3 - Sentirsi Amati - Essere amato, Scelto

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3 - Sentirsi Amati - Essere amato, Scelto
SENTIRSI AMATI, Henri. J.M. Nouwen. –
TERZA PARTE
Cap. I. Scelto.
Per diventare gli Amati, dobbiamo, prima di tutto, rivendicare di essere presi.
Inizialmente questo può sembrare molto strano, eppure, essere presi è essenziale per
divenire gli Amati. Come ho appena menzionato, possiamo desiderare di diventare gli
Amati solo quando sappiamo che siamo già gli Amati. Quindi, il primo passo nella vita
spirituale è ammettere con tutto il nostro essere che noi siamo già stati presi.
A questo punto, potrebbe essere d'aiuto, usare al posto di "prendere", che è un
termine un po' freddo e fragile, un termine più caldo e morbido con lo stesso significato:
il termine "scegliere". Come Figli di Dio noi siamo quelli scelti da Dio.
Spero che il termine "scelto" ti parli. Deve essere per te un termine con connotazioni
davvero speciali. Come ebreo, conosci le associazioni di idee, positive e negative,
legate a chi si considera parte del popolo scelto da Dio. Mi hai parlato spesso della ricca
ere dità della tua famiglia, della profonda fede dei tuoi nonni e delle tante tradizioni che
uniscono i tuoi genitori alla sacra storia del tuo popolo. Ma mi hai anche raccontato dei
crudeli pogrom nel "vecchio" continente e del lungo e doloroso viaggio che hanno
portato tua madre e tuo padre in America. Benché tu non abbia sofferto direttamente
della persecuzione, sei del tutto consapevole di quanto essa sia parte della tua storia e
quanto abbia terribilmente coinvolto la superficie della tua vita. Mi hai mostrato che
l'antisemitismo è sempre latente sotto una forma o un'altra, e i recenti eventi, sia in
Europa che negli Stati Uniti, confermano la tua convinzione che la "colpa degli ebrei"
non è qualcosa che appartiene solo al passato. Non sarei sorpreso se una parte di te
protestasse contro l'idea di essere "scelto". Ho sperimentato questo nella mia stessa
vita. Essendo un sacerdote, sono stato spesso trattato come una persona "speciale",
come una persona "messa a parte", come se scelto" significasse "diverso". Ho provato
spesso a mostrare o a dimostrare che ero "solo io" — un modo di spiegare le iniziali
"J.M." del mio nome" e che non avevo nessun desiderio di essere messo su un
piedistallo e trattato come una persona speciale. Sentivo, come naturalmente fai anche
tu, che quando sei trattato come uno che è stato scelto, ti esponi ad essere sia
perseguitato che ammirato.
Tuttavia, credo profondamente in questo: per vivere una vita spirituale dobbiamo
rivendicare per noi stessi che siamo "presi" o "scelti". Lascia che io tenti di approfondire
questo concetto. Quando so che sono scelto, so che sono stato visto come una persona
speciale. Qualcuno mi ha notato nella mia unicità e ha espresso il desiderio di
conoscermi, di avvicinarsi di più a me, di amarmi. Quando ti scrivo che, come Amati,
siamo coloro che sono scelti da Dio, intendo dire che siamo stati visti da Dio, da tutta
l'eternità, e che Egli ci ha visti come esseri unici, speciali, preziosi. È molto difficile
esprimere bene la profondità del significato che la parola "scelto" ha per me, ma spero
che sarai in grado di ascoltarmi dal tuo intimo. Da tutta l'eternità, prima ancora che tu
nascessi e diventassi parte della storia, tu esistevi nel cuore di Dio. Assai prima che i
tuoi genitori ti desiderassero e che i tuoi amici riconoscessero i tuoi doni, o i tuoi
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insegnanti, colleghi e datori di lavoro ti incoraggiassero, tu eri già "scelto". Gli occhi
dell'amore ti hanno visto come una realtà preziosa, di infinita bellezza e di eterno valore.
Quando l'amore sceglie, sceglie con una perfetta sensibilità per l'unica bellezza di colui
che è scelto e sceglie senza che nessun altro si senta escluso.
Tocchiamo qui un grande mistero spirituale: essere scelti non significa che gli altri
sono rifiutati. È molto difficile immaginare questo in un mondo competitivo come il
nostro. Tutti i miei ricordi di quando sono stato scelto sono legati ai ricordi di altri che
non lo sono stati. Quando non fui scelto per una squadra di calcio, quando non fui
scelto per essere il capo di una pattuglia di Boy Scout, o quando fui scelto per essere il
"senior" del mio corso di studi teologici, o per essere onorato con un premio speciale, ci
sono sempre state lacrime accanto ai sorrisi e sorrisi accanto alle lacrime. La
competizione e il confronto erano sempre presenti. Quanto spesso ho sentito il bisogno
di sentirmi dire: «Il fatto che non sei stato scelto non significa che non sei adatto, ma
solo che qualcuno è un pochino meglio». Ma anche queste parole raramente mi
consolavano, perché la sensazione del rifiuto era sempre presente. Quando ero scelto e
selezionato come il migliore, ero sempre conscio di quanto disappunto avessero gli altri
per non essere al mio posto. Allora sentivo il bisogno di sentirmi dire: «Il fatto che tu sia
stato scelto non significa che gli altri non siano adatti, ma solo che tu sei un pochino
meglio». Però queste parole non mi erano di molto aiuto, perché non ero capace di
rendere gli altri felici quanto lo ero io. In questo mondo, essere scelto significa
semplicemente essere messo a parte, a differenza di altri. Tu sai che in una società
estremamente competitiva, quelli scelti" sono guardati con particolare attenzione.
Riviste intere sono dedicate agli "eroi" dello sport, del cinema, della musica, del teatro e
delle altre attività dove si eccelle. Essi sono "quelli scelti", e i loro fans, siano essi lettori,
ascoltatori, spettatori; cercano di trarre qualche piacere compensativo nel conoscerli o
nell'avvicinarli.
Essere scelti come gli Amati di Dio è qualcosa di radicalmente diverso. Invece di
escludere gli altri, li include. Invece di rifiutare gli altri, come meno validi, li accetta nella
loro individuale unicità. Non è una scelta competitiva, ma compassionevole. Le nostre
menti hanno grande difficoltà ad afferrare una tale realtà. Forse le nostre menti non la
capiranno mai. Forse solo i nostri cuori possono riuscirvi. Ogni volta che sentiamo
parlare di "persone scelte", "talenti scelti" o "amici scelti", quasi automaticamente
cominciamo a pensare a delle élites e ci è difficile non provare sentimenti di gelosia,
rabbia o risentimento. Non è raro che la percezione che gli altri sono scelti porti
all'aggressione, alla violenza e alla guerra.
Ma ti supplico, non cedere la parola "scelto" al mondo. Osa sostenerla come se
fosse tua, anche se è continuamente incompresa. Devi persistere nella verità che sei
"quello scelto". Questa verità è la base fondamentale su cui puoi costruire una vita
come Amato. Quando perdi contatto con il tuo "essere scelto", ti esponi alla tentazione
di rifiutare te stesso, e questa tentazione mina la possibilità di ogni crescita come
Amato.
Guardandomi dentro e intorno, sono sommerso da voci oscure che mi dicono: «Tu
non sei niente di speciale, sei appena una persona tra milioni di persone; la tua vita è
solo una bocca in più da nutrire, i tuoi bisogni sono solo un problema in più da
risolvere». Queste voci sono sempre più potenti, specialmente in una epoca
caratterizzata da così tante relazioni interrotte. Molti bambini non si sentono accettati in
questo mondo. Sotto i loro sorrisi nervosi, spesso c'è la domanda: «Sono veramente
desiderato?» Alcuni ragazzi si sentono anche dire dalle proprie madri: «Sei arrivato
inatteso, ma una volta scoperto che ero incinta ho deciso di averti comunque. Tu eri una
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sorta di incidente». Parole o atteggiamenti come questi, non fanno sentire una persona
come ((scelta". Il nostro mondo è pieno di gente che si domanda se non sarebbe stato
meglio se non fosse mai nata. Quando non ci sentiamo amati da chi ci ha dato la vita,
spesso soffriamo, per l'intero corso della nostra esistenza, di un certo grado di
frustrazione, che può facilmente portare alla depressione, alla disperazione e anche al
suicidio.
In mezzo a questa realtà estremamente dolorosa, dobbiamo avere il coraggio di
rivendicare la verità che siamo quelli scelti da Dio, anche quando il nostro mondo non ci
sceglie. Finché permettiamo ai nostri genitori, fratelli, insegnanti, amici e innamorati di
decidere se siamo scelti o no, ci troviamo irretiti nelle maglie di un mondo soffocante,
che ci accetta o ci rifiuta secondo i suoi calcoli di utilità e di controllo. Spesso questa
nostra rivendicazione è un compito arduo, un lavoro che dura tutta la vita, poiché il
mondo persiste nei suoi sforzi per spingerci nell'oscurità del dubbio, della disistima, del
rifiuto di noi stessi e della depressione. Questo accade perché come persone insicure,
pavide, autolesioniste, possiamo più facilmente essere usati e manipolati dai poteri che
ci circondano. La grande battaglia spirituale inizia — e non finisce mai — con il
rivendicare il nostro "essere scelti". Prima ancora che qualsiasi essere umano ci
vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio. Prima ancora che qualcuno ci
sentisse piangere o ridere, siamo stati ascoltati dal nostro Dio che è tutto orecchie per
noi. Prima ancora che qualcuno in questo mondo ci parlasse, la voce dell'amore eterno
già ci parlava. La nostra preziosità, unicità e individualità non ci sono state date da
coloro che incontriamo nell'arco del tempo — della nostra breve esistenza cronologica
— ma da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un amore che esiste da tutta
l'eternità e che durerà per tutta l'eternità.
Come possiamo prendere contatto con la realtà del nostro "essere scelti", quando
siamo circondati dal rifiuto? Ho appena detto che questo implica una vera lotta
spirituale. C'è qualche norma di comportamento in questa lotta? Vorrei tentare di
precisare.
In primo luogo, devi continuare a smascherare il mondo e vederlo com'è: una realtà
che manipola, che opprime, affamata di potere e alla fine distruttiva. Il mondo ti dice
molte bugie su quello che sei, e tu devi semplicemente essere abbastanza realistico da
ricordarlo a te stesso. Ogni volta che ti senti urtato, offeso o rifiutato, devi osare dirti
questo: «Questi sentimenti, per quanto forti siano, non mi dicono la verità su me stesso.
La verità, anche se non posso afferrarla bene adesso, è che io sono il figlio scelto di
Dio, prezioso agli occhi di Dio, chiamato Amato da tutta l'eternità e tenuto al sicuro in un
infinito abbraccio».
Secondariamente, devi continuare a cercare persone e luoghi dove la tua verità è
detta, e dove ti si ricorda la tua più profonda identità, cioè l'essere scelto. Sì, devi
preoccuparti di scegliere coscientemente il nostro "essere scelti" e non permettere che
le nostre emozioni, sentimenti o passioni ci spingano a rifiutare noi stessi. Le
sinagoghe, le chiese, le molte comunità di fede, i diversi gruppi di sostegno che ci
aiutano a dedicarci agli altri, la famiglia, gli amici, gli insegnanti, gli studenti: ognuna di
queste realtà può diventare un richiamo alla nostra verità. Il limitato, a volte incerto,
amore di coloro con i quali condividiamo la nostra umanità, può spesso indicarci la
verità di ciò che siamo: esseri preziosi agli occhi di Dio. Questa verità non è
semplicemente una verità interiore che emerge dal nostro intimo. Ma è anche la verità
che ci è stata rivelata da Colui che ci ha scelto. Questo è il motivo per cui dobbiamo
continuare ad ascoltare i molti uomini e donne che nella storia, attraverso le loro vite e
le loro parole, ci riportano a questa verità.
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In terzo luogo, devi celebrare il tuo "essere scelto" costantemente. Questo significa
dire "grazie" a Dio per avere scelto te, e dire "grazie" a tutti coloro che ti ricordano che
sei scelto. La gratitudine è il modo più fecondo per approfondire la tua consapevolezza
che non sei un "incidente", ma una scelta divina. È importante rendersi conto di quanto
spesso abbiamo avuto delle possibilità di essere grati e non le abbiamo usate. Quando
qualcuno è gentile con noi, quando una situazione si mette bene, quando un problema
è risolto, quando un rapporto è ristabilito, quando una ferita è guarita, ci sono ragioni
molto concrete per rendere grazie: sii grato con le parole, con i fiori, con una lettera, una
cartolina, con una telefonata o con un semplice gesto d'affetto. Nondimeno proprio la
stessa situazione può offrirci l'occasione per essere critici, scettici, anche cinici, perché
quando qualcuno è gentile con noi, possiamo interrogarci sui suoi motivi; quando una
situazione si mette bene, poteva sempre andare ancora meglio; quando un problema è
risolto spesso altri emergono al suo posto; quando un rapporto è ristabilito, rimane
sempre la domanda: «per quanto tempo?»; anche quando una ferita è guarita, può
esserci ancora qualche dolore. Dove esiste motivo di gratitudine, si può anche trovare
motivo di amarezza. È qui che noi siamo confrontati con la libertà di decisione.
Possiamo decidere di essere grati o amari. Possiamo decidere di riconoscere il nostro
essere scelti", oppure possiamo decidere di concentrarci sul lato oscuro. Se persistiamo
nel guardare il lato oscuro, alla fine finiremo nell'oscurità. Ogni giorno vedo succedere
questo nella nostra comunità. Coloro che vi appartengono, uomini e donne con infermità
mentali, hanno molte ragioni per essere amari. Molti di loro sperimentano una profonda
solitudine, il rifiuto da parte di certi membri della propria famiglia o di taluni amici,
l'inappagato desiderio di avere un compagno nella vita, e la continua frustrazione di
avere sempre bisogno di assistenza. Eppure, per lo più, essi scelgono di non restare
nell'amarezza, ma di essere grati per i tanti piccoli doni che ricevono nelle loro vite —
un invito a pranzo, qualche giorno di evasione o il festeggiamento del compleanno e,
soprattutto, la loro vita giornaliera nella comunità insieme a persone che offrono loro
amicizia e sostegno. Essi scelgono la gratitudine al posto dell'amarezza e diventano
una fonte di speranza e ispirazione per tutti i loro assistenti che, sebbene non siano
malati mentali, devono fare la stessa scelta. Se continuiamo a pretendere la luce,
diventeremo gradualmente sempre più radiosi. Quello che tanto mi affascina è che ogni
volta che decidiamo di essere grati, sarà più facile vedere nuove cose per esserlo
ancora. La gratitudine genera gratitudine, proprio come l'amore genera amore.
Spero che queste tre norme per entrare in sintonia con il tuo "essere scelto"
possano aiutarti nella vita di tutti i giorni. Per me, esse costituiscono le discipline
spirituali per la mia vita di persona scelta. Non è facile praticarle, specialmente durante i
momenti di crisi. Prima di conoscerle, mi ritrovavo a lagnarmi, a rimuginare su qualche
rifiuto e tramare il modo di prendermi la rivincita, ma da quando mi tengo strette al cuore
queste discipline, mi sento capace di andare oltre le mie ombre, verso la luce della mia
verità.
Prima di concludere questi pensieri sull’"essere scelto", voglio inculcarti l'importanza
di questa verità per le nostre relazioni con gli altri. Quando noi esigiamo e pretendiamo
di continuo la verità dell'essere scelti, scopriamo presto dentro di noi un profondo
desiderio di rivelare agli altri il loro "essere scelti". Invece di far sentire che siamo
migliori, più preziosi o più apprezzati degli altri, la coscienza di essere scelti apre i nostri
occhi alla realtà che anche gli altri sono scelti. Questa è la grande gioia dell'essere
scelti: la scoperta che anche gli altri sono stati scelti. Nella casa di Dio ci sono molte
mansioni. C'è un posto per tutti — un posto unico, speciale. Una volta che crediamo
profondamente di essere preziosi agli occhi di Dio, diventiamo capaci di riconoscere la
preziosità degli altri e il loro posto unico nel cuore di Dio. Questo mi fa pensare a Helen,
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una delle handicappate della nostra comunità. Quando venne a Daybreak, qualche
anno fa, mi sentii piuttosto distante da lei e anche un po' intimorito. Lei viveva in un
piccolo mondo tutto suo, emetteva solo dei suoni inarticolati e non riusciva a stabilire
alcun contatto personale.Ma appena la conoscemmo meglio e avemmo fiducia che
anche lei aveva un dono unico da offrire, uscì gradualmente dal suo isolamento,
cominciò a sorriderci e a diventare una grande sorgente di gioia per l'intera comunità.
Capisco adesso che dovevo essere in contatto con la mia bontà per scoprire la
bontà unica di Helen. Per tutto il tempo che i miei dubbi personali e le mie paure mi
hanno guidato, non potevo creare lo spazio nel quale Helen potesse rivelarmi la sua
bellezza. Ma solo dopo aver rivendicato di essere scelto, potevo stare con Helen come
con una persona che aveva molto, veramente molto da offrirmi. È impossibile
competere per l'amore di Dio. L'amore di Dio è un amore che include tutti — ognuno
nella sua unicità. Soltanto quando abbiamo rivendicato il nostro posto nell'amore di Dio,
possiamo sperimentare questo abbraccio totale, questo amore che non fa confronti, e
sentirci al sicuro, non solo con Dio, ma anche con tutti i nostri fratelli e sorelle.
Tu ed io sappiamo come tutto questo rispecchia fedelmente la nostra vita. Noi
siamo amici da molti anni. All'inizio, tra noi, c'erano dei confronti, qualche gelosia, e
della competizione. Ma invecchiando e diventando più sicuri nella nostra unicità, se non
tutta, la maggior parte di questa rivalità è svanita, e siamo diventati più capaci di
affermare e far emergere ciascuno i doni dell'altro. Mi sento bene con te perché so che
tu stai bene con me per ciò che sono e non solo per ciò che posso fare per te. Tu ti
senti bene quando vengo a farti visita perché sai che ammiro la tua gentilezza, la tua
bontà e i tuoi molti doni — non perché mi sono utili, ma semplicemente perché vengono
da te. La profonda amicizia fa emergere il nostro "essere scelti" reciproco e la mutua
affermazione di essere preziosi agli occhi di Dio. La mia e la tua vita hanno, ognuna a
modo proprio, le stesse caratteristiche. Nessuno ha vissuto la tua vita o la mia vita
prima, e nessuno le vivrà mai dopo. Le nostre vite sono tasselli unici nel mosaico
dell'esistenza — sono senza prezzo e insostituibili.
Essere coloro che sono scelti è la base per essere gli Amati. Rivendicare questa
verità è una lotta che dura tutta la vita, ma è anche una gioia che dura tutta la vita. Più
pienamente la rivendichiamo e più facilmente scopriremo un altro aspetto dell'essere
Amati: il nostro "essere benedetti". Ora, lascia che ti parli di questo.
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