NewsLetter Anno 2. - Il Commerciale
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NewsLetter Anno 2. - Il Commerciale
LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER Febbraio 2013 n.4 © HANNO CONTRIBUITO IN QUESTO NUMERO NewsLetter Anno 2. by Marco Rasi Abbiamo chiuso il 2012 con un riconoscimento....internazionale, la silver medal al Top Sales Marketing Awards 2012 categoria Best Sales & Marketing Linkedin Group. Grazie a tutti coloro che ci hanno consentito di raggiungere questo traguardo anche se .., il prossimo anno, se parteciperemo ancora, ci ricorderemo del fuso orario e non lasceremo agli americani, che hanno vinto le 6 ore di vantaggio nelle votazioni. Se parteciperemo…, non è una condizione ma un vincolo. Come alcuni di voi avranno visto ho iniziato a chiedere supporto su Linkedin per poter proseguire nello sviluppo delle attività della SalesPersons Agency, così come per l'evoluzione, struttura, contenuti, grafica, etc...necessaria per attrarre interesse ed attività nel sito web de Il Commerciale – The Salesman . Ad oggi, nessun riscontro e quindi, se non interverranno modifiche, posso iniziare ad annunciare la chiusura della SalesPersons Agency entro il mese di marzo, la chiusura del sito web entro giugno. Rimangono i social network , Linkedin, Twitter, Facebook, Viadeo, su cui continua ad esserci partecipazione e risposta, non come quella per cui il gruppo era stato ideato, non come avrei voluto realizzare ma come detto ai pochi veri amici non sono in grado di sostenere oltre il costo di tutta questa operazione senza sponsors che partecipino a supporto delle nostre iniziative. Abbiamo raggiunto interessanti obiettivi, anche in poco tempo, c'è ancora un po' di tempo per poter acquisire il carburante necessario a far correre la macchina ed inventare nuovi percorsi. Marco Rasi Fabio Tognella Marika Mannino Oltre, ci si trova su Linkedin. Marco Rasi Ivano Concas Seguiteci sui seguenti social network Daniele Catarozzi LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 Le 12 citazioni de "Il Padrino" utili alla vendita by Ivano Concas 1) “Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare” (Vito Corleone) “Il Padrino”, prima uscita nelle sale americane nel 1972, è una delle opere più riuscite della produzione cinematografica internazionale e tra le poche a vantare contemporaneamente successo di critica (diversi premi Oscar e decine di altri riconoscimenti tra cui l'inserimento al terzo posto nella classifica dei migliori film dell'American Film Institute) e di pubblico (oltre un miliardo di dollari di incasso). La saga, in tre film, presenta pochi riadattamenti rispetto l'opera originale, il romanzo scritto da Mario Puzo. E tra le più interessanti curiosità c'è proprio la totale assenza di una parola che ci si aspetterebbe di trovare: mafia (la leggenda dice che fu proibita dalla mafia stessa, così come il ritocco dei tratti fisici e caratteriali di alcuni personaggi troppo somiglianti a persone realmente esistenti o esistite...). Il romanzo, e ancor più il film, sono stati saccheggiati da decine di altre produzioni, soprattutto nella proposta di facili caricature del personaggio interpretato da Marlon Brando, perché quindi non rendergli giustizia riprendendo alcuni famosi brani per trarne insegnamento utile alla nostra attività? Visto che il film è ambientato in America, e lì è particolarmente amato il numero 12 e i suoi sottomultipli (forse perché ricorda le confezioni da 12 dei panini per gli hot-dog e quelle da 6 delle lattine di birra), ecco le dodici più conosciute citazioni de “Il Padrino” che sembrano scritte apposta per la vendita: Probabilmente la più famosa delle citazioni del Padrino. A seconda dell'umore la puoi leggere come promessa o come minaccia. Ma il problema, nella vendita, è proprio questo: facciamo troppo spesso offerte che non sono né promesse, né minacce, ma illusioni. E l'illusione è tutta del venditore che da bravo segretario mette nero su bianco la sua irresistibile (per lui) proposta, sicuro che andrà a segno. E otto volte su dieci, invece, l'offerta finisce in quell'archivio a forma di contenitore della carta straccia. La nona volta, invece, sarà inoltrata al suo concorrente, quello a cui sperava di soffiare il business di cui era protagonista da anni. Siamo nel 2013 e la comunicazione è estremamente rapida. Pensi di poter negoziare via posta, come si faceva ai tempi delle carrozze trainate dai cavalli? L'offerta non è negoziazione: l'offerta è la formalizzazione del risultato della negoziazione. Hai capito bene: una formalità. Giusto perché la ISO-900.000.000 del cliente ne prevede l'archiviazione cartacea. Non si negozia con le offerte. L'offerta, così come la maggioranza delle comunicazioni scritte, ha l'antipatico effetto di sembrare l'ultima parola. La prossima volta che ti accingi a scrivere un'offerta, fatti questa domanda: “E' una formalità, cioè subito dopo arriverà l'ordine, oppure è solo il riepilogo settimanale dello stadio della vendita a cui sono giunto?”. Se non sei ancora convinto conta tutte le offerte che hai fatto negli ultimi 12 mesi e verifica qual è la percentuale di quelle che sono diventate un ordine. Don Vito ti direbbe: “Lascia stare il mitra delle offerte facili, prendi il fucile di precisione delle offerte sicure. Fai solo quelle che il cliente non potrà rifiutare” (ora puoi raschiarti la voce e sputare quelle due caramelle che ti fanno somigliare più a un criceto che a Marlon Brando...). 2) “Brucerò all'inferno per proteggerti” (Michael Corleone) 2 Ti piace dire al cliente “Noi qui”, “Noi lì”, “Noi possiamo”, “Noi faremo”... Magari te lo hanno insegnato o magari lo fai perché ti fa sentire forte. Perché ti identifica come una squadra: l'azienda che rappresenti. “Oh, non sono io che faccio il venditore che la racconta: questo è l'impegno della mia azienda!”. Certo, perché sei sicuro che il cliente riponga più fiducia personale nella mega azienda che in uno dei suoi mille singoli rappresentanti. La mega azienda che non lo fa sentire assolutamente un piccolo insignificante cliente. Quella che non lo mette in attesa per ore al servizio assistenza. Quella che “basta una telefonata e risolviamo il problema”. A meno che tu non sia il capo di quel “noi”, a meno che tu non abbia il potere, la forza e l'influenza di manovrare quel “noi”, parla sempre in prima persona singolare: io, io, io. “Io mi farò in quattro per risolvere qualunque problema”. “Io mi sbatterò perché lei abbia tutto ciò che le ho promesso”. “Io mi impegnerò per lei”. Lascia stare il “noi”, sei molto più credibile e coinvolgente comunicando il tuo impegno personale: l'impegno dell'uomo. Tu sei la garanzia. Tu sei quello che va oltre le clausole scritte in corpo 5. La relazione personale, per definizione, è tra le persone: tu e il tuo cliente. 3) “Sono affari non questioni personali” (Tom Hagen) Questa è la mia citazione preferita. E non richiede alcun volo metaforico: ricorda di distinguere ciò che è business da ciò che è personale. E il peggior veleno del venditore è il prendere i fallimenti professionali come mazzate personali, atti vandalici alla propria autostima, disgregazione della propria sicurezza. Non mi piace parlare di motivazione e demotivazione, preferisco parlare di fiducia e sfiducia in se stessi. Infatti, quello a cui non ho mai creduto è che l'origine di motivazione e demotivazione siano cause, fattori o comunque avvenimenti esterni. Purtroppo è il risultato di un processo interno, di una elaborazione, o meglio di una errata elaborazione, che nasce dall'equazione “ho fallito, quindi sono incapace, quindi non sono adatto a questo mestiere”. E le prime due potrebbero anche starci, ma opportunamente aggredite da un autoesame: “Perché ho fallito?” e “Dove non sono stato capace?”. “Non sono adatto a questo mestiere” la dobbiamo escludere proprio in funzione della volontà a dare una risposta a quelle prime due domande: risposte che rappresentano la nostra capacità di analisi e il LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 nostro impegno a colmare lacune e debolezze. Con questo atteggiamento tutti i fallimenti diventano costruttivi, si trasformano in insegnamenti, ci orientano verso il miglioramento e la crescita, quindi al successo. Chiamalo trial-and-error, chiamalo learn-by-doing, o se preferisci la versione italiana chiamalo “sbagliando si impara”. L'atteggiamento mentale del perdente è una spirale che si autoalimenta, un prodotto della mente che si impadronisce della volontà. Ed è proprio sulla volontà che devi lavorare per spezzare la catena dell'arrendevolezza e rafforzare la tua resilienza. 4) “A me non me piace la violenza Tommy, sono un uomo d'affari, e il sangue costa troppo” (Virgil Sollozzo) Ben due riflessioni su questa citazione: le forzature e l'importanza di efficienza ed efficacia nell'attività di vendita. Sulle forzature ho poco da ricordarti: sai bene che sono controproducenti perché ti tolgono ogni nuova possibilità e minano la tua reputazione (alla gente piace più criticare e creare referenze negative che spargere buone raccomandazioni). Sull'efficacia, invece, ci sarebbe parecchio da dire. Ogni azione, ogni risorsa spesa (soprattutto il tempo), ogni investimento, devono essere pianificati in funzione del valore che sono potenzialmente in grado di restituirci. E il valore non è l'ordinino immediato, ma tutte le conquiste che ci proiettano in un percorso a lungo termine. Mai porsi come obiettivo un numero: è la peggiore delle limitazioni. L'obiettivo deve essere sempre un progetto, il salto al livello successivo. L'ottimizzazione delle risorse è una vera e propria scienza, conosciuta da quasi un secolo e continuamente aggiornata sino ad oggi. Ne ho parlato in un lungo articolo intitolato “Lean-selling, il lean-thinking applicato alla vendita”. Ci ho provato a condensarlo per darti alcune indicazioni immediate, ma non gli rendeva giustizia. Ecco perché ti consiglio di leggerlo tutto: http://www.ilcommercialethesalesman.com/ community/news/2011/09/rivoluzione-omiglioramento-continuo-lean-selling-il-leanthinking-applicato-alla-vendita.html 5) “In vita mia non ho fatto che prevedere ogni pericolo” (Vito Corleone) Il principale pensiero di ogni cliente non è il prezzo, non è l'ottimizzazione delle risorse, non è la puntualità degli approvvigionamenti. E non è neppure la crisi di mercato. Il primo pensiero di ogni imprenditore è il timore che qualcosa possa andare storto. La paura che qualcosa possa smettere di funzionare. Il rischio che l'equilibrio di quel poco che procede in modo autonomo e silenzioso si spezzi. Perché i problemi che ha già gli sono noti e quindi mezzi risolti (spesso accettati come sopportabili effetti collaterali di scelte inevitabili). Un nuovo problema, invece, è doloroso: genera ansia durante la fase di analisi, stress durante la messa in opera della soluzione e la perdita di risorse di tempo e denaro importanti e, soprattutto, impreviste. Gli imprenditori odiano gli imprevisti e le complicazioni, ecco perché cambierebbero il meno possibile la loro organizzazione, le loro scelte e le loro rassicuranti abitudini. Tieni conto di questo aspetto qualunque sia il prodotto/servizio che vendi e metti sempre come primo beneficio della tua proposta il basso impatto e il trascurabile rischio che provoca rispetto al miglioramento che apporterà. 6) “Solo i veri amici ti possono tradire” (Vito Corleone) Quella di sfottere l'idea dell'amico cliente mi è costata la cancellazione dell'accordo per un'intervista con un famoso guru americano della vendita (che invece ne sosteneva l'importanza). Imparo sempre dagli errori (te l'ho pure consigliato qualche punto sopra), ma se non riconosco l'errore devo “diabolicamente perseverare” continuando a pensare che l'unica relazione che mi convince è quella professionale. Una distinzione che concedo è che l'amico cliente è diverso dal ”cliente e amico”. Il secondo, infatti, è l'uomo che nasce come cliente e poi diventa amico. Ci può stare. Capita. Ma non riesco proprio a credere nelle strategie che neppure il miglior alchimista potrebbe sostenere, dove attraverso una doppia reazione chimica si trasforma il prospect in amico, quindi l'amico in cliente. E mi interrogo, inoltre, sulla bilateralità dell'amicizia, soprattutto negli affari: siamo sicuri che sia sempre reciproca? Sei un professionista e devi agire come tale. Oppure hai scelto il tuo avvocato, il tuo commercialista, il tuo medico, perché erano amichevoli? 7) “Mai dire a una persona estranea alla famiglia quello che c'hai nella testa” (Vito Corleone) E' uno dei peggiori vizi di parecchi venditori che ho conosciuto. L'istinto di mitigazione unito all'infantile bisogno di essere sempre apprezzati. Oppure, spesso, è semplicemente figlio dell'“io non c'entro” di Bart Simpson. Gli affetti da questa sindrome, 3 dovendosi pulire la coscienza di fronte al cliente in caso di problemi, addossano ogni colpa sui loro colleghi e collaboratori di tutti i reparti aziendali, nonché sul produttore di ciò che vendono. Magari hai ragione, magari c'è qualcosa che non funziona nella tua azienda. Ma sono cose che devi, DEVI, assolutamente fare presenti ESCLUSIVAMENTE nel luogo dove puoi cambiarle: la tua azienda stessa. Al cliente non interessano i tuoi problemi: ha già i suoi. E non c'è nulla di più controproducente di certe sterili difese: perdi sia quando dimostri che non è colpa tua, sia quando dimostri che è colpa di altri elementi della tua azienda. Non trovare scuse, non estraniarti mai dalle responsabilità che il tuo ruolo di intermediario ti dà: è la tua unica via per essere considerato sempre l'uomo di riferimento di cui ho parlato al punto 2. 8) “I miei figli li ho viziati... Parlano invece di ascoltare” (Vito Corleone) Non è proprio un comportamento da viziati, ma da idioti sì. Nel processo di vendita esistono momenti in cui devi parlare (quando fai domande, quando fai il riepilogo di una situazione e quando presenti la tua proposta) e momenti in cui devi ascoltare. Quella di parlare troppo e ascoltare poco è una delle pochissime verità sulla vendita (in quasi 20 anni di attività ne ho scovate solo 3 e le altre due le sto per pubblicare su un libro). Parlare è particolarmente stupido dopo aver fatto una domanda (a meno che tu faccia d'abitudine domande retoriche...): dopo una domanda non devi parlare neppure se non c'è nulla da ascoltare: il tuo silenzio è già comunicazione. Forse non c'è alcun bisogno di specificarlo, ma ascoltare non è semplicemente stare zitti: è la fase più attiva del processo di vendita, perché dobbiamo contemporaneamente capire cosa ci viene detto e progettare la nostra reazione (impara a prendere appunti annotando le parole chiave pronunciate dal cliente) che sarà una risposta, la correzione di un concetto sbagliato espresso dal cliente, l'acquisizione di nuove informazioni da elaborare opportunamente e, se necessario, approfondire subito. I piazzisti confondono con le parole, i professionisti della vendita hanno l'obiettivo di conoscere e capire i clienti e la situazione che vivono. E c'è un solo modo per farlo: ascoltarli. 9) “C'è una soluzione: eliminare Sollozzo” (Michael Corleone) LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 Andare alla causa del problema non è sempre la soluzione. Eliminare la causa di un problema è solo una delle tante opzioni che abbiamo. Sciaguratamente siamo stati allevati ed indottrinati alla soluzione dei problemi con il metodo “cause & conseguenze”. E non ci sarebbe niente di male se fossimo davvero sicuri di cosa è causa e cosa è conseguenza. Nel dubbio è meglio uscire dagli schemi e applicare le regole del pensiero laterale di Edward De Bono. Il pensiero laterale è la capacità di osservare da nuove angolazioni un'instabilità per verificare con una visione più allargata tutti i campi d'azione dove poter intervenire per restituire l'equilibrio ad un sistema. So che non siamo ingegneri addetti alla progettazione di una nave spaziale, ma dobbiamo abituarci a considerare il microcosmo del cliente alla stregua di un sistema, spesso complesso come un organismo vivente. Un sistema che consuma ciò che acquista per produrre ciò che vende. di più”: il gioco non è promettere meno (a meno che non esista concorrenza nel tuo settore) ma superare sempre ogni aspettativa. Rottamare e sostituire potrebbe essere una soluzione, ma anche riparare è un'opzione interessante. Abbandona l'approccio del “rifacciamo tutto”: abbraccia e fai abbracciare al cliente la filosofia del “sistemiamo le cose”. Sennò che consulente sei? Di queste ultime cerca di capire le ragioni: scoprirai che in realtà le esigenze imprescindibili sono davvero poche. E ogni volta che accetti una posizione su cui il cliente è inamovibile, negozia in cambio la sua accettazione di una tua condizione imprescindibile. 10) “Un giorno, e dovesse mai arrivare quel giorno, ti chiederò di contraccambiarmi la cortesia” (Don Vito Corleone) Pensi che la gratitudine non esista negli affari? Pensi che una volta che hai scambiato il tuo prodotto/servizio con il denaro la partita sia chiusa? La vendita, così come il ruolo del venditore, non si conclude con la consegna della merce. E l'acquisto, così come il ruolo del cliente, non si conclude con il pagamento. Ecco perché è assolutamente importante, in tutti i campi, comprendere l'importanza di tutto ciò che avviene dopo la vendita. Con il post vendita non solo si confermano le promesse, ma si ha la possibilità di superarle. E' dal post vendita che dipende la continuità con il cliente. Puoi scegliere se soddisfare il cliente oppure se sbalordirlo: nel primo caso avrai l'onore di partecipare alle prossime richieste del cliente, ma nel secondo caso è molto probabile che sarai l'unico ad essere interpellato (sicuramente sia il primo che l'ultimo). E otterrai molto più delle commissioni che hai guadagnato: otterrai referenze e raccomandazioni che valgono metà della tua attività, scorciatoie verso nuove conquiste. Devi solo dimenticare la prima parte della frasetta ad effetto “prometti meno, mantieni 11) “A' pistola lasciala. Pigliami i cannoli” (Peter Clemenza) Sono stati scritti centinaia di libri sulla negoziazione. In realtà le regole da seguire sono essenzialmente due: Evita il conflitto: scannarti su un'opinione non ti porta alcun vantaggio. Tutto ciò che sostieni deve essere chiaramente esposto e motivato, e tutto ciò con cui ti trovi in disaccordo deve essere ancor meglio esposto e motivato. Chiediti sempre: “L'obiettivo è contestare oppure cambiare le cose?”; Distingui con il cliente, tra tutte le sue esigenze, quali sono trattabili e quali sono assolutamente imprescindibili. 12) “Il tuo cervello che si è rammollito a furia di correre appresso a quella” (Vito Corleone) Uno dei veleni con cui vedo parecchi venditori intossicarsi è la speranza che succeda qualcosa di grosso. La rincorsa alla mega opportunità con cui sistemarsi per sempre. “C'ho questo business in ballo che se lo chiudo sono a posto per un pezzo”. E nel frattempo vivono di quell'illusione, perdono la concentrazione sul lavoro duro fatto di tanti ma costanti tasselli, trascurano le piccole opportunità e quelle medie che richiedono troppa fatica: “Che faccio, perdo tempo con 'sti sfigati?”. Capisco il pensiero positivo trasmesso dai film d'oltreoceano che parlano dell'”american dream”, ma qui siamo in Europa (in Italia, per la precisione). E i sogni che non si avverano diventano incubi. Ovviamente non devi trascurare nulla, ma non puoi permetterti di organizzarti dando la priorità ai tuoi progetti in funzione del loro valore. Ho avuto manager che valutavano le opportunità in valore della commessa/ordine: “quanto valgono le trattative che hai in ballo?” Gli avrei risposto “Ne ho una da alcuni miliardi di euro: si tratta di vendere una flotta 4 di portaerei al Congo. Ah, non vendiamo portaerei? Vabbè però l'opportunità c'è...”. Le opportunità devono essere valutate in funzione del loro valore a lungo termine e della probabilità di chiusura. Preparatevi un diagramma come quello che Covey suggeriva per la gestione del tempo, ma sostituite le voci “importante” e “urgente” rispettivamente con “valore” e “probabilità”: vi renderete immediatamente conto che un'opportunità da 100.000 euro immediati con probabilità di chiusura al 5% vale meno di un'opportunità da 2.000 euro all'anno per 5 anni con probabilità di chiusura al 70%. Mai smettere di credere ai business da sogno, ma mai smettere di valutarne correttamente e coerentemente la fattibilità, analizzando tutti i parametri, diretti e indiretti, che concorrono al successo nel tempo. Ivano Concas LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 Look beyond the Surface by Marika Mannino I nostri occhi sono un potentissimo strumento di comunicazione. Quando guardiamo negli occhi qualcuno per 1,5 secondi, stabiliamo quello che viene definito Contatto Oculare, cioè l’incipit di qualsiasi rapporto interpersonale. Il contatto oculare è come uno scontro diretto che tra sconosciuti non dovrebbe prolungarsi per più di 2 secondi e che in situazione amicali o di rapporti lavorativi consolidati raggiunge i 4 secondi. Lo sguardo svolge la funzione di regolare il flusso comunicativo e di stabilire i turni di dialogo; quando si finisce di enunciare un messaggio e si attende il feedback dell’interlocutore, è proprio lo sguardo a dare un rinforzo all’interruzione per dare segnale che si sta cedendo il turno di parola. Alcuni studi dimostrano che si tende a credere ed avere più fiducia nelle persone che hanno occhi grandi e luminosi, reputate più sincere per la loro conformazione fisica. Questo perché nell’immaginario collettivo ha ancora molta forza la metafora degli occhi come lo specchio dell’anima. Seguendo questa metafora più grande è lo specchio più l’anima dovrebbe essere visibile e priva di zone d’ombra. Nella comunicazione interpersonale formale ci si chiede spesso: Come faccio a guardare il mio interlocutore in viso? Dove devo dirigere lo sguardo? E quanto a lungo è lecito guardare? Di regola, nel mondo occidentale, nei contesti di formalità chi osserva il viso dell’interlocutore e punta a, fronte, occhi e naso attua quello che per convenzione viene chiamato, Sguardo Formale. Nei contesti più amichevoli ci si concentra invece su bocca e mento mettendo in pratica il cosiddetto Sguardo Informale. La velocità e la superficialità su cui è impostato il nostro sistema sociale ci impongono di guardare velocemente gli input presenti nell’ambiente esterno in cui viviamo. Per questo motivo spesso ci fermiamo ai cosiddetti elementi statici, quegli elementi di comunicazione non verbale come l’abbigliamento, il volto, e l’aspetto fisico che, ci trasmettono delle informazioni dettate dal contesto e dalla nostra cultura. Ma per capire e comunicare meglio con i nostri interlocutori basterebbe soffermarsi qualche secondo in più e guardare oltre la superficie, notare cioè i cosiddetti elementi dinamici della comunicazione non verbale tra cui anche i movimenti degli occhi e la direzione dello sguardo. Proprio la direzione e l’orientamento dello sguardo, possono dirci moltissime cose del nostro interlocutore che non riguardano “l’anima” bensì, quelli che sono i sistemi di decodifica che egli utilizza per interpretare la realtà circostante, quelli che Richard Bandler e John Grinder hanno chiamato: i Sistemi Rappresentazionali. Ma questo è un piatto ricco per il prossimo numero. Marika Mannino 5 LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 6 Neo-venditori 2.0, il punto di vista di un neofita – “LA FIDELIZZAZIONE” by Fabio Tognella Essere dei commerciali/venditori in questi anni di crisi non è per niente una cosa semplice!! Continuando sulla via delle newsletters precedenti, di seguito uno dei punti chiave: ”La fidelizzazione” Il buon caro vecchio (si fa per dire) Wikipedia recita: Ormai è sotto gli occhi che da qualche anno il processo di vendita è sostanzialmente cambiato e di conseguenza è, e DEVE essere cambiata, anche la mia figura di commerciale. I nostri Clienti ormai hanno mille possibilità per arrivare ai nostri prodotti, e naturalmente a quelli della nostra concorrenza, web, mailing list, social media… ed il venditore viene sempre più interpellato “solo” per aspetti che non sono reperibili tramite gli altri canali, e allora noi che ci siamo a fare? Adeguiamoci... semplice. La fidelizzazione è l'insieme delle azioni di marketing volte al mantenimento della clientela già esistente e si realizza principalmente attraverso una serie di strategie volte a creare il più elevato grado di Soddisfazione del cliente. Ora, il mio approccio come sempre è quello di tralasciare in quel che dico le più variegate e valide tecniche di applicazione, ma di portare un mio punto di vista e condividere una esperienza di vita vissuta che possa essere utile e condivisibile da tutti noi. Da buon patito del vino quale sono non posso non paragonare la fidelizzazione alla coltivazione e cura di un vitigno; se vogliamo ottenere un ottimo vino (vendita) che sia costante nel tempo e che migliori di anno in anno bisogna: preparare il terreno, coltivarla nel migliore dei modi ed averne cura. Fidelizzazione NON è passare una volta al mese per parlare del più e del meno magari davanti ad un caffè e al momento buono tirare fuori il nostro prodotto/servizio. Fidelizzazione NON è ricordarsi degli auguri di Natale, Pasqua, compleanno, Ferragosto o del Santo Patrono Fidelizzazione NON è dare sempre ed incondizionatamente “ragione” (e su questo argomento tornerò prossimamente) Ascoltare i nostri Clienti (e badate bene che “ascoltare” è molto differente da “sentire”), in modo spassionato, imparziale ed obbiettivo. A volte i nostri interlocutori hanno delle problematiche che seppur esulino dal nostro campo possono essere magari risolte da delle nostre conoscenze, avremo aumentato la nostra affidabilità ed imparzialità, la nostra opera di fidelizzazione ne gioverà e magari la nostra eventuale segnalazione/conoscenza potrà portarci altre opportunità. Non essere troppo invadenti. La vendita spinta ha perso un po’, se non del tutto, la sua utilità; come detto sopra ci sono mille modi per arrivare ai nostri prodotti ed ai nostri mille concorrenti, quindi la nostra insistenza il più delle volte è deleteria. Se mi presento magari senza appuntamento (cosa quasi normale dopo qualche incontro) e vengo “rimbalzato” evito di insistere ma faccio notare che comunque è il mio lavoro (guarda, passavo di qua giusto per un saluto, ho la giornata piena anche io…) La qualità delle visite è di gran lunga più ripagante della quantità delle stesse, sempre per lo stesso discorso di cui sopra, almeno questo è quello che penso io. Non essere scontato e non affrettare i tempi. La classica battuta, il sorriso “forzato”, o il dare del “tu” nei primi contatti magari lasciamoli negli anni in cui venivano utilizzati; siamo tutti professionisti e vogliamo giustamente essere trattati come tali. Ultima ma non ultima l’onestà. Sappiamo benissimo tutti ormai (spero) che i nostri Clienti hanno, per richiamare quanto detto sopra, mille modi per… smascherarci. A conti fatti insomma, e tornando alle mie analogie semplici, mi accorgo che pian piano i miei vigneti si allargano e stanno diventando una vigna in piena regola… e di conseguenza io un bravo vignaiolo. “Il vino è fatto per il popolo che lavora e che merita di berne” (Charles Baudelaire) Fabio Tognella LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 7 Darwin e i Digitalnative L'influenza del web sulla comunicazione commerciale di tutti i giorni by Fabio Catarozzi Sono ormai passati alcuni anni, dal giorno in cui, navigando il web in cerca di spunti per un progetto che seguivo, mi imbattei quasi per caso nel Cluetrain Manifesto. Un documento redatto da: Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls, David Weinberger. Il “libro” contiene 95 tesi e vuole gettare le basi per ciò che gli autori reputano “sarà” l'evoluzione del modo di comunicare. Uno dei punti cruciali delle tesi è focalizzato su come internet trasformerà il mondo dell'advertising permettendo una comunicazione one to one a differenza dei canali tradizionali che permettono solo un flusso di comunicazione one to many. Ok partiamo da quella che, definire una prefazione è semplicistico, ma viene pubblicata in questa forma: “I mercati online cominciano a organizzarsi da soli molto più rapidamente delle aziende che tradizionalmente li rifornivano. Grazie alla rete, i mercati diventano più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità che invece mancano nella maggior parte delle aziende.” (cit. Cluetrain Manifesto) Da buon cibernauta marketer e venditore per passione, oltre che professione, in questi ultimi anni ho notato dei cambiamenti, probabilmente dettati dalla teoria Darwiniana... pian piano chi non si sta evolvendo... si estingue professionalmente! Ho scelto alcuni concetti espressi nel manifesto, anche perché per ovvi motivi non potremo affrontare tutte e 95 le tesi su queste pagine! Io lo faccio praticamente sempre... anche perché gli acquisti scaturiscono da bisogni percepiti e sempre di più cerchiamo nel web gli strumenti per soddisfarli! Una volta recepite le informazioni che ci interessano non per forza effettueremo l'acquisto on line ma saremo preparati ed informati a dovere sull'argomento. Un esempio su come i mercati si stiano informando ed evolvendo: Se un tempo non partiva l'automobile, si portava dal meccanico che ci poteva raccontare anche la storia della fusione dei metalli pesanti per la realizzazione delle parti motore senza che noi comprendessimo quale era stato il problema e come era stato risolto, il più delle volte si risolveva tutto con un “ho sostituito questo e ora il veicolo funziona”. Oggi mi collego al forum del mio modello di automobile e verifico se qualcun altro ha avuto il mio stesso malfunzionamento e come lo ha risolto, di certo arrivo più preparato rispetto al passato e con una idea di quello che sta accadendo sulla mia amata/odiata “vettura”, questo influenzerà anche il mio giudizio sulla qualità del prodotto e porterà a diverse scelte nel momento in cui dovremo “fare il cubo” della vecchia automobile ed acquistarne una nuova. Certo che le parole scritte nelle poche righe di sopra sono dei concetti che per chi fa il nostro mestiere e si mantiene aggiornato è un poco il pane di tutti i giorni, con le mille sfumature che nascono dal confronto con altri professionisti sul web e durante i momenti di networking on site! Bene... Peccato che il Cluetrain Manifesto sia stato pubblicato nel 1999, per intenderci cinque anni prima del lancio di Facebook e che ancora oggi questi concetti vengano in gran parte rifiutati o comunque ritenuti di poca importanza, le aziende che aprono pagine su Fb e social network vari e che poi non fanno nulla per incentivare la comunicazione ma lasciano staticamente (come nel miglior concetto della loro struttura) la pagina ad invecchiare, pensando che la loro paginetta/sito web siano il centro della rete, sono tantissime, la cosa più esilarante, per chi li osserva non certo per chi ha tirato fuori i soldi per il progetto, è che si aspettano anche dei rientri, da tali operazioni! volte quando dovete acquistare un oggetto andate a verificarne le caratteristiche su internet? Le prime tesi danno lo spunto di riflessione più forte... “I mercati sono conversazioni” Questa frase mi ha fatto rabbrividire nel 2004, in quegli anni, come accennavo nelle prime righe, gestivo il customer care di un ecommerce di materiale hi-tech, tali parole trovo siano il perfetto riassunto di quello che stava avvenendo in quegli anni, urgeva assolutamente un cambiamento che apportammo quasi repentinamente anche se dei danni dal punto di vista della comunicazione ed organizzazione erano già stati fatti. Il problema è che in Italia, nazione di “furbetti”, non ci si rende conto ancora oggi, che le “bugie” hanno le gambe corte che il cliente è informatissimo e non lo si può “intortare”. Vi lascio uno spunto di riflessione quante La comunicazione nei nuovi mercati, deve avvenire bilateralmente, questo un commerciale lo vive tutti i giorni, ascolto e proposta di soluzioni, fanno parte del quotidiano, il venditore che si siede al tavolo e inizia a descrivere automaticamente tutto il proprio repertorio di prodotti è da raffrontare alla testuggine Astrochelys yniphora, forse non è ancora estinto ma ci manca pochissimo. Se assumiamo come vera la tesi che i mercati sono conversazioni è naturale proseguire su questo canale, di fronte abbiamo sempre delle persone e alle loro orecchie ed occhi lo siamo anche noi. La comunicazione dovrà essere quindi gestita tra persone e non tra azienda e persona o peggio ancora tra azienda ed indefiniti segmenti demografici. Mi è capitato spesso di incontrare “emissari” di grandi aziende che entrando in “casa mia”, si presentano come... “Siamo la Acme Pinco LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 Pallo SPA” e si aspettano di essere ricevuti con il tappeto rosso ed ossequiosi inchini, non dico che il brand non sia importante, ma tecnicamente io ho a che fare con persone e quando acquisto qualcosa penso anche che se poi ho bisogno di assistenza parlo con queste persone e non con la moltitudine di azionisti della “grande impresa”. Facendo un salto dall'altra parte della barricata, devo essere consapevole che chi paga gli stipendi (inteso come il cliente) è una persona e non una statistica, se ci aspettiamo che un “numero” strisci la carta di credito e acquisti da noi, perché è la statistica a dircelo, secondo il mio modesto parere siamo “spacciati” e ci dobbiamo accomunare alla testuggine di cui sopra! Il richiamo ad evolversi è fortissimo nella tesi 14 gli autori ci invitano a comunicare con voci umane in luogo di quelle piatte e vuote che utilizzano le aziende, noi in realtà lo facciamo già, cambiamo modo di comunicare in base alla situazione in cui ci troviamo, perché non applicarlo anche alle strategie di vendita? In fondo i commerciali che vivono sul campo si sono per forza adeguati, il servire sul piatto d'argento le caratteristiche del prodotto che stiamo proponendo non serve più a nulla e gli imprenditori preferiscono scoprire cosa può dare in termini di valore aggiunto una soluzione più che le mere caratteristiche tecniche! Immaginate di trovarvi ad osservare l'attore di uno spot pubblicitario che vi propone il prodotto oggetto della promozione, ma al posto di essere in TV è di fronte a voi e cerca di vendere utilizzando le stesse parole dello spot... (ok ho estremizzato ma la sensazione è la stessa se accolgo qualcuno in “casa mia”, non è per avere di fronte una brochure vivente ma per ricevere soluzioni a dei problemi). La tesi 21 è una delle mie preferite, per spiegare meglio il concetto, lascio che parli una foto al mio posto... Foto – Pale Blue Dot – Sonda Voyager 1 – (NASA - Carl Segan) L'oggetto misterioso che vedete sopra, è la Terra in una foto scattata dalla sonda Voyager 1 ai confini del sistema solare nel 1990 da sei miliardi di chilometri di distanza. Quando ho visto questa foto ho capito una cosa, che è proprio inutile lamentarsi per ogni cosa o prendersi troppo sul serio... noi, le aziende per le quali lavoriamo, i nostri potenziali clienti, le persone “imbranate” che ci tagliano la strada al mattino in macchina... siamo tutti un puntino più piccolo, su quel puntino blu, costantemente indaffarati a fare mille attività, agitarci se si avvicinano le scadenze e non abbiamo raggiunto i target di fatturato, sempre tutti seri ed “impettiti”. Guardiamo la foto in pace 5 minuti ragionando sul puntino e su tutto quello che lo circonda e poi ditemi se non vale proprio la pena prendersi un poco meno sul serio. Negli anni abbiamo imparato ad evitare gli atteggiamenti ampollosi e affettati delle comunicazioni impacchettate dai media, ormai è abbastanza usuale affrontare le discussioni come se si fosse in torno al tavolo del pranzo parlando e confrontandosi. Utilizzare termini come “siamo posizionati per essere i primi, siamo i leder di mercato, riferimento per...”, non costituisce assolutamente un posizionamento, anzi ci rende ridicoli agli occhi dell'interlocutore, che sicuramente è più informato di quello che immaginiamo e avrà sentito altri commerciali affermare lo stesso concetto prima di noi, diventa necessario mettere in tavola argomenti interessanti e non le didascalie dei volantini pubblicitari. Il concetto di scendere dalle torri d'avorio, parlare con la gente, ed entrare in contatto con le persone è uno degli argomenti che più mi ha colpito. Meditando proprio su tale aspetto, ho osservato che questo atteggiamento è stato spesso adottato nelle campagne presidenziali in USA, è piuttosto semplice trovare foto dell'agenzia fotografica Magnum Photo, di candidati democratici che stringono le mani o cercano quasi di “abbracciare” la popolazione per ottenere l'ambito voto, la sensazione che vogliono dare, è legata al concetto di contatto, il voler entrare in empatia dimostrando... “cammino tra voi, sono uno di voi”... se lo fanno gli uomini più potenti del mondo o almeno chi concorre a diventarlo, chi siamo noi per rifiutare tale concetto? Oltre ai benefici in fatto di attenzione da parte dell'interlocutore che l'empatia aiuta ad ottenere, la vicinanza emotiva alle altre persone ci “traghetta” verso uno stato rilassato e ci aiuta a focalizzare il discorso sui 8 problemi che vogliamo affrontare senza doverci preoccupare di dettagli ed “etichette” di secondaria importanza per il legame che in quel momento si è andato ad instaurare. Tutto questo avviene solo se riduciamo le distanze della comunicazione, sembrerà ai più, una cosa scontata ma se i mercati stanno diventando più “intelligenti” dovremo imparare a parlare con il loro stesso linguaggio, è inutile lamentarsi dell'impossibilità di comunicare i concetti complessi che abbiamo in testa se non facciamo lo sforzo di adattare il nostro linguaggio a quello degli interlocutori. Un altro aspetto che spesso viene trascurato è il feedback dei mercati, le persone hanno esigenze e le richieste che ne scaturiscono non devono per forza di cose essere “taggate” come rotture di scatole, vi dico questo data la mia esperienza diretta nel settore informatico dove il cliente viene costantemente visto come “il rompiscatole di turno, che chiede cose assurde” forse ci si dovrebbe rendere conto che per quelle richieste, le persone potrebbero essere disposte a pagare di più e più volentieri rispetto ai prodotti che andiamo a proporre. Giunti fino a qui, ci renderemo ormai conto che non sempre nel nostro repertorio di prodotti/servizi c'è la soluzione giusta per tutti... Quindi saremo sicuramente d'accordo sull'importanza di questa esigenza, cioè la necessità di dare alle persone il tempo e l'attenzione che meritano, in modo da averne in cambio le informazioni che serviranno alla realizzazione dei prodotti e dei servizi che le persone (il mercato) sono disposte ad acquistare e pagare! Un ultimo sforzo... La mattina prima di uscire di casa dovremo in fin dei conti, solo porci un semplice quesito per renderci conto se siamo pronti ad affrontare la giornata: “Mi sento in grado di parlare con delle persone oggi?” Daniele Catarozzi LNNL LA NOSTRA NEWSLETTER | Febbraio 2013 N.4 LETTURE CONSIGLIATE La competizione tra aziende e la concorrenza tra prodotti e servizi proposti richiede competenze negoziali e di vendita sempre più raffinate. L'esperienza è un fattore importante ma non più sufficiente. È indispensabile acquisire nuove abilità, nuove tecniche, migliorare te stesso per migliorare i tuoi risultati e trasformarti da venditore a negoziatore di successo. "Senza clienti non c'è business", dice Peter Drucker. E ben difficilmente si cresce se non crescono le vendite. Sono considerazioni ovvie a tutti, esattamente come sostenere che è la direzione commerciale a dover vendere. 9 trattativa! Un manuale operativo del negoziatore, scritto da uno dei più noti esperti americani di negoziazione, che analizza i dieci errori più comuni e costosi in questo campo e indica come evitarli. Molti di voi possono essere gli imprenditori che hanno iniziato le attività in proprio e sono stati costretti in vendite per avere successo. Oppure sono stati trascinati a vendere a malincuore perché il vostro ruolo professionale cambiato. Alcuni di voi, come me, in realtà ha scelto di fare la mossa in quanto le vendite sembrava più interessante e redditizio. Gli ingredienti e le tecniche con cui costruire o migliorare il proprio comportamento in ogni Informativa In conformità alle disposizioni previste dall'art.13 del D.Lgs. 196/2003 - 'Codice della Privacy', Il Commerciale –The Salesman© informa che gli indirizzi dei destinatari della presente informativa fanno parte dei database di iscrizione al gruppo Il Commerciale –The Salesman©, così come desunti da precedenti corrispondenze e indirizzi di pubblico accesso. Qualora riceveste questa informativa senza esserne il destinatario, Vi preghiamo cortesemente di darcene notizia via e-mail e di procedere alla distruzione del messaggio stesso, cancellandolo dal Vostro sistema; costituisce comportamento contrario ai principi dettati dal Dlgs. 196/2003 trattenere il messaggio stesso, divulgarlo anche in parte, distribuirlo ad altri soggetti, copiarlo od utilizzarlo per finalità diverse. 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