le 5 ferite - Andrea Farioli Home Page

Transcript

le 5 ferite - Andrea Farioli Home Page
LE 5 FERITE
Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione e tradimento sono le 5 ferite che
ci impediscono di essere ciò che siamo davvero, sono i 5 principali
condizionamenti della nostra esistenza.
La psicosomatica ci dimostra come tutti i problemi di ordine fisico, emotivo, o
mentale, derivino di fatto da queste ferite; grazie alla descrizione delle maschere
che tutti abbiamo sviluppato per non vederle e non sentirle, e soprattutto per non
conoscerle, riusciremo a identificare la vera causa di un disturbo preciso, per
esempio l’estrema magrezza o l’obesità.
Quando il bambino viene al mondo è in tutto e per tutto dipendente dall’accudimento
di un adulto, solitamente la madre. Questa condizione genera in lui un’istintiva
propensione a garantirsi la sopravvivenza sviluppando l’attitudine dell’attaccamento
verso coloro che gli possono garantire il soddisfacimento dei propri bisogni primari di
nutrimento, protezione, accudimento e affetto.
Durante la prima infanzia possono accadere alcuni episodi che vengono percepiti dal
bambino come minacciosi per la sua sicurezza e sopravvivenza, non solo a livello
fisico, ma anche e soprattutto a livello relazionale ed emozionale.
La più grande paura del bambino (istintivamente) è quella di perdere la
connessione con l’adulto a cui attribuisce tutto il potere di garantirgli la sicurezza.
Preso dalla paure di perdere la connessione con l’adulto che gli garantisce
sopravvivenza e affetto, già in tenerissima età il bambino cerca di adeguarsi,
sviluppando delle maschere che si porterà dietro per resto della sua
esistenza.
Durante le varie esperienze in cui il bambino percepisce una qualche minaccia e prova
una particolare sofferenza psichica ed emozionale, nasce in lui un imprinting (una
registrazione) che viene chiamata “ferita emozionale”. La diversa modalità con cui
tale sofferenza viene percepita, dà luogo ad una specifica ferita emozionale:
1) RIFIUTO
Fra le ferite emozionali, quella del rifiuto ha forse le radici più antiche nella vita di un
individuo, poiché può manifestarsi già nel grembo materno, come riconosciuto dalla
Psicologia Prenatale. Nel caso in cui la madre, dopo aver scoperto di essere rimasta
incinta, esprima sia a livello verbale che emozionale la sua prima reazione di
contrarietà, questa diviene quasi una sentenza di condanna emessa sul nascituro ed
egli, a livello istintivo la percepisce ancor prima di affacciarsi sul mondo.
Nella percezione sottile del bambino, questo atteggiamento di rifiuto potrà essere
interpretato come un rigetto assoluto ed una minaccia alla sua stessa sopravvivenza,
creando in lui le basi per una profonda angoscia esistenziale che lo accompagnerà per
tutta la vita. Questa è considerata la ferita più profonda e la più difficile da
riconoscere e da curare. E’ anche collegata al mancato imprinting tra mamma e
figlio.
2) ABBANDONO
Questa ferita di solito è abbinata al rifiuto ma non necessariamente. Colpisce di solito i
bambini che vengono letteralmente abbandonati dalla madre. E’ riscontrabile anche in
bambini che hanno una regolare famiglia ma hanno subito un trauma collegato
all’abbandono.
3) UMILIAZIONE
Di solito si sviluppa dai due ai cinque anni ed è collegata quasi sempre alla vergogna
di qualche parte del corpo e al controllo degli sfinteri.
4) TRADIMENTO
Ferita emozionale collegata al genitore del sesso opposto e quindi al complesso di
Edipo e di Elettra. Il bambino è geloso interiormente del partner del genitore e non lo
manifesta, interiorizzando la ferita. I bambini che soffrono di questa ferita fissano
l’attenzione sul mantenimento delle promesse.
5) INGIUSTIZIA
Si manifesta tra i quattro e i sei anni, nei confronti del genitore dello stesso sesso; ma
poi si risveglia nell’età scolare quando il bambino si sente sottovalutato da una figura
autorevole. Nasce come conseguenza alle aspettative del genitore nei confronti del
figlio .
LE MASCHERE
Ogni ferita, a sua volta, è all’origine di un particolare meccanismo
comportamentale di protezione, istintivo e automatico, che ha lo scopo di evitare
di rivivere quella stessa sofferenza e che si attiva, durante tutta la nostra vita, ogni
qual volta accade un evento che percepiamo e interpretiamo con un significato
analogo a quello delle prime registrazioni.
Questi meccanismi comportamentali automatici sono quelle che vengono definite
MASCHERE. Nell’età adulta, queste”MASCHERE” si rivelano però limitanti per
l’individuo in quanto fanno percepire una irreale vulnerabilità e lo intrappolano, di
conseguenza, in modalità relazionali ripetitive e vincolanti, che gli impediscono di
maturare le sue piene potenzialità di adulto libero, consapevole e
responsabile, in grado di relazionarsi con gli altri esseri umani in modo profondo ed
autentico.
Ma le maschere non si manifestano solo a livello psicologico, ma anche e
soprattutto a livello fisico.
Le maschere non sono altro che la somatizzazione fisica della ferita non
risolta. Lo spessore della maschera sarà proporzionale al grado della ferita. Ogni
maschera corrisponde a una tipologia di persona dotata di un carattere ben definito in
quanto avrà sviluppato numerose credenze che ne influenzeranno gli
atteggiamenti e il comportamento.
Ad ogni ferita emozionale corrisponde una specifica maschera visibile soprattutto a
livello fisico, nei tratti somatici del viso e nella conformazione fisica.
- Alla ferita del RIFIUTO corrisponde la maschera del FUGGITIVO
- Alla ferita dell’ABBANDONO corrisponde la maschera del DIPENDENTE
- Alla ferita dell’UMILIAZIONE corrisponde la maschera del MASOCHISTA
- Alla ferita del TRADIMENTO corrisponde la maschera del CONTROLLORE
- Alla ferita dell’INGIUSTIZIA corrisponde la maschera del RIGIDO
COME LE MASCHERE SI MANIFESTANO A LIVELLO FISICO
Grazie alla Morfopsicologia, la disciplina che studia le relazioni tra la forma del viso
e la conformazione del corpo con la personalità, secondo il principio per il quale il
nostro viso e il nostro corpo sono la sede della nostra anima, è possibile
interpretare le evoluzioni del nostro aspetto fisico come riflesso della nostra
evoluzione interiore.
Il linguaggio della Morfopsicologia, efficace e agevole perché desunto dall’osservazione
del viso e della conformazione fisica, consente di capire se stessi e gli altri,
comunicare meglio, instaurare relazioni più gratificanti, riconoscere e
realizzare il proprio talento.
Vediamo ora in sintesi come le nostre maschere si manifestano a livello fisico:
Rifiuto – Fuggitivo
• Corpo: contratto, striminzito, smilzo
• Occhi: piccoli, con un’espressione di paura, o con l’impressione che ci sia una
maschera intorno agli occhi
• Vocabolario tipico: “una nullità”, “niente”, “inesistente”, “scomparire”
• Carattere: Alti e bassi di umore; nel suo profondo non crede di avere il diritto di
esistere. Si crede uno zero assoluto, senza valore; E’ evanescente, intellettuale
e ha la capacità di rendersi invisibile, si sente incompreso ed è distaccato dalle
cose materiali
• Alimentazione: l’emozione o la paura gli tolgono l’appetito, generalmente
mangia poco ed è predisposto all’anoressia.
• Massima paura: il panico (è predisposto agli attacchi di panico).
Abbandono – Dipendente
• Corpo: allungato, sottile, ipotonico, floscio, gambe deboli, schiena curva, parti
del corpo cadenti o flaccide.
• Occhi: grandi, tristi, sguardo magnetico.
• Vocabolario tipico: “assente”, “solo”, “non reggo”, “mi mangiano”, “mi stanno
con il fiato sul collo”.
• Carattere: vittima dell’universo, empatico, bisogno di presenza e di sostegno,
chiede continuamente consigli, difficoltà a sentirsi dire di no, si aggrappa
fisicamente agli altri.
• Massima paura: la solitudine
• Alimentazione: buona forchetta, può tendere alla bulimia.
Umiliazione – masochista
• Corpo: grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio.
• Occhi: grandi, rotondi, spalancati e innocenti come quelli di un bambino
• Vocabolario tipico: “essere degno e indegno”
• Carattere: non gli piace andare in fretta, spesso si vergogna di sé e degli altri e
ha la recondita paura che gli altri si vergognino di lui. Conosce le proprie
necessità, ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose, fa del suo meglio per
non essere libero, soffre di forti sensi di colpa e si autopunisce. Vuole essere
degno. Compensa e si gratifica con il cibo.
• Massima paura: la libertà
• Alimentazione: gli piacciono gli alimenti grassi, può tendere alla bulimia, si
vergogna di mangiare troppi dolci
Tradimento – Controllore
• Corpo: esibisce forza e potere. Nell’uomo, spalle più larghe delle anche. Nella
donna, anche più larghe e più forti delle spalle
• Occhi: sguardo intenso e seducente. Coglie tutto in un’occhiata
•
•
•
•
Vocabolario usato: “sono capace, lasciami fare da solo”, “lo sapevo”, “fidati di
me”, “non mi fido di lui”
Carattere: Si crede molto responsabile e forte. Cerca di essere speciale e
importante, ha molte aspettative, manipola e seduce; è impaziente e
intollerante, pensa di avere sempre ragione. Non mostra la propria vulnerabilità
Massima paura: dissociazione, separazione, rinnegamento
Alimentazione: Buon appetito, mangia rapidamente. Controlla la fame quando è
occupato, ma poi perde il controllo.
Ingiustizia – Rigido
• Corpo: Diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato. Natiche
rotonde, vita piccola, porta spesso la cintura, movimenti rigidi, mascella
serrata, portamento diritto e fiero.
• Occhi: sguardo luminoso e vivace, chiaro.
• Vocabolario usato: “nessun problema”, “sempre”, “mai”, “ottimo”, “benissimo”,
“esattamente”, “sicuramente”
• Carattere: Perfezionista, taglia i ponti con il suo sentire, incrocia spesso le
braccia, è vivace e dinamico, pecca di troppo ottimismo, si giustifica molto, ha
difficoltà a chiedere aiuto. Tono di voce secco e rigido. Non Ammette di vivere
dei problemi. Difficoltà in generale nel ricevere. Si paragona troppo agli altri.
Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere
• Massima paura: la freddezza
• Alimentazione: preferisce gli alimenti salati a quelli dolci, gli piace tutto ciò che
è croccante. Quando è a dieta è integralista.
E QUINDI …CHE FARE?
E’ possibile riconoscere, accettare e metabolizzare la proprie maschere,
superare le paure per le quali sono nate e tornare a vivere secondo la nostra vera
natura, la nostra pura essenza.
Spesso ci sentiamo rifiutati, abbandonati, traditi, umiliati e trattati ingiustamente, ma
in realtà ogni volta che ci sentiamo feriti è entrato in campo il nostro Ego, a cui piace
credere che la colpa sia di qualcun altro.
Ricordiamoci che nella vita non esistono persone colpevoli, ma solo sofferenti,
più accusiamo noi stessi o gli altri delle nostre sofferenze, più l’esperienza negativa
tenderà a ripetersi.
Accusare serve solo a creare infelicità, dobbiamo invece imparare a guardare con
compassione la nostra ferita e gli eventi inizieranno a trasformarsi.
Ti sarai sicuramente reso conto anche tu che nel corso degli anni il tuo corpo cambia,
questi cambiamenti non sono solo dovuti al passare degli anni, ma anche al variare
degli stati d’animo, alcuni di questi divengono prevalenti, si cristallizzano, diventano
densi, modificando il corpo fisico.
Nella storia di ognuno di noi sono racchiuse ferite, cicatrici emozionali che anche se
hanno un’origine lontanissima e remota, rimangono impresse come un codice.
Per comprendere ed accettare le nostre ferite e necessario imparare a ri–conoscerle,
per ri-appropriarti finalmente di te, del tuo vero te.
Fonte di questo scritto: http://www.sabinanobili.com
Per approfondimenti ti consiglio di leggere “Le 5 ferite e come guarirle di Lise
Bourbeau (autrice di ascolta il tuo corpo), Edizioni AMRITA.