Contributo - Ministero degli Affari Esteri
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Contributo - Ministero degli Affari Esteri
VARIABILI D’INFLUENZA SUL PANIERE DEI BENI ALIMENTARI PRIMARI A SUD DELLA TANZANIA Analisi dal punto di vista della domanda e dell’offerta per i beni alimentari di consumo primario per la popolazione del Distretto di Njombe A cura di Federico Pirola* * Amministratore e referente Attività Sociali, CEFA Njombe Milk Factory, Njombe –Iringa (Tanzania) 1 INTRODUZIONE In fase di implementazione del secondo1 progetto finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, i concreti sforzi del CEFA per eradicare il problema della malnutrizione cronica e sensibilizzare le popolazioni locali sul tema della sicurezza alimentare e delle sue ripercussioni sulla salute, nell’area di intervento del Sud della Tanzania, hanno permesso il consolidamento di un’azione progettuale stabile e di ampio spessore tecnico e organizzativo ormai riconosciuta in tutta la realtà nazionale tanzaniana. Nel corso del contributo verrà dunque analizzato l’andamento dei prezzi del paniere di beni, l’analisi dal punto di vista della domanda e dell’offerta per tali beni alimentari, individuati come primari in accordo con le abitudini alimentari delle popolazioni dell’unità amministrativa del distretto di Njombe nel sud della Tanzania. CONTESTO TANZANIA DI RIFERIMENTO: GLI ALTOPIANI MERIDIONALI DELLA Il Distretto rurale di Njombe, situato nella Regione di Iringa (sud-ovest della Tanzania, Southern Highlands), ad una altitudine di m. 1900 s.l.m, si trova in un’area a clima tropicale. Il Distretto ha un’area complessiva di 10.668 kilometri quadrati, ovvero il 18% dell’intera regione di Iringa. La città di Njombe, che dà il nome al Distretto, conta 40.000 abitanti, mentre il numero complessivo di residenti nel Distretto è di ca. 420.000 (294.000 donne e 196.000 uomini), con un tasso di crescita annuo del 2,1%2. Circa 7.680 kilometri quadrati del distretto sono adatti all’agricoltura e all’allevamento. Nel distretto di Njombe l’89,4% del PIL del Distretto è dato dalle Attività Agricole e di Allevamento, seguite dai Servizi (9,7%) e in ultimo da Industrie e Infrastrutture con un solo 0,8%. Evidenti appaiono quindi l’estremo ritardo del settore industriale e il soprendente aumento dei servizi, nel quali sono inclusi la telefonia mobile e la ristorazioneTra le maggiori coltivazioni vi sono: banane, mais, fagioli, grano, patate, pomodori, arachidi, tè, caffè, piretro, soia e girasole. Caratteristiche a livello industriale sono la produzione e la lavorazione del tè e lo sfruttamento del legname, condotte da grandi compagnie estere dedite all’esportazione. La seconda attività è l’allevamento che impiega nel Primo progetto M.A.A.E.E 2004-2007 “Programma zootecnico di produzione e commercializzazione del latte e dei suoi derivati”; secondo progetto M.A.A.E.E. 2010-2013 “Comunità rurali, piccole e medie imprese: modelli di sviluppo sostenibile nel distretto di Njombe Tanzania. 1 2 District Agricultural Development Strategy (1st Draft), Njombe District Council, giugno 2007. 2 distretto 7.600 allevatori, principalmente di bovini. L’allevamento di polli, maiali, capre e bovini è diffuso a livello familiare. ANALISI DAL PUNTO DI VISTA DELLA DOMANDA Il primo fattore che intuitivamente incide sulla domanda di beni alimentari primari è la disponibilità di reddito. Come riportato dal grafico 1, nel triennio 2006-20083 il Prodotto Interno Lordo4 pro-capite nel Distretto di Njombe passa da 572.000 Tsh (scellini Tanzaniani) a 753.000 Tsh, registrando dunque un incremento del 31%, al pari dell’incremento totale della popolazione del 3,9 %. Grafico 1 – PIL pro-capite Distretto di Njombe 2006800.000 600.000 400.000 PIL pro-capite 200.000 0 2006 2007 2008 Seppure esistono diverse obiezioni legate al utilizzo del sudetto indicatore come misurazione di benessere, è possibile affermare che nell’ultimo quinquennio il benessere della popolazione del distretto di Njombe è aumentato, registrando un trend positivo. Considerando il trend dell’inflazione che per il 2010 è stata stimata all’8%5 e l’andamento del paniere di beni primari6 riportato nella tabella 1, si può notare che per sei beni alimentari di base su quindici non sono stati registrati variazioni di prezzo ed in generale l’aumento dei prezzi nel triennio di riferimento 2009 – 2011 fa registrare un incremento minimo come ad esempio per le uova (50 Tsh) ad un massimo per la carne bianca (1.000 Tsh). Integrando, dunque, alcune considerazioni di carattere 3 Ufficio Nazionle Statistiche, Ministero delle Finanze , Dar es Salaam, “Iringa Regional GDP Report 2008, Regional Commissioner, P.O Box 858, Iringa”, Maggio 2008. 4 Quando si parla PIL si intente PIL r eale la produzione di beni e servizi valutati a prezzi costanti (prezzi riferiti ad un anno scelto come base). 5 Ufficio Comunale per il settore Commeraciale, “Afisa Biashara, Halamashauri ya Mji Njombe”, Njombe, Giungo 2011. 6 Ufficio Comunale per il settore Commeraciale, “Afisa Biashara, Halamashauri ya Mji Njombe”, Njombe, Giungo 2011. 3 empirico, si possono individuare alcuni spunti di riflessione sui possibili fattori di influenza che determinano il consumo di beni alimentari in questione. Tabella 1 – Variazione dei prezzi del paniere dei beni alimentari primary per il Distretto di Njombe Tipo di bene Prezzo 2009 Mais Riso Patate Zucchero Tsh 1.200/kg Tsh 5.000/secchio Tsh 1.500/kg 2010 Tsh 1.200/kg 2011 Tsh 4.500/secchio Tsh 1.200/kg Tsh 5.000/secchio Tsh 1.500/kg Tsh 5.000/secchio Tsh 1.900/kg Fagioli Tsh 1.200/kg Tsh 1.200/kg Tsh 1.500/kg Pomodori Tsh 1.200/kg Tsh 1.200/kg Tsh 1.200/kg Piselli Tsh 800/kg Tsh 800/kg Tsh 1.200/kg Latte Tsh 600/lt Tsh 800/lt Tsh 900/lt Uova Pane Tsh 200/ca1 Tsh 1.000/kg Tsh 200/ca1 Tsh 1.000/kg Tsh 250/ca1 Tsh 1.000/kg Carne Rossa Tsh 4.000/kg Tsh 4500/kg Tsh 4.500/kg Pesce Tsh 3.000/kg Tsh 3.000/kg Tsh 3.500/kg Olio di semi $Tsh 1.200/kg Tsh 1.200/kg Tsh 1.200/kg Carne Bianca Grano Tsh 7.000/kg Tsh 1.200/kg Tsh 7.000/kg Tsh 1.200/kg Tsh 8.000/kg Tsh 1.200/kg Qual è la provenienza dei beni alimentari disponibili all’interno del mercato nazionale? Dal punto di vista della rilevazione empirica all’interno del Distretto, la gran parte dei generi alimentari proviene dal settore produttivo nazionale. Il mercato nazionale deve far fronte a due periodi agricoli: la stagione delle piogge e la stagione secca, di sei mesi l’una, che incidono (soprattutto per quanto riguarda gli ultimi mesi della stagione secca) sul prezzo, sulla disponibilità e dunque sul consumo del bene in questione. Infine esistono alcune scelte di consumo collegabili ad un fattore di tipo culturale: beni come farina di mais, fagioli e verdure sono in parte “autoprodotti” e non mancano mai nelle famiglie del distretto di Njombe. ANALISI DAL PUNTO DI VISTA DELL’OFFERTA Dal punto di vista dell’offerta, i beni alimentari di base (farina di mais, vegetali semplici, riso, fagioli, diversi tipi di frutta, carne bianca e rossa, altri legumi e vegetali come pomodori e 4 cipolle) sono prodotti su scala nazionale. La tabella 1 evidenzia come i prezzi di tale paniere non abbiano subito nel corso dell’ultimo triennio (2009-2011) particolari variazioni. Questa costanza nell’andamento dei prezzi è imputabile al sistema prettamente autarchico che investe l’offerta dei beni primari nel distretto di Njombe. A dimostrazione di quanto detto, le entrate totali per il settore agricolo nel 2008 ammontavano a 311.585.000 Tsh e per il settore zootecnico a 1.466.000 Tsh. Anche il settore industriale legato alla trasformazione di beni alimentari primari (come ad esempio la produzione di olio di girasole che si attesta ad una media di 750 lt al giorno, oppure le imprese di impacchettamento della farina di mais che lavorano circa 30 tonnellate al giorno7) indirizza la valutazione sulla stretta correlazione tra produzione-consumo all’interno della medesima area. Come avviene dunque la formazione del prezzo a livello locale, dal momento che questi beni non subiscono la concorrenza di medesimi beni importati, sfruttando dunque la disponibilità dal punto di vista dell’offerta? I prezzi dei beni in questione vengono stabiliti in base al sistema di intermediazione. Dalle zone rurali intemediatori commerciali commissionano trasporti di beni alimentari ricavando il margine dai produttori che spesso si indebitano con gli stessi intermediatori per l’acquisto di sementi. Una volta acquisita la partita del prodotto agricolo in questione, il prezzo si determina in base al margine sul costo per le singole unità vendute e su eventuali incrementi dovuti alla scarsità o alla difficoltà di reperimento del bene in questione. Quanto appena descritto è identificabile come una situazione di “trappola della povertà”8 dove per gli agricoltori locali risulta impossibile implementare un risparmio e una capitalizzazione delle risorse ed avviare un’esperienza di tipo imprenditoriale. D’altro lato, un fattore esterno che influisce sensibilmente sui prezzi è indubbiamente il petrolio. Il carburante viene importato e dunque è soggetto alle oscillazioni internazionali, che di conseguenza si ripercuotono direttamente sul prezzo finale dei beni alimentari primari che vengono trasportati dalle zone rurali ai centri urbani. Per ultimo, dal punto di vista dell’offerta è interessante completare l’analisi specificando che la produzione per l’autoconsumo (in particolare per i beni alimentari primari come patate, mais, piccoli allevamenti di ovini e suini e cereali-verdure) risulta di una certa rilevanza per un elevato numero di famiglie, soprattutto nelle zone rurali, che dunque rappresentano di fatto un ostacolo alla crescita dell’offerta per i beni in questione a causa di mancanza di strutturazione e organizzazione lavorativa settoriale: ovvero un’organizzazione lavorativa che impeghi la popolazione in età lavorativa nel primario e secondario settore produttivo con il conseguente miglioramento della generale efficienza produttiva del distretto. CONCLUSIONI 7 Ufficio Comunale per il settore Commeraciale, “Afisa Biashara, Halamashauri ya Mji Njombe”, Njombe, Giungo 2011. 8 “Nè facile, nè impossibile: economia e politica dello sviluppo locale” di G. Seravalli , Donzelli, 2006. 5 In conclusione è possibile affermare che nel complesso quadro d’insieme della realtà agricolorurale del Distretto di Njombe, dove come si evince dal Programma Alimentare Mondiale dell'Onu e dal rapporto della FAO del 2009 sullo "Stato dell'insicurezza di cibo nel Mondo" la Tanzania figura al sedicesimo posto con il 35% della popolazione affetta da malunitrizione, per il periodo di riferimento 2006-2008, in drammatica crescita rispetto al 28% registrato nel 90-92. In base a quanto analizzato fin’ora è presente un sistematico problema di staticità economicoproduttiva che impedisce di innestare circoli virtuosi e di consequenza avviare la fase di take-off9 di cresita economica. Abbiamo evidenziato attraverso i dati statistici riportati e le rilevazioni empiriche contestuali, che, in assenza di straordinari incrementi dei prezzi per il paniere di beni alimentari di base e pur riscontrando un trend positivo (anche se i dati disponibili fanno riferimento al triennio 2006-2008) per quanto riguarda il PIL pro-capite, le rilevazioni legate al tasso di malnutrizione permangono a livelli allarmanti con gravi ripercussioni sulla salute dell’intera popolazione. Le variabili prese in esame sia dal lato della domanda sia per quello dell’offerta offrono alcune ipotesi interpretative che attraverso più accorate e scientifiche ricerche potrebbero dimostrare empiricamente le ipotesi in questa sede presentate. Il CEFA interviene nell’area in questione con un progetto integrato di sviluppo agro-zootecnico legato alla filiera latterio casearia: la Latteria Sociale “Cefa Njombe Milk Factory10”. L’intervento nato secondo la logica progettuale delle strategie specifiche derivanti dall’analisi dell’albero dei problemi, punta sul potenziamento del settore industriale attraverso l’investimento nel PMI nata sotto la luce della Corporate Social Responsability, la quale fornirebbe i presupposti per il passaggio dal settore agricolo a quello industriale, allocando più efficentemente la forza lavoro produttiva, aumentando la dispobilità di beni alimentari controllati e con elavato valore nutrizionale; si creerebbe oltretutto l’indotto aziendale e occupazione ed innestando dunque circoli virtuosi migliorerebbe la dieta alimentare della popolazione locale, consentendo in primo luogo la prevenzione di crisi dovute da carestie o fattori esterni dal momento che si creerebbe una struttura pre-industriale e sucessivamente industriale in grado di diversificare il rischio delle produttività settoriali. In secondo luogo con l’avvio contestuale del miglioramento dell’offerta e della di sponibilità di domanda si potrebbero ottenere risultati rilevanti per alleviare il problema della malnutrizione negli altopiani a Sud della Tanzania. W.W. Rostow, The Stages of Economic Growth: A Non-Communist Manifesto (Cambridge, Cambridge University Press, 1960), Chapter 2, "The Five Stages of Growth - A Summary," pp. 4-16 10 L’andamento del prezzo del latte (dove unico produttore risulta la Cefa Njombe Milk Factory) riportato nella Tabella I, passato da 600 a 900 Tsh nel triennio di riferimento 2009-2011, non ha fatto registrare un calo della domanda, a fronte di una costante qualità del latte e dei suoi prodotti derivati associata ad un’attività di campagne sociali informative che stanno favorendo l’acquisizione di un sempre maggior numero di consumatori. 9 6