Il commercio della produzione ceramica italiana tra la fine del
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Il commercio della produzione ceramica italiana tra la fine del
CERÂMICA E COMÉRCIO / POTTERY AND COMMERCE POSTER Raffaella Carta LA CERAMICA ITALIANA COME INDICATORE DEL COMMERCIO TRA IL MEDITERRANEO OCCIDENTALE E L’ATLANTICO TRA LA FINE DEL MEDIOEVO E L’ETÀ MODERNA Durante gli anni di passaggio tra il Medioevo e l’Età Moderna, periodo foriero di grandi cambiamenti politici e socio-economici, le correnti di traffico internazionale tendono a spostarsi sempre di più verso occidente, nell’Atlantico e oltre alla Scoperta di Nuovi Mondi. I protagonisti, insieme ad altre “nazioni” mercantili, di questo nuovo fermento furono i commercianti e uomini d’affari genovesi che tra i primi cominciarono a frequentare i mercati occidentali, mediterranei e atlantici. Essi, insieme ai fiorentini, furono, senza dubbio, i principali artefici della diffusione dei manufatti ceramici di produzione italiana basso-medievali e postmedievali. Tali prodotti seguivano le stesse rotte delle altre mercanzie vendute nelle maggiori piazze atlantiche fino ai mercati delle Fiandre, confermando una continuità dei commerci in quest’area anche in Epoca Moderna. Il loro rinvenimento permette di individuare i differenti scali delle rotte internazionali, che dal Mediterraneo Occidentale si dirigevano all’Atlantico, già conosciute, in parte, dai dati d’archivio. Lo studio di questi reperti, rinvenuti in alcuni dei più importanti insediamenti portoghesi ed inglesi, confrontati con quelli apparsi in Andalusia, fornisce, inoltre, delle informazioni fondamentali per la ricostruzione di un quadro culturale, sociale, economico e politico del periodo in cui sono stati prodotti. Si rivelano, insomma, un indicatore socio-económico, che produce conoscenza per se stessi e veicoli di informazioni multiple e significative con pari dignità rispetto ai documenti scritti.