IL SISTEMA DEI NAVIGLI

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IL SISTEMA DEI NAVIGLI
IL SISTEMA DEI NAVIGLI
a cura di Nino Sambataro
www.assofrancescosforza.it
PERCORSO
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APPRODO, PONTE SCODELLINO, ALZAIA NAVIGLIO GRANDE
VICOLO DEI LAVANDAI
SAN CRISTOFORO
DARSENA
NAVIGLIO PAVESE
CONCHETTA DEL NAVIGLIO PAVESE
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IL SISTEMA DEI NAVIGLI 1
CERCHIA INTERNA
La navigazione sul primo fossato di difesa di Milano risale al 1387, quando si cominciò il trasporto
dei marmi da Condoglia alla Fabbrica del Duomo. La navigazione fu però alquanto difficoltosa fino
al 1439, quando si costruì la conca di Viarenna, per consentire la navigazione dal Lago Maggiore
fino alla Fossa Interna di Milano.
Collegata al Naviglio della Martesana intorno al 1497, la cerchia interna mantenne la sua funzione
di passante fra le acque del Ticino e dell’Adda sino agli anni ’30, quando fu interamente coperta.
IL NAVIGLIO GRANDE
Il Naviglio Grande (1151 – 1457) è il più antico esempio di canale irriguo e navigabile e collega il
Ticino, in prossimità di Torrevento (23 km a sud di Sesto Calende) a Milano. Venne costruito al
tempo del libero Comune, riutilizzando parzialmente il corso del Ticinello, che arrivava all’altezza
di Gaggiano. Solo nel 1387, grazie all’intervento di Gian Galeazzo Visconti, venne prolungato e
reso navigabile fino al centro di Milano, per rendere possibile il trasporto dei marmi da Condoglia,
sul Lago Maggiore, alla Fabbrica del Duomo.
NAVIGLIO DI BEREGUARDO
Nella prima metà del ‘400, con l’invenzione delle conche, il Naviglio di Bereguardo,
originariamente canale irriguo, venne reso navigabile per collegare via acqua i castelli di Milano,
Abbiategrasso e Bereguardo.
Il Naviglio svolse fino ai primi dell’Ottocento, una funzione fondamentale per il trasporto del sale e
delle merci provenienti da Venezia.
I barcheggi risalivano dal Po al Ticino, fino al porto di Pisarello; da qui le merci, trasbordate sui
carri per un breve tratto dal fiume al Naviglio, giungevano a Milano. Oggi il Naviglio di
Bereguardo ha solo funzione irrigua.
NAVIGLIO DELLA MARTESANA
Nel 1443 Filippo Maria Visconti accolse una richiesta per la costruzione di un canale irriguo che
prendesse l’acqua dal fiume Adda; nel 1457 su incarico di Francesco Sforza, e ad opera
dell’ingegnere ducale Bertola da Novate, vennero iniziati i lavori di quello che sarà il Naviglio della
Martesana (dal nome del contado ottocentesco).
Nel XV sec., con la congiunzione tra il Naviglio e la cerchia interna, si realizzò la navigazione
continua dall’Adda a Milano e da Milano al Ticino. Oggi il tratto urbano del naviglio della
Martesana, coperto negli anni ’60 fino a Cassina de Pomm’, si congiunge a Milano con il torrente
Severo.
NAVIGLIO DI PADERNO
Realizzato per superare il tratto non navigabile dell’Adda ed ottenere la continuità della navigazione
sino al Lago di Como, il Naviglio di Paderno fu iniziato alla fine del XVI sec. La costruzione di
questo canale, completato alla fine del ‘700, si è prolungata nel corso di due secoli, ostacolata dal
dislivello da superare e dalla franosità della scarpata.
Poco più di un secolo dopo l’inaugurazione, la navigazione sul Naviglio era già in piena decadenza.
Fino agli anni ’50, i salti d’acqua del canale venivano utilizzati per la produzione di energia
elettrica.
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Tratto da “Il sistema dei Navigli”, http://www.amicideinavigli.org/sistema.htm
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NAVIGLIO PAVESE
Nel XIV sec. Galeazzo II Visconti fece scavare il “Navigliaccio”, canale che aveva lo scopo di
irrigare il grandioso parco del Duca di Pavia. Da allora, sino al XIX sec. si susseguirono progetti e
tentativi di completamento del Naviglio di Pavia, ma la desiderata e continuata navigazione da
Milano al Ticino e lungo il Po sino al mare era impedita dal dislivello esistente tra il terrazzamento
della pianura e il fiume. Solo nel 1819, con la costruzione di 12 conche, di cui due doppie, con salti
sono a 5 metri di altezza, si completava la realizzazione del naviglio e con esso il collegamento
passante per Milano, dai Laghi Maggiore e di Como al mare.
LE BOCCHE 2
INTRODUZIONE E CENNI STORICI
La principale funzione tuttora svolta dal Naviglio Grande, di Bereguardo, di Pavia e della
Martesana è quella dell’irrigazione dei campi ad essi sottesi, cioè posti al di sotto dei canali, sin dal
1200.
Il sistema di distribuzione delle acque della sponda destra dei Navigli è molto antico e si è sempre
realizzato con le “bocche in fregio”. La bocca in fregio è un manufatto usato nella pianura padana e
consiste in una bocca in lastra di pietra fissata sulla sponda nella quale è tagliata un’apertura
rettangolare denominata “luce modulatrice”.
INFORMAZIONI GENERALI SULL’IRRIGAZIONE E SULL’AGRICOLTURA LOMBARDA
L’irrigazione fu diffusa nella Pianura Padana dagli Etruschi, grazie alla grande abbondanza di acqua
nella zona; nel corso dei secoli il sistema irriguo, con le costruzioni dei canali, rogge, fontanili e con
l’introduzione di tecniche sempre più raffinate, si andò ampliando e perfezionando, rendendo, anche
attraverso l’adozione di particolari sistemi di coltivazione, l’area intorno a Milano, una delle zone
più fertili della Padania.
Dal Naviglio Grande, da quello della Martesana e dagli altri canali irrigui, fu derivata una
complessa rete di rogge che distribuiva l’acqua del Ticino e dell’Adda su tutti i terreni posti a sud
dei canali, rendendoli particolarmente adatti all’uso agricolo.
La presenza del Naviglio, via di trasporto e di comunicazione, ma anche fondamentale fonte di
approvvigionamento per tutte le opere irrigue, fu all’origine di una fiorente acquicoltura.
INFORMAZIONI GENERALI SULLE BOCCHE
Le “bocche in fregio”, che prendevano nome dai possessori dei terreni da irrigare, regolavano la
deviazione d’acqua dai Navigli.
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Tratto da “Le bocche”, http://www.amicideinavigli.org/bocche.htm
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Da diverse generazioni operavano i “campari” d’acqua, abili tecnici a cui era affidata la partizione
delle acque nonché il controllo dei flussi delle “bocche in fregio”, mediante una comune misura
delle acque correnti fissata nel 1200 e denominata “oncia magistrale milanese”.
Le bocche di presa, poste in fregio alle sponde di valle dei Navigli, perfezionate nel corso dei secoli
ed ancora oggi presenti lungo tutti i Navigli irrigui, sono costituite da un’apertura rettangolare
delimitata generalmente da 4 lastre di pietra, munite da una paratia in ferro o in legno per la
regolazione del flusso d’acqua.
Ad esse si integrano altri manufatti, come la “vasca di calura”, dove l’acqua ristagnava prima di
passare attraverso una seconda paratia, e l’idrometro, indicatore di livello delle acque prelevate.
Sul Naviglio Grande sono presenti 116 bocche, di cui 85 funzionanti; sul Naviglio Pavese 35; sul
Naviglio della Martesana 85.
LE CONCHE 3
INTRODUZIONE E CENNI STORICI
Pochi milanesi sanno che in Milano vi sono insigni monumento idraulici a testimonianza della
invenzione della Conca della Fabbrica che gli ingegneri Fioravante da Bologna e Filippino degli
Organi da Modena, entrambi direttori dei lavori della Fabbrica del Duomo e sorveglianti del
trasporto del marmo dalla Condoglia, costruirono per la prima volta a Milano nella prima metà del
XV sec.
Questa conca è considerata la prima conca di navigazione costruita in Italia e, secondo alcuni
storici, in Europa.
Attentamente osservata da Leonardo da Vinci e da lui rilevata sul Codice Atlantico veniva costruita
dove ora c’è la Darsena. Grazie agli scavi per la costruzione del parcheggio è recentemente venuto
in luce l’assito in legno che stava alla base della conca. L’assito si trova in prossimità della riva
sottostante al viale Gabriele d’Annunzio e per la sua conservazione deve rimanere sommerso
nell’acqua.
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Tratto da “Le conche”, http://www.amicideinavigli.org/bocche.htm
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Demolita per far posto ai bastioni nella seconda metà del 1500, la Conca della Fabbrica è stata
ricostruita nella via che oggi prende nome dalla presenza della Conca stessa e cioè in via Conca del
Naviglio (già Via Vallone).
Attestata alla Conca della Fabbrica, in via Conca della Fabbrica, in via Conca del Naviglio, detta
anche Conca di Viarenna (da “via della renna”, ovvero della sabbia), vi è ora un’edicola contenete
due lapidi del 1400: la prima rappresenta l’insegna della Fabbrica del Duomo, con l’antica facciata
della Cattedrale, che allora si chiamava Santa Maria Maggiore; la seconda è un’epigrafe voluta da
Ludovico il Moro, fatta affiggere nell’anno in cui morì Beatrice d’Este. Lapide che spiega la ragion
d’essere della Conca e consegna alla Fabbrica del Duomo la gestione del Naviglio in cambio del
passaggio gratuito delle barche “ad ausum fabricae”.
La scritta in latino è così tradotta in italiano: “Una chiusa sotto l’epitaffio della Vergine Salvatrice
costruita in pendio a causa del dislivello, affinché le navi potessero andare da una parte all’altra
della città, con comodità. Ludovico Duca di Milano, diede in dono alla Fabbrica del Duomo,
nell’anno in cui sua moglie Beatrice d’Este morì. 1497.
INFORMAZIONI GENERALI SULLE CONCHE
La Conca di navigazione è costituita da due portoni, uno a monte ed uno a valle, che racchiudono
un tratto di canale contenente il dislivello tra il canale di monte ed il canale di valle. Dislivello che
può variare da pochi centimetri a diversi metri.
Nella prima conca di Viarenna, il dislivello da superare per introdurre le barche dal Naviglio
Grande al Naviglio di Via Vallone e da qui alla Cerchia interna dei Navigli era di circa tre metri.
Le barche provenienti dal Lago Maggiore cariche dei blocchi di marmo entravano nel laghetto di
Sant’Eustorgio, diventato poi Darsena (porto), e, lasciando aperta la porta di monte, entravano nella
conca. Una volta all’interno, si chiudevano le porte di monte e si riduceva l’acqua nella conca,
facendo abbassare le navi fino a raggiungere la quota del cosiddetto Naviglio di via Vallone, che
raccordava il Laghetto alla Cerchia interna dei Navigli. Raggiunto il livello del canale di valle, si
aprivano le relative porte e le barche potevano immettersi nel nuovo canale.
ALCUNI DATI
NAVIGLIO DELLA MARTESANA = 1 conca
NAVIGLIO DI BEREGUARDO = 11 conche
NAVIGLIO DI PADERNO = 6 conche
NAVIGLIO PAVESE (il più moderno: 1805 – 1819) = 12 conche, di cui 2 doppie
Il Naviglio Grande è l’unico costruito prima dell’invenzione delle conche e perciò esso ne è
sprovvisto.
LA CONCHETTA
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I Navigli sono canali irrigui, di navigazione e di produzione energetica e la loro polifunzionalità li
differenzia dagli altri canali d’Europa.
La dimostrazione più evidente della loro originale caratteristica plurifunzionale la si può constatare
osservando le conche del Naviglio di Pavia, in particolare della Conchetta.
Nella Conchetta, affiancata alla conca di navigazione, vi è un canale chiamato “canale di soccorso”,
il quale consente il passaggio dell’acqua anche quando i portoni della conca sono chiusi. Ciò
consente di non avere interruzioni nell’irrigazione dei campi ed evita perciò il conflitto tra le due
principali funzioni dei Navigli: navigazione ed irrigazione.
La Conchetta, così come tutte le altre conche presenti nel Naviglio di Pavia è costruita con le pareti
in blocchi di ceppo d’Adda.
Recentemente restaurata, la Conchetta è conforme al progetto originario dei primi dell’800, con
portoni in legno, portello inferiore, portello inferiore e letto in mattoni.
Adiacente alla Conchetta vi è un’edicola all’interno della quale vi è oggi la strumentazione per
attivare il sistema delle porte, ma che un tempo rappresentava il luogo di sosta del “camparo”
addetto alla sorveglianza della conca.
Il Naviglio di Pavia, voluto dai francesi (decreto di Napoleone del 1805) e completato dagli
austriaci nel 1819, è l’esempio più straordinario di architettura idraulica realizzata in Europa, dopo
5 secoli di tentativi “falliti”, per consentire la continuata e libera navigazione da Milano al mare.
I LAVATORI 4
INTRODUZIONE E CENNI STORICI
L’acqua dei Navigli ha un PH con valori prossimi allo neutralità e una durezza medio – bassa; si
tratta perciò di acqua adatta per lavare e per di più beve rapidamente la schiuma dei saponi e delle
liscive.
La pulizia del corpo dei milanesi era in origini affidata alla cosiddetta “pulizia” secca demandata
cioè al cambio della biancheria; i frequenti cambi di abito incrementavano il lavaggio a carico delle
lavandaie.
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Tratto da “I lavatoi”, http://www.amicideinavigli.org/lavatoi.htm
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I molti lavatori costruiti lungo i Navigli, fuori dalla Cerchia interna 5 , servivano la città e i nuclei
rurali da dove provenivano le lavandaie al servizio delle famiglie milanesi.
L’attività delle lavandaie costrette a lavorare carponi, senza alcuna difesa dall’inclemenza delle
stagioni, cresceva con l’aumento della popolazione di Milano e del contado. Tra gli ingredienti più
importanti del bucato erano utilizzati acqua corrente – quella dei canali – e un’energica battitura su
una tavola di legno: il Brellin. Il sapone non esisteva e veniva sostituito di frequente da cenere e
acqua bollente versato sopra un panno chiamato “ceneracciolo”, disposto sopra i panni.
I lavatoi lungo i Navigli sono moltissimi; nella sola città di Milano sono 19: undici sul Naviglio
Grande; tre sul Naviglio della Martesana; cinque sul Naviglio di Pavia.
I materiali utilizzati per la costruzione dei lavatoi sono la pietra, il legno ed il cemento.
LAVATOIO “EL BRELLIN”
“El brellin” è stato il primo lavatoio pubblico di Milano adiacente al Naviglio Grande e prende il
nome dal panchetto dove le lavandaie si appoggiavano per lavare i panni con l’acqua derivata da un
fontanile; la lisciva o il raro sapone si potevano acquistare nel negozio nei pressi del lavatoio stesso.
Il lavatoio è di tipo coperto ed ha la particolarità di non essere alimentato direttamente dalle acque
del Naviglio Grande; infatti, trovandosi a monte del corso d’acqua, attingeva l’acqua da una roggia
che passava sotto al Naviglio stesso e che si gettava poi nelle acque del canale.
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Infatti nella Cerchia interna della città non si potevano lavare i panni a causa delle cattive condizioni in cui versavano
le acque dei canali.
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I PONTI 6
I primi ponti costruiti sui Navigli venivano realizzati in legno, in modo da essere rapidamente
distrutti in caso di attacco nemico. Ci sono molte testimonianze della presenza di ponti levatoi per
l’ingresso in città.
Attualmente 187 è il numero degli attraversamenti sui cinque Navigli milanesi: ponti, passerelle e
impianti tecnologici. In tutto, nel solo territorio di Milano ci sono 37 tra ponti e passerelle.
I ponti si differenziano funzionalmente in: ponti ferroviari, ponti autostradali, ponti urbani,
passerelle pedonali, attraversamenti tecnologici.
IL PONTE DELLO SCODELLINO
Il Ponte dello Scodellino è il prolungamento di viale Gorizia verso piazza XXIV Maggio, nel punto
in cui il Naviglio Grande si immette nella Darsena di Milano. Ha una struttura a un arco, alzaia
sottostante continua, due corsie per vetture, essendo utilizzato per il traffico urbano e due
marciapiedi per i pedoni: la sede stradale ha una lunghezza di 12 metri.
Il ponte è denominato “dello Scodellino” perché in passato i cosiddetti “comballi”, che
trasportavano sabbia e altri materiali erano soliti fermarsi presso l’ “Osteria del Pallone”, che si
trovava nelle immediate vicinanze del ponte per farsi dare una scodella di minestra bollente
soprattutto nelle fredde sere autunnali ed invernali.
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Tratto da “I ponti”, http://www.amicideinavigli.org/ponti.htm
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Fonti:
F. Ogliari, F. Fava, A. Cremonesi, Milano. Il fascino dei Navigli, De Ferrari & Devega, 2000
www.amicideinavigli.org
www.naviglilombardi.it
www.wikipedia.it
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