Metamedicina News N.10

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Metamedicina News N.10
Giornalino ufficiale della Metamedicina® di Claudia Rainville
Primavera 2015 - N. 10
Metamedicina news
Hanno collaborato: Susanna Berginc, Ugo Boulard, Emma Gasanova, Estel Rossi, Paolo Segulin
mail: [email protected] - http://metamedicinanews.altervista.org
IL TRADIMENTO IN METAMEDICINA
Il dolore dell’uno risveglia il dolore dell’altro
Claudia Rainville
Il tradimento, vissuto o fatto vivere, è uno dei momenti più
difficili nella vita di una persona, uno dei momenti più chiusi,
più dolorosi, e indubbiamente più devastanti.
Porta con sè molto spesso la vergogna, il senso di colpa, e la
sensazione di aver perduto per sempre qualcosa di prezioso.
Del tradimento non si parla con tutti, ma solo con una persona
amica o con lo psicologo. Mai con una persona di cui non si
ha fiducia, poiché è un avvenimento molto intimo e riguarda
un tabù ancora molto sentito, che è quello del sesso:
sembriamo così emancipati rispetto ai nostri nonni e ai nostri
genitori, ma in realtà anche per noi non è facile parlare
liberamente della sessualità, se non scherzandoci sopra o
rendendola grottesca. Esistono certamente anche delle persone
che sbandierano il loro tradimento, magari con enfasi o con
orgoglio, ma indubbiamente queste righe non sono state scritte
per loro. Queste righe sono state scritte per chi ha subito un
tradimento ma anche e soprattutto per chi ha tradito, per chi
quindi ha saputo esprimere il suo disagio solamente fuggendo
dalla coppia e mettendo in piedi un’altra relazione. Questo
perché vittima e carnefice hanno le stesse identiche
responsabilità, 50 e 50: non esiste colpa di uno ed innocenza
dell’altro. Esiste dolore e basta: dolore di chi non ha trovato
altra via che tradire e dolore di chi ha attirato il tradimento
nella sua vita e lo vive sulla sua pelle.
E finché non si accetta questa nuova comprensione del
tradimento non si può pensare di “guarire”, di uscire dal
dolore. Non si può voltare pagina o iniziare una nuova vita
senza capire che la responsabilità è divisa fra ambedue le
persone coinvolte.
Cosa ha vissuto il traditore per arrivare a questo? Che
meccanismi, che convinzioni (errate) ha dentro di sè che lo
hanno spinto a mettere in scena il tradimento? E cosa ha fatto
l’altra persona per spingere il partner a tradirla? Che
meccanismi esistono alla base di una coppia che tradisce?
Siamo creature molto particolari: portiamo fissato in noi
indelebilmente l’imprinting della nostra infanzia, del
comportamento dei nostri genitori, delle nostre prime
esperienze e su tutto questo basiamo il resto della vita nostra
vita, in primis la nostra vita affettiva. E siamo fermamente
convinti di essere persone mature, consapevoli, adulte. A
nessuno viene in mente che non è proprio così. Questa infatti è
forse la nostra illusione più grande, credere di essere adulti e
maturi. E’ un’illusione molto pericolosa che genera molte
sofferenze, infinite incomprensioni; questo perché se siamo
convinti di essere grandi e autonomi non abbiamo bisogno di
aiuto: solo di fronte al “crollo totale” andiamo a cercare aiuto,
ma per certe persone nemmeno quello è il momento adatto.
Rispetto a 30 anni fa le cose sono notevolmente migliorate,
ma c’è ancora bisogno di fare parecchia strada, soprattutto in
ambito maschile, visto che sono in maggioranza le donne a
cercare aiuto per i problemi di coppia. Per l’uomo purtroppo,
andare in cerca di aiuto equivale molto spesso ad una
ammissione di non essere stato all’altezza come uomo.
L’energia maschile è molto diversa da quella femminile:
mentre una donna è alla ricerca innata del miglioramento
all’interno della coppia, per l’uomo questo equivale ad una
dichiarazione di non competenza, di non apprezzamento come
uomo. E questo è il motivo per cui quando una donna chiede
al suo uomo di andare con lei a cercare aiuto, l’uomo quasi
sempre reagisce con una chiusura, perché la vive come un
“perché andare a cercare problemi?”.
In realtà la donna vuole risolvere i problemi che sono già
presenti e che l’uomo non riesce a cogliere, ma il modo in cui
la donna si approccia al suo uomo è completamente sbagliato,
perché lo porta a sentirsi giudicato.
Solo nel momento in cui l’uomo trova la donna con la valigia
alla porta, o con un tradimento in corso, si rende conto che i
problemi c’erano già ma, molto spesso, ha comunque
difficoltà a comprendere che metà della responsabilità è anche
sua. Questo perché un uomo solitamente cresce con un
insegnamento ana-emotivo, nel senso che da subito gli si
insegna a non piangere, a fare l’ometto e a essere forte. In
questo modo gli si impedisce di essere bambino, con le sue
lacrime e con i suoi capricci (che altro non sono che emozioni
che segnalano un disagio).
(continua nel prossimo numero) Susanna Berginc
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COME SONO RIUSCITO A DIGERIRE LA MIA SEPARAZIONE
Tutto ebbe inizio con una separazione...
eravamo nel 2002.
Di Metamedicina e di terapie olistiche in genere non ne
sapevo nulla; da un paio di anni praticavo Yoga.
Con la mia compagna di allora, dopo una ventina di anni di
convivenza, attraversavamo un periodo di stanca nella nostra
relazione. A tutt'oggi io la ringrazio di essersi innamorata di
un altro uomo; io ero più restio ai cambiamenti (e molti
uomini lo sono), ma allora non capivo cosa stesse
succedendo… poi ad un certo punto le cose furono chiare...
Il periodo peggiore è stato senza dubbio quello dove non
capivo cosa stesse succedendo, anche se la vedevo allontanarsi
e vedevo la sua voglia di affermarsi e di prendere le distanze
da me; probabilmente allora ero, senza volerlo, un poco
soffocante nella mia capacità pratica di cimentarmi in mille
lavori e alla lunga tutto ciò può aver generato la voglia di
staccarsi da una situazione simile.
La mia rabbia verso questa situazione era più dovuta ad una
mancanza di chiarezza piuttosto che l'attribuire a lei tutta la
responsabilità della situazione; l'esito di questo stato di cose si
manifestò dopo alcuni mesi ed il culmine fu probabilmente
quando decisi di iniziare a ristrutturare la vecchia casa paterna
per lasciare quella situazione, lungi dalla volontà di iniziare un
qualsiasi percorso di crescita personale.
Fu così che ad un certo punto la mia digestione si mise a
soqquadro; erano alcuni anni che avevo un'alimentazione
vegetariana anche se non super stretta, ma la carne in
particolare non mi attirava più, non eccedevo neppure nei
condimenti, quindi in apparenza non c'erano particolari motivi
per il mio stato di salute.
Avevo sempre bruciori di stomaco e riuscivo ad ingerire solo
piccole quantità di cibo soprattutto alla sera, per limitare il
dolore; unico sollievo era la seduta col gruppo dello yoga,
durante la quale dicevo al mio mal di stomaco di non
rompere... perché avevo altro di più importante da fare.
Effettivamente dopo una decina di minuti di pratica yoga il
mio mal di stomaco si prendeva un po' di pausa per poi
ripresentarsi all'appello all'alba del giorno seguente in modo
veramente puntuale.
Dopo alcuni mesi di questo andazzo, visto che mangiare in
modo più leggero non dava alcun risultato tranne quello di
perdere peso, cosa di cui non avevo bisogno particolare (ero
stato un bambino grasso, ma dopo l'adolescenza sono sempre
stato abbastanza snello) presi la somma decisione: andai dal
medico.
Mi prescrisse delle analisi del sangue ed una volta ricevuto gli
esiti mi disse che la mia digestione era regolare; siccome
godevo di una discreta memoria, mi ricordavo che la
digestione regolare era una cosa del tutto diversa da quella che
stavo sperimentando. Decisi allora di intraprendere altre
strade.
Alcune settimane prima avevo re-incontrato una donna della
valle dove abitavo, già conosciuta nel gruppo dello yoga ed
ero stato invitato ad un suo seminario sull'empatia; visto l'esito
deludente delle analisi del sangue le chiesi un appuntamento
terapeutico. Il risultato fu che, durante la seduta, mi resi conto
che la mia digestione aveva già fatto le bizze (ovvero mi
aveva parlato) per alcuni altri brevi periodi della mia vita
sempre in relazione a periodi di disarmonia nella coppia.
Quello che non mi era mai apparso nella sua chiarezza era il
fatto che io avessi già visto il film della mia vita che diceva
per sommi capi: una casa, una compagna, un figlio/i, un
lavoro, cani e gatti e tutto che si avviava alla fine con una
pensione e “ vissero felici e contenti”. A quel punto della
nostra convivenza ritenevo che una separazione onorevole ci
potesse anche stare, ma il fatto di dover nuovamente ridare le
carte della mia vita era vissuto come un mio fallimento
personale e non riuscivo proprio a digerirlo.
Prendevo atto che non fosse necessariamente l'unica
interpretazione possibile e vedendola ora, col famoso senno di
poi, è stata l'occasione per scoprire tutto un modo
meraviglioso di vedere la vita che non avevo mai immaginato.
La mia equazione “separazione = fallimento che non si poteva
mandare giù” non esisteva più. Già il giorno dopo la mia
digestione era tornata a posto, addirittura mangiavo per tre ed
avevo telefonato alla terapista per dirle che alla seduta dopo
avremmo dovuto trovare una via di mezzo... Nei due mesi
seguenti ho tenuto una dieta un po' particolare, ma il nocciolo
della questione era già risolto. Da allora non ho mai più
sofferto di cattiva digestione, continuo ad avere una dieta
quasi esclusivamente vegetariana anche se non in modo
“integralista”.
Le domande “pungenti” che quella terapista poneva, bucavano
il mio lato emotivo tenuto lungamente nascosto, questo effetto
durava per diversi giorni e mi lasciava da una parte
esterrefatto ed intimorito, ma suscitava in me anche tanta
curiosità. Se esistesse il caso qui lo potremmo tirare fuori, ma
non fu per caso che durante la prima seduta acquistai anche
due libri di Claudia Rainville che teneva in conto vendita.
Nei mesi e anni seguenti andavo con lei a seguire le
conferenze di Yvan Herin a Torino ed il fascino di quelle
domande, ha fatto si che io abbia intrapreso il percorso in
Metamedicina che mi ha portato a essere uno dei consulenti.
Il dono più grande di tutto ciò è quello di vedere il mondo con
colori, scorci e punti di vista che non avrei mai immaginato
essere possibili. Spero che questa mia testimonianza possa
aiutare tanti miei compagni nel viaggio in questa nostra vita,
un abbraccio dal cuore. Ugo Boulard
9 maggio 2015: festa della Mamma
FESTA DELLA METAMEDICINA (III edizione)
Compleanno di Claudia Rainville: vi aspettiamo all’ Hotel
Eurovil a Sarnico
Per info e prenotazioni: [email protected]
LMA: liberazione della memoria dell’anima
Le mie meta-amiche di Trieste l’avevano già fatto… e io ho
pensato: ‘bene,vuol dire che avrò il piacere di mettermi alla
prova da sola visto che devo imparare anche a far le cose non
sempre insieme a qualcuno. Poi il mio Ego comincia a
parlare… però… ti costa il viaggio, il dormire, la benzina,
l’autostrada..come farai? Ed ecco che mi blocco…
Questa però è la parte di me da addomesticare quindi l’altra
parte dice ‘no,tu ci vai, se senti che hai bisogno di vivere
questa esperienza, vedrai che ci vai. Abbi fiducia in te (frase
che ultimamente mi ripeto spesso quando sorgono in me 1000
dubbi). Ebbene, mi preparo psicologicamente ad affrontare
LMA da sola quando ricevo una e-mail che una meta-amica
mi chiede se può venire con me perché farà l’osservatrice…
ma certo! Che domande!
E devo dire che ero un po’ sollevata.
Dopo alcune settimane ricevo un’altra e-mail in cui un’altra
compagna mi chiede un passaggio in quanto anche lei
parteciperà ed è la stessa che si è occupata della prenotazione
dell’hotel anche per me(che fortuna! a me scocciava un sacco
cercare e telefonare perché sono sempre di fretta…)
Non è finita qui..mi chiama un’altra meta-viaggiatrice che mi
chiede se può unirsi a noi. Non posso credere! Che gran
piacere! Improvvisamente mi viene un flash.
‘Guarda Estel, volevi e pensavi fosse il momento di fare LMA
da sola e ti preoccupava il costo del viaggio. Hai avuto modo
di fare il viaggio in compagnia, dividere le spese ma allo
stesso tempo fare il seminario da sola e stare nella tua stanza
singola. Quale miglior regalo?’ L’ho vissuto come un
miracolo. Ma questo è solo l’inizio.
Veniamo al seminario… siamo più persone del previsto e già
qui ho pensato che forse non sarebbe riuscita Claudia a sentire
tutti e lei stessa lo aveva annunciato. Ho notato come tanti
alzavano la mano per condividere la loro esperienza di
regressione, altri nelle pause le chiedevano di poter
condividere in gruppo, tutto ciò presumo perché, ovviamente,
tutti volevano lavorare con Claudia in persona.
Io me ne stavo sulle mie ma dentro di me non capivo se ero
nervosa perché avrei voluto anche io intervenire alzando la
mano e quindi ‘farmi avanti’ o lo ero per altri motivi.
Ho pensato ‘Forse devo imparare a CHIEDERE?’ ma ancora
attendevo che fosse lei a chiamarmi.
Al chè qualcuno mi chiede perché non alzo anche io la mano e
io ‘perché dovrei? Lei sa bene quanti siamo e in più sono in
prima fila, mi vede, non è mica cieca e secondo me SA quello
che fa.’ Allora ho pensato che forse per me ALZAR LA
MANO = FARSI VEDERE E VOLER VENIRE PRIMA
DEGLI ALTRI… per questo non intervenivo ma in realtà non
sentivo questo bisogno.
Ho pensato ‘sono qui, lei mi vede e sa quello che fa, se non
condivido in pubblico ci sarà sicuro qualcosa che devo
imparare’… però il tempo passa, siamo tanti..forse in me
nasce una sorta di rassegnazione.
Domenica mattina mancavano ancora tante esperienze da
condividere. Improvvisamente sento la voce di mio padre che
dice ‘abbi fede’. Lo dice spesso a me quando mi vede agitata
ma anche quando è lui l’agitato e vuole autotranquillizarsi.
Come mi sono arrivate queste parole mi ha invasa un senso di
pace e ho pensato ‘claudia sarà in grado di sentire tutti,lo so!’
Alla fine è stata Claudia a scegliere l’ordine ed io ero l’ultima.
Sapete perché? Perché dovevo imparare la PAZIENZA.
Ho notato che ai seminari e non solo, sono impaziente, un’
impazienza inspiegabile a parole… come se aspettassi
continuamente cosa avviene dopo.
Ad esempio: Claudia parlava di una persona e io pensavo, dai
su, abbiamo capito, finisci e va avanti col prossimo perché ho
fame di sapere più cose possibili nel minor tempo possibile.
E questo lo vedo a casa, nel lavoro, quando leggo un libro…e
questa impazienza mi tiene nell’agitazione e non mi fa godere
il momento presente. Mi stupisco perché mi rendo conto che
mi reputo tanto migliorata e pensavo di aver imparato cosa sia
la pazienza..invece dovevo essere terribile!
Questo pensiero mi porta così a fare un collegamento con uno
dei blocchi che mi frena nel fare consulenze..sono
IMPAZIENTE. Non ho ancora (fino oggi)la pazienza giusta di
ascoltare, la calma giusta nell’esprimermi e la pazienza
amorevole che dovrei avere nell’accogliere i sentimenti delle
persone e penso che se non lo sono con gli altri, in primis non
lo sono con me stessa!
Io forse mi vedo tipo ‘Buongiorno, come mai è qui? Ok, cosa
ha vissuto? E quale è il sentimento?’ Liberazione in 5
minuti… avanti il prossimoooooo!!! Mmmm..non è proprio
cosi Estel! Alla fine della mia condivisione una meta-collega
viene da me in lacrime e mi racconta un suo momento difficile
che le ho risvegliato dal fatto che io sia stata l’ultima a
condividere la mia esperienza. Quindi..c’è sempre un perché
nelle cose che accadono. Io mi sono commossa… perché ho
capito che ho seguito me stessa, non ho alzato la mano, non
me la sentivo, ho avuto fede, ho seguito il mio sentire.
Inoltre ogni meta-compagno raccontandosi ha parlato di me e
di pezzi della mia vita che si rispecchiano negli altri.
Ascoltando tutti prima ho capito perché sto vivendo
determinate cose in un certo modo dando così delle risposte ai
miei dubbi. Se fossi intervenuta prima, alzando la mano,
magari avrei bloccato il naturale processo che doveva esserci.
Come dice claudia ‘Tutto è perfetto!’
Per concludere, la mia lezione, oltre la pazienza e tante altre è
stata quella che parla DELL’AMORE ESCLUSIVO. Se
penso che posso amare solo una persona così facendo chiudo
il cuore e vivrò nella sofferenza se la persona amata non ci
sarà più..ma se apro il cuore ci sarà qualcun altro pronto ad
amarmi anche di più.
Facile a dirsi… è dall’epoca dell’Egitto che mi porto dietro stà
cosa… Ora che ho compreso..cercherò di aprirmi di nuovo..
Intanto..ragazzi/e miei dal Lunedì post seminario ho tolto il
finto anello di fidanzamento anti-uomo… non ne ho più
bisogno… ma.. UOMINI… con calma..non sono ancora
pronta!!! :) :)
Ringrazio tutti di cuore. Buon meta-viaggio a tutti … fuori ma
soprattutto dentro di voi! Con affetto
Estel Rossi
In cammino verso l’Amore autentico…
Quando è iniziata la nostra relazione? Non saprei dirlo. A me
sembra tanto, tanto tempo fa. In questa vita è iniziata quando
avevo 20 anni, ed è stato, come si suol dire, il classico colpo di
fulmine. Ci siamo incontrati per caso, pur abitando nello stesso
condominio, non ci eravamo mai visti prima. Come ogni anno,
ero tornata in Ucraina a trovare mio papà, e una delle sere che
eravamo fuori in cortile con mia sorella e i nostri amici lui si è
avvicinato, abbiamo incominciato a parlare e da quel momento ci
siamo persi uno nell’altro. All’inizio è stato un idillio, da un lato:
passavamo le ore a guardarci negli occhi e non riuscire a credere
alla meraviglia che avevamo davanti, sembrava che ci
conoscessimo da sempre e che per tutta la vita avevamo solo che
atteso il momento di incontrarci. Dall’altro lato, però, avevo
contro quasi tutti i miei parenti, in particolare mio padre, che non
approvava affatto la nostra relazione. Quando tornavo a casa il
clima era insostenibile, tanto che dopo un mese mi trasferii da lui.
Mio padre non mi avrebbe parlato per sei mesi, come anche mia
sorella per un po’ di tempo. Ma a me non importava, eravamo
così pieno uno dell’altra …
Più passava il tempo e più ci aggrappavamo uno all’altra, come a
delle ancore di salvezza, senza renderci conto che ci stavamo
piano piano affogando a vicenda. Venendo entrambi da storie di
dolore e sofferenza, vuoti come due pozzi senz’acqua, ci siamo
tuffati a capofitto nel nostro mare di emozioni, credendo di
poterci abbeverare di esse, mentre in realtà ci stavamo
prosciugando. Ed ecco che le nostre vecchie ferite hanno
cominciato a riemergere attraverso lo specchio dell’altro,
inesorabilmente. E tanto più ci facevano male quanto avevamo
voluto tenerle fuori dalla nostra relazione. Compresi solo più
tardi, grazie alla Metamedicina, che tutto ciò era inevitabile.
Ad un certo punto mi sono ritrovata a fare due o tre lavori
contemporaneamente, un marito a casa con dipendenza da alcol e
tutti i problemi, dai più banali e quotidiani a quelli più grossi,
sulle mie spalle. Non so con quale forza andassi avanti, sfinita,
delusa, mi ritrovai a covare rabbia e risentimento. La frustrazione,
il rancore prendevano il posto delle magnifiche emozioni di
pienezza e di gioia che avevo vissuto all’inizio. E continuavo a
portare un carico molto più grande di me, lottando contro me
stessa ogni giorno. Mi ero fatta carico di lui completamente,
senza riserve: della sua sofferenza passata e presente, del suo
benessere materiale e spirituale, delle sue difficoltà, della sua
responsabilità, insomma, di tutta la sua vita. E continuavo a
lottare con la rabbia che tutto ciò mi creava: il senso del dovere,
le aspettative, il senso di colpa, la preoccupazione, lottavo contro
un fantasma che io stessa avevo creato.
Era inevitabile che prima o poi saremmo arrivati ad un punto di
rottura. Ma proprio nel momento peggiore, quando persi il lavoro
e non avevamo più quasi un soldo, incontrai la persona che mi
mostrò la luce in fondo al tunnel: Susanna mi fece conoscere la
Metamedicina. Nel settembre del 2012 partecipai al seminario di
Lme, proprio mentre ero sul punto di chiedere la separazione.
Da quel momento la mia vita incominciò a cambiare, all’inizio
lentamente, mentre apprendevo le chiavi, mi scontravo con le mie
ferite, cercavo di risolverle, imparavo a chiedere aiuto.. Ma
giorno dopo giorno, miracolo dopo miracolo, il mondo intorno a
me incominciò a fiorire e anche la mia vita. Pian piano, con mio
ripudio, si fece strada in me la consapevolezza che non era solo
mio marito che soffriva di una dipendenza, ma mi stava
rispecchiando la mia: quell’enorme abisso di vuoto interiore che
creava la dipendenza affettiva di cui soffrivo anch’io. Mi ci
vollero quasi due anni per prenderne pienamente consapevolezza.
Grazie alla Metamedicina, trovai la forza di guardarmi dentro e di
intraprendere il percorso del risveglio. Ho visto come, cambiando
me stessa, anche la mia vita cambiava, ed ho compreso molto
bene come tutto parte da noi. Soprattutto, vedevo che ad ogni mio
cambiamento, spesso contrastato dal mio compagno, qualcosa
avveniva anche in lui. Pur rifiutando il mio percorso, anche lui
però in qualche modo ne veniva toccato, trasformato. Moltissime
cose nel nostro rapporto sono cambiate radicalmente, però
rimaneva sempre la spina del lavoro: io continuavo a mantenerlo
da quasi cinque anni. E questo mi pesava non poco. Qualcuno
potrebbe chiedersi perché sopportavo, perché non me ne andavo?
Spesso me lo chiedevo anch’io. Potrei rispondere: per amore; ma
ad un certo punto mi sono resa conto che non sapevo cos’è
l’amore veramente. Ho imparato ad amare attraverso le mie ferite
e ciò che chiamavo amore in realtà ho compreso essere
dipendenza affettiva. Claudia Rainville, la Metamedicina mi
hanno mostrato cos’è l’Amore in realtà, perciò mi sono posta
come obbiettivo imparare ad amare a mani aperte, perché è
questo che voglio nella relazione con il mio compagno. In verità
non ho mai voluto lasciarlo, però mi rendevo anche conto che non
potevo sacrificare la mia salute e il mio benessere mantenendolo.
Cercavo disperatamente una soluzione, credendo di poter
scegliere solo tra queste due possibilità: continuare a mantenerlo
e sacrificarmi oppure separarci e rinunciare all’amore. Ad un
certo punto arrivò finalmente il momento dell’illuminazione!
Dopo essere stata come osservatrice all’Lme di Yvan vidi
finalmente con chiarezza come mi sono presa completamente la
responsabilità di mio marito: della sua sofferenza, felicità,
evoluzione. E, logicamente, decisi che era ora di restituirgliela.
Non sapevo cosa sarebbe successo, se saremmo ancora rimasti
assieme oppure no, ma la Metamedicina mi ha permesso di
comprendere delle lezioni di vita fondamentali: se io non mi
rispetto, non posso rispettare nemmeno l’altro e l’altro a sua volta
mi mancherà di rispetto; se io non mi amo, non posso amare
veramente l’altro. Così succedeva che io, credendo di fare del
bene, in realtà agivo in base alla mia paura di perdere l’altro,
diventando spesso impositiva, a volte dispotica, manipolando,
facendo la vittima,… . E contemporaneamente stavo bloccando il
cammino di evoluzione del mio compagno: sentendo quanta
sofferenza porta in sé, tutto ciò che volevo era evitargli altre
sofferenze, perciò l’avevo avvolto come in un bozzolo e mi ero
fatta carico di tutto, impedendogli però di fare le sue esperienze e
di crescere. Proprio come nella storia che leggiamo agli Lme
Amare a mani aperte. È proprio vero che si impara dalle proprie
esperienze…
Mi ci sono voluti altri tre mesi con qualche malanno per riuscire
ad esprimergli ciò che avevo in cuore, per restituirgli, almeno con
un primo passo a parole, la sua responsabilità. Lì ho avuto ancora
una volta la conferma dei miracoli che ci circondano e di quanto
potere hanno le parole e l’intenzione: una settimana dopo mio
marito ha trovato lavoro..
Ovviamente il percorso continua, non finisce mai. Giorno per
giorno il mio compagno mi insegna qualcosa, è un grandissimo
maestro per me, e gli sono profondamente grata per questo. Non
so cosa ci riserva il futuro, ma non ho più paura, perché la
Metamedicina mi ha donato le chiavi per affrontare la vita, e per
questo non finirò mai di ringraziare Claudia, Yvan e tutta la
grande Famiglia. Soprattutto ho compreso che l’Amore è più
forte. Amerò sempre il mio compagno, ma non ho più bisogno di
scegliere o di sacrificarmi: posso avere un partner ed essere me
stessa. Sto imparando ad amare a mani aperte per costruire
insieme una relazione autentica, che comincia da una relazione
autentica con me stessa.
Emma Gasanova