Giuseppe Jappelli e la nuova Padova Disegni del Museo d`Arte

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Giuseppe Jappelli e la nuova Padova Disegni del Museo d`Arte
COMUNICATO STAMPA
Giuseppe Jappelli e la nuova Padova
Disegni del Museo d’Arte
Padova, Musei Civici agli Eremitani
17 maggio – 4 novembre 2008
------------------Indagare nel ricchissimo cartolare patavino di Giuseppe Jappelli – a ragione considerato una delle
figure più emblematiche della cultura progettuale italiana della prima metà dell’Ottocento, il più
importante professionista attivo a Padova in quegli anni – significa ripercorrere un lucido disegno di
sviluppo della città.
La mostra “Giuseppe Jappelli e la nuova Padova. Disegni del Museo d’Arte” – aperta dal 17
maggio al 4 novembre 2008 presso i Musei Civici agli Eremitani e promossa dal Comune di PadovaAssessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo e dai Musei Civici, con il sostegno e la
collaborazione di Fischer Italia – costituisce l’omaggio ad uno dei massimi propugnatori in Italia
dell’“architettura civile”, ma rappresenta anche una “ricostruzione ideale” di Padova.
Ma non solo: conducendo il visitatore a ripercorrere i momenti salienti della progettualità
jappelliana, maturata negli ambienti culturali d’impronta illuminista e giacobina, frequentati
dall’architetto dello storico Caffè Pedrocchi, l’esposizione riporta anche ad un’epoca decisiva per lo
sviluppo urbano e funzionale della città e rievoca il vivace dibattito sul ruolo dell’architettura
urbana vissuto in quegli anni.
Sono in esposizione – con la cura di Davide Banzato e Franca Pellegrini – oltre un centinaio di tavole
grafiche, parte dell’importante fondo del Museo d’Arte (Musei Civici di Padova), corredate da
un’interessante documentazione storica che include i diplomi delle diverse Accademie di cui Jappelli
era membro, i manifesti, il necrologio e strumenti di lavoro originali dell’architetto. Tra questi spicca la
cassetta da disegno. Vengono inoltre presentati alcuni modelli architettonici, ritratti ad olio, busti e
stampe raffiguranti lo stesso Jappelli, Pedrocchi e altri protagonisti del tempo. Uno spaccato
affascinante di un’avventura umana intensa, fatta di grandi successi ma anche di cocenti delusioni.
Benché infatti Giuseppe Jappelli avesse un ampio raggio di committenza – che attingeva a Roma,
Milano, Udine, Cremona, Parma, Varese, Vicenza, Conegliano e Venezia – e si fosse imposto come
straordinario progettista di giardini romantici, le sue preferenze andavano alla città di Padova a al suo
territorio, ambito privilegiato d’interesse e di sperimentazione.
Dopo essere stato nominato nel 1807 Ingegnere ordinario di seconda classe nel Regio Corpo di acque
e strade del Dipartimento del Brenta, e aver collaborato con Paolo Artico, tra il 1804 e il 1806, a lavori
di difesa sul Piave, nel 1809 Jappelli – già legato alla loggia Massonica dei Franchi Muratori – si era
arruolato nell’esercito francese, ottenendo nel 1813 il grado di capitano al seguito di Eugenio
Beauharnais.
Dopo la sconfitta napoleonica, l’architetto, in soggiorno “forzato” a Cremona, dovrà attendere
l’annessione di Padova al Regno Lombardo Veneto per poter rientrare in città. Reintegrato nelle sue
funzioni, gli verrà affidata la messinscena in Palazzo della Ragione dello spettacolo per la visita
dell’Imperatore Francesco I.
Seguiranno le commissioni private nel cuore e ai confini del centro storico, per l’amico caffettiere
Antonio Pedrocchi, ma anche per i Treves e per i Giacomini. Ma ciò che a Jappelli stava a cuore era
in realtà la riorganizzazione spaziale delle funzioni pubbliche coerente con il disegno della
direzionalità della crescita urbana: ed è proprio con queste finalità che cercherà sempre di confrontarsi
nei suoi progetti avviando, nel biennio 1819-1820, una serie di importanti lavori per la
committenza pubblica.
Tuttavia quella in cui egli si trovava a lavorare non era più la Padova progressista e vivace degli anni
del tramonto della Serenissima e della breve stagione napoleonica, illuminata dalle istanze di
modernizzazione del Memmo e dei circoli a lui vicini, bensì una città governata da un ceto dirigente
che proponeva una diversa pianificazione dello sviluppo della città in rapporto alla ridefinizione del
territorio.
Il primo edificio pubblico realizzato a Padova dall’ingegnere veneziano sarà il Macello comunale, la cui
vicenda progettuale si snoda per oltre un decennio. Ma la sua spinta innovatrice e la sfida ad una
concezione urbanistica tradizionale sono leggibili in una serie di progetti – i più riusciti –
inevitabilmente rimasti sulla carta, bloccati da un contesto gravido di inimicizie e risentimenti.
Sono i progetti per le Carceri pubbliche, per l’Università, il Cimitero, la Loggia Amulea, attraverso i
quali Jappelli definisce lo sviluppo complessivo della città dal centro urbano dell’area storica all’invaso
meridionale con particolare riguardo per il recupero direzionale del Prato della Valle, il cui sviluppo si
era interrotto dopo l’innovativa sistemazione settecentesca.
Pensieri e sforzi progettuali di cui resta memoria nei preziosi fogli del cartolare padovano: 342
disegni oggetto di un attento lavoro di revisione – in prosecuzione della sistematica catalogazione
dell’intero patrimonio civico – di cui dà conto un esaustivo volume a cura di Franca Pellegrini
edito da “il prato casa editrice”.
Segni di una sorprendente capacità visionaria, “documenti dell’ingegno” di cui un gruppo di
intellettuali padovani volle evitare la dispersione all’indomani della morte del grande ingegnere,
acquisendoli dagli eredi e facendone dono alla città: testamento e monito a non dimenticare la pratica
e l’utopia jappelliana.
UFFICIO STAMPA
Villaggio Globale International
Antonella Lacchin – Rachele Gibin
[email protected]
041 5904893 – 335 7185874