PUNTO 1 - Fondazione Donat

Transcript

PUNTO 1 - Fondazione Donat
Liceo scientifico statale “Gino Segré” Torino Classe V B E TU, CHE EUROPA VUOI? Articolo per rivista di diffusione universitaria III Concorso “Giovani idee” “Nell’Europa che vogliamo il futuro siamo noi” 1
Titolo: E TU, CHE EUROPA VUOI? Destinatario: rivista di diffusione universitaria. Emmanuel, studente “fresco” di maturità liceale, proveniente dalla Lituania, è appena giunto in Italia per proseguire gli studi presso un’Università a Torino, entrando in contatto con una cultura diversa. Decido di seguirlo nei suoi spostamenti nel primo giorno di questa nuova esperienza, raccogliendone le impressioni e le aspettative, riguardanti non solo il suo futuro, ma anche quello della comunità in cui vive, quella europea. Arrivo in albergo. Chiedo alla hall la stanza di Emmanuel, mi sta aspettando. Mi viene ad aprire e lo vedo un po’ seccato, comincio comunque: “Come è stato il tuo risveglio stamattina?” “Non dei migliori. Appena alzato ho controllato il mio cellulare, che avevo messo in carica ieri sera e mi sono reso conto che non funzionava più.”. “A cosa attribuisci l’accaduto?” “Pensandoci su, mi è venuto in mente che trovandomi in un paese straniero il voltaggio delle prese elettriche è diverso, e potrebbe essere questa la causa dell’inconveniente. Mi chiedo come mai un' Europa unita a livello politico‐economico non possa esserlo anche a livelli pratici, nelle cose quotidiane.”. “Come si potrebbe risolvere questo disguido secondo te?” “A mio modo di vedere, si potrebbe compiere un’indagine tra la popolazione europea per capire quali siano questi piccoli disagi quotidiani che potrebbero essere facilmente risolti trovando un accordo tra i vari Paesi.” Usciamo dalla stanza e incrociamo un altro cliente dell’albergo, così Emmanuel ne approfitta per chiedergli se gli è capitato di avere gli stessi problemi con il cellulare. Il cliente lo guarda perplesso non capendo perfettamente che domanda gli sia stata posta; il ragazzo infastidito lascia perdere e si allontana. Avendo osservato la scena gli domando: “ Sei riuscito ad avere le informazioni che volevi?”. “ Sinceramente penso non abbia capito quello che volevo chiedergli. Ma non è la prima volta che succede: già altre volte in giro per l’Europa è capitato che nascessero problemi nella comunicazione in inglese. Succede spesso, infatti, che l’insegnamento di questa lingua sia superficiale e non porti buoni risultati. Secondo me in Europa dovremmo riuscire a raggiungere un livello di conoscenza dell’inglese più approfondito come fosse la seconda lingua per tutti. Questo eviterebbe spiacevoli disguidi e faciliterebbe tutte le comunicazioni”. “ Questo problema forse non si ricollega alla questione sollevata a proposito del bisogno di una cultura europea comune?”. “ In parte sì, sarebbe bello infatti che un cittadino potesse identificarsi anche in una comune cultura a livello europeo. Questo aiuterebbe la creazione di un’ Europa veramente unita e di una consapevolezza maggiore per chi ne prende parte. Spesso, infatti, si sottovaluta, a partire dall’educazione scolastica, l’importanza di un senso di appartenenza comune che renda l’individuo fiero di far parte di una 2
comunità in cui potersi riconoscersi anche al di fuori della propria nazione d’origine. Nello stesso tempo però è necessario conservare le proprie identità nazionali, le proprie culture e le proprie tradizioni in modo che queste ultime siano un riferimento per il singolo individuo di quella nazione, ma anche fonte di arricchimento per l’intera comunità.”. Emmanuel si dirige alla fermata del tram e io lo seguo interessato. Dopo aver aspettato il tempo necessario saliamo a bordo per dirigerci all'Università. Il tram passa per il centro storico, così inevitabilmente rimaniamo imbottigliati nel traffico; il semaforo è rosso e il ragazzo si affaccia a vedere la situazione e rimane alquanto stupito dall'odore dell'aria: l’odore di smog è insopportabile. Lo vedo sbuffare e mi viene spontaneo porgli una domanda: “Secondo te quali cambiamenti si potrebbero attuare per ridurre l'inquinamento?” “L'inquinamento ci riguarda da vicino, le conseguenze sono sempre più evidenti con il passare degli anni. Perciò, per poterle limitare, ci dovrebbe essere una maggiore consapevolezza del problema e, allo stesso tempo, dei provvedimenti che sono stati presi per limitare i danni. Per esempio la politica climatica comunitaria è uno degli obbiettivi principali dell’Unione Europea.” “Tuttavia questo tipo di progetto non riguarda da vicino il singolo cittadino. Ci sono delle misure più concrete da prendersi?” “Certo. Per prima cosa dobbiamo iniziare a mutare alcune abitudini e il nostro stile di vita che talvolta si rivelano dannosi per l’ ambiente. Per esempio dobbiamo iniziare a sfruttare i mezzi ecologici come la bicicletta e usare maggiormente i mezzi pubblici, che devono essere resi più efficienti. Inoltre ci sono numerosi altri aspetti che andrebbero migliorati: uno di questi riguarda i rifiuti e in particolare le soluzioni scelte per il loro smaltimento. Siccome “niente si crea né si distrugge, ma tutto si trasforma”, vorrei che capissimo l’importanza del riciclaggio e soprattutto del ridurre l’utilizzo di sostanze plastiche, difficilmente smaltibili, sfruttando diverse risorse rinnovabili.” “Bene, hai parlato di risorse rinnovabili, ma in verità quante ne conosci e quante possono veramente sostituire quelle non rinnovabili e inquinanti?” “Le risorse “pulite” possono sostituire una buona parte di quelle attualmente sfruttate, ma è necessario un impegno comune da parte dei cittadini, perché queste nuove risorse non possono garantire tutte le comodità a cui siamo abituati, comodità che però danneggiano il nostro pianeta. Ovviamente una macchina a idrogeno o perfino una a olio di canapa (creata da Ford negli anni 50 ndr) non garantisce le stesse prestazioni di una autovettura a benzina. Nello stesso modo i pannelli solari, che sfruttano un tipo di energia rinnovabile e permettono il riscaldamento di un edificio, ci farebbero sentire la mancanza di docce interminabili!” “Quindi tu auspichi un’Europa in armonia con l’ambiente?” “Sì un’ Europa in equilibrio ambientale, non più soggetta a sbalzi climatici.” Arrivati all’università, Emmanuel si reca al banco accoglienza per ritirare i moduli necessari all’iscrizione. Viene subito rinviato allo sportello 13/b al terzo piano per farsi apporre due timbri. La tappa successiva è in segreteria per consegnare il tutto, ma solo dopo aver fatto una sosta all’ufficio del vicepreside per firmare alcune carte. Finalmente dopo quasi un’ora di vagabondaggio Emmanuel raggiunge stremato il punto informazioni, dove gli viene proposto di fare un giro dell’università , per visitare le strutture e i laboratori . Durante la visita ha modo di confrontarsi con altri studenti di varie nazionalità . Sorge spontanea la mia domanda: “Pensi sia utile lo scambio tra ragazzi di paesi diversi?” 3
“Certo! Infatti favorisce lo scambio di idee e pone a confronto metodi di lavoro e di studio provenienti da culture differenti, fornendo un’ occasione unica di crescita personale oltre che di miglioramento linguistico. Tuttavia non è ancora abbastanza valorizzato, bisognerebbe infatti incentivarlo maggiormente tramite la riduzione dei costi per le tasse di iscrizione, l’introduzione di una serie di agevolazioni per studenti universitari, ma soprattutto l’instaurazione di un vero e proprio legame fra i vari atenei, in modo che si crei una collaborazione fra loro, tale da permettere un ampliamento nella scelta dei programmi di scambio.” Così discorrendo giungiamo in un laboratorio di fisica e Emmanuel ne nota subito la scarsa capienza e l’attrezzatura antiquata e scadente, sintomo di una certa trascuratezza da parte dello Stato. Vedendo il suo stupore, gli chiedo: “Credi che questo problema sia diffuso in tutta Europa?” “Dipende da caso a caso, purtroppo esiste una forte disparità che è indispensabile appianare. La ricerca è infatti una risorsa fondamentale per lo sviluppo, importante per formare i giovani non solo in linea teorica, ma anche e soprattutto praticamente, che è quanto serve per entrare nel mondo del lavoro. A questo proposito si deve contrastare la tendenza per cui i laboratori sono spesso sottovalutati, considerati semplici accessori, iniziando a rivalutarli in virtù dell’importante ruolo che rivestono nella formazione dei ragazzi.” Terminata la visita, Emmanuel mi fa notare l’età media piuttosto elevata dei docenti, suscitando subito la mia curiosità: “Pensi che questa caratteristica sia un vantaggio o, al contrario, un freno al progresso?” “Sicuramente una classe dirigente più anziana può avere una maggiore esperienza, ma per contro essere troppo conservatrice, a differenza di una costituita da giovani, più facilmente aperti alle novità. L’ideale sarebbe raggiungere un equilibrio, riuscendo ad avere rappresentanti di ogni fascia d’età in posizioni di rilievo, sia in politica che in altri campi, per poter sfruttare gli aspetti positivi che ogni età porta con sé.” “Come credi sia possibile coinvolgere maggiormente i giovani e formarli in maniera tale che siano in grado di svolgere un ruolo costruttivo e all’ avanguardia per la società?” “ Penso sia necessario basarsi su un sistema meritocratico, nel quale solo le persone che veramente lo meritano abbiano la possibilità di raggiungere posizioni di rilievo. D’altra parte, per ottenere questo risultato è fondamentale eliminare la corruzione ed i favoritismi che impediscono un efficiente funzionamento dell’ organizzazione statale. Ritornando al discorso della meritocrazia e riferendosi a tutti quei ragazzi che come me ancora frequentano la scuola, ritengo sia di grande importanza favorire quegli studenti che ottengono valutazioni migliori sostenendoli nel percorso formativo. A questo scopo la presenza statale dovrebbe risultare più incisiva attraverso l’assegnazione di borse di studio e soggiorni all’estero; soprattutto dovrebbe fornire maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro in un ambito nel quale le competenze acquisite da ciascuno possano essere sfruttate al meglio.” Usciamo dall’ università: sta per piovere e ci dirigiamo verso la fermata più vicina per prendere il pullman. Attendiamo al semaforo che il traffico si smaltisca e raggiungiamo la pensilina del 18. Fra la gente subito la nostra attenzione si posa su un uomo sulla cinquantina, distinto, valigetta in terra accanto a sé e giornale aperto davanti al volto occhialuto. Un individuo dal passo svelto gli si avvicina con disinvoltura. E’ questione di un attimo e la valigia stretta nel suo pugno sbatacchia contro il ginocchio dello scippatore che corre via e già non si scorge più. Emmanuel gli corre dietro ma si arrende presto davanti al traffico convulso dell’ora di punta. Intanto il malcapitato ha avuto modo di 4
accorgersi del furto e chiede alle persone attorno a lui se per caso avessero notato qualcosa. La risposta è deludente, tutti negano come se non si fossero accorti di nulla. Emmanuel, di ritorno dallo inseguimento, è scioccato dal fatto che nessuno abbia collaborato, va dalla vittima dello scippo e tenta invano di fornire informazioni riguardo al ladro, a causa delle difficoltà derivanti dalla lingua. Sul pullman commentiamo insieme ciò che è successo e ne approfitto per rivolgergli alcune domande: “ Cosa pensi riguardo all’ accaduto?” “Sono allibito” risponde senza esitazione “non ho mai visto una cosa simile, eppure di TV ne guardo tanta..” “ Nel tuo paese non avvengono mai rapine?” “Certo, ovviamente. La delinquenza è presente ovunque; ma l’aspetto che più mi ha sconvolto è il totale disinteresse della gente che aspettava il pullman: nessuno si è minimamente preoccupato. E da un certo punto di vista, è molto più comodo così, si evitano una serie di scocciature...” riconosce Emmanuel. Più calmo riprende: “Senza dubbio, se ognuno pensasse solo a se stesso, il mondo andrebbe a rotoli. La mia opinione è che ciascuno debba impegnarsi attivamente seconde le sue possibilità nel combattere la criminalità. Forse sarebbe opportuno riflettere sul comportamento di quelle persone…” “In che senso? “ “Il fatto di far finta di niente è chiaramente un atteggiamento omertoso! Vorrei che prima o poi tutti si sentissero protetti dallo Stato e liberi di denunciare le ingiustizie senza correre rischi. La persona che denuncia un reato non deve considerarsi né essere considerata un delatore, bensì un cittadino che compie il suo dovere per il bene della comunità e di conseguenza anche per il proprio. Si tratta di un valore che le nuove generazioni devono comprendere e assimilare fin dall’infanzia. D’altra parte dovrebbe essere un diritto di ogni cittadino vivere nella sicurezza…” Siamo arrivati alla fermata dell’hotel e scendiamo dal pullman. Lo accompagno all’interno dell’albergo dove finalmente lo aspetta un po’ di riposo, dopo l’intensa giornata trascorsa. Appena entrati in camera, gli chiedo di accendere la televisione per vedere il telegiornale e Emmanuel seppure riluttante me lo consente. Incuriosito da questo suo atteggiamento ostile gli chiedo : “Ma non è strano che, nonostante il tuo interesse per il mondo che ti circonda, tu non sia abituato a vedere i tg?” “Penso che purtroppo i mezzi comunicazione attuali dedichino troppo tempo a notizie che dovrebbero piuttosto rimanere in secondo piano. Ogni giorno veniamo sommersi da una valanga di informazioni sulla vita di questo personaggio dello spettacolo, piuttosto che di quell’altro, mentre il compito dei telegiornali sarebbe quello di portarci a conoscenza dell’andamento della nostra società. Se a questo aggiungiamo la totale mancanza di obiettività degli organi di informazione, non riesco a trovare un valido motivo per seguire un notiziario.” Nonostante mi senta alquanto coinvolto nella critica, non posso dargli tutti i torti. Approfittando del momento di pausa, Emmanuel vorrebbe mettersi in contatto con la propria famiglia, ma si ricorda che il proprio cellulare non funziona, così mi chiede gentilmente di poter fare una chiamata. Dopo pochi minuti è di ritorno e la sua faccia è alquanto dispiaciuta. “Che cosa è successo?” “Scusami tanto, ma nonostante la chiamata sia stata rapidissima, il credito del tuo cellulare è esaurito”. Un po’ turbato dall’avvenimento non mi lascio sfuggire l’occasione e gli domando: 5
“Cosa pensi dei costi di traffico telefonico internazionale?” “Sono sicuramente troppo alti; non è concepibile che per una chiamata di pochi minuti si spendano cifre così elevate! Nell’ottica di un’Europa unita tutto ciò non ha alcun senso.” “Cosa si potrebbe fare a proposito?” “Penso sia opportuno unificare i costi del traffico telefonico per rendere più agevoli le comunicazioni tra un Paese e l’altro.“ Dopo quest’ultima domanda e un’occhiata all’orologio, decido che è ora di salutarsi. Lo ringrazio infinitamente e gli auguro di vedere realizzati un giorno i suoi propositi per la nostra Europa. In conclusione di questa giornata fitta di impegni, grazie anche alle disavventure e ai disagi cui suo malgrado si è trovato ad affrontare Emmanuel, siamo riusciti a capire quelle che sono le problematiche più comuni riguardanti il trasferimento di uno studente in uno stato straniero, ed in particolare quelle che sono le idee emerse nell’arco dei vari colloqui, che esprimono le speranze e i bisogni dei giovani, cittadini e futuri protagonisti dello scenario europeo. 6