Boa di bolina - SoloVela.net

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Boa di bolina - SoloVela.net
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Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela
Giri di boa
di Dudi Coletti
el numero di maggio
ci siamo lasciati sulla lay line diretti alla
boa con la promessa di non farci
cogliere di spalla a questa e non perdere mai il senso della nostra posizione sul
campo di regata. Riprendiamo la nostra lezione proprio sulla boa di bolina.
La manovra che effettueremo alla boa di bolina per issare lo spinnaker, sarà la conseguenza di come l’abbiamo
avvicinata. Vediamo i casi
che più frequentemente si
possono verificare.
1) Siamo liberi di arrivare
alla boa mure a dritta senza
avere problemi dai nostri avversari (Fig.1).
N
IN CASO DI INCROCIO
Max Ranchi
Primi
alla boa
Dudi Coletti ci porta
attraverso i segreti della
boa di bolina, in una
lezione che risulterà
preziosa a chi si avvicina
alla regata
e vuole
conoscere i
segreti dei
grandi
capioni.
Max Ranchi
Se siamo mure a sinistra e dobbiamo incrociare il nostro
avversario per arrivare sulla lay line, è importante
cercare di capire le condizioni del vento che ci
sono sulla boa. Se notiamo che intorno alla boa
l’intensità del vento è leggera, converrà
poggiare leggermente e passare dietro la poppa dell’avversario. Saremo così sicuri di arrivare in
boa con la prossima virata,
mentre se il nostro avversario è su una lay line molto stretta, con
il diminuire del vento, potrebbe anche non prendere la boa ed essere costretto a fare altre due virate, Comunque sia, il nostro avversario arriverà sulla boa con una velocità sicuramente inferiore
alla nostra.
Se invece calcoliamo di arrivare in boa con il sopraggiungere di un rinforzo del vento, possiamo rischiare di
virare sotto lay line. Con la raffica che ci investirà guadagneremo quei gradi che ci permetteranno di arrivare sulla boa e
lasciare il nostro avversario all’esterno.
Se siamo in prossimità della
boa di bolina, mure a dritta, e
stiamo per incrociare un avversario,
dobbiamo osservare con molta attenzione le sue mosse e scegliere la tattica
migliore avendo ben
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Giri di boa
chiara la nostra posizione rispetto alla boa e alle lay lines.
Se siamo a centro campo e all’incrocio l’avversario vuole virarci sottovento, possiamo decidere di
virare a nostra volta, lasciarlo andare e riprenderlo al prossimo incrocio mure a dritta.
Se invece siamo in prossimità della lay line di
sinistra e “l’equipaggio nemico” vira sottovento, dobbiamo restare sul bordo e
cercare di mantenere la posizione
fin oltre la lay line, Così, quando vireremo l’avversario non
potrà fare altro che seguirci. (Fig. 3)
Se invece il nostro avversario all’incrocio non intende virare ma passarci di poppa, dobbiamo fare slam dunk, cioè virargli sulle vele, anche se a distanza molto ravvicinata, per cercare di portarlo fino sulla lay line così da impedirgli la virata. La riuscita di questa manovra necessita di un buon affiatamento dell’equipaggio e in particolar modo dei regolatori delle vele. La non
riuscita di questa manovra può portare alla barca che lo tenta un
grande svantaggio, in quanto, nel nuovo regolamento di regata, la
regola dell’albero al traverso è stata abolita. Questo significa che
la barca sottovento può orzare perché ha diritto di rotta e far virare nuovamente la barca che ha appena finito la virata e che
dovrà in questo caso fare ancora altre due virate per arrivare in boa.
Tanti secondi si guadagnano o si perdono
nelle manovre in boa. Una manovra
ben fatta può permetterci di guadagnare diverse posizioni.
MANOVRE
Nel numero precedente abbiamo visto alcuni consigli sulle
prime fasi della regata e dell’arrivo in boa. Vediamo
ora il caso in cui la nostra tattica ci porta
sulla boa di bolina
dalla lay line di destra, la manovra più
80 Giugno 2003
semplice da effettuare è la Normale o “Bear Away Set,” questa
manovra infatti ci permette di arrivarci con il tangone già a segno e di poggiare mantenendo una buona velocità. Come per
qualunque manovra, è molto importante che solo gli uomini
che hanno un preciso compito si mettano in azione. Gli altri
devono restare più tempo possibile nel posto che determina il
miglior assetto per l’imbarcazione, normalmente sopravento.
La descrizione delle manovre che andremo a studiare erano già
state riassunte in un “manuale” che avevamo noi stessi scritto e modificato, uscita dopo uscita, per migliorare le manovre
sul Moro di Venezia in Coppa America; le ho qui semplificate
e adattate affinché possano essere eseguite da un equipaggio
di una imbarcazione di medie dimensioni.
mentre il drizzista la recupera dal winch.
9. A spi quasi in testa, il sail trimmer di sinistra cazza la scotta, e
quello di destra chiama “Spi gonfio” appena la vela è in assetto corretto.
10. Il drizzista molla la drizza del genoa e il prodiere ammaina la
vela a prua.
11. Il prodiere porta il braccio di sinistra a prua e avvisa di essere
pronto ad una eventuale strambata.
TACK SET O TACKING HOIST
Nel caso invece di un arrivo in boa dalla lay line sinistra dobbiamo prepararci ad eseguire una Tacking Hoist cioè, arrivando in
boa mure a sinistra, dovremo prima virare, poi poggiare e quindi
issare lo spi.
NORMALE O BEAR AWAY SET
1. Il sail trimmer, in accordo con il timoniere, chiede lo spi della
grammatura o della forma che ritiene più opportuna per le condizioni atmosferiche.
2. L’uomo alle drizze va sottocoperta a prendere lo spi e lo dà al prodiere.
3. Il prodiere porta il sacco dello spi a prua ed aggancia le scotte,
i bracci e la drizza.
4. Il prodiere, o se si tratta di una barca grande l’uomo all’albero,
aggancia l’amantiglio e decide quando posizionare il tangone facendo passare il braccio nella varea.
5. Il timoniere o il tattico chiama “Su il tangone” (da questo momento non si può più virare) e il prodiere o il drizzista lo solleva in
posizione. L’altezza viene chiamata dal sail trimmer di destra, mentre quello di sinistra chiama la posizione e la distanza della boa.
6. Il sail trimmer di destra cazza il braccio fino a far arrivare la bugna alla varea del tangone e recupera la scotta dello spi della sua
parte che sarà utilizzata solo in caso di strambata. (Strambata con
due scotte e due bracci, non strambata a “bilancino”).
7. Il sail trimmer di sinistra prepara sul winch la scotta spi. Il
drizzista o l’uomo all’albero cominciano lo sneak (cioè a issare
parte della vela “giuncata” che può quindi essere alzata in anticipo).
8. Il timoniere chiama “Su spi”, l’uomo all’albero “Salta la drizza”,
1. Il sail trimmer decide quale spi dare.
2. Il drizzista prende il sacco sottocoperta e lo porta al prodiere
che lo attacca alle scotte.
3. L’uomo all’albero attacca il tangone all’albero facendo attenzione che la punta non vada in acqua, essendo questo ancora posizionato sottovento. Il drizzista alza la campana fino al segno
minimo (segno fatto in precedenza dopo aver controllato che il
genoa possa passare durante la virata) lasciando la varea bassa
sotto la base del genoa.
4. Il sail trimmer di destra recupera il braccio e la scotta facendo attenzione di non metterle completamente in forza, in questo
caso infatti impedirebbe al tangone, dopo la virata, di sollevarsi.
5. Inizia la virata sulla boa. Il sail trimmer di destra molla la scotta del genoa che viene recuperata dal sail trimmer di sinistra. Intanto quello di destra cazza il braccio, mentre il prodiere controlla il passaggio del genoa a prua sul tangone.
6. A metà virata, mentre il genoa sta passando, il drizzista e
l’uomo all’albero alzano contemporaneamente amantiglio e drizza spi.
7. Il sail trimmer di sinistra cazza il genoa il più possibile, considerando il breve tempo che ha a disposizione, e lo blocca con
un sistema da stabilire a seconda della barca, infine cazza la scotta dello spi. Il sail trimmer di destra chiama “Spi gonfio”.
8. Il prodiere e l’uomo all’albero piegano il genoa e lo insaccano.
GYBE SET IN BEAR AWAY
Ipotizziamo di arrivare alla boa di bolina sulla lay line di destra con la boa da lasciare a sinistra. Navighiamo mure a dritta, ci accorgiamo che il vento è saltato dai 90° della partenza
a 120°. Se issassimo lo spi mure a dritta, con il salto di vento,
ci allontaneremmo dalla rotta più breve per la nuova boa. Sarà
quindi opportuno strambare in boa e subito dopo issare lo spinnaker. Dobbiamo però ricordare che ci
eravamo preparati per una
manovra “normale”. Dovremo quindi spostare tutto il
circuito dello spi e preparare il tangone dalla parte
opposta. Ma vediamo la
manovra in dettaglio:
Gybe Set in Bear Away
1. Se dobbiamo effettuare
questa manovra, la prima
cosa da fare sarà quella di
posizionare il circuito dello
spi dalla giusta parte. Con
grande probabilità il prodiere aveva preparato le
scotte sulla sinistra della
barca pensando di poter Giugno 2003
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Max Ranchi
Giri di boa
effettuare una manovra normale. Dovrà quindi ora unire le scotte, i bracci e la drizza dello spi tra loro in modo che:
2. Dal pozzetto i sail trimmers, uno mollando e l’altro cazzando,
porteranno il circuito dello spi dalla giusta parte. Il prodiere a
prua nel frattempo controlla che i moschettoni e le scotte passando avanti allo strallo non si blocchino da qualche parte.
3. Il drizzista scende sottocoperta, prende lo spi.
4. Il prodiere e l’uomo all’albero posizionano il tangone. La varea del tangone sarà posizionata sotto la base del genoa vicino
alla mura, la campana sarà già sollevata al punto giusto, così
d’avvantaggiarsi nel resto della manovra, facendo attenzione
che il genoa possa passare durante la strambata. Anche l’amantiglio può essere attaccato alla varea, ma deve restare mollato e trattenuto a piede d’albero per permettere al genoa di
passare.
5. Il sail trimmer di sinistra recupera il braccio e chiama le lunghezze alla boa.
6. A circa una lunghezza dalla boa, l’uomo all’albero e il drizzista cominciano a prendere “sneak” (cioè ad issare quella parte
di spinnaker che essendo giuncata non si aprirà fino a che i sail
trimmers non cazzeranno le scotte). In caso di poco vento o di
arrivo molto stretto alla boa, tutto l’equipaggio, eccetto il prodiere che posiziona il tangone e attacca le scotte dello spi, re82 Giugno 2003
sta fermo al suo posto e lo sneak è posticipato.
7. Arrivati in boa, il timoniere poggia e i sail trimmers strambano il genoa. Tutta la drizza dello spinnaker viene issata. L’uomo all’albero issa l’amantiglio del tangone. Il drizzista recupera l’amantiglio sul winch. Il sail trimmer cazza e blocca la scotta del genoa, prende la scotta dello spi, e, cazzandola, rompe i
fili di lana che giuncano la vela e la fa gonfiare. Il sail trimmer
di sinistra regola il braccio.
8. Il drizzista segue il basso e molla la drizza del genoa che
viene ammainato dal prodiere.
9. Il prodiere prende il braccio di dritta che “non lavora”, e
lo porta in prossimità della prua e chiama il “Pronti a strambare” (manovra da tenere pronta per ogni evenienza, anche se
con il salto di vento sarà molto difficile dover ristrambare subito).
10. Il prodiere attacca la drizza del genoa a prua, fa mollare le
volanti e fa cazzare la drizza così da spostare l’albero a prua.
11. Il prodiere e l’uomo all’albero piegano il genoa.
GYBE SET IN TACK AND HOIST
In questo caso
1. Il prodiere, aiutato dai sail trimmers, gira scotte e bracci.
2. Il sail trimmer decide quale spi dare.
Max Ranchi
3. Il drizzista prende lo spi sottocoperta e attacca le scotte e la
drizza.
4. L’uomo all’albero prepara il tangone sulla sinistra e, con il prodiere, aggancia l’amantiglio.
5. Il sail trimmer di sinistra recupera contemporaneamente braccio
e scotta.
6. Il timoniere vira sulla boa
7. Il sail trimmer di destra molla la scotta del genoa che viene recuperata dal sail trimmer di sinistra.
8. L’uomo all’albero comincia a fare sneak, mentre il timoniere poggia e i sail trimmer strambano il genoa.
9. Il prima possibile, l’uomo all’albero alza il tangone al segno.
9. Il sail trimmer di sinistra cazza il braccio mentre quello di destra blocca il genoa nello stopper, libera il winch e prende la scotta dello spi.
10. Al via del prodiere, il drizzista molla la drizza del genoa, il prodiere e l’uomo all’albero lo recuperano e lo piegano.
12. Il sail trimmer di sinistra chiama “Spi gonfio”.
13. L’uomo all’albero porta il braccio a prua al prodiere che chiama
il “Pronti a strambare”.
14. Il drizzista tira verso prua l’albero con la drizza del genoa. Giugno 2003
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