Dichiarazione del Presidente Giardini per un nuovo

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Dichiarazione del Presidente Giardini per un nuovo
Discorso del Presidente della Federazione Industriali Tessilivari e del Cappello,
Giorgio Giardini
PER UN NUOVO MADE IN ITALY – Symbola - MILANO 16 DICEMBRE
Mi congratulo per lo spessore dell’evento, sia per le riflessioni introduttive molto
esaustive, nelle domande e nelle possibili risposte, sia per la volontà positiva di
parlare di “Nuovo” made in Italy e a tal fine di aver incluso nel dibattito, con grande
sensibilità il Tessile e non la Moda.
Perché sulla creazione dei materiali, sul B2b tra operatori, che stanno a monte del
sistema dell’immaginario legato al design e alla moda si giuocano le sfide più
importanti e stimolanti e il bilancio può essere almeno parzialmente epurato da alcune
partite di valore aggiunto incalcolabili, quanto finanziariamente rilevanti, che i marci
dello stile ricevono dal consumatore mondiale.
Per Made in Italy noi pensiamo al concetto base: fatto in Italia.
Noi come Federazione abituati per tradizione alla chiarezza, abbiamo deciso di
difenderlo così per quello che è, a causa di una considerazione di politica industriale
specifica propria delle piccole e medie imprese a monte dei settori creativi a valle.
Quando in un Paese o in un’area evoluta sindacalmente e socialmente come l’Italia e
la UE, si vuole se si vuole garantire la ricerca della qualità, e non si intende di
innovazione tecnologica tout court, si parla del peso specifico del fatto, del prodotto in
Italia.
Si parla di innovazione e diversificazione del prodotto costante e del servizio perfetto al
cliente.
Siamo di fronte ad una sfida immane, che da soli possiamo compiere solo in un
ambiente industrialmente e competitivamente sano e disposto ad investire sulle
imprese spesso medio- piccole ma interessate ai materiali, alla specializzazione, con la
passione della produzione e non dell’immagine.
“Domenicando per ceramiche” così nel 1951 Giò Ponti il grande architetto incitava la
borghesia italiana a riscoprire le capacità artigianali della nostra produzione industriale.
E’ una sintesi bellissima della gioia del riposo tutta italiana, dell’uscita allegra sul nostro
bellissimo territorio e il richiamo ad un arte minore diventata industria. Edonismo e
industriosità del progettare italiano, caro o doverosamente caro alla borghesia uscita
dalla guerra, da creare o da educare.
E’ un richiamo estremamente importante anche per ora , proprio per questo momento
di riflessione.
Un’altra borghesia, altre culture del fare, del sapere e del saper essere: tutto più
virtuale, tutto più di massa e di moda, in una dialettica tra inclusione ed esclusione dei
consumatori che fa sorridere per l’ingenuità per il consumismo degli anni ’80.
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Scoprire, studiare, cercare, apprezzare la capacità del fare, del progettare, la necessità
del bello poco ma bello per l’esistenza e per la coscienza del poter operare essere
attivi fare e non raccontare.
Vorremmo o dovremmo staccare il prodotto dal mondo virtuale bidimensionale, dove si
stanno per aggirare milioni di persone non più tridimensionali, ma appiattiti su uno o più
schermi: Tv, PC, Blackbarry ecc.
Per anni noi italiani abbiamo comodamente potuto domenicare, con invidia di mezzo
mondo, muovendoci in ambiti territoriali ristretti brevi veloci per tutto e ogni cosa:
dall’arte alle piastrelle, dal tessile al mobile, dalla macchina al design,
dall’elettrodomestico alla meccatronica.
E tuttora se vado a Fermo per parlare con i miei associati del Cappello, trovo
l’entusiasmo del Presidente della Associazione Territoriale che è il secondo produttore
mondiale di meccatronica (Sigma) e siamo d’accordo su tutto.
Perché la Federazione Tessilivari è tutta dentro la storia della sapienza della
manifattura a monte dell’arredo e della moda.
Ed è pienamente convinta e impegnata su tre punti:
ƒ difendere la “logica” della proprie imprese, fiere e consorzi:
cioè specializzazione, innovazione di prodotto, rapidità di servizio, professionalità,
internazionalità
ƒ sostenere l’allungamento delle reti di relazione e di commercializzazione, per non
uscire dalle economie di prossimità per noi indispensabili, ma con l’obiettivo
primario anche se di lungo periodo di riuscire a portare se fosse possibile non solo
il compratore dentro il tessuto italiano, a toccare con mano non virtuale, la bellezza
materiale, ma anche il consumatore
ƒ per perpetuare la fabbrica del bello chiedendo servizio, rapidità per portarlo a tutti
In Italia e in Europa si sta deindustrializzando a ritmi vorticosi: 20% in meno nel Tessile
in 5 anni, dati CGIL- IRES.
Silenziosamente piccola impresa su piccola impresa si sparisce e non fa notizia, non ci
sono paracaduti finanziari, cig straordinarie come per i grandi gruppi.
Ci si scioglie, operaio per operaio: la costellazione infinita di chi sa fare il prodotto
fagocitata da chi sa fare finanza.
Fino a che stilisti e o designer si accorgono che stanno per mancare quei filati, quei
nastri, quelle stampe, quel tessuto che possono rendere unica la progettazione.
Non so se piccolo è bello ma finora sicuramente è vero che per la cultura d’impresa è
utile: è una gara tra tanti e diversi e liberi.
Per il tessile è vitale come l’ossigeno. Per la moda un movimento che crea …energia
positiva perché garantisce libertà …..e la regione di essere …………………
Ma tutto ha un senso nell’eguaglianza delle regole, nel rispetto dei diritti dei doveri,
dentro norme condivise , se no è la legge della giungla, ovunque ed è tutto inutile: non
si può credere in nessuna forma di diffusione di ricchezza nel futuro, né in Europa, né
negli usa,ne in Cina o in Pakistan o in Vietnam, la mancanza delle conquiste degli
ultimi 100 anni porta con velocità incredibile ad una pazzesca e incauta
sovrapproduzione .
Quindi, Nuovo made in Italy per i Tessilivari
*non è un diverso posizionamento dei marchi con la delocalizzazione
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*non è lo styled in Italy che razzisticamente pensa che la manifattura – fatto inferiorepossa essere fatta in un altrove a bassi costi- mentre il “cervello” giustamente definito
freddo è esclusiva potenzialità degli europei, italiani, francesi ecc.
Ormai viviamo immersi nello styled in Cina e non ce ne rendiamo conto. Pensiamo
troppo al lusso dei nostri ambienti di elite.
Nuovo Made in Italy è la crescita della manifattura del 1951, con modelli che sono
“altri”: oltre .
Ci vuole e la pretendiamo: la volontà di sostenere la diffusione capillare nella pmi
dell’ITC, di cercare di darle forme minime di intervento per l’innovazione di processo e
di prodotto proporzionate alla dimensione, ci vuole la lungimiranza di canali distributivi
coltivati nel retail e non nella grande distribuzione organizzata, piccolo deve incontrare
piccolo e crescere assieme, per la moda si è fatto nel passato poi le alleanze si sono
fatte strette in oligarchie : pochi marchi grandi majors americane, prodotto sempre più
scadente, meno fatica e più margini per pochi, condizioni di vita peggiorate per molti
nel vecchio e nel nuovo mondo.
il sostegno della ricerca…..al servizio logistica, elasticità e velocità.
Come Tessilivari prima di arrenderci, operiamo quotidianamente su piccoli progetti
industriali operativi, con la Regione, con il Governo, con l’Università, con l’editoria , con
le nostre Fiere, con i nostri consorzi: come una goccia d’acqua che consuma la pietra.
Aspettiamo e crediamo che il Paese possa svegliarsi un giorno come la Svezia e la
Cina con tanti ingegneri tessili che mettono le mani in mezzo all’olio delle macchine o
tanti accademici di Brera che costruiscono bellissimi mobili di stoffa e tanti stilisti che
sanno riconoscere un pizzo raschel da un macramè e pochi esperti di comunicazione
che non hanno mai passato del tempo in manifattura a guardare e toccare il prodotto.
Milano, 16 . 12. ‘06
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