Ritrovare la festa

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Ritrovare la festa
La festa perduta
Chissà quanti arrivati al sei gennaio sospireranno dicendo la fatidica frase: evviva è
arrivata l’Epifania che tutte le feste le porta via.
Ma le feste familiari di fine anno, non dovrebbero servire a ricordare i momenti lieti
del passato, dimenticare i torti subiti e i guai del presente, riscoprire la bellezza di
dire grazie a qualcuno, scambiare esperienze, riscoprire la solidarietà, risaldare i
rapporti e ricaricare le batterie?
Quante volte nel ricordare queste feste si ripercorrono le tappe della storia di una
famiglia!
Sì, ma come dimenticare le corse per i regali, che poi non hanno trovato
l’accoglienza che ci si aspettava, le fatiche per i pranzi e per organizzare il
Capodanno sulle nevi, la settimana bianca o il pranzo al ristorante?
Così, invece di far parte del cammino di ricerca della felicità, diventano momenti di
stress, litigi, spese e impegni eccessivi. Certo che se manca il senso della famiglia e
della festa: pace agli uomini di buona volontà; e l’attenzione è stata posta sui regali
e sulle spese, c’è da domandarsi perché questi invece non organizzano un bel
carnevale dove: ogni scherzo vale, anche se fa male a qualcuno?
Forse bisognerebbe che qualcuno frequentasse una bella mensa dei poveri con
gente che si accontenta di poco per essere felice: un posto al caldo, cibo buono,
tanta attenzione e amicizia. Loro alla fine domandano quando potrò venire ancora,
quando potrò sfuggire al mio amaro destino?
La televisione nelle sue cronache racconta di vendite andate bene, di tanti partiti per
le vacanze, magari per meno giorni e in posti più economici, di gente in pelliccia
contenta a Cortina, perché vuole dare, a tutti i costi, un’immagine lieta delle feste,
dimenticando quelli che la festa non l’hanno potuta fare.
Gli ebrei, che hanno inventato la settimana col riposo sabbatico, sapevano bene che
per star bene bisogna avere giorni di festa in cui dare spazio alla famiglia, alla
tradizione e dimenticare gli affari. Molti ancor oggi si astengono dal cucinare e
limitano il numero dei passi da compiere per favorire sereni incontri tra amici e
familiari per mantenere buoni rapporti personali come premessa di una vita più
felice.
Certo che quelli hanno la fortuna di riunirsi lontano da casa presso i nonni per
rivivere nella semplicità le tradizioni familiari, vedere i bambini crescere, assaggiare
cibi antichi, incontrare parenti con cui condividere i bei ricordi dell’infanzia, passare
lietamente un po’ di tempo con qualche allegro passatempo, sono un modello per
quelli che cercano la felicità.
Se c’è la capacità di generare queste atmosfere, anche coloro che si trovano in
difficoltà o in cattivo stato di salute possono trovare qualche ispirazione per
consolarsi e ritrovare un po’ di pace.
In tutta questa situazione i regali sono quelli che ci fanno la più brutta figura anche
con i bambini, che dopo la prima gioiosa sorpresa li condividono con i ritrovati
piccoli parenti ma poi finita la festa ne salveranno ben pochi.
Grottesca è poi la fiera del regalo riciclato. Quello che ha noi non piace lo regaliamo
ad altri con la pretesa di accontentare qualcuno con i nostri scarti che non si sa
perché dovrebbero invece piacere a loro.
È evidente che lo stanco rito dei regali può essere rivitalizzato con forme simboliche
coma dare un aiuto, scrivere una lettera, regalare un abbonamento a una rivista,
donare un libro, fare qualcosa insieme, invitare qualcuno solo.
Qualche riserva va fatta invece per quelli che dicono io quest’anno, non faccio regali
a nessuno ma faccio opere di beneficienza a chi so che è nel bisogno. A prima vista
sembrerebbe una buona cosa ma poi a volte si scopre che è un metodo furbo per
cercare di spendere di meno e non star lì a perdere tempo a cercare regali.
Da tenere presente che la scelta a chi donare non può essere lasciata alla
discrezione del donatore poiché altrimenti rimane esclusivamente un fatto suo
perché, per essere considerato regalo, deve essere condiviso col ricevente,
altrimenti come questo potrebbe gioire per un regalo che non riceve e lui non ha
voluto?
Come si vede bisogna dare un senso alla festa altrimenti occorre avere il coraggio di
non andare a festeggiare solo per accontentare qualcuno e poi correre il rischio di
rovinarla anche agli altri.
Certo che se non si è capaci di andare col giusto spirito a una festa familiare qualche
interrogativo sulla propria vita sarebbe il caso di farlo poiché è ben difficile che una
decisione simile debba dipendere solo dalla cattiva predisposizione di altri piuttosto
che da propri comportamenti.