IL SOLE 24 ORE - Federpreziosi

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 Diamanti, una nuova stretta al credito rischia di soffocare la ripresa dei prezzi di Sissi Bellomo 15 giugno 2016 Si profilano nuove difficoltà per la filiera dei diamanti, che aveva appena iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel della crisi. Anche Standard Chartered ha annunciato che smetterà di finanziare le imprese di taglio, i commercianti e i gioiellieri: un ritiro che segue quello di altre banche e che rischia di aggravare la stretta creditizia che già da anni pesa sugli intermediari del settore, con ricadute pesanti sulla domanda (e sui prezzi) delle gemme. L’attività, ha spiegato un portavoce di Standard Chartered, «non rientra nei limiti più severi di tolleranza al rischio adottati dalla banca». L’istituto, che ha chiuso il primo bilancio annuale in perdita dal 1989, sotto la guida del nuovo ceo Bill Winters è impegnato a ridurre l’esposizione ai settori più a rischio, tra cui le materie prime. Con 2 miliardi di dollari di finanziamenti erogati, Standard Chartered è un soggetto importante nel mercato dei diamanti. Si tratta tuttavia di meno dell’1% del portafoglio crediti della banca. E il rischio di insolvenza è elevato. Il taglio dei diamanti è un’attività tuttora dominata da piccole imprese, spesso a gestione familiare, che soprattutto nei centri tradizionali ‐ come la città belga di Anversa o Tel Aviv, in Israele ‐ hanno sofferto molto negli ultimi anni. Il brusco e inatteso rallentamento della domanda cinese da metà 2014 ha provocato un accumulo di scorte di diamanti lungo tutta la filiera, che ha fatto crollare i prezzi delle gemme: il valore di quelle grezze si è ridotto del 18% l’anno scorso, mentre per le pietre lavorate il ribasso è stato intorno al 10%. I big minerari, come De Beerse Alrosa, hanno reagito tagliando l’offerta e sono riuscite a difendere i profitti. Ma le difficoltà per le figure intermedie del settore sono state gravissime, specie in Europa, dove si è aggiunto il peso di una concorrenza sempre più aggressiva da parte di centri di taglio a basso costo: il 40% dei diamanti superiori a un carato oggi è lavorato in India. Il margine operativo medio per tagliatori e lucidatori si è quasi azzerato nel 2015, secondo Bain & Co, con alcune società che hanno perso il 5% o più. Tra gli operatori, che si stima abbiano debiti complessivi per 13 miliardi di dollari nel 2016, i fallimenti si stanno moltiplicando e il settore è sempre meno appetibile per le banche, che già da tempo hanno iniziato a prendere le distanze. Due anni fa ha chiuso i battenti la Antwerp Diamond Bank, che al suo apice controllava il 10% dei finanziamenti al settore. Il vuoto non è mai stato colmato del tutto. Anche Abn Ambro sta riducendo l’esposizione, così come diverse banche indiane, tra cui State Bank of India e Idbi Bank.