Metamedicina News N.10
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Metamedicina News N.10
Giornalino ufficiale della Metamedicina® di Claudia Rainville Primavera 2015 - N. 10 Metamedicina news Hanno collaborato: Susanna Berginc, Ugo Boulard, Emma Gasanova, Estel Rossi, Paolo Segulin mail: [email protected] - http://metamedicinanews.altervista.org IL TRADIMENTO IN METAMEDICINA Il dolore dell’uno risveglia il dolore dell’altro Claudia Rainville Il tradimento, vissuto o fatto vivere, è uno dei momenti più difficili nella vita di una persona, uno dei momenti più chiusi, più dolorosi, e indubbiamente più devastanti. Porta con sè molto spesso la vergogna, il senso di colpa, e la sensazione di aver perduto per sempre qualcosa di prezioso. Del tradimento non si parla con tutti, ma solo con una persona amica o con lo psicologo. Mai con una persona di cui non si ha fiducia, poiché è un avvenimento molto intimo e riguarda un tabù ancora molto sentito, che è quello del sesso: sembriamo così emancipati rispetto ai nostri nonni e ai nostri genitori, ma in realtà anche per noi non è facile parlare liberamente della sessualità, se non scherzandoci sopra o rendendola grottesca. Esistono certamente anche delle persone che sbandierano il loro tradimento, magari con enfasi o con orgoglio, ma indubbiamente queste righe non sono state scritte per loro. Queste righe sono state scritte per chi ha subito un tradimento ma anche e soprattutto per chi ha tradito, per chi quindi ha saputo esprimere il suo disagio solamente fuggendo dalla coppia e mettendo in piedi un’altra relazione. Questo perché vittima e carnefice hanno le stesse identiche responsabilità, 50 e 50: non esiste colpa di uno ed innocenza dell’altro. Esiste dolore e basta: dolore di chi non ha trovato altra via che tradire e dolore di chi ha attirato il tradimento nella sua vita e lo vive sulla sua pelle. E finché non si accetta questa nuova comprensione del tradimento non si può pensare di “guarire”, di uscire dal dolore. Non si può voltare pagina o iniziare una nuova vita senza capire che la responsabilità è divisa fra ambedue le persone coinvolte. Cosa ha vissuto il traditore per arrivare a questo? Che meccanismi, che convinzioni (errate) ha dentro di sè che lo hanno spinto a mettere in scena il tradimento? E cosa ha fatto l’altra persona per spingere il partner a tradirla? Che meccanismi esistono alla base di una coppia che tradisce? Siamo creature molto particolari: portiamo fissato in noi indelebilmente l’imprinting della nostra infanzia, del comportamento dei nostri genitori, delle nostre prime esperienze e su tutto questo basiamo il resto della vita nostra vita, in primis la nostra vita affettiva. E siamo fermamente convinti di essere persone mature, consapevoli, adulte. A nessuno viene in mente che non è proprio così. Questa infatti è forse la nostra illusione più grande, credere di essere adulti e maturi. E’ un’illusione molto pericolosa che genera molte sofferenze, infinite incomprensioni; questo perché se siamo convinti di essere grandi e autonomi non abbiamo bisogno di aiuto: solo di fronte al “crollo totale” andiamo a cercare aiuto, ma per certe persone nemmeno quello è il momento adatto. Rispetto a 30 anni fa le cose sono notevolmente migliorate, ma c’è ancora bisogno di fare parecchia strada, soprattutto in ambito maschile, visto che sono in maggioranza le donne a cercare aiuto per i problemi di coppia. Per l’uomo purtroppo, andare in cerca di aiuto equivale molto spesso ad una ammissione di non essere stato all’altezza come uomo. L’energia maschile è molto diversa da quella femminile: mentre una donna è alla ricerca innata del miglioramento all’interno della coppia, per l’uomo questo equivale ad una dichiarazione di non competenza, di non apprezzamento come uomo. E questo è il motivo per cui quando una donna chiede al suo uomo di andare con lei a cercare aiuto, l’uomo quasi sempre reagisce con una chiusura, perché la vive come un “perché andare a cercare problemi?”. In realtà la donna vuole risolvere i problemi che sono già presenti e che l’uomo non riesce a cogliere, ma il modo in cui la donna si approccia al suo uomo è completamente sbagliato, perché lo porta a sentirsi giudicato. Solo nel momento in cui l’uomo trova la donna con la valigia alla porta, o con un tradimento in corso, si rende conto che i problemi c’erano già ma, molto spesso, ha comunque difficoltà a comprendere che metà della responsabilità è anche sua. Questo perché un uomo solitamente cresce con un insegnamento ana-emotivo, nel senso che da subito gli si insegna a non piangere, a fare l’ometto e a essere forte. In questo modo gli si impedisce di essere bambino, con le sue lacrime e con i suoi capricci (che altro non sono che emozioni che segnalano un disagio). (continua nel prossimo numero) Susanna Berginc _________________________________________________________________________________________________________________________ Se vuoi ricevere i prossimi MetaNews: www.metamedicinanews.altervista.org COME SONO RIUSCITO A DIGERIRE LA MIA SEPARAZIONE Tutto ebbe inizio con una separazione... eravamo nel 2002. Di Metamedicina e di terapie olistiche in genere non ne sapevo nulla; da un paio di anni praticavo Yoga. Con la mia compagna di allora, dopo una ventina di anni di convivenza, attraversavamo un periodo di stanca nella nostra relazione. A tutt'oggi io la ringrazio di essersi innamorata di un altro uomo; io ero più restio ai cambiamenti (e molti uomini lo sono), ma allora non capivo cosa stesse succedendo… poi ad un certo punto le cose furono chiare... Il periodo peggiore è stato senza dubbio quello dove non capivo cosa stesse succedendo, anche se la vedevo allontanarsi e vedevo la sua voglia di affermarsi e di prendere le distanze da me; probabilmente allora ero, senza volerlo, un poco soffocante nella mia capacità pratica di cimentarmi in mille lavori e alla lunga tutto ciò può aver generato la voglia di staccarsi da una situazione simile. La mia rabbia verso questa situazione era più dovuta ad una mancanza di chiarezza piuttosto che l'attribuire a lei tutta la responsabilità della situazione; l'esito di questo stato di cose si manifestò dopo alcuni mesi ed il culmine fu probabilmente quando decisi di iniziare a ristrutturare la vecchia casa paterna per lasciare quella situazione, lungi dalla volontà di iniziare un qualsiasi percorso di crescita personale. Fu così che ad un certo punto la mia digestione si mise a soqquadro; erano alcuni anni che avevo un'alimentazione vegetariana anche se non super stretta, ma la carne in particolare non mi attirava più, non eccedevo neppure nei condimenti, quindi in apparenza non c'erano particolari motivi per il mio stato di salute. Avevo sempre bruciori di stomaco e riuscivo ad ingerire solo piccole quantità di cibo soprattutto alla sera, per limitare il dolore; unico sollievo era la seduta col gruppo dello yoga, durante la quale dicevo al mio mal di stomaco di non rompere... perché avevo altro di più importante da fare. Effettivamente dopo una decina di minuti di pratica yoga il mio mal di stomaco si prendeva un po' di pausa per poi ripresentarsi all'appello all'alba del giorno seguente in modo veramente puntuale. Dopo alcuni mesi di questo andazzo, visto che mangiare in modo più leggero non dava alcun risultato tranne quello di perdere peso, cosa di cui non avevo bisogno particolare (ero stato un bambino grasso, ma dopo l'adolescenza sono sempre stato abbastanza snello) presi la somma decisione: andai dal medico. Mi prescrisse delle analisi del sangue ed una volta ricevuto gli esiti mi disse che la mia digestione era regolare; siccome godevo di una discreta memoria, mi ricordavo che la digestione regolare era una cosa del tutto diversa da quella che stavo sperimentando. Decisi allora di intraprendere altre strade. Alcune settimane prima avevo re-incontrato una donna della valle dove abitavo, già conosciuta nel gruppo dello yoga ed ero stato invitato ad un suo seminario sull'empatia; visto l'esito deludente delle analisi del sangue le chiesi un appuntamento terapeutico. Il risultato fu che, durante la seduta, mi resi conto che la mia digestione aveva già fatto le bizze (ovvero mi aveva parlato) per alcuni altri brevi periodi della mia vita sempre in relazione a periodi di disarmonia nella coppia. Quello che non mi era mai apparso nella sua chiarezza era il fatto che io avessi già visto il film della mia vita che diceva per sommi capi: una casa, una compagna, un figlio/i, un lavoro, cani e gatti e tutto che si avviava alla fine con una pensione e “ vissero felici e contenti”. A quel punto della nostra convivenza ritenevo che una separazione onorevole ci potesse anche stare, ma il fatto di dover nuovamente ridare le carte della mia vita era vissuto come un mio fallimento personale e non riuscivo proprio a digerirlo. Prendevo atto che non fosse necessariamente l'unica interpretazione possibile e vedendola ora, col famoso senno di poi, è stata l'occasione per scoprire tutto un modo meraviglioso di vedere la vita che non avevo mai immaginato. La mia equazione “separazione = fallimento che non si poteva mandare giù” non esisteva più. Già il giorno dopo la mia digestione era tornata a posto, addirittura mangiavo per tre ed avevo telefonato alla terapista per dirle che alla seduta dopo avremmo dovuto trovare una via di mezzo... Nei due mesi seguenti ho tenuto una dieta un po' particolare, ma il nocciolo della questione era già risolto. Da allora non ho mai più sofferto di cattiva digestione, continuo ad avere una dieta quasi esclusivamente vegetariana anche se non in modo “integralista”. Le domande “pungenti” che quella terapista poneva, bucavano il mio lato emotivo tenuto lungamente nascosto, questo effetto durava per diversi giorni e mi lasciava da una parte esterrefatto ed intimorito, ma suscitava in me anche tanta curiosità. Se esistesse il caso qui lo potremmo tirare fuori, ma non fu per caso che durante la prima seduta acquistai anche due libri di Claudia Rainville che teneva in conto vendita. Nei mesi e anni seguenti andavo con lei a seguire le conferenze di Yvan Herin a Torino ed il fascino di quelle domande, ha fatto si che io abbia intrapreso il percorso in Metamedicina che mi ha portato a essere uno dei consulenti. Il dono più grande di tutto ciò è quello di vedere il mondo con colori, scorci e punti di vista che non avrei mai immaginato essere possibili. Spero che questa mia testimonianza possa aiutare tanti miei compagni nel viaggio in questa nostra vita, un abbraccio dal cuore. Ugo Boulard 9 maggio 2015: festa della Mamma FESTA DELLA METAMEDICINA (III edizione) Compleanno di Claudia Rainville: vi aspettiamo all’ Hotel Eurovil a Sarnico Per info e prenotazioni: [email protected] LMA: liberazione della memoria dell’anima Le mie meta-amiche di Trieste l’avevano già fatto… e io ho pensato: ‘bene,vuol dire che avrò il piacere di mettermi alla prova da sola visto che devo imparare anche a far le cose non sempre insieme a qualcuno. Poi il mio Ego comincia a parlare… però… ti costa il viaggio, il dormire, la benzina, l’autostrada..come farai? Ed ecco che mi blocco… Questa però è la parte di me da addomesticare quindi l’altra parte dice ‘no,tu ci vai, se senti che hai bisogno di vivere questa esperienza, vedrai che ci vai. Abbi fiducia in te (frase che ultimamente mi ripeto spesso quando sorgono in me 1000 dubbi). Ebbene, mi preparo psicologicamente ad affrontare LMA da sola quando ricevo una e-mail che una meta-amica mi chiede se può venire con me perché farà l’osservatrice… ma certo! Che domande! E devo dire che ero un po’ sollevata. Dopo alcune settimane ricevo un’altra e-mail in cui un’altra compagna mi chiede un passaggio in quanto anche lei parteciperà ed è la stessa che si è occupata della prenotazione dell’hotel anche per me(che fortuna! a me scocciava un sacco cercare e telefonare perché sono sempre di fretta…) Non è finita qui..mi chiama un’altra meta-viaggiatrice che mi chiede se può unirsi a noi. Non posso credere! Che gran piacere! Improvvisamente mi viene un flash. ‘Guarda Estel, volevi e pensavi fosse il momento di fare LMA da sola e ti preoccupava il costo del viaggio. Hai avuto modo di fare il viaggio in compagnia, dividere le spese ma allo stesso tempo fare il seminario da sola e stare nella tua stanza singola. Quale miglior regalo?’ L’ho vissuto come un miracolo. Ma questo è solo l’inizio. Veniamo al seminario… siamo più persone del previsto e già qui ho pensato che forse non sarebbe riuscita Claudia a sentire tutti e lei stessa lo aveva annunciato. Ho notato come tanti alzavano la mano per condividere la loro esperienza di regressione, altri nelle pause le chiedevano di poter condividere in gruppo, tutto ciò presumo perché, ovviamente, tutti volevano lavorare con Claudia in persona. Io me ne stavo sulle mie ma dentro di me non capivo se ero nervosa perché avrei voluto anche io intervenire alzando la mano e quindi ‘farmi avanti’ o lo ero per altri motivi. Ho pensato ‘Forse devo imparare a CHIEDERE?’ ma ancora attendevo che fosse lei a chiamarmi. Al chè qualcuno mi chiede perché non alzo anche io la mano e io ‘perché dovrei? Lei sa bene quanti siamo e in più sono in prima fila, mi vede, non è mica cieca e secondo me SA quello che fa.’ Allora ho pensato che forse per me ALZAR LA MANO = FARSI VEDERE E VOLER VENIRE PRIMA DEGLI ALTRI… per questo non intervenivo ma in realtà non sentivo questo bisogno. Ho pensato ‘sono qui, lei mi vede e sa quello che fa, se non condivido in pubblico ci sarà sicuro qualcosa che devo imparare’… però il tempo passa, siamo tanti..forse in me nasce una sorta di rassegnazione. Domenica mattina mancavano ancora tante esperienze da condividere. Improvvisamente sento la voce di mio padre che dice ‘abbi fede’. Lo dice spesso a me quando mi vede agitata ma anche quando è lui l’agitato e vuole autotranquillizarsi. Come mi sono arrivate queste parole mi ha invasa un senso di pace e ho pensato ‘claudia sarà in grado di sentire tutti,lo so!’ Alla fine è stata Claudia a scegliere l’ordine ed io ero l’ultima. Sapete perché? Perché dovevo imparare la PAZIENZA. Ho notato che ai seminari e non solo, sono impaziente, un’ impazienza inspiegabile a parole… come se aspettassi continuamente cosa avviene dopo. Ad esempio: Claudia parlava di una persona e io pensavo, dai su, abbiamo capito, finisci e va avanti col prossimo perché ho fame di sapere più cose possibili nel minor tempo possibile. E questo lo vedo a casa, nel lavoro, quando leggo un libro…e questa impazienza mi tiene nell’agitazione e non mi fa godere il momento presente. Mi stupisco perché mi rendo conto che mi reputo tanto migliorata e pensavo di aver imparato cosa sia la pazienza..invece dovevo essere terribile! Questo pensiero mi porta così a fare un collegamento con uno dei blocchi che mi frena nel fare consulenze..sono IMPAZIENTE. Non ho ancora (fino oggi)la pazienza giusta di ascoltare, la calma giusta nell’esprimermi e la pazienza amorevole che dovrei avere nell’accogliere i sentimenti delle persone e penso che se non lo sono con gli altri, in primis non lo sono con me stessa! Io forse mi vedo tipo ‘Buongiorno, come mai è qui? Ok, cosa ha vissuto? E quale è il sentimento?’ Liberazione in 5 minuti… avanti il prossimoooooo!!! Mmmm..non è proprio cosi Estel! Alla fine della mia condivisione una meta-collega viene da me in lacrime e mi racconta un suo momento difficile che le ho risvegliato dal fatto che io sia stata l’ultima a condividere la mia esperienza. Quindi..c’è sempre un perché nelle cose che accadono. Io mi sono commossa… perché ho capito che ho seguito me stessa, non ho alzato la mano, non me la sentivo, ho avuto fede, ho seguito il mio sentire. Inoltre ogni meta-compagno raccontandosi ha parlato di me e di pezzi della mia vita che si rispecchiano negli altri. Ascoltando tutti prima ho capito perché sto vivendo determinate cose in un certo modo dando così delle risposte ai miei dubbi. Se fossi intervenuta prima, alzando la mano, magari avrei bloccato il naturale processo che doveva esserci. Come dice claudia ‘Tutto è perfetto!’ Per concludere, la mia lezione, oltre la pazienza e tante altre è stata quella che parla DELL’AMORE ESCLUSIVO. Se penso che posso amare solo una persona così facendo chiudo il cuore e vivrò nella sofferenza se la persona amata non ci sarà più..ma se apro il cuore ci sarà qualcun altro pronto ad amarmi anche di più. Facile a dirsi… è dall’epoca dell’Egitto che mi porto dietro stà cosa… Ora che ho compreso..cercherò di aprirmi di nuovo.. Intanto..ragazzi/e miei dal Lunedì post seminario ho tolto il finto anello di fidanzamento anti-uomo… non ne ho più bisogno… ma.. UOMINI… con calma..non sono ancora pronta!!! :) :) Ringrazio tutti di cuore. Buon meta-viaggio a tutti … fuori ma soprattutto dentro di voi! Con affetto Estel Rossi In cammino verso l’Amore autentico… Quando è iniziata la nostra relazione? Non saprei dirlo. A me sembra tanto, tanto tempo fa. In questa vita è iniziata quando avevo 20 anni, ed è stato, come si suol dire, il classico colpo di fulmine. Ci siamo incontrati per caso, pur abitando nello stesso condominio, non ci eravamo mai visti prima. Come ogni anno, ero tornata in Ucraina a trovare mio papà, e una delle sere che eravamo fuori in cortile con mia sorella e i nostri amici lui si è avvicinato, abbiamo incominciato a parlare e da quel momento ci siamo persi uno nell’altro. All’inizio è stato un idillio, da un lato: passavamo le ore a guardarci negli occhi e non riuscire a credere alla meraviglia che avevamo davanti, sembrava che ci conoscessimo da sempre e che per tutta la vita avevamo solo che atteso il momento di incontrarci. Dall’altro lato, però, avevo contro quasi tutti i miei parenti, in particolare mio padre, che non approvava affatto la nostra relazione. Quando tornavo a casa il clima era insostenibile, tanto che dopo un mese mi trasferii da lui. Mio padre non mi avrebbe parlato per sei mesi, come anche mia sorella per un po’ di tempo. Ma a me non importava, eravamo così pieno uno dell’altra … Più passava il tempo e più ci aggrappavamo uno all’altra, come a delle ancore di salvezza, senza renderci conto che ci stavamo piano piano affogando a vicenda. Venendo entrambi da storie di dolore e sofferenza, vuoti come due pozzi senz’acqua, ci siamo tuffati a capofitto nel nostro mare di emozioni, credendo di poterci abbeverare di esse, mentre in realtà ci stavamo prosciugando. Ed ecco che le nostre vecchie ferite hanno cominciato a riemergere attraverso lo specchio dell’altro, inesorabilmente. E tanto più ci facevano male quanto avevamo voluto tenerle fuori dalla nostra relazione. Compresi solo più tardi, grazie alla Metamedicina, che tutto ciò era inevitabile. Ad un certo punto mi sono ritrovata a fare due o tre lavori contemporaneamente, un marito a casa con dipendenza da alcol e tutti i problemi, dai più banali e quotidiani a quelli più grossi, sulle mie spalle. Non so con quale forza andassi avanti, sfinita, delusa, mi ritrovai a covare rabbia e risentimento. La frustrazione, il rancore prendevano il posto delle magnifiche emozioni di pienezza e di gioia che avevo vissuto all’inizio. E continuavo a portare un carico molto più grande di me, lottando contro me stessa ogni giorno. Mi ero fatta carico di lui completamente, senza riserve: della sua sofferenza passata e presente, del suo benessere materiale e spirituale, delle sue difficoltà, della sua responsabilità, insomma, di tutta la sua vita. E continuavo a lottare con la rabbia che tutto ciò mi creava: il senso del dovere, le aspettative, il senso di colpa, la preoccupazione, lottavo contro un fantasma che io stessa avevo creato. Era inevitabile che prima o poi saremmo arrivati ad un punto di rottura. Ma proprio nel momento peggiore, quando persi il lavoro e non avevamo più quasi un soldo, incontrai la persona che mi mostrò la luce in fondo al tunnel: Susanna mi fece conoscere la Metamedicina. Nel settembre del 2012 partecipai al seminario di Lme, proprio mentre ero sul punto di chiedere la separazione. Da quel momento la mia vita incominciò a cambiare, all’inizio lentamente, mentre apprendevo le chiavi, mi scontravo con le mie ferite, cercavo di risolverle, imparavo a chiedere aiuto.. Ma giorno dopo giorno, miracolo dopo miracolo, il mondo intorno a me incominciò a fiorire e anche la mia vita. Pian piano, con mio ripudio, si fece strada in me la consapevolezza che non era solo mio marito che soffriva di una dipendenza, ma mi stava rispecchiando la mia: quell’enorme abisso di vuoto interiore che creava la dipendenza affettiva di cui soffrivo anch’io. Mi ci vollero quasi due anni per prenderne pienamente consapevolezza. Grazie alla Metamedicina, trovai la forza di guardarmi dentro e di intraprendere il percorso del risveglio. Ho visto come, cambiando me stessa, anche la mia vita cambiava, ed ho compreso molto bene come tutto parte da noi. Soprattutto, vedevo che ad ogni mio cambiamento, spesso contrastato dal mio compagno, qualcosa avveniva anche in lui. Pur rifiutando il mio percorso, anche lui però in qualche modo ne veniva toccato, trasformato. Moltissime cose nel nostro rapporto sono cambiate radicalmente, però rimaneva sempre la spina del lavoro: io continuavo a mantenerlo da quasi cinque anni. E questo mi pesava non poco. Qualcuno potrebbe chiedersi perché sopportavo, perché non me ne andavo? Spesso me lo chiedevo anch’io. Potrei rispondere: per amore; ma ad un certo punto mi sono resa conto che non sapevo cos’è l’amore veramente. Ho imparato ad amare attraverso le mie ferite e ciò che chiamavo amore in realtà ho compreso essere dipendenza affettiva. Claudia Rainville, la Metamedicina mi hanno mostrato cos’è l’Amore in realtà, perciò mi sono posta come obbiettivo imparare ad amare a mani aperte, perché è questo che voglio nella relazione con il mio compagno. In verità non ho mai voluto lasciarlo, però mi rendevo anche conto che non potevo sacrificare la mia salute e il mio benessere mantenendolo. Cercavo disperatamente una soluzione, credendo di poter scegliere solo tra queste due possibilità: continuare a mantenerlo e sacrificarmi oppure separarci e rinunciare all’amore. Ad un certo punto arrivò finalmente il momento dell’illuminazione! Dopo essere stata come osservatrice all’Lme di Yvan vidi finalmente con chiarezza come mi sono presa completamente la responsabilità di mio marito: della sua sofferenza, felicità, evoluzione. E, logicamente, decisi che era ora di restituirgliela. Non sapevo cosa sarebbe successo, se saremmo ancora rimasti assieme oppure no, ma la Metamedicina mi ha permesso di comprendere delle lezioni di vita fondamentali: se io non mi rispetto, non posso rispettare nemmeno l’altro e l’altro a sua volta mi mancherà di rispetto; se io non mi amo, non posso amare veramente l’altro. Così succedeva che io, credendo di fare del bene, in realtà agivo in base alla mia paura di perdere l’altro, diventando spesso impositiva, a volte dispotica, manipolando, facendo la vittima,… . E contemporaneamente stavo bloccando il cammino di evoluzione del mio compagno: sentendo quanta sofferenza porta in sé, tutto ciò che volevo era evitargli altre sofferenze, perciò l’avevo avvolto come in un bozzolo e mi ero fatta carico di tutto, impedendogli però di fare le sue esperienze e di crescere. Proprio come nella storia che leggiamo agli Lme Amare a mani aperte. È proprio vero che si impara dalle proprie esperienze… Mi ci sono voluti altri tre mesi con qualche malanno per riuscire ad esprimergli ciò che avevo in cuore, per restituirgli, almeno con un primo passo a parole, la sua responsabilità. Lì ho avuto ancora una volta la conferma dei miracoli che ci circondano e di quanto potere hanno le parole e l’intenzione: una settimana dopo mio marito ha trovato lavoro.. Ovviamente il percorso continua, non finisce mai. Giorno per giorno il mio compagno mi insegna qualcosa, è un grandissimo maestro per me, e gli sono profondamente grata per questo. Non so cosa ci riserva il futuro, ma non ho più paura, perché la Metamedicina mi ha donato le chiavi per affrontare la vita, e per questo non finirò mai di ringraziare Claudia, Yvan e tutta la grande Famiglia. Soprattutto ho compreso che l’Amore è più forte. Amerò sempre il mio compagno, ma non ho più bisogno di scegliere o di sacrificarmi: posso avere un partner ed essere me stessa. Sto imparando ad amare a mani aperte per costruire insieme una relazione autentica, che comincia da una relazione autentica con me stessa. Emma Gasanova