Burroughs e la prima esecuzione capitale

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Burroughs e la prima esecuzione capitale
Diritto e Contaminazioni
I RACCONTI GIUSTI
Burroughs e la prima esecuzione capitale
venerdì 20 gennaio 2017
Vicari Davide Avvocato in Bologna
Non è stato difficile per il giurista Davide Vicari riportare in vita Southwick, Edison,
Westinghouse, l’omicida Kemmler e la sua legale punizione. È bastato immaginarsi Burroughs
e il suo staff, Hanna e i suoi genitori. Ed eccoci al cospetto della nascita della sedia elettrica:
l’opinione pubblica sospinta alle semplificazioni della modernità, gli interessi economici attenti a
nuovi spazi e in mezzo quella piccola borghesia professionale perennemente in bilico tra
convenienza, infrazione delle abitudini e rapacità individualistiche.
---------********--------L’avvocato Burroughs, che in vecchiaia un nipote impertinente avrebbe soprannominato
Tarzan, chiuse gli occhi e inspirò a lungo.
34 anni, nè bello nè brutto, nè alto nè basso, nè ricco nè povero, nè bravo nè scarso,
esercitava nella città di New York.
In un piccolo studio, decorosamente arredato, c’erano con lui due giovani di bottega.
E un’impeccabile, insostituibile segretaria: la signorina Parker, della quale nessuno ricordava il
nome e che era stata ereditata da uno zio defunto, avvocato anch’egli.
Parker era dedita al lavoro oltre ogni dire e purtroppo avanti con gli anni; che dramma ci
sarebbe stato il giorno del suo ritiro!
I due ragazzi di bottega, i giovani avvocati, erano assai simili tra loro e, in verità, anche al loro
principale: avevano una decina d’anni in meno, si ritenevano molto capaci e non vedevano
l’ora di prendere il posto del loro dominus, al quale avrebbero sicuramente sottratto tutti i
clienti.
Poi sarebbe scoppiata la guerra fratricida.
Per il momento però restavano servilmente in attesa di comandi, che ricevevano abitualmente
in maniera secca e autoritaria e ai quali opponevano sempre un sorriso volutamente sciocco e
un’espressione di dedizione.
Burroughs riaprì gli occhi e sospirò.
Eppure avrebbe dovuto avere tutti i motivi per essere soddisfatto: il lavoro girava benino, i suoi
genitori e lui stesso erano in buona salute e da un paio di mesi aveva conosciuto una ragazza,
figlia di facoltosi immigrati tedeschi, che l’aveva colpito perché si era dimostrata molto
interessata a lui.
Non gli era mai successo prima che una donna lo considerasse.
Hanna Minch invece era stata da subito molto attenta ad ogni parola pronunciata dal giovane
avvocato, quasi pendesse dalle sue labbra.
James, questo il nome di Burroughs, dapprima non se ne era quasi reso conto: ma dopo un
paio di incontri, in casa di amici più anziani, una battuta sfuggita al loro ospite, che aveva
evidenziato l’attrazione della fanciulla per le elucubrazioni che Burroughs aveva elargito ai
presenti, aveva scatenato una serie di fatti che non potevano essere ignorati.
Dapprima la moglie del padrone di casa stigmatizzò l’uscita del marito, esortandolo a non dire
facezie; contemporaneamente la signorina Hanna era diventata scarlatta e si era coperta il viso
col ventaglio.
Burroughs aveva ridacchiato nervosamente e di proposito lasciò cadere il discorso; ma appena
gli fu possibile evitare occhi e orecchie indiscreti, avvicinò la ragazza.
“Signorina Minch”?
“Ja”? – lei rispose avvampando.
“Vorrei dirle…vorrei chiederle…Bella giornata oggi vero”?
“Ja” fece la giovani, scossa da un lieve tremito.
Burroughs si sentì un idiota e si accorse di sudare: provò nei confronti di se stesso un
autentico senso di odio e reagì con virile determinazione.
“Signorina Minch – ripetè – noi dobbiamo rivederci”.
“Ja” – rispose lei con un filo di voce.
“E da soli” – aggiunse l’uomo.
“Ma è sconveniente” – bisbigliò la signorina, con un inatteso moto di vitalità.
“E’ lo stesso” – disse seccamente Burroughs, guardandola fissa negli occhi.
“Ja – convenne lei – domani allora, alle dodici meno un quarto, nella pasticceria Bonbon, sa
dov’è”?
“Ja – rispose lui – volevo dire sì, va bene, ci sarò”.
A quell’ora avrebbe avuto udienza in Corte, ma non gli importava, sarebbe andato uno dei
ragazzi.
L’incontro del giorno successivo si tenne puntualmente, e a quello ne seguirono altri, ed altri
ancora.
Furono visti, e nacquero chiacchiere che riempirono di lacrime gli occhi della signorina Minch.
Burroughs non fece una piega: assorbì con calma il lamento della giovane e le disse di stare
tranquilla. Ci avrebbe pensato lui.
Per il momento avrebbero smesso di vedersi: le avrebbe fatto sapere lui quando avrebbero
ripreso.
Quando si congedarono, la signorina Minch aveva la morte nel cuore.
“Non lo rivedrò più – andava ripetendo tra sè e sè – che destino infelice è il mio”!
Giunta a casa non volle pranzare e si chiuse in camera accusando un forte mal di testa: passò
la giornata piangendo e il mal di testa le venne davvero.
Burroughs, rientrato in ufficio, non riuscì a concentrarsi sul lavoro e allora decise che la
situazione andava risolta in fretta.
Hanna aveva 32 anni, nè bella nè brutta, nè alta nè bassa, più ricca che povera, nè brava nè
scarsa nel condurre una casa, almeno così credeva lui visto che la signorina non lavorava.
Lui aveva 34 anni ed era ora che si sistemasse: il giorno dopo si presentò a casa Minch con un
mazzo di fiori per la madre, una confezione di birre pregiate per il padre e un anello per la
figlia.
Ne uscì dopo qualche ora, un pò alticcio e fidanzato ufficialmente.
Allora, con tutte queste belle situazioni che stava vivendo, perché Burroughs era infelice?
Il 29 marzo 1889, nella vicina cittadina di Buffalo, un uomo di nome William Kemmler aveva
ucciso con l'accetta la convivente.
L’assassino si aspettava di essere impiccato e non pareva particolarmente scosso dalla
prospettiva, soddisfatto per essersi liberato dal peso dell’amore.
Per sua grande sfortuna proprio quell’anno il metodo per fare giustizia cambiò.
L'idea era venuta a un dentista, ed era uno proprio di Buffalo, che aveva pensato che la morte
per scossa elettrica fosse molto più umana degli altri sistemi di esecuzione.
Il dentista, dunque, il dottor Alfred Southwick, aveva effettuato soddisfacenti esperimenti ed era
riuscito ad ottenere che lo Stato di New York deliberasse di modificare il sistema di messa a
morte dei condannati.
La gente vedeva con piacere questa innovazione, che li avrebbe scaraventati nella modernità:
si cominciava a credere che l’uccisione “elettrica” sarebbe stata rapida ed indolore.
Non tutti però erano d’accordo: i sostenitori dell’uso “pulito” dell’elettricità ritenevano che non
potesse esistere una scossa tanto forte da uccidere un uomo e che l’uso della forca fosse più
sicuro e onorevole.
I giornali diedero loro voce e la polemica divenne rovente: il Senato intervenne e formò una
commissione che avrebbe dovuto consigliare il metodo di esecuzione più umano possibile.
Tra gli altri, venne ascoltato Thomas Alva Edison.
Questi, il genio nato povero nel 1847 in Ohio, era l’uomo che avrebbe registrato 1093 brevetti
a suo nome, tra i quali la lampadina elettrica, il fonografo, la macchina per stampare, il
cinetografo, cioè la riproduzione di immagini fotografiche in movimento.
Era l’ imprenditore che avrebbe applicato al processo inventivo i principi della produzione in
larga scala, il pioniere che avrebbe realizzato il primo studio dell'industria cinematografica.
Insomma era all’epoca l’incarnazione vivente del luminoso mito americano; era anche in
acerrima concorrenza con George P. Westinghouse e il suo metodo di sfruttamento della
corrente alternata.
Edison propugnava per l’uso domestico la corrente continua, che però, dati alla mano, era più
costosa e dava risultati inferiori.
“Signori miei, - argomentò davanti alla Commissione – la corrente alternata può provocare
incendi e bruciare oggetti e persone: ritengo che un suo ottimo utilizzo potrebbe espletarsi con
le esecuzioni capitali”.
Queste parole, più o meno queste in realtà, lasciarono il segno.
Possibile dubitare dell’esperienza e della genialità di un tale uomo?
Possibile interpretarle come un astuto accorgimento per sabotare le crescenti ordinazioni per
le dinamo di Westinghouse che, se la corrente alternata fosse stata usata per uccidere, alla
morte sarebbero state associate?
Certamente no.
E così fu.
Nel 1890, l’anno in cui venne elettrificata la metropolitana di Londra, Edison diede alla luce
la sedia elettrica.
Non più corda, quindi, nello Stato di New York, ma sedia elettrica, e camera della morte ad hoc
realizzata a Sing Sing.
Westinghouse non rimase con le mani in mano e si mise a cercare, per difendere Kemmler che
era stato scelto per sperimentare la novità, il più valente avvocato sulla piazza.
Ecco perché Burroughs soffriva: quell’avvocato non era lui e Dio solo sa che cosa avesse fatto
l’intraprendente Burroughs per farsi assegnare l’incarico.
Ma tant’è: era stato preferito un altro.
Il processo si concluse rapidamente e Kemmler fu condannato a morte.
La sentenza sarebbe stata eseguita all’alba del 6 agosto 1890.
Burroughs aveva seguito le udienze e in cuor suo aveva sperato che la condanna ci fosse e
che fosse eseguita con la sedia elettrica.
Odiava Westinghouse e il collega che gli era stato preferito.
Ormai era assiduo di casa Minch e cominciavano a dargli un pò sui nervi, che in tutta onestà
erano in quel periodo eccessivamente tesi, non solo la fidanzata ma anche i suoi genitori.
Un pomeriggio quando Hanna, teneramente seduta vicino a lui gli disse: “James, stare accanto
a te è meraviglioso, questa è la cosa più meravigliosa che mi è capitata e…”, la interruppe
bruscamente dicendo “E’ il periodo delle meraviglie questo”!
E quando lei aggiunse “Ti assicuro caro, non c’è un’altra cosa che…” la interruppe di nuovo,
aggiungendo acido “Cosa, cosa, dici sempre cosa! Aggiorna il tuo vocabolario perdiana! Puoi
parlare di situazione, di avvenimento, di quel caspita che vuoi, ma smetti di usare la parola
cosa”!
Lei rimase talmente male che sulle prime si dimenticò di piangere; ma rimediò in fretta con un
torrente di lacrime e singhiozzi e poi con una fuga precipitosa in camera sua.
La madre della ragazza si mise dapprima la mano sulla bocca, poi corse dietro alla figlia
implorandola di fermarsi.
Il padre pensò che il giovanotto fosse nervoso per problemi suoi ed ebbe la tentazione di fare
la voce grossa.
Ma si fermò in tempo, ricordando l’età avanzata della figlia e che quello che aveva davanti era
l’unico pretendente alla sua mano.
E prima non ce n’erano stati mai.
“Una birra”? – disse per spezzare la tensione.
Di fronte al silenzio che seguì aggiunse:” James, figliolo, a volte Hanna è un pò petulante, ma
tu sei stato troppo duro”.
“Mi scusi signor Minch, sono teso per problemi di lavoro, Hanna non ha colpe. E’ meglio che
vada adesso. Mi scusi, per cortesia, anche con sua moglie e con Hanna”.
Il fatto poteva essere grave, ma Burroughs si riconvinse che la ragazza era un buon partito e
che la rottura del fidanzamento avrebbe potuto trascinare ripercussioni negative.
Non gli fu difficile riaggiustare i rapporti e addirittura proporre il matrimonio; questa domanda fu
un rimedio eccezionale.
Sul viso di Hanna rifiorì il sorriso e i ragazzi ebbero il permesso di stare soli, in salotto
ovviamente, quando James si recava in visita.
Fu fissata anche la data della cerimonia: il primo di settembre di quell’anno.
Burroughs riuscì ad avere il permesso per assistere all’esecuzione di William Kemmler, e
ottenne anche l’autorizzazione a portare la futura signora Burroughs.
Il 5 agosto il meccanismo elettrico, ovviamente senza sedia, fu provato su un cavallo: l'esito
parve soddisfacente, tanto che si disse che il condannato si era avviato al supplizio con
tranquilla rassegnazione.
Il 6 agosto Burroughs andò a prendere l’amata di buon mattino e le spiegò accuratamente che
stavano per assistere a un evento che sarebbe entrato nella storia.
Hanna aveva messo un vestito e un cappellino nuovi; James il suo abito più elegante, lo stesso
che avrebbe indossato il giorno delle nozze.
Venti minuti dopo le sei si accomodarono sulle sedie per assistere allo spettacolo.
Alle sei e trentacinque William Kemmler si sedette a sua volta; fu predisposto per l’esecuzione
e disse alcune parole di circostanza ai convenuti.
Alle sei e quaranta fu liberata la corrente.
Il risultato fu spaventoso: una prima scarica da mille volt non lo uccise.
Ci vollero alcuni minuti per capire che il poveretto era ancora vivo; il direttore del carcere
ordinò allora di ripetere, aumentando la dose a 2000 volt.
Si diffuse nell'aria un osceno odore di carne bruciata e la vittima cominciò a schizzar sangue;
alcuni testimoni cercarono di fuggire per l'orrore.
Westinghouse disse in seguito che sarebbe stato più umano farlo a pezzi con l'accetta, così
come il reo aveva fatto con la sua donna.
James ed Hanna si sposarono regolarmente il primo settembre 1890.
Ebbero tre figli e sei nipoti e per tutta la vita consumarono con gusto grossi pezzi di carne
sanguinolenta alla griglia.
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