Abstracts Comunicazioni Orali

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Abstracts Comunicazioni Orali
7° Congresso Nazionale della Pneumologia
Organizzato da SIMeR
Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006
ABSTRACT
COMUNICAZIONI ORALI
1
INDICE
TOPIC
PG
BIOLOGIA CELLULARE 1
3
BIOLOGIA CELLULARE 2
9
MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
15
FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
21
FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
27
CLINICA
33
INFEZIONI E TUBERCOLOSI
39
PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
45
PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
51
FARMACOLOGIA CLINICA
57
IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
63
EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
71
IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
77
ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
83
PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
89
2
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
RUOLO DEI FIBROBLASTI POLMONARI NELLA REGOLAZIONE E INDUZIONE DI LINFOCITI CD4+ CD25+
REGOLATORI IN VITRO.
Authors:
M. Failla (1), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Mastruzzo (1), E. Fagone (1), MP. Pistorio (1), N. Crimi (1), C.
Vancheri (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie Catania ITALY
Body:
I meccanismi che regolano la tolleranza immunologica comprendono classicamente la anergia e la delezione T
linfocitaria. Recentemente, la soppressione attiva mediata dai linfociti T-regolatori ha riabilitato tra questi
meccanismi il vecchio concetto di soppressione immunologica.
I linfociti T-regolatori sono naturalmente presenti in circolo, possono essere indotti anche in periferia ed esistono
evidenze che dimostrano come sia possibile espandere questa sottopopolazione anche in vitro attraverso
differenti protocolli sperimentali.
I fibroblasti polmonari sono in grado di modulare la risposta immunitaria, regolando la espressione di markers di
attivazione linfocitaria e anche alcuni aspetti funzionali. Alcune tra queste azioni sono note rivestire un ruolo
cruciale nella generazione di linfociti T-regolatori.
Abbiamo voluto valutare le modificazioni indotte dai fibroblasti sulle sottopopolazioni di linfociti T-CD4+, sulla
loro funzione e sulla possibilita’ che i fibroblasti possano quindi modulare indirettamente il loro stato di
attivazione.
I fibroblasti, ottenuti da biopsie polmonari e i linfociti T-CD4+, separati immunomagneticamente da sangue
periferico venivano co-coltivati per 36h separati da una membrana semipermeabile.
I fibroblasti si sono dimostrati in grado di modulare negativamente la espressione in linfociti T di citochine come
IL-2, TNF-a e INF-g, mentre citochine di tipo Th2 come IL4, IL10 e TGF-b risultavano immodificate.
Le risposte mitogeniche linfocitarie alla concanavalina A o ad anti-CD3/CD28-ab risultavano ridotte dalla
presenza di fibroblasti polmonari. Questo risultato e’ probabilmente dipendente dalla PGE2 prodotta dai
fibroblasti visto che il loro precondizionamento con indometacina aboliva del tutto la riduzione della
proliferazione T linfocitaria.
Infine, i fibroblasti inducevano un significativo aumento del numero di linfociti CD4+CD25+. Questo particolare
subset era caratterizzato da aumentati livelli di IL10 e di TGF-b. Inoltre, la espressione intracellulare di Fox-p3 e
di CTLA-4, due markers proposti insieme al CD25 come carartteristici del fenotipo T-regolatorio, risultavano
aumentati in questo particolare subset.
Questi dati confermano la azione immunomodulatrice dei fibroblasti polmonari su importanti aspetti del sistema
immunitario. In particolare, la espansione della popolazione T-regolatoria dimostra come queste interazioni
siano strettamente responsabili del controllo e della regolazione della risposta immuno-infiammatoria. La piena
comprensione delle reciproche interazioni tra fibroblasti polmonari e linfociti T potrebbe svelare quindi nuovi
meccanismi di controllo della risposta immunitaria.
3
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
ESPRESSIONE DELLA FORMA ATTIVATA DELLA MAP CHINASI P38 NEL PARENCHIMA POLMONARE DI
FUMATORI AFFETTI DA BPCO
Authors:
T. Renda (1), S. Baraldo (2), G. Pelaia (1), E. Bazzan (2), A. Papi (3), R. Maselli (1), R. Zuin (2), S.A. Marsico
(4), M. Saetta (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,
(2) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Vascolari, Università di Padova Padova ITALY, (3) Dipartimento di
Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4) Dipartimento di Scienze
Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY
Body:
Lo stress ossidativo, che svolge un ruolo centrale nella patogenesi della broncopneumopatia cronica ostruttiva
(BPCO), può attivare il sottogruppo p38 delle mitogen-activated protein kinases (MAPK). Pertanto, lo scopo di
questo studio è stato quello di valutare l'espressione della forma fosforilata attiva della p38 MAPK (fosfo-p38) nei
polmoni di pazienti con BPCO.
In particolare, al fine di individuare le cellule fosfo-p38 positive presenti negli spazi alveolari e nei setti alveolari,
sono stati analizzati mediante metodiche immunoistochimiche i campioni chirurgici provenienti da 18 fumatori
affetti da BPCO, 9 fumatori con normale funzione respiratoria, e 8 soggetti non fumatori di controllo.
In termini percentuali, l'espressione di fosfo-p38 è risultata significativamente maggiore negli spazi alveolari dei
fumatori con BPCO (35.8%; ES 5.5), rispetto ai fumatori con normale funzione respiratoria (3.65 %; ES 1.1)
(p<0.01) ed ai non fumatori (2.8%; ES 0.8) (p<0.01). Anche nell'ambito dei setti alveolari, confrontando i dati
relativi ai tre gruppi di soggetti, il numero medio di cellule fosfo-p38-positive è risultato significativamente
(p<0.001) superiore nei fumatori con BPCO (6.06 cellule/mm), rispetto ai fumatori con normale funzione
respiratoria (0.039 cellule/mm) ed ai non fumatori (0 cellule/mm). Inoltre, sono state riscontrate correlazioni
inverse tra le quantità di cellule fosfo-p38 positive ed alcuni parametri funzionali quali il VEMS (spazi alveolari:
p<0.02 e Rho = -0.5; setti alveolari: p<0.002 e Rho = -0.6) ed il rapporto VEMS/CVF (spazi alveolari: p<0.01 e
Rho = -0.6; setti alveolari: p<0.001 e Rho = -0.7).
In conclusione, la fosforilazione della p38 MAPK sembra essere implicata nella progressione della cronica
riduzione del flusso aereo tipica dei fumatori affetti da BPCO. Sebbene ulteriori approfondimenti siano necessari
per delineare la sequenza degli eventi molecolari responsabili in tali individui dell'attivazione di questa via di
trasduzione dei segnali, i nostri risultati suggeriscono che la p38 MAPK possa effettivamente rappresentare un
idoneo target farmacologico per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche anti-BPCO.
4
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
L'ESPRESSIONE DELLA METALLOPROTEINASI DI TIPO 2 (MMP-2) CORRELA CON LA PROGRESSIONE
DELLA BPCO
Authors:
K. Lokar Oliani (1), S. Baraldo (1), E. Bazzan (1), M.E. Zanin (1), G. Turato (1), M. Miniati (2), A. Papi (3), L.M.
Fabbri (4), R. Zuin (1), M. Saetta (1)
Affiliations:
(1) Università di Padova Padova ITALY, (2) CNR Pisa ITALY, (3) Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4)
Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY
Body:
Numerosi studi, soprattutto in modelli sperimentali in vivo, hanno evidenziato un possibile coinvolgimento delle
metalloproteinasi nella patogenesi della BPCO. Tuttavia non è ancora noto se tali enzimi proteolitici abbiano un
ruolo simile anche in vivo. Abbiamo quindi condotto questo studio per quantificare l'espressione di MMP-2 in una
popolazione di pazienti con BPCO classificati secondo gli stadi di gravità GOLD. A tale scopo abbiamo
analizzato campioni chirurgici ottenuti da 46 soggetti: 10 soggetti fumatori con BPCO grave (GOLD III/IV), 13
fumatori con BPCO lieve/moderata (GOLD I/II), 12 fumatori con funzionalità respiratoria nella norma e 11 non
fumatori. L'espressione di MMP-2 è stata quantificata mediante immunoistochimica nei macrofagi alveolari e
nelle pareti alveolari, mentre il numero totale di macrofagi è stato valutato con una score semiquantitativo.
Abbiamo dimostrato che l'espressione di MMP-2 nei macrofagi alveolari aumenta progressivamente con la
gravità della malattia. Infatti, il numero di macrofagi MMP-2+ è significativamente aumentato nei soggetti con
BPCO grave (mediana, range: 96, 80-99%) rispetto ai soggetti con BPCO lieve/moderata (76, 44-99%;
p=0.002), ai controlli fumatori (50, 7-87%; p=0.01) e non fumatori (45, 6-64%; p=0.0001). Inoltre, anche i
soggetti con BPCO lieve/moderata hanno un aumento di macrofagi MMP-2+ rispetto ai controlli fumatori
(p=0.03) e non fumatori (p=0.001). Un simile aumento progressivo è stato osservato anche nel numero di cellule
MMP-2+ nelle pareti alveolari e nel numero totale di macrofagi. Infine, l'espressione di MMP-2 era
inversamenete correlata ai valori di VEMS (%pred) (p=0.0001; r=-0.66), di VEMS/CVF (%) (p<0.0001; r=-0.71) e
di PaO2 (mmHg) (p=0.005; r=-0.49), e positivamente correlata al volume residuo (p=0.04; r=0.49) e allo score
radiologico di enfisema (p=0.01; r=0.65).
In conclusione il nostro studio dimostra che nei soggetti con BPCO c'è una aumentata espressione di MMP-2 nel
parenchima polmonare che è correlata alla gravità della malattia ed al grado di enfisema. Questi dati
suggeriscono che la metalloproteinasi di tipo 2 potrebbe avere un ruolo cruciale nell'evoluzione clinica della
malattia, probabilmente promuovendo la distruzione parenchimale.
5
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
MISURA DEL PH NELL’ESALATO CONDENSATO DI SOGGETTI OBESI CON E SENZA SLEEP APNEA
Authors:
A. Depalo, A. Spanevello, GE. Carpagnano, R. Sabato, G. Cocuzzi, C. Dimatteo, C. Curci, MP. Foschino
Barbaro
Affiliations:
(1) Cattedra di malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY
Body:
RAZIONALE ED OBIETTIVI
L identificazione di nuove metodiche non invasive che possano permettere il riconoscimento e il monitoraggio
dell’infiammazione delle vie aeree è da sempre un obiettivo importante della ricerca pneumologica. La misura
del pH nell’esalato condensato sembra attualmente uno dei più promettenti marker infiammatori. Nonostante sia
stata precedentemente dimostrata un’acidificazione del pH nell’esalato condensato di pazienti con numerose
patologie respiratorie quali asma, BPCO e fibrosi cistica, al momento non esiste alcuno studio che accerti una
riduzione del pH nella sleep apnea, condizione nella cui patogenesi è stato ormai ampiamente riconosciuto un
ruolo centrale della flogosi delle vie aeree.
Scopo del nostro studio è stato quello di accertare la possibile riduzione dei valori del pH nell’esalato
condensato di pazienti obesi con e senza sleep apnea e correlare questo marker di infiammazione delle vie
aeree con parametri antropometrici e polisonnografici.
METODI
Sono stati arruolati nello studio 21 pazienti OSAS ( 12 uomini, età media 48.2±8.4), 15 obesi non apnoici (8
uomini, età media 52.8±11) e 10 soggetti sani di controllo (5 uomini, età media 42±4). I 3 gruppi, simili per dati
antropometrici e funzionali, si differenziavano nettamente per parametri polisonnografici ( AHI: 3.6±0.4 per i
controlli, 11.0±1.7 per gli obesi e 59.1±4.1 per gli OSAS). Il pH è stato misurato nell’esalato condensato usando
un pH-metro ( Jenway-350, England), dopo aver deaerato i campioni con argon.
RISULTATI
Il pH è risultato significativamente ridotto nei pazienti OSAS e negli obesi (7.52±0.52 e 7.64±0.53) rispetto ai
soggetti sani (7.9±0.42; p<0,005). Abbiamo inoltre osservato la presenza di una correlazione negativa tra pH
esalato e AHI, TSTSaO2<90%, circonferenza del collo e BMI.
CONCLUSIONI
I nostri dati confermano la presenza di una flogosi nelle vie aeree non solo nei pazienti obesi affetti da sleep
apnea ma anche nei soggetti obesi non apnoici e suggeriscono come la misura del pH esalato possa essere
considerata un marker non invasivo di flogosi, per l’accertamento e il monitoraggio della infiammazione delle vie
aeree in questi soggetti.
6
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
ANGIOGENESI NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI CON E SENZA COPD
Authors:
C. CALABRESE (1), V. BOCCHINO (2), A. VATRELLA (3), S. MASCITTI (1), I. PEDICELLI (1), C. MARZO (1),
C. GUARINO (1), F. SQUILLANTE (2), F. IAMUNNO (4), S.A. MARSICO (1)
Affiliations:
(1) SECONDA UNIVERSITA' NAPOLI ITALY, (2) AZIENDA OSPEDALIERA MONALDI NAPOLI ITALY, (3)
UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (4) STAZIONE ZOOLOGICA DOHRN NAPOLI ITALY
Body:
IL RUOLO SVOLTO DAI VASI DEL CIRCOLO BRONCHIALE NEL PROCESSO DI RIMODELLAMENTO CHE
SI VERIFICA NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI E' STATO FINORA SCARSAMENTE STUDIATO.
IL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E' IL PIU' POTENTE ED UBIQUITARIO FATTORE
ANGIOGENETICO NOTO. L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 E' UNA MOLECOLA DI ADESIONE CHE E' POCO O
PER NULLA ESPRESSA DALLE CELLULE ENDOTELIALI NON ATTIVATE, MENTRE LA SUA ESPRESSIONE
DA PARTE DEI CAPILLARI AUMENTA IN RISPOSTA A STIMOLI ANGIOGENETICI. UNO STUDIO
IMMUNOISTOCHIMICO E' STATO ESEGUITO SU BIOPSIE BRONCHIALI PRELEVATE DA 8 SOGGETTI
SANI NON FUMATORI, 9 FUMATORI SINTOMATICI CON NORMALE FUNZIONE POLMONARE E 9
FUMATORI CON COPD DI GRADO MODERATO (DENOMINATI RISPETTIVAMENTE, SECONDO LA
CLASSIFICAZIONE GOLD, COME GOLD 0 E GOLD 2). NELLA LAMINA PROPRIA DELLE BIOPSIE
BRONCHIALI ABBIAMO VALUTATO: 1) IL NUMERO DEI VASI E LA PERCENTUALE DI AREA VASCOLARE
UTILIZZANDO L'ANTICORPO MONOCLONALE ANTI-COLLAGENE IV; 2) IL NUMERO DI CELLULE VEGF+;
3) IL NUMERO E LA PERCENTUALE DI VASI ALPHAVBETA3+. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO
CHE LA VASCOLARITA' DELLE VIE AEREE, L'ESPRESSIONE VASCOLARE DELL'INTEGRINA
ALPHAVBETA3 E L'ESPRESSIONE DEL VEGF SONO AUMENTATE NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI
GOLD 0 E GOLD 2 RISPETTO AI NON FUMATORI. L'ANALISI COMPARATIVA DEI DUE GRUPPI DI
FUMATORI HA DIMOSTRATO CHE NEL GRUPPO GOLD2 E' PRESENTE UN NUMERO LIEVEMENTE
INFERIORE DI VASI BENCHE' L'AREA VASCOLARE E LA PERCENTUALE DI VASI ESPRIMENTI
L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 NON DIFFERISCANO TRA I DUE GRUPPI; AL CONTRARIO UNA
ESPRESSIONE MAGGIORE DI VEGF E' STATA OSSERVATA NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI GOLD 2
RISPETTO AI GOLD 0. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO CHE FENOMENI DI ANGIOGENESI SI
VERIFICANO NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI SINTOMATICI; IL PROCESSO
ANGIOGENETICO
NON
SEMBRA
TUTTAVIA
IMPLICATO
NELLA
PATOGENESI
DELLA
BRONCOSTRUZIONE.
7
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1
Title:
ANALISI DELLA CHITOTRIOSIDASI NELLE MALATTIE GRANULOMATOSE POLMONARI
Authors:
E. Bargagli (1), MA. Margollicci (2), A. Perrone (1), N. Nikiforakis (1), A. Luddi (2), S. Grosso (2), P. Rottoli (1)
Affiliations:
(1) Sezione di Malttie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY, (2) Sezione di Pediatria Siena ITALY
Body:
La chitotriosidasi è una chitinasi, selettivamente prodotta dai macrofagi attivati. Livelli elevati di questo enzima
sono stati osservati nel siero di pazienti con patologie da accumulo, nella beta-talassemia e nella malaria. Inoltre
questo enzima viene considerato un buon marcatore di attività dei macrofagi ed impiegato nella pratica clinica
come indicatore prognostico e di monitoraggio delle terapie nei soggetti affetti da sindrome di Gaucher.
La sarcoidosi e la tubercolosi sono due malattie polmonari granulomatose caratterizzate dall’accumulo di linfociti
T e macrofagi attivati capaci di produrre numerosi mediatori ed implicati nella formazione del granuloma.
Obiettivo del nostro studio era analizzare i livelli de chitotriosidasi nel siero e nel BAL di pazienti affetti da
sarcoidosi e confrontarli con quelli di pazienti affetti da altre granulomatosi polmonari e con un gruppo di controlli
sani. A questo scopo venivano dosati i livelli sierici di questo enzima in 96 pazienti con sarcoidosi, 15 con
tubercolosi e 30 controlli sani. Il dosaggio della chitotriosidasi nel BAL invece è stato condotto su 38 pazienti con
sarcoidosi (distinti in due gruppi in base alla severità della malattia) e su 8 controlli. Livelli significativamente
elevati di chitotriosidasi venivano osservati nel siero e nel BAL dei pazienti con sarcoidosi rispetto ai controlli
(p<0.01) e nel siero di pazienti con sarcoidosi rispetto ai pazienti con tubercolosi polmonare (p<0.01). Inoltre
livelli significativamente più alti di questo enzima venivano riscontrati nei pazienti con malattia progressiva
rispetto a quelli con sarcoidosi stabile (p<0.05). Un altro importante risultato era che i livelli sierici e del BAL di
chitotriosidasi correlavano con gli stadi radiologici di malattia. Sebbene i meccanismi che inducano una
aumentata espressione a livello locale e sistemico di chitotriosidasi nella sarcoidosi siano ancora sconosciuti, è
possibile ipotizzare un potenziale ruolo dell’enzima nella patogenesi della sarcoidosi ed un suo possibile impiego
come indicatore di progressione della malattia. Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari per
confermare queste osservazioni.
8
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
RICONOSCIMENTO PRECOCE DEL COIVOLGIMENTO POLMONARE IN CORSO DI MALATTIE DEL
TESSUTO CONNETTIVO
Authors:
A. Vatrella (1), B. Bellofiore (1), F. Perna (1), S. Spina (1), R. Scarpa (2), A. Sanduzzi (1)
Affiliations:
(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY, (2) Cattedra di
Reumatologia, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY
Body:
Il coinvolgimento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo costituisce un evento frequente.
L'interstiziopatia polmonare rappresenta la manifestazione respiratoria prevalente sia nell'artrite reumatoide (AR)
che nella sclerosi sistemica progressiva (SSP).
L'interessamento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo può essere identificato attraverso
indagini radiologiche, funzionali e biologiche. Per quanto concerne queste ultime, solitamente si ricorre al BAL o
in casi particolari alla biopsia polmonare.
Una metodica d'indagine biologica alternativa, caratterizzata da scarsa invasività e quindi facilmente accettata
dai pazienti, è costituita dall'espettorato indotto. Tale tecnica è stata negli ultimi anni applicata con successo allo
studio dei fenomeni infiammatori in patologie delle vie aeree quali l'asma e la BPCO.
Nella presente indagine abbiamo applicato la tecnica dell'espettorato indotto allo studio del pattern cellulare
infiammatorio delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto connettivo con recente comparsa di sintomi
respiratori, confrontandolo con quello di soggetti normali. I dati biologici ottenuti dall'espettorato sono stati
correlati con quelli del BAL, nei soli pazienti con interessamento radiologico manifesto, e con altri marker di
natura radiologica e funzionale in tutti i pazienti.
La popolazione studiata comprendeva 19 pazienti affetti da AR (n=12), SSP (n=6) e spondilite anchilosante
(n=1). Il gruppo di controllo includeva 14 soggetti sani volontari.
Ogni soggetto eseguiva le seguenti indagini: storia clinica, esame obiettivo, prove di funzionalità respiratoria
(spirometria completa, DLCO ed emogasanalisi arteriosa), HRCT, espettorato indotto e, in casi selezionati, BAL.
Le prove di funzionalità respiratoria hanno evidenziato una riduzione della DLCO (11 pazienti su 19
presentavano un valore inferiore al 70%).
Alterazioni della HRCT sono state riscontrate in 11 pazienti.
L'analisi dell'espettorato indotto ha documentato una riduzione significativa della percentuale dei macrofagi ed
un significativo aumento dei neutrofili e dei linfociti. Non si sono invece evidenziate differenze significative per
quanto concerne il numero totale delle cellule, la percentuale di eosinofili ed il rapporto CD4/CD8.
I risultati della presente indagine suggeriscono che l'analisi citoimmunologica dell'espettorato indotto può fornire
elementi utili relativi al coinvolgimento immunoflogistico delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto
connettivo.
9
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
INIBIZIONE FARMACOLOGICA DEI LEUCOTRIENI IN UN MODELLO ANIMALE DI FIBROSI POLMONARE
INDOTTA DA BLEOMICINA.
Authors:
M. Failla (1), T. Genovese (2), E. Mazzon (2), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Muia' (2), M. Sortino (3), N. Crimi
(1), A. Caputi (2), S. Cuzzocrea (2), C. Vancheri (1)
Affiliations:
(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie
Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Messina
ITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Catania ITALY
Body:
I leucotrieni hanno recentemente assunto un importante ruolo nella patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica
(FPI). Si ritrovano aumentati nel BAL e in sezione istologiche di pazienti affetti da FPI, inoltre il ruolo di questi
eicosanoidi è stato ben caratterizzato nel modello animale di fibrosi polmonare indotta da bleomicina, utilizzando
differenti modelli animali con specifiche delezioni genetiche degli enzimi chiave nella via metabolica che porta
alla sintesi di leucotrieni.
In questo studio abbiamo valutato l’efficacia di un approccio di tipo farmacologico con anti-leucotrieni nello
sviluppo del danno polmonare indotto da bleomicina in animali trattati con Zileuton, un inibitore della 5-LO e con
MK-571, un antagonista recettoriale dei cisteinil leucotrieni.
Gli animali sono stati sottoposti a somministrazione intratracheale di bleomicina o soluzione salina e trattati
rispettivamente con MK-571 (1mg/Kg) o Zileuton (50mg/Kg) tramite l’utilizzo di minipompe osmotiche impiantate
chirugicamente nel sottocutaneo o bolo orale, rispettivamente.
Una settimana dopo l’induzione della fibrosi venivano effettuate la valutazione istopatologica di sezioni
polmonari con il metodo van Gieson per il dosaggio del collagene, la valutazione dell’edema polmonare, l’analisi
immunoistochimica per la mieloperossidasi, IL-1, TNF-alfa e infine conte cellulari totali e differenziali da BAL.
Sia gli animali trattati con MK-571 che quelli trattati con Zileuton dimostravano una minore suscettibilita’ al danno
da bleomicina cosi’ come dimostrato da: (i) mantenimento del peso corporeo, (ii) riduzione della mortalità, (iii)
ridotta infiltrazione polmonare di leucociti e polimorfonucleati, (iv) ridotto edema polmonare, (v) riduzione a livello
istologico del danno polmonare e della deposizione di collagene, (vi) riduzione dello staining per
mieloperossidasi polmonare, IL-1 e TNF-alfa.
Questo è il primo studio che mostri come l’inibizione farmacologica dell’attività dei leucotrieni può ridurre il danno
e la fibrosi polmonare indotta da bleomicina nell’animale da laboratio.
Queste due classi di farmaci gia’ utilizzate nella terapia dell’asma bronchiale, potrebbero quindi essere testate
per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, una malattia ancora priva di una efficace opzione
terapeutica.
10
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
STUDIO DEL RUOLO DELLE CELLULE DELL'IMMUNITA' INNATA E DEI LINFOCITI T REGOLATORI
NELLA SARCOIDOSI POLMONARE (PS) E NELLA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (IPF)
Authors:
N. STANFLIN (1), S. ORSI (1), M.G. GIUDIZI (2), R. BIAGIOTTI (2), R. DURANTI (2), F. ALMERIGOGNA (2), F.
FASSIO (2)
Affiliations:
(1) BRONCOLOGIA MEDICA AOUC FIRENZE ITALY, (2) MEDICINA INTERNA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI
FIRENZE FIRENZE ITALY
Body:
Sono state esaminate le componenti cellulari del BAL in pazienti affetti da IPF (n=9) e da PS (n=8). Abbiamo
concentrato la nostra attenzione sulle cellule dell'immunità innata (macrofagi -Mf- e cellule Natural Killer -NK) e
sui linfociti con funzione regolatoria (Treg).
I Mf possono esprimere diversi programmi funzionali. I Mf polarizzati in senso M1e M2 sono gli estremi di un
"continuum" di stati funzionali. Gli M1 sono coinvolti nella risposta Th1 e producono citochine proinfiammatorie;
gli M2 modulano la risposta infiammatoria e promuovono il rimodellamento tissutale. Gli M1 e gli M2 sono stati
da noi identificati mediante l'espressione rispettivamente del CCR7 e del CD23 (Mantovani A. et al. Trends
Immunol. 2004;25:677-86). Nei pazienti affetti da IPF i valori percentuali e assoluti di M2 nel BAL sono risultati
aumentati significativamente rispetto ai valori riscontrati nei pazienti affetti da PS (16,5% vs 4,7% di Mf; p<0.05).
Nessuna differenza invece è stata evidenziata a livello dei Mf M1.
E' noto da tempo che le cellule NK sono coinvolte nelle malattie infiammatorie. La valutazione delle cellule NK
(CD3-CD56+ e CD3-CD16+) nel BAL ha mostrato un aumento dei valori percentuali e assoluti di tali cellule nella
IPF rispetto alla PS (p<0.05), mentre tali differenze non sono state riscontrate nel sangue periferico.
Si pensa che i Treg siano coinvolti nei meccanismi di regolazione sia della risposta immune innata sia di quella
specifica (O'Garra A. et al. . Nat Med 2004;10:801-5).
E' stata valutata la frequenza dei Treg
(CD4+CD25+bright) nel BAL e nel sangue periferico: la percentuale dei Treg nel BAL dei pazienti affetti da IPF è
risultata significativamente aumentata rispetto a ciò che è stato evidenziato nella PS (5% vs 2,1% dei linfociti;
p<0.05); tale differenza non era riscontrabile a livello del sangue periferico.
Questi dati nel loro insieme suggeriscono che Mf, NK e linfociti Treg svolgano un ruolo importante nella
regolazione e nell'evoluzione dei processi infiammatori polmonari.
11
Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
SPESSORE DELLA MEMBRANA BASALE (BM), RISPOSTA BRONCHIALE ALLA METACOLINA (MCH) E
CONTA EOSINOFILICA NEL BAL IN SOGGETTI CON ASMA LIEVE MODERATO DI ORIGINE ATOPICA E
DA GER
Authors:
C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), M. VISCONTI (1), RW. DAL NEGRO (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VERONA ITALY
Body:
Il processo infiammatorio ed il remodelling che determinano la patologia asmatica sono il frutto di una complessa
interazione fra mediatori e diversi tipi cellulari. Cellule epiteliali e mesenchimali, mediante il rilascio di citochine,
chemochine e fattori di crescita, inducono la persistenza dell'infiltrato infiammatorio e alterazioni strutturali della
parete bronchiale, fino all'incremento di spessore della membrana basale (MB). Scopo dello studio è stato quello
di paragonare la conta eosinofila nel BAL e lo spessore della MB in soggetti con asma lieve di origine atopico e
di asma lieve da reflusso gastro-esofageo (GER). Metodi. Dopo aver ottenuto il consenso informato scritto, sono
stati studiati 31 soggetti asmatici non fumatori: 8 con asma atopico lieve (AAL; 32 - 63a, 4 m, FEV1 = 94.8%
pred. 9.9sd);8 con asma atopico moderato (AAM;, 30 - 64 a, 4m., FEV1 = 68.6% pred. 8.8 sd;) 8 con asma
lieve non-atopico e GER - correlato (AL-GER 24 - 64 a, 2 m, FEV1 = 96.2 % pred. 7.7 ds) e 7 con asma
moderato non-atopico e GER-correlato (AM-GER; 36 - 64 a, 3m, FEV1 = 66.6 % pred. 4.7 ds). Tutti i soggetti
sono stati sottoposti a biopsia endobronchiale, BAL e broncostimolo con Mch. Lo spessore della MB è stato
espresso in micron e la conta eosinofila in % conta totale. Statistica: Wilcoxon test, accettando p < 0.05 .
Risultati: vedi tab. 1.
Tab.1 AAL
AL-GER
p
AAM AM GER
p
FEV1
94.8 + 9.9
96.0 + 6.7 NS
68.6 + 8.8
66.6 + 4.7 ns
BMT
5.0 + 2.0
2.8 + 1.3 < 0.03
6.3 + 2.1
7.3 0.05
ns
EOS
16.2 + 6.8
4.6 + 5.4 < 0.001
27.1 + 12.4
19.2 + 4.1 ns
1) l’asma da GER risulta caratterizzato da una MB più sottile; 2) anche gli eosinofili risultano ridotti in tali
circostanze; 3) quando la componente eosinofila è più evidente (come nel caso dell’asma moderato) lo spessore
della MB risulta indistinguibile nei due gruppi di asmatici, indipendentemente dall’etiologia dell’asma stesso; 4) i
dati preliminari di questo studio pilota sembrano suggerire l’ipotesi che l’asma GER-correlato possa
rappresentare un’ entità nosologica del tutto peculiare, per lo meno nei suoi più precoci stadi evolutivi
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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
EFFETTI DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE SULLE CELLULE DELLL'ESPETTORATO INDOTTO IN
MARATONETI AMATORIALI
Authors:
MR. Bonsignore (1,2), L. Chimenti (1), A. Paterno' (1), A. Bonanno (2), A. Merendino (1), A. Mirabella (1), M.
Vultaggio (3), G. Morici (4), G. Bonsignore (2), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) DIMPEFINU, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) ist . di Biomedicina e Immunol Molecolare CNR
Palermo ITALY, (3) AMIA Palermo ITALY, (4) DIMES, Università di Palermo Palermo ITALY
Body:
La risposta delle cellule delle vie aeree all'allenamento e all'esercizio acuto in atleti non-asmatici che vivono in
clima moderato non è stata finora studiata in modo sistematico. Abbiamo raccolto campioni di espettorato
indotto per studiare la composizione cellulare e l'apoptosi (TUNEL) in 9 maratoneti amatoriali (età media ±SD:
40±4 anni, allenamento: 85±26 km/settimana) a riposo 3 giorni prima di una gara, e il mattino post-gara in
Novembre 2004 (Autunno; 21 km, temperatura media, T: 16±1°C, umidità, H: 53±5%), Febbraio 2005 (Invern o,
12.5 km, T: 7±2°C, H: 48±5%) e Luglio 2005 (Estate; 10 km, T: 27.5±2°C, H: 48±5%). Le concentrazioni d i
inquinanti nell'aria erano inferiori alla soglia di attenzione in tutte le occasione di campionamento. La
composizione e la cellularità dell'espettorato indotto non cambiavano in accordo alla stagione nonostante grandi
variazioni di T ed una tendenza verso un'aumento della concentrazione di ozono in Estate. La conta differenziale
media di neutrofili (PMN) nell'espettorato indotto dei maratoneti erano 52.2% delle cellule totali a riposo, e
tendevano ad aumentare dopo l'esercizio (67.7%) independentemente dalla stagione. L'apoptosi cellulare era
maggiore in Estate (45% delle cellule totali) e minima in Autunno (11%, p<0.05) e la maggioranza delle cellule
apoptotiche erano PMN (range 53-90% delle cellule apoptotiche) in tutte le stagioni. Le conte delle cellule
epiteliali bronchiali (BEC) erano basse in tutti i campioni (media 4.3% a riposo, 3.5% post-esercizio) ma il loro
contributo all'apoptosi aumentava nei campioni post-esercizio (dal 2% al 14% delle cellule apoptotiche totali,
p<0.05) indipendentemente dalla stagione. I nostri dati suggeriscono che l'apoptosi dei PMN nelle vie aeree può
essere un meccanismo coinvolto nel controllo dell'infiammazione delle vie aeree in atleti che vivono in climi
moderati, mentre l'apoptosi delle BECs potrebbe indicare danno epiteliale indotto dall'esercizio intenso, a
prescindere dalle condizioni climatiche.
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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2
Title:
ANALISI DEI PROCESSI OSSIDATIVI NEL BAL DI PAZIENTI CON INTERSTIZIOPATIE POLMONARI
Authors:
E. Bargagli (1), C. Vagaggini (1), F. Penza (1), MG. Perari (1), R. Filippi (1), P. Rottoli (1)
Affiliations:
(1) Sezione di Malattie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY
Body:
E’ stato ipotizzato che lo stress ossidativo possa contribuire alla patogenesi delle interstiziopatie polmonari
diffuse (DLD) e che un buon marcatore di danno ossidativo sia la formazione di proteine car. In questo studio
abbiamo quantificato i livelli di proteine carbonilate nel BAL di pazienti con sarcoidosi, fibrosi polmonare
associata a sclerosi sistemica, fibrosi polmonare idiopatica e per la prima volta in un gruppo di pazienti con
polmonite da ipersensibilità e con polmonite eosinofila cronica. Il nostro obiettivo era quello di approfondire le
nostre conoscenze sul ruolo dei processi di carbonilazione proteica nella genesi delle DLD.
La popolazione studiata era costituita da 22 pazienti con sarcoidosi, 15 con fibrosi polmonare idiopatica, 13 con
fibrosi polmonare secondaria a sclerosi sistemica, 7 con alveolite allergica, 6 con polmonite eosinofila cronica
(sottoposti a broncoscopia per motivi diagnostici o di follow-up) e 8 sani. La diagnosi di malattia era basata sui
criteri diagnostici internazionali, i soggetti era non fumatori, non eseguivano terapie al momento della
broncoscopia, erano regolarmente seguiti presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi e le altre
Interstiziopatie in Siena.
Una concentrazione significativamente differente di proteine ossidate era osservata nei pazienti con DLD sia
complessivamente che singolarmente rispetto ai controlli (p<0.001). L’aumento delle proteine carbonilate nel
BAL dei pazienti con interstiziopatia polmonare suggerisce la presenza di uno squilibrio tra ossidanti ed
antiossidanti a livello alveolare.
Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari per stabilire il contributo dello stress ossidativo nella
patogenesi delle DLD e in particolare della alveolite allergica estrinseca in cui sono stati identificati i livelli più alti.
14
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
INSULINO-RESISTENZA ED INSULINO-SENSIBILITÀ NEI PAZIENTI CON APNEA DEL SONNO
Authors:
L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), V. Asero (1), R. Campisi (1), R. Polosa (1), N. Ciancio (1), G. Di Maria (1)
Affiliations:
(1) Dip. Medicina Interna e Medicina Specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY
Body:
Recenti studi suggeriscono che l’apnea ostruttiva del sonno aumenta il rischio di sviluppare diabete mellito di
tipo 2. Lo scopo del presente studio è quello di valutare se l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) rappresenti un
fattore di rischio per l’insulino-resistenza e insulino-sensibilità, usando indici surrogati del metabolismo glucidico.
Abbiamo studiato una popolazione di 94 (61 maschi) soggetti valutati nel nostro Laboratorio del Sonno per il
sospetto di OSA. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a polisonnografia notturna standard (Compumedics SSeries). L’indice HOMA, un induce di insulino resistenza e l’indice QUICKI, un indice di insulino-sensibilità, sono
stati calcolati dai valori di glucosio e di insulina ottenuti al mattino a digiuno. Abbiamo confrontato 37 pazienti
con indice di apnea/ipopnea (AHI)<15 (controlli, valori medi di AHI 11.1&#61617;1.1, età 52.6&#61617;2.9 anni,
BMI 29&#61617;2.9) e 57 pazienti con AHI>20 (OSA, valori medi di AHI 55.2.1&#61617;2.0, età
55.2&#61617;2.0 anni, BMI 33&#61617;1.1). L’indice HOMA era 2.72&#61617;0.4 e 4.89&#61617;1.0, nei
controlli e negli OSA, rispettivamente (P<0.05), mentre l’indice QUICKI era 0.37 &#61617;0.03 e 0.34
&#61617;0.01 nei controlli e negli OSA, rispettivamente (P=NS). Quando i soggetti erano suddivisi in base al
BMI (soggetti con BMI<30 e BMI >30) l’indice HOMA restava significativamente più elevato nei pazienti con
OSA rispetto ai controlli (1.72&#61617;0.3 vs 2.4&#61617;0.4, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI<30 e
2.7&#61617;0.5 vs 5.8&#61617;1.3, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI>30) mentre non si osservava alcuna
differenza nei valori di indice QUICKI. Tutti questi dati suggeriscono che, indipendentemente dall’obesità,
l’insulino resistenza, ma non l’insulino-sensibilità, è aumentata nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno.
15
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
CAMBIAMENTO NELL’ATTIVITÀ DEL BARORIFLESSO NELL’APNEA OSTRUTTIVA DEL SONNO: CAUSA
O CONSEGUENZA?
Authors:
L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), L. Bernardi (2), V. Asero (1), G. Di Maria (1)
Affiliations:
(1) Istituto Medicina Interna e Medicina specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY,
(2) IRCCS S. Matteo Pavia Università di Pavia ITALY
Body:
Il legame tra le anormalità del sonno e i meccanismi riflessi nel controllo della pressione sanguigna non è chiaro.
Sebbene sia ormai risaputo che le alterazioni presso rie seguono le alterazioni respiratorie passivamente, i cicli
di apnea/iperventilazione, strettamente correlati con l’attività ciclica simpatovagale, suggeriscono una più
complessa interazione tra le influenza respiratorie e cardiovascolari. Per verificare l’ ipotesi di una interazione
reciproca tra i meccanismi di controllo respiratori e cardiovascolari nell’apnea ostruttiva del sonno (OSA),
abbiamo monitorato il flusso respiratorio, la saturazione di ossigeno (SpO2), la frequenza cardiaca (intervallo
RR), e la pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (SDP) in continuo (Portapres©) in 22 soggetti con OSA
(AHI 50.3±5.5 media±SEM). Sequenze di intervallo RR, SBP e SDP durante cicli di apnea/iperventilazione di
almeno 5 minuti sono stati analizzati attraverso variazioni nel tempo per ottenere il valore del baroriflesso
arterioso (BRS) battito per battito, con il metodo alfa. Tutti i segnali mostravano variazioni cicliche alla frequenza
del ciclo di apnea/iperventilazione (38.1±1.9 secondi). Abbiamo pertanto paragonato le relazioni di fase tra
BRS, ventilazione, frequenza cardiaca e SpO2 durante il ciclo di apnea/iperventilazione e abbiamo trovato che
la pressione diastolica e quella sistolica e il flusso erano in fase tra loro (< di 10° ), ma esattame nte in
opposizione di fase (180°) con BRS (179.4±7.0°) e R R (152.7±6.1°), ciononostante la saturazione arteri osa
precedeva il flusso, SBP e DBP da 142.5±8.9°. Quest a peculiare relazione di fase suggerisce che le fluttuazioni
del baroriflesso non seguono semplicemente le anormalità
respiratorie, ma contribuiscono attivamente a mantenere le oscillazioni apnea/iperventilazione nell’OSA.
16
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
SLEEP APNEA OSTRUTTIVA (OSA) E STRESS OSSIDATIVO (SO).
Authors:
R. SABATO (1), A. DEPALO (1), G.E. CARPAGNANO (1), P. BONFITTO (1), P. PALLADINO (1), M.G.
CAGNAZZO (1), C. GRAMICCIONI (1), M.P. FOSCHINO BARBARO (1)
Affiliations:
(1) IST. MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI FOGGIA ITALY
Body:
INTRODUZIONE: I DISTURBI RESPIRATORI SONNO-RELATI SONO ASSOCIATI AD UNA AUMENTATA
MORBILITA' E MORTALITA' CARDIOVASCOLARE. LE BASI PATOGENETICHE DI QUESTA ASSOCIAZIONE
NELL'OSA SONO POCO CONOSCIUTE, MA UNO DEI POSSIBILI MECCANISMI POTREBBE ESSERE LO
SO, OVE I RADICALI LIBERI DELL'OSSIGENO, PRODOTTI IN RISPOSTA AGLI EPISODI DI IPOSSIEMIAIPEROSSIA OSA-CORRELATI, INDUCONO DANNI VASCOLARI E QUINDI INCREMENTANO IL RISCHIO
CARDIO-VASCOLARE. SCOPO: INDAGARE LA PRESENZA DI SO A LIVELLO SIERICO IN UN GRUPPO DI
PAZIENTI AFFETTI DA OSA MODERATO-SEVERA E IN UN GRUPPO DI SOGGETTI SANI NON OSA.
METODO: ABBIAMO MISURATO AL MATTINO, AL RISVEGLIO, I VALORI SIERICI DI MARKERS DIRETTI
(ROMS) E INDIRETTI (OMOCISTEINA) DI SO IN UN CAMPIONE DI 17 PAZIENTI AFFETTI DA OSA
MODERATO-SEVERA (15M/2F) COMPLICATA DA COMORBIDITA' CARDIO-VASCOLARI (IPERTENSIONE
ARTERIOSA E CARDIOPATIA ISCHEMICA) IN FASE DI STABILITA' E IN UN GRUPPO DI PAZIENTI SANI
NON OSA (6M/6F), QUALE GRUPPO DI CONTROLLO. LA DIAGNOSI DI OSA ERA STABILITA CON
AHI>10/H E SINTOMATOLOGIA DIURNA SUGGESTIVA. LE CARATTERISTICHE DEI DUE CAMPIONI
ERANO LE SEGUENTI (VAL.MEDIO±DS): GRUPPO OSAS - ETA' 54.2±10, BMI 34.6±6.6, ESS 9.8±5.3, AHI
51.0±16.2, ODI 45.1±21.8, SAO2 NADIR 88.1±4.0, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 20.2±15.3,
OMOCISTEINA 13.1±6.4 E ROMS 302.2±44.4; GRUPPO SANI NON OSAS - ETA' 47.0±6.2, BMI 35.8±6.4,
ESS 5.5±1.6, AHI 6.1±1.2, ODI 4.0±2.6, SAO2 NADIR 91.6±2.2, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 0.5±10.2,
OMOCISTEINA 8.8±3.4 E ROMS 307.9±100.4. RISULTATI: NEL GRUPPO DEI PAZIENTI OSA, SI
EVIDENZAVA UN SIGNIFICATIVO INCREMENTO DELL'OMOCISTEINA RISPETTO AL GRUPPO
CONTROLLO (P=0.04); INVECE NON VI ERANO DIFFERENZE SIGNIFICATIVE NEL DOSAGGIO DEI ROMS
NEI DUE GRUPPI (P=0.83). INOLTRE, NEI PAZIENTI OSA, I VALORI DELL'OMOCISTEINA SIERICA NON
PRESENTAVANO CORRELAZIONI SIGNIFICATIVE CON I PARAMETRI POLIGRAFICI NOTTURNI
CONSIDERATI. CONCLUSIONI: I RISULTATI PRELIMINARI DEL NOSTRO STUDIO, HANNO MESSO IN
EVIDENZA IL POSSIBILE COINVOLGIMENTO DELLO SO NELL'OSA MODERATO-SEVERA OVE IL VALORE
SIERICO DELL'OMOCISTEINA, QUALE MARKER INDIRETTO DI SO, ERA AUMENTATO, MENTRE QUELLO
DEI ROMS, MARKER DIRETTO DI SO, ERA SOVRAPPONIBILE A QUELLO DEI SOGGETTI SANI.
PERTANTO, POSSIAMO IPOTIZZARE IL RUOLO DELL'OMOCISTEINA QUALE MARCATORE PRECOCE DI
SO E DI DANNO VASCOLARE. LA PRODUZIONE DI ROMS, ESPRESSIONE DI UN DANNO OSSIDORIDUTTIVO DIRETTO, POTREBBE ESSERE PRECEDUTA, ALMENO IN PARTE, DALLA LIBERAZIONE DI
MARCATORI INDIRETTI DI SO.
17
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
ALTERAZIONI RESPIRATORIE DURANTE IL SONNO IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA
SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA
Authors:
D. BONARDI (1), D. COLOMBO (1), C. MISURACA (1), A. FUMAGALLI (1), EE. GUFFANTI (1)
Affiliations:
(1) INRCA IRCCS PNEUMOLOGIA RIBILITATIVA Casatenovo (LC) ITALY
Body:
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica degenerativa che richiede complete
valutazioni respiratorie. L' insufficienza respiratoria è infatti la causa più frequente di morte nei pazienti affetti
da SLA. Al fine di identificare elementi utili a prevenire l' insorgenza acuta dell' insufficienza respiratoria che
condurrebbe inevitabilmente all' intubazione con conseguente ventilazione meccanica invasiva e quasi
inevitabile successiva tracheotomia, particolare attenzione è stata dedicata allo studio della respirazione
notturna.
La nostra casistica si compone di 48 pazienti affetti da SLA, età media 57,4 (30-75) sottoposti a monitoraggio
cardiorespiratorio notturno.
37/48 pazienti (77%) presentavano AHI <10 eventi/h; 16/48 (33%) trascorrevano più del 20% del tempo di
registrazione con saturazioni <90%; 24/48 (50%) mostravano una media dei nadir di saturazione <90%.
Gli eventi respiratori notturni erano principalmente rappresentati da ipopnee di origine centrale.
Abbiamo successivamente suddiviso la casistica in pazienti che non presentavano segni di interessamento
bulbare (NB) (31%) e pazienti che presentavano invece chiari segni di interessamento blbare (B) (69%)
Fra i due gruppi non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nei parametri registrati:
- saturazione media notturna 93,4% nei NB vs 92,6% nei B;
- media dei nadir di saturazione 87,5 nei NB vs 86,4 nei B
- tempo trascorso con saturazioni <90% 18,8% nei NB vs 27,2% nei B
I dati appaiono in sintonia con quando riferito dalla letteratura internazionale: elevata variabilità della presenza
di disturbi respiratori durante il sonno nelle SLA ; presenza di AHI superiore a 10 in circa il 30% dei casi; non
correlazioni significative fra severità dei disturbi respiratori ed interessamento bulbare.
Pur considerando la complessità della patologia e l' apparente non significatività dei dati emersi dalla
valutazione della nostra casistica, riteniamo che la conoscenza precisa dell' andamento notturno dei parametri
respiratori sia di fondamentale importanza per la scelta del momento più utile all' inizio della ventilazione non
invasiva, attualmente unica possibile alternativa all' intubazione ed alla conseguente ventilazione invasiva per
via tracheostomica.
18
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
IPERTENSIONE LIEVE NELLA SLEEP APNEA: DANNO MICROCIRCOLATORIO
Authors:
O. Resta (1), MT. Seccia (1), R. Clemente (1), P. Carratù (1), E. Boniello (1), D. Longo (1), V. Specchia (1), P.
Nazzaro (1)
Affiliations:
(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università Bari Bari ITALY
Body:
Vari studi hanno dimostrato che la sleep apnea (OSAS), spesso associata all’ipertensione arteriosa, costituisce,
di per sè, un grave fattore di rischio cardiovascolare. Scopo del nostro studio è stato quello di riconoscere se
l’OSAS aggravasse il danno microcircolatorio in soggetti ipertesi. Un gruppo di 46 ipertesi essenziali di lieve
gravità non trattati, sottoposti a polisonnografia sono stati divisi in base al grado di OSAS (AIMS/AIPO: TST90:
tempo% a SaO2<90%; RDI: apnee+ipopnee per ore di sonno; EEP: sonnolenza diurna), in 2 gruppi, con simile
età (49±3 vs 53±2), abitudine al fumo e profilo metabolico. (m±s.e.*:p<0.5,**:p<0.1, ***:p<0.01)
n°
TST 90 RDI
PaO2 SaO2 EEP
OSAS1 21
0.90±0.43
8.5±1.7 88.4±2.9
96.5±0.3
9.6±1.3
OSAS3 26
38.3±5.1**
56.2±4.3***
77.6±2.7**
94.7±0.7*
13.2±1.2*
Quindi, sono stati sottoposti a monitoraggio ambulatorio pressorio diurno (day:08.00-22.00) e notturno
(night:24.00-06.00) ed antropoplicometria.
SBP/DBPday SBP/DBPnight BMI
BSA
Circ. collo
OSAS1 130±2/82±2
119±3/73±2
28.9±1.1
1.94±0.06
40±0.8
OSAS3 134±2/85±2
132±3/81±2** 35.7±1.7***
2.14±0.05**
44±0.8***
Mediante video capillaroscopia del campo medio periungueale del 2° e 4° dito e del terzo prossimale e distale
dell’avambraccio non dominante, è stato determinato l’indice di capillarizzazione (CAPIN=n/BSA), mentre la
capillarizzazione successiva alla congestione venosa (CVC), ed il successivo reclutamento (GAIN), evidenziano
l’entità del danno funzionale micocircolatorio.
CAPIN CVC
GAIN
OSAS1 17.3±0.9
51.2±2.2
14.1±1.7
OSAS3 15.2±0.6*
58.1±1.6*
20.3±1.2***
Nell’equazione della regressione multipla lineare per CAPIN e GAIN, quali variabili dipendenti, sono entrate
rispettivamente TST90 (&#61538;= -0.516**) e RDI(&#61538;=0.311**).
I risultati indicano che il grado di OSAS è associato a diminuita ossigenazione periferica e ridotta caduta dei
valori pressori notturni, riferibile questa, secondo vari Autori, ad un incremento del tono simpatico centrale.
Inoltre, i pazienti, presentano anche una ridotta capillarizzazione ed una rarefazione funzionale capillare che
possono rappresentare un incremento del rischio cardiovascolare.
19
Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO
Title:
LA SEVERITÀ DELLA SINDROME DA APNEE OSTRUTTIVE È ASSOCIATA CON ELEVATI LIVELLI DI
LEPTINA NELL’ESALATO CONDENSATO INDIPENDENTEMENTE DALL’OBESITÀ.
Authors:
D. Lacedonia (1), P. Carratù (1), GE. Carpagnano (2), MA. Ardito (1), G. Di Gioia (1), MP. Foschino (2), O.
Resta (1)
Affiliations:
(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Bari Bari ITALY, (2) MalattieApparato Respiratorio,
Università degli Studi di Foggia Foggia ITALY
Body:
Introduzione : i livelli di leptina sierica sono stati trovati più elevati in pazienti obesi con sindrome delle apnee
notturne (OSAS) che in pazienti obesi senza tale sindrome. Le concentrazioni di leptina nelle vie aeree non è
stata invece mai misurata.
Scopo dello studio: Valutare l’espressione di leptina nell’espettorato indotto e misurare i livelli di leptina
nell’esalato condensato e nel plasma di pazienti obesi con o senza OSAS.
Metodi: sono stati esaminati 4 gruppi di soggetti con le stesse caratteristiche antropometriche :1) 15 pazienti
obesi con OSAS (OO), 2) 8 pazienti non obesi con OSAS (NOO), 3) 10 pazienti obesi senza OSAS (ONO), 4)
10 soggetti non obesi senza OSAS, arruolati come gruppo controllo ( C ). L’espressione di leptina è stata
misurata nell’espettorato indotto con una tecnica immunocitochimica .
Risultati: le concentrazioni di leptina sono risultate più elevate nell’esalato condensato del gruppo OO(4.8±0.8
ng/ml) che nel gruppo NOO( 4.3±0.4 ng/ml, p<0.05) e ONO (4.3±0.4ng/ml, p<0.05). In tutti i gruppi sono state
misurate comunque, le concentrazioni maggiori che nel gruppo controllo(C) (p<0.01). Inoltre i livelli di leptina
correlavano positivamente con l’indice di apnea/ipopnea, con l’indice di massa corporea, con la circonferenza
dell’addome e del collo (p<0.01). I livelli di leptina nel plasma sono risultati più elevati nei soggetti obesi che nei
soggetti non obesi con OSAS ( 39.5±3.0 ng/ml vs. 32.2±4.7ng/ml, p<0.05). I livelli di leptina sierica correlavano
inoltre con l’indice di massa corporea ma non con l’indice di apnea/ipopnea. Infine i livelli di leptina nell’esalato di
soggetti con OSAS diminuivano dopo due notti di trattamento con CPAP nasale (p<0.05).
20
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
INDICI DELLA SCINTIGRAFIA DI VENTILAZIONE NELL'ASMA CORRELA CON GLI INDICI DI
FUNZIONALITA' DELLE GRANDI E PICCOLE VIE AEREE
Authors:
E. Polverino (1), E. Garbella (1), P. Fazzi (1), R. Albertelli (1), C. Spanu (1), A. Di Franco (1), P. Paggiaro (1)
Affiliations:
(1) Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Università di PIsa Pisa ITALY
Body:
Il coinvolgimento delle piccole vie aeree nell'asma e la scelta di indici funzionali specifici di tale fenomeno sono
ancora oggi temi irrisolti. Abbiamo studiato i parametri funzionali spirometrici e la distribuzione della ventilazione
polmonare eseguita con l'inalazione di microparticelle marcate con tecnezio radioattivo, in undici pazienti affetti
da asma lieve-moderato (VEMS: 53-112% del pred.). Tali pazienti, trattati regolarmente con cortisonici inalatori e
beta2-agonisti long acting, sono stati studiati dopo 24 ore di sospensione terapeutica in due giornate differenti,
dopo placebo o 200 mcg di salbutamolo inalato. Le misurazioni includevano: 1) CVF, VEMS, FEF50; 2) volume
di chisura (VC), capacità di chiusura (CC) e pendenza della curva di lavaggio dell'azoto (N2slope); 3) scintigrafia
da ventilazione. Sono stati misurati due indici scintigrafici, che escludono rispettivamente il 30% (INI30%) ed il
10% (INI10%) dei pixel misurati sull'area polmonare, in grado di rappresentare il grado di disomogenità dovuta
alle grandi e piccole vie aeree. Il VC è risultato misurabile solo in 3 pazienti dopo placebo e in 8 pazienti dopo
salbutamolo, verosimilmente per effetto della broncodilatazione, come dimostrano l'incremento di CVF (del
10%), VEMS (del 21%) e FEF50 (del 53%). Dopo il salbutamolo abbiamo anche osservato una tendenza
all'incremento della CC e della N2slope, un aumento significativo di INI10% (del 46%) e INI30% (del 143%). I
valori di VEMS e FEF50 osservati dopo placebo hanno mostrato una correlazione con INI10% e INI30%,
mentre i valori di CVF una correlazione con il solo INI10%. Simili correlazioni sono state osservate tra i
cambiamenti percentuali degli stessi parametri dopo salbutamolo. La CC dopo placebo ha mostrato una
correlazione significativa con INI10%, CVF e FEF50. Similmente, il cambiamento di CC dopo salbutamolo
correlava significativamente con il cambiamento percentuale di INI10%. I nostri risultati suggeriscono che il
calibro della grandi vie aeree influenza in maniera preponderante la distribuzione della ventilazione polmonare,
anche se una correlazione significativa è stata osservata tra i vari indici delle piccole vie aeree (FVC, FEF50,
CC, INI10%).
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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON INALAZIONE DI OSSIGENO (OXYGEN-ENHANCED
MRI) NELLA VALUTAZIONE DELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA
Authors:
M. CIUFFREDA (1), GM. CORBO (1), F. MOLINARI (2), T. PIRRONTI (2), L. BONOMO (2), S. VALENTE (1)
Affiliations:
(1) Servizio di Fisiopatologia respiratoria, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY, (2)
Dipartimento di Radiologia, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY
Body:
LO SCOPO DELLO STUDIO E' DI DIMOSTRARE LA POSSIBILITA' DI UTILIZZARE LA RISONANZA
MAGNETICA
DEL
POLMONE
CON
L'INALAZIONE
DI
OSSIGENO(OXYGEN-ENHANCED
MRI)NELL'ATTIVITA' CLINICA.ABBIAMO VALUTATO LA RELAZIONE TRA L'OXYGEN-ENHANCED MRI E LA
FUNZIONALITA' POLMONARE IN UNDICI PAZIENTI, DI ETA'COMPRESA TRA I 39 ED I 58 ANNI,AFFETTI
DA BPCO E DIECI VOLONTARI SANI NON FUMATORI,DI ETA' COMPRESATRA I 24 ED I 36
ANNI.METODI.ENTRAMBI I GRUPPI HANNO EFFETTUATO UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE
RESPIRATORIA,CON LA MISURAZIONE DEI VOLUMI POLMONARI, DEI FLUSSI ESPIRATORI E DELLA
CAPACITA' DI DIFFUSIONE POLMONARE.E' STATA ESEGUITA SUI VOLONTARI SANI E SUI BPCO LA
RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO AD UNA FIO2 DEL
100%(MAGNETE DA 1,5 TESLA).MEDIANTE LA TECNICA DEL BREATH-HOLD SONO STATE ACQUISITE
LE IMMAGINI,TUTTE SU DI UN PIANO CORONALE,CON UNA SEQUENZA INVERSION RECOVERY
SINGLE-SHOT FAST SPIN ECHO(IR-SSFSE,TE=26,5 MSEC,TI=1200MS)SINCRONIZZATA CON IL CICLO
CARDIACO.UNA MAPPA COLORE DEL PARENCHIMA POLMONARE ATTIVATO E' STATA ESAMINATA
IMPIEGANDO UN SOFTWARE PER L'ANALISI DI CORRELAZIONE.IL RAPPORTO TRA LE AREE
POLMONARI ATTIVATE DALL'OSSIGENO E L'AREA TOTALE,OVVERO LA PERCENTUALE DI PIXEL
ATTIVATI SUI PIXEL TOTALI E' STATA CALCOLATA IN TUTTI I SOGGETTI (OAP%).IMPIEGANDO
L'ANALISI DI REGRESSIONE E IL TEST ANOVA SI E' STIMATA LA CORRELAZIONE TRA GLI INDICI DI
FUNZIONALITA' RESPIRATORIA E LE AREE ATTIVATE DALL'OSSIGENO(OAP%).RISULTATI.I PAZIENTI
AFFETTI DA BPCO HANNO UN VALORE DI OAP% SIGNIFICATIVAMENTE INFERIORE RISPETTO AI
SOGGETTI SANI DI CONTROLLO(60 VS 89 P<0.001).ABBIAMO EVIDENZIATO LE SEGUENTI
CORRELAZIONI:OAP% E KCO(R^2=0,63),OAP% E FEV1 ESPRESSO COME PERCENTUALE DEL
PREDETTO (R^2=0,80),OAP%E FEV1/VC (R^2=0,76)OAP% E RV/TLC RATIO (R^2=0,64).TUTTE LE
CORRELAZIONI SONO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVE(P<0,01).CONCLUSIONI.LE ALTERAZIONI
PARENCHIMALI DISTRETTUALI EVIDENZIATE DALLA RISONANZA MAGNETICA CON L'INALAZIONE DI
OSSIGENO CORRELANO CON LE MISURE OTTENUTE CON LE PROVE DI FUNZIONALITA'
RESPIRATORIA NEI SOGGETTI BPCO.PER QUESTA RAGIONE LA RISONANZA MAGNETICA DEL
POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO PUO' ESSERE UNA TECNICA DI IMAGING UTILE NELLA
VALUTAZIONE QUANTITATIVA E DISTRETTUALE DEL DANNO POLMONARE NEI SOGGETTI BPCO
PRINCIPALMENTE CON ENFISEMA POLMONARE.
22
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
IL RAGGIUNGIMENTO DELLA INTENSITA' TARGET DI ALLENAMENTO ALL'ESERCIZIO FISICO
GENERALE IN UN PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA IN PAZIENTI BPCO IN FASE
STABILE
Authors:
B. Vagaggini (1), S. Brogi (1), S. Antonelli (1), C. De Simone (1), A. Pagnini (1), C. Lazzereschi (1), E. Polverino
(1), S. Santerini (1), PL. Paggiaro (1)
Affiliations:
(1) Fisiopatologia Respiratoria Universitaria, Dipartimento Cardiotoracico Pisa ITALY
Body:
L'allenamento fisico generale rappresenta
il cardine della riabilitazione respiratoria nei pazienti con
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) in fase stabile di malattia. Esistono controversie sulla necessità
di raggiungere il target di esercizio valutato sulla base del test da sforzo cardio-respiratorio (CPT) iniziale, per
ottenere un reale beneficio dal Programma di Riabilitazione Respiratoria (PRR). Abbiamo valutato i risultati di un
PRR in un gruppo di 48 pazienti BPCO di grado moderato-severo (FEV1% 54.1+/-16.9) suddividendoli in due
gruppi : Gruppo 1, pazienti che durante il PRR avevano raggiunto il target di allenamento (l'80% del massimo
vattaggio ottenuto nel CPT) ; Gruppo 2, pazienti che non lo avevano raggiunto. Il Gruppo 1 era costituito dal
38% dei 48 pazienti esaminati, e il Gruppo 2 dal 62%. Tutti i pazienti eseguivano un PRR ambulatoriale della
durata di 8 settimane con 2 sedute di allenamento settimanali in palestra supervisionate dal fisioterapista e altri
tre giorni di allenamento domiciliare. Ogni seduta aveva una durata di 1 ora , 30 minuti di allenamento su
cicloergometro e 30 minuti di allenamento degli arti superiori . Prima e dopo il PRR i pazienti eseguivano le
seguenti valutazioni: CPT, test del cammino in 6 minuti (6MWT), misurazione della massima pressione dei
muscoli inspiratori ed espiratori (MIP e MEP), endurance degli arti inferiori e superiori, misurazione della qualità
della vita mediante il SGRQ.Entrambi i gruppi ottenevano un miglioramento nella tolleranza allo sforzo in termini
di wattaggio raggiunto nel CPT finale rispetto all'iniziale ( Gruppo 1 : 73.3+/-26.8 watts pre-PRR vs 85.4+/-24.7
watts post-PRR, p<0.05; Gruppo 2: 74.9+/-21.5 watts pre-PRR vs 81.9+/-20.8 watts post-PRR, p<0.05), nella
forza dei muscoli inspiratori ( Gruppo 1: 67.9+/-26.3 cmH2O pre-PRR vs 81.1+/-28.3 cmH2O post PRR, p<0.05;
Gruppo 2, 54.2+/-18.8 cmH2O pre-PRR vs 61.6+/-17.7 cmH2O post PRR, p<0.05). I pazienti del Gruppo 2
ottenevano inoltre um miglioramento del percorso eseguito con il 6MWT ( 416.8+/-19.5 mt pre PRR vs 473.2+/17.9 mt post PRR, p<0.05) e nel punteggio totale del SGRQ (51.9+/-15.3% pre PRR vs 45.9+/-14.4 % post
PRR, p<0.05). In conclusione anche i pazienti con BPCO che non raggiungono la intensità target di
allenamento migliorano dopo un PRR
23
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
VALORI DI RIFERIMENTO PER IL TEST DA SFORZO CARDIO-RESPIRATORIO: IMPORTANZA
DELL'ATTIVITA' FISICA ABITUALE
Authors:
G. Forte (1), M. Andreani (1), F. Baldari (1), R. Cinicia (2), D. Oddi (2), L. Fuso (1), MG. De Rosis (1), R. Pistelli
(1)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY
Body:
Il test cardiorespiratorio (TCR) permette di misurare la performance dell'organismo umano sottoposto ad un
esercizio muscolare. In fisiologia clinica, il test è generalmente eseguito applicando carichi di lavoro
progressivamente più elevati al fine di misurare la performance sottomassimale e massimale dell'organismo. La
corretta interpretazione dei risultati del TCR è basata sul confronto fra i risultati ottenuti e i risultati attesi per ogni
singolo soggetto. In letteratura esistono pochi lavori che forniscano dati di riferimento per le principali variabili
misurate nel TCR, raccolti su piccoli gruppi di soggetti, utilizzando protocolli diversi per applicazione del carico
di lavoro e per ergometri. Questa disomogeneità rende inappropriata una elaborazione mataanalitica dei dati
della letteratura al fine di ottenere valori predetti più affidabili. Infine, i gruppi di soggetti studiati non includono,
se non occasionalmente, soggetti in età avanzata e non sono noti dati di riferimento ottenuti nell'area
mediterranea.
Riportiamo una elaborazione preliminare dei dati di uno studio volto a definire valori di riferimento per il TCR in
un gruppo di soggetti volontari, valutando 20 maschi e 20 femmine per ogni intervallo di 10 anni compreso fra 20
e 80 anni. Lo studio prevede la ripetizione del TCR su cicloergometro e treadmill in giorni separati in ordine
randomizzato con l'applicazione di protocolli standardizzati a raggiungere il picco di VO2 fra 8 e 12 minuti
dall'inizio del carico. Abbiamo finora studiato 90 soggetti (31 femmine), nel range 19-72 anni. Trenta soggetti
erano completamente sedentari, 42 svolgevano un'attività fisica amatoriale di moderata entità, 18 una attività più
intensa di ciclismo amatoriale. I dati presentati si riferiscono al solo test su cicloergometro.
Un'attività fisica amatoriale di lieve entità aumenta significativamente il valore predetto di picco di VO2: +0.270
litri (LF 95% 0.110-0.431). Un'attività fisica amatoriale di entità più elevata (ciclismo) modifica competamente il
valore predetto di picco di VO2: +1.195 litri (LF 95% 0.851 1.538).
Essendo questi dati aggiustati per età in modelli multivariati, risulta evidente la necessità di elaborare modelli
predittivi che tengano conto dell'attività fisica abituale dei soggetti, che risulta essere una variabile fondamentale
finora ignorata nella predizione dei valori di riferimento per il TCR.
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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
EQUAZIONI DI RIFERIMENTO PER LA CAPACITA' INSPIRATORIA (IC) DERIVATE DA UN CAMPIONE DI
POPOLAZIONE GENERALE ITALIANA
Authors:
F. Pistelli (1, 3), M. Bottai (2), L. Carrozzi (1, 3), A. Celi (1), F. Di Pede (1, 3), S. Baldacci (3), G. Viegi (3)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Univ. di Pisa Pisa ITALY, (2)
Arnold School of Public Health, Univ. of South Carolina Columbia (SC) USA, (3) Unità di Epidemiologia
Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica CNR Pisa ITALY
Body:
Scopo: derivare equazioni di riferimento per IC, volume di riserva inspiratoria (IRV) e volume di riserva
espiratoria (ERV) in soggetti <normali> partecipanti alla seconda indagine epidemiologica trasversale condotta
nel 1988-91 nell'area del delta del Po. Metodi: 146 maschi (età 8-65 anni) e 267 femmine (età 8-73 anni) sono
stati definiti come <normali> se riferivano, al questionario standardizzato CNR, l'assenza di pregressi/attuali:
sintomi respiratori; malattie cardiorespiratorie e neurologiche; ipertensione; malattie respiratorie infantili; storia di
fumo attivo (compreso quello occasionale); rinite allergica; esposizione occupazionale; infezioni respiratorie
recenti. Sono stati applicati, separatamente per maschi e femmine, modelli di regressione lineare, con IC, IRV e
ERV come variabili dipendenti. Le variabili indipendenti comprendevano l'altezza ed il Body Mass Index (BMI)
come termini polinomiali quadratici, e l'età come termine spline cubico naturale con due breakpoint interni.
Risultati: sono stati derivati coefficienti di regressione che consentono il calcolo di valori di riferimento basati su
sesso, età, altezza e BMI. Il limite inferiore di normalità (95esimo percentile) per IC, IRV e ERV era,
rispettivamente 81%, 64% e 56% nei maschi, e 76%, 63% e 48% nelle femmine. Conclusioni: la disponibilità di
equazioni di riferimento per IC, IRV ed ERV, derivate da un campione di popolazione generale con un ampio
intervallo di età, può aumentare le strategie interpretative dei test di funzione respiratoria. Le equazioni così
derivate sono continue su l'intero intervallo d'età studiato e comprendono il BMI come predittore statisticamente
significativo dei parametri di funzione respiratoria considerati.
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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1
Title:
L EFFETTO BRONCODILATATORE DELL INSPIRAZIONE PROFONDA DECRESCE CON LA GRAVITA
DELL ASMA
Authors:
N. Scichilone (1), S. Soresi (1), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Medicina Generale e Pneumologia,Università di Palermo ITALY
Body:
Premessa: L inspirazione profonda (IP) induce dilatazione delle vie aeree nei soggetti esenti da patologie
respiratorie in virtù delle forze di interdipendenza del polmone. L effetto broncodilatatore dell IP risulta
variamente compromesso nei pazienti con asma. Ciò ha permesso di ipotizzare che l attenuazione di tale
funzione broncodilatatrice concorra alla patogenesi dell ostruzione bronchiale. Obiettivo: Lo studio è stato
condotto per valutare l esistenza di una associazione tra il grado di compromissione dell effetto broncodilatatore
dell IP e la gravità dell asma. Metodi: 36 asmatici consecutivamente reclutati, in fase stabile di malattia, sono
stati suddivisi in tre gruppi: gruppo A: asma lieve intermittente; gruppo B: asma lieve persistente; gruppo C:
asma moderato-grave. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una valutazione clinico-funzionale, comprendente
il questionario per la valutazione della gravità dei sintomi e dell uso del salbutamolo, e la spirometria. Per
misurare l effetto broncodilatatore indotto dall IP è stato eseguito un test di broncoprovocazione con metacolina
(mch) in assenza di respiri profondi: immediatamente dopo l induzione di broncocostrizione (>15% di riduzione
della capacità vitale inspiratoria, IVC)) ciascun soggetto ha eseguito 4 IP, seguite immediatamente dalla
spirometria. L effetto broncodilatatore dell IP è stato ottenuto dal rapporto fra IVC post-IP e IVC post-mch (% di
broncodilatazione). Risultati: L effetto broncodilatatore dell IP diminuisce significativamente con la gravità di
malattia (gruppo A: 68±5.4%, gruppo B: 45±7.2%, gruppo C: 4±15.6%; media±SE, ANOVA p<0.0001). Sia la
gravità dei sintomi che la frequenza di utilizzo del salbutamolo correlano significativamente con l effetto
broncodilatatore dell IP (r=-0.42, p=0.01 e r=-0.47, p=0.004), ma non con il VEMS (r=-0.13, p=0.44 e r=0.10,
p=0.57) o il VEMS/CVF (r=0.10, p=0.56 e r=0.12, p=0.49). Conclusione: I risultati dello studio suggeriscono che l
attenuazione della funzione broncodilatatrice dell IP contribuisca alla gravità dei sintomi ostruttivi. La misura dell
effetto broncodilatatore dell IP sembra offrire una maggiore sensibilità della spirometria nella determinazione
della gravità di malattia.
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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
PATTERN VENTILATORIO AL PICCO DI ESERCIZIO IN SOGGETTI OBESI
Authors:
B. Farabollini (1), M.C. Braschi (1), A. Nicolai (2), F. Bonifazi (1)
Affiliations:
(1) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (2) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (3)
SOD Dietetica e Nutrizione Clinica, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (4) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti
Ancona ITALY
Body:
Introduzione: Nei soggetti obesi non sono ben noti gli effetti dell'aumentata massa corporea sulla ventilazione in
corso di esercizio.
Obiettivo: Valutazione della risposta ventilatoria all'apice dell'esercizio fisico in soggetti obesi in relazione a) agli
indici di massa (BMI) e composizione corporea (% massa grassa -FM%, e % massa priva di grasso -FFM%), b)
al grado di dispnea riferito dal paziente (scala di Borg).
Metodi: 57 soggetti (M/F: 40/17; età: 41+/-12), con differente grado di obesità (BMI: 37+/-6; FM%: 40 +/-8;
FFM%: 60+/-8) sono stati sottoposti a valutazione della composizione corporea mediante bioimpedenziometria;
successivamente, all'apice di un test da sforzo cardiopolmonare di tipo massimale con cicloergometro, sono stati
valutati i seguenti parametri: VE, VT, Fr, Ti, Te e grado di dispnea.
Risultati: All'apice dell'esercizio, l'aumento del FM% correla inversamente con VE (r:-0,32 p:0,01), VT (r:-0,34
p:0,009), VT/IC (r:-0,42 p:0,001) e VT/Ti (r:-0,38 p:0,004) e positivamente con Fr/VT (r:0,47 p:0,002) e Ti/Ttot
(r:0,31 p:0,02). Speculare la correlazione fra FFM% e i suddetti parametri: VE (r:0,32 p: 0,01), VT (r:0,34 p:
0,009), VT/IC (r:0,42 p:0,001) VT/Ti (r:0,38 p:0,004), Fr/VT (r:-0,47 p:0,002) e Ti/Tot (r:-0,31 p:0,02).
Il BMI correla negativamente con VT/IC (r:-0,53 p:0,0001); il grado di dispnea correla positivamente con Ti/Tot
(r:0,34; p:0,01).
Discussione: Nei soggetti obesi all'apice dell'esercizio si evidenziano all'aumentare del FM% un valore di VE
minore, un pattern ventilatorio maggiormente tachipnoico e un minor utilizzo del VT. All'aumento del Ti/Tot,
corrisponde un flusso inspiratorio medio (VT/Ti) ridotto, misura questa che riflette il driver respiratorio centrale. Il
grado di dispnea correla con la durata della fase inspiratoria.
Si può concludere che nei soggetti con maggior adiposità il pattern ventilatorio adottato all'apice dell'esercizio
fisico esprime la fatica dei muscoli respiratori, che contribuisce a limitare la tolleranza allo sforzo.
27
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
PROMOZIONE DELLA ATTIVITA’ FISICA DOMICILIARE IN PAZIENTI OBESI: STUDIO RANDOMIZZATO E
CONTROLLATO
Authors:
R. Tumiati (1), T. Bellantone (1), B. Serri (1), C. Cilione (1), E. Zanasi (1), S. Costi (2), E.M. Clini (1,2)
Affiliations:
(1) Ospedale Villa Pineta - Dpt.Riabilitazione Pavullo (MO) ITALY, (2) Università di Modena-Reggio Emilia
Modena ITALY
Body:
La promozione e il mantenimento di una adeguata fitness rappresenta un importante obiettivo per un intervento
sanitario rivolto ai pazienti obesi di varia gravità. Tuttavia ancora scarse sono le informazioni sul ruolo che, da
questo punto di vista, un intervento educazionale può svolgere sui pazienti nella vita quotidiana al proprio
domicilio.
Per tale motivo abbiamo realizzato uno studio della durata di 1 anno in pazienti obesi (BMI superiore a 30, età
compresa fra 25 e 65 anni) reduci da un programma di riabilitazione ospedaliera multidisciplinare della durata di
1 mese e idonei a proseguire attività fisica attiva al domicilio. Al momento della dimissione dal programma
ospedaliero (T0) I pazienti sono stati randomizzati per ricevere un intervento educazionale strutturato di attività
fisica giornaliera (cammino, esercizi di forza agli arti e al tronco con documentazione e istruzioni scritte) a
domicilio (gruppo Intervento) o una istruzione generale sul ruolo della attività fisica a domicilio senza documenti
e istruzioni aggiuntive (gruppo Controllo).
Rappresentano misure specifiche di outcome il tempo (minuti) e il consumo calorico (METS) rilevati durante il
test dei 2-km (WT), e il tempo massimo (secondi) raggiunto nella effettuazione di ripetizioni consecutive
rispettivamente di flessioni addominali (AB), distensioni pettorali (PD) ed estensioni del quadricipite (QE). Tutte
le misure sono state registrate in entrambi i gruppi a T0 e ogni 3 mesi (T3, T6, T9, T12) fino al termine del followup.
I dati parziali attualmente disponibili su 22 pazienti (Intervento n=9, BMI 39±7; Controllo n=13, BMI 41±9) hanno
mostrato un significativo (p <0.05) e progressivo incremento di METS (+13%), AB (+41%) PD (+24%) e QE
(+116%) nel gruppo Intervento ma non nel gruppo Controllo.
I risultati ottenuti ci permettono dunque di prevedere la fattibilità e la utilità di un intervento educazionale
strutturato al domicilio, della durata di 1 anno, al fine di promuove la fitness individuale in pazienti obesi
selezionati.
28
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
INDICATORI FUNZIONALI DI
BRONCHIALE.
TOLLERANZA ALLO
SFORZO
IN
PAZIENTI CON OSTRUZIONE
Authors:
G. Catapano (1), F. Mannucci (1), C. Bauleo (1), C. Carli (1), E. Fornai (1), G. Nassi (1), R. Prediletto (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY
Body:
Sebbene la misura dell'ostruzione bronchiale sia un buon indice predittivo di prognosi e mortalità per BPCO non
sembra correlare con la qualità della vita condizionata dalla dispnea e tolleranza allo sforzo. Tale limite inficia
una efficace gestione terapeutica che ha come principale obiettivo il miglioramento della performance fisica. In
questa ottica abbiamo ricercato eventuali indicatori funzionali respiratori capaci di predire l'entità della limitazione
allo sforzo. Sono stati indagati 28 pazienti con BPCO per criteri clinici, funzionali a riposo (spirometria, diffusione
polmonare, gradienti alveolo-arteriosi di O2) e da sforzo (cinetica degli scambi gassosi, curve flusso/volume
dinamiche). Tutti presentavano di base flusso limitazione espiratoria, ostruzione bronchiale (FEV1 60±16%pred;
FEV1/VC 66±16%pred ) ed alterazioni degli scambi gassosi (DLCO%=70±18%pred, A-aO2=27±9mmHg).
Rispetto ad i principali parametri di ostruzione bronchiale è stata osservata una più alta correlazione fra indici di
insufflazione (CI/TLC) ed air trapping (FRC/TLC, RV/TLC) con il grado di dispnea (p=.007), di ridotta tolleranza
allo sforzo (r=.67,p=.003 per VO2%max pred) e di inefficienza ventilatoria (r=.81,p<.0001 per VA/VE%,
r=.79,p<.0001 per VD/VT), misurati al picco dell'esercizio. Tra i parametri di scambio gassoso solo il DLCO% ha
mostrato una correlazione significativa (r=.53,p=.04 per VO2%max pred; r=.54,p.04 per VA/VE% peak). Inoltre,
è stata evidenziata una relazione fra indici di tolleranza allo sforzo, grado di dispnea (p=.01) ed efficienza
ventilatoria (r=.76,p<.0001). Contrariamente agli indici di ostruzione bronchiale, i parametri funzionali di
insufflazione ed air trapping, si sono rivelati importanti predittori di capacità all'esercizio, riflettendo
adeguatamente l'efficienza ventilatoria nei pazienti con BPCO. Ne consegue il loro possibile ruolo nel monitorare
l'efficacia della terapia sulla performance fisica e quindi qualità della vita in questa categoria di pazienti.
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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE DI SCAMBIO DEI GAS RESPIRATORI DOPO IMMERSIONE IN APNEA
Authors:
G. Catapano (1), E. Fornai (1), C. Carli (1), R. Bedini (1), D. Poli (2), R. Prediletto (1)
Affiliations:
(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY, (2) Zan-Morgan Italia Ferraris
Respiratory Europe Bologna ITALY
Body:
E' stato dimostrato come lo stress sulla parete capillare si verifichi per pressioni transmurali di circa 7x10 alla
quinta dyn/cm2 fino ad arrivare ad un punto di rottura con conseguente distruzione della barriera alveolocapillare. Questo drammatico scenario può verificarsi in condizioni di elevata pressione idrostatica come durante
immersioni in apnea e può spiegare i sintomi (emottisi, tosse e dispnea) riferiti da alcuni apneisti che si
immergono oltre i 30 mt di profondità. Per valutare l'ipotesi che durante immersione vi sia un importante
incremento del volume di sangue intravascolare polmonare ed una riduzione dei volumi polmonari, fattori che
contribuirebbero allo stimolo meccanico sulla barriera alveolo-capillare, abbiamo misurato la capacità di
diffusione polmonare (DLCO) in dieci apneisti professionisti immediatamente prima e dopo immersione a 30 mt
di profondità a differenti intervalli di tempo (dopo 2', 10' e 25'). Tutti erano esenti da comorbidità cardiopolmonari
e presentavano indici di volumetria polmonare (FEV1 120±9%pred., FEV1/VC 99±6%pred., RV/TLC
104±11%pred.) e di diffusione (DLCO 119±18%pred., DLCO/VA 85±9%pred.) nella norma. Quando comparati
con i valori basali, il DLCO misurato nei primi 2 minuti dopo immersione risultava aumentato in media del 24%
(DLCOpre 119±18%pred. vs DLCOpost 143±23%pred.; p.004) e in due casi di oltre il 50%. Al contrario non si
sono evidenziate modificazioni della misura del volume alveolare (VApre 8±0,7 L vs VApost 8±0,8 L). Il ritorno
del DLCO ai valori basali si è avuto nell'arco di 25 minuti ad eccezione di due soggetti nei quali è risultato
eccessivamente aumentato (DLCOpre 128%pred. vs DLCOpost 198%pred.). In uno di questi si sono manifestati
segni clinici e di imaging indicativi di sindrome da distress respiratorio con valori di DLCO ritornati nella norma
solo dopo 5 giorni. Questi risultati avvalorano l'ipotesi di un incremento di flusso ematico e di volume
intravascolare durante immersione con conseguente elevata pressione media in arteria polmonare ed
incremento del pooling di sangue che possono precedere i segni di emorragia polmonare e che possono essere
evidenziati da un incremento della capacità di diffusione. Sono necessari ulteriori studi per migliorare le
conoscenze di questi fenomeni al fine di valutare le possibili ripercussioni in questa pratica sportiva.
30
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
USO DI TECNICHE GIS PER L’ANALISI DELL’ ASSOCIAZIONE TRA ESPOSIZIONE AD AEROSOL
MARINO E PREVALENZA DI ASMA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE ADULTA DI LIVORNO
Authors:
I. PERETTI (1), S. BALDACCI (1), R. DELLA MAGGIORE (2), F. MARTINI (1), D. NUVOLONE (2), A. STORTINI
(3), G. VIEGI (2)
Affiliations:
(1) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA - CNR PISA ITALY, (2) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE
DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' - CNR PISA ITALY, (3) UNIVERSITA' CA' FOSCARI VENEZIA
ITALY
Body:
Background: lo studio utilizza i dati dell'indagine multicentrica ISAYA (Italian Study on Asthma in Young Adults,
1998-2000) mirata a valutare gli effetti del clima e dell'inquinamento atmosferico sulla prevalenza di asma, in un
campione di popolazione giovane adulta (n=18.873, età 20-44 anni).
Obiettivo: analizzare una possibile relazione tra esposizione ad aerosol marino e prevalenza di asma nel
campione di popolazione di Livorno.
Metodi: utilizzando tecnologia GIS (Geographical Information Science), i soggetti intervistati sono stati georiferiti
sul territorio secondo l'indirizzo di residenza (1100 punti). L'area di studio è stata classificata in tre zone
omogenee per esposizione ad aerosol marino: 0-300m dalla linea di costa (alta esposizione), 300-1000m (media
esposizione) e >1000m (controllo). Dalla sovrapposizione del layer di punti con la zonizzazione del territorio è
stata ottenuta la classificazione dei soggetti in 3 gruppi caratterizzati da un decrescente grado di esposizione
all'aerosol marino all'aumentare della distanza dell'abitazione dalla linea di costa.
È stata valutata anche la vicinanza alle principali fonti di inquinamento atmosferico (centrale termoelettrica,
inceneritore e zona industriale). In questo secondo modello i soggetti sono stati classificati in 4 gruppi secondo i
seguenti criteri: esposizione combinata ad aerosol ed emissioni industriali, esposizione ad aerosol, esposizione
alle emissioni industriali, controllo.
Risultati: le analisi logistiche multivariate (fattori indipendenti considerati: età, abitudine al fumo e posizione
lavorativa) evidenziano effetti significativi dovuti al vivere vicino al mare (entro 300m dalla linea di costa) per
attacchi di asma nelle femmine (relazione emersa sia con la prima sia con la seconda classificazione,
rispettivamente OR=3.75, 95%IC 1.34-10.48 ed OR=4.51, 95%IC 1.44-14.12). Con la seconda classificazione,
nelle femmine, l'esposizione combinata all'aerosol e all'inquinamento industriale è risultata associata all'asma
grave (OR=3.44, 95%IC 0,.91-12.93, borderline) e alla costrizione toracica (OR=2.52, 95%IC 1.04-6.12); vivere
nella zona di esposizione al solo inquinamento industriale è significativamente associato a tosse ed espettorato
cronici.
Conclusioni: lo studio ha evidenziato la presenza di associazioni significative tra esposizione ad aerosol e
prevalenza di asma; d'altra parte i diversi effetti associati all'esposizione alle emissioni industriali (tosse ed
espettorato) indicano azioni indipendenti sull'apparato respiratorio con meccanismi patologici diversi.
31
Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2
Title:
DECADIMENTO DINAMICO DELLA M.I.P. DURANTE TEST DEL CAMMINO NEI PAZIENTI CON SEVERA
BPCO
Authors:
P.G. SCHIAVONI (1), S. MAIRANI (1), S. PULICI (1)
Affiliations:
(1) OSP.S.GIUSEPPE U.O M.RIABIL MILANO ITALY
Body:
Razionale :nei pazienti BPCO dispnea e ridotta tolleranza allo sforzo hanno una origine multifattoriale. La ridotta
capacita' di esercizio è principalmente legata alla limitazione del flusso espiratorio;tuttavia risulta sempre piu'
evidente in letteratura che una eccessiva compromissione della muscolatura inspiratoria possa contribuire alla
limitazione di esercizio e alla dispnea.
Materiali e metodi : per individuare la potenziale fatica muscolare inspiratoria abbiamo misurato la pressione
inspiratoria (MIP) a riposo e al temine del test del cammino 6 min.e fino al 5° min.di recupero in 12 pazienti
affetti da severa COPD in fase di stabilità clinica. Età:68+-4; FEV1:43,6 %+_19,4; FVC:46;9%+-15,8;
PaO2:76,2+-10,3;PaCO2:46,7+-10,2. Tutti i pazienti completano il test del cammino con variazioni della dispnea
da BORG: 2 a BORG :7+- 2 al termine dell'esercizio.
Risultati: la saturazione media al termine dell' esercizio è stata di 92%+-2.
La MIP basale è risultata: -59,2cm H2O+-13,7;
MIP al 1° min. di recupero:-45,4+-12,3; MIP al 2°mi n.:44,1+-10,4; MIP al 3° min :49+-11,7; MIP al 4°mi n.:50,7+-8
;MIP al 5° min.di recupero:59+-9.
Abbiamo registrato al termine dell' esercizio una caduta della MIP con massima
deflessione al 2° minuto ( DELTA:-25,9%)(p 00,1) e ripristino dei valori basali entro
il 5° minuto di recupero.
Conclusioni:Il monitoraggio della MIP dopo sforzo è una misurazione semplice, che non richiede
apparecchiature sofisticate e puo'dare informazioni sulle relazioni
esistenti tra riserva muscolare inspiratoria e dispnea. La misurazione sequenziale
prima e dopo test da sforzo submassimale (test cammino 6 min.) in pazienti BPCO III -IV GOLD potrebbe
essere utile per riconoscere i malati piu' suscettibili
di evolvere in insufficienza ventilatoria manifesta e quindi graduare gli interventi terapeutici e riabilitativi mirati al
recupero e al supporto della muscolatura respiratoria.
32
Topic: CLINICA
Title:
RUOLO DELLA ANALISI BIOIMPEDENZIOMETRICA NELLA VALUTAZIONE DELLO STATO
NUTRIZIONALE DEI PAZIENTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)
Authors:
A. Fumagalli (1), D.A. Colombo (1), C. Misuraca (1), D. Bonardi (1), E.E. Guffanti (1)
Affiliations:
(1) INRCA IRCCS Casatenovo ITALY
Body:
Il BODE (B.R.Celli, N Engl J Med 204;350:1005-12) è un indice predittivo di sopravvivenza nei pazienti
broncopneumopatici cronici risultante dalla combinazione di quattro fattori: indice di massa corporea (BMI),
FEV1, scala della dispnea (MMRC) e distanza percorsa durante il test del cammino. Riteniamo tuttavia che il
BMI presenti una serie di limitazioni nella descrizione dello stato nutrizionale dal momento che tale
determinazione non fornisce informazioni qualitative relative alla composizione corporea. Abbiamo pertanto
valutato la composizione corporea di 55 pazienti affetti da BPCO mediante analisi bioimpedenziometrica. Il
nostro gruppo di studio era costituito da 41 uomini e 14 donne con età media di 67 anni (± 8) affetti da BPCO
(stadio III-IV GOLD) ricoverati presso la nostra UO per essere sottoposti ad un ciclo di fisiochinesiterapia
respiratoria. Mediante analisi bioimpedenziometrica abbiamo determinato la quantità di massa grassa e massa
magra e acqua intra ed extracellulare.
Solo 11 pazienti (20%) presentavano un BMI<21 mentre i restanti 44 avevano un BMI>21. Quando abbiamo
analizzato la composizione corporea, abbiamo osservato che un solo paziente aveva una massa magra normale
mentre i restanti 54 soggetti presentavano una massa magra patologicamente ridotta. Questo sembra
avvalorare che pazienti dotati di un normale peso corporeo possono presentare ridotti depositi muscolari
individuabili solo utilizzando analisi bioimpedenziometrica. Abbiamo inoltre osservato una correlazione diretta tra
la massa magra e la distanza percorsa durante il test del cammino.
Riteniamo pertanto che la analisi bioimpedenziometrica rappresenti un esame rapido, non invasivo, di basso
costo e sufficientemente riproducibile, che può essere utilizzato per meglio valutare lo stato nutrizionale dei
pazienti affetti da BPCO. La composizione corporea appare maggiormente correlata rispetto al BMI alla
efficienza muscolare, inoltre la massa magra sembra essere più predittiva rispetto al BMI della sopravvivenza di
tali pazienti. La analisi bioimpedenziometrica infine può fornire una serie di informazioni utili per elaborare un
programma riabilitativo specifico ed individualizzato.
33
Topic: CLINICA
Title:
MORBIDITÀ E MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI CON BPCO
Authors:
F. Di Stefano (1), N. Verna (2), L. Di Giampaolo (2), M. Di Gioacchino (2)
Affiliations:
(1) Medicina Respiratoria, Ospedale G. Bernabeo, AUSL Chieti Ortona ITALY, (2) Dipartimento di Medicina
Interna, Unità di Allergologia e Fisiopatologia Respiratoria, Università G. d' Annunzio Chieti ITALY
Body:
Obiettivo dello studio è stato stimare i tassi di ospedalizzazioni e di mortalità per cause cardiovascolari in
pazienti con BPCO rispetto alla popolazione generale. Una coorte di 172 pazienti di età compresa tra 50 e 80
anni ricoverata nel nostro ospedale per BPCO è stata arruolata e seguita per un periodo medio di 28.4 mesi.
All’arruolamento dei pazienti è stato calcolato l’indice di BODE (indice di massa corporea, ostruzione delle vie
aeree, dispnea e capacità d’esercizio), l’ABI (“ ankle brachial index ”, rapporto tra la pressione arteriosa sistolica
misurata con metodica doppler nella caviglia a livello della arteria tibiale posteriore e quella misurata con la
stessa metodica nel braccio a livello dell’arteria brachiale) e la FMD ( vasodilatazione flusso mediata dell’arteria
brachiale). L’ABI e l’FMD sono dei marker di aterosclerosi generalizzata, anche se subclinica, e di disfunzione
endoteliale.
Si sono avute più ospedalizzazioni per patologie cardiovascolari (305, 59.1%) che per riacutizzazione di BPCO
(211, 40.9%). Tra le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco ha rappresentato la più frequente causa
di ospedalizzazione (213 su 305, 69.8%) e l’ischemia cardiaca e lo stroke la più frequente causa di morte (15 su
21, 71%). Usando dei modelli di analisi di regressione abbiamo verificato che l’indice di BODE, l’ABI e l’FMD
erano migliori indici predittivi di ospedalizzazione rispetto al solo FEV1 o al sistema di stadiazione definito dal “
Global Iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease “, considerando sia le ospedalizzazioni complessive che
per sole patologie cardiovascolari.
34
Topic: CLINICA
Title:
PROPOSTA DI UN PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER PAZIENTI CON BPCO RICOVERATI PER
RIACUTIZZAZIONE
Authors:
L. BARALLA (1), S. BROGI (1), C. DE SIMONE (1), S. ANTONELLI (1), F. COSTA (1), E. POLVERINO (1), B.
VAGAGGINI (1), P.L.. PAGGIARO (1)
Affiliations:
(1) Fisioterapia Respir. Univ. - Dipart. Cardio-Toracico Pisa ITALY
Body:
Durante i ricoveri per riacutizzazione di BPCO spesso si assiste ad una perdita acuta di autonomia nelle attività
della vita quotidiana. Una precoce riabilitazione (disostruzione bronchiale, riallenamento all'esercizio) potrebbe
essere utile per migliorare il decorso della riacutizzazione ed accelerare il recupero. Riportiamo la descrizione e i
risultati di una prima applicazione di un protocollo di riabilitazione respiratoria in pazienti con riacutizzazione di
BPCO che ha richiesto il ricovero in Pneumologia. Tutti i pazienti sono stati reclutati il giorno del ricovero o il
successivo, avviati a diversi programmi: A (il paziente non può tollerare la posizione seduta ed esegue solo
esercizi da supino); B (il paziente è in grado solo di muoversi intorno al letto ed esegue solo esercizi da seduto)
o C (il paziente è in grado di deambulare, anche con ausilio, per almeno 20 min). Tutti i pazienti eseguivano una
valutazione delle Attività dell Vita Quotidiana (AVQ: punteggio da 0 a 48) e test di esercizi dei muscoli respiratori
in 30 sec. Il gruppo B eseguiva Sit to Stand, mentre il gruppo C eseguiva il 6MWT. Si aveva progressione dal
gruppo A a B quando riescivano a stare seduti sul bordo letto per almeno 30 min e mostravano forza 3 al
quadricipite (estesione del ginocchio contro gravità); dal B al C quando vi era deambulazione almeno 20 metri
consecutivi ed eseguivano un 6MWT, anche con ausilio. Ogni gruppo si esercitava 30-45 min 2 volte al giorno
(una seduta con fisioterapista, una autonoma) con un programma di 4-6 esercizi per arti superiori ed inferiori per
i gruppi A e B. Il gruppo C si esercitava con cammino a velocità libera e durata crescente e un esercizio per arti
superiori con stessa durata e frequenza. Il miglioramento nella tolleranza all'esercizio era misurata con la
capacità di esercizio (Sit to Stand, 6MWT), il punteggio della dispnea (scala di Borg) e il questionario AVQ. I
risultati di questo programma sono stati valutati sui primi 22 pazienti trattati secondo questo protocollo e
mostrano l'efficacia di questo approccio riabilitativo che è utile per migliorare il decorso ed accelerare il recupero
clinico e funzionale.
35
Topic: CLINICA
Title:
L'EOSINOFILIA DELL'ESPETTORATO NON CORRELA CON LE CARATTERISTICHE CLINICHE E
FUNZIONALI IN ASMATICI GRAVI REFRATTARI
Authors:
E. GARBELLA (1), F.L. DENTE (1), S. CIANCHETTI (1), F. COSTA (1), A. DI FRANCO (1), E. MASINO (1), P.L.
PAGGIARO (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO CARDIO-TORACICO PISA ITALY
Body:
In 88 asmatici gravi refrattari (o di-difficile-controllo) sotto terapia con steroidi inalatori ad alta dose e beta2agonisti a lunga durata d'azione, valutati come tali dopo monitoraggio di almeno 3 anni, abbiamo misurato le
cellule infiammatorie nell'espettorato e vari parametri clinici e funzionali, al di fori di esacerbazioni di malattia. I
soggetti erano 55 femmine e 30 maschi, di cui 57 non fumatori, 5 fumatori e 26 ex-fumatori, l'età media era 57.9
anni, la durata di malattia 21.9 anni, 24 soggetti avevano atopia, nell'ultimo anno avevano avuto in media 3.1
esacerbazioni che avevano richiesto l'uso di steroidi per via generale. Un diario di 2 settimane mostrava un
punteggio totale dei sintomi di 16.2, e una variabilità media del PEF di 36.8%. Il FEV1 (%pred.) basale era
70.1% in media: in particolare, 21 soggetti avevano un valore sopra l'80%, 39 tra 60% e 80%, e 25 sotto 60%.
La mediana della percentuale di eosinofili e neutrofili nell'espettorato era alta, 6.2 e 50.5 rispettivamente ; in
particolare, 46 soggetti (61%) mostravano un valore di eosinofili nell'espettorato superiore al 2%. La percentuale
di eosinofili nell'espettorato non risultava correlata al FEV1 (r=0.09) nè ad altri parametri funzionali. Solo l'età
risultava distribuita differentemente: il gruppo dei soggetti senza eosinofilia mostrava una età inferiore rispetto
agli altri (54.0 anni vs 59.9, p<0.05), ma non abbiamo trovato differenze nell'età di insorgenza della malattia o
nella durata di asma o negli altri parametri clinici (n° cicli di steroidi per via generale nell'ultim o anno, punteggio
sintomi nel diario) o nei parametri funzionali (FEV1, variabilità del PEF) e infiammatori delle vie aeree (cellule
infiammatorie nell'espettorato). In conclusione, confermiamo che molti pazienti con asma grave refrattaria non
hanno eosinofilia nelle vie aeree, senza che questo sia associato a differenze nelle caratteristiche cliniche della
malattia.
36
Topic: CLINICA
Title:
UTILIZZO DELLA FUNCTIONAL INDEPENDENCE MEASURE (FIM) IN RIABILITAZIONE RESPIRATORIA
COME INDICE DELLA DISABILITA’ IN SOGGETTI CON GRAVE INSUFFICIENZA RESPIRATORIA (IR)
Authors:
G.L. Biscione (1), M. Pietrosanti (1), G. Crigna (1), A. Resedi (1), R. Gargano (4), K. Geraneo (1), V. Cardaci (2),
M. Imperiali (3), L. Ferri (2), A. Cesario (2/5), F. Pasqua (1)
Affiliations:
(1) Pneumologia Riabilitativa, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (2) Pneumologia Riabilitativa, IRCCS S.
Raffaele Roma ITALY, (3) Riabilitazione Neuromotoria, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (4)
Dipartimento di Statistica, Università di Messina Messina ITALY, (5) Chirurgia Toracica, Università Cattolica
Roma ITALY
Body:
In Riabilitazione è sempre più importante ricercare un indice della disabilità del paziente con IR. Scopo dello
studio è stato quello di valutare la efficacia della Riabilitazione Respiratoria inpatient (iRR) in soggetti con IR
utilizzando la scala FIM che nei reparti di riabilitazione neuromotoria è un valido ausilio nella valutazione del
grado di disabilita’ e del conseguente carico assistenziale, inteso come consumo di risorse sociali ed
economiche richiesto per raggiungere e/o mantenere una certa qualità di vita.
La FIM censisce 18 attività chiave della vita quotidiana, assegnando punteggi su 7 livelli che corrispondono, in
ordine crescente, a maggiori livelli di autosufficienza. Essa include 6 item quali: cura della persona (CP),
controllo sfinterico (CS), mobilità ed i trasferimenti (MT), locomozione (L), comunicazione (C) e capacità
relazionali/cognitive (CRC).
Abbiamo studiato 22 pazienti affetti da IR (età 70.36± 1.58, PO2 58.18 ± 7.63 mmHg, PCO2 46.82 ±
9.11mmHg) e li abbiamo sottoposti a iRR con: ricondizionamento all’esercizio fisico mediante cyclette, treadmill
e top, allenamento dei muscoli respiratori, disostruzione bronchiale, ventilazione meccanica non invasiva,
psicoterapia. Ad ogni paziente prima e dopo il ciclo venivano somministrati: la FIM, il MRC scale per la
valutazione della dispnea ed il SGRQ per la valutazione della qualita’ della vita e veniva praticato il 6-Minutes
Walking Test (6-MWT) per la valutazione della tolleranza allo sforzo. Dopo iRR si registrava un miglioramento
significativo per questi item della FIM: totale (p=0.000), CP (p=0.000), MT (p=0.006), L (p=0.000), le CRC
(p=0.027). Per gli altri outcomes i risultati erano: MRC (pre 14.32 ± 0.84; post 3.00± 1.15, p=0.000). SGRQ (%)
(pre 69.86± 4.62 ; post 46.50± 11.94, p=0.000) ; 6-MWT (pre 164.54± 98.63; post 214.32± 97.64, p=0.000).
Veniva inoltre osservata una correlazione inversamente significativa tra il MRC and FIM (r=-0.5042, p= 0.016).
Il nostro studio ha dimostrato in soggetti con IR che i benefici della iRR non si traducono solo nel miglioramento
della dispnea, della tolleranza all’esercizio fisico e della qualita’ della vita ma anche del grado di autonomia
funzionale espressa con la FIM il cui utilizzo è auspicabile, assieme agli altri outcomes, in pazienti con IR che
hanno alti costi socio-sanitari.
37
Topic: CLINICA
Title:
VALORE PROGNOSTICO DELLA PROTEINA C REATTIVA (PCR) NELLA BRONCOPNEUMOPATIA
CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)
Authors:
E. BALESTRO (1), U. PASTORE (1), F. DAL FARRA (1), G. ROSSI (1), S. CALABRO (1)
Affiliations:
(1) S.C. DI PNEUMOLOGIA, OSPEDALE S. BASSIANO BASSANO DEL GRAPPA ITALY
Body:
Numerosi studi sottolineano l'importanza dell'infiammazione sistemica nei pazienti con BPCO e la sua
associazione con elevati valori di PCR, marker di infiammazione sistemica. Mentre il significato prognostico della
PCR e' ampiamente documentato nelle malattie cardiache, il ruolo prognostico nella BPCO necessita di ulteriori
conferme.
Scopo: studiare la relazione tra PCR ad alta sensibilità e fattori prognostici già noti in soggetti con BPCO stabile,
stadio III-IV GOLD.
Metodi: abbiamo esaminato 33 soggetti con BPCO stabile (9F/24M;età:74±6) e grado di ostruzione moderatosevero (FEV1: 40±7%pred): 20 di questi con BPCO stadio III GOLD e 13 con stadio IV GOLD per la presenza di
insufficienza respiratoria cronica (PaO2: 55±4 mmHg). Le valutazioni effettuate includono: PCR ad alta
sensibilità, pack/years, numero di riacutizzazioni, BMI, prove di funzionalità respiratoria, emogasanalisi, test del
cammino, indice di dispnea (MMRC), BODE. Storia di cardiopatia ischemica assente. I soggetti sono stati
suddivisi in due gruppi in relazione ai valori di PCR>3 mg/L che rappresenta il valore oltre il quale si associa un
elevato rischio di attacchi cardiaci.
Risultati: il 66% dei soggetti ha valori di PCR> 3 mg/L, ugualmente distribuiti nei soggetti GOLD III e IV. BODE e'
aumentato significativamente sia nei soggetti con PCR> 3mg/L (p=0,008) che nei soggetti con PCR >10 mg/L
(p=0,008). I valori di PCR correlano con il BODE (p=0,0018; r=0,55). La PCR e' significativamente aumentata
nei pazienti con BODE da 7 a 10 (p=0,001), il piu' alto quartile che e' associato ad un alto rischio di mortalità.
Inoltre, i valori di PCR sono incrementati in modo significativo nei soggetti con iperinflazione (IC/TLC< 25%)
rispetto a quelli che hanno IC/TLC> 25% (p=0,003). Non ci sono differenze significative dei valori di PCR nei
soggetti con BPCO stadio GOLD III rispetto a GOLD IV.
Conclusioni: la PCR nei soggetti con BPCO stabile, stadio GOLD III e IV, presenta una associazione con il
BODE, noto fattore predittivo del rischio di morte per cause respiratorie. In aggiunta ad altri fattori, la PCR risulta
di utilità sia nel stabilire la prognosi che nel follow-up di pazienti con BPCO moderata-severa.
38
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
VALIDAZIONE DEL CUT OFF DEL TEST TUBERCOLINICO CUTANEO IN PAZIENTI BCG VACCINATI,
UTILIZZANDO IL TEST QUANTIFERON-TB GOLD
Authors:
R. Piro (1), G. Ferrara (1), A. Andreani (1), M. Meacci (2), B. Meccugni (2), I. Marchetti (2), M. Losi (1), L..
Richeldi (1)
Affiliations:
(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio - Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY, (2)
Laboratorio di Microbiologia e Virologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Modena ITALY
Body:
Background. La vaccinazione con BCG è diffusamente impiegata nel mondo ed è notoriamente una causa di
risultati falsamente positivi del test cutaneo tubercolinico (TCT). I cut off attualmente utilizzati per il TCT in
pazienti BCG vaccinati sono basati su valutazioni retrospettive di larghi studi di screening, ma non sono stati
validati utilizzando test più specifici. In questo studio abbiamo confrontato i risultati del TCT con quelli di un test
specifico per M. tuberculosis, il QuantiFERON-TB Gold (QFT-G), in un gruppo di soggetti vaccinati con BCG.
Metodi. Sono stati valutati i risultati del TCT e del QFT-G in tutti i pazienti testati nel periodo tra il novembre 2003
e l agosto 2005. La distribuzione dei test QFT-G positivi è stata studiata stratificando i risultati sulla base del
diametro del TCT, usando differenti valori di cut off.
Risultati. Sono stati testati con entrambi i test 711 pazienti: di questi, 131 (18,4%) erano vaccinati con BCG. Tra i
vaccinati, il tasso di QFT-G positivi è risultato significativamente maggiore nei pazienti con un TCT >=10 mm
(39,7% rispetto a 11,3% di quelli con TCT <10 mm, OR 5,2, p<0,001). Al contrario, utilizzando un cut off di 5 mm
non è stata identificata alcuna differenza (p=0,10). D altro canto, nei soggetti con un TCT compreso tra 5 e 10
mm, la percentuale di QFT-G positivi è risultata significativamente maggiore tra i soggetti non BCG vaccinati
rispetto a quella dei pazienti BCG vaccinati (51,1% e 12,8% rispettivamente; p<0,001).
Conclusioni. I risultati del test QFT-G, specifico per M. tuberculosis, supportano l uso di 10 mm come valido cut
off del TCT per la diagnosi di infezione tubercolare latente in soggetti BCG vaccinati.
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
DIAGNOSI IMMUNOLOGICA DELL'INFEZIONE DA M. TUBERCULOSIS IN PAZIENTI PEDIATRICI E HIV
POSITIVI: QUANTIFERON (QF)-TB GOLD
Authors:
I. Sauzullo (1), F. Mengoni (1), M. Lichtner (1), R. Rossi (1), C. Ajassa (1), M.C. Rizza (1), C.M. Mastroianni (1),
V. Vullo (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza Di Roma Roma ITALY
Body:
Introduzione: Nella diagnosi di infezione tubercolare l'uso dell'intradermoreazione tubercolina (TST) svolge
ancora un ruolo importante, ma questo test presenta bassa sensibilità e specificità in particolare nella
popolazione pediatrica e nei pazienti HV positivi. Nei soggetti HIV positivi l'immunodepressione determina una
progressiva perdita della risposta immunitaria, producendo così un aumento di falsi negativi. Nella popolazione
pediatrica tale diagnosi risulta particolarmente indaginosa sopratutto per la natura paucibacillare della malattia, a
cui si deve aggiungere l'evenienza di malattia dovuta a micobatteri non tubercolari (NTM). Numerosi studi hanno
dimostrato l'affidabilità del test TB-Gold nella diagnostica dell'infezione tubercolare. A tutt'oggi ci sono pochi dati
riguardanti i bambini e i pazienti HIV positivi.
Obiettivo:Valutare il ruolo del test TB-Gold in due popolazioni diverse:pazienti in età pediatrica e pazienti con
infezione da HIV.
Metodi: Sono stati analizzati 124 soggetti, 77 bambini di età compresa tra 1 e 14 anni e 47 HIV positivi. Il test
TB-Gol (Cellestis), effettuato su sangue intero, rileva la quantità di IFN-gamma prodotta dai linfociti T stimolati
con proteine specifiche di M. tuberculosis, ESAT-6 e CFP-10.
Risultati: Dei 47 pazienti HIV positivi, 8 (17%) sono risultati positivi al test (linfociti T CD4
Mediana+DS:195+54cell/mmc), 24(51%) negativi (365+54) e 15(31%) indeterminati (99+58). Gli 8 pazienti
positivi al test presentavano una tubercolosi attiva con conferma microbiologica/clinica. Nei 24 pazienti negativi
è stata successivamente formulata una diagnosi di patologia non tubercolare. In 15 pazienti il risultato del test è
stato indeterminato per mancata risposta al mitogeno.Dei 77 bambini analizzati, 29 (37%) sono risultati positivi,
di cui 21 con conferma microbiologica/clinica e 8 contatti; 27(35%) negativi e 21(27%) indeterminati per mancata
risposta al mitogeno o per elevato background nel test.
Conclusioni: I nostri dati dimostrano il possibile utilizzo del TB-Gold nelle due popolazioni in studio. Nei pazienti
HIV positivi l'analisi dei dati ha evidenziato che il risultato indeterminato del TB-Gold è correlato al basso numero
dei CD4, mentre nella popolazione pediatrica è correlato anche all'età. I test indeterminati sono risultati
compaibili con una risposta anergica e a differenza di un risultato negativo al TST non interrompono l'iter
diagnostico, infatti in 6 HIV positivi e 3 bambini è stata successivamnete diagnosticata un'infezione tubercolare
40
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
NUOVI STRUMENTI NELLA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI, ESPERIENZA PEDIATRICA
Authors:
C. RUSSO (1), D. MENICHELLA (1)
Affiliations:
(1) OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU ITALY
Body:
Introduzione.Il gold standard per la diagnosi di tubercolosi è, a tutt’oggi, la dimostrazione di colture positive di
micobatteri nei diversi liquidi biologici. Questo può non essere sempre possibile nei bambini, soprattutto per la
natura paucibacillare della malattia. L’obiettivo di questo lavoro è di valutare l’idoneità del nuovo test
QuantiFERON-TB gold come metodo di rivelazione di infezione tubercolare nella popolazione pediatrica.
Materiali e Metodi. Il lavoro prospettico ha riguardato un gruppo di pazienti costituito da 91 bambini di età
compresa tra 2 mesi e 18 anni afferenti all’Ospedale Bambino Gesù di
Tutti questi pazienti sono stati valutati con TST (PPD), e con il test QuantiFERON-TB gold , sottoposti a Rx, e al
protocollo per ricerca colturale di Micobatteri.ù Risultati 22 (24.2%) pazienti hanno avuto coltura positiva
perMycobacterium tuberculosis ; di questi 19 hanno avuto una risposta positiva al test QFT-GOLD positive (3 di
questi erano affetti da meningite tubercolare), e 3 hanno avuto una risposta negativa al test (1TB miliare, 2 TB
extra-pulmonary).
57 ( 62.6%) pazienti sono risultati negativi alla cultura; di questi 51 hanno avuto il test QFT-GOLD negativo, 6
pazienti con test QFT-GOLD positivo sono stati clinicamente trattati come affetti da TB
8 (8.8%) hanno avuto colture positive per BCG and NTM (M. avium, M. xenopi, M. peregrinum), tutti sono
risultati negativi al test QFT-GOLD.
Altri 4 (4.4%) pazienti hanno avuto QFT-GOLD indeterminato: 2 con colture negative per TB,1 con coltura
positiva per M. avium,e 1 positiva per Mycobacterium tuberculosis.
Se consideriamo I risultati del test QFT-G rispetto alle colture, il QFT-GOLD è risultato avere 86.4 %,di
sensibilità e 89.5%, di specificità il valore predittivo positivo è risultato del 94.4% e Likelihood Ratio positive 9.3.
CONCLUSIONI QFT-GOLD risulta essere uno strumento diagnostico affidabile anche nella popolazione
pediatrica. Il QFT-G non ha avuto fenomeni di cross reazione in presenza di infezione da NTM La valutazione
del test su tre casi di meningitis tubercolare were correttamente identificata 2 semminane prima dello sviluppo
delle colture sottolinea l’importanza clinica di questo nuovo test
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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
QUANTIFERON: UN NUOVO TEST PER LA SORVEGLIANZA TUBERCOLARE. DATI PRELIMINARI.
Authors:
M. Zignani (1), GL. Molinari (1), V. Quaglia (1), S. Andreoni (1), I. Crespi (1), V. Kroumova (1), S. Aliberti (1), A.
Dell'Era (1), A. Camaggi (1), G. Fortina (1)
Affiliations:
(1) Azienda Ospedaliera maggiore della Carità Novara ITALY
Body:
Nel periodo Dicembre 2005-Maggio 2006, presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale
Maggiore di Novara, sono stati sottoposti al test QuantiFERON (QFT) n.200 pazienti suddivisi in 5 gruppi:
1°gruppo Malati (pazienti malati o con trattamento antimicobatterico in corso o terminato), 2°gruppo E SPOSTI A
RISCHIO (lavoratori della Pneumologia, del Laboratorio di Batteriologia e coloro che hanno avuto contatti con
persone malate di tubercolosi), 3° gruppo VACCINATI (soggetti sottoposti a vaccinazione con BCG), 4° g ruppo
IMMUNODEPRESSI (pazienti immunodepressi Hiv+ ricoverati in Med.Infettivi e pazienti immunodepressi
sottoposti a trapianto renale), 5° gruppo CONTROLLO soggetti Mantoux negativi non esposti a rischio).I risultati
sono stati confrontati con quelli ottenuti con l'intradermoreazione di Mantoux e quando disponibili, con i dato
ottenuti dall'esame microscopico diretto, dall'esame colturale e dal test di amplificazione per Myc.tuberculosis
complex.Per quanto riguarda il primo gruppo la concordanza Mantoux-QuantiFERON è risultata pari al 92%.Le
discordanze (3 casi Mantoux +/ QuantiFERON-) sono dovute ad un inaspettato stato di immunodepressione dei
pazienti che, una volta risottoposti al test QFT con l'aggiunta della provetta del mitogeno, hanno effettivamente
fornito esito positivo.Nel 1° caso,all'esito negati vo della Mantoux si è contrapposta la positività del QFT,positività
peraltro confermata successivamente dal test di amplificazione e dall'esame colturale.
Nel gruppo degli Esposti a rischo è interessante rilevare come la percentuale di concordanza MantouxQuantiFERON sia sovrapponibile a quella del gruppo precedente (92%) e che le 4 discordanze siano riferibili ad
un risultato QFT+/Mantoux-).
Dall'analisi del gruppo dei vaccinati emerge che nel 13% dei casi la Mantoux registra un valore positivo (che
risente evidentemente dell'avvenuta vaccinazione), a fronte di una percentuale di positività QFT del 3% dovuta
probabilmente ad infezione latente.
Tra i pazienti immunodepressi, per i quali il test cutaneo ha scarso significato, il dato più interessante è dovuto al
fatto che soltanto il 15.8% dei pazienti immunodepressi Hiv+ risulti positivo, mentre tra i pazienti
immunodepressi sottoposti a trapianto renale, la positività al QFT sfiori il 44%.
Nell'ambito del gruppo controllo, che arruola soggetti non esposti a rschio e rigorosamnte Mantoux negativi, il
20.8% di questi soggetti risulta positivo al QFT.
42
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
DETERMINAZIONE DELL'INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN IMMIGRATI VACCINATI CON BCG
CON L'UTILIZZO ESCLUSIVO DEL QUANTIFERON TB GOLD
Authors:
A. M. Altieri (1), M. Alma (1), F. Antonelli (1), P. Chiaradonna (2), M. Tronci (2)
Affiliations:
(1) 4°Unità Operativa Complessa Pneumologia IInfett iva Azienda Ospedaliera S.Camillo Forlanini, Roma ITALY,
(2) Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia Azienda Ospedaliera S:Camillo Forlanini, Roma
ITALY
Body:
INTRODUZIONE
La corretta individuazione dello stato di infezione tubercolare latente (LTBI) nei contatti di TB polmonare
bacillifera rappresenta un valido presupposto per porre l'indicazione alla chemioprofilassi antitubercolare.La
possibilita' di un falso positivo alla intradermoreazione di Mantoux (TST) puo' essere derminata dalla presenza
nella popolazione di soggetti vaccinati con BCG.
La determinazione della quantita' di gamma interferone prodotto dai linfociti del paziente dopo stimolazione con
antigeni specifici ESAT6 e CFP10 (QuantiFERON-TB Gold ), ha fornito un utile strumento per discriminare i
soggetti infetti, data la sempre crescente popolazione proveniente da paesi in cui la vaccinazione con BCG è
praticata routinariamente.
MATERIALI E METODI
Abbiamo valutato il QuantiFERON TB-Gold in tube (QF) in un particolare sottogruppo di pazienti contatti stretti
di caso indice sputo-positivo, rappresentato da immigrati provenienti dalla Romania e dal Sud America, in cui,
per ottimizzare i tempi e favorire la compliance alle procedure diagnostiche, date le particolari caratteristiche
della popolazione, è stato praticato esclusivamente tale test diagnostico..
RISULTATI
Il 50% dei soggetti studiati risultava positivo al QuantiFERON e su quasta base si è posta l'indicazione alla
chemioprofilassi antitubercolare.
CONCLUSIONI
I dati della letteratura, uniti alle nostre esperienze in merito alla sensibilità e specificità del test, ci hanno
consentito, deviando dalle linee guida attualmente in uso, di non tenere conto del TST nelle procedure
diagnostiche della LTBI.
43
Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI
Title:
RIDOTTA CAPACITÀ DEGLI ALLELI HLA DI CLASSE II DEI PAZIENTI CON TUBERCOLOSI NEL
SELEZIONARE IL REPERTORIO ANTIGENICO PEPTIDICO MICOBATTERICO
Authors:
S. Contini (1), M. Pallante (1), S. Vejbaesya (2), M. Hee Park (3), C. Saltini (1), M. Amicosante (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Roma Tor Vergata Roma ITALY, (2) Department of
Transfusion Medicine, Faculty of Medicine, Siriraj Hospital, Mahidol University Bangkok THAILAND, (3)
Department of Laboratory Medicine, Seoul National University Hospital Seoul SOUTH KOREA
Body:
Le varianti alleliche dei loci HLA di classe II sono state associate alla suscettibilità alla tubercolosi (TB) in diverse
popolazioni con un rischio relativo compreso tra 3.7 e 7.2. Poichè le diverse molecole di HLA di classe II legano
la catena laterale dei peptidi nella loro tasca legante l antigene in relazione ad interazioni chimico-fisiche; noi
ipotizziamo che la suscettibilità genetica alla TB dipende dalla ridotta capacità degli alleli HLA di classe II dei
pazienti con TB nel selezionare il repertorio antigenico peptidico micobatterico.
Per verificare l' ipotesi, abbiamo sviluppato un software che può predire gli epitopi HLA-DR ristretti nell' intero
genoma del Mycobacterium tuberculosis (MTB) basato sulle matrici quantitative che descrivono il legame con il
peptide antigenico. Quindi, abbiamo utilizzato questo software per analizzare il numero di epitopi di MTB
riconosciuti ristretti per HLA-DR nei singoli pazienti con TB di due studi di popolazione già descritti, con i relativi
controlli e di una popolazione di controllo di soggetti con ipersensibilità al berillio ed loro controlli esposti al
metallo.
L' analisi del numero putativo di epitopi che ogni singolo soggetto presenta nel contesto dei propri alleli HLA-DR
in tutto il genoma di MTB ha mostrato che i pazienti con TB hanno una ridotta capacità di riconoscere ad alta
affinità gli epitopi MTB (popolazione-TB1: 11341+908 (media+ESM); popolazione-TB2: 15303+657) rispetto ai
controlli sani (popolazione-CTR1: 13587+605, p=0.035 vs popolazione-TB1; popolazione-CTR2: 16841+555,
p=0.038 vs popolazione-TB2).
Questa osservazione risulta essere specifica per i pazienti con TB, in quanto i soggetti con ipersensibilità al
berillio riconoscono nellintero genoma di MTB un numero simile di epitopi MTB rispetto ai controlli esposti
(berillio-ipersensibilizzati: 17593+447; berillio-esposti 18014+421; p=0.57).
Quindi, questi dati indicano che i pattern di legame antigenico marcatamente differenti indicano che dietro all'
associazione dell HLA con la TB c è una ridotta capacità generale di presentare epitopi di MTB ad alta affinità ai
linfociti CD4 nei pazienti con TB.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
RELAZIONE TRA CITOCHINE PLASMATICHE E TOSSICITA' POLMONARE DA RADIO E CHEMIOTERAPIA
NEL MORBO DI HODGKIN
Authors:
F. VILLANI (1), M.. VILLANI (2), A. BUSIA (1), G. VIOLA (1), C. VISMARA (1)
Affiliations:
(1) ISTITUTO NAZIONALE TUMORI MILANO ITALY, (2) OSPEDALE L. SACCO ITALY
Body:
Il trattamento combinato radioterapico (RT) sul mediastino e polichemioterapico (CT) comprendente Bleomicina
(BLM) puo' essere causa di tossicita' polmonare anche grave. Il meccanismo fisiopatologico che ne e' alla base
comporta il coinvolgimento di diverse citochine e fattori di crescita quali TNF-alfa, IL-1beta,TGF-beta e PDGFalfa.
In uno studio pilota abbiamo valutato la funzionalita' respiratoria in 10 pazienti affetti da Linfoma di Hodgkin
sottoposti a RT e CT ( inclusa BLM) correlando le sue modificazioni con le concentrazioni seriche delle citate
citochine.
La Spirometria, la determinazione del DLCO e delle sue componenti Dm e Vc sono state effettuate prima della
terapia, dopo CT, dopo RT e dopo 6 e 12 mesi di follow-up.
VC, FVC, FEV1, sono risultati ridotti al termine della teraia combinata e sono parzialmente migliorati nel followup mentre DLCO e' risultato persistentemente ridotto e la sua riduzione e' risultata determinata da una riduzione
del Dm. I pazienti sono risultati non differire per la dose di RT cumulata sul mediatino ma per la dose cumulata di
BLM.
Le concentrazioni di TNF-a , TGF-b e PDGF-a non sono variate mentre IL-1b e' significativamente aumentata al
termine della CT e della RT con ritorno a valori normali nel follow-up.
La concentrazione serica di IL-1b e' risultata correlata con il grado di peggioramento della funzionalita'
respiratoria osservata dopo CT e RT e nel follow-up.
Questi risultati indicano un ruolo potenziale della IL-1b nella patogenesi della fibrosi polmonare da CT e
giustificano la estensione della ricerca ad una piu' ampia casistica.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
IMPATTO DEI SUPERTIPI HLA-DR NELLA SARCOIDOSI: METANALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI
Authors:
S. Greco (1), S. Contini (2), V. Granese (2), M. Amicosante (2), M. Rulli (1), C. Saltini (2)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Malattie Polmonari, A.O. San Camillo Forlanini Roma ITALY, (2) Dipartimento di Medicina
Interna, Università degli Sudi di Roma Tor Vergata Roma ITALY
Body:
La suscettibilità alla sarcoidosi viene parzialmente ereditata ed i geni del complesso maggiore di
istocompatibilità (MHC) sono candidati per un ruolo nella patogenesi, infatti la modalità di presentazione
antigenica ai linfociti dipende dalla struttura delle molecole di HLA di classe II.
A causa dell estremo polimorfismo nella sequenza proteica, i differenti alleli HLA-DR mostrano un numero
limitato di capacità di legare l'antigene in ciascuna delle cinque tasche che interagiscono con il peptide
antigenico legante.
Quei peptidi che hanno solamente piccole differenze nel sito legante il peptide sono stati raggruppati in
supertipi, che ad una prima approssimazione corrispondono alla classificazione dei sierotipi HLA.
Lo scopo della metanalisi era stimare lassociazione tra i supertipi HLA-DRB1 e la sarcoidosi e valutare il rischio
di sviluppo della malattia.
Materiali e metodi: Gli studi in lingua inglese riportanti le frequenze degli alleli o dei sierotipi HLA-DR nei pazienti
con sarcoidosi e nei controlli sono stati individuati attraverso due database Medline ed Embase ed attraverso
l'analisi delle referenze degli articoli inerenti selezionati.
I dati grezzi sono stati estratti calcolando il numero di alleli o il numero di sierotipi (nel caso in cui il sierotipo
fosse includibile in un singolo supertipo) sia per i malati che per i controlli.
L'Odds ratios e gli intervalli di confidenza sono stati calcolati secondo i metodi Der Simonian e Laird.
Risultati: Un associazione positiva con la sarcoidosi è stata trovata per il supertipo 3 (dati raggruppati OR 1.6,
95% CI 1.1-2.3, 19 studi) e 8 (raggruppati OR 1.6, 95% 1.1-2.3, 21 studi). Il supertipo 4 appariva avere una
lieve ruolo protettivo. (OR 0.77, 95% CI 0.64-0.92, 26 studi).
Una significativa eterogeneità era presente tra gli studi analizzanti i tre supertipi
Conclusioni: Quest' analisi supporta il riscontro che i supertipi HLA-DR, più dei singoli alleli, sono associati alla
suscettibilità/protezione per lo sviluppo della sarcoidosi, es. il riconoscimento di peptidi-epitopi comuni potrebbe
essere alla base dello sviluppo dello sviluppo di una risposta granulomatosa immune in risposta alla sarcoidosi.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
LA BIOPSIA CHIRURGICA NON INDUCE PROGRESSIONE ACUTA DELLA MALATTIA IN PAZIENTI
AFFETTI DA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (UIP)
Authors:
CF. Carraro (1), C. Mossetti (2), C. Ferraro (2), L. Gagliardi (1), L. Mercante (1), C. Albera (1)
Affiliations:
(1) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, SCDU Clinica Malattie Apparato
Respiratorio Orbassano (Torino) ITALY, (2) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,
SCDU Chirurgia Toracica Orbassano (Torino) ITALY
Body:
PREMESSA. La biopsia chirurgica non costituisce il gold standard nella diagnosi di UIP; tuttavia, in alcuni casi,
essa è indispensabile per raggiungere la diagnosi definitiva. La metodica, in pazienti correttamente selezionati,
presenta un basso rischio. In alcuni studi retrospettivi sono stati segnalati casi di UIP che, dopo biopsia
chirurgica, hanno manifestato una fase di rapida progressione di malattia. SCOPO DELLO STUDIO. Verificare,
in uno studio prospettico, se la biopsia chirurgica possa indurre una progressione di malattia in pazienti affetti da
UIP. PAZIENTI E METODI. In 10 pazienti (M/F:6/4; età media 63, max 76, min 54) in cui è stato necessario
impiegare la biopsia chirurgica, subito prima e 30 giorni dopo la biopsia, è stata effettuata una spirometria.
E’stata impiegata la videotoracoscopia in 6/10 e la minitoracotomia in 4/10. Il risultato della biopsia ha
confermato la diagnosi di UIP in 6/10 casi; negli altri casi le diagnosi sono state DIP (1/10), silicosi (1/10) e
alveolite allergica estrinseca (2/10). Nei singoli pazienti sono state considerate significative, a 30 giorni dalla
biopsia, variazioni (valore assoluto) di FVC >= 10 % e di DLCO >= 20%. RISULTATI. In nessuno dei casi di UIP
si è osservata una fase di accelerata progressione di malattia dopo la biopsia. Una diminuzione significativa di
FVC è stata tuttavia evidenziata in 2/10 casi di UIP ed in 1/10 degli altri casi; la DLCO è risultata
significativamente ridotta in 1/6 casi di UIP ed in 2/4 degli altri casi. In 1/6 casi di UIP si è avuto un miglioramento
significativo di FVC e in 2/6 la DLCO. è migliorata significativamente. Le differenze osservate dopo la biopsia
non dipendono dalla tecnica impiegata né da altre variabili (età, sesso).CONCLUSIONI. La biopsia chirurgica in
nessun paziente con UIP è stata seguita da una esacerbazione acuta di malattia; in 3/6 si è tuttavia osservato
un significativo peggioramento di FVC o di DLCO. La biopsia chirurgica, qualora necessaria, è dunque metodica
utile e sicura per la diagnosi di UIP.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
Sarcoidosi e densità minerale ossea
Authors:
U. Maccari (1), M, Martino (1), A. Fossi (1), .. Nikiforakis (1), C. Caffarelli (2), A. Cadirni (2), S. Gonnelli (2), R.
Nuti (2), P. Rottoli (1)
Affiliations:
(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di
Siena, Siena Italia, (2) 2Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica,
Università di Siena Siena Italia
Body:
Il trattamento steroideo a lungo termine rappresenta la terapia principale per la cura della sarcoidosi (S), ma
favorisce una documentata perdita del contenuto minerale osseo, osteoporosi e fratture patologiche. Lo scopo
del nostro studio è di dimostrare la capacità del DXA (Duale X-ray Absorptiometry) nel valutare il danno osseo e
la correlazione fra la BMD (Bone mineral density) (femore e lombo-sacrale) e la dose cumulativa di steroidi
(DCs) in un ampio numero di pazienti affetti da S.
Abbiamo analizzato 108 pazienti (75 donne e 33 uomini) in trattamento cronico con steroidi da 7.0±4.5 anni,
affetti da S da 8.7±5.9 anni, seguiti dal nostro Centro o da altri ospedali. I pazienti hanno ricevuto una terapia
orale con prednisone o analogo per almeno sei mesi per malattia progressiva con una DCs da 1.4 gr a 52 gr
(14.9±14.0). 108 pazienti sani e simili per sesso ed età sono stati impiegati come controllo.
In tutti i pazienti è stata misurata la BMD a livello lombo-sacrale (BMD-LS) e del femore (collo del femore: BMDFN; totale: BMD-T; trocantere: BMD-Tr e intertrocantere: BMD-Int) con DXA (Hologic QDR 4500).
Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti sottoposti a terapia steroidea rispetto ai
controlli (p<0.001)
Una significativa correlazione inversa è stata evidenziata fra la DCs e la BMD-FN (r=-0.25 p<0.05), BMD-T (r=0.34 p<0.001) e BMD-Int (r=-0.30 p<0.01). Ulteriori analisi dimostrano che tutte le regioni femorali sono
significativamente influenzate dall'età e dalla DCs.
Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti affetti da S in terapia steroidea con fratture
ossee rispetto a quelli senza fratture.
La dose cumulativa di steroidi è inversamente correlata con la BMD delle regioni del femore, ma non con la
BMD lombo-sacrale, la BMD a livello del femore prossimale sembra riflettere meglio il danno da corticosteroidi
sull'osso.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
ESPERIENZA DEL CENTRO TRAPIANTI DI POLMONE DI SIENA
Authors:
A. Fossi (1), L. Voltolini (2), N. Nikiforakis (1), L. Luzzi (2), P. Paladini (2), R. Filippi (1), G. Gotti (2), P. Rottoli (1)
Affiliations:
(1) Sez. Malattie Respiratorie, Dip. Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Univ. degli Studi di Siena Siena
Italy, (2) UOC Chirurgia Toracica, Dip. Cardiotoracico, Univ. degli Studi di Siena Siena Italy
Body:
Il trapianto polmonare rappresenta un intervento consolidato nel trattamento delle malattie polmonari end-stage,
in grado di migliorare la qualità della vita e di allungare la sopravvivenza nei gruppi di pazienti selezionati, in
particolare quelli affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica.
In Italia ci sono 10 Centri di trapianto di polmone, di cui 3 nel centro Sud (Siena, Roma, Palermo).
Il Centro trapianti di polmone di Siena ha iniziato la sua attività nell'anno 2001. Da allora sono stati effettuati 26
trapianti (7F, 19M) di cui 9 bilaterali. L'età media dei pazienti al momento del trapianto era 54,7±8,2 aa
(F:53,5±10 aa, M:55,2±7,7 aa) ed il 65% dei pazienti proveniva dalla Toscana.
Le indicazioni per il trapianto singolo comprendevano Fibrosi polmonare idiopatica (n=11), BPCO (n=3),
Sarcoidosi (n=2), Linfangioleiomiomatosi (n=1), Fibrosi polmonare associata ad Artrite reumatoide (n=1). I
pazienti sottoposti a trapianto polmonare bilaterale erano affetti da BPCO (n=3), Fibrosi polmonare idiopatica
(n=1), Fibrosi Cistica (n=1), Discinesia ciliare primitiva (n=1), Microlitiasi alveolare (n=1) e Fibrosi polmonare
secondaria a Sclerosi sistemica (n=1).
Tutti i pazienti rientravano nei criteri di selezione per l'immissione in lista con una aspettativa di vita stimata <1224 mesi ed una scarsa QoL infatti tutti erano in ossigeno-terapia ed alcuni di loro non erano più in grado di
svolgere le normali attività della vita quotidiana.
Dopo il trapianto sono deceduti complessivamente 10 pazienti, in condizioni pretrapianto particolarmente
compromesse, (età media era di 57,8±5,3 aa), 9 dei quali erano affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica e 1 da
Enfisema; 3 sottoposti a trapianto singolo, sono deceduti entro 30 giorni dall'intervento: uno per infezione
micotica sistemica, uno per emorragia retroperitoneale e uno per insufficienza multiorgano. Degli altri sette,
quattro sono deceduti per problemi infettivi, uno per ictus cerebri, uno per embolia polmonare recidivante e uno
per bronchiolite obliterante (quest'ultimo dopo 15 mesi dall'intervento).
Attualmente 16 pazienti godono di buona salute e nessuno necessita di ossigeno-terapia.
Il nostro Centro essendo di recente istituzione, ha progressivamente aumentato il numero di interventi negli
ultimi anni (8 nel 2005 e 5 nel 2006), con miglioramento della rete organizzativa e diminuzione delle
complicanze sia perioperatorie che a lungo termine.
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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI
Title:
SARCOIDOSI, DISTURBI MENTALI E QUALITA' DELLA VITA
Authors:
A. Mazzi (1), S. Rossi (2), S. Calossi (2), A. Goracci (2), A. Fossi (1), F. Penza (1), P. Castrogiovanni (2), P.
Rottoli (1)
Affiliations:
(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di
Siena Siena Italy, (2) 2Sezione di Psichiatria,Dipartimento di Neuroscienze, Università di Siena Siena Italy
Body:
Lo studio della qualità della vita (QoL) nei pazienti affetti da malattie croniche come la Sarcoidosi sta suscitando
un crescente interesse. Dati di letteratura indicano una maggiore compromissione della QoL nei pazienti con
comorbidità psichiatrica o con particolari tipi di personalità. Tuttavia pochi studi hanno ricercato un'eventuale
correlazione fra sintomatologia psichiatrica e Sarcoidosi. Pertanto abbiamo condotto questa ricerca con
l'obiettivo di trovare una eventuale correlazione fra Sarcoidosi e patologie psichiatriche, valutare la QoL dei
pazienti affetti da questa malattia e stabilire l'impatto della comorbidità psichiatrica sulla loro QoL. Il campione è
stato selezionato fra tutti i pazienti affluiti al Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi, Sezione di
Malattie Respiratorie dell'Università di Siena. Ogni paziente (80 soggetti, di cui 44 femmine e 36 maschi, età
media 41 anni) è stato valutato tramite colloquio clinico e questionari diagnostici in auto ed
eterosomministrazione (MINI, CGI, HAM-A, HAM-D, Q-LES-Q) previo consenso informato. Sono stati esclusi
dallo studio pazienti affetti da altre gravi patologie organiche o con importanti deficit cognitivi. Si è osservato che
un'alta percentuale di pazienti (41% ) ha in comorbidità una patologia psichiatrica di Asse I. La Depressione è il
disturbo più frequente (18.5%) seguito dal Disturbo di Panico (11%) e dal Disturbo dell'Adattamento (11%). Dei
soggetti con diagnosi di Asse I, il 40% ha manifestato il disturbo prima della diagnosi di Sarcoidosi mentre il
rimanente 60% dopo la diagnosi. Confrontando i punteggi dei vari domini del Q-LES-Q dei pazienti affetti da
Sarcoidosi con un campione rappresentativo della popolazione generale, è emersa una compromissione
significativa nei domini "Salute fisica/Attività" (p<0.01), "Sensazioni soggettive" (p=0.001) e "Attività generali"
(P=0.003). Inoltre i punteggi della Q-LES-Q sono risultati significativamente ridotti dalla presenza di una
patologia psichiatrica, soprattutto nelle sfere della "Salute fisica" e delle "Sensazioni soggettive". Nessuna
correlazione significativa invece è emersa tra QoL e stadio radiologico o funzionalità respiratoria. In conclusione,
la QoL dei pazienti affetti da Sarcoidosi è risultata dipendente non tanto dalla gravità della malattia quanto dalla
presenza/assenza di una patologia psichiatrica in comorbidità.
50
Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
PRESENTAZIONE CLINICA, STRUMENTALE E DI LABORATORIO DELL' EMBOLIA POLMONARE (EP)
NEL PAZIENTE ANZIANO
Authors:
L. Masotti (1,3), GC. Landini (1), R. Cappelli (2), P. Rottoli (3)
Affiliations:
(1) UO Medicina Interna Cecina (Li) ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Cardiovascolare e Geriatrica,
Università degli Studi di Siena Siena ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche,
Università degli Studi di Siena Siena ITALY
Body:
INTRODUZIONE: La diagnosi di EP nell' anziano è difficiloltosa per aspecificità ed atipicità di presentazione. Lo
scopo del presente studio è stato quello di analizzare gli studi pubblicati negli ultimi venti anni in letteratura sulle
caratteristiche cliniche, strumentali e di laboratorio dell' EP nel paziente ultrasessantacinquenne.
MATERIALI E METODI: E' stata condotta una revisione degli studi prospettici e retrospettivi pubblicati in lingua
inglese dal 1986 al 2005 ed indicizzati su MEDLINE, concernenti la presentazione clinica, strumentale e di
laboratorio dell' EP in pazienti di età > 65 anni e contenenti nel titolo, abstract e/o testo le parole chiave
pulmonary embolism and/or elderly and/or venous thromboembolism. Di 264 articoli e/o abstracts analizzati, 10
studi sono stati selezionati per gli aspetti clinici (sintomatologia ed obiettività clinica), sei per ECG e RX torace,
tre per ecocardiografia, sette per emogasanalisi e cinque per D-Dimero.
RISULTATI: Un totale di 650 pazienti (246 maschi/404 femmine) sono stati valutati nei dieci studi riportanti gli
aspetti clinici. Il range di mortalità risultato tra 8-32%. Dispnea (range 59-91.5%), tachipnea (46-74%),
tachicardia (29-76%) e dolore toracico (26-57%) sono risultati i sintomi e segni clinici più frequenti. L' immobilità
a letto (15-67%) e la presenza di trombosi venosa profonda (15-50%) sono risultati i più frequenti fattori di rischio
per tromboembolismo venoso. Tachicardia sinusale, blocco di branca destro ed anomalie del tratto ST-T sono
risultati gli aspetti ECG più frequenti. In tre studi su sei la radiografia del torace è risultata alterata in meno del
50% dei casi mentre nei restanti tre studi è risultata alterata in più del 70% dei pazienti. Più del 50% dei pazienti
ha manifestato un interessamento ecocardiografico delle sezioni cardiache destre. I dati emogasanalitici hanno
evidenziato come aspetti principali una severa ipossiemia associata a lieve ipocapnia. Il D-Dimero è risultato più
elevato del cut-off di 500 microg/L nel 100% dei casi in quattro studi su cinque.
CONCLUSIONI: La diagnosi di EP rappresenta ancora una sfida per il clinico impegnato nella pratica geriatria,
per l' aspecificità di presentazione, confermata dalla nostra meta-analisi. Il presente studio può contribuire alla
conoscenza della presentazione dell' EP nel paziente anziano.
51
Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
ANALISI STATISTICA DEL NUMERO DI METRI PERCORSI AL TEST DEL CAMMINO CHE INDIVIDUA I
PAZIENTI CON BPCO CON INABILITA' FISICA
Authors:
R. Megali (1), C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), F. Paterniti (1), L. Pessina (1), F. Maraffi (1), GG. Riario-Sforza
(1)
Affiliations:
(1) Pneumologia Riabilitativa, ICP Milano ITALY
Body:
Razionale
Il test del cammino dei sei minuti viene comunemente utilizzato per valutare la capacità fisica nei pazienti con
BPCO. E' stato identificato in 54 metri l'incremento di distanza percorsa durante il test che indica un
miglioramento significativo di capacità fisica, ma non è stato valutato il numero di metri percorsi che si associa a
inabilità. Noi abbiamo analizzato tale aspetto mediante il metodo statistico delle curve ROC.
Metodi
Sono stati confrontati due gruppi di pazienti con BPCO, composti da un numero uguale di 50 soggetti,
rispettivamente con e senza inabilità fisica misurata mediante indice di Barthel. Il numero di metri percorsi
durante test del cammino dai soggetti dei due gruppi è stato analizzato mediante curva ROC, che distribuisce
automaticamente i dati immessi e stabilisce una serie di punti di analisi, a ciascuno dei quali corrisponde un
valore di sensibilità e specificità. Il punto sulla curva più vicino al valore ideale del 100% per ambedue i
parametri individua il cut-off che separa i due gruppi analizzati.
Risultati
L'indice di Barthel medio nei pazienti con valore sotto la normalità (che equivale a 100) e quindi con inabilità è
stato 76,4 (ds 18,2). Il numero medio di metri percorsi al test del cammino nei pazienti con inabilità è stato 202,4
(ds 71,1), rispetto a 418,6 (ds 71,2) metri percorsi dai pazienti con indice di Barthel uguale a 100. La curva ROC
ha stabilito 19 punti operativi, il decimo dei quali (corrispondente a 287 metri) è risultato il più vicino al punto
ideale, dimostrando una sensibilità del 92,8% e una specificità del 94,2%.
Conclusioni
Il cut-off di 287 metri individuato mediante analisi con curva ROC appare dotato di un non trascurabile significato
clinico, dal momento che è in grado di identificare oltre il 90% dei soggetti con inabilità fisica. Una possibile
applicazione riguarda ad esempio la riabilitazione respiratoria, che potrebbe porre come obiettivo dei programmi
di ricondizionamento fisico nei soggetti con inabilità il superamento di tale cut-off durante test del cammino.
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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
BPCO RIACUTIZZATA IN PAZIENTI ANZIANI TRACHEOTOMIZZATI RICOVERATI IN UNA U.O. DI
RIABILITAZIONE RESPIRATORIA: EZIOLOGIA ED INDICAZIONI TERAPEUTICHE.
Authors:
A. Ferrari (1), G. Gallimbeni (1), F. Giani (1), O. Caratozzolo (1)
Affiliations:
(1) P.A. Trivulzio Milano ITALY
Body:
Nel nostro studio ci siamo proposti di valutare l' eziologia prevalente delle infezioni delle basse vie aeree in
pazienti anziani tracheotomizzti e verificare la validità di una terapia antibiotica empirica intrapresa nell'attesa dei
risultati microbiologici.
In pazienti BPCO tracheotomizzati che presentavano un quadro clinico ed ematochimico di flogosi delle basse
vie aeree sono state raccolte le secrezioni tracheobronchiali mediante aspirazione diretta a valle della cannula.
Lo studio è stato condotto su 22 pazienti,14 maschi e 8 femmine ,di età media 72.4. Sulle secrezioni raccolte è
stata eseguita colorazione di Gram ed esame colturale.
La sensibilità è stata definita attraverso metodica automatica Vitek-Bio Merrieux. Sono stati isolati 29 germi, 22
Gram negativi (75.8%) e 7 Gram positivi (24.23%). In 7 pazienti sono stati isolati due differenti patogeni.
Sulla base della colorazione di Gram abbiamo iniziato terapia antibiotica con Aminoglicosidi nelle forme
sostenute da Gram negativi, con Glicopeptidi in quelle da Gram positivi.
L'esame colturale e relativo antibiogramma hanno mostrato la crescita di 16 ceppi di Pseudomonas aeruginosa
sensibili nell'87.7% agli Aminoglicosidi, nel 57% sia ai Carbapenemici che alle Penicilline antipseudomonas, nel
50% a Ceftazidime e nel 28.5% a Ciprofloxacina; di 3 ceppi di Serratia marcescens ed 1 di Enterobacter
aerogenes sensibili ad Aminoglicosidi e Carbapenemici; di 2 ceppi di Strenotrophomonas maltophilia sensibili ad
Aminoglicosidi e Ciprofloxacina. Inoltre sono stati isolati 7 ceppi di Staphilococcus aureus meticillino resistenti
tutti sensibili a Glicopeptidi e Rifampicina.
La terapia antibiotica empirica ha consentito l'eradicazione batterica di 6 ceppi di Staphilococcus aureus, e la
persistenza di tutti i ceppi Gram negativi in cui peraltro si è ottenuta una riduzione della carica batterica ed un
miglioramento del quadro clinico.
Il nostro studio ha evidenziato che nel paziente anziano portatore di tracheotomia le infezioni delle basse vie
aeree sono spesso sostenute da germi difficili con netta prevalenza di Pseudomonas aeruginosa (72.7%). Gli
antibiotici più attivi in vitro sono risultati gli Aminoglicosidi nelle forme da Gram negativi ed i Glicopeptidi e/o
Rifampicina nelle forme da Gram positivi , confermando la correttezza della nostra scelta antibiotica empirica
che può essere di primo impiego nel trattamento delle infezioni delle basse vie aeree in pazienti anziani
tracheotomizzati.
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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
INFIAMMAZIONE SISTEMICA E DELLE VIE AEREE IN SOGGETTI SANI NELLE DIVERSE FASCE DI ETA’
Authors:
GE. Carpagnano (1), V. Turchiarelli (1), A. Spanevello (1), M. Cagnazzo (1), A. Depalo (1), I. Ventura, C.
Gramiccioni (1), MP. Foschino Barbaro (1)
Affiliations:
(1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY
Body:
Introduzione: L’invecchiamento è un processo fisiologico accompagnato dalla presenza di una flogosi sistemica
di non ben definita origine. Non esistono tuttavia dati in letteratura sulla presenza di una possibile coesistente
flogosi nelle vie aeree.
Obiettivo: Obiettivo del nostro studio e’stato quello di studiare la flogosi sistemica e delle vie aeree e lo stress
ossidativo sistemico in soggetti di diverse fasce di età e di studiarne eventuali correlazioni con il decadimento
cognitivo e funzionale respiratorio che accompagna l’invecchiamento.
Materiali e metodi: Sono stati arruolati nello studio 45 soggetti sani, non fumatori, suddivisi in 3 gruppi in
relazione all’età (Gruppo 1 : <35; gruppo 2: 35-60; gruppo 3: >60 anni). I soggetti sono stati sottoposti a test di
funzionalita’ respiratoria e cognitivi, a dosaggio di markers di flogosi (PCR, fibrinogeno) e di stress ossidativo
(ROMs) nel sangue, NO esalato, pH nell’esalato condensato ed ad induzione dell’espettorato.
Risultati: Con il progredire dell’età è stato osservato un progressivo aumento dei markers di flogosi sistemici e
locali e dello stress ossidativo (PCR mg/l: 0.8±0.6 vs 3.9±4.3; fibrinogeno mg/dl: 250±6.3 vs 330±48; pH 7.7±0.3
vs 7.4±0.2; neutrofili espett %. 33±8.8 vs 57±7.7; ROMs: 2.3±62 vs 317±98). E’stato inoltre riscontrata la
presenza di una correlazione tra markers di infiammazione sistemica e funzionalita’ respiratoria e fra ROMs e
tests cognitivi.
Conclusioni: I dati del nostro studio evidenziano come la flogosi sistemica gioca un ruolo chiave nel
decadimento funzionale, mentre lo stress ossidativo nel decadimento cognitivo tipico del soggetto anziano.
L’uso di metodiche non invasive, quale l’esalato condensato e l’espettorato indotto potrebbe fornire un prezioso
strumento per un approfondimento di queste problematiche.
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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
IL PUNTEGGIO MNA COME CORRELATO INDIPENDENTE DELLA DISPNEA NELL’ANZIANO CON BPCO
Authors:
G. Paglino (1), N. Scichilone (1), L. Martino (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY
Body:
Il Mini Mutritional Assessment (MNA) è uno questionario di valutazione dello stato nutrizionale ampiamente
validato in età geriatrica; tuttavia, tale strumento non è mai stato utilizzato nella valutazione multidimensionale
del paziente con BPCO. 37 pazienti con BPCO (FEV1/FVC: 0.48±0.10; età: 72±5.9 anni; mean±SD) sono stati
sottoposti a valutazione della funzionalità respiratoria e dello stato nutrizionale mediante il MNA; il grado di
percezione della dispnea è stato valutato mediante la scala di dispnea della Medical Research Council (MRCS).
Sulla base del punteggio del MNA, 18 pazienti (Gruppo A) sono stati classificati come in 'buono stato
nutrizionale' (MNA>23.5) e 19 (Gruppo B) 'a rischio malnutrizione' (MNA<23.5), inclusi 3 soggetti con MNA<17
(francamente malnutriti). Il FEV1% del predetto è risultato significativamente più basso nei soggetti a rischio di
malnutrizione (Gruppo A: 51±12.7%; Gruppo B: 43±12.6%, p=0.05). Come previsto, il FEV1% del predetto
correlava significativamente con la MRCS (p=0.01, r=0.41). Il MNA (p=0.006, r=0.44), ma non il BMI (p=0.63,
r=0.08), si dimostrava significativamente correlato alla MRCS. L'analisi di regressione multipla, in cui la MRCS
rappresenta la variabile dipendente e il FEV1 e il MNA le variabili indipendenti, confermava che entrambe le
variabili esaminate correlavano significativamente con la MRC (r^2:0.28, p=0.004; FEV1: p=0.05; MNA: p=0.02).
Tali osservazioni segnalano come, ai fini della valutazione del paziente con BPCO, il MNA rende conto della
condizione nutrizionale meglio del BMI, costituendo un correlato indipendente della dispnea.
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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA
Title:
RIPRODUCIBILITÀ INTRAINDIVIDUALE DEL FEV6 IN SOGGETTI ANZIANI
Authors:
C. Sorino (1), F. Catalano (1), R. Pistelli (2), N. Scichilone (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), R. AntonelliIncalzi (3), V. Bellia (1)
Affiliations:
(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY, (2) Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY,
(3) Università Campus Bio-Medico Roma ITALY
Body:
Il volume espiratorio forzato in 6 secondi (FEV6) è stato proposto quale surrogato della capacità vitale forzata
(FVC) nella diagnosi delle patologie respiratorie per limitare lo sforzo richiesto al paziente per prolungare
l'espirazione fino al completo svuotamento polmonare. Tuttavia, l'applicabilità di tale indice spirometrico non è
mai stata testata in soggetti anziani. Scopi dello studio: 1) la valutazione della riproducibilità intraindividuale del
FEV6 nei soggetti anziani e 2) l'identificazione dei fattori che la condizionano. A tal fine, sono state analizzate le
spirometrie ottenute nell'ambito dello studio multicentrico Sa.R.A, comprendente soggetti di età tra 65 e 100
anni, con e senza patologie bronco-ostruttive. Ciascun soggetto è stato sottoposto ad una valutazione clinicofunzionale comprendente la misura delle capacità cognitive (Mini Mental Status Evaluation), della depressione
(Geriatric Depression Scale), della costituzione fisica (Body Mass Index). Su un totale di 1870 spirometrie, la
riproducibilità del FEV6 (differenza tra i due migliori valori ottenuti da ciascun soggetto) è stata calcolata su 871
spirometrie con buon inizio test (Vext <150 ml), con buona fine test (FET >6 secondi) e con un plateau di fine
espirazione >1 secondo. La riproducibilità del FEV6 è stata confrontata con quella dell'FVC calcolata nel
medesimo campione e in un sottogruppo di pazienti ostruiti, rientranti nel quartile con FEV1 più basso (<68% del
teorico). Una buona riproducibilità (<150 ml) è emersa nel 93.2% delle prove per il FEV6 e nell'86.3% per l'FVC.
La differenza di riproducibilità tra i due parametri era simile anche quando questa veniva espressa in valori
percentuali (<5% nell'88.5% dei test per il FEV6, nell'86.1% per l'FVC) e nei pazienti ostruiti (<5% nell'84.3% dei
test per il FEV6, nell'75.9% per l'FVC). Sia per il FEV6 che per l'FVC, una riproducibilità significativamente
peggiore è stata riscontrata in associazione ad età avanzata (p<0.001) e capacità cognitive compromesse
(p<0.001). In conclusione, la riproducibilità del FEV6 negli anziani risulta molto elevata e mai peggiore rispetto a
quella dell'FVC. Ciò conferma l'attendibilità del ricorso a tale indice nella valutazione funzionale del paziente
anziano. I principali fattori da tenere in considerazione per ottenere una buona riproducibilità del FEV6
nell'anziano sono l'età e le capacità cognitive.
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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
LA PRESENZA DI ACIDO IN ESOFAGO NON INFLUENZA IL BRONCOSPASMO INDOTTO DA ESERCIZIO
FISICO
Authors:
M. Ferrari (1), R. Testi (1), L. Benini (1), F. Bonella (1), G. Corradini (1), F. de Iorio (1)
Affiliations:
(1) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (2) Medicina Interna D - Università degli Studi
Verona ITALY, (3) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (4) Medicina Interna D - Università
degli Studi Verona ITALY, (5) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (6) Medicina Interna D Università degli Studi Verona ITALY
Body:
Scopo dello studio è stato la valutazione del possibile ruolo che l'acido, presente in esofago, esercita sul
broncospasmo indotto da esercizio fisico (EIB). Sono stati studiati 30 pazienti con asma bronchiale (età media
38.2 +/- 14.5 anni; FEV1 90.0 +/- 12.7 % del teorico), in condizioni basali e dopo 2 settimane di trattamento con
Omeprazolo, 20 mg bid per via orale. Gli esami basali comprendevano il monitoraggio della pHmetria esofagea
nelle 24 ore, l'esame spirometrico e il test di provocazione bronchiale con esercizio fisico mediante cyclette [i
risultati sono stati espressi come riduzione massima percentuale del FEV1 rispetto al valore basale (DFEV1)]. Il
test di provocazione è stato ripetuto alla fine del periodo di trattamento.
In 14 pazienti è stata dimostrata una significativa riduzione del FEV1 (>15%) dopo esercizio fisico (DFEV1 =
25.5 +/- 11.4%) mentre negli altri 16 pazienti il test è risultato negativo (DFEV1 = 4.4 +/- 4.9%). In condizioni
basali i due gruppi con o senza EIB, erano simili per valori di FEV1, tempo di esposizione acida, numero di
episodi di reflusso misurati mediante pHmetria delle 24 ore nel tratto esofageo prossimale e distale. Non è stata
inoltre riscontrata alcuna relazione fra i risultati della spirometria e il DFEV1 da una parte e i parametri di reflusso
gastroesofageo (GER) dall'altra. 4 fra i pazienti con EIB (28.7%) e 7 di quelli senza EIB (43.7%) avevano avuto
più di uno o più episodi di GER durante il test con esercizio fisico, senza significative differenze fra i due gruppi.
Dopo l'inibizione della secrezione acida gastrica ottenuta con Omeprazolo, DFEV1 non è significativamente
cambiato rispetto al valore basale, indipendentemente dalla presenza o assenza di GER.
I nostri risultati suggeriscono che la presenza di acido in esofago o la sua inibizione mediante inibitori di pompa
protonica non ha alcuna influenza sul broncospasmo indotto da esercizio fisico.
57
Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI DELLA BUDESONIDE IN COLTURE PRIMARIE DI FIBROBLASTI POLMONARI UMANI
STIMOLATI DAL TGF-BETA: INIBIZIONE DELLA FOSFORILAZIONE DELLE MAP CHINASI E DEL
RILASCIO DI IL-6 E IL-11
Authors:
L. Gallelli (1), G. Pelaia (1), B. D'Agostino (2), A. Vatrella (3), D. Fratto (1), T. Renda (1), U. Galderisi (2), F.
Rossi (2), C. Vancheri (4), R. Maselli (1), S.A. Marsico (3)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,
(2) Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Dipartimento di
Scienze Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (4) Dipartimento di
Medicina Interna e Specialistica, Università di Catania Catania ITALY
Body:
Il transforming growth factor-beta1 (TGF-beta1) svolge un ruolo fondamentale negli eventi fibrotici che
caratterizzano le interstiziopatie polmonari ed il rimodellamento strutturale delle vie aeree, tipico dell'asma
bronchiale. In tale contesto, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare, in colture primarie di fibroblasti
polmonari umani, gli effetti del TGF-beta1 su vari eventi quali la fosforilazione delle mitogen-activated protein
kinases (MAPK), la proliferazione cellulare e la produzione di interleuchine 6 (IL-6) e 11 (IL-11), sia in presenza
che in assenza di un pretrattamento con budesonide.
La fosforilazione delle MAPK è stata rilevata mediante Western blotting, impiegando specifici anticorpi
monoclonali che riconoscono rispettivamente le forme fosforilate attive dei tre principali sottogruppi di MAPK,
denominati JNK (cJun N-terminal kinases), ERK (extracellular signal-regulated kinases) e p38. La vitalità
cellulare è stata valutata utilizzando la colorazione con Trypan blue, ed il rilascio di IL-6 e IL-11 nel sopranatante
delle colture fibroblastiche è stato quantificato per mezzo della tecnica ELISA.
Il TGF-beta1 (10 ng/ml) ha significativamente (p<0.01) stimolato la fosforilazione delle MAPK, ed ha anche
indotto un aumento della proliferazione fibroblastica e della secrezione di IL-6 e IL-11, i cui livelli hanno
raggiunto il massimo incremento dopo 72 ore di esposizione cellulare al TGF-beta1. Tutti questi effetti sono stati
efficacemente prevenuti dalla budesonide e, con l'eccezione del rilascio di IL-6, anche da una miscela di inibitori
delle MAPK (SB203580, PD98059 e SP600125).
Pertanto, i nostri risultati suggeriscono che l'azione fibrotica esplicata dal TGF-beta 1 nel polmone è mediata
almeno in parte da un'aumentata sintesi delle citochine fibrogenetiche IL-6 e IL-11; tali effetti sembrano essere
sensibili all'inibizione operata dai corticosteroidi attraverso il blocco della attivazione fosforilazione-dipendente
delle MAPK.
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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI ANTI-OSSIDANTI E ANTI-INFIAMMATORI DELL'ERDOSTEINA IN FUMATORI CON BPCO LIEVE
Authors:
RW. DAL NEGRO (1), M. VISCONTI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY
Body:
La riduzione del danno da ossidazione si ottiene rimuovendo gli agenti ossidanti e/o implementando i fattori
anti-ossidanti (riducenti). Scopo studiare le potenzialità anti-ossidanti dell’erdosteina (E), farmaco comunemente
impiegato nella BPCO per le sue attività reologiche. Metodi: sono stati studiati due gruppi di 10 soggetti,
omogenei per sesso; età (65.0 &#61617;8.4ds e 65.3a &#61617; 6.5ds); FEV1 basale (88.7% pred &#61617;6.8
ds e 85.2% pred &#61617;5.8ds), e consumo quotidiano di sigarette (25.4 pack/y &#61617;3.5ds e 28.1pack/y
&#61617;2.3ds) secondo un disegno controllato, doppio cieco, a gruppi paralleli vs placebo. I soggetti sono stati
randomizzati per ricevere E 600mg/dì o placebo per 10 giorni. In condizioni basali e dopo 4, 7 e 10 gg di
trattamento sono stati dosati: IL-6, IL-8, TNF&#61537; e 8-isoprostano nelle secrezioni bronchiali, oltre a e-NO e
ROS nel sangue periferico. Statistica: anova , accettando p<0.05. Risultati: i valori medi di IL-8 e ROS si sono
sensibilmente ridotti dopo 4 gg di trattamento (p<0.01), e quelli di 8-isoprostano dopo 7 gg (p<0.02) solo nei
soggetti trattati con E. Il calo dei valori di e-NO, pur evidenti, non hanno invece raggiunto la significatività
statistica. Nessuna variazione significativa è stata osservata nei soggetti trattati con placebo (p=ns). Conclusioni:
nei soggetti fumatori con BPCO lieve, Erdosteina è in grado di ridurre in maniera sistematica e significativa
l’espressione di alcune citochine pro-infiammatorie coinvolte nel danno ossidativo. I tempi di risposta sono
risultati diversi per le diverse citochine. Ulteriori studi sono necessari per confermare questi dati e valutarne la
rilevanza clinica nel lungo periodo.
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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
INCREMENTO DI CAPACITÀ INSPIRATORIA ED INCREMENTO DELLA DISTANZA PERCORSA IN UNO
SHUTTLE TEST NEI SOGGETTI AFFETTI DA BPCO: CONFRONTO FRA TIOTROPIO BROMURO E
FORMOTEROLO
Authors:
M. Andreani (1), D. Oddi (2), R. Cinicia (2), R. Pistelli (1)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY
Body:
La distanza percorsa in un test del cammino sui 6 minuti (6mWD) è ridotta nei soggetti affetti da BPCO a causa
di un complesso fenomeno che coinvolge la limitazione al flusso aereo, la ridotta attività fisica e lo stato
nutrizionale. E’ dimostrato che il 6mWD è correlato alla capacità inspiratoria (IC). E’ altresì dimostrato che i
farmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione incrementano sia la IC sia la distanza percorsa in uno shuttle
test (ST). Scopo del presente lavoro è comparare l’effetto di 18 mcg di tiotropio bromuro (T) e di 12 mcg di
formoterolo (F) su IC e ST in soggetti affetti da BPCO in un disegno in doppio cieco, con doppio falso farmaco,
controllato contro placebo.
I soggetti eleggibili per questo studio dovevano soddisfare i seguenti criteri: Diagnosi clinica di BPCO
confermata dalla presenza di un FEV1/FVC < 0.70 dopo somministrazione di 400 mcg di salbutamolo in
presenza di una volumetria polmonare globale normale; Storia clinica negativa per patologie cardiovascolari,
asma bronchiale, malattie atopiche, patologie muscoloscheletriche, articolari, neurologiche, renali, epatiche e
sistemiche; Incremento di IC dopo 400 mcg di salbutamolo >= 200 ml. In ogni giornata sono stati valutati in
condizioni basali e 60 minuti dopo la somministrazione del trattamento: FVC; FEV1; IC. Di seguito, in ogni
giornata, è stato eseguito uno ST con la registrazione pre e post ST di: HbO2; FC; Scala VAS applicata alla
dispnea e alla fatica muscolare. La distanza dello ST è stata considerata la variabile di esito fondamentale
insieme alla variazione di IC. Si è utilizzata l’analisi della varianza per misure ripetute con trattamento e ordine di
somministrazione come fattori principali di classificazione.
Nel confronto verso placebo per T e F, rispettivamente, si sono ottenute le seguenti variazioni: FEV1 +6.2%
(p<0.05) e +10.1% (p<0.01); IC +6.5% (n.s.) e +11.9% (p<0.05); ST +30 metri (p<0.001) e +21.5 metri (p< 0.05).
Le differenze fra farmaci non sono risultate significative.
Entrambi i farmaci si sono dimostrati efficaci nel modificare la funzione respiratoria e, sia pure in modo
marginale, lo ST. Non si è evidenziata una correlazione fra variazioni di IC e performance dello ST.
60
Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
L'EFFICACIA DELLA TEOBROMINA NELL'INIBIZIONE DELLA TOSSE INDOTTA DA CAPSAICINA
Authors:
N. Crispino (1), C. Cesaro (1), MG. Belvisi (2), CME. Tranfa (1)
Affiliations:
(1) Seconda Università Studi Napoli ITALY, (2) Imperial College University London UNITED KINGDOM
Body:
La Tosse è il principale meccanismo di difesa delle vie aeree, ma quando non ha questo ruolo diventa il sintomo
persistente e, a volte, dominante di varie patologie infiammatorie respiratorie quali: asma e BPCO, tanto da
provocare stress nella vita quotidiana sopratutto quando la causa non si conosce (idiopatica). Il trattamento
antitussigeno maggiormente usato è quello degli oppioidi (codeina), farmaci efficaci ma provocanti effetti
collaterali in quanto agenti sul SNC. Allo scopo di studiare nuovi farmaci per il trattamento della tosse abbiamo
studiato: in primis, in vitro, gli effetti della Teobromina , una metilxantina presente nel cacao, sulla
depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago di guinea-pig(gp) e nell'uomo per accertare il
meccanismo d'azione (periferico o centrale),comparandola con la Codeina; secondariamente esaminato gli
effetti antitussigeni della Teobromina nell'uomo.Il nervo vago viene posto nella camera di registrazione
costantemente perfuso con soluzione Krebs ossigenata.Le due porzioni del nervo terminali vengono isolate dalla
vasellina e la depolarizzazione misurata usando due elettrodi posti ai lati del nervo. La capsaicina (0.1-100uM)
determina depolarizzazione sia sul vago di gp, che nell'uomo. La Teobromina (0.01-100uM), comparata con la
Codeina (0.01-100uM) inibisce la depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago dei gp (94.9+-3.8%) e
dell'uomo (66.7%). La soglia della tosse, studiata facendo inalare la capsaicina (0.5.500uM) e espressa dalla
dose di capsaicina provocante cinque o più colpi di Tosse (PC5), fu misurata in 10 soggetti normali non fumatori.
Ai pazienti, furono somministrate con criterio random la Teobromina (1000mg) e Codeina( 60mg) in capsule.
Dopo 120 min dalla somministrazione fu effettuato il challenges con capsaicina. Nei soggetti normali è stato
osservato che la Teobromina inibisce la tosse (log5 1.86+-0.58) indotta dalla capsaicina senza provocare effetti
collaterali. dai risultati ottenuti è possibile concludere che la teobromina è un naturale trattamento antitussigeno
che potrebbe creare la base per lo studio di una classe di farmaci in grado di controllare il sintomo più comune e
fastidioso: la Tosse.
61
Topic: FARMACOLOGIA CLINICA
Title:
EFFETTI DEI ß-AGONISTI INALATORI A LUNGA DURATA D’AZIONE E DI TIOTROPIO SULLA FUNZIONE
RESPIRATORIA E SULL’EMOGASANALISI IN PAZIENTI CON BPCO
Authors:
P. Santus (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), E. Belloli (1), S. Centanni (1), M. Cazzola (2), N. Morelli (1)
Affiliations:
(1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità di
Pneumologia ed Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY
Body:
Sono qui riportati i risultati di uno studio incrociato a tre vie nel quale abbiamo comparato gli effetti acuti di
tiotropio 18µg (T), salmeterolo 50µg (S) e formoterolo 12µg (F) sulla funzione respiratoria e l’emogasanalisi di 30
pazienti con BPCO stabile. In ciascuno dei giorni dello studio, si è provveduto a misurare la funzione polmonare
ed ad eseguire l’emogasanalisi prima e fino a 180 min l’inalazione di ciascun farmaco. I trattamenti esaminati
hanno migliorato in maniera significativa il FEV1 del 14, 12 e 17%, la FVC del 12, 12 e 13% , la IC del 21, 17 e
27% e diminuito la sRaw del 35, 30 e 32%, il RV del 16, 13 e 21%, la TLC del 9, 6 e 10%, e il TGV del 12, 10 e
15%, rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno significativamente migliorato la DLco di 1,9, 2,3 e
1,9 mL/min-1/mmHg rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno diminuito in maniera significativa la
PaO2 di 1,7, 4,9 e 4,8 mmHg e aumentato il &#916;P(A-a)O2 di 2,1, 5,0 e 4,5 mmHg rispettivamente dopo T, S
e F. Gli effetti di S e T sullo scambio dei gas sono apparsi più lenti nell’insorgenza, ma più prolungati di quelli di
F. Ciononostante, la PaO2AUC0-180min è stata più ampia con F (-3,59 mmHg/h), seguita da S (-2,83 mmHg/h)
ed in fine da T (-1,03 mmHg/h) e le differenze fra F o S e T sono risultate significative. In conclusione, i tre
trattamenti hanno indotto significativi miglioramenti della funzione polmonare ma anche significative, sebbene
modeste, riduzioni della PaO2 con aumenti della &#916;P(A-a)O2 che potrebbero essere state causate dagli
effetti vasodilatanti polmonari. In ogni modo, un broncodilatatore anticolinergico a lunga durata d’azione
potrebbe essere preferibile nei pazienti con ipossiemia causata da BPCO perché a minor rischio di peggiorare
un’ipossiemia preesistente.
62
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
L'IPERTENSIONE POLMONARE NELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA: IL RUOLO
DEL FUMO DI SIGARETTE
Authors:
A. GABALLO (1), G.M. CORBO (1), C. COLIZZI (2), L. PALADINI (1), G. PASCIUTO (1), V. RIZZELLO (2), F.
PENNESTRI' (2), G. CIAPPI (1), S. VALENTE (1)
Affiliations:
(1) FISIOPATOLOLOGIA RESPIRATORIA,UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY, (2) CARDIOLOGIA,
UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY
Body:
Alcuni recenti studi condotti in vitro suggeriscono che il fumo di sigaretta può essere considerato un fattore di
rischio indipendente per lo sviluppo dell' Ipertensione Polmonare (IP) nella BPCO. Lo scopo del nostro studio è
stato quello di valutare l'entità del danno funzionale respiratorio in un campione di soggetti affetti da BPCO
tenendo in considerazione il numero di sigarette fumate. Abbiamo studiato 27 soggetti classificati come lievi
fumatori (0-39 pacchi/anno), moderati fumatori (40-59 pacchi/anno) e forti fumatori (60+ pacchi/anno). Tutti i
pazienti sono stati sottoposti a misura dei flussi e volumi polmonari, test di diffusione del CO, emogasanalisi
arteriosa, test del cammino in 6 minuti e misura della pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPS) con
ecocardiogramma doppler transtoracico. Risultati:il danno meccanico è risultato maggiore nei fumatori moderati
che presentavano un rapporto FEV1/FVC (35%) significativamente più basso e un rapporto RV/TLC (62%)
significativamente più alto rispetto ai fumatori lievi (48% e 50% rispettivamente) e ai forti fumatori (43% e 56%
rispettivamente). La capacità di diffusione ha presentato una tendenza alla riduzione nelle tre categorie
(CO/VA% predetto: nei lievi fumatori=77%, nei fumatori moderati=65%, nei forti fumatori=58%), sebbene questa
differenza non sia risultata significativa (p=0.09), così come la PaO2 (PaO2 mmHg: nei fumatori lievi=78, nei
fumatori moderati=73, nei forti fumatori=70). La PAPS è risultata misurabile in 17 soggetti e i forti fumatori hanno
presentato una significativa PAPS aumentata rispetto ai lievi fumatori (40 mmHg vs 32.6 mmHg, p=0.01, corretto
per l'età e il rapporto FEV1/VC) mentre la PAPS non è risultata aumentata nei fumatori moderati (30 mmHg). I
nostri risultati in parte confermano gli studi in vitro dimostrando che il fumo può provocare un'alterazione degli
scambi intrapolmonari dei gas dipendente non solo dal danno delle vie aeree ma anche da quello del letto
vascolare.
63
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
TEST FUNZIONALI RESPIRATORI DI I° LIVELLO IN PAZIEN TI CON IP IDIOPATICA E POST-TEP
Authors:
R. CORBO (1), V. DI SPIRITO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. PISANO (1), A. MOLINO (1), M. SOFIA (1), AA.
STANZIOLA (1), L. CARRATU' (1)
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY
Body:
L'ipertensione Polmonare Idiopatica e l'Ipertensione Polmonare post-Tromboembolica possono presentare
significativi problemi di diagnostica differenziale.Abbiamo retrospettivamente valutato i dati funzionali respiratori
di primo accertamento (spirometria,test di diffusione alveolo-capillare,emogasanalisi arteriosa, test del cammino
in 6 minuti e dosaggio del BNP) di 12 pazienti con diagnosi di IAP idiopatica e 13 pazienti con diagnosi di IP
post-TEP, giunti all'osservazione nel periodo 2000-2006.L'età era pressocchè la stessa,(età media 48,4 nella
idiopatica vs 54,4 nella post-TEP); la volumetria polmonare dinamica risultava essere nella norma, mentre la
diffusione alveolo-capillare appariva compromessa in entrambe le forme, in particolare nella post-TEP
espressione di una alterata perfusione polmonare.Il rapporto FVC%/DLCO%th tendeva ad essere superiore alla
norma rispetto ad un gruppo controllo di soggetti sani. All'emogasanalisi arteriosa, si riscontrava ipossiemia di
grado medio ed ipocapnia da iperventilazione.Il test del cammino registrava una significativa
desaturazione(p<0,05) al termine del test per entrambe le forme, espressione di una scarsa tolleranza allo
sforzo, e in particolare nell' Ipertensione Arteriosa Polmonare Idiopatica un percorso inferiore ai 332 metri, dato
questo correlato ad una minore sopravvivenza. Anche la frequenza cardiaca si modificava significativamente
come risposta alle maggiori richieste di sangue.Il BNP (brain natriuretic peptide)tdosato su quasi tutti i pazienti
studiati risultava superiore alla norma in una percentuale di pazienti non superiore al 50%. In conclusione, i
pazienti con ipertensione polmonare arteriosa idiopatica o con ipertensione polmonare post-TEP non sono
apparentemente separabili sulla base dei test funzionali respiratori di I° livello. La misura della di ffusione alveolocapillare (DLCO) ed il rapporto FVC/DLCO risultano i parametri funzionali respiratori più sensibili tra le indagini
di I° livello.
64
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
LA RIDUZIONE DELLA DIFFUSIONE ALVEOLO-CAPILLARE (DLCO) E DEI TEST DI CAPACITÀ
FUNZIONALE SONO SEGNI PRECOCI NELLA MALATTIA VENO-OCCLUSIVA POLMONARE (PVOD).
Authors:
V. DI SPIRITO (1), G. ANTINOLFI (2), G. ROSSI (3), C. CURCIO (4), C. SANTORIELLO (5), R. CORBO (1), V.
PISANO (1), AA. STANZIOLA (1), N. GALIE' (6), M. SOFIA (1)
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) SERVIZIO ANATOMIA PATOLOGICA AORN MONALDI
NAPOLI ITALY, (3) SERVIZIO RADIOLOGIA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (4) 1° CHIRURGIA TORACICA
AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (5) LABORATORIO DI ERGOMETRIA CARDIOPOLMONARE AO CAVA DE
TIRRENI CAVA DE' TIRRENI ITALY, (6) UNIVERSITA' DI BOLOGNA BOLOGNA ITALY
Body:
La PVOD è una rara variante della Ipertensione arteriosa polmonare ed è generalmente descritta come una
forma di ipertensione polmonare severa associaia a segni TC eBAL peculiari (Rabiller et al ERJ 2006). E' qui
riportato il caso di una paziente con diagnosi videotoracoscopica di PVOD che alla successiva valutazione
emodinamica cardiopolmonare dimostrava IP lieve non responsiva al test di vasoreattività con Ossido Nitrico
(PAPa/d/m in mmHg 41/15/26; PCP 7 mmHg). L'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali disponibili e dei
dati ecocardiografici e radiografici effettuati tra il 2001 ed il 2006 evidenziava isolata riduzione della DLCO
(31%th con un rapporto FVC/DLCO% 3,45) in assenza di alterazioni ecocardiografiche, scintigrafiche e TC. In
quattro 6MWT effettuati nello stesso periodo, la distanza media risultava 292 mt con desaturazioni
ossiemoglobiniche severe (fino a valori di saturazione del 76%). Due test da sforzo cardiopolmonari
(CPET),eseguiti a distanza di un anno circa, risultavano sovrapponibili:VO2 al picco 54%th;VO2@LT 41% VO2
max; VE/VCO2 43 (v.n. 30); VO2/HR 63%th. I test di capacità funzionale risultano precocemente compromessi e
più sensibili della ecocardiografia e della TC nella PVOD in una fase di lieve alterazione emodinamica e
dovrebbero essere pertanto utilizzati già nella fase di screening per possibile ipertensione polmonare.
65
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
ANALISI RETROSPETTIVA DI PAZIENTI AFFETTI DA IPERTENSIONE POLMONARE GRAVE NON
ASSOCIATA A MALATTIE RESPIRATORIE.
Authors:
V. PISANO (1), R. CORBO (1), G. BATTILORO (1), F. VILLANO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. DI SPIRITO (1),
M. SOFIA (1), AA. STANZIOLA (1), L. CARRATU'
Affiliations:
(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY
Body:
Sono stati esaminati retrospettivamente i dati funzionali cardiorespiratori di 27 pazienti con ipertensione
polmonare grave nel periodo 2000-2006. Dei 27 pazienti, 11 avevano ricevuto diagnosi di ipertensione arteriosa
polmonare idiopatica(classe NYHA III 4 pz; NYHA IV 7 pz), 9 di ipertensione arteriosa polmonare da shunts
cardiaci congeniti sin-dx (classe NYHA III 6 pz; NYHA IV 3 pz), 3 di ipertensione polmonare associata a
collagenopatie (classe NYHA III 3 pz), e 4 ricevettero una diagnosi di ipertensione polmonare posttromboembolica (classe NYHA III 2 pz;NYHA IV 2 pz).L'età media al momento dell'arruolamento era 45 aa
(range 17-70),con una maggiore incidenza della malattia nel sesso femminile(18F vs 9M).Circa il 28% dei
pazienti era affetto da distiroidismo (100% femmine), e riferivano dispnea per sforzi di lieve entità (87,5%),
astenia e lipotimia (40%) e dolore toracico(12,5%).25 pazienti sono stati sottoposti a cateterismo cardiaco destro
e i dati emodinamici sono stati i seguenti: PAPs 90+/- 25,2 mmHg, PAPm 61,4+/- 14,6 mmHg, con scarsa o
parziale risposta al test di vasoreattività.Tali dati dimostravano una corrispondenza significativa con i dati
ecocardiografici ottenuti (PAPs 96,2+/-21,8 mmHg, PAPm 59,1+/-15,7 mmHg)(chemla et al.). Indue pazienti, la
PAPs misurata mediante ecocardiografia è stata rispettivamente di 90 e 120 mmHg. Nella maggior parte dei
pazienti, l'emogasanalisi arteriosa mostrava un quadro di ipossiemia associata a lieve ipocapnia (pO2
media:63,2+/-14,9 mmHg; pCO2 media 34,7+/-5,5 mmHg).L'esame spirometrico evidenziava una volumetria
statica e dinamica ai limiti della norma o lieve deficit ventilatorio restrittivo.La DLCO% è risultata notevolmente
compromessa (55+/-16,2%) e il rapporto FVC%/DLCO% è uguale a 1,53+/-0,5. Per 18 pazienti sono stati
utilizzati come terapia specifica epoprostenolo in infusione (n° 3 pz), iloprost per via inalatoria (n ° 1 pz),
bosentan (n°12 pz), sildenafil (n°2 pz), con un ran ge temporale di terapia 8-26 mesi per l'epoprostenolo, 1-16
mesi per il bosentan, 7-24 mesi per il sildenafil. I pazienti con ipertensione polmonare grave dimostrano una
volumetria polmonare conservata che non si modifica in corso di trattamenti specifici.
66
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
TERAPIA CON BOSENTAN NELLA IPERTENSIONE POLMONARE ASSOCIATA A TROMBOEMBOLIA
CRONICA: STUDIO CONTROLLATO OPEN LABEL
Authors:
F.G. Vassallo (1), A. Scarda (1), G. Milani (2), S. Harari (3), G. Paciocco (3), M. Confalonieri (1)
Affiliations:
(1) SC Pneumologia Ospedale Cattinara Trieste ITALY, (2) Istituto Mal. App. Respiratorio Milano ITALY, (3) SC
Pneumologia Ospedale San Giuseppe Milano ITALY
Body:
Presupposti. Il Bosentan, antagonista recettoriale duplice dell'endotelina, ha dimostrato di essere efficace sulla
capacità di esercizio (6 MWD) nei pazienti con ipertensione polmonare idiopatica (IPAH). Dati preliminari non
controllati sembrano indicare un'efficacia del Bosentan anche nella ipertensione polmonare associata a
tromboembolia cronica (CTEPH), che presenta aspetti clinici e morfologici simili alla IPAH.
Scopo. Valutare l'efficacia del Bosentan in uno studio controllato open label rispetto alla sola terapia standard in
pazienti con CTEPH.
Pazienti e Metodi. 16 pazienti (M/F 7/9, età media 61,3±13,6) con CTEPH inoperabile e senza fattori di rischio
trombofilici congeniti (es. alterazioni prot C, prot S, fattori II e V) sono stati valutati per 6 MWD, classe funzionale
NYHA, emogasanalisi arteriosa (EGA), pressione atriale destra stimata con ecocardio (PAPs), al momento del
reclutamento e a 3, 6, 12 mesi. La funzionalità epatica è stata monitorizzata mensilmente. Secondo la
classificazione NYHA 1 paziente era in classe II, 12 in classe III, 3 in IV. 8 pazienti sono stati trattati con
Bosentan (62,5 mg bid per le prime 4 settimane, poi 125 mg bid) più terapia standard (anticoagulanti, diuretici e
ossigeno all'occorrenza); i restanti 8 pazienti con sola terapia standard. I due gruppi risultavano omogenei per i
parametri valutati: al tempo 0 la PAPs era 78,9±21,9 (81,9±27,3 nel gruppo Bosentan e 76±16,4 nel gruppo di
controllo, p=0,66), PaO2 63±8,5 (66,2±8 e 59,8±8,2, p=0,24), 6 MWD 347,8±115,6 (386,9±85,5 e 308,8±133,6,
p=0,25).
Risultati. Nessun decesso a 6 mesi. Nessun evento avverso segnalato, compreso l'aumento di aminotransferasi.
Dopo 6 mesi, la variazione del 6 MWD rispetto al basale è significativamente superiore nel gruppo trattato con
Bosentan rispetto ai controlli (56,4±75,9 vs -63,8±56,3, p=0,002).
Conclusioni. I dati preliminari a 6 mesi suggeriscono che il trattamento con Bosentan in pazienti affetti da
CTEPH inoperabile può essere aggiunto alla terapia medica convenzionale per aumentare la tolleranza
all'esercizio.
67
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
EMBOLIA POLMONARE CLINICAMENTE INSORTA SUBITO DOPO RIMOZIONE DI CATETERE VENOSO
CENTRALE : DESCRIZIONE DI 1 CASO CLINICO E DISCUSSIONE
Authors:
R. Frizzelli (1), C. Scarduelli (1), V. Di Comite (1), C. Pinzi (1), R. Ghirardi (1), O. Tortelli (1)
Affiliations:
(1) UNITA' OPERATIVA DI FISIOPATOLOGIA E RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA -OSPEDALE DI
BOZZOLO- MANTOVA ITALY
Body:
Uomo di 58 anni con familiarita' positiva per cardiopatia ischemica, anamnesi di allergia alle graminacee e di
asma bronchiale dall' eta' giovanile. Sottoposto ad intervento di quadruplice by pass aortocoronarico, il decorso
postoperatorio era stato regolare. In quinta giornata prima del trasferimento presso la nostra unita' operativa
(UO) subito dopo la rimozione del catetere venoso centrale (CVC) posizionato in giugulare interna destra, aveva
accusato senso di oppressione toracica, dispnea intensa e insufficienza respiratoria acuta. La sintomatologia
attribuita a crisi asmatica era lentamente migliorata con ossigeno, e broncodilatatori. All' arrivo presso la nostra
UO il paziente lamentava dispnea da sforzo e dolenzia laterocervicale destra. obiettivamente si evidenziava FC
di 100/min, pressione arteriosa di 130/90 mmHg, e saturazione arteriosa in ossigeno di 91%. La radiografia del
torace evidenziava un modesto versamento pleurico bilaterale. L' elettrocardiogramma evidenziava tachicardia
sinusale (100/min), emiblocco anteriore sinistro e alterazioni ripolarizzative aspecifiche in sede antero-settale. L'
emogasanalisi arteriosa evidenziava pH 7,49, PaO2 60 mmHg, PaCO2 33 mmHg. L' ecocardiogramma
evidenziava ventricolo sinistro nella norma, il ventricolo destro era lievemente dilatato, era presente lieve
insufficienza tricuspidale con pressione arteriosa polmonare stimata di circa 60 mmHg (Ipertensione severa). L'
ecografia dei vasi del collo evidenziava la presenza di massa flottante in vena giugulare interna destra. L'
angioTAC torace evidenziava alterazione dei profili vascolari
con irregolarita' del calibro vascolare
bilateralmente compatibili con embolia polmonare. Il paziente con terapia anticoagulante ha notato un
progressivo miglioramento della dispnea da sforzo, risoluzione della dolenzia latero-cervicale destra e
miglioramento dell' emogasanalisi: PaO2 71 mmHg, PaCO2 36 mmHg, pH 7,48.
Discussione: La trombosi venosa profonda degli arti superiori (TVPES) e' una entita' clinica in continuo aumento.
La TVPES nel 55% dei casi e' secondaria alla presenza di CVC e il 55% dei pazienti con CVC sviluppa TVPES.
Embolia polmonare si riscontra nel 36% delle TVPES. Riteniamo sia di fondamentale importanza conoscere l'
elevato rischio di malattia tromboembolica venosa a partenza da TVPES correllate all' uso di CVC in senso
generale e in cardiochirurgia in particolare.
68
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
RUOLO DELLA TC SPIRALE A 4 FILE DI DETETTORI NELLA DIAGNOSI DI ESCLUSIONE DELL'EMBOLIA
POLMONARE
Authors:
R. Polverosi (1), M. Vigo (1), R. Pesavento (2), C. Bova (3), F. Porro (4), A. Ghirarduzzi (5), M. Bazzan (6), M.
Frulla (2), A. Noto (3), R. Castelli (4), F. Giovanardi (5), S. Calabro (1), F. Angelini (2), A. Pagnan (2), P.
Prandoni (2)
Affiliations:
(1) Ospedale S. Bassiano Bassano del Grappa ITALY, (2) Università di Padova/Azienda Ospedaliera Padova
ITALY, (3) Ospedale dell'Annunziata Cosenza ITALY, (4) Ospedale Maggiore di Milano Milano ITALY, (5)
Ospedale S.Maria Nuova Reggio Emilia ITALY, (6) Ospedale Evangelico Torino ITALY
Body:
La TC spirale multistrato è la metodica sempre piu' usata come indagine di prima istanza nello studio di pazienti
con sospetto clinico di embolia polmonare (EP). Mentre il ruolo della TC spirale a 4 file di detettori (che è
attualmente la macchina piu' diffusa in Italia) nella diagnosi di EP non e' ancora completamente definito.
Abbiamo realizzato uno studio multicentrico per determinare il valore predittivo negativo della TC spirale a 4 file
di detettori in pazienti con sospetto clinico di EP senza segni di trombosi venosa profonda (TVP) e con D-dimero
positvo e per valutare la possibilità di non sottoporre a terapia anticoagulante pazienti con TC e D-dimero
negativi.
Sono stati studiati 702 pazienti (ospedalizzati ed esterni) con il sospetto di primo episodio di EP. Criteri di
esclusione erano: precedenti episodi di EP e/o TVP, instabilità emodinamica, aspettativa di vita inferiore a 6
mesi, terapia anticoagulante per altre patologie, insufficienza renale grave, controindicazioni all'uso del mezzo di
contrasto, età inferiore a 18 anni, gravidanza, impossibilità di follow-up a lungo termine. Tutti i pazienti arruolati
hanno risposto ad un questionario per valutare i fattori di rischio per EP e sono stati valutati secondo il test di
Wells. Tecnicamente lo studio e' stato eseguito secondo gli stessi parametri tecnici in tutti i centri che hanno
aderito allo studio.
EP e' stata diagnosticata in 151 pazienti (21.5%) ed esclusa in 536 (76.3%). In questo gruppo il D-dimero è
risultato positivo in 279 pazienti (52%) e negativo negli altri. Nei restanti 15 pazienti la TC e' stata considerata
non diagnostica. I pazienti con D-dimero positivo sono stati sottoposti a scintigrafia V/Q e/o arteriografia mentre
quelli con D-dimero negativo non sono stati sottoposti a terapia anticoagulante ma seguiti con follow-up a 6
mesi.
Concludendo, il valore predittivo negativo in pazienti conTC a 4 file di detettori negativa e D-dimero positivo e'
troppo basso per essere clinicamente accettabile (19.7%), mentre ha un valore prognostico valido in caso di
associazione con D-dimero negativo (solo 1.17% di questo gruppo con EP al follow-up).
69
Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA
Title:
EVOLUZIONE DI EMBOLIA POLMONARE: 1 ANNO DI FOLLOW-UP
Authors:
C. Ribas (1), G. Bardi (1), M. Gherardi (1), G. Palmiero (1), L. Marconi (1), N. Carpenè (1), C. Manta (1), A. Palla
(1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana Pisa ITALY
Body:
Scopi: valutare l'evoluzione di Embolia Polmonare (EP) in termini di frequenza di recidiva e di sanguinamento in
corso di terapia anticoagulante durante il primo anno di follow-up. Metodi: negli ultimi 4 anni sono stati arruolati
522 pazienti con EP. La diagnosi è stata effettuata con la TC spirale (382, 73.2 %), l'angiografia polmonare (4,
0.76 %), o con la scintigrafia polmonare da perfusione (SPP) altamente compatibile associata alla probabilità
clinica (136, 26 %). Successivamente, i pazienti sono stati seguiti per 1 anno ed hanno effettauto: valutazione
clinica, emogasanalisi arteriosa, SPP (7,30,365 giorni dopo l'EP). La SPP è stata valutata tenendo conto del
numero di segmenti polmonari non perfusi (Indice di Danno Perfusorio, IDP). Inoltre, in un sottogruppo di 53
pazienti con segni elettrocardiografici di sovraccarico ventricolare destro è stato eseguito l'ecocardiogramma
(valutazione della Pressione Arteriosa Polmonare sistolica, PAPs) sia nella fase acuta di EP che dopo 365
giorni. Risultati: dopo 1 anno si sono verificati 7 casi di recidiva di EP evidedinziati sia da un punto di vista clinico
che scintigrafico. In particolare, 1 paziente è deceduto nella prima settimana di follow-up e 2 durante il primo
mese. I casi di sanguinamento evidenziati sono stati 15 di cui 1 maggiore e 14 minori. Dopo 1 anno la dispnea si
è ridotta in maniera significativa con progressivo incremento dei valori di PaO2 (p<0.001). L'IDP si è ridotto in
maniera statisticamente significativa dopo 7 e tra 7 e 30 giorni (p<0.001) ed in maniera non significativa tra 30 e
365 giorni. La PAPs è risultata normale in 8 casi, si è ridotta significativamente in 13 casi (p<0.05) ed è rimasta
invariata in 32 casi dopo 365 giorni. In questi ultimi pazienti l'IDP era significativamente più alto (p<0.05) rispetto
ai rimanenti al termine del follow-up. Conclusioni: In molti pazienti la ripresa della perfusione polmonare non è
risultata completa dopo l'episodio acuto di EP. I pazienti con ipertensione polmonare presentano una minore
ripresa della perfusione rispetto ai rimanenti al termine del follow-up.
70
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
RELAZIONE TRA AMBIENTE SCOLASTICO E SALUTE RESPIRATORIA NEI BAMBINI (STUDIO EUROPEO
HESE)
Authors:
M. SIMONI (1), I. ANNESI-MAESANO (2), T. SIGSGAARD (3), D. NORBACK (3), G. WIESLANDER (3), W.
NYSTAD (3), M. CANCIANI (3), G. VIEGI (1), P. SESTINI (3)
Affiliations:
(1) UNITA' DI EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE POLMONARE, ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA DEL CNR
PISA ITALY, (2) UMR-S 707, MEDICAL SCHOOL ST ANTOINE, UNIVERSITY PIERRE ET MARIE CURIE
PARIS FRANCE, (3) GRUPPO COLLABORATIVO HESE, UNIVERSITA' DI SIENA SIENA ITALY
Body:
Poiché i bambini trascorrono molta parte della giornata nell'ambiente scolastico, è molto importante che nelle
classi ci sia una buona qualità dell'aria. Scopo di questo lavoro era verificare se c'erano associazioni tra i livelli di
polvere respirabile (PM10) e biossido di carbonio (CO2) misurati nelle classi e la salute respiratoria dei bambini.
Metodi: I dati provengono dallo Studio multicentrico HESE (Health Effects of School Environment) e riguardano
547 bambini (età media 9,8 (DS 0,8) anni, 49% maschi) residenti in Italia, Norvegia, Svezia, Danimarca e
Francia. Sono state considerate le risposte fornite dai bambini circa la presenza, negli ultimi 12 mesi, di fischi,
tosse notturna e rinite. Per un sottocampione di 193 bambini erano disponibili anche dati rinometrici. Livelli di
PM10>50microg/m3 e di CO2>1000ppm sono stati considerati elevati (altrimenti, bassi). Risultati: i bambini
esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 erano rispettivamente il 77 ed il 68%. La prevalenza dei disordini
respiratori considerati era maggiore nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 che in quelli esposti a
livelli bassi. Dopo aggiustamento per esposizione a fumo passivo a casa ed interazione tra PM10 e CO2,
l'esposizione a livelli elevati di CO2 risultava un fattore di rischio significativo per tosse notturna (OR 3,50,
95%CI 1,31-9,35) e borderline significativo per rinite (OR 2,12, 95%CI 0,93-4,88). L'associazione di fischi con
elevati livelli di PM10 (OR 1.76, 95%CI 0.58-5.35) o di CO2 (OR 1.15, 95%CI 0.37-3.57) non era significativa.
Nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 le aree minime anteriore e posteriore del naso erano
significativamente ridotte rispetto ai bambini esposti a bassi livelli (p = 0,048 e 0,002, rispettivamente).
Conclusioni: la qualità dell'aria nelle scuole europee arruolate nello studio HESE, relativamente a PM10 and
CO2, è risultata cattiva. L'esposizione elevata a questi inquinanti è risultata essere associata a sintomi/malattie
respiratorie allergiche, soprattutto a tosse notturna e rinite.
71
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
ESPOSIZIONE A TRAFFICO ED INCIDENZA DI MALATTIE RESPIRATORIE NEI PRIMI SEI MESI DI VITA IN
UNA COORTE DI NEONATI DI ROMA (GASPII).
Authors:
D. PORTA (1), F. FORASTIERE (1), C. BRAHE (2), F. COTA (3), M. DE SANTIS (4), D. DI LALLO (5), A. DI
NAPOLI (5), P. MASTROIACOVO (6), D. PARENTI (7), C. PISCICELLI (8), F.D. TIZIANO (2), A. TRIMBOLI (8),
F. VISINTINI (7), A.A. ZUPPA (2), C.A. PERUCCI (1)
Affiliations:
(1) DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA ASL RME ROMA , (2) ISTITUTO DI GENETICA MEDICA
UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (3) ISTITUTO DI CLINICA PEDIATRICA
UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (4) ISTITUTO DI CLINICA OSTETRICA E
GINECOLOGICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (5) AGENZIA DI SANITA
PUBBLICA DELLA REGIONE LAZIO ROMA , (6) INTERNATIONAL CENTRE ON BIRTH DEFECTS ROMA , (7)
DIVISIONE DI PEDIATRIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA , (8) DIVISIONE DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA
OSPEDALE CRISTO RE
Body:
Introduzione. Diversi studi hanno dimostrato un aumento della incidenza di sintomi respiratori nei bambini che
vivono in zone ad alto traffico, ma non esistono evidenze sui bambini nei primi mesi di vita. Abbiamo esaminato
la associazione tra esposizione a traffico riferita dalla madre e incidenza di sintomi respiratori durante i primi sei
mesi di vita.
Metodi. In una coorte di neonati costituita da 708 bambini, arruolati a Roma tra Giugno 2003 e Ottobre 2004,
sono state raccolte, in una intervista dopo il parto, informazioni sul traffico, riferite dalla madre, relativamente
alla frequenza del passaggio di macchine e camion nella strada di residenza, e alla percezione materna dell
inquinamento dovuto al traffico, con una variabile categorizzata in quartili. In una intervista telefonica al sesto
mese di vita sono state raccolte su 694 bambini (98%) informazioni sulla incidenza di problemi respiratori: sibili
(20.3%), infezioni delle basse vie (bronchite, polmonite e bronchiolite) (11.2%), infezioni delle alte vie (otite e
naso che cola) (68.0%), tosse secca o con catarro (13.5%). Tramite una analisi logistica multivariata, è stata
studiata la associazione tra questi esiti e le variabili di esposizione (traffico di macchine, traffico di camion,
percezione dell inquinamento), aggiustando per l effetto di potenziali confondenti raccolti nella intervista dopo il
parto (sesso del bambino, livello di istruzione e atopia dei genitori, fumo della madre in gravidanza) e a 6 mesi
(allattamento al seno, frequenza del nido, fratelli, muffe, animali in casa).
Risultati. La incidenza di sibili è risultata significativamente aumentata se la madre riportava un traffico di
macchine e camion molto spesso rispetto a mai (OR: 1,92, 95%CI 1,20-3,09 e OR: 1,71, 95%CI 1,03-2,84
rispettivamente) . E stato anche osservato un trend positivo all aumentare della percezione dell inquinamento.
Per nessuno degli altri esiti studiati è risultata una associazione con le esposizioni in oggetto.
Conclusioni. I dati indicano una relazione tra inquinamento dovuto al traffico e insorgenza di sibili nei primi sei
mesi di vita. Nonostante il limite del dato riferito dalla madre, si possono escludere distorsioni da recall bias,
poichè le informazioni sulla esposizione sono state raccolte prima della insorgenza di sintomi.
72
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
LO STUDIO DRIAS (DISTURBI RESPIRATORI NELL'INFANZIA E L'AMBIENTE IN SARDEGNA): DISEGNO
E PREVALENZE DI MALATTIA
Authors:
R. Pirastu (1), C. Bellu (2), R. Pistelli (3), P. Greco (4), G. Accetta (5), A. Biggeri (2)
Affiliations:
(1) Università La Sapienza Roma ITALY, (2) Università di Firenze Firenze ITALY, (3) Università Cattolica Roma
ITALY, (4) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (5) Centro Studi Prevenzione Oncologica Firenze ITALY
Body:
L’inquinamento dell’aria e i suoi effetti sulla salute respiratoria dei bambini sono un rilevante argomento di sanità
pubblica a livello internazionale e nazionale. Lo studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente in
Sardegna) si inserisce in un contesto più ampio di tutela ambientale, in cui sono state avviate iniziative
istituzionali volte a caratterizzare lo stato di salute delle popolazioni residenti in quella regione. Oggetto della
presentazione sono le prevalenze di disturbi respiratori nei bambini residenti in comuni dell’area sudoccidentale dell’isola.
La popolazione in studio è costituita dai bambini delle scuole elementari di 8 comuni dell’area: Capoterra,
Carbonia, Portoscuso, Sant’Antioco, San Gavino, Sarroch, Villa San Pietro, Villacidro e Villasor. Il questionario
mira all’identificazione dei disturbi respiratori, secondo lo schema originalmente proposto dallo studio ISAAC e
utilizzato nello studio SIDRIA, e dei fattori di rischio correlati, secondo lo schema originale dello studio SIDRIA.
Nei bambini delle classi III, IV e V è stato inoltre eseguito, previo consenso informato dei genitori, un test di
funzionalità polmonare mediante esecuzione di manovre di Capacità Vitale Forzata al fine di avere una misura
indipendente e oggettiva di salute respiratoria.
In 29 scuole elementari dei nove comuni nei quali si e’ svolta l’indagine sono stati intervistati 3417 bambini (1806
maschi e 1611 femmine) con una rispondenza pari a 84%, sono state completate 1825 spirometrie con una
rispondenza pari a 85%. La prevalenza di sibili nella vita era 27.5%, sibili negli ultimi 12 mesi 8.4%; la
prevalenza di tosse o catarro negli ultimi 12 mesi per più di un 1 mese e più di 3 mesi era rispettivamente pari a
5% e 3.3%. La prevalenza di asma nella vita era pari a 6.5%. Le prevalenze stimate nelle aree oggetto dello
studio DRIAS sono inferiori rispetto alla media nazionale SIDRIA stimata cumulativamente nelle classi di età 6-7
e 13-14 anni (13.5% per asma in atto e 10.1% per tosse e catarro persistenti). I risultati delle spirometrie
mostrano una potenziale sotto-diagnosi di disturbi respiratori: per 21 di 27 bambini con un rapporto fev1/fvc
inferiore al 5° centile della popolazione non era s tata posta diagnosi di malattia respiratoria.
73
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
TRAFFICO VEICOLARE E PREVALENZA DI RINITE IN ITALIA : STUDIO SIDRIA 2
Authors:
GM. Corbo (1), G. Berti (2), E. Migliore (3), G. Ciccone (3)
Affiliations:
(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) ARPA Torino ITALY, (3) CSPO Piemonte Torino ITALY
Body:
Negli ultimi anni è stato descritto un aumento in Italia della rinite in età pediatrica. Una delle cause ipotizzabili è
l’inquinamento atmosferico da traffico autoveicolare. Nell’ambito dello studio SIDRIA-2 abbiamo voluto valutare :
1) la distribuzione della prevalenza di rinite in tre zone italiane; 2) la relazione con il traffico di auto e camion.
Metodi: lo studio ha interessato bambini di età compresa fra 6-7 anni , che vivevano in aree del Nord (4 aree ),
Centro ( 6 aree) e Sud Italia (2 aree). Mediante un questionario standardizzato compilato dai genitori che
includeva il questionario ISAAC è stata indagata la presenza di rinite negli ultimi 12 mesi (“Frequenti starnuti o
naso che cola o naso chiuso al di fuori dei comuni raffreddori o influenza”) e la frequenza di passaggio nella
strada dove il bambino abitava di camion o automobili (1.Mai o quasi mai, 2.Ogni tanto, 3.Frequentemente, 4. Di
continuo). Risultati preliminari: sono stati compilati 20016 questionari (rispondenza 89.2%, 10294 maschi, età
media 6.7 anni + 0.6, Nord 8257 bambini, Centro 8801 bambini, Sud 2958 bambini). La prevalenza dei sintomi
rinitici è risultata pari a 18.5% (maschi =20.6%, femmine=16.3%) con un netto aumento dei sintomi secondo un
gradiente Nord-Sud (Nord= 17.6%, Centro=18.5%, Sud=20.9%). La prevalenza aumentava in relazione al
traffico di auto (Mai/Ogni tanto =17.7%, Frequentemente=18.2%, Continuo=21.6%) e di camion (Mai/Ogni tanto
=16.7%, Frequentemente=21%, Continuo=24.4%). L’analisi logistica che includeva il sesso, l’età, la stagione di
rilevamento dati, il compilatore del questionario, l’esposizione a muffe, fumo passivo, la familiarità per
asma/rinite, la scolarità dei genitori e l’area evidenziava una significativa associazione dei sintomi rinitici con il
continuo passaggio di auto (O.R.=1.22 C.I.=1.03-1.43) e con il passaggio di camion (Ogni tanto = O.R.=1.12,
C.I.=1.02-1.23, Frequente: O.R.=1.28, C.I.=1.15-1.44; Continuo: O.R.=1.53, C.I.=1.27-1.84) rispetto al
passaggio assente o raro. I risultati preliminari dello studio suggeriscono che l’esposizione a traffico veicolare, in
particolare di tipo pesante, può rappresentare un fattore di rischio per la rinite in età pediatrica.
Il progetto SIDRIA-2 fase è stato parzialmente finanziato dal Ministero per salute (Ricerca finalizzata)- Regione
Emilia-Romagna
74
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
SINDROMI OSTRUTTIVE RESPIRATORIE (SOR) NELLA CITTÀ
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E INDICATORI DI STATO SOCIALE
DI
TORINO:
PREVALENZA,
Authors:
P. Piccioni (1), E. Migliore (2), C. Mamo (3), M.P. Forneris (1), M. Bugiani (1)
Affiliations:
(1) CPA ASL4 Torino ITALY, (2) Centro Prevenzione Oncologica Torino ITALY, (3) Servizio Epidemiologia ASL
5 Grugliasco (TO) ITALY
Body:
Introduzione Nel 2004-2006 a Torino sono stati condotti progetti di ricerca finanziati dalla Regione Piemonte
aventi i seguenti obiettivi:
a) valutare l'utilità di fonti di dati correnti per stimare la prevalenza di asma, BPCO ed insufficienza respiratoria
b) evidenziare eventuali disomogeneità della distribuzione spaziale della frequenza di malattie
c) studiare indicatori di stato sociale.
Metodi Sono state considerate le seguenti fonti:
1) archivio dei ricoveri ospedalieri (SDO; codici ICD 9: 491,92, 493 e 518.81),
2) archivio delle prescrizioni farmaceutiche (ATC7, gruppo R03 - anno 2002),
3) esenzioni ticket per asma (007) e per insufficienza respiratoria (024).
Lo studio della distribuzione geografica per residenza è stato condotto rappresentando su mappa i casi
prevalenti, stratificati per sesso, età, distretto, quartiere e ASL di appartenenza.
Per lo studio di indicatori di stato sociale sono stati utilizzati i dati contenuti nello Studio Longitudinale Torinese
(SLT), in cui i dati sanitari sono collegati con archivi amministrativi, (in particolare censimenti).
Risultati: I casi prevalenti di SOR son stati 67154 con un tasso stimato di prevalenza del 7.5 % con significative
differenze tra aree. I rischi erano maggiori nelle classi sociali più basse.
Conclusioni : Lo studio conferma l'elevata prevalenza e la disomogenea diffusione della SOR con un rischio
dipendente da indicatori di classe soiale.
75
Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA
Title:
ANALISI DELL'ASSOCIAZIONE TRA INQUINAMENTO DA TRAFFICO AUTOVEICOLARE E SALUTE
RESPIRATORIA CON USO DI METODOLOGIA GIS IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE DI PISACASCINA
Authors:
D. NUVOLONE (1), R. DELLA MAGGIORE (1), S. MAIO (2), S. BALDACCI (2), A. ANGINO (2), F. MARTINI (2),
M. BORBOTTI (2), L. CARROZZI (2), G. VIEGI (2)
Affiliations:
(1) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' / CNR PISA
ITALY, (2) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA / CNR PISA ITALY
Body:
Background
L'Istituto di Fisiologia Clinica (CNR, Pisa) ha svolto nel 1991-93 nella zona di Pisa-Cascina un'indagine
epidemiologica sugli effetti sulla salute respiratoria della popolazione dell'inquinamento atmosferico prodotto da
una strada a traffico elevato (statale Tosco-Romagnola).
Obiettivi
Numerosi lavori internazionali in materia utilizzano la distanza dalla strada come proxy di esposizione
ambientale. Questo studio si propone di valutare in un'ottica spaziale i suddetti dati mediante integrazione in un
sistema GIS (Geographical Information System).
Materiali e metodi
I soggetti partecipanti all'indagine e che vivono entro una distanza di 800m dalla Tosco-Romagnola (2.062
soggetti) sono stati georiferiti sul territorio secondo il proprio indirizzo di residenza.
Il campione di popolazione (n=2062 età 8-97 anni) è stato classificato in due gruppi: gli esposti, ossia coloro che
vivono entro una distanza di 75m dalla strada; i controlli, ossia gli abitanti nella restante fascia 75-800m.
Analogamente è stato fatto per le distanze di 100m e 150m.
È stato poi applicato un metodo di classificazione fondato su tre classi di distanza: 0-75m (più esposti), 75-150m
(meno esposti) e 150-800m (controlli). Lo stesso schema è stato ripetuto spostando la soglia di discriminazione
fra seconda e terza classe a 200m e 250m.
Su ciascuna delle sei classificazioni ottenute sono state condotte analisi bivariate e multivariate.
Risultati
Lo studio ha evidenziato numerose associazioni statisticamente significative tra il vivere in prossimità della
strada ed alcuni sintomi/malattie respiratori. Con la prima classificazione sono state ottenute associazioni
significative sia per le femmine residenti entro i 75m (asma bronchiale OR=1.74, 95%IC 1.05-2.89, dispnea
OR=1.39, 95%IC 1.01-1.93, attacchi di difficoltà di respiro OR=1.79, 95%IC 1.06-3.02) che per quelle residenti
entro i 100m (asma bronchiale OR=1.82, 95%IC 1.11-2.98, dispnea OR=1.38, 95%IC 1.01-1.88 attacchi di
difficoltà di respiro OR=1.91, 95%IC 1.15-3.17).
Il secondo criterio di classificazione ha consentito di individuare la classe di distanza 0-75m come la
maggiormente rischiosa per la salute respiratoria.
Considerazioni
Il presente studio mostra le potenzialità dell'integrazione in un GIS dei dati epidemiologici. I risultati ottenuti
attraverso l'uso della distanza come indicatore di esposizione ambientale suggeriscono un'influenza
dell'inquinamento da traffico nello sviluppo di sintomatologia e patologia respiratoria.
76
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
ASMA SENZA EOSINOFILI: PERSISTENZA NEL TEMPO ED EFFETTO DELLA TERAPIA
Authors:
F. Costa (1), E. Bacci (1), E. Garbella (1), ML. Bartoli (1), S. Cianchetti (1), PL. Paggiaro (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardiotoracico, Università di Pisa Pisa ITALY
Body:
Alcuni asmatici, pur essendo sintomatici e non trattati con terapia antinfiammatoria, possono avere bassi livelli
(<3%) di eosinofili nell'espettorato. Per valutare se questa caratteristica rimanga stabile nel tempo, abbiamo
studiato 36 pazienti (età: 41± 17 anni; M/F 13/23; 17 atopici) con sintomi di asma di grado moderato e bassi
livelli di eosinofili nell'espettorato. Ventisei pazienti venivano trattati con il solo salmeterolo (50 mcg bid) per 3
mesi. Come gruppo di controllo, 10 pazienti venivano trattati con fluticasone (125 mcg bid) per 3 mesi. Prima e
dopo 3 mesi di terapia tutti i pazienti venivano sottoposti a spirometria, test metacolina ed analisi dell espettorato
indotto. Dopo trattamento, il FEV1 non migliorava in nessuno dei due gruppi, mentre la reattività alla metacolina
migliorava significativamente in entrambi i gruppi. Riacutizzazioni asmatiche si verificavano in 8 (31%) dei 26
pazienti trattati con salmeterolo e in nessuno dei pazienti trattati con fluticasone (p=0.04). Durante il trattamento,
gli eosinofili nell'espettorato aumentavano al di sopra del 3% in 6 (23%) dei 26 pazienti trattati con salmeterolo e
in 1 (10%) dei 10 pazienti trattati con fluticasone (ns), senza alcuna relazione con la comparsa di
riacutizzazione. Si conclude pertanto che, nella maggior parte dei soggetti asmatici con bassi livelli di eosinofili,
questa caratteristica persiste nel tempo nonostante una discreta frequenza di riacutizzazioni asmatiche. In alcuni
pazienti, comunque, la presenza di bassi livelli di eosinofili nell'espettorato non sono un reperto costante, in
quanto tali cellule possono poi aumentare nel tempo, verosimilmente in relazione al persistere dei sintomi.
Comunque, nel piccolo gruppo di pazienti trattati con fluticasone, la terapia preveniva efficacemente le
riacutizzazioni asmatiche, suggerendo per i corticosteroidi inalatori la possibilità di meccanismi di azione diversi
dall'effetto sugli eosinofili.
77
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
CITOCHINE INFIAMMATORIE NEL CONDENSATO DELL'ARIA ESPIRATA DI PAZIENTI AFFETTI DA
BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA
Authors:
G. Bertorelli (1), M. Corradi (1), O. Acampa (1), C. Casoli (1), E. Pilotti (1), A. Casalini (2), A. Mutti (1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze delle Prevenzione Università degli Studi di Parma
ITALY, (2) U.O. di Pneumologia e Endoscopia Toracica Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma ITALY
Body:
La raccolta del condensato dell'aria espirata (EBC) è stata proposta quale metodo emergente, semplice e non
invasivo per campionare il fluido che riveste lo strato epiteliale delle vie respiratorie. Nell'EBC di 11 pazienti
affetti da BPCO riacutizzata, confrontati con 18 soggetti sani non fumatori e 17 soggetti fumatori (con storia di
fumo superiore a 20 pacchi/anno) senza segni clinici e funzionali di malattia sono state studiate alcune citochine
infiammatorie al fine di identificare nuovi biomarcatori di esposizione e di suscettibilità e di valutare l'lutilità
dell'EBC nel monitorare l'infiammazione polmonare. L'EBC è stato raccolto mediante raffreddamento dell'aria
esalata utilizzando un nuovo modello di condensatore portatile (TURBO-DECCS). Sull'EBC le determinazioni
delle differenti citochine infiammatorie (IFN-gamma, IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, GM-CSF, TNF-alfa) sono state
eseguite mediante l'innovativa tecnologia LUMINEX. Nei pazienti BPCO l'IL-8 è aumentata in maniera
statisticamente significativa rispetto ai soggetti non fumatori (p=0.0008) e rispetto ai soggetti fumatori
(p=0.0003). Il GM-CSF nei pazienti con BPCO è risultato aumentato in maniera statisticamente significativa
rispetto ai non fumatori (p=0.0017) e rispetto ai soggetti fumatori (p=0.003). L'IL-10 nei pazienti con BPCO è
risultata aumentata in modo significativo sia nei non fumatori (p=0.0046) e che nei fumatori (p=0.0041). L'IL-4
nei pazienti con BPCO è risultata aumentata in maniera statisticamente significativa rispetto ai soggetti fumatori
(p=0.0063). Nei pazienti non fumatori non è risultata dosabile. L'IL-2 non è risultata dosabile nei soggetti non
fumatori e fumatori ed è risultata dosabile in un solo paziente affetto da BPCO. L'IL-6, l'IFN-gamma e il TNF-alfa
non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi esaminati. I dati ottenuti mostrano che nei pazienti con
BPCO riacutizzata sono presenti livelli fortemente aumentati di alcune citochine. I soggetti fumatori mostrano,
invece, livelli di citochine che non differiscono in maniera significativa da quelli dei non fumatori. L'EBC sembra,
quindi, caratterizzare importanti differenze nei processi infiammatori fra il gruppo BPCO e i soggetti fumatori e
non fumatori. La raccolta e l'analisi dell'EBC potrebbero essere utilizzate per lo studio precoce dei danni
polmonari indotti dal fumo di sigaretta, per l'identificazione delle popolazioni a rischio di sviluppare BPCO e per
monitorare l'infiammazione in corso di BPCO.
78
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
RUOLO DELLE CITOCHINE IL-4, IL-5 E IL-13 NELL'ESPRESSIONE DI CD23 (FCEPSILON RII) NELLE
CELLULE MUSCOLARI LISCE BRONCHIALI
Authors:
F. Di Marco (1), N. Morelli (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), M. Verga (1), S. Centanni (1)
Affiliations:
(1) U.O. di Pneumologia, Ospedale San Paolo Milano ITALY
Body:
Razionale: le cellule muscolari lisce bronchiali (ASMC) esprimono la glicoproteina CD23, in superficie, solo se
stimolate con il siero di soggetti atopici. Harkonarson e collaboratori hanno dimostrato elevate concentrazioni di
IgE nel siero di pazienti allergici inducono l’espressione di CD23 nelle ASMC. Scopo del nostro studio è stato
individuare il ruolo che altri fattori presenti nel siero degli atopici hanno nel regolare l’espressione di CD23 nelle
ASMC.
Metodi: ASMC sono state stimolate con IL-4 (0.5 nM), GM-CSF (0.4 nM), IL-13 (0.4 nM), IL-5 (0.4 nM), PGD2
(10 &#61549;M), LTD4 (10 &#61549;M), triptasi (10 nM), e una combinazione di IL-4, IL-5, IL-13 con GM-CSF
per 24 ore. Le cellule sono state quindi separate e coniugate con il fluorocromo (PE) anti-CD23 (EBVCS-5) per
la citometria a flusso. Le cellule controllo sono state coniugate con PE- IgG-mouse.
Risultati: l’espressione di CD23 è aumentata dopo stimolazione con IL-4, IL-5, e IL-13 rispetto ai controlli. La
percentuale di cellule con una intensità di fluorescenza superiore ai controlli era rispettivamente 25.1 + 4.2 %
(IL-4), 15.6 + 2.7% (IL-5), 32.9% + 13.9% (IL-13). Il contenuto di proteine, inoltre, delle cellule stimolate con IL-4
era del 19% superiore ai controlli.
Conclusione: le citochine IL-4, IL-5, IL-13, in vitro, modulano l’espressione di CD23 nelle cellule muscolari lisce
bronchiali umane.
79
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
TRATTAMENTO DESENSIBILIZZANTE SPECIFICO NEI PAZIENTI CON ASMA DA LATTICE
Authors:
E. Pollastrini (1), C. Lombardo (1), V. Pecora (1), C. Alonzi (1), T. De Pasquale (1), C. Roncallo (1), A. Buonomo
(1), G. Altomonte (1), S. Musumeci (1), V. Sabato (1), L. Di Candia (1), E. Nucera (1), D. Schiavino (1), G.
Patriarca (1)
Affiliations:
(1) Servizio di Allergologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY
Body:
L'unica terapia efficace dell'allergia al lattice è la desensibilizzazione.
18 pazienti (7-66 anni; F:M=14:4) con asma da lattice e cutireazioni e/o IgE specifiche positive per il lattice sono
stati sottoposti a terapia desensibilizzante specifica per via sublinguale (follow up: 2 anni). Nella fase rush (4
giorni) sono state somministrate per via sublinguale dosi progressive di estratto di lattice, opportunamente
diluito, fino alla dose massima di 1 ml di soluzione pura (500 mcg/ml). Come mantenimento i pazienti hanno
assunto 10 gocce di soluzione pura 3 volte/settimana e indossato guanti di lattice per 30 minuti/dì. Alcuni test di
provocazione specifici (cutaneo, sublinguale, mucoso, vaginale, bronchiale, nasale e congiuntivale) sono stati
eseguiti prima e dopo il trattamento, per valutare le modificazioni della reattività mediante score sintomatologici.
Gli operatori sanitari con test bronchiale negativo dopo la desensibilizzazione sono stati sottoposti a challenge (8
ore) in ambiente lavorativo. Dopo la desensibilizzazione le cutireazioni, l’ECP e le IgE totali non hanno mostrato
variazioni significative. Le IgE ed IgG4 specifiche sono aumentate rispetto ai valori basali ma in modo non
significativo. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo in termini di riduzione della reattività al
lattice (score sintomatologici) e del numero di test positivi, aumento della dose di scatenamento e tempo di
latenza. I test sublinguale e bronchiale si sono negativizzati in tutti i pazienti. Nessun paziente ha manifestato
effetti collaterali durante la fase rush, 5 pazienti hanno presentato prurito orale regredito spontaneamente
durante il mantenimento. Nessun paziente ha interrotto il trattamento. 13 pazienti sono stati sottoposti a visita
odontoiatrica, 5 ad esame ginecologico e 9 ad intervento chirurgico in ambiente non latex-safe, senza reazioni
avverse. Nessuno degli operatori sanitari sottoposti a challenge in ambiente lavorativo ha presentato sintomi o
modificazioni significative dei parametri respiratori e tutti hanno ripreso la loro attività lavorativa. Il nostro studio
conferma la sicurezza e l'efficacia clinica del protocollo di desensibilizzazione nei pazienti con asma da lattice, in
particolare in quelli esposti professionalmente.
80
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
IMMUNOTERAPIA CON
SENSIBILIZZAZIONE
SINGOLI
ALLERGENI
O
ASSOCIAZIONE
IN
PAZIENTI
CON
DOPPIA
Authors:
M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), P. Zanon (4), GW. Canonica (5), G. Passalacqua (5)
Affiliations:
(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena
, (3) Anallergo Spa, Firenze , (4) Unità di pneumologia, Ospedale di Busto Arsizio , (5) Clinica Malattie
Apparato Respiratorio e Allergologia, DIMI, Università di Genova
Body:
La indicazione all’immunoterapia nei polisensibili è tuttora materia di discussione. Abbiamo pertanto confrontato
gli effetti clinici immunologici e funzionali di immunoterapia sublinguale (SLIT) con singoli allergeni o la loro
associazione in pazienti sensibilizzati a graminacee e betulla. Lo studio è randomizzato, aperto, controllato a 4
gruppi paralleli. 58 pazienti con allergopatia respiratoria da betulla e graminacee sono stati randomizzati a
ricevere: SLIT betulla, SLIT graminacee, SLIT graminacee+betulla e controllo. Sono stati valutati: sintomi,
funzionalità respiratoria, test alla metacolina, eosinofili nasali in entrambe le stagioni polliniche negli anni 2001
(baseline), 2003 e 2005. 48 pazienti hanno completato lo studio. Nel gruppo controllo non si è osservata alcuna
modificazione dei parametri studiati. I pazienti trattati con il singolo allergene (graminacee o betulla) hanno avuto
un miglioramento di tutti i parametri (tranne il FEV1 che era normale in tutti i soggetti) rispetto al basale sia nella
stagione dello allergene considerato (p< 0.01), sia nella stagione dello altro allergene (p< 0.05). Nei pazienti
trattati con l’associazione di allergeni i miglioramenti erano più evidenti in entrambe le stagioni polliniche e
significativamente maggiori che nei gruppi trattati con singolo allergene. In conclusione, nei pazienti sensibili a
graminacee e betulla il risultato migliore si ottiene vaccinando con entrambi gli allergeni. Tuttavia, anche uno
solo dei due allergeni produce effetti misurabili nella stagione pollinica del altro allergene.
81
Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE
Title:
DURATA DELL EFFETTO A LUNGO TERMINE DELL IMMUNOTERAPIA ED EFFICACIA DELLA
RIVACCINAZIONE
Authors:
M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), GW. Canonica (4), G. Passalacqua (4)
Affiliations:
(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena
, (3) Anallergo SpA, Firenze , (4) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, Università di Genova
Body:
Il presente studio prospettico è stato disegnato per stabilire il persistere dell’efficacia di immunoterapia
sublinguale (SLIT) in rapporto alla sua durata e di valutare gli effetti della rivaccinazione una volta esauritasi
l’efficacia clinica del ciclo precedente. 78 pazienti monosensibili ad acari e con rinite+asma lieve sono stati
suddivisi in 4 gruppi: uno trattato con solo terapia farmacologia (antistaminici, salbutamolo, cromoni) e gli altri
con terapia farmacologica + SLIT per 3 o 4 o 5 anni. Sono stati valutati annualmente scores clinici (diario),
spirometria e sensibilizzazioni cutanee. I pazienti sono stati seguiti anche dopo la cessazione della SLIT. Al
cessare dei benefici clinici (aumento >50% dei sintomi) è stata ripresa la SLIT. Lo studio osservazionale è
durato dal 1991 al 2006. Hanno terminato lo studio 59 pazienti. Nei 12 controlli non ci sono state variazioni
significative. Nei 47 pazienti SLIT si è osservata una riduzione >50% dei sintomi in una percentuale variabile dal
81% al 94% dei soggetti, e tale riduzione era strettamente correlata alla durata della SLIT. La cessazione del
beneficio clinico si è osservata 7 anni dopo l’interruzione della SLIT nei soggetti trattati per 3 anni e dopo 8 anni
in quelli trattati per 4 o 5 anni. Al secondo ciclo di SLIT, un beneficio clinico significativo si è ottenuto già dopo un
anno a differenza del primo ciclo che richiedeva 3 anni almeno per manifestare l’efficacia. L’insorgenza
cumulativa di nuove sensibilizzazioni dopo 15 anni di studio era del 100% nei controlli, del 21% nei trattati per 3
anni, del 12 e 11% nei rimanenti. Una riduzione del FEV1<80% a 15 anni si è osservata nel 58% dei controlli e
in meno del 10% dei trattati con SLIT. In conclusione, dal punto di vista clinico è necessario un ciclo di SLIT di
almeno 3 anni per ridurre i sintomi di almeno il 50%. Tale beneficio si mantiene per 7-8 anni (lievemente
maggiore se la SLIt è durata 4 o 5 anni). La risposta al secondo ciclo vaccinale è rapida, indipendentemente da
quanto sia durato il primo.
82
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
LA BIOPSIA TRANSBRONCHIALE EBUS-GUIDATA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI POLMONARI
PERIFERICHE: IL CATETERE-GUIDA È DAVVERO UTILE?
Authors:
F. VARONE (1), L. FUSO (1), M. CIUFFREDA (1), M. ANDREANI (1), F. BALDARI (1), F. MACAGNO (1), G.
PAGLIARI (1)
Affiliations:
(1) ENDOSCOPIA BRONCHIALE, UNIVERSITA' CATTOLICA ROMA ITALY
Body:
L'introduzione e l'utilizzo della ecografia endobronchiale (EBUS) ha ampliato le possibilità diagnostiche della
broncoscopia nelle lesioni polmonari periferiche. La sonda ad ultrasuoni miniaturizzata da 20 MHz può essere
posta all'interno di un catetere-guida (GS) che, lasciato in situ dopo il raggiungimento della lesione, viene
utilizzato come guida per effettuare le biopsie transbronchiali (TBB).Tuttavia tale tecnica presenta l'ovvia
limitazione di accrescere il diametro della sonda, limitando il suo potere esplorante sulla periferia polmonare.
Inoltre la TBB in GS può portare al prelievo di materiale insufficiente per problemi di apertura delle valve.
Obiettivo del nostro studio è stato quello di confrontare la capacità diagnostica dell'EBUS-TBB eseguita con e
senza GS. A tale scopo, 71 pazienti con lesioni polmonari periferiche sono stati randomizzati in due gruppi: il
gruppo A (45 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB con GS, il gruppo B (26 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB
senza GS. Dopo la procedura, i pazienti venivano seguiti per almeno 12 mesi. Finora 24 pazienti del gruppo A e
15 del gruppo B hanno completato il follow-up e sono stati inclusi in questa analisi preliminare. Il diametro medio
della lesione era lievemente maggiore nel gruppo A rispetto al B (42 mm vs 36 mm, rispettivamente). Nel gruppo
A, l'EBUS-TBB con GS è stata positiva per cancro in 13 pazienti su 16 con tumore polmonare mentre nel gruppo
B l'EBUS-TBB senza GS è stata positiva per cancro in 10 pazienti su 14 con tumore polmonare. La sensibilità
diagnostica nel gruppo A non è risultata significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta nel gruppo B
(81,2% vs 71,4%, rispettivamente, chi-quadro=0,04, p=0,84). Da questi dati preliminari sembra derivare che la
sensibilità diagnostica dell'EBUS-TBB non cambia significativamente a seconda che si usi oppure no il catetereguida. L'ampliamento della casistica, attualmente in corso, è necessario per una eventuale conferma di tali
risultati.
83
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
INDICAZIONI E SICUREZZA DELLA BRONCOSCOPIA CON FIBRE OTTICHE IN UNA POPOLAZIONE DI
PAZIENTI MOLTO ANZIANI
Authors:
R. D'Ippolito (1), A. Foresi (2), C. Castagnetti (1), S. Gesualdi (1), A. Castagnaro (1), E. Marangio (1), D. Olivieri
(1)
Affiliations:
(1) Dipartimento di Scienze Clinche, Sezione di Malattie Respiratorie Università di Parma ITALY, (2) U.O.C. di
Pneumologia Sesto San Giovanni ITALY
Body:
Lo scopo di questo lavoro retrospettico è stato quello di valutare le indicazioni e la sicurezza della broncoscopia
con fibre ottiche in una popolazione di pazienti molto anziani. Sono stati presi in considerazione tutti i pazienti di
età superiore a 50 anni che sono stati sottoposti a questa indagine presso l'Unità di Broncologia dell'Università di
Parma nel perioro 1 Gennaio 2003 - 31 Aprile 2005. Sono stati esaminati i dati di 436 pazienti di cui 191
risultavano avere un'età =>75 anni. La popolazione considerata, analizzata sulla base dell'età (245 pazienti<75
anni e 191 pazienti età =>75 anni) non presentava differenze significative per quanto riguardava il sesso (164 vs
112 maschi); il BMI (26 vs 24); il rapporto FEV1/FVC (68% vs 63%); DLCO (65% vs 63% del teorico); PaO2 (70
vs 67 mmHg); PaCO2 (40,6 vs 41,3 mmHg); ed i valori di pressione arteriosa (diastolica: 80 vs 79 mmHg;
sistolica: 133 vs 136 mmHg). Inoltre le indicazioni alla broncoscopia ed alle metodiche correlate sono risultate
nei due gruppi non statisticamente differenti (vedi Tabella). Ll'uso di concentrazioni elevate di ossigeno si è reso
necessario in circa il 30% dei pazienti in ambedue i gruppi; mentre febbre si è sviluppata in circa il 10% delle
due popolazioni entro le 48 ore successive alla broncoscopia. Aumenti significativi della pressione arteriosa e
sanguinamento che han necessitato di trattamento specifico si son verificati in una percentuale simile di pazienti
dei due gruppi (<4%). In conclusione questo studio dimostra che: 1) le indicazioni alla broncoscopia ed alle
metodiche correlate nonchè gli eventi indesiderati risultano essere non dipendenti dall'età dei pazienti; 2) tali
metodiche sono sicure anche nei pazienti molto anziani.
Pz di età < 75 anni
Pz di età => 75 anni
valore p
Indicazioni, %
- Massa
33,9
21,9
- Emottisi
7,3
4,3
- Addensamento
19,2
24,6
- Secrezioni
18,8
31,9
- Altro
20,8
17,3
NS
Metodica, %
-BAL
21,1
16,5
-Brushing
21,6
26,8
-Biopsia bronchiale
42,2
45,4
-Biopsia tranbronchiale
15,2
11,3
NS
84
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
REPERTI ENDOSCOPICI IN CORSO DI TUBERCOLOSI RESPIRATORIA
Authors:
A. Marruchella (1), G. Gualano (1), G. Crigna (1), M. Bocchino (1), P. Piselli (2), FN. Lauria (1), C. Saltini (3)
Affiliations:
(1) Divisione di Malattie Respiratorie, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (2) Dipartimento di
Epidemiologia, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (3) Clinica di Malattie Apparato Respiratorio,
Universita di Roma Tor Vergata, Italy
Body:
E’ stata condotta un analisi retrospettiva su 952 pazienti sottoposti a broncoscopia flessibile (FB) presso l’INMI
L. Spallanzani IRCCS di Roma dal gennaio 2003 al Gennaio 2006.
In 157 (98 maschi, età mediana 36 anni) è stata posta diagnosi di tubercolosi con esame colturale positivo (TB).
La FB è stata eseguita in fase di diagnosi iniziale o durante il trattamento farmacologico su indicazione clinica
(emottisi, febbre persistente, riscontro di BAAR su escreato con Rx torace negativi) o radiologica (versamento
pleurico, atelettasia, sospetto di neoplasia polmonare o fistola broncopleurica). Sono stati valutati: sierologia per
HIV, conta CD4, farmaco-resistenze, aspetti radiografici e/o TAC, reperti endoscopici, reperti istopatologici,
risultati batteriologici e molecolari.
Fra i pazienti studiati, 27 erano HIV+ (17.2%), 140 (89%) erano nuovi casi. E’ stata rilevata farmacoresistenza in
49 pazienti (31%); 3 casi (2.3%) risultavano multifarmacoresistenti (MDR).
In 150 casi (95%) erano presenti alterazioni radiografiche o TAC. I reperti più frequenti erano rappresentati da
infiltrati (68.7%) e lesioni cavitarie (45.3%). Alterazioni macroscopiche endobronchiali erano presenti in 106
pazienti (67%): lesioni aspecifche in 61 (38.9%), formazioni micronodulari in 27 (17.2%), lesioni neoplastiformi in
9 (5.7%), stenosi bronchiali in 22 (14%), esiti cicatriziali in 2 (1.3%), fistole bronchiali in 3 (1.9%), sanguinamento
in atto in 11 (7%), coinvolgimento laringeo in 2 (1.3%). In 40 pazienti (25%) con lesioni endobronchiali
visualizzabili furono eseguite biopsie bronchiali, con riscontro di flogosi granulomatosa in 16 (40% delle biopsie
eseguite), necrosi in 7 (17.5%), infiltrato infiammatorio cronico in 22 (55%), iperplasia epiteliale in 1 (2.5%),
carcinoma squamoso in 1 (2.5%). La colorazione di Ziehl-Nielsen (ZN) è risultata positiva in 7 casi (17.5% delle
biopsie).
L’analisi dei dati mostra che alterazioni endobronchiali sono di frequente riscontro in pazienti con TB
respiratoria. La FB è un valido ausilio sia in fase di diagnosi iniziale, permettendo il recupero di materiale per
esami microbiologici, sia nella valutazione delle complicanze. Le biopsie bronchiali sono essenziali nella
diagnostica delle lesioni neoplastiformi e possono fornire una diagnosi rapida nei casi con flogosi granulomatosa
o ZN+.
85
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
BIOPSIE PLEURICHE TORACOSCOPICHE ED ESAME ISTOLOGICO NELLA DIAGNOSI DI PLEURITE
TUBERCOLARE CRONICA
Authors:
L. FRIGIERI (1), G. FRENQUELLUCCI (1), E. FIANDRA (1), V. ONORI (1), E. CRISTALLINI (2), L. PEPPOLONI
(2)
Affiliations:
(1) U.O. PNEUMOLOGIA INTERVENTISTICA FOLIGNO ITALY, (2) U.O. ANATOMIA PATOLOGICA FOLIGNO
ITALY
Body:
SOLO DUE TERZI DEI CASI DI TB ACCERTATA HANNO UNA CONFERMA MICROBIOLOGICA. INOLTRE
L'INSORGENZA DI VERSAMENTI PLEURICI CRONICI, PAUCISINTOMATICI, SI ASSOCIA SPESSO A
NEGATIVITA' DEL TEST ALLA TUBERCOLINA. IN ASSENZA DI UNA CHIARA SINTOMATOLOGIA
CLINICA, CON UN TEST TUBERCOLINICO NEGATIVO E CON ESAMI COLTURALI NEL LIQUIDO
PLEURICO NEGATIVI PER MTB, LA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI RISULTA IMPOSSIBILE (1). NEL
NOSTRO REPARTO SOTTOPONIAMO A VIDEOTORACOSCOPIA MEDICA, CON TORACOSCOPIO DI
BOUTIN, I PAZIENTI CON VERSAMENTO PLEURICO CRONICO O RECIDIVANTE AL FINE DI INDIVIDUARE
AREE DI SUPERFICIE SIEROSA PATOLOGICA DA SOTTOPORRE A BIOPSIA MIRATA. SU UN TOTALE DI
303 TORACOSCOPIE EFFETTUATE DAL 1999, ABBIAMO DIAGNOSTICATO INASPETTATAMENTE ,
PERCHE TUTTI GLI ESAMI MICROBIOLOGICI
PRECEDENTEMENTE EFFETTUATI SUL LIQUIDO
PLEURICO DA TORACENTESI E SUL BRONCOASPIRATO ERANO RISULTATI NEGATIVI, 10 CASI DI
PLEURITE TUBERCOLARE CRONICA: SEI PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA MICROBIOLOGICA
DOPO 45 GIORNI DI COLTURA, TRE DI QUESTI AVEVANO NEGLI SFONDATI DEL TESSUTO
PROLIFERANTE CHE ISTOLOGICAMENTE AVEVA FATTO SOSPETTARE UNA PATOLOGIA FLOGISTICA
ANCHE SE ASPECIFICA. I RESTANTI QUATTRO PAZIENTI HANNO AVUTO RAPIDAMENTE
DALL'ANATOMOPATOLOGO LA DIAGNOSI DI TESSUTO GRANULOMATOSO DI TIPO TUBERCOLARE:
UNO CON NECROSI CASEOSA, UNO CON CELLULE DI LANGHANS. IN TUTTI I CASI IL
BATTERIOSCOPICO DIRETTO SUL TESSUTO E SUL LIQUIDO ERA NEGATIVO COSI' COME NEL
BRONCOASPIRATO. UNA PAZIENTE, TUBERCOLINO POSITIVA, HA INIZIATO SUBITO LA TERAPIA
ANTITUBERCOLARE . GLI ALTRI HANNO ATTESO IL RISULTATO DELL'ESAME COLTURALE POICHE' LA
SITUAZIONE CLINICA LO CONSENTIVA, NON ESSENDOSI RIFORMATO IL VERSAMENTO DOPO LA
RIMOZIONE DEL TUBO DI DRENAGGIO. SOLO DUE PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA
COLTURALE: TUTTAVIA ABBIAMO SOTTOPOSTO A TERAPIA, SOLO SULLA BASE DEL DATO
ANATOMOPATOLOGICO, ANCHE I PAZIENTI SENZA ISOLAMENTO DEL GERME UTILIZZANDO, CON
SUCCESSO, IL CRITERIO EX JUVANTIBUS.
1) MIGLIORI GB ET AL. EUR.J.EPIDEMIOL. 2000;16(8):719-24
86
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
CHIRURGIA IN ELEZIONE PER L’ENFISEMA BOLLOSO GIGANTE: 5 ANNI DI FOLLOW-UP CLINICORADIOGRAFICO
Authors:
G. Bardi, M. Desideri, G. Rossi, C. Ribas, A. Palla
Affiliations:
(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana
Body:
Introduzione: Poco è al momento conosciuto sul destino a lungo termine dei pazienti sottoposti ad intervento
chirurgico per enfisema bolloso gigante (EBG).
Scopi: Valutare nei pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione, la mortalità precoce e
tardiva dopo chirurgia, la ricomparsa precoce e tardiva di bolle e le modificazioni precoci e tardive dei dati clinici
e funzionali.
Pazienti e metodi: Abbiamo arruolato, prospetticamente, 41 pazienti consecutivi (36 uomini, età media
48,4&#61617;14,8 anni) che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione; i pazienti sono stati studiati
prima e dopo l’intervento di bullectomia, per un periodo di follow-up di 5 anni. Le analisi sono state eseguite sia
sull’intera popolazione che su 2 sottogruppi di pazienti suddivisi sulla base dell’assenza (gruppo A, n=23) o della
presenza (gruppo B, n=18) di concomitante enfisema polmonare diffuso.
Risultati: Il tasso di mortalità precoce (entro il primo anno) è stato del 7,3% mentre il tasso di mortalità tardivo del
4,9%. (tasso di mortalità totale a 5 anni del 12,2% e tasso di mortalità nel gruppo B del 27,8%). Nessun paziente
ha presentato la comparsa di nuove bolle né l’ingrandmento delle bolle preesistenti nella sede della bullectomia.
I pazienti del gruppo B hanno mostrato una maggiore compromissione clinica e funzionale (per esempio, il
VEMS è aumentato analogamente e significativamente in entrambi i gruppi dalla bullectomia fino al 2° a nno; dal
2° al 5° anno di follow-up la diminuzione media ann uale del VEMS è stata diversa nei 2 gruppi: nel gruppo A è
stata di 25 ml/anno, nel gruppo B di 83 ml/anno. Inoltre, soltanto i pazienti del gruppo B hanno contribuito ad
aumentare il tasso di mortalità, mostrando, nel complesso, un comportamento simile a quello dei pazienti
sottoposti a chirurgia di riduzione volumetrica polmonare.
Conclusioni: Il trattamento chirurgico per EBG in elezione appare ragionevolmente sicuro e permette un
miglioramento clinico e funzionale per almeno 5 anni. Nei pazienti senza concomitante enfisema polmonare
diffuso sono attesi i risultati migliori.
87
Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA
Title:
COLTURE VIRALI SU BAL: SIGNIFICATO CLINICO DELLA DIAGNOSTICA DEL CITOMEGALOVIRUS NEL
TRAPIANTO POLMONARE E NEL SOGGETTO IMMUNOCOMPROMESSO
Authors:
P. SOLIDORO (1), D. LIBERTUCCI (1), C. COSTA (2), M. BERGALLO (2), R. CAVALLO (2), S. BALDI (1)
Affiliations:
(1) S.C. PNEUMOLOGIA, CENTRO TRAPIANTO DI POLMONE, A.S.O. S. GIOVANNI BATTISTA MOLINETTE - TORINO ITALY, (2) DIPARTIMENTO DI SANITA' PUBBLICA E MICROBIOLOGIA UNITA' DI
VIROLOGIA DELL'UNIVERSITA' TORINO ITALY
Body:
INTRODUZIONE
Le infezioni da Citomegalovirus (CMV) costituiscono un'importante causa di morbilità, ospedalizzazione e
mortalità nei pazienti immunocompromessi.
In particolare nei soggetti sottoposti a trapianto polmonare il ruolo del CMV nell'etiologia del rigetto cronico
comporta un attento monitoraggio nel follow-up post chirurgico con metodiche a differente grado di invasività
sino alle biopsie transbronchiali in corso di broncoscopia a fibre ottiche.
SCOPO DELLO STUDIO
Scopo dello studio è valutare l'impatto clinico delle colture virali su liquido recperato in corso di lavaggio
bronchioloalveolare (BAL) nel trapianto polmonare e nel paziente immunocompromesso.
MATERIALI E METODI
Sono stati esaminati retrospettivamente 67 BAL: 28 di pazienti sottoposti a trapianto polmonare confrontati con
39 ottenuti da soggetti immunocompromessi in cui l'accertamento diagnostico è stato eseguito, per la presenza
di alterazioni clinico-radiologiche, nel follow-up di trapianti di midollo, neoplasie ematologiche in chemioterapia,
trapianto di organo solido diverso dal polmone, terapie steroidea o immunosoppressiva lungo termine.
RISULTATI
La precentuale di infezioni da CMV è stata del 50% nel trapianto polmonare (43% in presenza e 57% in assenza
di anomalie cliniche e radiologiche sospette per infezione delle basse vie aeree) e del 23% nel gruppo dei
soggetti immunodepressi.
CONCLUSIONI
I dati paiono evidenziare un noto particolare tropismo del CMV per il polmone trapiantato, specie in assenza di
segni clinici e radiologici di infezione delle basse vie che vedono più spesso un coinvolgimento batterico e
micotico; tale tropismo è infatti minore nei soggetti immunodepressi su base farmacologica o oncologica o nel
trapianto di organi solidi diversi dal polmone ove peraltro gli accertamenti venivano eseguiti unicamente in caso
di sospetto clinico e radiologico.
Questo riscontro costituisce il presupposto ad un approccio diagnostico e farmacologico ragionato e
verosimilmente più aggressivo nei confronti del CMV nel trapianto polmonare.
88
Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
INTENSITÀ DI CURA (IC) E NURSE-WORKLOAD (NW) PER LA VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV):
L’ESPERIENZA DI UNA UNITÀ DI TERAPIA SEMI-INTENSIVA RESPIRATORIA (UTSIR)
Authors:
R. SCALA (1), M. NALDI (1), G. CONIGLIO (1), I. ARCHINUCCI (1), G. GUADAGNI (1)
Affiliations:
(1) Unità Operativa di Pneumologia e Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY
Body:
Scopo: Valutare l’IC and il NW richiesti per trattare un episodio di insufficienza respiratoria acuta (IRA) con NIV
nella nostra UTSIR, che presenta le caratteristiche di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio” secondo la Task
Force dell’ERS sull’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (ERJ 2002;20;1343-1350).
Metodi: Nella nostra UTSIR (anni 2000-2006), la NIV è stata applicata in 294 episodi di IRA (mediana (IQR),
pH=7.28(7.25-7.31); PaO2/FiO2=183(150-220), PaCO2=79.3(70.6-87.5) mmHg) in prevalenza in pazienti con
BPCO (69.4%). Il successo nell’evitare l’intubazione è stato nel complesso dell’80.3%. IC e NW sono stati
valutati rispettivamente con TISS e TOSS nelle prime 24 ore di NIV. La soglia per un livello di IC/NW elevato
comparato al setting di “Unità di Monitoraggio Respiratorio” è stata scelta per il TISS ad uno score>20 (superiore
a quello di un “Monitoraggio Intensivo”) e per il TOSS ad un minutaggio&#61472;&#8805;360 (superiore al
nursing di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio”, Documento AIPO 2004). Sono stati ricercati la prevalenza
del “superamento della soglia” di IC/NW e i fattori ad esso correlati.
Risultati: Nella popolazione studiata, TISS e TOSS sono stati rispettivamente 18 (15-22) e 331.3(316-365.3)
minuti. La soglia di elevato IC e NW è stata superata nel 30.6% e nel 28.6% dei casi, rispettivamente. Secondo
l’analisi multivariata, i fattori indipendenti predittivi (OR:95%CI) il superamento della soglia sono stati sono
risultati il livello di Peep (1.278:1.010-1.618), lo score di Apache III (1.043:1.026-1.061), il pH dopo 2 ore di NIV
(0.007:000-0.924), il successo della NIV (0.228:0.113-0.461) per l’IC e l’uso della maschera facciale
(0.311:0.172-0.561), lo score di Apache III (1.018:1.003-1.033), e il successo della NIV (0.307:0.158-0.597) per
il NW.
Conclusioni: In circa un terzo degli episodi di IRA trattati con NIV nella nostra UTSIR è richiesto un livello di IC e
NW più elevato rispetto al “setting di cura”; la severità della malattia acuta, in modo diretto, e la probabilità di
successo, in modo inverso, sono i principali fattori predittivi tale elevato carico assistenziale. Ulteriori studi di
confronto con unità a maggiore intensità di cura sono necessari per valutare l’impatto di tale discrepanza
sull’outcome della NIV.
89
Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV) VERSUS VENTILAZIONE CONVENZIONALE (ETI-MV) NEL
TRATTAMENTO DELL ENCEFALOPATIA IPERCAPNICA (EI) MODERATO-SEVERA IN PAZIENTI CON
ESACERBAZIONE DI BPCO
Authors:
R. SCALA (1), S. NAVA (2), M. NALDI (1), I. ARCHINUCCI (1), G. CONTI (3)
Affiliations:
(1) Unita' Operativa di Pneumologia e Unita' di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY, (2)
Unita' di Terapia Intensiva Respiratoria, Fondazione S. Maugeri, Pavia ITALY, (3) Unita' di Terapia Intensiva
(ICU), Universita' Cattolica, Roma ITALY
Body:
Scopo: Recentemente abbiamo dimostrato (Chest 2005;128:1657-1666) che rispetto alle esacerbazioni di
BPCO con sensorio integro il tasso di fallimento della NIV e¡¯ simile in quelle con EI lieve-moderata (Kelly
score¡Ü3) mentre e¡¯ significativamente maggiore in quelle con EI severa. In questo studio abbiamo confrontato
gli outcomes ospedalieri della NIV versus l¡¯ ETI-MV nelle esacerbazioni di BPCO con EI di grado moderatosevero (Kelly score¡Ý3).
Metodi: Tra i pazienti con BPCO riacutizzata e Kelly score¡Ý3 consecutivamente trattati con ETI-MV in ICU
(gruppo-ETI) e con NIV in UTSIR (gruppo-NIV) negli anni 2000-2004, abbiamo selezionato 20 casi per ciascun
gruppo dopo un accurato matching per et¨¤ (74.7 vs 73.1 anni) SAPS2 (34.1 vs 35.9), pH (7.22 vs 7.22),
PaO2/FiO2 (162 vs 161), PaCO2 (88.2 vs 89.5 mmHg). Sono stati confrontati gli effetti della NIV/ETI-MV su: gas
ematici; mortalita¡¯ ospedaliera; tasso di polmoniti (VAP) e tracheotomie; durata di ventilazione e degenza
ospedaliera.
Risultati: I gas ematici sono migliorati significativamente dopo 2 ore in entrambi i gruppi, nonostante un trend
verso un calo piu¡¯ rapido della PaCO2 nel gruppo-ETI. Il 35% dei pazienti del gruppo-NIV ha richiesto
l¡¯ intubazione. La mortalita¡¯ ospedaliera (5/20 vs 5/20; p>0.05) e il tasso di tracheostomie (2/20 vs 6/20;
p>0.05) sono risultati simili nel gruppo-NIV versus il gruppo-ETI, mentre le VAP (0/20 vs 7/20; p=0.008), la
durata della ventilazione (12.0 vs 23.5 giorni; p=0.09) e della degenza ospedaliera (13.7 vs 26.5 giorni, per i
pazienti trattati con successo con NIV e per i pazienti sopravvissuti dopo trattamento con ETI-MV,
rispettivamente; p=0.048) sono stati significativamente minori nel gruppo-NIV.
Conclusioni: Nei confronti della ETI-MV, la NIV comporta una simile sopravvivenza ospedaliera nell¡¯ EI
moderato-severa da esacerbazione di BPCO con il vantaggio di un minor tasso di VAP, pi¨´ breve
ospedalizzazione e durata della ventilazione meccanica. Ulteriori studi randomizzati e controllati sono necessari
per confermare tale dato.
90
Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
HOME CARE IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA: RISULTATI DI UN ANNO DI
ESPERIENZA NELLA PROVINCIA DI MESSINA
Authors:
P. Ruggeri (1), A. Proietto, S. Picciolo, F. Andò, G. Girbino
Affiliations:
(1) Clinica Malattie Respiratorie - Università degli Studi di Messina Messina ITALY
Body:
INTRODUZIONE: L’insufficienza respiratoria cronica rappresenta una patologia invalidante in costante aumento.
Le motivazioni di questo trend sono ascrivibili ad un incremento della vita media ed a una sempre maggiore
qualificazione diagnostica-terapeutica. I pazienti in ossigenoterapia a lungo termine e soprattutto quelli sottoposti
a ventilazione meccanica per via non invasiva e/o invasiva per via tracheostomica rappresentano i candidati
ideali da includere in progetti di assistenza domiciliare respiratoria volti a migliorare la qualità di vita di questi
pazienti riducendo i costi correlabili a costanti e ripetuti ricoveri ospedalieri.
MATERIALI E METODI: 16 pazienti con insufficienza respiratoria cronica (6 in ossigenoterapia a lungo termine,
7 in ventilazione meccanica non invasiva e 3 in ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia) sono
stati inclusi nel primo progetto sperimentale di assistenza domiciliare respiratoria attivato nella provincia di
Messina. La sperimentazione ha avuto una durata di un anno e si è svolta mediante l’azione sul territorio dei
medici di medicina generale, fisioterapisti e infermieri professionali coordinati da uno specialista pneumologo. Un
sofisticato sistema di telemonitoraggio è stato attivato a domicilio con possibilità di valutazione da parte di tutti i
componenti della sperimentazione dei parametri rilevati mediante uno specifico software condiviso
esclusivamente dal personale sulla rete internet.
RISULTATI: durante l’anno di sperimentazione sono state eseguite 171 visite specialistiche pneumologiche a
domicilio, 124 spirometrie ed emogasanalisi, 258 trasmissioni di dati in telemedicina. La qualità di vita dei
pazienti inclusi, valutata ogni 3 mesi, mediante il questionario del San George Hospital ha dimostrato un
miglioramento statisticamente significativo, sotto il profilo della sintomatologia, attività, impatto,e punteggio
totale, già a 3 mesi dall’inizio della sperimentazione. Una valutazione dei risultati sotto il profilo strettamente
sanitario ha messo in evidenza una significativa riduzione del numero dei ricoveri ospedalieri e della loro durata
media in giorni con riduzione degli accessi al pronto soccorso. Tali evidenze hanno permesso di stimare una
riduzione dei costi pro-capite pari a circa 10.000 €.
CONCLUSIONI: In questo studio vengono discussi i risultati della prima sperimentazione di assistenza
domiciliare respiratoria condotta nella provincia di Messina evidenziando l’elevato rendimento del sistema in
termini di qualità di assistenza, tecnologia e contenimento dei costi.
91
Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
IMPATTO ECONOMICO DELLA OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE A LUNGO TERMINE (OTLT):
MODELLO TELEMETRICO VS GESTIONE TRADIZIONALE NELLA BPCO MOLTO GRAVE
Authors:
RW. DAL NEGRO (1), S. TOGNELLA (1), C. MICHELETTO (1), C. TURATI (1), C. LUCIONI (2)
Affiliations:
(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) WALTERS KLUWER
HEALTH - ADIS INTERNATIONAL MILANO ITALY
Body:
L’OssigenoTerapia a Lungo termine (OTLT) è la strategia di fondo, anche se costosa, della gestione domiciliare
dei pazienti respiratori cronici più gravi. Scopo dello studio: misurare e confrontare l’impatto economico del
modello gestionale telemetrico di tali pazienti domiciliarizzati con quello tradizionale. Metodi: sono stati raccolti
(per 24 mesi) e confrontati i dati relativi a 2 gruppi di pazienti domiciliari con grave BPCO: 61 inseriti nel modello
telemetrico e 20 gestiti in maniera tradizionale (anova). Risultati: Nel gruppo con telemetria domiciliare, il numero
e la durata delle ospedalizzazioni, ed anche il numero delle riacutizzazioni/paziente/anno sono drasticamente
ridotte. Rispetto alla gestione tradizionale, la gestione telemetria ha prodotto una riduzione del costo medio del
28% nel primo, e del 33% nel secondo anno dello studio (p<0.01). Nello stesso periodo, il n. delle riacutizzazioni
che hanno resa necessaria l’ospedalizzazione si è ridotto del 50% (p<0.01). Conclusioni: la gestione telemetria
della OTLT contribuisce in maniera significativa a minimizzare l’impatto della gestione domiciliare dei pazienti più
gravi con BPCO
92
Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
TELEPNEUMOLOGIA IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA (IRC) CON E SENZA
VENTILAZIONE MECCANICA
Authors:
A. GUERRA (1), G. ASSONI (2), P. PIZZOCARO (1), L. MARCHINA (2), S. GILE' (1), D. FIORENZA (1), K.
FOGLIO (1), L. BARBANO (1), L. BIANCHI (1), M. VITACCA (1)
Affiliations:
(1) DIVISIONE DI PNEUMOLOGIA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY, (2) SERVIZIO DI
TELEMEDICINA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY
Body:
Abbiamo seguito 45 pazienti (17 BPCO, 6 con sindrome restrittiva, 13 con malattie neuromuscolari, 5 con SLA, 4
con altre patologie) con età 59&#61617;19 anni, affetti da insufficienza respiratoria cronica tramite un
programma di telemedicina domiciliare: 22 pazienti in VMNI (Ventilazione Meccanica Non Invasiva), 13 in VMI
(Ventilazione meccanica Invasiva) e 10 in RS (Respiro Spontaneo). I dati funzionali basali erano i
seguenti:FEV1=33&#61617;16 %, CV=38&#61617;19 %, pH=7.,38&#61617;0,04, pO2=61&#61617;13mmhg,
pCO2=47&#61617;10 mmhg, dispnea misurata con la scala di BORG=2,8&#61617;1,4. I pazienti potevano
inviare periodicamente un tracciato saturimetrico attraverso un modem all’equipe medico-infermieristica che
provvedeva ad interpretarlo e a disporre eventuali azioni terapeutiche da intraprendere; inoltre i pazienti
avevano la possibilità di parlare telefonicamente con il personale sanitario per avere consigli su terapia e
gestione della malattia. Il periodo di follow-up è stato di 9,5±3,0 mesi; durante questo periodo i pazienti hanno
contattato l’ IP tutor effettuando 199 chiamate spontanee mentre il nostro IP ha pianificato 791 contatti
programmati. Le azioni intraprese sono state: 107 modifiche terapeutiche, 129 chiamate di consulto al
pneumologo, 31 invii in ospedale in reparti internistici, 10 in terapia intensiva, 25 contatti col medico di base. A
causa di una severa riacutizzazione, dopo consulto con il nostro servizio di telemedicina, trenta pazienti sono
stati trattati al domicilio dal MMG con antibiotico e 11 con corticosteroidi.
In conclusione il presente studio dimostra che è possibile, da parte di un team medico-infermieristico, seguire
pazienti con severa patologia polmonare cronica al domicilio mediante un programma di telesorveglianza
pneumologica.
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Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE
Title:
STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO SUGLI ULTIMI TRE MESI DI VITA DI PAZIENTI IN VENTILAZIONE
MECCANICA DOMICILIARE
Authors:
M. Vitacca (1), L. Barbano (1), G. Galavotti (2), C. Sturani (2), M. Sarvà (1), A. Vianello (3), E. Zanotti (4), D.
Fiorenza (1), L. Bianchi (1), L. Ballerin (5), A. Potena (5), R. Scala (6), A. Peratoner (7), P. Ceriana (8), L. Di
Buono (11), M. Polverino (11), E. Clini (9), N. Ambrosino (10), B. Balbi (1), S. Nava (8)
Affiliations:
(1) Divisione di Pneumologia FSM Gussago/Lumezzane (BS) ITALY, (2) Unità Pneumologica Ospedale Poma
Mantova ITALY, (3) Fisiopatologia Ospedale Civile Padova ITALY, (4) Divisione Pneumologia FSM Montescano
(PV) ITALY, (5) Divisione di Fisiopatologia Respiratoria Arcispedale Sant'Anna Ferrara ITALY, (6) Divisione di
Pneumologia Arezzo ITALY, (7) Istituto Medicina Fisica e Riabilitativa Pneumologia Riabilitativa Udine ITALY,
(8) Divisione di Pneumologia FSM Pavia ITALY, (9) Divisione di Pneumologia Villa Pineta Gaiato (MO) ITALY,
(10) Unità Pneumologica Ospedale Cisanello Pisa ITALY
Body:
La Ventilazione Meccanica Domiciliare a Lungo Termine (VMD) è in aumento: l'evidenza dell'impatto di questa
condizione nell'ultima parte della malattia è limitata. Undici Centri di Pneumologia italiani hanno venficato con un
questionario costituito ad hoc, la percezione da parte dei pazienti e dei familiari della qualità della vita in pazienti
in VMD durante gli ultimi 3 mesi di vita. Sono stati studiati 167 pazienti con 4 diversi gruppi di patologie: 69 con
BPCO, 34 con patologie restrittive, 42 con sclerosi laterale amiotrofica, 20 con patologia neuromuscolare. I
pazienti erano sottoposti a VMD da 2.8±2 anni (75 con ventilazione non invasiva). Gli autori hanno identificato
differenti gruppi di domande suddivisi per argomenti: luogo della morte e tipologia di caregiver coinvolto,
problemi con la ventilazione meccanica (VM), sintomi e trattamento effettuati al momento del decesso, contatti
con i servizi sanitari, informazioni riguardanti problematiche di fine vita, tipologia di aiuto/assistenza richiesto e
ricevuto, problemi legati alla tracheotomia. Il 48% dei pazienti è deceduto a domicilio, nel 50% dei casi i familiari
hanno preso in carico da soli il paziente, il 15% dei pazienti ha dichiarato problemi con il ventilatore utilizzato, la
dispnea è stato il sintomo principale riferito (39%); nel 42% dei pazienti è stata modificata la terapia ma solo nel
6% dei casi è stata utilizzata morfina, nel 36% è stata riferita disfagia, per il 73% dei pazienti si è resa
necessaria una ospedalizzazione, la morte è stata lenta e progressiva nel 48% dei casi, l'82% è morto durante
VM, nel 70% dei pazienti non sono state eseguite manovre di rianimazione cardiorespiratoria, i pazienti erano
consci della gravità della loro patologia (86% dei casi), nel 28% dei casi si è reso necessario un incremento della
spesa economica familiare, complicanze della tracheotomia sono state denunciate nel 19% dei casi.
Informazioni su trattamenti palliativi, servizi e modelli per pazienti con insufficienza respiratoria cronica trattati
con VMD necessitano di implementazione. La diagnosi sottostante e le interfacce utilizzate per la VM possono
influenzare la tipologia delle cure palliative.
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