9±21,9 (81,9±27,3 nel gruppo Bosentan e 76±16,4 nel gruppo di controllo, p=0,66), PaO2 63±8,5 (66,2±8 e 59,8±8,2, p=0,24), 6 MWD 347,8±115,6 (386,9±85,5 e 308,8±133,6, p=0,25). Risultati. Nessun decesso a 6 mesi. Nessun evento avverso segnalato, compreso l'aumento di aminotransferasi. Dopo 6 mesi, la variazione del 6 MWD rispetto al basale è significativamente superiore nel gruppo trattato con Bosentan rispetto ai controlli (56,4±75,9 vs -63,8±56,3, p=0,002). Conclusioni. I dati preliminari a 6 mesi suggeriscono che il trattamento con Bosentan in pazienti affetti da CTEPH inoperabile può essere aggiunto alla terapia medica convenzionale per aumentare la tolleranza all'esercizio. 67 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: EMBOLIA POLMONARE CLINICAMENTE INSORTA SUBITO DOPO RIMOZIONE DI CATETERE VENOSO CENTRALE : DESCRIZIONE DI 1 CASO CLINICO E DISCUSSIONE Authors: R. Frizzelli (1), C. Scarduelli (1), V. Di Comite (1), C. Pinzi (1), R. Ghirardi (1), O. Tortelli (1) Affiliations: (1) UNITA' OPERATIVA DI FISIOPATOLOGIA E RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA -OSPEDALE DI BOZZOLO- MANTOVA ITALY Body: Uomo di 58 anni con familiarita' positiva per cardiopatia ischemica, anamnesi di allergia alle graminacee e di asma bronchiale dall' eta' giovanile. Sottoposto ad intervento di quadruplice by pass aortocoronarico, il decorso postoperatorio era stato regolare. In quinta giornata prima del trasferimento presso la nostra unita' operativa (UO) subito dopo la rimozione del catetere venoso centrale (CVC) posizionato in giugulare interna destra, aveva accusato senso di oppressione toracica, dispnea intensa e insufficienza respiratoria acuta. La sintomatologia attribuita a crisi asmatica era lentamente migliorata con ossigeno, e broncodilatatori. All' arrivo presso la nostra UO il paziente lamentava dispnea da sforzo e dolenzia laterocervicale destra. obiettivamente si evidenziava FC di 100/min, pressione arteriosa di 130/90 mmHg, e saturazione arteriosa in ossigeno di 91%. La radiografia del torace evidenziava un modesto versamento pleurico bilaterale. L' elettrocardiogramma evidenziava tachicardia sinusale (100/min), emiblocco anteriore sinistro e alterazioni ripolarizzative aspecifiche in sede antero-settale. L' emogasanalisi arteriosa evidenziava pH 7,49, PaO2 60 mmHg, PaCO2 33 mmHg. L' ecocardiogramma evidenziava ventricolo sinistro nella norma, il ventricolo destro era lievemente dilatato, era presente lieve insufficienza tricuspidale con pressione arteriosa polmonare stimata di circa 60 mmHg (Ipertensione severa). L' ecografia dei vasi del collo evidenziava la presenza di massa flottante in vena giugulare interna destra. L' angioTAC torace evidenziava alterazione dei profili vascolari con irregolarita' del calibro vascolare bilateralmente compatibili con embolia polmonare. Il paziente con terapia anticoagulante ha notato un progressivo miglioramento della dispnea da sforzo, risoluzione della dolenzia latero-cervicale destra e miglioramento dell' emogasanalisi: PaO2 71 mmHg, PaCO2 36 mmHg, pH 7,48. Discussione: La trombosi venosa profonda degli arti superiori (TVPES) e' una entita' clinica in continuo aumento. La TVPES nel 55% dei casi e' secondaria alla presenza di CVC e il 55% dei pazienti con CVC sviluppa TVPES. Embolia polmonare si riscontra nel 36% delle TVPES. Riteniamo sia di fondamentale importanza conoscere l' elevato rischio di malattia tromboembolica venosa a partenza da TVPES correllate all' uso di CVC in senso generale e in cardiochirurgia in particolare. 68 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: RUOLO DELLA TC SPIRALE A 4 FILE DI DETETTORI NELLA DIAGNOSI DI ESCLUSIONE DELL'EMBOLIA POLMONARE Authors: R. Polverosi (1), M. Vigo (1), R. Pesavento (2), C. Bova (3), F. Porro (4), A. Ghirarduzzi (5), M. Bazzan (6), M. Frulla (2), A. Noto (3), R. Castelli (4), F. Giovanardi (5), S. Calabro (1), F. Angelini (2), A. Pagnan (2), P. Prandoni (2) Affiliations: (1) Ospedale S. Bassiano Bassano del Grappa ITALY, (2) Università di Padova/Azienda Ospedaliera Padova ITALY, (3) Ospedale dell'Annunziata Cosenza ITALY, (4) Ospedale Maggiore di Milano Milano ITALY, (5) Ospedale S.Maria Nuova Reggio Emilia ITALY, (6) Ospedale Evangelico Torino ITALY Body: La TC spirale multistrato è la metodica sempre piu' usata come indagine di prima istanza nello studio di pazienti con sospetto clinico di embolia polmonare (EP). Mentre il ruolo della TC spirale a 4 file di detettori (che è attualmente la macchina piu' diffusa in Italia) nella diagnosi di EP non e' ancora completamente definito. Abbiamo realizzato uno studio multicentrico per determinare il valore predittivo negativo della TC spirale a 4 file di detettori in pazienti con sospetto clinico di EP senza segni di trombosi venosa profonda (TVP) e con D-dimero positvo e per valutare la possibilità di non sottoporre a terapia anticoagulante pazienti con TC e D-dimero negativi. Sono stati studiati 702 pazienti (ospedalizzati ed esterni) con il sospetto di primo episodio di EP. Criteri di esclusione erano: precedenti episodi di EP e/o TVP, instabilità emodinamica, aspettativa di vita inferiore a 6 mesi, terapia anticoagulante per altre patologie, insufficienza renale grave, controindicazioni all'uso del mezzo di contrasto, età inferiore a 18 anni, gravidanza, impossibilità di follow-up a lungo termine. Tutti i pazienti arruolati hanno risposto ad un questionario per valutare i fattori di rischio per EP e sono stati valutati secondo il test di Wells. Tecnicamente lo studio e' stato eseguito secondo gli stessi parametri tecnici in tutti i centri che hanno aderito allo studio. EP e' stata diagnosticata in 151 pazienti (21.5%) ed esclusa in 536 (76.3%). In questo gruppo il D-dimero è risultato positivo in 279 pazienti (52%) e negativo negli altri. Nei restanti 15 pazienti la TC e' stata considerata non diagnostica. I pazienti con D-dimero positivo sono stati sottoposti a scintigrafia V/Q e/o arteriografia mentre quelli con D-dimero negativo non sono stati sottoposti a terapia anticoagulante ma seguiti con follow-up a 6 mesi. Concludendo, il valore predittivo negativo in pazienti conTC a 4 file di detettori negativa e D-dimero positivo e' troppo basso per essere clinicamente accettabile (19.7%), mentre ha un valore prognostico valido in caso di associazione con D-dimero negativo (solo 1.17% di questo gruppo con EP al follow-up). 69 Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA Title: EVOLUZIONE DI EMBOLIA POLMONARE: 1 ANNO DI FOLLOW-UP Authors: C. Ribas (1), G. Bardi (1), M. Gherardi (1), G. Palmiero (1), L. Marconi (1), N. Carpenè (1), C. Manta (1), A. Palla (1) Affiliations: (1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana Pisa ITALY Body: Scopi: valutare l'evoluzione di Embolia Polmonare (EP) in termini di frequenza di recidiva e di sanguinamento in corso di terapia anticoagulante durante il primo anno di follow-up. Metodi: negli ultimi 4 anni sono stati arruolati 522 pazienti con EP. La diagnosi è stata effettuata con la TC spirale (382, 73.2 %), l'angiografia polmonare (4, 0.76 %), o con la scintigrafia polmonare da perfusione (SPP) altamente compatibile associata alla probabilità clinica (136, 26 %). Successivamente, i pazienti sono stati seguiti per 1 anno ed hanno effettauto: valutazione clinica, emogasanalisi arteriosa, SPP (7,30,365 giorni dopo l'EP). La SPP è stata valutata tenendo conto del numero di segmenti polmonari non perfusi (Indice di Danno Perfusorio, IDP). Inoltre, in un sottogruppo di 53 pazienti con segni elettrocardiografici di sovraccarico ventricolare destro è stato eseguito l'ecocardiogramma (valutazione della Pressione Arteriosa Polmonare sistolica, PAPs) sia nella fase acuta di EP che dopo 365 giorni. Risultati: dopo 1 anno si sono verificati 7 casi di recidiva di EP evidedinziati sia da un punto di vista clinico che scintigrafico. In particolare, 1 paziente è deceduto nella prima settimana di follow-up e 2 durante il primo mese. I casi di sanguinamento evidenziati sono stati 15 di cui 1 maggiore e 14 minori. Dopo 1 anno la dispnea si è ridotta in maniera significativa con progressivo incremento dei valori di PaO2 (p<0.001). L'IDP si è ridotto in maniera statisticamente significativa dopo 7 e tra 7 e 30 giorni (p<0.001) ed in maniera non significativa tra 30 e 365 giorni. La PAPs è risultata normale in 8 casi, si è ridotta significativamente in 13 casi (p<0.05) ed è rimasta invariata in 32 casi dopo 365 giorni. In questi ultimi pazienti l'IDP era significativamente più alto (p<0.05) rispetto ai rimanenti al termine del follow-up. Conclusioni: In molti pazienti la ripresa della perfusione polmonare non è risultata completa dopo l'episodio acuto di EP. I pazienti con ipertensione polmonare presentano una minore ripresa della perfusione rispetto ai rimanenti al termine del follow-up. 70 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: RELAZIONE TRA AMBIENTE SCOLASTICO E SALUTE RESPIRATORIA NEI BAMBINI (STUDIO EUROPEO HESE) Authors: M. SIMONI (1), I. ANNESI-MAESANO (2), T. SIGSGAARD (3), D. NORBACK (3), G. WIESLANDER (3), W. NYSTAD (3), M. CANCIANI (3), G. VIEGI (1), P. SESTINI (3) Affiliations: (1) UNITA' DI EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE POLMONARE, ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA DEL CNR PISA ITALY, (2) UMR-S 707, MEDICAL SCHOOL ST ANTOINE, UNIVERSITY PIERRE ET MARIE CURIE PARIS FRANCE, (3) GRUPPO COLLABORATIVO HESE, UNIVERSITA' DI SIENA SIENA ITALY Body: Poiché i bambini trascorrono molta parte della giornata nell'ambiente scolastico, è molto importante che nelle classi ci sia una buona qualità dell'aria. Scopo di questo lavoro era verificare se c'erano associazioni tra i livelli di polvere respirabile (PM10) e biossido di carbonio (CO2) misurati nelle classi e la salute respiratoria dei bambini. Metodi: I dati provengono dallo Studio multicentrico HESE (Health Effects of School Environment) e riguardano 547 bambini (età media 9,8 (DS 0,8) anni, 49% maschi) residenti in Italia, Norvegia, Svezia, Danimarca e Francia. Sono state considerate le risposte fornite dai bambini circa la presenza, negli ultimi 12 mesi, di fischi, tosse notturna e rinite. Per un sottocampione di 193 bambini erano disponibili anche dati rinometrici. Livelli di PM10>50microg/m3 e di CO2>1000ppm sono stati considerati elevati (altrimenti, bassi). Risultati: i bambini esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 erano rispettivamente il 77 ed il 68%. La prevalenza dei disordini respiratori considerati era maggiore nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 che in quelli esposti a livelli bassi. Dopo aggiustamento per esposizione a fumo passivo a casa ed interazione tra PM10 e CO2, l'esposizione a livelli elevati di CO2 risultava un fattore di rischio significativo per tosse notturna (OR 3,50, 95%CI 1,31-9,35) e borderline significativo per rinite (OR 2,12, 95%CI 0,93-4,88). L'associazione di fischi con elevati livelli di PM10 (OR 1.76, 95%CI 0.58-5.35) o di CO2 (OR 1.15, 95%CI 0.37-3.57) non era significativa. Nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 le aree minime anteriore e posteriore del naso erano significativamente ridotte rispetto ai bambini esposti a bassi livelli (p = 0,048 e 0,002, rispettivamente). Conclusioni: la qualità dell'aria nelle scuole europee arruolate nello studio HESE, relativamente a PM10 and CO2, è risultata cattiva. L'esposizione elevata a questi inquinanti è risultata essere associata a sintomi/malattie respiratorie allergiche, soprattutto a tosse notturna e rinite. 71 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: ESPOSIZIONE A TRAFFICO ED INCIDENZA DI MALATTIE RESPIRATORIE NEI PRIMI SEI MESI DI VITA IN UNA COORTE DI NEONATI DI ROMA (GASPII). Authors: D. PORTA (1), F. FORASTIERE (1), C. BRAHE (2), F. COTA (3), M. DE SANTIS (4), D. DI LALLO (5), A. DI NAPOLI (5), P. MASTROIACOVO (6), D. PARENTI (7), C. PISCICELLI (8), F.D. TIZIANO (2), A. TRIMBOLI (8), F. VISINTINI (7), A.A. ZUPPA (2), C.A. PERUCCI (1) Affiliations: (1) DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA ASL RME ROMA , (2) ISTITUTO DI GENETICA MEDICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (3) ISTITUTO DI CLINICA PEDIATRICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (4) ISTITUTO DI CLINICA OSTETRICA E GINECOLOGICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (5) AGENZIA DI SANITA PUBBLICA DELLA REGIONE LAZIO ROMA , (6) INTERNATIONAL CENTRE ON BIRTH DEFECTS ROMA , (7) DIVISIONE DI PEDIATRIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA , (8) DIVISIONE DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA OSPEDALE CRISTO RE Body: Introduzione. Diversi studi hanno dimostrato un aumento della incidenza di sintomi respiratori nei bambini che vivono in zone ad alto traffico, ma non esistono evidenze sui bambini nei primi mesi di vita. Abbiamo esaminato la associazione tra esposizione a traffico riferita dalla madre e incidenza di sintomi respiratori durante i primi sei mesi di vita. Metodi. In una coorte di neonati costituita da 708 bambini, arruolati a Roma tra Giugno 2003 e Ottobre 2004, sono state raccolte, in una intervista dopo il parto, informazioni sul traffico, riferite dalla madre, relativamente alla frequenza del passaggio di macchine e camion nella strada di residenza, e alla percezione materna dell inquinamento dovuto al traffico, con una variabile categorizzata in quartili. In una intervista telefonica al sesto mese di vita sono state raccolte su 694 bambini (98%) informazioni sulla incidenza di problemi respiratori: sibili (20.3%), infezioni delle basse vie (bronchite, polmonite e bronchiolite) (11.2%), infezioni delle alte vie (otite e naso che cola) (68.0%), tosse secca o con catarro (13.5%). Tramite una analisi logistica multivariata, è stata studiata la associazione tra questi esiti e le variabili di esposizione (traffico di macchine, traffico di camion, percezione dell inquinamento), aggiustando per l effetto di potenziali confondenti raccolti nella intervista dopo il parto (sesso del bambino, livello di istruzione e atopia dei genitori, fumo della madre in gravidanza) e a 6 mesi (allattamento al seno, frequenza del nido, fratelli, muffe, animali in casa). Risultati. La incidenza di sibili è risultata significativamente aumentata se la madre riportava un traffico di macchine e camion molto spesso rispetto a mai (OR: 1,92, 95%CI 1,20-3,09 e OR: 1,71, 95%CI 1,03-2,84 rispettivamente) . E stato anche osservato un trend positivo all aumentare della percezione dell inquinamento. Per nessuno degli altri esiti studiati è risultata una associazione con le esposizioni in oggetto. Conclusioni. I dati indicano una relazione tra inquinamento dovuto al traffico e insorgenza di sibili nei primi sei mesi di vita. Nonostante il limite del dato riferito dalla madre, si possono escludere distorsioni da recall bias, poichè le informazioni sulla esposizione sono state raccolte prima della insorgenza di sintomi. 72 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: LO STUDIO DRIAS (DISTURBI RESPIRATORI NELL'INFANZIA E L'AMBIENTE IN SARDEGNA): DISEGNO E PREVALENZE DI MALATTIA Authors: R. Pirastu (1), C. Bellu (2), R. Pistelli (3), P. Greco (4), G. Accetta (5), A. Biggeri (2) Affiliations: (1) Università La Sapienza Roma ITALY, (2) Università di Firenze Firenze ITALY, (3) Università Cattolica Roma ITALY, (4) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (5) Centro Studi Prevenzione Oncologica Firenze ITALY Body: L’inquinamento dell’aria e i suoi effetti sulla salute respiratoria dei bambini sono un rilevante argomento di sanità pubblica a livello internazionale e nazionale. Lo studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente in Sardegna) si inserisce in un contesto più ampio di tutela ambientale, in cui sono state avviate iniziative istituzionali volte a caratterizzare lo stato di salute delle popolazioni residenti in quella regione. Oggetto della presentazione sono le prevalenze di disturbi respiratori nei bambini residenti in comuni dell’area sudoccidentale dell’isola. La popolazione in studio è costituita dai bambini delle scuole elementari di 8 comuni dell’area: Capoterra, Carbonia, Portoscuso, Sant’Antioco, San Gavino, Sarroch, Villa San Pietro, Villacidro e Villasor. Il questionario mira all’identificazione dei disturbi respiratori, secondo lo schema originalmente proposto dallo studio ISAAC e utilizzato nello studio SIDRIA, e dei fattori di rischio correlati, secondo lo schema originale dello studio SIDRIA. Nei bambini delle classi III, IV e V è stato inoltre eseguito, previo consenso informato dei genitori, un test di funzionalità polmonare mediante esecuzione di manovre di Capacità Vitale Forzata al fine di avere una misura indipendente e oggettiva di salute respiratoria. In 29 scuole elementari dei nove comuni nei quali si e’ svolta l’indagine sono stati intervistati 3417 bambini (1806 maschi e 1611 femmine) con una rispondenza pari a 84%, sono state completate 1825 spirometrie con una rispondenza pari a 85%. La prevalenza di sibili nella vita era 27.5%, sibili negli ultimi 12 mesi 8.4%; la prevalenza di tosse o catarro negli ultimi 12 mesi per più di un 1 mese e più di 3 mesi era rispettivamente pari a 5% e 3.3%. La prevalenza di asma nella vita era pari a 6.5%. Le prevalenze stimate nelle aree oggetto dello studio DRIAS sono inferiori rispetto alla media nazionale SIDRIA stimata cumulativamente nelle classi di età 6-7 e 13-14 anni (13.5% per asma in atto e 10.1% per tosse e catarro persistenti). I risultati delle spirometrie mostrano una potenziale sotto-diagnosi di disturbi respiratori: per 21 di 27 bambini con un rapporto fev1/fvc inferiore al 5° centile della popolazione non era s tata posta diagnosi di malattia respiratoria. 73 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: TRAFFICO VEICOLARE E PREVALENZA DI RINITE IN ITALIA : STUDIO SIDRIA 2 Authors: GM. Corbo (1), G. Berti (2), E. Migliore (3), G. Ciccone (3) Affiliations: (1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) ARPA Torino ITALY, (3) CSPO Piemonte Torino ITALY Body: Negli ultimi anni è stato descritto un aumento in Italia della rinite in età pediatrica. Una delle cause ipotizzabili è l’inquinamento atmosferico da traffico autoveicolare. Nell’ambito dello studio SIDRIA-2 abbiamo voluto valutare : 1) la distribuzione della prevalenza di rinite in tre zone italiane; 2) la relazione con il traffico di auto e camion. Metodi: lo studio ha interessato bambini di età compresa fra 6-7 anni , che vivevano in aree del Nord (4 aree ), Centro ( 6 aree) e Sud Italia (2 aree). Mediante un questionario standardizzato compilato dai genitori che includeva il questionario ISAAC è stata indagata la presenza di rinite negli ultimi 12 mesi (“Frequenti starnuti o naso che cola o naso chiuso al di fuori dei comuni raffreddori o influenza”) e la frequenza di passaggio nella strada dove il bambino abitava di camion o automobili (1.Mai o quasi mai, 2.Ogni tanto, 3.Frequentemente, 4. Di continuo). Risultati preliminari: sono stati compilati 20016 questionari (rispondenza 89.2%, 10294 maschi, età media 6.7 anni + 0.6, Nord 8257 bambini, Centro 8801 bambini, Sud 2958 bambini). La prevalenza dei sintomi rinitici è risultata pari a 18.5% (maschi =20.6%, femmine=16.3%) con un netto aumento dei sintomi secondo un gradiente Nord-Sud (Nord= 17.6%, Centro=18.5%, Sud=20.9%). La prevalenza aumentava in relazione al traffico di auto (Mai/Ogni tanto =17.7%, Frequentemente=18.2%, Continuo=21.6%) e di camion (Mai/Ogni tanto =16.7%, Frequentemente=21%, Continuo=24.4%). L’analisi logistica che includeva il sesso, l’età, la stagione di rilevamento dati, il compilatore del questionario, l’esposizione a muffe, fumo passivo, la familiarità per asma/rinite, la scolarità dei genitori e l’area evidenziava una significativa associazione dei sintomi rinitici con il continuo passaggio di auto (O.R.=1.22 C.I.=1.03-1.43) e con il passaggio di camion (Ogni tanto = O.R.=1.12, C.I.=1.02-1.23, Frequente: O.R.=1.28, C.I.=1.15-1.44; Continuo: O.R.=1.53, C.I.=1.27-1.84) rispetto al passaggio assente o raro. I risultati preliminari dello studio suggeriscono che l’esposizione a traffico veicolare, in particolare di tipo pesante, può rappresentare un fattore di rischio per la rinite in età pediatrica. Il progetto SIDRIA-2 fase è stato parzialmente finanziato dal Ministero per salute (Ricerca finalizzata)- Regione Emilia-Romagna 74 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: SINDROMI OSTRUTTIVE RESPIRATORIE (SOR) NELLA CITTÀ DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E INDICATORI DI STATO SOCIALE DI TORINO: PREVALENZA, Authors: P. Piccioni (1), E. Migliore (2), C. Mamo (3), M.P. Forneris (1), M. Bugiani (1) Affiliations: (1) CPA ASL4 Torino ITALY, (2) Centro Prevenzione Oncologica Torino ITALY, (3) Servizio Epidemiologia ASL 5 Grugliasco (TO) ITALY Body: Introduzione Nel 2004-2006 a Torino sono stati condotti progetti di ricerca finanziati dalla Regione Piemonte aventi i seguenti obiettivi: a) valutare l'utilità di fonti di dati correnti per stimare la prevalenza di asma, BPCO ed insufficienza respiratoria b) evidenziare eventuali disomogeneità della distribuzione spaziale della frequenza di malattie c) studiare indicatori di stato sociale. Metodi Sono state considerate le seguenti fonti: 1) archivio dei ricoveri ospedalieri (SDO; codici ICD 9: 491,92, 493 e 518.81), 2) archivio delle prescrizioni farmaceutiche (ATC7, gruppo R03 - anno 2002), 3) esenzioni ticket per asma (007) e per insufficienza respiratoria (024). Lo studio della distribuzione geografica per residenza è stato condotto rappresentando su mappa i casi prevalenti, stratificati per sesso, età, distretto, quartiere e ASL di appartenenza. Per lo studio di indicatori di stato sociale sono stati utilizzati i dati contenuti nello Studio Longitudinale Torinese (SLT), in cui i dati sanitari sono collegati con archivi amministrativi, (in particolare censimenti). Risultati: I casi prevalenti di SOR son stati 67154 con un tasso stimato di prevalenza del 7.5 % con significative differenze tra aree. I rischi erano maggiori nelle classi sociali più basse. Conclusioni : Lo studio conferma l'elevata prevalenza e la disomogenea diffusione della SOR con un rischio dipendente da indicatori di classe soiale. 75 Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA Title: ANALISI DELL'ASSOCIAZIONE TRA INQUINAMENTO DA TRAFFICO AUTOVEICOLARE E SALUTE RESPIRATORIA CON USO DI METODOLOGIA GIS IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE DI PISACASCINA Authors: D. NUVOLONE (1), R. DELLA MAGGIORE (1), S. MAIO (2), S. BALDACCI (2), A. ANGINO (2), F. MARTINI (2), M. BORBOTTI (2), L. CARROZZI (2), G. VIEGI (2) Affiliations: (1) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' / CNR PISA ITALY, (2) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA / CNR PISA ITALY Body: Background L'Istituto di Fisiologia Clinica (CNR, Pisa) ha svolto nel 1991-93 nella zona di Pisa-Cascina un'indagine epidemiologica sugli effetti sulla salute respiratoria della popolazione dell'inquinamento atmosferico prodotto da una strada a traffico elevato (statale Tosco-Romagnola). Obiettivi Numerosi lavori internazionali in materia utilizzano la distanza dalla strada come proxy di esposizione ambientale. Questo studio si propone di valutare in un'ottica spaziale i suddetti dati mediante integrazione in un sistema GIS (Geographical Information System). Materiali e metodi I soggetti partecipanti all'indagine e che vivono entro una distanza di 800m dalla Tosco-Romagnola (2.062 soggetti) sono stati georiferiti sul territorio secondo il proprio indirizzo di residenza. Il campione di popolazione (n=2062 età 8-97 anni) è stato classificato in due gruppi: gli esposti, ossia coloro che vivono entro una distanza di 75m dalla strada; i controlli, ossia gli abitanti nella restante fascia 75-800m. Analogamente è stato fatto per le distanze di 100m e 150m. È stato poi applicato un metodo di classificazione fondato su tre classi di distanza: 0-75m (più esposti), 75-150m (meno esposti) e 150-800m (controlli). Lo stesso schema è stato ripetuto spostando la soglia di discriminazione fra seconda e terza classe a 200m e 250m. Su ciascuna delle sei classificazioni ottenute sono state condotte analisi bivariate e multivariate. Risultati Lo studio ha evidenziato numerose associazioni statisticamente significative tra il vivere in prossimità della strada ed alcuni sintomi/malattie respiratori. Con la prima classificazione sono state ottenute associazioni significative sia per le femmine residenti entro i 75m (asma bronchiale OR=1.74, 95%IC 1.05-2.89, dispnea OR=1.39, 95%IC 1.01-1.93, attacchi di difficoltà di respiro OR=1.79, 95%IC 1.06-3.02) che per quelle residenti entro i 100m (asma bronchiale OR=1.82, 95%IC 1.11-2.98, dispnea OR=1.38, 95%IC 1.01-1.88 attacchi di difficoltà di respiro OR=1.91, 95%IC 1.15-3.17). Il secondo criterio di classificazione ha consentito di individuare la classe di distanza 0-75m come la maggiormente rischiosa per la salute respiratoria. Considerazioni Il presente studio mostra le potenzialità dell'integrazione in un GIS dei dati epidemiologici. I risultati ottenuti attraverso l'uso della distanza come indicatore di esposizione ambientale suggeriscono un'influenza dell'inquinamento da traffico nello sviluppo di sintomatologia e patologia respiratoria. 76 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: ASMA SENZA EOSINOFILI: PERSISTENZA NEL TEMPO ED EFFETTO DELLA TERAPIA Authors: F. Costa (1), E. Bacci (1), E. Garbella (1), ML. Bartoli (1), S. Cianchetti (1), PL. Paggiaro (1) Affiliations: (1) Dipartimento Cardiotoracico, Università di Pisa Pisa ITALY Body: Alcuni asmatici, pur essendo sintomatici e non trattati con terapia antinfiammatoria, possono avere bassi livelli (<3%) di eosinofili nell'espettorato. Per valutare se questa caratteristica rimanga stabile nel tempo, abbiamo studiato 36 pazienti (età: 41± 17 anni; M/F 13/23; 17 atopici) con sintomi di asma di grado moderato e bassi livelli di eosinofili nell'espettorato. Ventisei pazienti venivano trattati con il solo salmeterolo (50 mcg bid) per 3 mesi. Come gruppo di controllo, 10 pazienti venivano trattati con fluticasone (125 mcg bid) per 3 mesi. Prima e dopo 3 mesi di terapia tutti i pazienti venivano sottoposti a spirometria, test metacolina ed analisi dell espettorato indotto. Dopo trattamento, il FEV1 non migliorava in nessuno dei due gruppi, mentre la reattività alla metacolina migliorava significativamente in entrambi i gruppi. Riacutizzazioni asmatiche si verificavano in 8 (31%) dei 26 pazienti trattati con salmeterolo e in nessuno dei pazienti trattati con fluticasone (p=0.04). Durante il trattamento, gli eosinofili nell'espettorato aumentavano al di sopra del 3% in 6 (23%) dei 26 pazienti trattati con salmeterolo e in 1 (10%) dei 10 pazienti trattati con fluticasone (ns), senza alcuna relazione con la comparsa di riacutizzazione. Si conclude pertanto che, nella maggior parte dei soggetti asmatici con bassi livelli di eosinofili, questa caratteristica persiste nel tempo nonostante una discreta frequenza di riacutizzazioni asmatiche. In alcuni pazienti, comunque, la presenza di bassi livelli di eosinofili nell'espettorato non sono un reperto costante, in quanto tali cellule possono poi aumentare nel tempo, verosimilmente in relazione al persistere dei sintomi. Comunque, nel piccolo gruppo di pazienti trattati con fluticasone, la terapia preveniva efficacemente le riacutizzazioni asmatiche, suggerendo per i corticosteroidi inalatori la possibilità di meccanismi di azione diversi dall'effetto sugli eosinofili. 77 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: CITOCHINE INFIAMMATORIE NEL CONDENSATO DELL'ARIA ESPIRATA DI PAZIENTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA Authors: G. Bertorelli (1), M. Corradi (1), O. Acampa (1), C. Casoli (1), E. Pilotti (1), A. Casalini (2), A. Mutti (1) Affiliations: (1) Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze delle Prevenzione Università degli Studi di Parma ITALY, (2) U.O. di Pneumologia e Endoscopia Toracica Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma ITALY Body: La raccolta del condensato dell'aria espirata (EBC) è stata proposta quale metodo emergente, semplice e non invasivo per campionare il fluido che riveste lo strato epiteliale delle vie respiratorie. Nell'EBC di 11 pazienti affetti da BPCO riacutizzata, confrontati con 18 soggetti sani non fumatori e 17 soggetti fumatori (con storia di fumo superiore a 20 pacchi/anno) senza segni clinici e funzionali di malattia sono state studiate alcune citochine infiammatorie al fine di identificare nuovi biomarcatori di esposizione e di suscettibilità e di valutare l'lutilità dell'EBC nel monitorare l'infiammazione polmonare. L'EBC è stato raccolto mediante raffreddamento dell'aria esalata utilizzando un nuovo modello di condensatore portatile (TURBO-DECCS). Sull'EBC le determinazioni delle differenti citochine infiammatorie (IFN-gamma, IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, GM-CSF, TNF-alfa) sono state eseguite mediante l'innovativa tecnologia LUMINEX. Nei pazienti BPCO l'IL-8 è aumentata in maniera statisticamente significativa rispetto ai soggetti non fumatori (p=0.0008) e rispetto ai soggetti fumatori (p=0.0003). Il GM-CSF nei pazienti con BPCO è risultato aumentato in maniera statisticamente significativa rispetto ai non fumatori (p=0.0017) e rispetto ai soggetti fumatori (p=0.003). L'IL-10 nei pazienti con BPCO è risultata aumentata in modo significativo sia nei non fumatori (p=0.0046) e che nei fumatori (p=0.0041). L'IL-4 nei pazienti con BPCO è risultata aumentata in maniera statisticamente significativa rispetto ai soggetti fumatori (p=0.0063). Nei pazienti non fumatori non è risultata dosabile. L'IL-2 non è risultata dosabile nei soggetti non fumatori e fumatori ed è risultata dosabile in un solo paziente affetto da BPCO. L'IL-6, l'IFN-gamma e il TNF-alfa non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi esaminati. I dati ottenuti mostrano che nei pazienti con BPCO riacutizzata sono presenti livelli fortemente aumentati di alcune citochine. I soggetti fumatori mostrano, invece, livelli di citochine che non differiscono in maniera significativa da quelli dei non fumatori. L'EBC sembra, quindi, caratterizzare importanti differenze nei processi infiammatori fra il gruppo BPCO e i soggetti fumatori e non fumatori. La raccolta e l'analisi dell'EBC potrebbero essere utilizzate per lo studio precoce dei danni polmonari indotti dal fumo di sigaretta, per l'identificazione delle popolazioni a rischio di sviluppare BPCO e per monitorare l'infiammazione in corso di BPCO. 78 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: RUOLO DELLE CITOCHINE IL-4, IL-5 E IL-13 NELL'ESPRESSIONE DI CD23 (FCEPSILON RII) NELLE CELLULE MUSCOLARI LISCE BRONCHIALI Authors: F. Di Marco (1), N. Morelli (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), M. Verga (1), S. Centanni (1) Affiliations: (1) U.O. di Pneumologia, Ospedale San Paolo Milano ITALY Body: Razionale: le cellule muscolari lisce bronchiali (ASMC) esprimono la glicoproteina CD23, in superficie, solo se stimolate con il siero di soggetti atopici. Harkonarson e collaboratori hanno dimostrato elevate concentrazioni di IgE nel siero di pazienti allergici inducono l’espressione di CD23 nelle ASMC. Scopo del nostro studio è stato individuare il ruolo che altri fattori presenti nel siero degli atopici hanno nel regolare l’espressione di CD23 nelle ASMC. Metodi: ASMC sono state stimolate con IL-4 (0.5 nM), GM-CSF (0.4 nM), IL-13 (0.4 nM), IL-5 (0.4 nM), PGD2 (10 M), LTD4 (10 M), triptasi (10 nM), e una combinazione di IL-4, IL-5, IL-13 con GM-CSF per 24 ore. Le cellule sono state quindi separate e coniugate con il fluorocromo (PE) anti-CD23 (EBVCS-5) per la citometria a flusso. Le cellule controllo sono state coniugate con PE- IgG-mouse. Risultati: l’espressione di CD23 è aumentata dopo stimolazione con IL-4, IL-5, e IL-13 rispetto ai controlli. La percentuale di cellule con una intensità di fluorescenza superiore ai controlli era rispettivamente 25.1 + 4.2 % (IL-4), 15.6 + 2.7% (IL-5), 32.9% + 13.9% (IL-13). Il contenuto di proteine, inoltre, delle cellule stimolate con IL-4 era del 19% superiore ai controlli. Conclusione: le citochine IL-4, IL-5, IL-13, in vitro, modulano l’espressione di CD23 nelle cellule muscolari lisce bronchiali umane. 79 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: TRATTAMENTO DESENSIBILIZZANTE SPECIFICO NEI PAZIENTI CON ASMA DA LATTICE Authors: E. Pollastrini (1), C. Lombardo (1), V. Pecora (1), C. Alonzi (1), T. De Pasquale (1), C. Roncallo (1), A. Buonomo (1), G. Altomonte (1), S. Musumeci (1), V. Sabato (1), L. Di Candia (1), E. Nucera (1), D. Schiavino (1), G. Patriarca (1) Affiliations: (1) Servizio di Allergologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY Body: L'unica terapia efficace dell'allergia al lattice è la desensibilizzazione. 18 pazienti (7-66 anni; F:M=14:4) con asma da lattice e cutireazioni e/o IgE specifiche positive per il lattice sono stati sottoposti a terapia desensibilizzante specifica per via sublinguale (follow up: 2 anni). Nella fase rush (4 giorni) sono state somministrate per via sublinguale dosi progressive di estratto di lattice, opportunamente diluito, fino alla dose massima di 1 ml di soluzione pura (500 mcg/ml). Come mantenimento i pazienti hanno assunto 10 gocce di soluzione pura 3 volte/settimana e indossato guanti di lattice per 30 minuti/dì. Alcuni test di provocazione specifici (cutaneo, sublinguale, mucoso, vaginale, bronchiale, nasale e congiuntivale) sono stati eseguiti prima e dopo il trattamento, per valutare le modificazioni della reattività mediante score sintomatologici. Gli operatori sanitari con test bronchiale negativo dopo la desensibilizzazione sono stati sottoposti a challenge (8 ore) in ambiente lavorativo. Dopo la desensibilizzazione le cutireazioni, l’ECP e le IgE totali non hanno mostrato variazioni significative. Le IgE ed IgG4 specifiche sono aumentate rispetto ai valori basali ma in modo non significativo. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo in termini di riduzione della reattività al lattice (score sintomatologici) e del numero di test positivi, aumento della dose di scatenamento e tempo di latenza. I test sublinguale e bronchiale si sono negativizzati in tutti i pazienti. Nessun paziente ha manifestato effetti collaterali durante la fase rush, 5 pazienti hanno presentato prurito orale regredito spontaneamente durante il mantenimento. Nessun paziente ha interrotto il trattamento. 13 pazienti sono stati sottoposti a visita odontoiatrica, 5 ad esame ginecologico e 9 ad intervento chirurgico in ambiente non latex-safe, senza reazioni avverse. Nessuno degli operatori sanitari sottoposti a challenge in ambiente lavorativo ha presentato sintomi o modificazioni significative dei parametri respiratori e tutti hanno ripreso la loro attività lavorativa. Il nostro studio conferma la sicurezza e l'efficacia clinica del protocollo di desensibilizzazione nei pazienti con asma da lattice, in particolare in quelli esposti professionalmente. 80 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: IMMUNOTERAPIA CON SENSIBILIZZAZIONE SINGOLI ALLERGENI O ASSOCIAZIONE IN PAZIENTI CON DOPPIA Authors: M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), P. Zanon (4), GW. Canonica (5), G. Passalacqua (5) Affiliations: (1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena , (3) Anallergo Spa, Firenze , (4) Unità di pneumologia, Ospedale di Busto Arsizio , (5) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, DIMI, Università di Genova Body: La indicazione all’immunoterapia nei polisensibili è tuttora materia di discussione. Abbiamo pertanto confrontato gli effetti clinici immunologici e funzionali di immunoterapia sublinguale (SLIT) con singoli allergeni o la loro associazione in pazienti sensibilizzati a graminacee e betulla. Lo studio è randomizzato, aperto, controllato a 4 gruppi paralleli. 58 pazienti con allergopatia respiratoria da betulla e graminacee sono stati randomizzati a ricevere: SLIT betulla, SLIT graminacee, SLIT graminacee+betulla e controllo. Sono stati valutati: sintomi, funzionalità respiratoria, test alla metacolina, eosinofili nasali in entrambe le stagioni polliniche negli anni 2001 (baseline), 2003 e 2005. 48 pazienti hanno completato lo studio. Nel gruppo controllo non si è osservata alcuna modificazione dei parametri studiati. I pazienti trattati con il singolo allergene (graminacee o betulla) hanno avuto un miglioramento di tutti i parametri (tranne il FEV1 che era normale in tutti i soggetti) rispetto al basale sia nella stagione dello allergene considerato (p< 0.01), sia nella stagione dello altro allergene (p< 0.05). Nei pazienti trattati con l’associazione di allergeni i miglioramenti erano più evidenti in entrambe le stagioni polliniche e significativamente maggiori che nei gruppi trattati con singolo allergene. In conclusione, nei pazienti sensibili a graminacee e betulla il risultato migliore si ottiene vaccinando con entrambi gli allergeni. Tuttavia, anche uno solo dei due allergeni produce effetti misurabili nella stagione pollinica del altro allergene. 81 Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE Title: DURATA DELL EFFETTO A LUNGO TERMINE DELL IMMUNOTERAPIA ED EFFICACIA DELLA RIVACCINAZIONE Authors: M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), GW. Canonica (4), G. Passalacqua (4) Affiliations: (1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena , (3) Anallergo SpA, Firenze , (4) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, Università di Genova Body: Il presente studio prospettico è stato disegnato per stabilire il persistere dell’efficacia di immunoterapia sublinguale (SLIT) in rapporto alla sua durata e di valutare gli effetti della rivaccinazione una volta esauritasi l’efficacia clinica del ciclo precedente. 78 pazienti monosensibili ad acari e con rinite+asma lieve sono stati suddivisi in 4 gruppi: uno trattato con solo terapia farmacologia (antistaminici, salbutamolo, cromoni) e gli altri con terapia farmacologica + SLIT per 3 o 4 o 5 anni. Sono stati valutati annualmente scores clinici (diario), spirometria e sensibilizzazioni cutanee. I pazienti sono stati seguiti anche dopo la cessazione della SLIT. Al cessare dei benefici clinici (aumento >50% dei sintomi) è stata ripresa la SLIT. Lo studio osservazionale è durato dal 1991 al 2006. Hanno terminato lo studio 59 pazienti. Nei 12 controlli non ci sono state variazioni significative. Nei 47 pazienti SLIT si è osservata una riduzione >50% dei sintomi in una percentuale variabile dal 81% al 94% dei soggetti, e tale riduzione era strettamente correlata alla durata della SLIT. La cessazione del beneficio clinico si è osservata 7 anni dopo l’interruzione della SLIT nei soggetti trattati per 3 anni e dopo 8 anni in quelli trattati per 4 o 5 anni. Al secondo ciclo di SLIT, un beneficio clinico significativo si è ottenuto già dopo un anno a differenza del primo ciclo che richiedeva 3 anni almeno per manifestare l’efficacia. L’insorgenza cumulativa di nuove sensibilizzazioni dopo 15 anni di studio era del 100% nei controlli, del 21% nei trattati per 3 anni, del 12 e 11% nei rimanenti. Una riduzione del FEV1<80% a 15 anni si è osservata nel 58% dei controlli e in meno del 10% dei trattati con SLIT. In conclusione, dal punto di vista clinico è necessario un ciclo di SLIT di almeno 3 anni per ridurre i sintomi di almeno il 50%. Tale beneficio si mantiene per 7-8 anni (lievemente maggiore se la SLIt è durata 4 o 5 anni). La risposta al secondo ciclo vaccinale è rapida, indipendentemente da quanto sia durato il primo. 82 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: LA BIOPSIA TRANSBRONCHIALE EBUS-GUIDATA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI POLMONARI PERIFERICHE: IL CATETERE-GUIDA È DAVVERO UTILE? Authors: F. VARONE (1), L. FUSO (1), M. CIUFFREDA (1), M. ANDREANI (1), F. BALDARI (1), F. MACAGNO (1), G. PAGLIARI (1) Affiliations: (1) ENDOSCOPIA BRONCHIALE, UNIVERSITA' CATTOLICA ROMA ITALY Body: L'introduzione e l'utilizzo della ecografia endobronchiale (EBUS) ha ampliato le possibilità diagnostiche della broncoscopia nelle lesioni polmonari periferiche. La sonda ad ultrasuoni miniaturizzata da 20 MHz può essere posta all'interno di un catetere-guida (GS) che, lasciato in situ dopo il raggiungimento della lesione, viene utilizzato come guida per effettuare le biopsie transbronchiali (TBB).Tuttavia tale tecnica presenta l'ovvia limitazione di accrescere il diametro della sonda, limitando il suo potere esplorante sulla periferia polmonare. Inoltre la TBB in GS può portare al prelievo di materiale insufficiente per problemi di apertura delle valve. Obiettivo del nostro studio è stato quello di confrontare la capacità diagnostica dell'EBUS-TBB eseguita con e senza GS. A tale scopo, 71 pazienti con lesioni polmonari periferiche sono stati randomizzati in due gruppi: il gruppo A (45 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB con GS, il gruppo B (26 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB senza GS. Dopo la procedura, i pazienti venivano seguiti per almeno 12 mesi. Finora 24 pazienti del gruppo A e 15 del gruppo B hanno completato il follow-up e sono stati inclusi in questa analisi preliminare. Il diametro medio della lesione era lievemente maggiore nel gruppo A rispetto al B (42 mm vs 36 mm, rispettivamente). Nel gruppo A, l'EBUS-TBB con GS è stata positiva per cancro in 13 pazienti su 16 con tumore polmonare mentre nel gruppo B l'EBUS-TBB senza GS è stata positiva per cancro in 10 pazienti su 14 con tumore polmonare. La sensibilità diagnostica nel gruppo A non è risultata significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta nel gruppo B (81,2% vs 71,4%, rispettivamente, chi-quadro=0,04, p=0,84). Da questi dati preliminari sembra derivare che la sensibilità diagnostica dell'EBUS-TBB non cambia significativamente a seconda che si usi oppure no il catetereguida. L'ampliamento della casistica, attualmente in corso, è necessario per una eventuale conferma di tali risultati. 83 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: INDICAZIONI E SICUREZZA DELLA BRONCOSCOPIA CON FIBRE OTTICHE IN UNA POPOLAZIONE DI PAZIENTI MOLTO ANZIANI Authors: R. D'Ippolito (1), A. Foresi (2), C. Castagnetti (1), S. Gesualdi (1), A. Castagnaro (1), E. Marangio (1), D. Olivieri (1) Affiliations: (1) Dipartimento di Scienze Clinche, Sezione di Malattie Respiratorie Università di Parma ITALY, (2) U.O.C. di Pneumologia Sesto San Giovanni ITALY Body: Lo scopo di questo lavoro retrospettico è stato quello di valutare le indicazioni e la sicurezza della broncoscopia con fibre ottiche in una popolazione di pazienti molto anziani. Sono stati presi in considerazione tutti i pazienti di età superiore a 50 anni che sono stati sottoposti a questa indagine presso l'Unità di Broncologia dell'Università di Parma nel perioro 1 Gennaio 2003 - 31 Aprile 2005. Sono stati esaminati i dati di 436 pazienti di cui 191 risultavano avere un'età =>75 anni. La popolazione considerata, analizzata sulla base dell'età (245 pazienti<75 anni e 191 pazienti età =>75 anni) non presentava differenze significative per quanto riguardava il sesso (164 vs 112 maschi); il BMI (26 vs 24); il rapporto FEV1/FVC (68% vs 63%); DLCO (65% vs 63% del teorico); PaO2 (70 vs 67 mmHg); PaCO2 (40,6 vs 41,3 mmHg); ed i valori di pressione arteriosa (diastolica: 80 vs 79 mmHg; sistolica: 133 vs 136 mmHg). Inoltre le indicazioni alla broncoscopia ed alle metodiche correlate sono risultate nei due gruppi non statisticamente differenti (vedi Tabella). Ll'uso di concentrazioni elevate di ossigeno si è reso necessario in circa il 30% dei pazienti in ambedue i gruppi; mentre febbre si è sviluppata in circa il 10% delle due popolazioni entro le 48 ore successive alla broncoscopia. Aumenti significativi della pressione arteriosa e sanguinamento che han necessitato di trattamento specifico si son verificati in una percentuale simile di pazienti dei due gruppi (<4%). In conclusione questo studio dimostra che: 1) le indicazioni alla broncoscopia ed alle metodiche correlate nonchè gli eventi indesiderati risultano essere non dipendenti dall'età dei pazienti; 2) tali metodiche sono sicure anche nei pazienti molto anziani. Pz di età < 75 anni Pz di età => 75 anni valore p Indicazioni, % - Massa 33,9 21,9 - Emottisi 7,3 4,3 - Addensamento 19,2 24,6 - Secrezioni 18,8 31,9 - Altro 20,8 17,3 NS Metodica, % -BAL 21,1 16,5 -Brushing 21,6 26,8 -Biopsia bronchiale 42,2 45,4 -Biopsia tranbronchiale 15,2 11,3 NS 84 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: REPERTI ENDOSCOPICI IN CORSO DI TUBERCOLOSI RESPIRATORIA Authors: A. Marruchella (1), G. Gualano (1), G. Crigna (1), M. Bocchino (1), P. Piselli (2), FN. Lauria (1), C. Saltini (3) Affiliations: (1) Divisione di Malattie Respiratorie, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (2) Dipartimento di Epidemiologia, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (3) Clinica di Malattie Apparato Respiratorio, Universita di Roma Tor Vergata, Italy Body: E’ stata condotta un analisi retrospettiva su 952 pazienti sottoposti a broncoscopia flessibile (FB) presso l’INMI L. Spallanzani IRCCS di Roma dal gennaio 2003 al Gennaio 2006. In 157 (98 maschi, età mediana 36 anni) è stata posta diagnosi di tubercolosi con esame colturale positivo (TB). La FB è stata eseguita in fase di diagnosi iniziale o durante il trattamento farmacologico su indicazione clinica (emottisi, febbre persistente, riscontro di BAAR su escreato con Rx torace negativi) o radiologica (versamento pleurico, atelettasia, sospetto di neoplasia polmonare o fistola broncopleurica). Sono stati valutati: sierologia per HIV, conta CD4, farmaco-resistenze, aspetti radiografici e/o TAC, reperti endoscopici, reperti istopatologici, risultati batteriologici e molecolari. Fra i pazienti studiati, 27 erano HIV+ (17.2%), 140 (89%) erano nuovi casi. E’ stata rilevata farmacoresistenza in 49 pazienti (31%); 3 casi (2.3%) risultavano multifarmacoresistenti (MDR). In 150 casi (95%) erano presenti alterazioni radiografiche o TAC. I reperti più frequenti erano rappresentati da infiltrati (68.7%) e lesioni cavitarie (45.3%). Alterazioni macroscopiche endobronchiali erano presenti in 106 pazienti (67%): lesioni aspecifche in 61 (38.9%), formazioni micronodulari in 27 (17.2%), lesioni neoplastiformi in 9 (5.7%), stenosi bronchiali in 22 (14%), esiti cicatriziali in 2 (1.3%), fistole bronchiali in 3 (1.9%), sanguinamento in atto in 11 (7%), coinvolgimento laringeo in 2 (1.3%). In 40 pazienti (25%) con lesioni endobronchiali visualizzabili furono eseguite biopsie bronchiali, con riscontro di flogosi granulomatosa in 16 (40% delle biopsie eseguite), necrosi in 7 (17.5%), infiltrato infiammatorio cronico in 22 (55%), iperplasia epiteliale in 1 (2.5%), carcinoma squamoso in 1 (2.5%). La colorazione di Ziehl-Nielsen (ZN) è risultata positiva in 7 casi (17.5% delle biopsie). L’analisi dei dati mostra che alterazioni endobronchiali sono di frequente riscontro in pazienti con TB respiratoria. La FB è un valido ausilio sia in fase di diagnosi iniziale, permettendo il recupero di materiale per esami microbiologici, sia nella valutazione delle complicanze. Le biopsie bronchiali sono essenziali nella diagnostica delle lesioni neoplastiformi e possono fornire una diagnosi rapida nei casi con flogosi granulomatosa o ZN+. 85 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: BIOPSIE PLEURICHE TORACOSCOPICHE ED ESAME ISTOLOGICO NELLA DIAGNOSI DI PLEURITE TUBERCOLARE CRONICA Authors: L. FRIGIERI (1), G. FRENQUELLUCCI (1), E. FIANDRA (1), V. ONORI (1), E. CRISTALLINI (2), L. PEPPOLONI (2) Affiliations: (1) U.O. PNEUMOLOGIA INTERVENTISTICA FOLIGNO ITALY, (2) U.O. ANATOMIA PATOLOGICA FOLIGNO ITALY Body: SOLO DUE TERZI DEI CASI DI TB ACCERTATA HANNO UNA CONFERMA MICROBIOLOGICA. INOLTRE L'INSORGENZA DI VERSAMENTI PLEURICI CRONICI, PAUCISINTOMATICI, SI ASSOCIA SPESSO A NEGATIVITA' DEL TEST ALLA TUBERCOLINA. IN ASSENZA DI UNA CHIARA SINTOMATOLOGIA CLINICA, CON UN TEST TUBERCOLINICO NEGATIVO E CON ESAMI COLTURALI NEL LIQUIDO PLEURICO NEGATIVI PER MTB, LA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI RISULTA IMPOSSIBILE (1). NEL NOSTRO REPARTO SOTTOPONIAMO A VIDEOTORACOSCOPIA MEDICA, CON TORACOSCOPIO DI BOUTIN, I PAZIENTI CON VERSAMENTO PLEURICO CRONICO O RECIDIVANTE AL FINE DI INDIVIDUARE AREE DI SUPERFICIE SIEROSA PATOLOGICA DA SOTTOPORRE A BIOPSIA MIRATA. SU UN TOTALE DI 303 TORACOSCOPIE EFFETTUATE DAL 1999, ABBIAMO DIAGNOSTICATO INASPETTATAMENTE , PERCHE TUTTI GLI ESAMI MICROBIOLOGICI PRECEDENTEMENTE EFFETTUATI SUL LIQUIDO PLEURICO DA TORACENTESI E SUL BRONCOASPIRATO ERANO RISULTATI NEGATIVI, 10 CASI DI PLEURITE TUBERCOLARE CRONICA: SEI PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA MICROBIOLOGICA DOPO 45 GIORNI DI COLTURA, TRE DI QUESTI AVEVANO NEGLI SFONDATI DEL TESSUTO PROLIFERANTE CHE ISTOLOGICAMENTE AVEVA FATTO SOSPETTARE UNA PATOLOGIA FLOGISTICA ANCHE SE ASPECIFICA. I RESTANTI QUATTRO PAZIENTI HANNO AVUTO RAPIDAMENTE DALL'ANATOMOPATOLOGO LA DIAGNOSI DI TESSUTO GRANULOMATOSO DI TIPO TUBERCOLARE: UNO CON NECROSI CASEOSA, UNO CON CELLULE DI LANGHANS. IN TUTTI I CASI IL BATTERIOSCOPICO DIRETTO SUL TESSUTO E SUL LIQUIDO ERA NEGATIVO COSI' COME NEL BRONCOASPIRATO. UNA PAZIENTE, TUBERCOLINO POSITIVA, HA INIZIATO SUBITO LA TERAPIA ANTITUBERCOLARE . GLI ALTRI HANNO ATTESO IL RISULTATO DELL'ESAME COLTURALE POICHE' LA SITUAZIONE CLINICA LO CONSENTIVA, NON ESSENDOSI RIFORMATO IL VERSAMENTO DOPO LA RIMOZIONE DEL TUBO DI DRENAGGIO. SOLO DUE PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA COLTURALE: TUTTAVIA ABBIAMO SOTTOPOSTO A TERAPIA, SOLO SULLA BASE DEL DATO ANATOMOPATOLOGICO, ANCHE I PAZIENTI SENZA ISOLAMENTO DEL GERME UTILIZZANDO, CON SUCCESSO, IL CRITERIO EX JUVANTIBUS. 1) MIGLIORI GB ET AL. EUR.J.EPIDEMIOL. 2000;16(8):719-24 86 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: CHIRURGIA IN ELEZIONE PER L’ENFISEMA BOLLOSO GIGANTE: 5 ANNI DI FOLLOW-UP CLINICORADIOGRAFICO Authors: G. Bardi, M. Desideri, G. Rossi, C. Ribas, A. Palla Affiliations: (1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana Body: Introduzione: Poco è al momento conosciuto sul destino a lungo termine dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per enfisema bolloso gigante (EBG). Scopi: Valutare nei pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione, la mortalità precoce e tardiva dopo chirurgia, la ricomparsa precoce e tardiva di bolle e le modificazioni precoci e tardive dei dati clinici e funzionali. Pazienti e metodi: Abbiamo arruolato, prospetticamente, 41 pazienti consecutivi (36 uomini, età media 48,414,8 anni) che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione; i pazienti sono stati studiati prima e dopo l’intervento di bullectomia, per un periodo di follow-up di 5 anni. Le analisi sono state eseguite sia sull’intera popolazione che su 2 sottogruppi di pazienti suddivisi sulla base dell’assenza (gruppo A, n=23) o della presenza (gruppo B, n=18) di concomitante enfisema polmonare diffuso. Risultati: Il tasso di mortalità precoce (entro il primo anno) è stato del 7,3% mentre il tasso di mortalità tardivo del 4,9%. (tasso di mortalità totale a 5 anni del 12,2% e tasso di mortalità nel gruppo B del 27,8%). Nessun paziente ha presentato la comparsa di nuove bolle né l’ingrandmento delle bolle preesistenti nella sede della bullectomia. I pazienti del gruppo B hanno mostrato una maggiore compromissione clinica e funzionale (per esempio, il VEMS è aumentato analogamente e significativamente in entrambi i gruppi dalla bullectomia fino al 2° a nno; dal 2° al 5° anno di follow-up la diminuzione media ann uale del VEMS è stata diversa nei 2 gruppi: nel gruppo A è stata di 25 ml/anno, nel gruppo B di 83 ml/anno. Inoltre, soltanto i pazienti del gruppo B hanno contribuito ad aumentare il tasso di mortalità, mostrando, nel complesso, un comportamento simile a quello dei pazienti sottoposti a chirurgia di riduzione volumetrica polmonare. Conclusioni: Il trattamento chirurgico per EBG in elezione appare ragionevolmente sicuro e permette un miglioramento clinico e funzionale per almeno 5 anni. Nei pazienti senza concomitante enfisema polmonare diffuso sono attesi i risultati migliori. 87 Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA Title: COLTURE VIRALI SU BAL: SIGNIFICATO CLINICO DELLA DIAGNOSTICA DEL CITOMEGALOVIRUS NEL TRAPIANTO POLMONARE E NEL SOGGETTO IMMUNOCOMPROMESSO Authors: P. SOLIDORO (1), D. LIBERTUCCI (1), C. COSTA (2), M. BERGALLO (2), R. CAVALLO (2), S. BALDI (1) Affiliations: (1) S.C. PNEUMOLOGIA, CENTRO TRAPIANTO DI POLMONE, A.S.O. S. GIOVANNI BATTISTA MOLINETTE - TORINO ITALY, (2) DIPARTIMENTO DI SANITA' PUBBLICA E MICROBIOLOGIA UNITA' DI VIROLOGIA DELL'UNIVERSITA' TORINO ITALY Body: INTRODUZIONE Le infezioni da Citomegalovirus (CMV) costituiscono un'importante causa di morbilità, ospedalizzazione e mortalità nei pazienti immunocompromessi. In particolare nei soggetti sottoposti a trapianto polmonare il ruolo del CMV nell'etiologia del rigetto cronico comporta un attento monitoraggio nel follow-up post chirurgico con metodiche a differente grado di invasività sino alle biopsie transbronchiali in corso di broncoscopia a fibre ottiche. SCOPO DELLO STUDIO Scopo dello studio è valutare l'impatto clinico delle colture virali su liquido recperato in corso di lavaggio bronchioloalveolare (BAL) nel trapianto polmonare e nel paziente immunocompromesso. MATERIALI E METODI Sono stati esaminati retrospettivamente 67 BAL: 28 di pazienti sottoposti a trapianto polmonare confrontati con 39 ottenuti da soggetti immunocompromessi in cui l'accertamento diagnostico è stato eseguito, per la presenza di alterazioni clinico-radiologiche, nel follow-up di trapianti di midollo, neoplasie ematologiche in chemioterapia, trapianto di organo solido diverso dal polmone, terapie steroidea o immunosoppressiva lungo termine. RISULTATI La precentuale di infezioni da CMV è stata del 50% nel trapianto polmonare (43% in presenza e 57% in assenza di anomalie cliniche e radiologiche sospette per infezione delle basse vie aeree) e del 23% nel gruppo dei soggetti immunodepressi. CONCLUSIONI I dati paiono evidenziare un noto particolare tropismo del CMV per il polmone trapiantato, specie in assenza di segni clinici e radiologici di infezione delle basse vie che vedono più spesso un coinvolgimento batterico e micotico; tale tropismo è infatti minore nei soggetti immunodepressi su base farmacologica o oncologica o nel trapianto di organi solidi diversi dal polmone ove peraltro gli accertamenti venivano eseguiti unicamente in caso di sospetto clinico e radiologico. Questo riscontro costituisce il presupposto ad un approccio diagnostico e farmacologico ragionato e verosimilmente più aggressivo nei confronti del CMV nel trapianto polmonare. 88 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: INTENSITÀ DI CURA (IC) E NURSE-WORKLOAD (NW) PER LA VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV): L’ESPERIENZA DI UNA UNITÀ DI TERAPIA SEMI-INTENSIVA RESPIRATORIA (UTSIR) Authors: R. SCALA (1), M. NALDI (1), G. CONIGLIO (1), I. ARCHINUCCI (1), G. GUADAGNI (1) Affiliations: (1) Unità Operativa di Pneumologia e Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY Body: Scopo: Valutare l’IC and il NW richiesti per trattare un episodio di insufficienza respiratoria acuta (IRA) con NIV nella nostra UTSIR, che presenta le caratteristiche di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio” secondo la Task Force dell’ERS sull’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (ERJ 2002;20;1343-1350). Metodi: Nella nostra UTSIR (anni 2000-2006), la NIV è stata applicata in 294 episodi di IRA (mediana (IQR), pH=7.28(7.25-7.31); PaO2/FiO2=183(150-220), PaCO2=79.3(70.6-87.5) mmHg) in prevalenza in pazienti con BPCO (69.4%). Il successo nell’evitare l’intubazione è stato nel complesso dell’80.3%. IC e NW sono stati valutati rispettivamente con TISS e TOSS nelle prime 24 ore di NIV. La soglia per un livello di IC/NW elevato comparato al setting di “Unità di Monitoraggio Respiratorio” è stata scelta per il TISS ad uno score>20 (superiore a quello di un “Monitoraggio Intensivo”) e per il TOSS ad un minutaggio≥360 (superiore al nursing di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio”, Documento AIPO 2004). Sono stati ricercati la prevalenza del “superamento della soglia” di IC/NW e i fattori ad esso correlati. Risultati: Nella popolazione studiata, TISS e TOSS sono stati rispettivamente 18 (15-22) e 331.3(316-365.3) minuti. La soglia di elevato IC e NW è stata superata nel 30.6% e nel 28.6% dei casi, rispettivamente. Secondo l’analisi multivariata, i fattori indipendenti predittivi (OR:95%CI) il superamento della soglia sono stati sono risultati il livello di Peep (1.278:1.010-1.618), lo score di Apache III (1.043:1.026-1.061), il pH dopo 2 ore di NIV (0.007:000-0.924), il successo della NIV (0.228:0.113-0.461) per l’IC e l’uso della maschera facciale (0.311:0.172-0.561), lo score di Apache III (1.018:1.003-1.033), e il successo della NIV (0.307:0.158-0.597) per il NW. Conclusioni: In circa un terzo degli episodi di IRA trattati con NIV nella nostra UTSIR è richiesto un livello di IC e NW più elevato rispetto al “setting di cura”; la severità della malattia acuta, in modo diretto, e la probabilità di successo, in modo inverso, sono i principali fattori predittivi tale elevato carico assistenziale. Ulteriori studi di confronto con unità a maggiore intensità di cura sono necessari per valutare l’impatto di tale discrepanza sull’outcome della NIV. 89 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV) VERSUS VENTILAZIONE CONVENZIONALE (ETI-MV) NEL TRATTAMENTO DELL ENCEFALOPATIA IPERCAPNICA (EI) MODERATO-SEVERA IN PAZIENTI CON ESACERBAZIONE DI BPCO Authors: R. SCALA (1), S. NAVA (2), M. NALDI (1), I. ARCHINUCCI (1), G. CONTI (3) Affiliations: (1) Unita' Operativa di Pneumologia e Unita' di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY, (2) Unita' di Terapia Intensiva Respiratoria, Fondazione S. Maugeri, Pavia ITALY, (3) Unita' di Terapia Intensiva (ICU), Universita' Cattolica, Roma ITALY Body: Scopo: Recentemente abbiamo dimostrato (Chest 2005;128:1657-1666) che rispetto alle esacerbazioni di BPCO con sensorio integro il tasso di fallimento della NIV e¡¯ simile in quelle con EI lieve-moderata (Kelly score¡Ü3) mentre e¡¯ significativamente maggiore in quelle con EI severa. In questo studio abbiamo confrontato gli outcomes ospedalieri della NIV versus l¡¯ ETI-MV nelle esacerbazioni di BPCO con EI di grado moderatosevero (Kelly score¡Ý3). Metodi: Tra i pazienti con BPCO riacutizzata e Kelly score¡Ý3 consecutivamente trattati con ETI-MV in ICU (gruppo-ETI) e con NIV in UTSIR (gruppo-NIV) negli anni 2000-2004, abbiamo selezionato 20 casi per ciascun gruppo dopo un accurato matching per et¨¤ (74.7 vs 73.1 anni) SAPS2 (34.1 vs 35.9), pH (7.22 vs 7.22), PaO2/FiO2 (162 vs 161), PaCO2 (88.2 vs 89.5 mmHg). Sono stati confrontati gli effetti della NIV/ETI-MV su: gas ematici; mortalita¡¯ ospedaliera; tasso di polmoniti (VAP) e tracheotomie; durata di ventilazione e degenza ospedaliera. Risultati: I gas ematici sono migliorati significativamente dopo 2 ore in entrambi i gruppi, nonostante un trend verso un calo piu¡¯ rapido della PaCO2 nel gruppo-ETI. Il 35% dei pazienti del gruppo-NIV ha richiesto l¡¯ intubazione. La mortalita¡¯ ospedaliera (5/20 vs 5/20; p>0.05) e il tasso di tracheostomie (2/20 vs 6/20; p>0.05) sono risultati simili nel gruppo-NIV versus il gruppo-ETI, mentre le VAP (0/20 vs 7/20; p=0.008), la durata della ventilazione (12.0 vs 23.5 giorni; p=0.09) e della degenza ospedaliera (13.7 vs 26.5 giorni, per i pazienti trattati con successo con NIV e per i pazienti sopravvissuti dopo trattamento con ETI-MV, rispettivamente; p=0.048) sono stati significativamente minori nel gruppo-NIV. Conclusioni: Nei confronti della ETI-MV, la NIV comporta una simile sopravvivenza ospedaliera nell¡¯ EI moderato-severa da esacerbazione di BPCO con il vantaggio di un minor tasso di VAP, pi¨´ breve ospedalizzazione e durata della ventilazione meccanica. Ulteriori studi randomizzati e controllati sono necessari per confermare tale dato. 90 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: HOME CARE IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA: RISULTATI DI UN ANNO DI ESPERIENZA NELLA PROVINCIA DI MESSINA Authors: P. Ruggeri (1), A. Proietto, S. Picciolo, F. Andò, G. Girbino Affiliations: (1) Clinica Malattie Respiratorie - Università degli Studi di Messina Messina ITALY Body: INTRODUZIONE: L’insufficienza respiratoria cronica rappresenta una patologia invalidante in costante aumento. Le motivazioni di questo trend sono ascrivibili ad un incremento della vita media ed a una sempre maggiore qualificazione diagnostica-terapeutica. I pazienti in ossigenoterapia a lungo termine e soprattutto quelli sottoposti a ventilazione meccanica per via non invasiva e/o invasiva per via tracheostomica rappresentano i candidati ideali da includere in progetti di assistenza domiciliare respiratoria volti a migliorare la qualità di vita di questi pazienti riducendo i costi correlabili a costanti e ripetuti ricoveri ospedalieri. MATERIALI E METODI: 16 pazienti con insufficienza respiratoria cronica (6 in ossigenoterapia a lungo termine, 7 in ventilazione meccanica non invasiva e 3 in ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia) sono stati inclusi nel primo progetto sperimentale di assistenza domiciliare respiratoria attivato nella provincia di Messina. La sperimentazione ha avuto una durata di un anno e si è svolta mediante l’azione sul territorio dei medici di medicina generale, fisioterapisti e infermieri professionali coordinati da uno specialista pneumologo. Un sofisticato sistema di telemonitoraggio è stato attivato a domicilio con possibilità di valutazione da parte di tutti i componenti della sperimentazione dei parametri rilevati mediante uno specifico software condiviso esclusivamente dal personale sulla rete internet. RISULTATI: durante l’anno di sperimentazione sono state eseguite 171 visite specialistiche pneumologiche a domicilio, 124 spirometrie ed emogasanalisi, 258 trasmissioni di dati in telemedicina. La qualità di vita dei pazienti inclusi, valutata ogni 3 mesi, mediante il questionario del San George Hospital ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo, sotto il profilo della sintomatologia, attività, impatto,e punteggio totale, già a 3 mesi dall’inizio della sperimentazione. Una valutazione dei risultati sotto il profilo strettamente sanitario ha messo in evidenza una significativa riduzione del numero dei ricoveri ospedalieri e della loro durata media in giorni con riduzione degli accessi al pronto soccorso. Tali evidenze hanno permesso di stimare una riduzione dei costi pro-capite pari a circa 10.000 €. CONCLUSIONI: In questo studio vengono discussi i risultati della prima sperimentazione di assistenza domiciliare respiratoria condotta nella provincia di Messina evidenziando l’elevato rendimento del sistema in termini di qualità di assistenza, tecnologia e contenimento dei costi. 91 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: IMPATTO ECONOMICO DELLA OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE A LUNGO TERMINE (OTLT): MODELLO TELEMETRICO VS GESTIONE TRADIZIONALE NELLA BPCO MOLTO GRAVE Authors: RW. DAL NEGRO (1), S. TOGNELLA (1), C. MICHELETTO (1), C. TURATI (1), C. LUCIONI (2) Affiliations: (1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) WALTERS KLUWER HEALTH - ADIS INTERNATIONAL MILANO ITALY Body: L’OssigenoTerapia a Lungo termine (OTLT) è la strategia di fondo, anche se costosa, della gestione domiciliare dei pazienti respiratori cronici più gravi. Scopo dello studio: misurare e confrontare l’impatto economico del modello gestionale telemetrico di tali pazienti domiciliarizzati con quello tradizionale. Metodi: sono stati raccolti (per 24 mesi) e confrontati i dati relativi a 2 gruppi di pazienti domiciliari con grave BPCO: 61 inseriti nel modello telemetrico e 20 gestiti in maniera tradizionale (anova). Risultati: Nel gruppo con telemetria domiciliare, il numero e la durata delle ospedalizzazioni, ed anche il numero delle riacutizzazioni/paziente/anno sono drasticamente ridotte. Rispetto alla gestione tradizionale, la gestione telemetria ha prodotto una riduzione del costo medio del 28% nel primo, e del 33% nel secondo anno dello studio (p<0.01). Nello stesso periodo, il n. delle riacutizzazioni che hanno resa necessaria l’ospedalizzazione si è ridotto del 50% (p<0.01). Conclusioni: la gestione telemetria della OTLT contribuisce in maniera significativa a minimizzare l’impatto della gestione domiciliare dei pazienti più gravi con BPCO 92 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: TELEPNEUMOLOGIA IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA (IRC) CON E SENZA VENTILAZIONE MECCANICA Authors: A. GUERRA (1), G. ASSONI (2), P. PIZZOCARO (1), L. MARCHINA (2), S. GILE' (1), D. FIORENZA (1), K. FOGLIO (1), L. BARBANO (1), L. BIANCHI (1), M. VITACCA (1) Affiliations: (1) DIVISIONE DI PNEUMOLOGIA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY, (2) SERVIZIO DI TELEMEDICINA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY Body: Abbiamo seguito 45 pazienti (17 BPCO, 6 con sindrome restrittiva, 13 con malattie neuromuscolari, 5 con SLA, 4 con altre patologie) con età 5919 anni, affetti da insufficienza respiratoria cronica tramite un programma di telemedicina domiciliare: 22 pazienti in VMNI (Ventilazione Meccanica Non Invasiva), 13 in VMI (Ventilazione meccanica Invasiva) e 10 in RS (Respiro Spontaneo). I dati funzionali basali erano i seguenti:FEV1=3316 %, CV=3819 %, pH=7.,380,04, pO2=6113mmhg, pCO2=4710 mmhg, dispnea misurata con la scala di BORG=2,81,4. I pazienti potevano inviare periodicamente un tracciato saturimetrico attraverso un modem all’equipe medico-infermieristica che provvedeva ad interpretarlo e a disporre eventuali azioni terapeutiche da intraprendere; inoltre i pazienti avevano la possibilità di parlare telefonicamente con il personale sanitario per avere consigli su terapia e gestione della malattia. Il periodo di follow-up è stato di 9,5±3,0 mesi; durante questo periodo i pazienti hanno contattato l’ IP tutor effettuando 199 chiamate spontanee mentre il nostro IP ha pianificato 791 contatti programmati. Le azioni intraprese sono state: 107 modifiche terapeutiche, 129 chiamate di consulto al pneumologo, 31 invii in ospedale in reparti internistici, 10 in terapia intensiva, 25 contatti col medico di base. A causa di una severa riacutizzazione, dopo consulto con il nostro servizio di telemedicina, trenta pazienti sono stati trattati al domicilio dal MMG con antibiotico e 11 con corticosteroidi. In conclusione il presente studio dimostra che è possibile, da parte di un team medico-infermieristico, seguire pazienti con severa patologia polmonare cronica al domicilio mediante un programma di telesorveglianza pneumologica. 93 Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE Title: STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO SUGLI ULTIMI TRE MESI DI VITA DI PAZIENTI IN VENTILAZIONE MECCANICA DOMICILIARE Authors: M. Vitacca (1), L. Barbano (1), G. Galavotti (2), C. Sturani (2), M. Sarvà (1), A. Vianello (3), E. Zanotti (4), D. Fiorenza (1), L. Bianchi (1), L. Ballerin (5), A. Potena (5), R. Scala (6), A. Peratoner (7), P. Ceriana (8), L. Di Buono (11), M. Polverino (11), E. Clini (9), N. Ambrosino (10), B. Balbi (1), S. Nava (8) Affiliations: (1) Divisione di Pneumologia FSM Gussago/Lumezzane (BS) ITALY, (2) Unità Pneumologica Ospedale Poma Mantova ITALY, (3) Fisiopatologia Ospedale Civile Padova ITALY, (4) Divisione Pneumologia FSM Montescano (PV) ITALY, (5) Divisione di Fisiopatologia Respiratoria Arcispedale Sant'Anna Ferrara ITALY, (6) Divisione di Pneumologia Arezzo ITALY, (7) Istituto Medicina Fisica e Riabilitativa Pneumologia Riabilitativa Udine ITALY, (8) Divisione di Pneumologia FSM Pavia ITALY, (9) Divisione di Pneumologia Villa Pineta Gaiato (MO) ITALY, (10) Unità Pneumologica Ospedale Cisanello Pisa ITALY Body: La Ventilazione Meccanica Domiciliare a Lungo Termine (VMD) è in aumento: l'evidenza dell'impatto di questa condizione nell'ultima parte della malattia è limitata. Undici Centri di Pneumologia italiani hanno venficato con un questionario costituito ad hoc, la percezione da parte dei pazienti e dei familiari della qualità della vita in pazienti in VMD durante gli ultimi 3 mesi di vita. Sono stati studiati 167 pazienti con 4 diversi gruppi di patologie: 69 con BPCO, 34 con patologie restrittive, 42 con sclerosi laterale amiotrofica, 20 con patologia neuromuscolare. I pazienti erano sottoposti a VMD da 2.8±2 anni (75 con ventilazione non invasiva). Gli autori hanno identificato differenti gruppi di domande suddivisi per argomenti: luogo della morte e tipologia di caregiver coinvolto, problemi con la ventilazione meccanica (VM), sintomi e trattamento effettuati al momento del decesso, contatti con i servizi sanitari, informazioni riguardanti problematiche di fine vita, tipologia di aiuto/assistenza richiesto e ricevuto, problemi legati alla tracheotomia. Il 48% dei pazienti è deceduto a domicilio, nel 50% dei casi i familiari hanno preso in carico da soli il paziente, il 15% dei pazienti ha dichiarato problemi con il ventilatore utilizzato, la dispnea è stato il sintomo principale riferito (39%); nel 42% dei pazienti è stata modificata la terapia ma solo nel 6% dei casi è stata utilizzata morfina, nel 36% è stata riferita disfagia, per il 73% dei pazienti si è resa necessaria una ospedalizzazione, la morte è stata lenta e progressiva nel 48% dei casi, l'82% è morto durante VM, nel 70% dei pazienti non sono state eseguite manovre di rianimazione cardiorespiratoria, i pazienti erano consci della gravità della loro patologia (86% dei casi), nel 28% dei casi si è reso necessario un incremento della spesa economica familiare, complicanze della tracheotomia sono state denunciate nel 19% dei casi. Informazioni su trattamenti palliativi, servizi e modelli per pazienti con insufficienza respiratoria cronica trattati con VMD necessitano di implementazione. La diagnosi sottostante e le interfacce utilizzate per la VM possono influenzare la tipologia delle cure palliative. 94