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Timeoutintensiva N° 6 Giugno 2008
This Mortal Coil
"Filigree & Shadow" 4AD 1986
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Nella prima metà degli anni 80 fa il suo ingresso nel campo musicale una nuova etichetta, la
4AD, il cui vate e fondatore, Ivo Watts-Russel propugna uno stile dal taglio particolare e
promuove gruppi caratterizzati da suoni in contro tendenza, arpeggi vocali, atmosfere
dilatate, musica pesante, come l'oceano di Tarkowski in "Solaris", che riusciva ad evocare
attimi a volte infiniti di gioia/meditazione/dolce melanconia; e, come una onda lunga, di un
mare apparentemente calmo in superficie, che alla fine esplode sui frangi flutti, innalzandosi
in milioni di spruzzi che si frammentano e rimangono sospesi nell'aria; sospesi e cristallizzati
lì per un tempo indefinibile e che poi, spinti dal vento, si lasciano cadere sulla tua pelle calda
come infinitesime punture di spillo che non provocano alcun dolore, anzi...
Cocteau Twins, Dead Can Dance, Dif Juz, Wolfgang Press, Red House Painter, e tanti altri
concorrono alla formazione di questa corrente. This Mortal Coil sono fondamentalmente
l'espressione cumulativa di queste diverse esperienze. Infatti sono un progetto che riunisce
artisti di vari gruppi sotto un solo nome, dove, ognuno con il proprio apporto, contribuisce
alla nascita di stimolanti soluzioni musicali.
Filigree & Shadow rappresenta il secondo episodio di questa saga, preceduta nell'84 da "It'll
end in tears" che conteneva la bellissima cover di "Song to the sirene" di Tim Buckley, e
conclusasi con "Blood" del 1991; le canzoni sono molto spesso covers che creano un ponte
tra passato e presente, splendide "Holocaust" e "Kangaroo" di Alex Chilton nel primo album.
Mentre in "Filigree & Shadow" non saprei cosa menzionare e cosa tralasciare. Bellissima
l'interpretazione di "the Jeweler" brano dei Pearl Before Swine dove Dominic Appleton,
leader dei Breathless, pur rispettando il pezzo di Tom Rapp, riesce a rivestirlo di una nuova
identità traendo fuori da esso nuove indimenticabili armonie. Oppure l'interpretazione di
Alison Limerich in "My Father" e Louise & Deidre Rukowsky in "Want to live" e Rich che
reinterpreta "I must Have been blind".
Le melodie cantate si alternano con brani strumentali che fanno da contrappunto a confine
fra un pezzo e l'altro. Splendido il mixaggio ove la linea di confine viene a volte annullata
creando ulteriore equilibrio nell'armonia globale dell'album.
Qualche tempo dopo Ivo Watts-Russell prova a ripetere l'esperienza centrando nuovamente
l'obiettivo. Infatti nel 1998 produce l'album degli Hope Blister (Smile's Ok) idealmente
connesso al progetto iniziale ove spiccano la splendida cover dei Cranes "Beautiful
Unknown", "Let the Happiness" di David Sylvian e "Spider and I" di Brian Eno. Se vi piace la
musica godetevi questa esperienza unica trovando i quattro album citati. Non ve ne
pentirete.
Ugo Sottile
Approfondimenti:
Il gruppo This Mortal Coil prende il nome da un passo dell'Amleto dove il vocabolo "coil" è
utilizzato con il significato di "disturbo, fastidio".
"What dreams may come, when we have shuffled off this mortal coil, must give us pause."
Amleto, Atto III, Scena 1, linea 67
Diverse canzoni dell'album It'll End in Tears sono cantate da Elizabeth Fraser del gruppo
scozzese dei Cocteau Twins, come la famosissima Song To The Siren (famosa per la sua
apparizione in pellicole come Strade perdute di David Lynch e come accompagnamento della
pubblicità del profumo Noa di Cacharel).
Discografia
It'll End in Tears (1984)
Filigree & Shadow (1986)
Blood (1991)
1983-1991 (1993)
...smile's OK realizzato come band The Hope Blister (1998)
Collegamenti esterni
Pagina ufficiale dell'etichetta 4AD (http://www.4ad.com/thismortalcoil/)
Sito dedicato al gruppo (http://www.open.hr/~dalbor/tmc/)
Questa non è pubblicità commerciale, ma una segnalazione ai nostri lettori nel rispetto del
progetto editoriale Timeoutintensiva (N° 6 Giugno 2008)