Sette parole di misericordia per cambiare la vita e il mondo,Parole e

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Sette parole di misericordia per cambiare la vita e il mondo,Parole e
Il 2 aprile da Commessaggio
al via la XII edizione della
rassegna “Canticum Novum” nel
ricordo di Lorenzo Perosi
Prenderà il via sabato 2 aprile nella chiesa di Commessaggio
la XII edizione della rassegna “Canticum Novum”, concerti per
la valorizzazione dei cori e del patrimonio organario della
diocesi di Cremona.
Dal 2005 la manifestazione opera nel territorio diocesano
promuovendo la pratica corale, l’utilizzo e il restauro dei
numerosi organi storici.
Quest’anno un filo comune lega le proposte musicali dei cori:
in occasione della ricorrenza del 60° anniversario della
scomparsa di Lorenzo Perosi tutti i cori eseguiranno un
omaggio al compositore creando così l’occasione per ascoltare
melodie e brani che hanno segnato la nostra storia della
musica per il rito.
L’appuntamento conclusivo sarà il 28 maggio in Cattedrale e
vedrà l’esecuzione dell’oratorio “Transitus Animae” di Lorenzo
Perosi per solo, coro e organo da parte del coro de La
Camerata diretto da Marco Fracassi e con all’organo Fausto
Caporali.
Nell’ambito della rassegna si continuerà anche nel sostegno
alle attività di restauro degli organi presenti nella diocesi
e promosse dalla sensibilità dei parroci e dalla generosità
dei fedeli. Sarà presentato il ripristino dell’organo Rotelli
di Martignana di Po quale tipologia di strumento certamente
testimone di un’epoca artistica con caratteristiche e visioni
peculiari e che ben si avvicina al tema della ricorrenza
perosiana.
La rassegna “Canticum Novum” si inserisce quest’anno anche
nella ricorrenza del 30° di attività dell’Associazione
Marc’Antonio Ingegneri. Sono infatti trascorsi ben tre decenni
da quando, nell’ottobre 1986, l’allora Comitato per l’Organo
della Cattedrale dava inizio ai corsi diocesani per organisti
e ai corsi internazionali di perfezionamento organistico. Il
Comitato, sorto parallelamente alla costruzione dell’organo
Mascioni della Cattedrale donato nel 1985 dal cav. Giovanni
Arvedi, svolse la propria attività per alcuni anni,
trasformandosi poi nell’Associazione “Marc’Antonio Ingegneri”,
a tutt’oggi impegnata nella gestione dei corsi organizzati
come Scuola Diocesana di Musica. Si festeggia quindi un lungo
percorso di didattica e musica iniziato grazie alla passione
di don Dante Caifa, del cav. Giovanni Arvedi, della
professoressa Giuseppina Perotti, del direttore artistico
Arnaldo Bassini, di mons. Franco Robusti.
La rassegna vuole dunque essere un incoraggiamento alla
pratica della musica sacra, del repertorio corale, all’uso
dell’organo e, in particolare, alla prosecuzione dei restauri.
L’itinerario
prevede
9
appuntamenti,
da
Commessaggio
a
Grumello, attraverso Cremona e il territorio diocesano. Tutti
i concerti avranno inizio alle ore 21.
Il programma della rassegna
2 aprile, Commessaggio, Scholae Cantorum di Cividale,
Spineda, Torre de’ Picenardi, dir. Donato Morselli, org.
Gianmaria Segalini
9 aprile, Casalsigone, Coro S.Pio V di Soncino, dir.
Roberto Grazioli, org. Ugo Boni
16 aprile, Grumello, Unione Corale “don Domenico Vecchi”
(Caravaggio, Cassano Brignano) dir. Giovanni Merisio;
org. Stefano Molardi
23 aprile, Martignana Po, Coro “S.Bernardino” di Soncino
– Schola Cantorum di Castelverde, dir. Giorgio Scolari,
org.Marco Granata
30 aprile, Torre de’ Picenardi, Coro Marc’Antonio
Ingegneri, dir. Vatio Bissolati, org. Marco Molaschi
08 maggio, San Bassano, Coro della Cattedrale di
Cremona, dir. Graziano Ghisolfi, org. Alberto Pozzaglio
14 maggio, Derovere, Schola Cantorum “Santo Stefano” di
Casalmaggiore, dir. Eugenio Negri, org. Enrico Viccardi
21 maggio, Casalmaggiore, Coro “Claudio Monteverdi” di
Pizzighettone, dir. Marco Molaschi, org. Luca Baronio
28 Maggio, Cattedrale di Cremona, La Camerata, dir.
Marco Fracassi, org. Fausto Caporali
La locandina della rassegna
Nelle interzone al via gli
incontri in preparazione alla
Gmg di Cracovia
Hanno preso il via domenica 10 aprile gli incontri promossi
dalla Federazione Oratori Cremonesi a livello interzonale in
preparazione alla Gmg di Cracovia del prossimo luglio. Un
secondo incontro per ogni interzona è in agenda nel mese di
maggio, mentre il 12 giugno il percorso si concluderà con un
momento di carattere diocesano alla presenza del vescovo
Antonio.
«Molto prima di fare i bagagli fisici e calcolare le cose più
o meno indispensabili che porteremo con noi – precisano dalla
Federazione Oratori – occorre strutturare la testa e il cuore,
passo dopo passo. Una Gmg non risolve nulla, un evento in sé
non è mai decisivo, perché acquista valore nella logica dei
segni e delle esperienze che come una catena diventano il
percorso di ciascuno, la sua strada, il suo vivere».
La Polonia che il gruppo diocesano composto da 500 ragazzi
visiterà è al tempo stesso storia, cultura, fede e tradizione.
Un “pezzo” di Europa al tempo stesso “lontano” e “vicino”. Va
conosciuta, desiderata, osservata con attenzione, come pure va
soppesata la qualità spirituale dell’andare, perché il viaggio
non sia turismo superficiale o emozione del momento, ma
appunto esperienza.
Da qui nasce l’idea di un percorso preparatorio ai giorni
polacchi della Gmg nella consapevolezza che il “prima” e il
“dopo” sono altrettanto importanti di “esserci, qui ora”,
tanto da interessare profondamente non solo quanti si
sposteranno al Nord, ma chiunque è attento alle provocazioni
dello Spirito e ai respiri di Chiesa.
Il primo incontro di riflessione, dal titolo “Esci dalla tua
terra e va’. La Gmg e il cammino dei giovani: l’avventura del
pellegrinaggio” si tiene:
domenica 10 aprile (ore 18), oratorio di Brignano – Zone
1 e 2
venerdì 15 aprile (ore 20), oratorio di Casalmaggiore –
Zone 9, 10 e 11
venerdì 22 aprile (ore 20), oratorio della Beata Vergine
di Caravaggio in Cremona – Zone 3, 4, 5, 6, 7 e 8
Si prosegue a maggio con “Egli era la luce, ma le tenebre non
l’hanno accolto. La fede, la cultura, il bene e il male in
terra polacca”:
domenica 8 maggio (ore 18), oratorio di Brignano – Zone
1 e 2
venerdì 13 maggio (ore 20), oratorio di Casalmaggiore –
Zone 9, 10 e 11
domenica 15 maggio (ore 18), oratorio della Beata
Vergine di Caravaggio in Cremona – Zone 3, 4, 5, 6, 7 e
8
La
serie
di
incontri
confluirà
nell’incontro
“Beati
i
misericordiosi, perché troveranno misericordia. Le
provocazioni spirituali della Gmg di Cracovia” in programma
nel pomeriggio di domenica 12 giugno (ore 17) nella chiesa
monastica di S. Sigismondo, a Cremona, dove il vescovo
Napolioni guiderà, in plenaria, una lectio proprio sul tema
spirituale della Gmg dopo la preghiera del Vespro con la
comunità monastica.
Il viaggio in Polonia è di fatti una convocazione della Parola
e della croce, di un Vangelo che chiama a prendere coscienza
di una vocazione-missione che papa Francesco dichiara
beatitudine, specie nella forma paradossale della
misericordia.
Lo speciale del portale sulla Gmg 2016
Stasera in
portale la
volume
disarmata”
diretta sul nostro
presentazione del
“La
bellezza
di Carrón
Sarà trasmesso in diretta streaming sul nostro portale
l’evento in programma questa sera nella Cattedrale di Cremona
(ore 21) per presentare “La bellezza disarmata”, il primo
libro di don Julián Carrón, responsabile del Movimento di
Comunione e Liberazione da dieci anni, dopo la scomparsa del
fondatore, mons. Luigi Giussani.
Il volume, uscito a metà settembre per Rizzoli, mette a tema
la crisi della cultura occidentale, con un affondo sui nodi
dell’attualità: immigrazione, famiglia, nuovi diritti, Europa,
terrorismo, politica ed economia. Attraverso il percorso del
libro, l’autore rimette al centro l’uomo, con le sue domande e
le sue esigenze di verità e di libertà. La “bellezza
disarmata” della fede si fa strada come possibile risposta
alle sfide del presente. «Non c’è altro accesso alla verità se
non attraverso la libertà. La storia è lo spazio del dialogo
nella libertà»; e ancora: «Nessuno può stare in piedi senza
qualcosa per cui valga la pena vivere», scrive l’autore.
Su queste e numerose altre provocazioni, Fausto Bertinotti,
già presidente della Camera dei Deputati e oggi a capo della
Fondazione “Cercare ancora”, si confronterà con don Julián
Carrón. Ospite dell’ultima edizione del Meeting di Rimini,
Bertinotti ha già avuto modo, in altre sedi, di dialogare con
il sacerdote spagnolo proprio sui contenuti del suo libro e ha
accettato di farlo di buon grado anche a Cremona.
L’incontro
sarà
responsabile
Liberazione.
coordinato
diocesano
da
della
Paolo
Mirri,
Fraternità
di
avvocato
e
Comunione
e
La serata si aprirà con un momento musicale affidato al
maestro Giovanni Grandi insieme ai giovani alunni della scuola
Sacra Famiglia.
Dopo il saluto del vescovo di Cremona, mons. Antonio
Napolioni, la parola passerà a Fausto Bertinotti che lascerà
quindi spazio all’intervento di don Julián Carrón.
Il libro “La bellezza disarmata”
“La bellezza disarmata” propone gli elementi essenziali della
riflessione svolta da don Julián Carrón a partire dal 2005,
anno della sua elezione a presidente della Fraternità di
Comunione e Liberazione dopo la scomparsa del fondatore, il
servo di Dio don Luigi Giussani, che nel 2004 lo aveva
chiamato dalla Spagna per condividere con lui la
responsabilità di guida del movimento.
Gli scritti, nati in occasioni diverse, sono stati ampiamente
rielaborati e ordinati dall’Autore allo scopo di fornire
organicamente i fattori di un percorso decennale, lungo il
quale egli ha approfondito il contenuto della proposta
cristiana nel solco di don Giussani, alla luce del magistero
pontificio e in paragone col travaglio e le urgenze dell’uomo
contemporaneo.
Il volume intende offrire il contributo di una esperienza di
vita a chiunque sia alla ricerca di ragioni adeguate per
vivere e costruire spazi di libertà e di convivenza in una
società pluralistica.
Un invito ad aprirsi agli altri e a non irrigidirsi sulle
proprie posizioni. Un’occasione di incontro e una circostanza
preziosa anche per il cristiano, chiamato a verificare la
capacità della fede di reggere davanti alle nuove sfide,
chiamati a entrare senza timore in un dialogo a tutto campo
nello spazio pubblico.
Video di presentazione da parte dell’autore
Biografia di don Julián Carrón
Julián Carrón nasce nel 1950 a Navaconcejo (Cáceres, Spagna).
Giovanissimo entra nel Seminario Conciliar di Madrid, dove
svolge gli studi secondari superiori e teologici. Viene
ordinato sacerdote nel 1975 e nell’anno successivo ottiene la
laurea in Teologia, con specializzazione in Sacra Scrittura,
presso l’Università Pontificia Comillas.
È docente presso l’Università Complutense di Madrid. Ottiene
la nomina a Élève Titulaire presso l’École Biblique et
Archéologique Française di Gerusalemme, dove lavora sotto la
direzione di M.-É. Boismard. Compie un anno di ricerca presso
la Catholic University of America (Washington), è docente
presso lo Studio Teologico del Seminario Conciliar di Madrid.
È responsabile del Seminario Minore, professore di Religione,
incaricato della pastorale presso il Collegio Arcivescovile de
la Immaculada di San Dámaso (Madrid), di cui diviene direttore
dal 1987 al 1994. Consegue il dottorato in Teologia presso la
Facoltà Teologica del Norte de España, a Burgos, nel 1984. È
docente presso l’Istituto di Teologia, Scienze religiose e
catechetiche San Dámaso e professore ordinario di Nuovo
Testamento alla Facoltà di Teologia San Dámaso di Madrid, dove
è docente di “Introduzione alla Sacra Scrittura”, “Corpo
paolino e Atti degli Apostoli”, “Origini del cristianesimo”. È
inoltre membro del comitato direttivo della collana “Studia
Semitica Novi Testamenti”. È direttore dell’Istituto di
Filologia Classica e Orientale San Justino di Madrid. Nel
corso degli anni Novanta, tiene numerose conferenze sulla
storicità dei Vangeli a Madrid, Milano, Torino, Bologna, Roma,
Firenze, Rimini, e lezioni presso la New York University, il
John Paul II Institute della Catholic University di
Washington, la University of San Francisco, sul tema: «Alla
ricerca della certezza del valore storico dei Vangeli». Oltre
a numerosi articoli in diverse riviste, pubblica El Mesías
manifestado. Tradición literaria y trasfondo judío de Hch 3,
19-26 (Studia Semitica Novi Testamenti 2, Madrid 1993).
È stato direttore dell’edizione spagnola della rivista
cattolica internazionale Communio, della rivista Estudios
Bíblicos, nonché della Biblioteca della Facoltà di Teologia
San Dámaso di Madrid e dell’Istituto di Scienze religiose
legato alla stessa Facoltà.
Dal settembre 2004 si trasferisce a Milano, chiamato da don
Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale di
Comunione e Liberazione, a condividere con lui la
responsabilità di guida dell’intero movimento.
Dall’anno accademico 2004-2005 è docente di Introduzione alla
Teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano.
Il 19 marzo 2005 la Diaconia Centrale della Fraternità di CL
lo nomina Presidente della Fraternità di Comunione e
Liberazione, quale successore di don Giussani, scomparso il 22
febbraio 2005. Il 13 maggio 2005 il Pontificio Consiglio per i
Laici lo nomina Assistente Ecclesiastico dell’Associazione
Memores Domini.
Il 26 agosto 2005 viene ricevuto per la prima volta in udienza
privata a Castel Gandolfo da Benedetto XVI in qualità di
Presidente della Fraternità di CL.
Nell’ottobre 2005 partecipa al Sinodo su «L’Eucaristia: fonte
e culmine della vita e della missione della Chiesa» come padre
sinodale di nomina pontificia.
L’8 marzo 2008, essendo giunto a termine il mandato, la
Diaconia Centrale della Fraternità di CL riconferma la sua
nomina a Presidente della Fraternità per i successivi sei
anni.
Nell’aprile 2008 è nominato da Benedetto XVI Consultore del
Pontificio Consiglio per i Laici.
Nell’ottobre 2008 partecipa al Sinodo su «La Parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa» come padre sinodale
di nomina pontificia.
Dal 2005 al 2009 dirige la Collana «I libri dello spirito
cristiano» presso la Casa Editrice Rizzoli e, dal 2005 al
2010, la Collana discografica «Spirto gentil», entrambe
fondate da don Giussani.
Nel novembre 2010 interviene a Mosca alla conferenza teologica
della Chiesa Ortodossa Russa sul tema: «La vita in Cristo,
l’etica cristiana, la tradizione ascetica della Chiesa e le
sfide contemporanee», e, sempre nel novembre 2010, al XII
Congresso Cattolici e Vita Pubblica organizzato dalla
Fondazione Universitaria “San Pablo Ceu” di Madrid sul tema:
«Radicati in Cristo: fermi nella fede e nella missione».
Il 19 maggio 2011 Benedetto XVI lo nomina Consultore del nuovo
Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione.
Il 12 maggio 2012 l’Università Cattolica d’America di
Washington gli conferisce il dottorato in Teologia honoris
causa con questa motivazione: «Per il suo insigne servizio nel
campo della teologia, specialmente della Sacra Scrittura, e
per la sua guida di un movimento ecclesiale internazionale
riconosciuto dal Papa».
Il 22 febbraio 2012 inoltra all’Arcivescovo di Milano,
cardinale Angelo Scola, la richiesta di apertura della causa
di beatificazione e di canonizzazione di don Giussani.
Il 29 marzo 2014, allo scadere del mandato, la Diaconia
rielegge don Carrón Presidente della Fraternità di CL per i
prossimi sei anni.
Don Carrón è professore di Teologia presso l’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Nel settembre 2015, ha scritto il libro La bellezza disarmata,
edito da Rizzoli.
Presentata
l’esortazione
apostolica
postsinodale
“Amoris
Laetitia”.
Papa
Francesco: misericordia e
integrazione per tutte le
famiglie
“Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali
devono essere risolte con interventi del magistero”. Comincia
con questa raccomandazione l’esortazione apostolica
postsinodale “Amoris Laetitia” – firmata il 19 marzo ma resa
pubblica l’8 aprile – indirizzata dal Papa “ai vescovi, ai
presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi
cristiani e a tutti i fedeli laici sull’amore nella famiglia”.
“Nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi,
ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare
alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa
derivano”, precisa il Papa nel documento – 325 paragrafi
articolati in nove capitoli – in cui definisce “un prezioso
poliedro”, che va conservato, il contributo offerto dai padri
sinodali nei due anni di cammino del Sinodo.
E proprio le due “Relatio Synodi” del 2014 e del 2015, insieme
alle 28 catechesi del mercoledì nel periodo intersinodale,
sono i testi maggiormente citati da Francesco, insieme agli
interventi dei suoi predecessori – san Giovanni Paolo VI,
Paolo VI e Benedetto XVI – in testi basilari per la pastorale
familiare come la “Familiaris consortio” e l’“Humane vitae”.
Già nei sette paragrafi introduttivi, il Papa sgombra il campo
da aspettative incongrue: “I dibattiti che si trovano nei
mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i
ministri della Ciesa vanno da un desiderio sfrenato di
cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento,
all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando
normative generali e traendo conclusioni eccessive da alcune
riflessioni teologiche”.
Nell’Anno del Giubileo, l’“Amoris Laetitia” vuole essere “una
proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a stimare i
doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore
forte e pieno di valori quali la generosità, l’impegno, la
fedeltà e la pazienza”, in modo da “incoraggiare tutti ad
essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita
familiare non si realizza perfettamente o non si svolge con
pace e gioia”.
“Tenere i piedi per terra”, lo spirito del documento, in cui
in cui si ricordano “alcuni elementi essenziali
dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la
famiglia” e si indicano “alcune vie pastorali” per “costruire
famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio”. Al centro,
“un invito alla misericordia e al discernimento pastorale
davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello
che il Signore ci propone”.
“Prendersi cura delle famiglia”, l’orientamento di fondo,
perché le famiglie “non sono un problema, sono principalmente
un’opportunità”.
Il testo integrale dell’esortazione apostolica
I verbi chiave
«Accompagnare, discernere e integrare» sono i tre verbi-chiave
dell’Amoris Laetitiae riferite alla «fragilità» delle
famiglie, cui è dedicato l’ottavo capitolo, in cui si parla
del «lavoro» della Chiesa, che «assomiglia a quello di un
ospedale da campo» e la cui «logica» è quella della
«misericordia pastorale».
«La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è
sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione.
La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente
nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le
persone che la chiedono con cuore sincero». Per il Papa,
dunque, «sono da evitare giudizi che non tengono conto della
complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere
attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo
della loro condizione». In sintesi, la ricetta dell’Amoris
Laetitia è di «integrare tutti», «aiutare ciascuno a trovare
il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale,
perché si senta oggetto di una misericordia immeritata,
incondizionata e gratuita»: «Nessuno può essere condannato per
sempre, perché questa non è la logica del Vangelo», ammonisce
Francesco, che subito dopo precisa: «Non mi riferisco solo ai
divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in
qualunque situazione si trovino». «Accompagnare con attenzione
e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito
e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del
faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente
per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano
in mezzo alla tempesta», il primo imperativo.
Il punto di partenza è la consapevolezza che «il matrimonio
cristiano, riflesso dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa, si
realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che
si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera
fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla
trasmissione della vita, consacrati dal sacramento che
conferisce loro la grazia per costituirsi come Chiesa
domestica e fermento di vita nuova per la società». «Altre
forme di unione – puntualizza il Papa – contraddicono
radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno
in modo parziale e analogo».
«Gradualità» e «discernimento» per matrimoni civili e
convivenze
Per le situazioni difficili, complesse e «irregolari» delle
famiglie la legge da seguire è quella della «gradualità», già
sancita da San Giovanni Paolo II 35 anni fa, nella Familiaris
Consortio. Lo spiega il Papa nell’Amoris Laetitia, ricordando
che la «legge della gradualità» consiste nella consapevolezza
che l’essere umano «conosce, ama e realizza il bene morale
secondo tappe di crescita». L’esempio citato dai padri
sinodali e fatto proprio da Francesco è quello del matrimonio
civile o della «semplice convivenza», in cui, «quando l’unione
raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo
pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità
nei confronti della prole, da capacità di superare le prove,
può essere vista come un’occasione da accompagnare nello
sviluppo verso il sacramento del matrimonio».
Ai pastori, quindi, «compete non solo la promozione del
matrimonio cristiano, ma anche il discernimento pastorale
delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà»,
per «entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di
evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre
a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua
pienezza» e «identificare elementi che possono favorire
l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale».
Accogliere e accompagnare «con pazienza e delicatezza», il
consiglio del Papa in queste situazioni, sulla scorta dello
stile adottato da Gesù con la samaritana.
Divorziati risposati «più integrati in diversi servizi
ecclesiali», valutare caso per caso
«I divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in
situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o
rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio
a un adeguato discernimento personale e pastorale».
Nell’Amoris Laetitia si esorta a valutare caso per caso. «Una
cosa – precisa Francesco – è una seconda unione consolidata
nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione
generosa, impego cristiano, consapevolezza dell’irregolarità
della propria situazione e grande difficoltà a tornare
indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove
colpe», o il caso di «quanti hanno fatto grandi sforzi per
salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono
ingiusto» o quello di «coloro che hanno contratto una seconda
unione in vista dell’eduzione dei figli, e talvolta sono
soggettivamente certi in coscienza che il precedente
matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato
valido». Altra cosa, invece, «è una nuova unione che viene da
un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e
di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la
situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi
impegni familiari». «Dev’essere chiaro che questo non è
l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la
famiglia», ammonisce Francesco, che mette in guardia i pastori
da «semplici ricette».
I divorziati risposati, in particolare, «devono essere più
integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili,
evitando ogni occasione di scandalo». È la «logica
dell’integrazione», per il Papa, «la chiave del loro
accompagnamento pastorale»: «Sono battezzati, sono fratelli e
sorelle», «non devono sentirsi scomunicati», e la loro
partecipazione «può esprimersi in diversi servizi ecclesiali»,
attraverso la capacità di «discernere quali delle diverse
forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico,
pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate».
«Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni
concrete
–
l’affermazione
di
sintesi
del
Papa
sull’impostazione di fondo di Amoris Laetitia – è
comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da
questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo
canonico, applicabile a tutti i casi».
«In certi casi» possibile «l’aiuto dei sacramenti»
«Credendo che tutto sia bianco e nero, a volte chiudiamo la
via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di
santificazione che danno gloria a Dio». È l’ammonimento
contenuto nell’Amoris Laetitia, in cui non si nomina mai
esplicitamente il tema dell’accesso alla comunione per i
divorziati risposati, ma – in una nota dell’ottavo capitolo -,
a proposito dell’«aiuto della Chiesa», si fa presente che «in
certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti».
«È possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato –
che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo
pieno – si possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si
possa anche crescere nella vita di grazia e di carità,
ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa», si legge al
numero 305 del documento, in cui s’invitano i pastori al
«discernimento pratico» caso per caso. «Un pastore non può
sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che
vivono in situazioni irregolari, come se fossero pietre che si
lanciano contro la vita delle persone», il monito del Papa: «È
il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino
dietro gli insegnamenti della Chiesa per sedersi sulla
cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e
superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite». Di qui
la necessità di riflettere «su condizionamenti e circostanze
attenuanti», e sul rapporto tra «le norme e il discernimento».
«Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere
più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi
trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti
difficoltà», la raccomandazione pastorale di Francesco sulla
scorta dell’Evangelii gaudium.
Sforzo per «consolidare matrimoni e prevenire rotture»
«Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai
nascondere la luce dell’ideale pieno, né proporre meno di
quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di
una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per
consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture». Ne è
convinto il Papa, che nell’ultima sezione dell’ottavo capitolo
dell’Amoris Laetitia spiega in questi termini la «logica della
misericordia pastorale», che consiste nell’«assumere la logica
della compassione verso le persone fragili» e nell’«evitare
persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti», usando la
«forza della tenerezza» per mettere in pratica ciò che il
Vangelo stesso ci richiede: «Non giudicare e non condannare».
Gesù, è il «Pastore di cento pecore, non di novantanove», e
«le vuole tutte»: «La misericordia non è solo l’agire del
padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri
figli», e la Chiesa «non è una dogana, è la casa paterna dove
c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa».
No, allora, a una «morale fredda da scrivania», sì al
«discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che
si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare,
a sperare, e soprattutto a integrare». Nasce da qui l’invito
finale dell’ottavo capitolo, in cui Francesco esorta i fedeli
«che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con
fiducia a un colloquio con i loro pastori e con laici che
vivono dediti al Signore. Non sempre troveranno in essi una
conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma
sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di
comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno
scoprire un cammino di maturazione personale». Ai pastori,
l’invito del Papa è «ad ascoltare con affetto e serenità, con
il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle
persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle
a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa».
Abuso sessuale sui bambini «ancora più scandaloso nelle
istituzioni cristiane»
«Lo sfruttamento sessuale dell’infanzia costituisce una delle
realtà più scandalose e perverse della società attuale». Lo
ribadisce il Papa, nel secondo capitolo dell’Amoris Laetitia,
dedicato all’analisi della situazione delle famiglie.
Nell’esortazione, Francesco cita prima i «molti bambini che
nascono fuori dal matrimonio» e poi fa notare che «anche le
società attraversate dalla violenza a causa della guerra, del
terrorismo o della presenza della criminalità organizzata,
vedono situazioni familiari deteriorate e soprattutto nelle
grandi metropoli e nelle loro periferie cresce il cosiddetto
fenomeno dei bambini di strada». «L’abuso sessuale dei bambini
– la denuncia del Papa – diventa ancora più scandaloso quando
avviene in luoghi dove essi devono essere protetti,
particolarmente nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità
e istituzioni cristiane».
Distinguere tra «mobilità umana» e «migrazioni forzate»
Un invito a distinguere tra «mobilità umana» e «migrazioni
forzate» nel secondo capitolo di Amoris Laetitia, in cui
ricorda che l’ultimo Sinodo sulla famiglia «ha dato una grande
importanza» alla tematica delle migrazioni, campo in cui la
Chiesa «ha esercitato un ruolo di primo piano».
«La mobilità umana – precisa Francesco – corrisponde al
naturale movimento storico dei popoli, può rivelarsi
un’autentica ricchezza tanto per la famiglia che emigra quanto
per il Paese che la accoglie». Altra cosa, invece «è la
migrazione forzata delle famiglie, frutto di situazioni di
guerra, di persecuzione, di povertà, di ingiustizia, segnata
dalle peripezie di un viaggio che mette spesso in pericolo la
vita, traumatizza le persone e destabilizza le famiglie».
«L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale specifica
rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei
nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine», raccomanda
Francesco: «Ciò deve essere attuato nel rispetto delle loro
culture, della formazione religiosa e umana da cui provengono,
della ricchezza spirituale dei loro riti e tradizioni». «Le
migrazioni appaiono particolarmente drammatiche e devastanti
per le famiglie e per gli individui quando hanno luogo al di
fuori della legalità e sono sostenuti da circuiti
internazionali di tratta degli esseri umani», la denuncia del
Papa, secondo il quale «lo stesso può dirsi quando riguardano
donne e bambini non accompagnati, costretti a soggiorni
prolungati nei luoghi di passaggio, nei campi profughi, dove è
impossibile avviare un percorso di integrazioni». Senza
contare la prostituzione o il traffico di organi, e le
persecuzioni dei cristiani, specialmente in Medio Oriente.
No a ideologia del gender, utero in affitto e violenza
sulle donne
L’ideologia del gender, che «nega la differenza e la
reciprocità naturale di uomo e dona», prospetta «una società
senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica
della famiglia». A lanciare il grido d’allarme è il Papa, che
tra le sfide alla famiglia passate in rassegna nel secondo
capitolo dell’Amoris Laetitia cita anche l’eutanasia e il
suicidio assistito, definite «gravi minacce per le famiglie in
tutto il mondo».
C’è poi il dramma delle «famiglie schiacciate dalla miseria,
penalizzate in tanti modi», prive della casa, di un lavoro o
minacciate anche dalla «decostruzione giuridica» della
famiglia, che tenta di minare il primato della famiglia come
«società naturale fondata sul matrimonio», che «giova alla
società».
Tra i «costumi inaccettabili», Francesco menziona «la
vergognosa violenza che a volte si usa nei confronti delle
donne, i maltrattamenti familiari e varie forme di schiavitù
che non costituiscono una dimostrazione di forza mascolina
bensì un codardo degrado». «La violenza verbale, fisica e
sessuale che si esercita contro le donne in alcune coppie di
sposi contraddice la natura stessa dell’unione coniugale»,
denuncia il Papa, che cita la «grave mutilazione genitale
della donna in alcune culture, ma anche la disuguaglianza
dell’accesso ai posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui
si prendono le decisioni».
Da stigmatizzare, inoltre la pratica dell’«utero in affitto»,
la «strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile
nell’attuale cultura mediatica», ma anche la posizione di «chi
ritiene che molti problemi attuali si sono verificati a
partire all’emancipazione della donna». «Questo argomento non
è valido, è una falsità, non è vero», tuona Francesco: «È una
forma di maschilismo». Sulle questioni bioetiche e morali,
l’indicazione di Francesco, «siamo chiamati a formare le
coscienze, non a pretendere di sostituirle».
«Il divorzio è un male», «aiutare a sanare le ferite»
«Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita
del numero dei divorzi». A ribadirlo è il Papa, che nel
capitolo sesto dell’Amoris Laetitia afferma che «il nostro
compito pastorale più importante riguardo alle famiglie, è
rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che
possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma della nostra
epoca».
Tra le «situazioni complesse», Francesco cita i matrimoni tra
cattolici e altri battezzati, che presentano «numerosi
elementi che è bene valorizzare e sviluppare», i matrimoni
misti e quelli con disparità di culto, «luogo privilegiato di
dialogo interreligioso» e oggetto di «una cura pastorale
differenziata secondo i diversi contesti sociali e culturali».
Educare i figli senza «ossessione del controllo», «sì
all’educazione sessuale»
Imparare a educare i figli senza l’«ossessione del controllo».
È uno dei consigli del Papa ai genitori, contenuto nel
capitolo settimo dell’Amoris Laetitia, dedicato a questo tema.
«Generare processi più che dominare spazi», lo slogan di
Francesco: «Se un genitore è ossessionato di sapere dove si
trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti,
cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo
educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le
sfide». «Sì all’educazione sessuale», il titolo di un
paragrafo, in cui il Papa propone un esame di coscienza:
«Dovremmo domandarci se le nostre istituzioni educative hanno
assunto questa sfida. È difficile pensare l’educazione
sessuale in un’epoca in cui si tende a banalizzare e
impoverire la sessualità. Si potrebbe intenderla solo nel
quadro di una educazione all’amore, alla reciproca donazione».
Al via il 10 aprile le
Missioni popolari del Cammino
Neocatecumenale:
oltre
a
Cremona appuntamento anche a
Cassano
Tornano anche quest’anno, nel tempo di Pasqua, le “Missioni
popolari” promosse dalle Comunità neocatecumenali cremonesi.
Si inizia nel pomeriggio del 10 aprile per proseguire nelle
successive quattro domeniche, sino all’8 maggio. Con una
novità: oltre alla città di Cremona la Missione coinvolgerà
anche a Cassano d’Adda (in provincia di Milano, ma in diocesi
di Cremona) dove è è presente una comunità neocatecumenale.
Per il quarto anno consecutivo il gruppo Neocatecumenale
presente in diocesi vuole rispondere in modo concreto
all’invito di Papa Francesco a “uscire” per andare nelle
periferie esistenziali, portando la Buona Notizia al di là dei
luoghi frequentati abitualmente.
I cinque appuntamenti di evangelizzazione saranno
caratterizzati come negli anni scorsi da momenti di canto e
ballo, secondo il caratteristico stile del Cammino fondato da
Kiko Arguello, per lasciar spazio quindi alla preghiera con la
catechesi fatta di ascolto della Parola e testimonianze.
A Cremona l’appuntamento sarà la domenica pomeriggio, dalle 17
alle 18, presso la Loggia dei Militi, in piazza del Comune, e
vedrà coinvolte le 11 comunità neocatecumenali di S. IlarioS.Agata, che daranno man forte anche al gruppo di Cassano,
dove le missioni avranno luogo in contemporanea.
“Cristo è vivo e ti ama” è lo slogan scelto per l’edizione
2016 di questa grande missione nelle piazze promossa nel
contesto dell’Anno della Misericordia. Sarà l’occasione per
invitare tutti alle catechesi che, dal 9 maggio, proseguiranno
con cadenza bisettimanale, il lunedì e il giovedì, alle 21 nel
salone-teatro di S. Agata.
Missione2016
Il Cammino Neocatecumenale
Il Cammino Neocatecumenale è un itinerario di iniziazione
cristiana di educazione permanente alla fede; un’esperienza in
cui giovani e adulti sono accompagnati alla riscoperta della
ricchezza del Battesimo. Il Cammino, diffuso in oltre cento
nazioni con migliaia di comunità, in diocesi di Cremona è
presente da oltre 20 anni e attualmente conta 11 comunità
nella parrocchia cittadina di S. Ilario, una a Cicognara
(frazione di Viadana – MN) e una nella parrocchia di S. Zeno a
Cassano d’Adda (MI).
La consegna della veste bianca alla terza comunità di S.
Ilario (21 marzo 2016)
On-line
e
off-line:
due
diversi mondi da abitare per
vivere esperienze importanti
Lo si chiama mondo “virtuale”, eppure si possono vivere
esperienze e relazioni importanti, proprio come in quello che
si definisce “mondo reale”. È con questa consapevolezza che il
prof. Piermarco Aroldi, docente di Sociologia dei processi
culturali e comunicativi, Media e culture dell’infanzia e
Teorie e tecniche dei nuovi media presso l’Università
Cattolica di Milano, nel pomeriggio di sabato 10 ottobre è
intervenuto al Centro pastorale diocesano di Cremona al
convegno “Generazione 3.0: sempre connessi. Tecnologia e
rapporti umani nell’era di Facebook” che ha aperto l’annuale
corso di formazione, promosso dall’Ufficio diocesano per la
pastorale scolastica insieme alle associazioni di categoria,
per insegnanti, educatori e genitori. Quello che adulti e
ragazzi abitano nella rete, secondo il docente della
Cattolica, è un mondo “on-line”, che non risulta affatto
contrapposto e separato da quello “off-line”.
Brochure del corso
Contributi audio (mp3):
saluto di don Anselmi
introduzione della maestra Vezzosi
saluto dell’assessore Ruggeri
presentazione della prof. Tinelli
relazione del prof. Aroldi – slide (.pdf)
risposte del prof. Aroldi
conclusione della maestra Vezzosi
L’intenso pomeriggio di approfondimento è stato una iniezione
di fiducia sull’uso delle nuove tecnologie: un vero e proprio
mondo che debitamente conosciuto e abitato da veri cittadini,
può rappresentare una significativa risorsa da affrontare.
Ad apertura del convegno il saluto di don Claudio Anselmi,
responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale
scolastica, seguito da quello dell’assessore alle Politiche
educative del Comune di Cremona, il vicesindaco Maura Ruggeri.
I lavori, moderati dalla maestra Disma Vezzosi, hanno proso
spunto anche dal trailer del film “The Social Network”, la
storia biografica della nascita di Facebook, prima che la
professoressa Luisa Tinelli introducesse il relatore e
l’argomento del corso di quest’anno.
La parola è quindi passata al prof. Aroldi che si è anzitutto
soffermato sull’equivoco lessicale di “virtuale”. E per farlo
è partito dalla lettera pastorale del 1991 del card. Martini
che profeticamente esprimeva la percezione di essere immersi
in un ecosistema nel quale i media sono una forma
dell’esperienza. Da qui alla Mediapolis di Roger Silverstone
per arrivare a dire che, pur con qualità differenti, anche
nelle rete si fanno esperienze. Quindi la scelta
di abbandonare il fuorviante “virtuale” (inteso come irreale)
per il termine “on-line”, visto in continuità e non in
contrapposizione con “off-line” (il mondo comunemente detto
“reale”).
Proprio sulla difficoltà di tracciare un confine tra questi
due mondi si aprono molte questioni. Perché, nonostante alcuni
rischi, anche l’esperienza on-line ha una rilevanza per la
formazione dei ragazzi, rappresentando un ambito prezioso in
cui essi giocano i loro compiti di sviluppo fondamentali e di
relazione con gli altri. Dunque internet come luogo
antropologico reale, e non virtuale, dove intessere relazioni
e coltivare interessi, dove reperire informazioni ed esprimere
la propria opinione. L’on-line, dunque, come secondo ambito di
esperienza accanto all’off-line: due mondi dove la propria
immagine non dipende solo da se stessi.
Il prof. Aroldi si è quindi soffermato su alcuni dei
condizionamenti dell’on-line: il fatto che non vi siano
piattaforme neutre (ma che condizionano i percorsi di
costruzione dell’identità e l’ingresso in relazione con gli
altri); il fatto che la rete rafforzi legami deboli, ma non
quelli forti (se non tra pari). E ancora: il collasso dei
contesti (che rende essenziale le competenza d’uso e la
visibilità reciproca. In particolare l’attenzione è andata a
Facebook, un vero e proprio luogo di controllo reciproco e
sociale dove, ad essere attenti, si potrebbero intercettare
bisogni e conflittualità. L’immagine è quella del “salotto” di
altri tempi, dove ciò che conta più del contenuto è mantenere
la conversazione, cioè lo stare insieme. Per questo il
linguaggio è ben codificato: deve essere brillante e leggero,
di tipo paritario, personale ma non intimo, apparire spontanea
ed essere accomodante al limite del conformismo. Eppure in
grado, nello stesso tempo, di mettere in gioco meccanismi di
riflessività, che gli adulti hanno poi il compito di far
diventare davvero occasioni di riflessione. Tra i limiti anche
l’omofilia dei network, che rischia di chiudere all’interno di
chi la pensa come noi. Senza dimenticare la questione dei
tempi: bisogna sempre essere on-line per non perdere
l’occasione giusta di inserirsi nelle relazioni, altrimenti –
ha detto come esempio il prof. Aroldi – sarebbe come andare al
bar quando gli amici se ne sono già andati tutti.
Dopo aver guardato alle contaminazione dell’on-line,
l’attenzione si è focalizzata anche su alcuni limiti oggettivi
di questo mezzo. Temi caldi quali cyberbullismo, sexting e
dipendenza, ma nella consapevolezza che si tratta di fenomeni
che, già presenti nell’off-line, arrivano a contagiare anche
l’on-line.
Un articolato e variegato excursus, analizzato dal punto di
vista sociologico, che non ha tralasciato di analizzare le
modalità di vivere l’on-line: sempre più da smartphone che non
da desktop, soprattutto in casa e principalmente nella camera
da letto. L’età del primo cellulare dagli 11/13 anni è scesa
tra gli 8/9 anni con i ragazzi tra i 13 e 15 anni che quasi
nella totalità frequentano i social, mentre è la generazione
dei 30/40enni la più presente su Facebbok.
Non è mancato il tempo per le domande, con qualche
preoccupazione dei genitori sul controllo e la sicurezza, e un
po’ di serenità negli insegnanti al sapere che la scuola è il
luogo dove meno si è on-line. Meno distrazioni e più sicurezza
nelle verifiche, ma certo un mondo che ancora una volta
risulta un po’ lontano dalla vita concreta dei ragazzi. Eppure
spesso sono proprio gli inseganti a cui viene chiesta
l’amicizia, e non ai genitori: altri problemi, di opportunità
e di privacy che si intrecciano, insieme al controllo e
all’accompagnamento. La vera sfida di essere on-line, che
forse non è poi così facile che abitare il mondo off-line.
L’immagine conclusiva proposta dal prof. Aroldi è stata quella
del bambino che impara ad andare in bicicletta, accompagnato
dal genitore nelle prime falcate senza rotelle, poi osservato
da lontano mentre svolta l’angolo per fare il giro del
quartiere; un percorso che proseguirà negli anni non senza
cadute, che provocano qualche botta ma aiutano a imparare a
essere più responsabili e dunque più sicuri. È quello che
genitori, educatori e insegnanti devono fare nei confronti
delle giovani
tecnologie.
generazioni
anche
rispetto
alle
nuove
Prossimo appuntamento nel pomeriggio di venerdì 19 febbraio
sul tema “Educazione alle emozioni: il nuovo alfabeto
giovanile” con il prof. Giuseppe Mari, docente ordinario di
Pedagogia generale all’Università Cattolica di Milano e membro
del Comitato direttivo del Centro studi e ricerche sul disagio
e sulle povertà educative.
La conclusione del percorso venerdì 8 aprile con il prof.
Cesare Rivoltella, docente ordinario di Tecnologie
dell’istruzione e dell’apprendimento dell’Università Cattolica
di Milano. Rivoltella, che ha fondato e dirige il CREMIT
(Centro di ricerca per l’educazione ai media, all’informazione
e alla tecnologia), si soffermerà sul “Progetto Image.me” per
le scuole, mentre i rappresentanti delle associazioni
professionali illustreranno “Progetti ed esperienze in atto”,
con particolare riguardo alla realtà scolastica locale.
“Dalla parte degli alunni”:
venerdì la conclusione del
corso
per
insegnanti,
genitori, educatori
Ultimo
appuntamento
del
corso
di
formazione
promosso
dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica nel
pomeriggio di venerdì 8 aprile (ore 17) presso il Centro
pastorale diocesano di Cremona. un incontro di condivisione
delle buone pratiche che vedrà intervenire il prof. Cesare
Rivoltella, docente ordinario di Tecnologie dell’istruzione e
dell’apprendimento dell’Università Cattolica di Milano, e i
rappresentanti delle diverse associazioni professionali.
“Dalla parte degli alunni” è lo slogan scelto per l’edizione
2015/2016 del tradizionale percorso formativo promosso
dall’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica, diretto da
don Claudio Anselmi, in sinergia con le associazioni
professionali cattoliche accreditate presso il Ministero
dell’Istruzione. L’obiettivo degli incontri – come precisa il
sottotitolo “Per una scuola di incontri e ambienti umanizzanti
nell’era di facebook … suggestioni culturali … per insegnanti,
genitori, educatori” – è mettere in luce il rapporto fra
tecnologie e giovani generazioni, aiutando a comprendere la
realtà relazionale-emotiva dei ragazzi “sempre connessi” e a
ripensare l’educazione all’affettività come terreno
privilegiato per un nuovo umanesimo, incentrato sul valore
della persona e sull’etica delle relazioni.
Dopo l’incontro introduttivo del 10 ottobre scorso, con la
relazione del prof. Piermarco Aroldi su “on-line off-line”, il
percorso formativo rivolto a docenti, educatori e genitori era
proseguito il 19 febbraio guardando alla “Educazione alle
emozioni: il nuovo alfabeto giovanile. Riconoscere,
accogliere, orientare le emozioni a scuola” con l’intervento
del prof. Giuseppe Mari, ordinario di Pedagogia generale
all’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato
direttivo del “Centro studi e ricerche sul disagio e sulle
povertà educative”.
A chiudere il ciclo formativo sarà quindi il prof. Rivoltella,
che ha fondato e dirige il CREMIT (Centro di ricerca per
l’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia). Il
docente si soffermerà sul “Progetto Image.me” per le scuole,
mentre i rappresentanti delle associazioni professionali
illustreranno “Progetti ed esperienze in atto”, con
particolare riguardo alla realtà scolastica locale.
L’incontro dell’8 aprile è aperto a tutti, con possibilità di
attestazione di frequenza. Ulteriori informazioni contattando
l’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica (tel.
0372-495011 – e-mail [email protected]).
Brochure del corso
I precedenti incontri:
10 maggio 2015: prof. Piermarco Aroldi
19 febbraio 2016: prof. Giuseppe Mari
“Dalla parte degli alunni”,
concluso il corso formativo
per docenti, genitori ed
educatori
con
la
presentazione
di
alcune
“buone pratiche”
Pomeriggio di condivisione delle “buone pratiche” venerdì 8
aprile presso il Centro pastorale diocesano di Cremona a
conclusione del corso di formazione promosso dall’Ufficio
diocesano per la Pastorale scolastica in sinergia con le
diverse associazioni professionali. Sotto la lente tre
esperienze, attuate sul territorio e non solo, per aiutare i
ragazzi ad approfondire e prendere consapevolezza del mondo
digitale, del proprio corpo e del tema della legalità.
L’incontro è stato introdotto dalla professoressa Luisa
Tinelli, che ha brevemente ricordato lo sviluppo del percorso
di aggiornamento e formazione per docenti, genitori ed
educatori di quest’anno, dal titolo “Dalla parte degli alunni.
Per una scuola di incontri e ambienti umanizzati nell’era di
Facebook”.
Introduzione della prof. Tinelli
Ad illustrare il progetto #ImageME è stata la professoressa
Simona Ferrari, collaboratrice del prof. Rivoltella, fondatore
e responsabile del Cremit (Centro di ricerca per l’educazione
ai media, all’informazione e alla tecnologia). Una relazione,
la sua, introdotta con il video realizzato dai rapper Eell
Shous per il progetto #ImageME mettendo a frutto proprio i
contributi dei ragazzi coinvolti in questo studio.
Un progetto portato avanti con il metodo della cosiddetta
peer&media education, dunque con linguaggi tipicamente
giovanili e una costruzione di tipo partecipata. Coinvolti
circa 900 studenti delle superiori di Monza-Brianza. In
particolare sono stati gli studenti di Quarta a diventare
“docenti” dei propri compagni di istituto più giovani.
Una scelta che ha permesso di superare veri e propri silenzi
su tematiche difficilmente affrontabili nel rapporto ragazziadulti. Obiettivo rendere consapevoli della “reputazione
digitale” di ciascuno, spesso minata da errori che, pur
compiuti solo una volta, finiscono per aumentare all’infinito
riprodotti nella rete.
Una prevenzione di tipo educativa, ma anche legale ed emotiva,
che non ha riguardato solo le scuole, ma ha visto approdare il
progetto anche nei luoghi notturni del divertimento. Sempre
con la simpatica mascotte “Ops”, un grande occhio con gambe e
braccia, presente in sala per l’occasione.
Primo intervento della prof. Ferrari
Processi che sono poi stati approfonditi ulteriormente dal
prof. Andrea Veronelli, presidente di Industriascenica, che ha
aiutato i ragazzi nella realizzazione di alcuni video,
utilizzando in particolare la cultura Hip Hop. Una esperienza
che ha trasformato il classico teatro sociale in video
sociale. Tutto all’insegna dello slogan “Respect your cyber
self”
Intervento del prof. Veronelli
Il sito internet www.imageme.it
Secondo intervento della prof. Ferrari
La parola è passata quindi alla professoressa Maria Elena
Ogliar Badessi, docente di francese presso l’istituto
comprensivo di Monticelli d’Ongina, che ha presentato
TeenStar, un progetto nato negli anni ‘80 per l’educazione
alla sessualità e all’affettività. Tra gli obiettivi di questo
progetto, che guarda all’individuo a 360 gradi, l’obiettivo di
fornire uno sguardo maturo sulla sessualità, scoprire il
linguaggio corpo, prendere consapevolezza della diversità
sessuale nei sentimenti, nelle scelte e nelle azioni,
promuovere una comprensione reciproca e aiutare a comprendere
e avere stima di sé. TeenStar, che è entrato a pieno nel Piano
dell’offerta formativa della scuola della prof. Ogliar
Badessi, utilizza il metodo induttivo, cercando di suscitare
domande a cui poi dare risposta.
Intervento della prof. Ogliar Badessi
Il terzo progetto presentato è stato quello messo in campo al
Liceo “Sofonisba Anguissola” guardando alle “Mafie del Nord”.
L’introduzione è stata affidata alla professoressa Marilù
Ghizzoni, che ha poi lasciato la parola alla collega Florisa
Piazzi.
Un progetto pensato in un sistema integrato di reti tra enti
locali e scuole. 280 gli studenti coinvolti, di scuole di
diversi gradi e ordini della città, che hanno avuto come tutor
i ragazzi dell’Anguissola. Laboratori differenziati in base
alle età che hanno condotto a un evento pubblico conclusivo.
Anche in questo caso è stato utilizzato il metodo della peereducation. Dopo una prima fase formativa/informativa, che ha
visto intervenire come esperto il referente provinciale di
Libera, è stato il tempo di approfondire le emozioni con
giochi di ruolo, passando poi a veri e propri laboratori con
meta l’evento finale. Una illustrazione supportata anche da
alcuni filmati delle diverse fasi del progetto.
Intervento della prof. Ghizzoni
Intervento della prof. Piazzi
Ha fatto seguito un momento di dibattito, nel quale sono state
evidenziate anche alcune criticità, in particolare rispetto a
relazioni sempre meno “reali” e alla responsabilità educativa
degli adulti. Dopo le risposte dei relatori non è mancato
neppure l’intervento di don Claudio Anselmi, responsabile
dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica.
Risposta al dibattito della prof. Ferrari
Risposta al dibattito della prof. Ogliar Badessi
Risposta al dibattito della prof. Piazzi
Intervento di don Anselmi
Photogallery dell’incontro
Brochure del corso
I precedenti incontri:
10 maggio 2015: prof. Piermarco Aroldi
19 febbraio 2016: prof. Giuseppe Mari
Riforma delle Soprintendenze,
per il territorio diocesano
si
passa
a
tre
diverse
competenze, a fronte delle
attuali due
Pubblichiamo una nota del responsabile dell’Ufficio diocesano
per i Beni culturali ecclesiastici, mons. Achille Bonazzi, in
merito alle riforme promosse dal Ministero dei Beni e delle
attività culturali e del turismo riguardo alle Soprintendenze
e alle loro ricadute operative sugli interventi sul territorio
diocesano.
Il Ministro Dario Franceschini ha operato in poco più di un
anno due significative riforme delle Soprintendenze: ne
scaturiscono diversi elementi di novità che è bene siano
portati a conoscenza dei Rev.di Parroci per le conseguenze che
determinano sul piano operativo.
Il DCPM 171/14 ha determinato la fusione delle
Soprintendenze
Storico–Artistiche
con
quelle
Architettoniche: se attuata avrebbe semplificato l’iter
per le autorizzazioni, soprattutto nel caso delle
superfici decorate, non ponendosi più il problema se
richiedere l’autorizzazione alla Soprintendenza per i
Beni storico–artistici o a quella dei beni
architettonici. Affermo “se attuata”, dato che la
Soprintendenza di Mantova sarebbe dovuta scomparire. La
realtà è risultata diversa nel concreto, poiché hanno
continuato ad esistere entrambe le Soprintendenze.
Il recente DM 44 del 23/01/16 col quale vengono
riformate nel numero e nelle competenze le stesse
Soprintendenze. Nella nostra Regione le Soprintendenze
da 2 (Brescia e Milano) passano a 4 (Milano
metropolitana, Milano periferia, Brescia e Mantova) ed
acquistano competenze anche nel settore archeologico,
venendo denominate “Soprintendenza Archeologica, belle
arti e paesaggio”.
Questo determina, nonostante le intenzioni e le affermazioni,
un ulteriore grado di complessità anche per la nostra Diocesi.
La realtà cremonese e mantovana faranno riferimento a
Mantova; la zona bergamasca a Brescia; Cassano e dintorni a
Milano periferia. Anche a motivo della diminuzione dei
funzionari quest’ultima riforma determinerà ritardi che non
sono imputabili all’Ufficio Diocesano, anche per ulteriori
varianti nel settore delle competenze, alcune delle quali
faranno di nuovo riferimento al Segretariato Regionale. Per
tale prospettiva invito i Parroci che eventualmente stanno
elaborando nuovi progetti a velocizzare la conclusione degli
stessi così da non aver bisogno di frequentare le
Soprintendenze nel periodo di passaggio (prossimi mesi di
giugno e luglio). Sottolineo inoltre che l’ufficio diocesano,
come detto, da due passa ad interferire con tre
Soprintendenze. Ancora risulta più complesso fare riferimento
a Mantova piuttosto che Brescia facilmente raggiungibile con
l’autostrada. Auspico che questa nuova riforma possa
determinare tempi più rapidi per l’ottenimento delle
autorizzazioni, ma non ci spero molto.
Grazie all'8xmille giunti in
diocesi di Cremona oltre
1.500.000 euro destinati a
carità, cultura e pastorale
Nel 2015 dai fondi dell’8xmille sono giunti alla diocesi di
Cremona 1.566.324,28 euro, cifra che come sempre è stata
suddivisa tra esigenze di culto e pastorale e interventi
caritativi. Si tratta di una somma importante per aiutare la
Diocesi e le Parrocchie a fronteggiare le altissime spese
sostenute ogni anno e che si aggirano sui 15 milioni di euro.
Risulta evidente, dunque, che da solo lo stanziamento
dell’8xmille, pur rappresentando una somma considerevole,
risulta del tutto insufficiente a far fronte alle tante
attività della Chiesa cremonese, garantite solo grazie alle
generosità dei fedeli.
Il contributo dell’8xmille del 2015 (relativo alle
dichiarazione del 2012 per i redditi del 2011) a livello
locale, così come nazionale, vede un incremento dei fondi a
disposizione. Un aumento servito a implementare il capitolo
relativo agli interventi caritativi.
Nel 2012 alla Diocesi di Cremona era stata assegnata la cifra
di 1.495.491,78 euro, passata a 1.507.787,78 euro nel 2013 e
cresciuta a 1.532.868,91 euro l’anno successivo. Ulteriore
crescita nel 2015 con una somma stanziata di 1.566.324,28
euro.
Interventi caritativi (741.866,31 euro)
Per
quanto
riguarda
il
sostegno
agli
interventi
di
solidarietà, tra i beneficiari vi è anzitutto la Caritas
diocesana che ha ricevuto 350mila euro, cifra più alta
rispetto all’anno precedente, così come leggermente maggiore è
stata anche la cifra destinata alla Cooperativa Servizi per
l’Accoglienza, che materialmente gestisce la Casa
dell’Accoglienza di Cremona e le diverse opere segno della
Caritas diocesana: più di 78.800 euro. Anche nel 2015 ben
15mila euro sono andati alla Casa dell’Accoglienza di
Casalmaggiore e 20mila euro alle Cucine Benefiche gestite
dalla San Vincenzo diocesana.
In linea con i precedenti anni anche i contribuiti a sostegno
delle famiglie e della vita nascente: 5mila euro sono giunti
al Movimento per la Vita; 10mila euro invece sono stati
assegnati rispettivamente al Centro di aiuto alla vita e ai
consultori di Viadana, Cremona e Caravaggio, così come alla
Casa Famiglia Sant’Omobono che accoglie ragazze in difficoltà.
Altre erogazioni sono state indirizzate a enti e associazioni
caritative: Fondazione Opera Pia Provvidenza (5mila euro),
Focolare Grassi (2mila), Cappellania della Casa circondariale
(5mila).
150.000 euro sono stati indirizzati all’Opera Pia Ritiro
Sant’Angelo, mentre 36mila euro sono entrati nelle casse della
Fondazione San Facio, che, legata alla Caritas, si occupa, tra
le altre cose, del progetto del micro-credito, in
collaborazione con la Banca Cremonese.
Infine 20mila euro (rispetto ai 50mila del 2013) euro sono
stati destinati al fondo caritativo per il clero bisognoso.
Dati in linea con i precedenti anni. Da segnalare, però, anche
5mila euro che sono stati suddivisi tra altri enti e
associazioni caritative del territorio.
Interventi per culto e pastorale (824.457,97
euro)
Rispetto alle attività pastorali la spesa più ingente riguarda
lo stanziamento servito a coprire le spese di gestione della
Curia diocesana e in modo particolare degli uffici pastorali
con le loro molteplici attività sul territorio, attestato sui
282.500 euro, con un risparmio di quasi 8mila euro rispetto al
2014. Altri 30.000 euro sono stati assegnati al Centro
pastorale diocesano, attivo con molteplici iniziative per la
formazione permanente del laicato.
Vi è poi il capitolo relativo all’assistenza del clero: 15mila
euro sono serviti per far fronte alle necessità del clero
ammalato e anziano; 35mila euro per il sostegno dei sacerdoti
cremonesi “fidei donum”, cioè temporaneamente a servizio di
diocesi all’estero che hanno scarsità di clero. Da registrare
anche 1.936 euro come contributo alle spese del servizio
diocesano per il sostegno economico alla Chiesa.
Rilevante anche il contributo ai mezzi della comunicazione
diocesani, anche in questo caso in linea con gli anni
precedenti: 70mila euro per il settimanale diocesano “La Vita
Cattolica” e 100mila euro per TeleRadio Cremona Cittanova, la
cooperativa che gestisce l’emittente radiofonica RCN, il
centro di produzione televisiva (che confeziona la rubrica
settimanale “Giorno del Signore”) e il portale internet
diocesano.
Un importante capitolo riguarda invece i fondi destinati al
restauro degli edifici di culto. La parte più consistente
(complessivamente 100.000 euro) è stata indirizzata da un lato
alla nuova chiesa dell’Immacolata Concezione nel quartiere
Maristella e dall’altro al nuovo complesso parrocchiale di
Malagnino. 20mila euro sono serviti, invece, per il restauro
dei serramenti e delle finestre della chiesa monastica di S.
Sigismondo, a Cremona. 15.000 euro sono poi andate
rispettivamente alla parrocchia di Levata e Solarolo Rainerio:
rispettivamente spesi per lavori di consolidamento strutturale
della torre campanaria e il completamento del restauro della
chiesa parrocchiale. 10 mila euro sono stati destinati poi
alla parrocchia di Salina (Viadana) per il restauro e il
risanamento delle coperture e delle facciate esterne della
chiesa parrocchiale. Mentre 5mila euro sono giunti alla
parrocchia di Cavatigozzi per il completamento dei lavori di
restauro interno della chiesa parrocchiale.
Ultimo
capitolo
di
spesa
quello
della
manutenzione
straordinaria delle case canoniche, per le quali sono stati
stanziati 125mila euro (a fronte dei 160 dell’anno
precedente): 100mila euro
per far fronte alle spese di
ristrutturazione della casa canonica e dell’oratorio
parrocchiale di Picenengo. 15mila euro a Casalbuttano (lavori
di consolidamento statico della casa parrocchiale) e 10mila a
Calvatone (lavori di sistemazione della casa parrocchiale).
I cremonesi, scegliendo di destinare l’8xmille alla Chiesa
cattolica, possono contare su tante risorse che vanno a
beneficio del proprio terriorio sia in campo caritativo, sia
in quello culturale e non da ultimo pastorale.
Scheda riassuntiva di tutti gli importi
Dall’8xmille un contributo di 459mila euro per i beni
culturali ecclesiastici cremonesi