Batterie indistruttibili - Confindustria Catanzaro
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Batterie indistruttibili - Confindustria Catanzaro
AZIENDA IN VETRINA di Rosalba Paletta Batterie indistruttibili Dove finisce il ciclo di vita di una batteria esausta? L’abbiamo scoperto per voi visitando la Meca S.p.a. a Il Cobat si occupa di smaltire e riciclare le batterie Lamezia Terme esauste grazie ad impianti di alta tecnologia i siete mai chiesti dove vadano a finire le batterie delle nostre automobili una volta dismesse? Oltre al triste, quanto diffuso, spettacolo di vederle abbandonate per l’eternità (una batteria è indistruttibile) sui cigli della strada, o lungo i greti dei fiumi, esistono, ovviamente, soluzioni alternative praticabili e praticate. Una batteria dismessa può essere lasciata in custodia presso un qualunque comune carrozziere (a costo zero) che, grazie ad un consorzio (Cobat) voluto dallo Stato, farà pervenire tale prodotto, così utile a noi tutti, eppure così inquinante, nel luogo appropriato. Esiste, infatti, in tutta Italia una rete di aziende che si occupa di smaltire e riciclare le batterie esauste. Anche in Calabria opera una struttura V Confindustria Catanzaro Informa 20 specializzata in questo campo. È il caso della Meca S.p.a., impresa che, grazie ad impianti altamente tecnologizzati, si occupa proprio del riciclo, là dove possibile, e del corretto smaltimento, là dove si tratti di sostanze nocive, dei materiali che compongono una comune batteria. Primo fra tutti il piombo, rivenduto, ad esempio, a quanti realizzano a livello industriale nuove batterie, lastre per coibentazione e protezione dalle radiazioni, munizioni. La Meca S.p.a. sorge a Lamezia Terme, dà lavoro a 35 persone, ed è condotta da Antonio Cavalieri che, però, continua a ripeterci, riferendosi ai suoi dipendenti: “L’impresa è fatta da loro!”. Abbiamo chiesto a questo imprenditore, calabrese d’originario, sposato con una donna del Nord, dal- la cui famiglia ha imparato l’arte, per dire la verità poco praticata al Sud, della ricerca dell’idea vincente per avviare un’impresa, di presentarsi per la nostra rubrica. E abbiamo visitato assieme a lui e al suo stretto collaboratore, il chimico industriale Antonio Viterbo, i capannoni dell’azienda. Partendo dall’inizio: una montagna di batterie esauste. Chi è Antonio Cavalieri? «Sono di origine Calabrese, nato in Libia e cresciuto a Marina di Carrara, ho il diploma di geometra e non discendo da famiglia di imprenditori, ma di contadini. Ho sposato una bergamasca e sono stato contagiato a intraprendere da lei e dalla sua famiglia, nella quale la ricerca entusiastica dell’investimento giusto rappresentava il punto centrale di ogni discussione. Abbiamo condiviso e fatto assieme varie attività, quali l’allevamento avicolo, lo stampaggio di materie plastiche, il caricamento di munizioni con Fiocchi». Cavalieri quando e come nasce questa attività di riciclo di batterie? «Durante un mio viaggio in Grecia alla ricerca di materia prima per il caricamento delle munizioni (operavo appunto con la Fioc- chi), ho visitato un impianto per il recupero del piombo da batterie. Da lì l’idea proposta nel 1993 a Fiocchi che ha poi deciso di tramutarla in progetto e attuarla. La costruzione dello stabilimento è iniziata nel marzo del 1995 e si è completata nel 2000. Il primo impianto installato è stato quello relativo allo scassettamento e trattamento acque reflue, completato e collaudato a fine 1996. Il secondo è stato quello di fusione del piombo, completato e collaudato nel 1998. Il terzo è stato quello di raffinazione, completato e collaudato nel 2000». Ci racconti com’è andata… «Il modello aziendale ispiratore è stato quello della Fiocchi di Lecco, che ha rappresentato la grande possibilità per una piccola azienda meridionale di poter utilizzare le conoscenze da essa stessa maturate a livello gestionale e industriale in oltre un secolo di attività in una delle zone a più alta vocazione industriale del paese, consentendoci, in una delle zone più depresse e senza alcuna storia industriale alle spalle, di affrontare il mercato come azienda europea con tutti gli strumenti necessari al raggiungimento dei nostri obiettivi. È, altresì, importante sottolineare come sempre Fiocchi abbia assistito la Meca nel suo percorso di crescita, perché ogni decisione è sempre stata pienamente condivisa con i soci locali, senza mai anteporre il risultato al rispetto delle persone e delle regole». Entriamo nel merito del vostro lavoro: qual è la strada che la batteria di un’automobile, una volta dismessa, continua a percorrere prima di arrivare in uno stabilimento di riciclo e smaltimento? «Fortuna vuole (per una volta!) che ci troviamo in Italia che, negli anni, si è dotata di una specifica struttura consortile denominata “Cobat” (della quale facciamo parte) Confindustria Catanzaro Informa 21 AZIENDA IN VETRINA composta da altri stabilimenti di riciclo in grado di effettuare un corretto trattamento della batteria anche in caso di fermo di un impianto, evitando che la batteria venga trattata o smaltita in maniera scorretta. Questo sistema ha dato risultati difficilmente riscontrabili in altri paesi, e per risultati non intendo, badi bene, solo la produttività per addetto, la qualità delle leghe, le percentuali di recupero e tutti gli altri parametri che, pur importanti, sono legati esclusivamente a fattori economici; ma intendo principalmente le modalità di ottenimento dei risultati stessi, con particolare riguardo alle normative ambientali, al rispetto delle norme sulla sicurezza e così via, se è vero, come è vero, che il piombo da secondario si ottiene per larga parte trattando rifiuti pericolosi, la cui natura dovrebbe sempre far prevalere, in uno Stato che si rispetti, le finalità ambientali su quelle meramente economiche». Dopo aver ricevuto, mediante il circuito del Consorzio, le batterie, come si procede concretamente? «L’azienda si compone di tre distinti impianti, che seguono la batteria dal primo al terzo, e ultimo, passaggio. L’impianto di scassettamento è il primo dove le batterie vengono appunto aperte e svuotate del contenuto. Realizzato dalla Americana M.A. Industries ha subìto negli anni alcune migliorie volte ad aumentarne l’affidabilità. In funzione della quantità di batterie assegnate dal Cobat non sono previsti interventi sostanziali in quanto per capacità e soluzioni tecniche adottate, l’impianto non crea problema alcuno. È dotato di sistema di captazione dei vapori acidi. Il forno rotativo è il secondo passaggio, un impianto avanzatissimo sotto tutti i punti di vista. Completamente controllato da computer è dotato di un filtro sovradimensionato che, in collaborazione con la tecnologia brevettata Neutrec di Solvay, ci permette di abbattere drasticamente sia le polveri, che i gas nocivi ai limiti minimi concessi dalle attuali tecnologie. Al suo inConfindustria Catanzaro Informa 22 terno il piombo viene fuso. È inoltre dotato di un sistema di misurazione in continuo delle emissioni fornito dalla Environment S.A. La raffineria è dotata di 4 caldaie da 100Ton + 1 caldaia da 30Ton. In questo reparto il punto di forza è dato dalle procedure di raffinazione e dalla abilità degli operatori. Tecnicamente c’è poco da scoprire. Da qui il piombo viene restituito in panetti, pronti per essere venduti ai nostri clienti». Veniamo al contesto in cui la sua azienda opera: ha incontrato difficoltà nell’intraprendere al Sud? «In merito alla realtà imprenditoriale locale in ogni zona del Paese esistono punti di forza e di debolezza che premiano o penalizzano chi si accinge a creare una qualsiasi attività. Nello specifico della nostra iniziativa e della nostra zona, il punto di forza maggiore sta sicuramente nella qualità e nella quantità di giovani persone disponibili da formare ed inserire nell’ attività. Se si considera che il lavoro correttamente retribuito a Lamezia Terme non è la regola generale, si capisce anche perché chi trova un posto dignitoso si prodighi per mantenerlo con conseguenze benefiche sull’attività. Personalmente penso che gli impianti e le macchine non sono altro che “pezzi di ferro” che possono essere facilmente acquistati o modificati, “pezzi di ferro” che a nulla servono se affidati a persone demotivate, che prestano la loro opera solo per necessità, o per mancanza di alternative. D’altra parte lo stesso personale manca dell’esperienza iniziale necessaria, che solo una Regione industrialmente evoluta può avere, e ciò comporta sicuramente un grande impegno nella formazione. Per ovviare, poi, alle molte problematiche legate al territorio ci siamo imposti un codice etico condiviso che ci guida in tutte le nostre scelte. Abbiamo sempre rifiutato i protettorati da qualsiasi parte ci vengano proposti. Chiunque, a qualsiasi titolo, voglia avere rapporti di qualsiasi natura con la nostra Società sa di poterlo fare solo in modo trasparente e secondo la legge. Abbiamo sempre rifiutato, nei rapporti con le persone o società esterne, qualsiasi proposta a noi eccessivamente favorevole, per non mettere altri nella condizione di ridurre i costi a scapito di valori che riteniamo importanti, quali l’ambiente e il personale, ad esempio. Infine, cerchiamo di rappresentare una risorsa per il nostro territorio destinando localmente quanto più possibile della nostra spesa per servizi». A che cosa si riferisce nello specifico? In che modo destinate al territorio le risorse? «Di norma questo aspetto fa riferimento ai consumi: qualunque prodotto o servizio sia possibile reperire in Calabria, anche a costi lievemente superiori, purché qualitativamente in linea con i nostri standard, viene acquistato qui. La nostra logica è quella dei cerchi concentrici, e arriviamo lontano soltanto perché ci sono cose che qui non possiamo comprare, perché non disponibili. Ma nella norma, per principio, i servizi vengono svolti con società calabresi. C’è da dire, poi, che qui c’è una sottovalutazione generale della parte buona che la Calabria è in grado di offrire. Lo dico con assoluta cognizione di causa, perché ho avuto modo di vivere e operare fuori e posso fare il paragone. Vedo società di servizi con le quali lavoriamo qui di vera eccellenza, e se le metto a confronto con altre società di servizi del Nord del Paese non hanno nulla da invidiare loro. Finanche a Natale i gadget e gli omaggi per i clienti e gli amici, ad esempio l’olio extravergine di oliva, sono calabresi. Anche la famiglia Fiocchi riceve l’olio di questa terra!» Confindustria Catanzaro Informa 23 AZIENDA IN VETRINA Il personale della sua azienda, di cui lei va particolarmente fiero, è in gran parte composto da giovani: da imprenditore che può vantare una certa esperienza che messaggio vuole lanciare ai giovani calabresi? «Ai giovani suggerisco di non fossilizzarsi sul nostro territorio nelle prime fasi di accesso al mondo del lavoro, ma di muoversi ed inseguire i propri sogni, accrescendo il proprio bagaglio culturale, confrontandosi con realtà e modelli diversi dal nostro, al fine di trasferirli nel proprio territorio d’origine, senza pericolo di plagio da parte degli usi e costumi locali negativi, ma senza perdere la capacità di salvaguardare e valorizzare ciò che c’è di positivo. I giovani devono perdere la “presunzione” che spesso trasmettono loro i genitori e che porta a pensare che quelConfindustria Catanzaro Informa 24 lo che si è in grado di fare sia in ogni caso il meglio, devono guardarsi intorno con umiltà, comprendere ciò che non va e impegnarsi per non fare gli stessi errori fatti in passato. La base c’è ed è buona, questa realtà ne è una prova: gran parte dei miei collaboratori e dipendenti venivano dal mondo agricolo o quasi, sono entrati in un settore per il quale non c’era alcuna specializzazione, e oggi rappresentano un fiore all’occhiello». Lei è membro di Confindustria Catanzaro: che cosa trae, sul piano pratico e motivazionale, da questa esperienza associativa? «I supporti pratici consistono in una serie di informazioni da parte di un organismo competente che permette alle aziende di concentrarsi sulla propria attività nella certezza che nulla sfugga in ordine alle novità d’interesse. Per quanto mi riguarda far parte di Confindustria condiziona positivamente il modus operandi, poiché si è continuamente in contatto con realtà di qualità che stimolano a emulare modelli positivi». Di che cosa necessiterebbe un’azienda come la vostra per operare al meglio? «Burocrazia e formazione continua nella pubblica amministrazione sono il vero nodo da sciogliere per permetterci di operare nel miglior modo possibile. Ci sarebbe bisogno di fare chiarezza, oltre che nel quadro normativo, nel ciclo dei rifiuti in generale, che è fuori controllo, per via di una legislazione ingarbugliata, che si accavalla, e non è chiara. Viviamo in un paese che ha prodotto una serie infinita di norme, spesso contraddittorie, che mette noi e la Pubblica Amministrazione in condizioni di mortificare, rallentare e spesso spegnere ogni entusiasmo volto all’intrapresa di nuove iniziative ed al mantenimento e miglioramento di quelle esistenti. Se fosse tutto più semplice ci sarebbe anche da parte dei semplici cittadini una maggiore consapevolezza ed una maggiore spinta a seguire le indicazioni, anche in materia di rifiuti. Le altre necessità relative ai servizi, alla formazione e all’aggiornamento si riescono comunque a soddisfare con un po’ di buona volontà, anche se i margini di miglioramento possono essere notevoli». Meno burocrazia e più formazione, dunque, come aspetti cruciali? «Sì, direi che il nodo è questo. Bisognerebbe, ad esempio, formare il personale delle Pubbliche Amministrazioni con cui ci interfacciamo, che dovrebbe essere in grado di offrire a noi un servizio, un orientamento, mentre spesso accade il contrario. In futuro continueremo ad essere disponibili anche a proseguire nell’opera di formazione, che già abbiamo intrapreso, con le amministrazioni e gli enti di certificazione. Esternalizziamo volentieri il nostro patrimonio di conoscenze e competenze. Siamo certi che se il quadro d’insieme migliora non potremo che beneficiarne tutti.» Ulteriori progetti per il futuro? «L’azienda è da sempre attiva nella ricerca di know-how innovativo. Collaboriamo con un gruppo di giovani ingegneri meridionali su vari progetti. Meca S.p.A. è cosciente che il corretto funzionamento degli impianti, l’efficacia delle modalità operative previste dal “Sistema di gestione della sicurezza” e l’efficiente ed efficace produttività sono strettamente correlati alla consapevolezza di tutto il personale sulle finalità del sistema stesso, nonché all’acquisizione di specifiche competenze da parte del personale. In questa ottica dedichiamo sempre maggiori risorse alla formazione del personale stesso, in materie di sicurezza e ambiente, operatività e procedure. Siamo attenti ad individuare le necessità di formazione specifica che piacerebbe trasferire in futuro al fine di rendere la nostra struttura un punto di formazione per altre realtà all’estero, che solo ora si apprestano ad affrontare le problematiche ambientali legate al trattamento delle batterie in maniera corretta». Confindustria Catanzaro Informa 25