La filiera della nautica FINALE

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La filiera della nautica FINALE
La Filiera della nautica
Il ciclo di vita della produzione e gestione di un’imbarcazione da diporto dà impulso ad un
sistema di relazioni anche di carattere intersettoriale con imprese di settori che non sono
tradizionalmente considerate nell’ambito del comparto della nautica da diporto.
Lo
stesso
prodotto
“natante
da
diporto”
è
un
prodotto
complesso
derivante
“dall’assemblaggio” di molti prodotti e servizi. In aggiunta, la gamma delle produzioni da
diporto1 è in continua evoluzione vuoi per l’innovazione delle tecnologie dei materiali e dei
processi produttivi, vuoi per l’allargamento delle fasce di utenza determinata da riduzioni di
prezzi, facilità di utilizzazione e strategie di marketing (vedi in particolare il sempre più
diffuso fenomeno del chartering). Al contempo si è evoluto anche il modello di
comportamento del diportista che si ferma più al porto ma va oltre i suoi confini
interagendo e dunque usufruendo di molti servizi del territorio circostante.
Circa la descrizione della filiera della nautica da diporto, l’UCINA (Unione Nazionale
Cantieri e Industrie nautiche ed affini) ogni anno elabora un rapporto nazionale - “La
nautica in cifre” – che descrive gli andamenti del settore della nautica (non solo da
diporto) , ed usa una suddivisone in tre principali comparti di cui si compone il settore:
1. Comparto dei cantieri di produzione, riparazione e riconversione.
2. Comparto delle imprese che producono gli accessori e servizi.
3. Comparto delle imprese che producono, riparano e vendono motori marini.
Accanto ai tre comparti della diportistica troviamo poi altri terzisti e produttori che non
hanno la nautica da diporto come core business ed un indotto notevole, ma difficilmente
quantificabile.
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Riguardo alle tipologie di prodotto, tradizionalmente si distinguono i cantieri produttori di barche da diporto (a motore o a vela): a) che
misurano meno di 24 metri, b) che misurano più di 24 metri cioè megayacht, c) cantieri che producono natanti che misurano meno di 10
metri, d) telati o gommoni.
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Nessun cantiere, grande o piccolo che sia, produce tutta la barca in proprio: tutti i cantieri
assemblano sullo scafo (prodotto anche esso molto spesso all’esterno del cantiere da
terzisti specializzati) parti diverse costruite fuori del cantiere ed usano servizi esterni.
Vi sono molte rappresentazioni della filiera della Nautica da diporto che può essere
descritta come nel seguente grafico:
Filiera della Nautica da diporto
•
•
•
Progettazione:
Studi tecnici di
progettazione
Studi di architettura
Progettisti di stampi in
vetroresina
Arredatori
•
•
•
•
•
Impiantistica:
Impianti elettrici
Impianti idraulici
Impianti termo-idraulici
Impianti di climatizzazione
Impianti per piscine
Acquisizione commessa:
Broker
Fiere
Eventi internazionali di incontro tra
imprese
Cantieri:
Lavorazione e trattamento
dell’acciaio
Lavorazione e trattamento della
vetroresina
Lavorazione e trattamento legno
Costruzione stampi in
vetroresina
•
•
•
•
Motori e sistemi di propulsione:
Produttori, distributori e installatori
di motori marini
• Produttori, distributori, installatori
di sistemi di propulsione
meccanica
• Produttori, distributori ed
installatori di vele, alberi ed
attrezzature
•
Arredamenti primari e
complementi d’arredo:
Mobilieri
Produttori, distributori,
installatori di complementi
di arredo
Produttori, distributori,
installatori di
apparati/apparecchi
elettronici
Produttori, distributori,
installatori di serramenti
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Servizi della nautica
Manutenzione
imbarcazioni:
• Cantieri
• Imprese
artigiane
Servizi di rimessaggio:
• Aziende di
manutenzione
degli interni
• Aziende per
erogazione
servizi di
Certificazioni e patenti:
• Agenzie
marittime
• Agenzie
nautiche
• Scuole
nautiche
Trasporti:
Aziende per i
trasporti
eccezionali e la
manutenzione a
terra di
imbarcazioni
Turismo nautico:
Aziende di
noleggio e
locazione di
imbarcazioni
(charter)
•
La ricomposizione della filiera assume una maggiore importanza proprio nei settori, quale
quello della nautica che si caratterizza per la presenza di una gamma eterogenea di
operatori e spesso di un’organizzazione aziendale “aperta” dove è diffuso l’outsorcing di
molte delle attività e la presenza di aziende fornitrici spesso non tradizionalmente (e non
direttamente secondo le classificazioni statistiche) riconducibili al settore della nautica
(vedi imprese del mobile che offrono il servizo “su misura”, alcune imprese di tappezzeria
specializzate in prodotti per la nautica, quali tende e tendalini, imbottititi, ecc.). Tutto
questo deve essere tenuto in particolare considerazione soprattutto in Toscana, dove le
relazioni tra imprese committenti e fornitrici sono molto complesse e articolate e che
rappresentano uno dei punti di forza che ha portato alla leadership e alle ottime
performance del sistema toscano della nautica da diporto.
Per ottimizzare costi e tempi le imprese tendono ad allungare la catena di subappalto; il
rovescio della medaglia è però una riduzione –nella maggioranza dei casi – del livello
qualitativo del prodotto finito. Tale situazione viene superata laddove vi è una
“fidelizzazione” dei subfornitori, quest’ultimi infatti pur rimanendo esterni all’impresa
appaltatrice, nel tempo ne acquisiscono il modus operandi. Ciò talvolta viene raggiunto
anche attraverso un’attività di formazione che l’impresa appaltatrice eroga alle imprese
appaltanti con le quale ha rapporti non episodici.
Negli ultimi tempi, però questa situazione è diventata sempre più rara, in quanto la
competizione è stata fatta sul prezzo e pertanto i cantieri hanno utilizzato il criterio del
minor costo nella scelta del fornitore.
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La filera produttiva può essere sinteticamente descritta nei seguenti passaggi:
•
lo scafo che viene fatto da ditte specializzate (o in vetroresina, o in legno o in
ferro). Nel polo versiliese sono poche le imprese che producono gli scafi (FIPA e
Baldini presso lo stabilimento di Massarosa tra i più importanti).
•
la parte strutturale viene fatta in parte con operai propri e in parte da aziende
esterne
•
l’impiantistica di ogni tipo viene fatta da aziende appaltatrici
•
lo stesso vale per la verniciatura
•
anche per l’arredamento si ricorre agli appalti e ai subappalti (si arriva fino a 4
livello di subappalto per lo stesso lavoro)
All’interno dell’impresa cantiere navale vengono normalmente eseguite le seguenti attività:
•
la progettazione
•
la gestione marketing e commerciale
•
la gestione e la finanza
•
in alcuni casi il controllo, attraverso il capobarca che controlla gli appalti più
grossi
•
officina
Chi punta sulla qualità (PN, Benetti, Codecasa e altri) ha un maggior numero di operai
interni, sia per le produzioni particolari che per il controllo. Queste aziende hanno una
filiera produttiva più corta (meno subappalti) e un maggior controllo di qualità.
La filiera allungata del subappalto incide molto sul livello qualitativo della produzione,
tuttavia offre flessibilità e un maggiore livello di specializzazione.
Come sempre, si tratta di trovare un equilibrio ottimale tra i due modelli (make vs. buy).
Certamente, un aspetto critico è rappresentato da quelle situazioni nelle quali vi è un
elevato turn-over di subfornitori, in quanto non si godono dei vantaggi delle economie
dell’apprendimento e spesso non si arriva ad una integrazione di tipi qualitativo e tra gli
altri subfornitori che realizzano altre parti del natante conseguendo diseconomie che a
lungo andare possono comportare conseguenze pesanti in termini di qualità ed
economicità (vertenze di contestazione da parte dei clienti).
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Un aspetto che molti esperti di settore indicano come strategico per ritornare ad essere
competitivi e/o mantenere la competitività del distretto viareggino in relazione alle nuove
dinamiche che regolano il mercato è la reinternalizzazione di alcune funzioni anche
attraverso il recupero delle professionalità chiave.
Questo processo passa anche attraverso un più forte coinvolgimento nella gestione della
commessa degli appaltatori.
Uno strumento per la ricomposizione della filiera è quello del Patto formativo che sulla
base di una strategia di sviluppo concertata con tutti gli operatori del comparto coinvolga
anche le imprese che si occupano delle lavorazioni della filiera attorno ad un progetto ed
un programma condiviso finalizzato alla qualificazione del personale in relazione al
cambiamento conseguente all’attuale periodo di trasformazione del mercato.
Per individuare gli elementi della strategia di questo patto formativo è stata effettuata una
analisi dello stato dell’arte delle ricerche sul settore (rapporti di analisi, articoli di riviste
specializzate sia cartacee che elettroniche, progetti di sviluppo) ed interviste con alcuni
testimoni privilegiati.
Il settore sta attraversando, come è noto, una fase di crisi la cui portata finale e
complessiva è difficile da prevedere in quanto la trasformazione è tuttora in atto. Appare
però evidente che la situazione attuale del settore della nautica è in gran parte
determinata dalla crisi del sistema finanziario, che alimentava la domanda internazionale
del settore ed
in particolare quella dei megayacht (specializzazione del cluster
viareggino). Le riforme varate dai governi nazionali e dalle organizzazioni sovranazionali
stanno riscrivendo le regole della governance del sistema finanziario globale e fanno
prevedere che vi saranno riflessi rilevanti e strutturali sulla domanda del settore e
conseguentemente sul sistema di offerta dei prodotti e dei servizi. E’ opinione di molti
osservatori e testimoni privilegiati che per mantenere la sua posizione di eccellenza e di
competitività internazionale nel medio e lungo periodo il distretto lucchese deve ripensare
sia il sistema della produzione che quello dei servizi anticipando o quantomeno gestendo il
cambiamento in atto.
In un’ottica di breve periodo la situazione appare poi piuttosto pesante. Molti cantieri
stanno ultimando le commesse acquisite negli anni passati, ma il flusso degli ordini
sembra essersi interrotto o comunque drasticamente rallentato. Chi in particolare subisce
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gli effetti negativi di questa situazione sono le imprese del comparto della subfornitura, che
talvolta vedono “crollare” il mercato da un giorno all’altro (si sono già verificati alcuni casi
di cancellazione di ordini e contratti, con evidenti perdite a cascata su tutta la filiera).
Tra i comparti economici che compongono il sistema economico della Provincia di Lucca,
quello della nautica è stato forse quello più colpito da un punto di vista occupazionale: le
uscite dal mercato del lavoro in questo settore superano già le mille unità.
Un altro elemento messo in evidenza dalle indagini e dai testimoni privilegiati è la caduta,
purtroppo generalizzata, del livello qualitativo dei prodotti del cluster viareggino. Le cause
sono da individuare nel già evidenziato sistema di organizzazione del lavoro adottato negli
ultimi anni dai cantieri navali per far fronte alla crescente domanda e per ridurre i costi dei
prodotti, basato sul decentramento all’esterno di molte fasi della lavorazione. Al di là dei
giudizi di merito, il risultato da tenere conto in un’ottica strategica è che questo fatto se
dovesse perdurare nella situazione congiunturale odierna e soprattutto in funzione delle
modifiche strutturali del mercato, porterebbe effetti rilevanti in ordine alla competitività dei
non price factor delle imprese del nostro distretto, vero punto di forza del sistema e prima
barriera contro la concorrenza dei competitors vecchi e nuovi.
Un altro aspetto che attualmente caratterizza il mercato della nautica e conseguentemente
anche le imprese del distretto versiliese, è il parco dei natanti usati che è in gran parte
invenduto. Negli anni passati, molti cantieri, per favorire l’acquisto di nuovi modelli, hanno
ritirato i natanti posseduti dai nuovi acquirenti. Gran parte di questi scafi sono rimasti
invenduti e costituiscono una immobilizzazione finanziaria significativa per i cantieri navali.
In aggiunta, in considerazione della situazione attuale di incertezza economica e
finanziaria molti armatori rimandano il periodo di ricambio del proprio natante.
Questi due fenomeni determinano un’opportunità di mercato per quelle imprese che
possono intervenire nel cosiddetto refit (o rewamping) dei natanti.
Attualmente sono poche le imprese nel distretto che sono in grado di offrire questi servizi,
secondo i dati della banca dati sulla filiera della nautica della Toscana coordinata dal
servizio Sviluppo economico dell’Amministrazione provinciale di Lucca, il distretto
viareggino è quello dove si registra il minor peso - sia a livello percentuale che in termini
assoluti - delle imprese che operano in questo comparto sul complesso dei cantieri. La
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ragione è evidente, essendo il cluster di Viareggio prevalentemente orientato alla
produzione di natanti nuovi.
Occorre rilevare come, le imprese hanno già individuato queste opportunità, creando due
consorzi (uno promosso da CNA e l’altro dalla Confartigianato) di imprese che uniranno le
loro risorse per operare nel mercato del Refit.
Un altro fenomeno rilevante nel settore della nautica che sta assumendo sempre maggiore
importanza, tanto più in questi periodi di riduzione della produzione e dell’acquisto di
barche nuove, è quello dei servizi per la portualità, ovvero tutte quelle attività connesse
con l’uso dell’imbarcazione. Il sistema della nautica francese è da tempo orientato verso
questa direzione strategica di offrire servizi più che di produrre imbarcazioni.
Nel distretto viareggino operano alcune imprese che offrono servizi per la portualità: dalle
Agenzie marittime a nuove imprese di servizi e senza dubbio vi è un’offerta di servizi
capace di soddisfare tutte le esigenze di armatori ed equipaggi sia nell’ambito delle attività
di navigazione che di stazionamento. Quello che manca è un approccio di sistema che
consenta di integrare i vari servizi offerti dai vari operatori spesso frammentati, in un’unica
offerta (anche utilizzando le nuove tecnologie informatiche e telematiche.
Inoltre, per le specificità che caratterizzano il porto di Viareggio (spazi limitati non sempre
con accesso diretto al mare) e che conseguentemente condizionano il modus operandi dei
cantieri, una delle aree strategiche nell’ambito dei servizi alla portualità in cui investire in
termini di competenze professionali è quella dell’alaggio, varo e movimentazione dei
natanti.
Insomma il mercato della nautica da diporto ed il distretto viareggino sta attraversando una
periodo che impone la definizione di nuovi modelli di sviluppo, nuovi prodotti, nuovi servizi
una revisione dei modelli organizzativi, ecc. Per affrontare queste sfide occorre mettere in
atto una programmazione ed una progettazione di ampio respiro sia dal punto di vista
temporale che dei contenuti. E’ dunque evidente che per far ciò occorre che vi sia un
quadro strategico e programmatorio condiviso dalla maggior parte degli attori del distretto.
In questo quadro di riferimento la formazione professionale può giocare un ruolo
importante per preparare le risorse umane ad affrontare la nuova situazione di mercato
che si verrà a creare una volta passata la crisi, o meglio, una volta che il processo di
trasformazione sia completato. Occorre investire nelle risorse umane creando nuove
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professionalità e rafforzando quelle esistenti, ovvero agendo sia nell’ambito della
formazione in ingresso che in quella continua.
In base a tutte queste considerazioni, il Patto formativo sulla filiera della nautica da diporto
potrebbe definire un programma strategico formativo per il riposizionamento del cluster
viareggino. Più in dettaglio, l’obiettivo del Patto formativo è la valorizzazione strategica
delle risorse umane già presenti e delle competenze e saperi richiesti da nuovi profili
tecnico-specialistici necessari per gestire la grande quantità e complessità di relazioni tra
le imprese, sia all’interno della filiera nautica, sia per coloro che dovranno assicurare una
gestione qualificata dei servizi in ambito portuale.
Il Patto dovrà riguardare le forti discontinuità strategiche, commerciali e produttive
introdotte
dalla
crisi
del
settore,
già
individuate
nell’ambito
di
documenti
di
programmazione settoriali di livello regionale, in particolare il Masterplan Regionale della
nautica della Regione Toscana e l’analisi strategica condotta nell’ambito della
realizzazione del Network regionale dei Centri servizi, che definisce alcuni fondamentali
obiettivi di innovazione rispondenti ad una comune visione strategica del sistema della
produzione nautica e della portualità turistica toscana e del suo posizionamento
competitivo nell’alto Mediterraneo.
Tutto ciò premesso ed in un’ottica di integrazione con le iniziative già avviate a livello
locale, riteniamo che il Patto debba intervenire secondo tre linee strategiche:
1. il refit
2. i mestieri tradizionali
3. i servizi per la portualità
Nell’ambito del refit si dovrebbe intervenire su tre aree di formazione-competenza:
lavorazioni, gestione della commessa del refit “chiavi in mano”; commercializzazione e
marketing del mercato del refit. La figure da formare potrebbero essere definibili come dei
tecnici/coordinatori di produzione/di commessa; una figura di diplomato/laureato in grado
di poter gestire una commessa e di essere l’interfaccia tra gli uffici tecnici e di
progettazione e le squadre operative della produzione.
Per quanto riguarda i mestieri tradizionali, si tratta di intervenire per qualificare gli occupati
che abbiano intrapreso questo percorso professionale sviluppandone le competenze e la
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qualificazione e contemporaneamente di intervenire in accordo con il sistema
dell’istruzione per rendere più appetibili queste professioni-mestieri ai giovani per favorire il
ricambio generazionale. Più in dettaglio, si tratta della figura del falegname/maestro
d’ascia, che abbia anche le competenze dell’allestitore a bordo, oltre a quelle del
falegname da banco. Altre figure da formare potrebbero essere: falegnami/allestitori;
meccanici/installatori; elettricisti/installatori.
Inoltre, circa i servizi per la portualità si potrebbe intervenire per formare il personale delle
agenzie e società attive in questo comparto attorno alla definizione applicazione di
standard dei servizi per la portualità del diportista e relativa certificazione.
Intervenire attraverso la formazione sulla portualità significherebbe anche anticipare i
fabbisogni legati all’ottimizzazione e razionalizzazione dei servizi nel porto di
Viareggio, tantop più necessaria e urgente adesso in quanto come sembra ci sarà un
sostanziale allungamento per la costruzione del nuovo porto turistico.
Occorre inoltre tenere in considerazione alcuni aspetti “trasversali” che dovranno
essere promossi attraverso il Patto:
•
lo sviluppo e la diffusione, all’interno del sistema territoriale, di soluzioni
organizzative, infrastrutturali e informatiche che permettano lo sviluppo di ruoli
di main contracting capaci di allungare le catene verticali di sub-fornitura,
gestendo più collegamenti materiali e immateriali e garantendo omogenei
standard di affidabilità, qualità e sicurezza ai servizi e prodotti offerti;
•
lo sviluppo di una qualificazione della rete di imprese operanti all’interno della
filiera cantieristica da diporto valorizzando le loro specializzazioni sia su base
locale, sia, attraverso le leve della capitalizzazione, della capacità di
innovazione e di internazionalizzazione, entro un contesto regionale sempre
più esteso.
•
l’adozione da parte di tutti i soggetti della filiera, di approcci, metodologie e
pratiche legate alla sostenibilità e alla tutela ambientale orientate verso un
modello di sviluppo ecosostenibile in termini di processi e di prodotti e capace
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inoltre di mantenere l’attrattività del sistema dei beni ambientali e culturali
della costa e del mare;
Infine, è utile ribadire come il patto formativo si integri con altri progetti già attivi o in
corso di attivazione nel comparto della nautica da diporto nel territorio provinciale
lucchese:
il progetto “Boat Academy”
l’aggiornamento del data-base della filiera della nautica da diporto della
Provincia di Lucca
i progetti “Mistral” e “Serena” (cofinanziati nell’ambito del programma di
Cooperazione territoriale transfrontaliera Italia-Francia marittimo).
Proprio in considerazione della portata ed ampiezza della crisi del settore, il Patto
dovrà rivolgersi a diverse categorie di lavoratori che si trovano in diverse situazioni di
occupazione (occupati, in mobilità, in CIG, e licenziati) e dovrà prevedere sia
iniziative nell’ambito della formazione continua che iniziale. Inoltre dovrà essere
previsto il coinvolgimento degli imprenditori e delle figure apicali (manager con potere
decisionale), per poter impostare le necessarie riorganizzazioni richieste dalla
trasformazioni economiche, organizzative, di mercato che interessano il settore.
Ai lavoratori in CIG potrebbe essere offerta la possibilità di partecipare ad attività
formative ottimizzando in questo modo i tempi della cassa integrazione con un
investimento in formazione.
Per raggiungere questi obiettivi dovranno essere attuati tutti gli strumenti di
formazione a disposizione dell’Amministrazione provinciale (voucher individuali, corsi
di formazione, corsi a sportello, ecc.).
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Composizione del Tavolo
(Al fine di dare continuità ed ottimizzare i lavori, i soggetti componenti il tavolo dovranno indicare un
referente unico che dovrà partecipare personalmente alle riunioni del tavolo.)
Amministrazione Provinciale di Lucca, responsabile
del
tavolo:
Assessorati
Formazione e Lavoro, Pubblica Istruzione, Attività Produttive
CCIAA di Lucca
Comune di Viareggio
Distretto della Nautica
Navigo – Centro servizi per la nautica da diporto
Porto di Viareggio
Istituto Navale “Artiglio” di Viareggio”
Istituto tecnico industriale “G. Galilei” di Viareggio
Associazioni Imprenditoriali (associazione degli industriali, CNA; Confartigianato)
OO.SS.
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