P. Flavio Danzi L`incontro con la persona malata. Ascolto e

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P. Flavio Danzi L`incontro con la persona malata. Ascolto e
CHIESA DI BOLOGNA
Convegno diocesano
del
CENTRO DIOCESANO PER IL DIACONATO PERMANENTE E I MINISTERI ISTITUITI
"ero malato e mi avete visitato"
sabato 12 novembre 2005
a Bologna presso il Seminario Arcivescovile
L'INCONTRO CON LA PERSONA MALATA
ASCOLTO E ACCOMPAGNAMENTO
RELATORE: P. FLAVIO DANZI, CAMILLIANO
GIOVANNI PAOLO II, nel Messaggio per la Giornata mondiale del malato 2005, così scriveva:
“L’annuale celebrazione della Giornata Mondiale del Malato offre a tutti la possibilità di
comprendere meglio l’importanza della pastorale della salute. Nella nostra epoca, segnata da una
cultura imbevuta di secolarismo, si è talora tentati di non valorizzare appieno tale ambito pastorale.
Si pensa che altri siano i campi in cui si gioca il destino dell’uomo. Invece, è proprio nel momento
della malattia che si pone con più urgenza il bisogno di trovare risposte adeguate alle questioni
ultime riguardanti la vita dell’uomo: le questioni sul senso del dolore, della sofferenza e della stessa
morte, considerata non soltanto come un enigma con cui faticosamente confrontarsi, ma come
mistero in cui Cristo incorpora a Sé la nostra esistenza, aprendola ad una nuova e definitiva nascita
per la vita che mai più finirà” (n. 6).
L’IMPORTANZA DELLA PASTORALE DELLA SALUTE.
È questa l’attenzione che oggi mettiamo al centro della nostra riflessione: ciò che la Chiesa pensa
e fa, a favore degli ammalati e dei sofferenti, per continuare l’amore di Cristo verso gli infermi e per
rispondere al suo mandato: evangelizzate e curate.
Una delle esperienze della prassi della Chiesa è la vostra presenza e il vostro servizio accanto ai
malati delle parrocchie e, almeno per alcuni, nei luoghi di degenza e di cura. Presenza ministeriale
per il Diaconato permanente e i ministeri istituiti che chiede “aiuti spirituali e umani necessari per
l’accompagnamento” delle persone malate (così recita l’obiettivo di questo Convegno diocesano).
Lo sfondo sul quale costruiremo alcune possibili risposte, è l’Icona di Maria di Nazareth che
corre premurosa sulla montagna di Giuda, per visitare la cugina Elisabetta.
Dopo l'Annunciazione, ripiena di Spirito Santo, ha dato accoglienza, nel Tempio del Suo Corpo,
al Figlio di Dio; e tale dono divino, tale presenza, non la tiene solo per sé, ma subito ne fa dono agli
altri. E, in particolare, fra tutti i possibili appartenenti al popolo di Dio, ne fa dono ad una persona in
difficoltà, alla cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista, il Precursore. Tale icona può
esprimere l'identità di ogni persona che, a nome della comunità cristiana, incontra la persona malata.
Ha ricevuto il mandato di portare il dono di Dio ai fratelli e alle sorelle infermi, alle persone che
vivono momenti difficili della vita. E, portando il dono di Dio, realizza l'evento dell'INCONTRO,
dove viene messa in moto la comunicazione con la persona, la relazione interpersonale; essa,
diventando dono personale, può diventare relazione d'aiuto. Partendo dall'attitudine fondamentale
dell'ASCOLTO EMPATICO (dei SENTIMENTI), la relazione d'aiuto chiede di diventare
ACCOMPAGNAMENTO
verso un adeguato ADATTAMENTO alla malattia; adattamento che
non è... rassegnazione, ma un insieme di scelte che realizzino una nuova qualità di vita, nonostante
la malattia, oltre la malattia.
Ecco i due momenti della riflessione.
I - ASCOLTO EMPATICO: le reazioni psicologiche più frequenti nella stagione della malattia.
Cosa succede all’ammalato che incontriamo: abbiamo bisogno di capire, per un ascolto autentico.
PREMESSE
A) Si parte dalla visione
globale
della persona che viene riconosciuta in tutte le sue
DIMENSIONI (fisica - intellettiva - psico/affettiva - sociale - spirituale); e che rileva la
interdipendenza fra esse: ciò che succede in una dimensione si ripercuote su tutte le altre.
B) Ogni persona ha un suo modo per reagire alla malattia, in relazione ad un certo numero di
fattori; ma un fattore determinante e costante per avvicinarci al vissuto della malattia è
l'elaborazione del suo SIGNIFICATO, cioè il valore che le viene attribuito, legato a particolari
simbolismi personali, al concetto del proprio benessere e della qualità della vita.
Possiamo individuare alcuni significati generali e comuni alla maggior parte dei malati, da cui
nascono le relative reazioni immediate, nella forma dei sentimenti principali.
1°: Malattia = pericolo, minaccia. Viene toccata la sicurezza personale e la risposta emotiva è la
paura, l'ansietà; che può essere preoccupazione ragionevole, ma che può anche diventare panico che
paralizza e disturba.
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2°: Malattia = ostacolo a desideri, progetti, vita ordinaria; la risposta emotiva è la rabbia, la
collera, che può manifestarsi in comportamenti aggressivi verso le persone e le
situazioni.
3°: Malattia = una serie di perdite (della salute, della casa, delle abitudini, dell'autonomia); la
risposta emotiva è la depressione, con diverse possibili intensità (tristezza, passività, disperazione).
II - ACCOMPAGNAMENTO VERSO UNA RISPOSTA PIÙ MATURA
Se la malattia è una nuova situazione che provoca le reazioni immediate (ansietà/paura,
collera/aggressività, depressione) la persona è chiamata a realizzare una nuova risposta più umana e
realistica, cioè espressione della sua maturità, affinché l'esperienza della malattia non sia distruttiva
ma creativa, possa cioè essere vissuta come "opportunità". E' il cammino dell'ADATTAMENTO:
non nel senso di una rassegnazione o di una resa, ma di una risposta rispettosa della dignità della
persona umana; una risposta che diventi scelta, anzi una serie scelte;
1. La scelta del REALISMO: al di là del sogno, accogliere i dati della realtà, la realtà del limite,
della finitezza, del divenire, della conquista progressiva, della verità al di là del sogno e della paura;
la capacità di mobilitare risorse nascoste o non utilizzate; la storia può ancora scrivere tante pagine...
gloriose!
2. La scelta del SIGNIFICATO: (un significato – senso della vita) vedere la vita sotto tutti gli
aspetti; non limitare l'investimento delle proprie energie alla .parte di realtà malata, ma estenderlo ad
altri oggetti accessibili e gratificanti. Senso dell’essere al mondo: essere aperti, in un reciproco
scambio di dare e ricevere.
3. La scelta dei VALORI: riscoprire ciò che conta o non conta, nella vita, nonostante la malattia;
la scoperta dell'essenziale e della solidarietà, di ciò che da la forza di lottare.
4. La scelta di un DIO DIVERSO: non un "Dio caricatura" (assicurazione contro gli infortuni, un
patto con qualche offerta o candela) ma il Dio di Gesù Cristo, Figlio, fratello, amico, maestro,
Mediatore, che ha condiviso la condizione umana; pregando perché la sofferenza e la morte gli
fossero allontanate, ci ha illuminato sulla durezza della vita come percorso legato alla sua realtà
creaturale; non ci ha spiegato come conciliare tutto ciò con la bontà di Dio, ma ci ha mostrato la
strada per fidarci di questo Padre, assicurandoci che la nostra sofferenza non è inutile, se vissuta
nella Fede.
5. La scelta della SPERANZA: è indispensabile recuperare la tensione verso il futuro, la volontà
di progettazione creativa, la convinzione che c'è sempre qualcosa da realizzare, in una crescita
continua.
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Riassumendo, si può proporre di camminare nella RICONCILIAZIONE.
• Accettare che solo una parte di se e del mondo è in proprio potere (realtà creaturale).
• Accogliere la finitezza della realtà umana che è condizionata dalle cose; e fra le cose c'è il
proprio corpo che è segnato dal limite.
• Integrare la realtà della malattia che può anche avere un posto e un significato nella
complessità della vita.
• Decidere di riorganizzare la propria vita in modo compatibile con le limitazioni imposte
dalla malattia.
• Riconoscere che il tempo del proprio adattamento non è immediato, ma può essere lungo
e impegnativo, sempre però nella direzione di una crescita continua.
• All'interno della malattia, può rimanere una grande valore: la vita, nonostante i limiti le
difficoltà, le perdite. Anche il malato grave, un morente rimane sempre un VIVENTE.
Questo è il cammino di crescita per la persona che è nella prova, nella malattia , nella sofferenza,
nel lutto.
Il lavoro di adattamento diventa più facilitato, là dove è accompagnato da un'altra persona che
diventi un compagno di viaggio che ascolta, che sia vicino e che faciliti l'obiettivo di una soluzione.
Ecco il nostro compito: camminare accanto al malato, per facilitare la sua maturazione.
Questo può essere il dono che ognuno di noi può offrire all'altro, nel momento dell'incontro.
Un dono impegnativo, che viene facilitato e migliorato là dove sia preceduto da un'adeguata
preparazione.
La relazione pastorale d'aiuto è l'ambito che raccoglie e approfondisce i contenuti dell'incontro
tra un operatore pastorale e le persone bisognose d'aiuto, per aiutarle a far fronte alle difficoltà della
vita, dalle più ordinarie alle più complesse. Lo sfondo è quello della RELAZIONE D'AIUTO
(fondamentale interrelazione umana); ad esso si aggiunge la presenza di una persona che agisce "nel
nome del Signore"; il punto di osservazione dal quale l'aiutante contempla le persone e le situazioni
è teologico; e la finalità ultima da lui perseguita è la salvezza offerta da Cristo a tutta l'umanità.
Rimane sempre vero che il servizio che l'operatore pastorale è chiamato a dare si esprime in una
relazione significativa.
Ebbene: la relazione d'aiuto non è spontanea, ma si deve imparare. Istintivamente la relazione
umana prende altre strade; per essere "aiutante" è chiamata a fare altre scelte, per diventare empatia
ed accompagnamento. Per tendere a questo traguardo vengono organizzati corsi di formazione sulla
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"comunicazione e relazione d'aiuto": un misto di teoria e pratica che formano una nuova mentalità e
che facilitano un buon apprendimento verso una relazione umana matura.
Tutto questo, è chiaro, è solo un aiuto; non è la soluzione di ogni problema e difficoltà. Assieme
all'acquisizione delle risorse umane è indispensabile la crescita nella dimensione spirituale: è
opportuno arrivare ad una loro integrazione, per prepararsi ad essere uno STRUMENTO competente
e affinato nelle mani dell'unico vero Pastore e Maestro. È Lui il Modello di ogni Pastorale della
salute. Ecco allora l'ultima Icona, indicataci dal Vangelo di Giovani, cap. 5, 2-9.
Per ognuno di noi, impegnato nella Pastorale della sanità, l'avvicinarsi con disponibilità d'amore
al fratello che soffre è aprirgli la possibilità di guarire dalla sua infermità. "Vuoi guarire? È la
domanda implicita in ogni nostra presenza, accanto al malato. Quanti oggi potrebbero risponderci:
"Non ho nessuno!". Riscrivere il Vangelo, oggi, è un compito affidato ad ognuno di noi. Gesù ci
ripete: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso!”
BIBLIOGRAFIA – PASTORALE DELLA SALUTE
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BRUSCO ANGELO, La relazione pastorale di aiuto. Camminare insieme, Ed. Camilliane, Torino
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PANGRAZZI ARNALDO, Perché proprio a me? Che cosa ho fatto di male? Perché il Signore
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SANDRIN LUCIANO - BRUSCO A. - POLICANTE G., Capire e aiutare il malato, Ed. Camilliane,
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