La canoa e il kayak
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La canoa e il kayak
In Italia la parola canoa è usata per identificare tutte le imbarcazioni che come mezzo di spinta utilizzano una pagaia; in realtà, la canoa è solo quella aperta, mentre le imbarcazioni chiuse con un’apertura centrale (pozzetto) che permette l’ingresso alla persona, sono definiti kayak. CANOA In genere siamo portati a chiamare genericamente canoa tutte le imbarcazioni che utilizzano forza muscolare e pagaia per spostarsi nell’acqua, ma è necessario distinguere almeno le tipologie principali. La canoa canadese: è la caratteristica imbarcazione del nord America. Affusolata e aperta con sedili per sedersi ha una grande capacità di carico materiale. E’ la classica imbarcazione dell’indiano. Di dimensioni in genere superiori ai 4 metri, per alcuni modelli è necessario stare in ginocchio per condurre l’imbarcazione. In vetroresina o legno, oggi ne esistono di realizzate in alluminio, ma rimane comunque più tozza e pesante rispetto al kayak ed adatta essenzialmente per un tranquillo turismo fluviale o da lago, per un “canoa trekking”. La pagaia è a pala singola. La canoa sit on top, classica canoa da noleggio, è sicuramente la più facile e sicura da utilizzare anche per chi sale in canoa per la prima volta. L'uomo primitivo, osservando i tronchi d'albero galleggiare sull'acqua, intuì la possibilità di poterli sfruttare come mezzo di trasporto. Fu proprio scavando un tronco d'albero che nacque la piroga: la forma più rudimentale e primitiva di canoa. Successivamente questo tipo di imbarcazione si perfezionò ed ebbe diverse evoluzioni secondo l’uso che l'uomo intendeva farne. Le caratteristiche che distinguono la canoa da tutte le altre imbarcazioni sono tre e precisamente: 1. l'uomo (seduto o in ginocchio) volge la fronte verso la direzione di marcia; 2. il mezzo di propulsione è una pagaia che non trova un punto d'appoggio fisso sull'imbarcazione, ma è libera nelle mani del pagaiatore: 3. è un'imbarcazione con prua e poppa aguzze. Queste caratteristiche particolari danno all'imbarcazione una gran mobilità ed una altrettanto grande manovrabilità, qualità che la rende indispensabile per navigare i fiumi e per la caccia, come fanno gli eschimesi ancora ai giorni nostri. Dall'antica piroga sono nati diversi tipi di imbarcazioni, a pala semplice e a pala doppia, dalle prime piroghe avrà origine l'attuale canoa canadese così chiamata in quanto è l'erede diretta di quella usata dagli indigeni e dai cacciatori di pelli del Nord America; dalle seconde nascerà il kayak, imbarcazione usata ancora oggi dagli eschimesi per la caccia delle foche e il trasporto delle pelli. L'aspetto turistico è sfociato nella pratica amatoriale mentre quello agonistico è sfociato nella specialità così detta olimpica, della discesa e dello slalom. Il periodo pionieristico di questo sport termina nel 1936 quando ai Giochi di Berlino diventa specialità Olimpica, essendo uno degli sport più praticati dai paesi dell'est e del nord Europa. Sono, infatti, proprio questi paesi che dal dopoguerra ad oggi hanno dominato il campo internazionale ed olimpico. KAYAK Il kayak è di tipica derivazione nordica, a scafo coperto con “pozzetto” per l’alloggio del passeggero. Possono essere di varie dimensioni a seconda dell’utilizzo: dai 5,5 ai 4,5 metri per 20\25 kg per il modello da mare e dai 4 ai 3,5 metri per 18\20 kg al modello fluviale. È questo il modello più utilizzato grazie anche alla sua facile trasportabilità e robustezza. Inoltre permette di compiere evoluzioni tra rapide e paletti. canoa canadese canoa sit on top LA CANOA E LE SUE ORIGINI La canoa, come molti altri sport moderni, trae le sue origini dalle necessità dell'uomo e dagli usi e costumi dei popoli. Essa, infatti, fu il primo mezzo che gli uomini costruirono per potersi spostare lungo i corsi d'acqua e i laghi. LE CARATTERISTICHE Analizziamo le caratteristiche del kayak. Il kayak differisce dalle altre canoe in quanto è un'imbarcazione interamente coperta a sponde basse. Il pagaiatore, che sta seduto, si introduce nel kayak attraverso un pozzetto aperto nella copertura e impugna una pagaia a doppia pala, invece per la canadese l'imbarcazione è parzialmente coperta e si usa una pagaia a pala singola. kayak I VARI TIPI DI KAYAK KAYAK DA MARE: si contraddistingue per la sua lunghezza elevata e per la punta e la coda affusolate, ideale per tagliare le onde marine e per coprire lunghe distanze. In genere di facile utilizzo. KAYAK DA DISCESA: è l’imbarcazione ideale per la discesa tra le rapide di fiumi e torrenti. Le sue dimensioni ridotte le conferiscono maneggevolezza e agilità. Il suo utilizzo in corrente è destinato solo a esperti o principianti seguiti da un istruttore. KAYAK DA RODEO: il vero divertimento per il canoista esperto, le sue caratteristiche permettono di compiere evoluzioni acrobatiche all’interno delle onde dei fiumi, sempre più spesso vengono utilizzati anche per surfare le onde marine. KAYAK DA TURISMO: adatto a navigazione in acqua tranquilla. KAYAK MONOPOSTO DA TURISMO: ha di caratteristico il timone direzionale posteriore in genere opzionale. KAYAK DOPPIO DA TURISMO: barca molto lunga adatta a tenere la direzione. KAYAK DA GARA K1: imbarcazione per discesa fluviale agonistica, lunga oltre 4 metri, rigida, leggera, veloce. Il 27 aprile del 1867 si svolge la prima regata in kayak sul Tamigi sulla distanza di un miglio.Questo giovane sport è portato a conoscenza del mondo intero in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi: infatti, Napoleone III incarica Mc Gregor di organizzare una regata sulla Senna. Si svolse, infatti, una gara sulla distanza di un miglio che richiamò una grande folla la quale, attratta dalla novità che rappresentava questo sport, gremì le banchine e le sponde del fiume. Lo stesso Mc Gregor giunse a Parigi con altri canoisti inglesi attraversando la Manica e risalendo il fiume a varie tappe. Nel frattempo gli inglesi portarono questo sport in tutto il mondo: nel 1885 viene fondato a Bonn il primo club di canoa del continente e, nel 1871, sempre un inglese fondò a Nuova York il primo club americano di canoa. Nel 1900 ormai il kayak è entrato nella maggioranza dei paesi Europei, anzi è di questo periodo il primo trattato sulla tecnica di voga; ne è autore il norvegese Nansen (premio Nobel per la scienza), scienziato ed esploratore che durante i suoi viaggi in Groenlandia ed altri paesi artici studiò e mise in rilievo le tecniche di voga delle diverse tribù eschimesi, esprimendo il suo parere sulla tecnica migliore. Negli anni che seguono, gli amatori di questo sport si dividono, preferendo alcuni il lato turistico, altri quello agonistico: infatti, queste due specialità che dapprima andavano di pari passo in quanto gruppi di turisti che discendevano i fiumi o costeggiavano le rive dei laghi o dei mari, organizzavano in corrispondenza di paesi e città delle regate su diverse distanze, dando così spettacolo alle popolazioni rivierasche tendono sempre di più a crearsi una vita propria fino a diventare due aspetti totalmente diversi di questo sport. LA STORIA DEL KAYAK In Europa intorno al 1745 si viene a conoscenza di questo particolare tipo di imbarcazione usato dagli Eschimesi della Groenlandia, da un resoconto di alcuni cacciatori russi; questi racconti descrivono le caratteristiche del kayak eschimese e l'uso da parte di questi indigeni delle loro imbarcazioni. Devono però trascorrere circa cento anni prima di vedere un kayak in Europa ed è proprio in Gran Bretagna, terra nella quale hanno avuto origine la maggior parte degli sport moderni, che nasce la prima canoa. È, infatti, lo scozzese John Mc Gregor che il 19 luglio 1865 progetta e costruisce una canoa, su modello del kayak eschimese, per poter, scrive lo stesso Mc Gregor, “pagaiare lungo i corsi d'acqua e le rive dei mari”. Egli chiama il suo kayak, che oggi è custodito in un museo londinese, Rob Roy; e scrive un libro che va a ruba in quel periodo, dal titolo “Mille miglia sul Rob Roy”, nel quale descrive tutti i suoi viaggi e le sue avventure in kayak. Pur essendo il fondatore di questo sport, Mc Gregor preferì sempre metterne in rilievo gli scopi turistici più che quelli agonistici. Egli stesso però fonda nel 1866 il primo club di canoa del mondo e precisamente a Londra; lo stesso club diventa nel 1873, con decreto della regina di Inghilterra il Royal Canoe Club ed è frequentato anche da alti esponenti del mondo politico del tempo. PAGAIA E’ il “motore” della canoa. Generalmente realizzata in legno o più professionalmente in alluminio o carbonio, presenta, per il kayak, due pale contrapposte alle estremità (da 2 ai 2,40m), sfasate di 90°, mentre per la canoa di tipo canadese risulta più corta (di circa un terzo) e presenta una sola pala all’estremità. Questa sfasatura ottimizza il movimento dei nostri arti superiori permettendoci, tramite una leggera rotazione del polso, di sfruttare meglio l’energia impressa alla pagaia per l’avanzamento dell’acqua. Ci possono essere due tipi di pagaia: pagaia a doppia pala, utilizzata per tutti i tipi di kayak e per tutte le canoe con baricentro basso. pagaia a pala singola, utilizzata per tutti i tipi di canoa canadese (rigida e pneumatica) e per i gommoni da rafting. TECNICA DI PAGAIATA Il nostro fine è volto a migliorare la velocità dell'imbarcazione, dove il canoista va considerato come la forza motrice e va tenuto sempre presente che dobbiamo far cooperare nel modo più armonico possibile canoista, pagaia e barca. La pagaiata é generata da un moto alternato del canoista, che con la pagaia avvicenda una fase in acqua ad una fase aerea (ciclo di pagaiata), queste due fasi sono raccordate tra di loro da altre due: l'entrata in acqua (attacco) e l'uscita dall'acqua (estrazione). Economizzare la pagaiata significa permettere la maggior velocità dell'imbarcazione con il minor numero di colpi, cosa questa che non è strettamente legata alla forza dell'individuo, ma alla sua coordinazione tecnica, cioè alla capacita che l'atleta ha di contrarre in modo omogeneo e con la giusta intensità il maggior numero di gruppi muscolari utili alla trazione durante tale fase, e saperli decontrarre con la stessa rapidità nella fase aerea per permettere il recupero alle masse muscolari che hanno partecipato alla fase propulsiva. Per cui la maggior velocità della barca con il minor numero di colpi dipenderà dalla qualità dell'entrata in acqua o attacco, che dovrà essere eseguito tanto più velocemente e tempestivamente quanto maggiore sarà la velocità dell'imbarcazione, dall'intensità e dalla lunghezza della trazione e dalla durata della fase aerea. I pugni non devono mai essere stretti alla pagaia durante tutto il ciclo di pagaiata, ma agganciati con impugnatura digitale nella fase di trazione, e le dita devono essere socchiuse solo per sostenere la pagaia nelle altre fasi. Inoltre possiamo affermare che sia per il kayak che per la canadese i polsi devono sempre essere mantenuti in linea con l'avambraccio e mai in posizione flessa od estesa. TECNICA DEL KAYAK Posizione di base Nell'imbarcazione il corpo dell'atleta deve trovare appoggio sui tre seguenti punti: 1) gli ischi sul sedile; 2) i talloni poggiati sul fondo dell'imbarcazione; 3) gli avampiedi poggiati sul puntapiedi. Stabiliti i punti di appoggio possiamo ora descrivere la corretta posizione dei segmenti corporei: — l'angolo formato tra le gambe ed i piedi dovrà essere di 95°, i talloni saranno uniti tra di loro e gli avampiedi leggermente divaricati; — l'angolo formato fra gambe e cosce sarà di 140° le ginocchia dovranno essere leggermente divaricate; — l'angolo formato tra il tronco e le cosce sarà di 70°. Tali posizioni sono la base fondamentale perché possa essere eseguita una tecnica corretta, ogni variante sarebbe compromettente al raggiungimento del miglior risultato possibile per l'atleta. Posizione di attacco È questa la fase che da inizio al ciclo di pagaiata, nella quale il corpo dell'atleta assumerà le seguenti posizioni: — il tronco sarà in posizione di massima torsione; — la spalla di attacco allungata in avanti fino ad arrivare oltre il mento, mentre il braccio sarà disteso in avanti posizionato orizzontalmente rispetto alla linea dell'acqua; — la spalla di spinta si troverà spostata all'indietro oltre il capo, il corrispondente braccio sarà flesso e formerà un angolo di 90° con l'avambraccio, il pugno sarà posizionato all'altezza della fronte; — il bacino effettuerà una rotazione in avanti dalla parte dell'attacco e la corrispondente gamba avrà una flessione fino a raggiungere un angolo di 130° tra coscia e gamba. Dalla parte opposta il bacino sarà ruotato all'indietro e l'angolo tra gamba e coscia dovrà essere di 150°. — Fase di trazione: dall’attacco fino al raggiungimento della posizione verticale della pagaia. a) parte alta del tronco ed arti superiori; b) azione degli arti inferiori; c) azione della pagaia in acqua; d) grafico di applicazione della forza. Passata in acqua Prima fase: in tale fase è predominante la spinta della gamba corrispondente alla trazione e la relativa torsione inversa del tronco. In questa fase il braccio di trazione, rimanendo teso, riceverà e trasmetterà alla pagaia la potenza derivante dalla spinta della gamba e dalla torsione del tronco, tale trazione sarà continuata fino al raggiungimento della posizione verticale della pagaia, le spalle saranno sulla stessa linea perpendicolare rispetto all'asse longitudinale dell'imbarcazione e le gambe avranno raggiunto la stessa angolazione tra loro. Durante tale prima fase di trazione si inizierà con il braccio di spinta l'estensione nella quale il pugno seguirà una traiettoria parallela alla linea dell'acqua. Seconda fase: in questa fase saranno continuate la torsione del tronco e la spinta della gamba ed inizierà la flessione del braccio di trazione fino a raggiungere, con l'avambraccio, un angolo minimo di 90°. Contemporaneamente il braccio di spinta completerà l'estensione ed il pugno, seguendo una traiettoria parallela alla linea dell'acqua, sarà fissato all'altezza della fronte. Estrazione Conclusa la passata in acqua, con un movimento che dovrà essere eseguito con rapidità (per non frenare la corsa della barca), avrà inizio la fase di estrazione, chiamata anche svincolo. Il braccio di spinta sarà tenuto nella posizione raggiunta alla fine della seconda fase di trazione e manterrà la posizione fino all'inizio del nuovo ciclo di pagaiata. Tale fase sarà esclusivamente a carico del braccio di trazione, che verrà ruotato verso l'esterno, senza che sia variato l'angolo raggiunto con l'avambraccio alla fine della seconda fase di trazione. Contemporaneamente il pugno sarà sollevato verso l'alto fino al momento in cui la pagaia non sarà uscita dall'acqua, dove avrà inizio la fase aerea. Fase aerea Questa è la fase in cui ha termine un ciclo di pagaiata ed inizia il successivo. Se effettuato in massima decontrazione permette il recupero delle masse muscolari precedentemente impegnare nella fase propulsiva. Come nella fase di estrazione anche tale fase sarà esclusivamente a carico del braccio di trazione, che mantenendo invariato l'angolo con l'avambraccio, completerà la rotazione verso l'esterno con l'innalzamento del pugno verso l'alto, fino al raggiungere l'altezza della fronte. Tale movimento rotatorio e di spostamento verso l'alto permetterà alla pagaia di effettuare il giro utile per il cambio di lato. È questa una fase che pur non essendo propulsiva va effettuata con la massima attenzione per i motivi citati nell'introduzione. Fase di trazione: dalla posizione verticale della pagaia all’estrazione. a) parte alta del tronco ed arti superiori, b) azione degli arti inferiori, c) azione della pagaia in acqua, d) grafico di applicazione della forza. Fase aerea