Domenica del Corriere
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Domenica del Corriere
MEDIC 2015; 23(1):97-98 97 Recensioni Book Reviews Il giornale come cura. Medicina e sanità nelle pagine della «Domenica del Corriere» dalle origini alla Grande Guerra S imona U golini Aracne, Roma 2014 Il libro si situa nell’ambito di una ricerca storiografica ormai matura riguardo al ruolo, le funzioni, le caratteristiche della stampa periodica. Studi importanti sono stati dedicati alla divulgazione scientifica anche per l’importanza che la popularization of science riveste al giorno d’oggi. Molto meno analizzata, è invece la questione, che qui si affronta, dell’appropriazione e dell’elaborazione delle notizie riguardanti conoscenze e pratiche scientifiche da parte dei giornali generalisti ‘a grande tiratura’ – che noi chiameremmo stampa d’opinione –, riscattati dalla loro condizione di fonte storica secondaria e tutto sommato derivativa. È una storia lunga, che parte dalla seconda metà del Settecento quando – capofila l’Inghilterra e la Francia – quelli che venivano chiamati i “giornali de’ letterati” (rivolti a tutte le persone colte, che sapevano di ‘lettere’), si trasformarono in “giornali di” medicina, agricoltura, chimica, e altre discipline tecnico-scientifiche. Ma è dalla seconda metà dell’Ottocento, periodo che in Italia coincide con l’età postunitaria e liberale, che nasce e si afferma una stampa appositamente pensata e realizzata per diffondere tra il grande pubblico le acquisizioni scientifiche più recenti. Giornalisticamente parlando, la medicina era, come s’accorsero ben presto tutte le testate dell’epoca, uno degli argomenti che ‘tirava’ di più, perché nei consulti richiesti al giornalista-medico che curava la rubrica dedicata alla salute (che nel caso della “Domenica del Corriere” era Il consiglio del medico), si cercava una soluzione ‘fai-da-te’ per piccoli e grandi malanni quotidiani (gastricismi, inappetenza, geloni, gotta, uricemia, ecc.) o una buona parola Indirizzo per la corrispondenza Address for correspondence Simona Ugolini Filosofia dell’Agire Scientifico e Tecnologico (FAST) Università Campus Bio-Medico di Roma Via Álvaro del Portillo 21, 00128 Roma e-mail: [email protected] - [email protected] per uscire dalla “nevrastenia” di una vita cittadina (sentita già come frenetica) e di una vita di campagna (sentita ormai come retrograda). È possibile leggere il libro a vari livelli, interessadosi, ad esempio, del punto di vista del “pubblico della scienza” o di quello della borghesia milanese che costituiva l’abbonato-tipo del quotidiano-padre (il “Corriere della Sera”), o sceglierne un settore d’interesse ed escludere gli altri, focalizzandosi, ad esempio, sulla storia della medicina o su quella del giornalismo. È possibile anche, come ha fatto l’Autore, cercare risposte a un’interrogativo sotteso al lavoro, come quello che riguarda il carattere ‘politico’ della divulgazione scientifica, e qui medica: nel pubblicizzare gli aspetti positivi o negativi delle scelte del Governo in ordine a riforme sanitarie, farmacopea ufficiale, provvedimenti di prevenzione o cura delle malatti endemiche (tubercolosi, pellagra, malaria, ecc.), la stampa ‘letta da tutti’ (quelli che sapevano leggere) influenzò le scelte politiche e orientò l’opinione pubblica? Ci si chiede, in sostanza – come mette in luce la prefatrice Maria Conforti, una delle più importanti studiose del settore – se l’industria della comunicazione, inserendosi nell’alveo di quella che veniva definita la “scienza per tutti”, contribuì effettivamente ad un processo di democratizzazione della cultura o, al contrario, riuscì solo a riaffermare una visione elitista del sapere scientifico e tecnico. Non è facile rispondere a questa domanda perché gli apporti provenienti ‘dal basso’, cioè dai lettori, sono difficilmente individuabili, e restano elusive anche le figure dei contributori, nascoste – com’era frequente a quei tempi – dietro iniziali o pseudonimi che celavano grandi personalità del giornalismo (Luigi Berzini senior, Luigi Albertini, Attilio Centelli), della medicina e divulgazione medica (Giovanni Battista Grassi, Guglielmo Bilancioni) o del panorama culturale (uno per tutti: Gabriele D’Annunzio). La medicina veicolata dalla “Domenica del Corriere” è una medicina attenta ad aspetti aneddotici, caratterizzata da ‘alti e bassi’ relativamente all’esattezza dell’informazione e fortemente spettacolarizzata, anche per merito di due ‘neonate’: 98 la fotografia (di esperimenti, di nuove apparecchiature) e la pubblicità medico-farmaceutica, che propagandava panacee e cure ‘miracolose’. Nonostante ciò, l’immagine che il settimanale illustrato offre del nostro Paese, dei suoi scienziati, dei suoi Nobel (anche di quelli mancati), della pratica medica (dai medici condotti ai grandi luminari come Augusto Murri), delle strutture sanitarie (sanatori, dispensari, ospedali psichiatrici ante-litteram), della sua politica sanitaria (a cominciare della Riforma del 1888), non è affatto irrealistica, né ‘da rotocalco’. L’occhio attento del reporter guarda anche oltralpe e oltreoceano, ove si stava spostando l’asse della medicina e delle scoperte scientifiche, insieme a un’intera fiumana d’uomini che, “ammonticchiati come giumenti” nella terza classe dei transatlantici, emigravano in cerca di un Eldorado libero da miseria e malattia. È su questa lunghezza d’onda che il suggestivo mondo ormai scomparso, eternato dalle magnifiche copertine MEDIC 2015; 23(1):97-98 dell’illustratore e pittore Achille Beltrame – attivo a Via Solferino per quarant’anni –, esce dagli scaffali d’archivi e emeroteche, permettendo al lettore di ripercorrere anni cruciali nel determinare le caratteristiche della mentalità italiana riguardo all’interesse per scienza e conoscenza. Come si sa, ai nostri giorni, nelle case e nelle scuole del nostro Paese, l’interesse per pubblicazioni, mostre, musei, documentari scientifici (nel senso più ampio del termine), è notevolmente inferiore rispetto al resto d’Europa, per non parlare di realtà emergenti come l’India, o di eccellenze come il Giappone e gli USA, dove ‘spopolano’ – anche nelle sale cinematografiche – non i ‘cinepanettoni’ (leggasi in senso non pregiudiziale nei confronti di questo simpatico genere d’intrattenimento), ma i ‘docufilm’ che vanno dai dinosauri a Pompei, dal Big Bang alle human enhancement technologies, passando per l’Ornitottero di Leonardo da Vinci.