UdA 9 - La nascita del melodramma e l`oratorio
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UdA 9 - La nascita del melodramma e l`oratorio
La nascita del melodramma e l’oratorio Il melodramma Nel Seicento, in Italia, nacque il melodramma, una delle forme musicali più straordinarie. Ebbe i suoi natali a Firenze, ad opera di artisti, letterati, uomini di cultura, riuniti nella “Camerata de’ Bardi”. Si voleva cercare una nuova forma musicale in cui la voce fosse libera dalla polifonia e risultasse ben comprensibile agli ascoltatori; ci fosse un insieme strumentale a sostenerla; si proponesse una vicenda da raccontare. Questa forma musicale fu chiamata melodramma, dal greco melos – canto – e drama – azione. Il melodramma era composto da parti poco più che recitate, seguite da parti cantate. Le prime si chiamavano recitativi, le seconde, arie. La rappresentazione del primo melodramma avvenne nel 1595: si trattò dell’opera Dafne, composta da Jacopo Peri e purtroppo andata perduta. A questa rappresentazione seguirono, entrambe nell’anno 1600: Euridice: ancora di Jacopo Peri, rappresentata a Firenze; Rappresentazione di Anima e Corpo: di E. de’ Cavalieri, rappresentata a Roma. Il successo del melodramma fu immediato, così come la sua diffusione. Al pubblico piaceva guardare la musica sulla scena. I compositori approfittarono di questo successo per introdurre subito altre novità che potessero ancor più sorprendere gli spettatori: tra queste, i cori e, soprattutto, i balli. L’oratorio Oratorio (oratorium) significa – letteralmente – luogo per la preghiera. E, in effetti, nei tanti oratori istituiti a Roma da San Filippo Neri, la gente si riuniva essenzialmente per pregare. Fu così che, inserendo dapprima un canto tra un gruppo di preghiere e l’altro, quindi una narrazione, infine un dialogo tra due persone che simulavano dialoghi sacri, si arrivò ad una forma musicale sacra del tutto nuova. Anche l’oratorio, come il melodramma, preferì il canto monodico alla polifonia. Nell’oratorio mancano del tutto le scene; i personaggi non indossano costumi; c’è la figura dell’historicus, un cantante che anticipa i dialoghi dei personaggi esponendo l’antefatto e collegando le varie sezioni dell’oratorio; l’argomento narra vicende bibliche o relative alla vita dei Santi; il coro ha un ruolo fondamentale e interviene spesso; molte volte, accanto a personaggi reali (un Santo, l’Angelo, gli Apostoli), ci sono anche personaggi...astratti: la Fede, la Carità, ecc.; ci sono strumenti che accompagnano le voci: l’organo, soprattutto, e qualche strumento ad arco. Nasce il teatro pubblico Nel 1637, a Venezia viene inaugurato il primo teatro pubblico: il San Cassiano. Da questo momento chiunque può assistere agli spettacoli musicali: basta pagare il biglietto di ingresso. E’ un fatto di enorme importanza per la diffusione della musica. Con la nascita del teatro pubblico, nasce anche la figura dell’impresario, di colui cioè che dovrà gestirlo, trovando cantanti, orchestre, scenografi, costumisti, librettisti, compositori. Claudio Monteverdi Un grande musicista italiano della prima metà del Seicento è il cremonese Claudio Monteverdi (1567-1643). Monteverdi segna il passaggio dalla polifonia cinquecentesca alla monodia del Seicento. Infatti, nei primi dei suoi 8 libri di Madrigali lo stile è ancora molto...polifonico; verso gli ultimi, invece, le voci primeggiano sempre di più sull’accompagnamento strumentale. Nelle opere come Arianna, Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria, L’incoronazione di Poppea, Monteverdi riesce a cogliere perfettamente il senso della nuova musica: una musica che guarda alla perfezione della melodia e che, mediante l’armonia, riesce a dare nuova vita alla parola, liberandola dalla polifonia. Cura con particolare attenzione la strumentazione dell’orchestra, introducendo due nuovi effetti per gli archi: il pizzicato, che si ottiene pizzicando le corde con le dita e non sfregandole con l’arco; il tremolo, che consiste nella ripetizione rapida di una stessa nota, molto corta: l’effetto è quello di una forte tensione drammatica.