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A. CAVAGNA: Da Pick a Brunšmid: le monete provincia Dacia..., VAMZ, 3. s., XLV (2012)
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ALESSANDRO CAVAGNA
Università degli Studi di Milano
[email protected]
DA PICK A BRUNŠMID: LE MONETE PROVINCIA DACIA
ALL’ARHEOLOŠKI MUZEJ DI ZAGABRIA
UDK: 737.1»652«:069.5(497.5 Zagreb)
Izvorni znanstveni rad
L’Arheološki Muzej di Zagabria contiene un nucleo consistente di monete PROVINCIA DACIA che non rientrarono nella catalogazione per tipi
pubblicata da Behrendt Pick nel 1899. Tale assenza spinse nel 1903 Josip
Brunšmid a pubblicare le varianti inedite al Corpus di Pick, poi rimaste
sostanzialmente ignote.
Keywords: monete della serie PROVINCIA DACIA; monetazione provinciale (III sec.); Arheološki Muzej di Zagabria; Josip Brunšmid; Behrendt
Pick; Theodor Mommsen; Corpus Nummorum.
Ključne riječi: novac PROVINCIA DACIA; provincijalni novac (3. st.);
Arheološki Muzej u Zagrebu; Josip Brunšmid; Behrendt Pick; Theodor
Mommsen; Corpus Nummorum.
1. Tra il regno di Filippo I e il regno congiunto di Valeriano e Gallieno (246-255 d.C.), una
zecca di area dacica o mesica1 emise una serie di sesterzî, dupondî e assi caratterizzati dal ritratto dell’imperatore o dei membri della famiglia imperiale al diritto, da una personificazione
della Dacia o della Pax contornata dalla leggenda PROVINCIA DACIA al rovescio e da una
specifica datazione ad anno introdotta dall’abbreviazione AN all’esergo.
La notevole collezione numismatica dell’Arheološki Muzej di Zagabria, che nel suo
nucleo centrale si formò nel periodo compreso tra il 1828 e il 1930 (Dukat – Mirnik 2008:
11-18), annovera ben 79 monete di questa serie monetale. Grazie all’amabile ospitalità di
Ivan Mirnik, nel giugno 2011 è stato possibile compiere una sistematica analisi di tale fondo
numismatico in vista della costruzione, poi concretizzatasi, di un corpus per conî della serie
(Cavagna 2012). Nello specifico, i materiali zagabresi risultano così ripartiti2:
1
Il problema dalla collocazione della zecca che produsse le monete PROVINCIA DACIA risulta ancora oggi
assai dibattuto tra un ipotesi mesica (Viminacium) e una ipotesi dacica (Apulum o Sarmizegetusa): a proposito del
dibattito si veda Cavagna 2012: 119-122.
2
Per una catalogazione più precisa delle monete si veda Cavagna 2012: 151-286 (sesterzî: nn. 2.2, 41.4, 79.2, 85.1,
94.1, 102.3, 107.1, 114.2, 118.1, 122.3, 123.2, 127.1, 129.1, 130.1, 134.2, 139.1, 140.1, 143.3, 144.2, 168.1, 171.3, 174.1, 183.1,
191.2, 194.2, 195.2, 197.2, 198.4, 204.2, 205.1, 217.1, 221.1, 222.4, 229.3, 229.7, 230.2, 240.3, 244.1, 244.4, 256.1, 256.3,
257.2, 264.1, 265.1, 266.1, 266.3, 266.4, 267.2, 267.3, 268.3, 282.3, 282.5, 291.2, 292.1, 297.1, 297.4, 299.1, 305.2, 307.1,
310.1, 314.1, 314.2, 314.4, 314.6, 314.7, 315.4, 317.2, 319.1, 324.1, 327.2, 330.2, 332.4, 334.1, 336.1, 339.3, 341.1; dupondio:
n. 20.3; assi: nn. 1.1, 3.1).
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HS
Dp
Filippo I
2
0
M. Otacilia Severa
2
Filippo II
3
0
0
Filippo I
3
1
2
M. Otacilia Severa
0
Filippo II
0
Filippo I
12
M. Otacilia Severa
1
Filippo II
3
Traiano Decio
4
Erennia Etruscilla
3
Traiano Decio
3
Erennia Etruscilla
0
Erennio Etrusco
1
Ostiliano
2
Treboniano Gallo
10
Volusiano
11
Volusiano
5
(Valeriano)
1
(Gallieno)
1
Emiliano
5
Valeriano
3
Gallieno
0
Anno VIIII
Valeriano
0
Anno X
Valeriano
0
Gallieno
1
1
2
Anno I
Anno II
Anno III
Anno IIII
Anno V
Anno VI
Anno VIII
Totale
76
As
Ripartizione ad annum delle monete PROVINCIA DACIA conservate all’Arheološki Muzej di Zagabria.
Diversi fattori contribuiscono a rendere di notevole interesse le monete PROVINCIA
DACIA conservate a Zagabria: in primo luogo, il valore di tale fondo viene definito dal semplice dato quantitativo. Solo altre 4 collezioni infatti si segnalano per maggiore ampiezza3 e
in particolare: la collezione Svetozar St. Dušanić conservata al Muzej grada Beograda con
3
Non sono a conoscenza della consistenza del nucleo dacico presente al Narodni Muzej Slovenije dove è conservata la imponente collezione Kecskés.
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183 monete (178 Hs, 4 dp, 1 as); la collezione del Magyar Nemzeti Múzeum di Budapest
con 116 monete (103 Hs, 8 dp e 5 as); la collezione del Muzeul de Istorie a Transilvaniei di
Cluj-Napoca con 96 monete (76 Hs, 18 dp e 2 as) quasi integralmente relative ai primi anni di
emissione (AN I – AN III); la collezione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, composta
per lo più da pezzi di ottima conservazione e leggibilità, con 91 pezzi (78 Hs, 1 medaglione,
9 dp e 3 as).4
In secondo luogo, numerose monete della collezione provengono dal territorio e, con
l’avallo di una puntuale inventariazione a opera per lo più di Josip Brunšmid, è stato possibile
definire con precisione le località di recupero di molti pezzi.5
Accanto all’aspetto quantitativo e alle informazioni utili per definire l’area di circolazione della serie, la collezione di Zagabria colpisce anche per la presenza di alcune monete di
specifica rilevanza. In particolare, da Novi Banovci deriva un sesterzio di Filippo I emesso nel
II anno che presenta al rovescio la personificazione della Dacia assisa ma senza gli animali
araldici delle legioni V e XIII (ossia l’aquila e il leone) di solito presenti: tale variante, ignota
come tipo nella catalogazione che pubblicò nel 1898 Behrendt Pick e come variante nella
catalogazione offerta da Ferenc Martin nel 1992, risulta oggi nota solo grazie all’esemplare
di Zagabria (Fig. 1).6 Inoltre, è possibile ricordare un raro asse di Filippo I battutto per il II
anno e anch’esso sostanzialmente sconosciuto7 (Fig. 2). Pare particolarmente interessante anche un sesterzio battuto per Filippo II durante l’anno III, in quanto tale variante, nota grazie
ad un unico altro esemplare conservato in una collezione privata milanese, offre una erronea
composizione della leggenda di rovescio in PROVNICIA DACIA8 (Fig. 3). La collezione
dell’Arheološki Muzej presenta, inoltre, ben 5 sesterzî dell’anno VI a nome di Volusiano:
battuti su un unico conio di diritto (D\ 82, già attivo nel precedente anno V) e su un unico conio di rovescio (R\ 278), tali sesterzî, ignoti in Pick 1898, sono presenti solo nella collezione
viennese che include gli altri due casi noti (Inv. GR 37758 e 39025)9 (Fig. 4).
La rilevanza delle monete ora segnalate, accanto ad alcune altre, risultava comunque già
in parte acquisita tra il 1903 e il 1906 quando Josip Brunšmid pubblicò sulla Numismatische
Zeitschrift di Vienna due contributi dal titolo Unedierte Münzen von Dazien und Moesien im
kroatien Nationalmuseum in Agram (Brunšmid 1903: 206-207; 1906: 1-2). Nella breve introduzione all’intervento del 1903 Brunšmid, chiarendo il fine della pubblicazione, sottolineava
che le monete presentate, sia quelle daciche sia le altre, fossero varianti inedite o tipologie
mancanti nella di poco precedente catalogazione di Behrendt Pick.
4
Per la realizzazione del corpus per conî sono state considerate molte altre raccolte di minore ampiezza (cfr. Ca2012: 147).
5
Cfr. Cavagna 2012: 112-113 dove sono stati riportati i rinvenimenti a Siscia (229.7); Novi Banovci (94.1, 118.1,
129.1, 168.1, 222.4, 282.5, 297.4); Vincovci (79.2, 183.1, 266.1, 299.1), Osijek (102.3, 123.2, 127.1, 140.1, 221.1,
256.1, 266.4, 267.3, 292.1), Sremska Mitrovica (205.1, 240.3, 244.1, 315.4, 327.2). Sulla circolazione della moneta
PROVINCIA DACIA al di fuori della provincia romana si vedano in particolare Găzdac - Alföldy Găzdac 2008:
135-171.
6
Cfr. Cavagna 2012: 169 n. 94.1.
7
In Cavagna 2012: 283 sono elencati i 7 assi di Filippo I battuti nel II anno: essi costituiscono l’unico emesso di
tale pezzatura a oggi noto per l’anno 247/248 d.C. Per Martin 1992: 89 n. 2.68.2 l’esergo di un pezzo a Budapest
(cfr. Bakos 1994: n. 33), battuto sugli stesso conî dell’asse zagabrese, porterebbe l’indicazione AN III (anno in
realtà inesistente nella produzione degli assi PROVINCIA DACIA).
8
Cfr. Cavagna 2012: 84, 191 (nn. 191.1, 191.2).
9
Cfr. Cavagna 2012: 219 (nn. 314.1-314.7).
vagna
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2. Nel 1898, infatti, era stato dato alle stampe Die antiken Münzen von Dacien und Moesien
ossia la prima sezione (Pick 1898) composta appunto da Pick del più ampio lavoro Die antiken
Münzen Nord-Griechenlands, progetto ideato da Theodor Mommsen e diretto da Friedrich
Imhoof-Blumer. Come è noto, nel volume avevano trovato una sistemazione organica per tipi
le serie monetali della Dacia10 e della Mesia Superiore (Viminacium), oltre a una parte delle
emissioni della Mesia Inferiore (Kallatis, Dionysopolis, Istros, il cosiddetto Istrianon Limen,
Markianopolis e Nikopolis ad Istrum). Pochi anni dopo, nel 1910, il primo tomo aveva poi trovato un suo compimento, quando lo stesso Pick, supportato da Kurt Regling, chiuse la sezione
mesica (Pick – Regling 1910) con la puntuale analisi delle monetazioni di Odessos e di Tomis.
Già pochi anni prima, nel 1906, Hugo Gaebler aveva comunque presentato l’erste Abteilung
dedicato a Macedonia e Peonia (Gaebler 1906),11 mentre nel 1912 anche la sezione tracica, curata da Friedrich Münzer e da Max L. Strack, era stata completata (Münzer – Strack
1912).12
Sarebbero stati necessari più di vent’anni perché la serie sulle monete della Grecia settentrionale giungesse a compimento: infatti, fu solo nel 1935 che, sempre a cura di Hugo Gaebler ma diretto ora da Theodor Wiegand, uscì il secondo tomo sulla Macedonia e sulla Peonia
(Gaebler 1935). In questo ultimo lavoro, dopo una iniziale e breve epitome del precedente
volume sulla Macedonia, venivano incluse le serie autonome e imperiali dal VI sec. a.C. al III
d.C., le monetazioni delle tribù traco-macedoni, in poco meno di 50 pagine tutte le serie reali
della Macedonia da Alessandro I a Filippo VI Andriskos, le emissioni auree per Tito Quinzio
Flaminino e le produzioni dei re di Peonia. Diversamente dai precedenti, l’ultimo volume ottenne solo una tiepida accoglienza in ambiente numismatico: tra le varie recensioni (cfr. Geyer
1937: 569-572; Kubitschek 1938: 19-26; Clement 1938: 178-179) colpisce soprattutto l’intervento di Edward Newell (Newell 1936: 395-397) il quale definì il lavoro come una delusione,
un compendio di tipi, un’analisi a volo d’uccello sulle splendide emissioni di VI secolo; lo
stesso Newell proseguiva, inoltre, condannando Gaebler come autore di un grande disservizio
alla scienza numismatica (!), soprattutto per gli errori al riguardo dell’identificazione dei falsi.
La feroce condanna veniva infine chiusa con parole estremamente incisive per cui »the new
volume fails to carry on the original intent, the high ideal, and the wide scope of the other
portions of the Berlin Corpus« (Newell 1936: 397). Se la sospensione nella pubblicazione di
questa come di molte altre serie tedesche poco sorprende alla luce delle vicende storiche ed
economiche della Germania,13 al contrario sconcertano non tanto le osservazioni di Newell,
quanto la veemenza con la quale vennero esposte.
10
Se già Eckhel 1792-1798 (vol. II): 4-6, 9-13 (partendo ovviamente da un ampio patrimonio antiquario oltre
che dalla conoscenza diretta degli esemplari allora conservati a Vienna e in altre collezioni tra cui quella dei conti
Wiczay di Hédervár) o Mionnet 1806: 350-351 e Mionnet 1822: 33-41 avevano dedicato uno spazio alle monete di
Dacia e di Mesia Superiore, il lavoro di Pick, suddividendo le monete per nominali e tipi, forniva per la prima volta
una catalogazione complessiva, organica e di semplice utilizzo della serie in questione.
11
Il volume comprendeva le emissioni macedoni dall’età di Filippo V e di Perseo alle serie provinciali di età romana: venivano, al contrario, omesse le serie precedenti come anche era chiarito nel sottotitolo: Die makedonischen
Landesmünzen (mit einschluss von Amphaxitis und Bottiaia), das Provinzialgeld (nebst Beroia) und Münzähnliche
gepräge makedonischen Ursprungs.
12
Hans von Fritze nel 1913 aveva a sua volta pubblicato il volume sulla Misia che, sebbene geograficamente non
appartenesse al progetto sulle monetazioni della Grecia settentrionale, rientrava comunque nell’intento generale di
Mommsen di procedere alla pubblicazione per corpora tipologici di tutti i materiali numismatici (per altri lavori si
veda in generale von Kaenel 2004: 21-35).
13
Lo stesso Newell aggiungeva nella sua recensione la notazione: »It is said that the exiguity of the present volume
is due to a lack of funds« (Newell 1936: 396).
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3. Per comprendere la posizione di Newell è necessario procedere a ritroso. Sebbene avesse radici ben precedenti (Von Kaenel 2004: 21-36), il progetto di un Corpus generale sulle monetazioni greche, in linea con quanto si andava costruendo per altre discipline antichistiche, trovò
nel 1888 un concreto punto di inizio quando Theodor Mommsen riuscì a investire la Königliche Preußische Akademie der Wissenschaften del compito di intraprendere la pubblicazione
di una serie di volumi sulle emissioni della Grecia settentrionale.14 Un impulso essenziale al
progetto sarebbe inoltre derivato nel 1893 dallo stesso Mommsen, quando decise di devolvere
all’Accademia i 28.000 marchi che erano stati raccolti in occasione del cinquantesimo anniversario dal suo dottorato.15 È nella seduta all’Académie des Inscriptions et Belles Lettres,16
tenutasi il 7 luglio 1899, a poca distanza di tempo dall’uscita del primo volume del Die antiken
Münzen Nord-Griechenlands, che meglio sembrano condensate le idee di Mommsen riguardo
la creazione del Corpus nummorum. L’intervento si snoda in poche righe ma lascia intravedere
alcune urgenze personali quali, ad esempio, la necessità di comporre definitivamente quella
cesura tra il mondo accademico francese e quello tedesco che la guerra franco-prussiana aveva
aperto; esso si concentra nel particolare sulla necessità di coinvolgere le accademie nel progetto di costruzione di un catalogo monetario generale e unico:
»Les grands cabinets de Londres, de Paris, de Berlin, de Vienne sont en train de publier
leurs catalogues. Lorsque ces publications seront achevées, au lieu d’un Corpus numismatique, on en aura quatre, aucun complet, aucun fait sur l’ensemble du matériel disponible,
aucun qui satisfasse là où il y a des difficultés. On gaspille les fonds des États et, ce qui est
pire, le travail humain; un très petit nombre de bibliothèques publiques sera en état d’acquérir
toutes ces séries, et les savants travailleront en général avec des outils imparfaits et incomplets. Et il restera toujours la masse inerte des publications antérieures, de pièces mal lues
ou fausses, que personne n’entreprend de débrouiller et dont néanmoins on ne pourra pas se
passer« (Mommsen 1899: 432).
È però proprio questa opposizione tra catalogazioni generali e cataloghi di collezioni
che avrebbe progressivamente suscitato i maggiori dubbi sulla validità di un corpus monetario
complessivo. Anche Sir George Francis Hill aveva avuto modo di esprimere la sua perplessità
in una recensione sulla Classical Review dello stesso 1899. Sottolinenado il fatto che un corpus di monete fosse profondamente diverso da costruire rispetto a un corpus epigrafico per la
sostanziale unicità dei monumenti epigrafici, Hill proseguiva ricordando l’inaffidabilità delle
descrizioni delle monete offerte da numerosi autori, l’impossibilità di raccogliere tutti i materiali conosciuti e, quindi, l’inammissibilità di procedere a un riconoscimento dei conî utilizzati
(Hill 1899: 325-326). E in tal senso, la necessità di Brunšmid di pubblicare già nel 1903 un
articolo contenente le varianti inedite custodite a Zagabria rispetto al fresco Typenkatalog di
Pick sembra ben mostrare la veridicità dell’asserzione di Hill.
14
Pick 1897: 85; Babelon 1899: 414-415; von Kaenel 2004: 24; Weisser 2004: 102-104.
Particolarmente rilevanti le riflessioni di Metcalf 2004: 301-302: »It would be easy enough to present this
question [scil.: Chi può aiutare a raccogliere e ad analizzare le monete in commercio?], hypothetically, to Mommsen and expect that he would mobilize the resources at his command. One imagines an army of German graduate
student clipping catalogues, downloading images, and creating a vast archive that would be available for all. But
this is the twenty-first century: there is no Mommsen, there is no army of potential numismatist out there, and governmental resources are limited worldwide in the face of legitimately more compelling issues«
16
Theodor Mommsen, come è noto, ebbe un rapporto complesso con l’Académie: se già nel febbraio del 1861,
infatti, era stato nominato correspondent étranger, le possibilità di entrare come membro straniero erano sfumate
per due volte nel corso del 1867 (sull’accaduto si vedano in particolare le lettere di Léon Renier e di William
Henry Waddington riportato in Bourel 1990: 52-53); infatti solo nel 1895, sopiti in parte i malumori per la guerra
franco-prussiana, sarebbe divenuto associé étranger. I resoconti di tali passaggi sono in CRAI 5/1861: 27; CRAI
11(1)/1867: 347-348; CRAI 11(11)/1867: 338-339; CRAI 39(3)/1895: 219, 235, 251.
15
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I dubbi sulla fondatezza ma soprattutto sulla fattibilità di una costruzione enorme e di
costi ingestibili come avrebbe dovuto essere il Corpus nummorum di Mommsen, accanto al
progressivo emergere dei limiti dello stesso piano di lavoro, possono dare ragione al fatto che,
quando Gaebler nel 1935 pubblicò l’ultima sezione del Die antiken Munzen, il progetto avesse ormai perso di consistenza: si trattava, in effetti, di una ideazione profondamente radicata
nell’Ottocento e che avrebbe dovuto restare concentrata nella sua realizzazione nel primo decennio del XX secolo prima di quei profondi cambiamenti storici e culturali di cui la I guerra
mondiale fu lo spartiacque. Ma soprattutto altre esperienze negli anni Trenta del Novecento
sembravano aver ormai destrutturato il senso ultimo di un Corpus nummorum generale e unico per la monetazione greca e romano-provinciale: se numerosi epigoni del Typenkatalog
avevano concentrato i loro sforzi in direzioni specifiche e univoche (ossia verso cataloghi
monotematici17 e, in seconda istanza, verso cataloghi per conio), è l’esperienza della Sylloge
Nummorum Graecorum, che inizia in contemporanea con l’uscita del lavoro di Gaebler, ad
aver minato totalmente le basi mommseniane del Corpus nummorum. Con Newell si può
quindi accettare che il lavoro di Gaebler del 1935 abbia tradito »the original intent, the high
ideal, and the wide scope of the other portions of the Berlin Corpus«; ma, in una prospettiva
più ampia, pare evidente che fosse ormai tramontata l’era e l’idea mommseniana di un modo di
catalogazione generale. Sarà necessario attendere l’uscita del I volume del Roman Provincial
Coinage perché quelle monetazioni (senza il retroterra greco) venissero nuovamente considerate, oltretutto in un’ottica non poi così dissimile dall’idea mommseniana del Typenkatalog.
17
Tra i molti cataloghi generali per tipo si pensi ad esempio al capolavoro (a oggi insuperato) sulla monetazione
tolemaica che veniva edito quasi contemporaneamente da Svoronos (Svoronos 1904-1908).
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Komnick (hrsg. von), Geldgeschichte vs. Numismatik. Theodor Mommsen und die
antike Münze. Berlin, 2004: 21-35.
Weisser, B. 2004 – Julius Friedlaender, Theodor Mommsen und das Königliche
Münzkabinett zu Berlin. H.-M. Von Kaenel – M.R. Alföldi – U. Peter – H.
Komnick (hrsg. von), Geldgeschichte vs. Numismatik. Theodor Mommsen und die
antike Münze. Berlin, 2004: 91-108.
OD PICKA DO BRUNŠMIDA:
NOVAC PROVINCIA DACIA U ARHEOLOŠKOM MUZEJU U ZAGREBU
Arheološki muzej u Zagrebu sadrži čvrstu skupinu novca PROVINCIA DACIA koji
nije bio uključen u katalogizaciju po tipovima koju je 1899. objavio Behrendt Pick. Taj je
izostanak 1903. godine potakao Josipa Brunšmida da objavi inačice koje nisu objavljene u
Pickovom Korpusu, inačice koje su uglavnom ostale nepoznate.
A. CAVAGNA: Da Pick a Brunšmid: le monete provincia Dacia..., VAMZ, 3. s., XLV (2012)
Fig. 1
Cavagna 2012, p. 169 n. 94.1
(Inv. A 1204: gr. 13,57; mm. 28/27; 2)
Fig. 2
Cavagna 2012, p. 283 n. 1.1
(Inv. A 1203: gr. 4,08; mm. 18; 6)
Fig. 3
Cavagna 2012, p. 191 n. 191.2
(Inv. A 1207: gr. 14,24; mm. 27; 12)
Fig. 4
Cavagna 2012, p. 219 n. 314.2
(Inv. G 1656/1: gr. 10,24; mm. 24; 6)
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