Nel ricordo dell`amore fraterno perduto
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Nel ricordo dell`amore fraterno perduto
!"#$%&$'#%()%*& DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011 CORRIERE DELLA SERA LA LETTURA 17 Caratteri Narrativa straniera Entropia Pandemie di Edoardo Vigna { I conti con le belve d’oppio raccontato da Amitav Ghosh. Spietati, sotto le bandiere del liberismo. Letti insieme, tolgono ogni patina di maledetto romanticismo alla droga. E ci presentano il conto della lunga scia di morte. Ora sono Le Belve di Don Winslow. Narcos messicani che mozzano teste. Trafficanti americani senza pietà negli occhi. Ma in principio furono i mercanti occidentali che nell’800 inondarono la Cina con Il Fiume Il romanzo postumo di William Gaddis è un monologo interiore. Amaro, non risentito Contro la riproducibilità tecnica dell’informatica che crea illusioni sui nostri destini Nel ricordo dell’amore fraterno perduto di FRANCO CORDELLI RRR Deriva Ciascuno è diventato «artista di se stesso», il personaggio pubblico ha preso il posto dell’opera sovvertendo i valori GRUPPO SCULTOREO «I LOTTATORI DI OSTIA» N onostante la sterminata erudizione William Gaddis per tutta la vita cercò di tenere in mano il suo mazzo di carte: un mazzo ben determinato. Faccio un esempio: nel secondo romanzo, Jr, c’è un personaggio che si chiama Gibbs, una specie di enciclopedista (come, appunto, il suo autore Gaddis). In un’intervista del 1987 Gaddis chiarì come quello fosse un personaggio inventato, il cui nome «derivava da Willard Gibbs della seconda legge della termodinamica e del concetto di entropia». Puntualmente nell’ultimo romanzo dello scrittore newyorchese, L’agonia dell’agape, Willard Gibbs torna in scena, ne è anzi (concettualmente) al centro: «Gibbs ci ha dimostrato la tendenza alla crescita dell’entropia, la tendenza della natura a degradare ciò che è organizzato e a distruggere ciò che ha senso». Quest’ultima ormai non è che una constatazione. Ma per Gaddis, le cui iniziali di nome e cognome sono le stesse dello scienziato e del suo personaggio, è un’ossessione e, vorrei dire, il tema dominante della sua opera, ossia dei suoi cinque romanzi — sia del punto di vista tematico, sia dal punto di vista formale. Non conosco il quarto, A Frolic of His Own del 1994, che Anna Scacchi, nella scheda dedicata a Gaddis per La letteratura americana dal 1900 a oggi di Luca Briasco e Mattia Carratello (un dizionario per autori), inscrive in una esplorazione del pensiero giuridico — il cui paradosso è, come in ogni campo del sapere e dell’attività umana da Gaddis affrontato, un tentativo estremo di mettere ordine in una realtà che finisce per produrre «un carnevale di comportamenti disordinati». Per semplificare e riassumere, nel terzo (Gotico americano) il titolo rinvia allo stile della casa in cui si svolge l’azione e alla forma di questo romanzo, all’apparenza più semplice dei precedenti, ma parodistica e falsificante come ogni umano edificio (edificio = artificio). In Jr c’è una punta di genialità nello sviluppo di una critica al capitalismo, o meglio agli abusi del capitalismo, condotta attraverso le azioni (i dialoghi: non vi sono che dialoghi) di un undicenne, presunto genio della finanza. Ma qui Jr, una sigla che vale Junior, è un «innocente dalle buone intenzioni, un ipocrita sincero». Poiché il sistema capitalistico glielo consente, il suo «peccato» (la quota di entropia che egli immette nella creazione) consiste nell’osservare, «i dettami della legge, poi nell’evaderne lo spirito appena può». Gaddis si limita a chiedere se questi abusi siano insiti nel sistema. Non vi è risposta neppure nel primo romanzo, Le perizie del 1955. Però una dimostrazione, limitata ma in corpore vili, della non arbitrarietà del tema di Gaddis noi italiani la troviamo confrontando le reazioni di lettura a quel libro (traduzione di Vincenzo Mantovani del 1967) e le reazioni successive, fino a oggi. Esse sono andate diradandosi e impoverendosi in modo vistoso. Ma se si sommano i tre articoli-saggi di Claudio Gorlier, di Pietro Citati e di Luigi Baldacci, a proposito di Gaddis, anche di quello che ancora non era stato concepito, c’è di che saper tutto. Per Gorlier Le perizie sono un «melodramma grottesco», laddove Gaddis puntava a un registro comico. Per Citati, dietro i «compiaciuti snobismi» dell’autore (che pubblicò questo libro a trentatré anni) si coglieva «un’acre disperazione teologica». Per Baldacci il tema esplicito della falsificazione (di quadri) abbraccia il più vasto tema dell’«imbroglio delle emozioni»; ma il filosofo prevale sul moralista, in un mondo senza Dio la questione sta tutta nel «credere in Dio o nel credersi Dio». Di mio vorrei aggiungere una notazione suggerita dal racconto dei giorni che seguono la luna di miele tra il protagonista Wyatt e la moglie Esther. Le accuse che Esther muove al marito non sono di accanirsi nella contraffazione dei grandi mae- Sfoglia l’arte con Electa i WILLIAM GADDIS L’agonia dell’agape ALET (traduzione di Fabio Zucchella) Pagine 144, e 15 stri — originale o copia non importa (poiché mimetico qui vale alla stregua, in ambito scientifico, della produzione di cloni). Questo atto di hybris rispetto alla creazione equivale a mettere da parte Esther, disubbidire alla vita, evitarne le possibili conseguenze. Già nel principio dell’opera di Gaddis si tocca il tema riassuntivo de L’agonia dell’agape, romanzo postumo del 2002. Gaddis non ne fa una questione moralistica, cioè personale, che riguarda il personaggio di cui trascrive, come in stato ipnotico, un monologo interiore. Esso stilisticamente oscilla tra Joyce e, a sorpresa, Bernhard — che Gaddis rivelò di aver letto, in specie Il soccombente. Non è tanto questione dei comuni richiami a Glenn Gould e non vi è neppure una vera sovrapposizione delle due illustri voci. Ciò che os- Patrick Modiano Memoria e magia nell’inquietudine dell’età adulta di ANTONIO DEBENEDETTI F iglio tardivo dell’esistenzialismo parigino, incline alla sentimentalgia, Patrick Modiano ama perdersi nel colore dei ricordi e giocare con la loro ambiguità. Lo sostiene, da anni, la stima d’un selezionato pubblico di lettori fedeli all’inconfondibile bouquet delle sue pagine. Questo Riduzione di pena (Lantana editore, traduzione di Maruzza Loria, pagine 117, e 13,50) è ambientato in una dimora fiabesca. Basti che il giardino ospita la tomba del dottor Guillotin, l’inventore della macchina taglia-teste. Parigi è là, a un passo, però lontanissima. Perché stupirsi? Siamo in un mondo, visto con gli sessionava lo scrittore austriaco e quello americano è che tipo di rapporto l’arte istituisce tra l’élite (ciò che un tempo tale si considerava) e la «plebaglia avida di piaceri», ossia (diremmo noi) tra l’eccellenza e la democrazia. In Bernhard il risentimento è altissimo e immediatamente riconoscibile. Nonostante il suo personaggio agonizzante sia indignato (lo supponiamo in una stanza d’ospedale), in Gaddis il sentimento è più contenuto, più sfumato. Egli nota di continuo, e con amarezza, come ciascuno sia diventato «artista di se stesso», come l’uomo (la figura pubblica) abbia preso il posto dell’opera, come l’artista sia stato trasformato in un pagliaccio, l’opera in un fumetto e, ciò che sappiamo a memoria, come la quantità (ancora il capitale) abbia sostituito la qualità. L’agonizzante osserva che tutto si origina dalla tecnologia. Il piano meccanico del 1876 è il punto iniziale. Poco a poco esso si trasforma, attraverso la struttura binaria digitalizzata, nel computer. E il computer, nato per educare, finisce con l’intrattenere: come i cori e i ditirambi, nati per essere più vicini a Dio, finiscono per divertire. Ma, ciò detto, in Gaddis la parola ultima, con maiuscola, è Giovinezza: quando il sentimento dell’agape, di una comunità fraterna, era lontano dal confondere «o Dio» e «odium», e «ogni cosa era possibile» e la propria stessa opera non era «diventata il mio nemico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Stile Storia Copertina occhi di due bambini, dove la realtà è così poco realistica da confondersi con la fiaba. Che cosa vi succede? Molto e niente, i protagonisti cercano di scoprire i misteri dell’età adulta rappresentata da un’ex cavallerizza del circo, dalla proprietaria d’un locale malfamato e da altre creature un po’ fate e un po’ streghe. Molto charme e poca sostanza? Modiano in un’intervista, pubblicata in appendice, dichiara che i suoi autori di rifermento sono Proust e Céline. Davvero? Meglio essere prudenti perché a metterli insieme due cosi c’è il rischio di vederli confliggere e fare bum. © RIPRODUZIONE RISERVATA Natale 2011 www.electaweb.com seguici su AA.VV. Pittura cinese dal V al XIX secolo 274 pagine, 300 illustrazioni Vincent Pomarède foto di Erich Lessing Louvre. Tutti i dipinti 766 pagine, 2800 illustrazioni contiene DVD e Eva Cantarella, Luciana Jacobelli Germano Celant Flavio Caroli Nascere vivere e morire a Pompei Arte Povera Storia e storie La storia dell’arte raccontata da Flavio Caroli 232 pagine, 208 illustrazioni 560 pagine, 370 illustrazioni 568 pagine, 645 illustrazioni