Jôf di Montasio – sentiero "A. ed E. Leva" e Cima di Terrarossa
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Jôf di Montasio – sentiero "A. ed E. Leva" e Cima di Terrarossa
Jôf di Montasio – sentiero "A. ed E. Leva" e Cima di Terrarossa Alpi Giulie Difficoltà: Attrezzatura: Lungo e meraviglioso percorso lungo le cenge dello Jôf di Montasio con panorami emozionanti. Tempi: Dislivello: Lunghezza: Cartografia: Sentieri: Punto di partenza: Periodo: Escursionisti Esperti con attrezzatura Abbigliamento normale da montagna, pedule, imbraco, set di autoassicurazione, guantoni e casco ore 8 comprese soste 1.140 m 11,3 km cartina nr. 19 Casa Ed.Tabacco CAI 622, Sentiero Leva, 622 Altopiani del Montasio da giugno a settembre Da Chiusaforte (UD) imboccare la strada della Val Raccolana e percorrerla fino all'abitato di Sella Nevea; giunti a Sella Nevea e lasciato sulla destra il Rifugio Divisione Julia, alla prima curva lasciare la strada principale ed imboccare la rotabile diretta agli Altipiani del Montasio. Giunti al parcheggio (m 1502) lasciare l'auto e prendere, sulla destra della strada principale, una stradina asfaltata (poi sentiero 622), diretta al visibile Rifugio Di Brazzà (15 minuti). Poco prima del rifugio, una traccia di sentiero non segnalato si stacca sulla sinistra, dirigendosi direttamente verso la forca dei Disteis già visibile. Il sentiero prosegue altalenante lungo gli altipiani del Montasio, divenendo più ripido e a strette volte poco prima di raggiungere la forca. Raggiunta la forca dei Disteis (ore 1,45 dal parcheggio), piegare a destra e attraversare un ghiaione che ci permette di raggiungere la base delle grandi pareti rocciose a gradoni del Montasio. All'attacco del sentiero che ci condurrà al Sentiero Leva troviamo una lapide di marmo con incisa una frase del purgatorio della Divina Commedia. Individuato grazie a questa incisione, iniziamo a salire il sentiero che zigzagante prosegue obliquamente verso destra e ci permette di superare alcuni gradoni rocciosi. Ci sono pochissime segnalazioni, solo qualche traccia di vernice rossa ogni tanto; dopo circa 30 minuti si incontra, facilmente individuabile dalla targa segnaletica, l'attacco del sentiero attrezzato "Augusto ed Elenita Leva" (ore 2,45 dalla partenza). Lasciata sulla nostra sinistra la via normale per la cima dello Jof di Montasio, imbocchiamo quindi sulla nostra desta il Sentiero Leva. Il sentiero è attrezzato su tutto il suo sviluppo (fatta eccezzione in alcuni punti dove obiettivamente non serve) ed il cavo di acciaio e tutte le attrezzature fino alla forca del Palone sono nuove. In risalita dalla forca del Palone verso la cima di Terrarossa sono in fase di sostituzione ma, anche quelle esistenti, sono in ottime condizioni. Il sentiero attrezzato inizia percorrendo una breve cengia che ci fa superare un costone roccioso e ci affacciamo sulla parete Medeon del Montasio. Si percorre una larga cengia che taglia in orizzontale la parete del Medeon per circa 150 metri e, dopo essere scesi alcuni metri, si prosegue su un'altra lunga cengia per superare la seconda metà della parete del Medon del Montasio. Superata una sporgenza rocciosa, il sentiero gira leggermente verso sinistra addentrandosi lungo le pareti in direzione della Forca del Palone. Sempre lungo cenge attrezzate, talvolta anche strette e che si affacciano su dirupi ma costantemente assicurate dal cavo, percorriamo il sentiero in leggera discesa, incontrando un tratto su un pendio erboso che superiamo senza problemi. Il cavo e i segnali ci accompagna verso uno sperone roccioso che superiamo risalendo alcune roccette ed una placca, per poi proseguire in leggera discesa lungo un altro verde pendio che giunge fino sopra la Forca del Palone. Da questo punto si scende alla Forca lungo un camino ed un colatoio, dove la presenza costante del cavo e l'aiuto di alcune staffe e fittoni ci aiutano nella discesa del punto più delicato del percorso. Si giunge così alla ventosissima Forca del Palone (m 2242 - ore 1,45 dall'attacco del Sentiero Leva, ore 4,30 dalla partenza), dove si incontra "Il Guardiano": una cusiosa formazione rocciosa erosa dal vento dalle sembianze di un viso che idealmente sembra guardi in direzione del Mosè sullo Jôf Fuart. Attraversata la Forca del Palone, si risale uno stretto canalino che su roccette friabili ci conduce fino ad una scaletta metallica che ci permette di superare un salto di roccia di alcuni metri (attenzione ai sassi mossi dall'alto). Superata la scaletta metallica, percorriamo una breve cengia su fondo molto friabile (attenzione a pagina 1 di 2 non muovere sassi su coloro che seguono), raggiungendo una insellatura ed un successivo verde pendio dove potremo togliere l'imbrago. Si prosegue per facile sentiero fino a raggiungere la facile mulattiera che dal Rifugio Di Brazzà sale alla Cima di Terrarossa; ci innestiamo quindi su questo sentiero e, girato a sinistra, si prosegue sulla mulattiera superando un tratto con alcune gallerie e resti di fortificazioni militari, e si arriva quindi in breve alla panoramica Cima di Terrarossa (m 2420 - ore 5,15 dalla partenza, ore 0,40 dalla Forca del Palone). Una doverosa sosta per rifocillarsi e riposare un po', ci consente di riempirci gli occhi del meraviglioso panorama sulle pareti dello Jôf Fuart, del Nabois, sulla Val Saisera e sulle vallate austriache, mentre dall'altro lato l'occhio si spinge al Canin, alla Val Raccolana, al Zabus, e via via sulle cime delle Alpi Carniche. Meraviglioso. Per la discesa seguiamo la mulattiera che abbiamo percorso nell'ultima parte della salita, superando dapprima sulla nostra destra il Sentiero Leva, e successivamente sulla nostra sinistra il Sentiero Ceria Merlone. L'interminabile discesa avviene superando una innumerevole serie di tornanti lungo il verde pendio meridionale del Montasio (più precisamente delle Cime Gambón), seguendo la comoda mulattiera sempre "abitata" da tantissimi Stambecchi, su questo versante soprattutto giovani. In un'ora e 40 minuti arriviamo al Rifugio, ed in poco meno di due ore dalla cima siamo nuovamente all'auto (dislivello totale m 1140, 8 ore complessive comprese tutte le soste). COMMENTI: il percorso è meraviglioso e panoramico, il sentiero è ottimamente attrezzato e non particolarmente difficile. Solamente la discesa alla Forca del Palone e la successiva risalita verso la Cima di Terrarossa, richiedono particolare attenzione per la presenza di un paio di passaggi un po' impegnativi. Itinerari in zona Dall'attacco per il Sentiero Leva, si può salire alla cima del Montasio per la via normale lungo la scala Pipan. All'innesto del Sentiero Leva sulla mulattiera che sale dagli altopiani del Montasio, alcuni metri più in basso c'è l'attacco del Sentiero Ceria-Merlone, lungo e meraviglioso itinerario che crea una naturale prosecuzione del Sentiero Leva collegando la cima del Montasio fino a collegarsi con il Sentiero Anita Goitan sullo Jof Fuart; successione di senteri, realizzabile in più giorni, che permette di dominare i due gruppi dello Jof di Montasio e dello Jof Fuart. Notizie Utili il Montasio Il Montasio è la cima più alta delle Giulie Occidentali, seconda solo al Triglav. A differenza di altre montagne, la sua conquista richiese lunghe ricerche, in una vera e propria gara fra italiani e austriaci, mobilitando le conoscenze e le capacità dei valligiani. Gli udinesi provarono tenacemente lungo il percorso dell'attuale via per il versante sud e la cresta est, ma rimasero bloccati da un intransitabile passaggio sulla cresta a poca distanza dalla cima. Fu invece il farmacista austriaco Hermann Findenegg a sorprendere tutti dalla parte opposta, lungo una bellissima via che oggi porta il suo nome, e che aggira la parete lungo un'alta cengia sospesa guadagnando poi l'aerea ma facile cresta sommitale con difficoltà di II grado. Pochi giorni dopo, i valligiani di Raccolana portarono sulla cima anche l'udinese Giovanni Hocke, che non trovando segni credette a lungo di essere il primo. Furono forse i valligiani a cancellare le tracce dell'Austriaco per intascare la "prima salita"? Non lo sapremo mai. certo è che già allora il montanaro aveva "scarpe grosse e cervello fino"... Più tardi, la Società alpina friulana si adoperò per agevolare il passaggio lungo la cresta est, la futura Normale. Da ogni lato il Montasio espone pareti rocciose: solenni e simmetriche sulla Nord, a lungo assediate dagli austriaci fino al successo di Kugy nel 1902; più dolce il versante sud, da cui partono le vie normali, sopra l'altopiano raggiungibile da Sella Nevea; imponente la sagoma che si ammira da ovest, dalla Val Dogna. La via di questo versante è lunga e impegnativa, perfetto emblema di quella "zona grigia" fra escursionismo e alpinismo. Le difficoltà non superano il III grado, ma quello che desta meraviglia è il suo sviluppo tortuoso.e solo apparentemente illogico, lungo il fianco montagnoso, alto quasi 2000 metri. Un po' l'essenza di un modo di andare in montagna che non amava le difficoltà fini a se slesse, che per la salita cercava - parole di Kugy - non la via più bella, o più audace, ma "la via giusta", quella che permetteva di cogliere il segreto di ogni cima. pagina 2 di 2