Chi ha paura di volare?

Transcript

Chi ha paura di volare?
CHI HA
PAURA
DI VOLARE?
Diario semiserio di un ex fifone
di Thomas Berloffa
Questo libro è dedicato alle mogli, alle fidanzate, ai parenti e
agli amici dei fifoni. Continuate a sopportarci, per favore.
Parliamoci chiaro, io ero terrorizzato.
L’aereo era l’ultimo posto al mondo in cui avrei voluto trovarmi. Eppure, dopo più di 600 ore di volo in pochi anni, eccomi
qui. Ora volare è diventato a tratti perfino bello.
Come ci sono riuscito?
Raccogliendo consigli, esperienze e affrontando il “mostro”
più e più volte. Ora mi sento pronto ad aiutare tutti i miei
colleghi fifoni!
Pronti al decollo?
#La Paura
Noi fifoni abbiamo paura. Questo è un dato di fatto. Ma di
cosa abbiamo paura? Questa domanda ci tormenta, non ci fa
dormire la notte. Noi fifoni pensiamo che se riuscissimo ad
individuare la causa del nostro terrore forse ne troveremmo
anche il rimedio.
Ognuno di noi dovrebbe iniziare ad analizzare le proprie sensazioni e cercare di capire a quale tipologia di fifone appartiene.
Le principali paure e fobie sono: paura di morire, paura dell’allontanamento, claustrofobia, mal d’aria, sindrome del passeggero (ovvero di perdita del controllo). Poi c’è la mia preferita
che si può semplificare nel concetto di: “paura di avere paura”, ovvero paura di trovarsi in una situazione in cui si possa
perdere il controllo di se stessi.
Queste possono essere catalogazioni che appartengono alla
sfera di discipline quali la medicina e la psicologia. Io però
non ho ancora incontrato un fifone che dopo aver studiato il
problema sotto il punto di vista medico abbia smesso di avere
paura.
Inutile leggere trattati di psicologi, sociologi, darwinisti e
santoni. La risposta che cercate non la troverete lì. Dove la
troverete? In volo. Nelle pieghe di un sacchetto per il vomito,
nel bagliore della spia “allacciate le cinture di sicurezza”, nel
sughetto puzzolente del pollo, nell’ascella pezzata del vostro
vicino.
La soluzione è persistere, resistere, continuare a volare, continuare ad avere paura fino ad arrivare un giorno a sconfiggerla.
Per noi fifoni ogni viaggio è un turbinio di emozioni laceranti,
una morte ed una rinascita. Solo tra di noi possiamo capirci.
Solo tra di noi possiamo aiutarci.
Benvenuti alla “fifoni anonimi”.
Inizio io:
“Ciao, mi chiamo Thomas e sono un fifone”
#Le Tipologie di fifone
I fifoni non sono tutti uguali. Esistono diverse categorie che
partono da ”l’infastidito” e arrivano fino a “il matto da legare”.
Proviamo ad analizzarle.
L’infastidito
Nessun pensiero nefasto nei giorni prima del volo. Nessuna
preoccupazione nel decidere di viaggiare in aereo.
Nessun timore fino a quando si è seduti al proprio posto. La
tranquillità dell’infastidito viene scalfitta solo nei momenti
del decollo e dell’atterraggio. In quelle due fasi, l’infastidito
recita una preghierina, calcola velocemente le possibilità di
un disastro e poi, subito dopo, si dimentica di tutto e ritorna
ad essere imperturbabile.
Il suggestionabile
Nessun pensiero catastrofico, nessun pensiero di alcun tipo.
Il suggestionabile non ha paura semplicemente perchè non si
è mai posto la questione. Una volta però seduto accanto ad un
fifone che lo coinvolge nei suoi deliri, il suggestionabile inizia
ad avere paura ed entro la fine del volo sarà passato inesorabilmente dalla nostra parte.
Il sonnambulo
È il fifone più subdolo, il meno riconoscibile. È quello che prima del decollo cade addormentato e dorme per quasi tutto il
tempo. Da non confondersi con il passeggero che non teme
nulla e dorme in quanto estremamente rilassato. Il sonnambulo dorme per non essere cosciente durante il volo. Lo riconoscete perchè, pur ad occhi chusi, il suo volto è congelato in
una maschera di dolore ed angoscia.
Il chimico
A differenza del sonnambulo, il chimico si induce uno stato di
stordimento totale attraverso l’assunzione di sostanze.
Le sottocategorie del chimico sono:
-l’improvvisato, utilizza quello che trova in aereo e quindi nor-
malmente beve ogni tipo di alcolico fino a perdere i sensi.
-il farmacista, arriva in aereo con un bagaglio a mano fornito
di qualsiasi medicinale atto a ridurlo ad uno stato catatonico
per tutto il viaggio.
Riconoscibili per il loro comportamento insensato, sbalzi d’umore, bava alla bocca, occhi sbarrati, entrambi rimangono in
quello stato pietoso per ore anche dopo la fine del viaggio.
Il religioso
Appena prima del decollo fa il segno della croce, bisbiglia un
paio di preghierine e chiude gli occhi rivolgendoli verso il
cielo con sul viso un’espressione estatica/terrorizzata.
Nel caso del “religioso pragmatico” il soggetto della preghiera è la richiesta di poter sopravvivere al terribile viaggio.
Il “religioso fatalista”, invece, si autocelebra un’estrema unzione da cabina. Nel suo caso l’importante è portarsi avanti e
presentarsi al disastro aereo con la coscienza pulita.
Entrambi spesso non disdegnano amuleti e portafortuna decisamente pagani (non si sá mai nella vita...).
Il socializzatore
Quello che per reprimere il terrore parla per tutto il viaggio.
Con chiunque.
Essere suo vicino di posto può risultare fatale. Vi racconterà
tutta la sua vita intervallandola con commenti che svelano il
suo terrore: “In pratica mia mamma dice sempre che quando
avevo 6 anni.. Ehi! Cos’è stato questo rumore??”.
Il maniaco depressivo
Già da un mese prima del volo inizia ad ammutolirsi, non si
intrattiene in rapporti sociali, è scuro in volto e scuote spesso
la testa. Prima di partire abbraccia forte tutti i suoi cari e invia
sms di addio agli amici.
È la negatività fatta uomo.
Il matto da legare
Lui non ha mai preso un aereo in vita sua. Sa per certo che
morirebbe al primo tentativo. Appena si nominano le parole:
viaggio lungo, vacanza esotica, si però adesso basta, la mia
amica è andata, per una volta però.... Il matto da legare dà in
escandescenze a priori immaginando che tali frasi porteranno a parlare di aerei.
Non c’è nessun tipo di argomento che regga, non sarà mai e
poi mai possibile dissuaderlo. L’unico racconto che vi consiglio di citargli è il seguente.
Mio cugino doveva partire per un viaggio in aereo. La notte prima della partenza ha visto il suo boeing precipitare in
sogno. La mattina seguente si è rifiutato categoricamente di
recarsi all’aeroporto e ha deciso di partire in auto.
Sapete cosa è successo? L’aereo è veramente caduto.
Sulla sua auto.
Una volta riconosciuto il proprio gruppo o gruppi d’appartenenza, non vi resta che farvi un bell’esame di coscienza e
rendervi conto di quanto siate socialmente noiosi e fastidiosi.
Diciamocela tutta, il fifone non è un personaggio da invitare
alle feste...
#Le Statistiche
“Ovvero come farsi coraggio con la matematica”
Cerchiamo per un attimo di far finta che nel nostro cervello
vaghi ancora qualche pensiero razionale e prendiamo atto di
quanto anche la statistica si prenda gioco di noi.
Ebbene sì, sembra proprio che aver paura dell’aereo corrisponda all’incirca all’aver paura degli zombie. Non dico che
ci siano le stesse possibilità di morire su un aereo che per
mano di uno zombie... ma a livello statistico ci andiamo molto
vicino.
Diciamo che per quanto riguarda le più probabili cause di
morte, sempre a livello statistico, se state per partire per un
viaggio può succedervi qualunque cosa prima di incappare
in un disastro aereo.
Ora ve le elencherò in ordine partendo dalla più probabile.
Prima di tutto, se volete scommettere, vi conviene puntare
sul fatto che vi venga un infarto in un momento qualsiasi del
viaggio.
Questo è infatti il modo in cui più facilmente potreste lasciare
questa valle di lacrime.
Se non vi prende un coccolone durante gli spostamenti, potreste morire in auto andando o tornando dall’aeroporto. Se
anche in questo caso ve la cavaste, è molto probabile che
camminando tra un terminal e l’altro inciampiate e cadiate a
terra rompendovi il capoccione. Siete dei grandi camminatori
con un super equilibrio? Ok, rendetevi conto che la possibilità di morte successiva è un incendio scoppiato improvvisamente nel duty free tra quelle maledette boccette di profumo
nauseabondo.
Niente incendio? Può darsi che passi un pazzoide e vi spari
mentre fate la coda per imbarcarvi. Niente pazzoidi in vista?
Bhè, la causa di morte a seguire è per annegamento. Dove?
Credo che l’unica possibilità sia un fontanone decorativo oppure in un water alla toilette (non c’è altra acqua in aeroporto).
Avete scampato tutte queste orribili morti? Allora evitate di
fare un giretto in bicicletta per rilassarvi, perchè la bicicletta
resta infinitamente più pericolosa dell’aereo!!
Ora, guardiamoci negli occhi e diciamoci la verità: tra tutte
le morti probabili a cui andiamo incontro durante un viaggio qualunque, dobbiamo proprio avere il terrore di una delle
possibilità più improbabili?
È 30 volte più probabile morire in auto andando all’aeroporto!
Rendiamocene conto!
Per farvi vergognare di voi stessi vi cito l’ultima lapidaria statistica: se volaste ogni giorno, ma proprio ogni giorno, vi ci
vorrebbero 5.000 anni per essere sicuri di lasciarci le penne.
Avete ancora paura?
Lo so, avete ancora paura...
#Come dissimulare
l’essere fifone
La domanda di partenza è: devo far finta di non avere paura o
devo fare coming out?
Diciamoci la verità: tra noi fifoni ci capiamo benissimo, ma
quando raccontiamo le nostre paure a chi non ha nessun problema sembriamo una manica di deficienti. Perchè per una
persona “normale” l’aereo è come il treno, come il pullman,
come l’auto. Non c’è nessun motivo di esserne terrorizzati.
Per spiegarmi meglio devo farvi un esempio pratico...
(CONTINUA)
#Il Security check
Ora dirigetevi verso i controlli di sicurezza. Il fifone guarda
con mooolta attenzione il personale che effettua i controlli
perchè sa benissimo che l’attentatore, che mira ad abbattere
il suo volo, dovrà passare da lí. Il fifone quindi vive i controlli
con uno stress inversamente proporzionale ai passeggeri normali, cioè, più i controlli sono lunghi e scrupolosi e più il normale passeggero tende a incavolarsi. Per il fifone invece più
è il tempo per il quale viene controllato e maggiore è il suo
livello di soddisfazione, perchè si sente più sicuro e protetto
dal famoso attentatore che mira al suo volo. Se lo obbligassero a sottoporsi ad una perquisizione corporale ne sarebbe
pure felice, la sicurezza per il fifone non è mai troppa!
Se volete sbrigarvela saltando le code, che di solito sono eterne, potete acquistare da casa un ticket “fast track”. Questo,
nella maggior parte degli aeroporti, vi consentirà di passare
da un varco privilegiato senza coda. Oppure, potete adottare
la tattica salta-coda chiamata: “Oddio perdo l’aereo!”.
Ecco come fare: appena arrivate all’inizio della coda iniziate
subito a superare la gente in fila simulando una certa ansia
e fretta. Dite ad alta voce “Scusate, permesso, scusate, perdo
il volo!”. Tirate dritto senza paura anche se qualcuno vi indirizzerà epiteti poco edificanti. Arrivate velocemente alla persona che controlla la carta d’imbarco e incrociate le dita che
non abbia sentito i vostri urletti mentre superavate tutti. In
caso contrario vorrà sicuramente spedirvi in velocità al vo-
stro gate e quindi controllerà la vostra carta d’imbarco. Nel
momento in cui scoprirà che il vostro volo parte solo dopo 2
ore... sfoderate tutto il vostro charme...
Se non siete così coraggiosi, imparate a scegliere la coda più
veloce analizzando le persone prima di voi.
I migliori compagni di coda sono i giapponesi: veloci, precisi,
addestrati. Quando si trovano davanti al nastro del metal detector hanno già la vaschetta con tutto ordinato, le scarpe in
mano e le braccia in alto. Tempo d’attesa stimato: 30 secondi.
Secondo posto per l’uomo solo in giacca e cravatta. È chiaramente qualcuno che viaggia per lavoro e non ha tempo da
perdere. Tempo d’attesa stimato: 60 secondi.
Poi ci sono una serie di tipologie poco valutabili come: coppiette in vacanza, modella o modello in viaggio, gruppi di
amici...
Sicuramente il penultimo posto va alla vecchina dai capelli
turchini che si reca in visita al nipotino lontano. Ci possono
volere dai 5 ai 6 passaggi al metal detector prima che si riesca
a farle posare sul nastro qualunque monetina, pinzetta e diavoleria che porta addosso. Tempo d’attesa stimato: 10 minuti.
Ultimo posto per la famiglia con passeggino. Se volete perdere il volo mettetevi nella loro fila. Il risvolto positivo è che
potrete assistere a delle scene esilaranti.
Di solito il momento migliore è quello in cui la moglie inizia
a insultare il marito mentre il poliziotto di turno rimane incastrato nel passeggino cercando di chiuderlo ed il pupo in
lacrime scappa sotto il rullo. La scenata si conclude solo una
ventina di minuti dopo il passaggio, quando la mamma torna
per prendere il ciuccio e i passaporti che il papà ha dimenticato nella vaschetta.
Attenzione! La zona dei controlli è la zona in cui si perdono la
maggior parte dei propri oggetti.
Io non conto più le volte in cui ho lasciato nella vaschetta la
carta d’imbarco ed il passaporto. Certo, con il senno di poi, mi
sembra abbastanza chiaro che fosse sempre stata opera del
mio inconscio che cercava di farmi perdere il volo.
Quindi, controllate sempre, più di una volta, di aver preso tutti i vostri ammennicoli.
(CONTINUA)
Acquista il libro completo
su Amazon per Kindle
su iTunes per iPhone ed iPad
su Kobo
Visita la nostra pagina Facebook
www.facebook.com/Chihapauradivolare
Visita il nostro sito
www.chihapauradivolare.com
Chi ha paura di volare? ©2015 Thomas Berloffa.
È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi mezzo
effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia
a pagamento.