La Lady di ferro

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La Lady di ferro
CAVALLO
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3-04-2007
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Pagina 82
il veterinario naturopata
LA LADY
DI FERRO
ESSENZA DI CARDO, FOGLIE DI CAVOLO
E OLIO IPEROSSIGENATO
PER AIUTARE ASTRID, PUROSANGUE
DAL CARATTERE ESUBERANTE, CON UN
DONO SPECIALE PER CACCIARSI NEI GUAI
di Stefano Morini *
proprio di una lady si
tratta, visto che si atteggia come una lady, si
muove come una lady, si fa
rispettare come una lady e ha
lo stesso carattere inossidabile
di una vera lady. Stiamo parlando di Astrid, una cavalla di
vent’anni, Purosangue inglese
con un glorioso passato da
saltatrice che vive a Viadana,
tra le nebbie del Po e zanzare
grosse come aeroplani. Ma il
soprannome di “Lady di ferro” gliel’ha dato Giorgio, il
suo proprietario-compagno di
giochi, che l’ha cavalcata e
accudita come una bambina
per almeno dodici anni, e l’ha
vista cadere, calciare, tagliarsi
in tutti i modi possibili.
Personalmente ho avuto
modo di curarla quasi tutte le
volte che si è fatta male e
devo dire che ha sempre
dimostrato una grande sopportazione al dolore e una
pazienza infinita nel tollerare
me e le mie medicazioni.
Un giorno mi telefona Giorgio e mi chiede di passare
appena posso, perché Astrid si
è fatta ancora male. Ancora
voleva dire, precisamente, che
appena il mese prima si era
“schiaveda” (termine squisitamente tecnico per definire
un trauma agli arti posteriori
con divaricazione estrema dei
medesimi) ed era appena guarita che, ecco, di nuovo si era
ferita mentre era al paddock!
Arrivo in allevamento e me la
faccio tirare fuori dal box.
Bella, morella zaina con occhi
E
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di fuoco, quel giorno faticava
a mantenere l’aplomb di una
regina: zoppicava sull’anteriore sinistro e il suo sguardo
era appannato dal dolore.
Venendo da lei questi sintomi
erano davvero preoccupanti… La visito accuratamente
per vedere se ci sono altre
ferite sul suo corpo, ma fortunatamente no: basta e avanza
quella che vedo dietro al carpo. Quello che vedo è una
vasta ferita aperta e slabbrata,
dietro il carpo con una grande
porzione di tessuto sottocutaneo scoperta e già velata di
pus giallastro, che scola lungo
la zampa fino a terra. Una
lesione larga e non suturabile,
se non a prezzo di una improbabile plastica: proprio quello
che fa per me.
Astrid mi guarda, perché,
dopo il nostro rituale di riconoscimento e carezze, sa che
può fidarsi e aspetta con
pazienza le “torture” che arriveranno. Lavoro in fretta, cercando di pulire la ferita e di
capire se ci sono lesioni su
tendini e legamenti. Meno
male che Giorgio, oltre a essere un amico, è davvero un
infermiere competente e mi
aiuta molto. Non ci sono
lesioni sui legamenti collaterali mediale e laterale e neanche sul legamento distale dell’osso pisiforme. Bene. Ora
vediamo i tendini: posteriormente, in questa zona, scorrono il flessore superficiale e
profondo delle falangi con i
relativi muscoli, la briglia
radiale in alto e la briglia carpica in basso. Abbiamo avuto
fortuna, non ci sono lesioni
degne di nota, solo un discreto edema in tutta la zona.
Comunque, facevamo con
meno, come si dice!!
Lavo le ferite usando la buona
vecchia acqua ossigenata, per
eliminare i batteri anaerobi in
profondità, poi un’essenza di
cardo per sfiammare localmente. Questa medicazione
verrà usata per qualche giorno, poi sarà sostituita da
foglie di cavolo. Si, avete letto bene, le foglie di cavolo,
opportunamente preparate,
sono assolutamente fantastiche nel curare ferite in suppurazione o lente a guarire, in
quanto hanno una grande
capacità antisettica ed estrattiva. Per ultimo, durante il
periodo di cura, verrà usato
un olio iperossigenato con
capacità cicatrizzanti risolutive. La particolarità di questo
olio, oltre alla velocità di
cicatrizzazione, è che non
sanifica solo in superficie,
lasciando eventuali tasche
suppurative in profondità,
ma, al contrario, fa crescere
tessuto nuovo a partire dalla
parte più profonda della feri-
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ta. Dato che la ferita tendeva
già a granuleggiare, la scelta
iniziale del cardo fu premiata
da un’eliminazione di questo
problema in tempi brevi.
Bene. Naturalmente tutte
queste valutazioni e medicazioni sono eseguite tra un
carosello festoso di cani e
l’indifferenza sonnacchiosa
di due o tre gatti, spaparanzati a debita distanza da noi.
Sì, perché dovete sapere che a
casa del mio amico saltellano
qua e là una decina di pointer,
un terrier e un riesenshnauzer,
di cui gli ultimi due sono in
continua lotta per il predominio. I pointers, invece, farebbero la disperazione di chi li
usa per la caccia, perché sono
cani affettuosissimi e “bacioni” e ti saltano tutti addosso
per accaparrarsi coccole e
carezze. Totale, un bailamme
incredibile di latrati, guaiti,
In presenza di lacerazioni
estese in punti corrispondenti
o molto prossimi alle
articolazioni è praticamente
impossibile applicare punti
di sutura che tengano.
Bisogna semmai promuovere
la rigenerazione dei tessuti
così che la ferita si rimargini
a partire da quelli più profondi
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zampe addosso, leccate sulla
pelata, mentre Astrid cercava
di centrarli a calci..! Di che
invidiare il clima sereno e
asettico di una clinica!! Finalmente, la prima medicazione
fu terminata e potei scrivere
la mia ricetta con un po’ di
calma. Per bocca prescrissi
un buon antinfiammatorio
naturale associato a un mix di
fenacetina, paracetamolo e
acido acetilsalicilico, per
aumentare l’effetto antidolorifico e per sfebbrare la cavalla. Poi frassino, echinacea,
salice bianco, genziana, sambuco e bistorta per aumentare
le difese immunitarie: baptisia, tallo di usmea, propoli,
thuia, mirra e salvia per avere
un effetto antibiotico.
Un polivitaminico e un ricostituente, rigorosamente naturali et voila, il gioco è fatto. Si
fa per dire, perché, nonostante la sicurezza e un buon
atteggiamento
positivo,
Astrid ci mise il suo tempo a
guarire e a rifare la pelle su
quelle ferite così ampie. È
importante che queste ferite
guariscano completamente
perché, in caso contrario, tendono a reinfettarsi facilmente
e a creare aderenze a livello
muscolare. Spesso è molto
difficile suturare grandi ferite
perché la loro localizzazione
e la loro stessa ampiezza fanno sì che i punti non tengano
oppure sia impossibile una
corretta plastica ricostruttiva.
È in questo caso, in particolare, che l’uso delle erbe, in
vari tipi di preparazione, possono risolvere situazioni altrimenti destinate a degenerare
irrimediabilmente. Astrid è
così sopravvissuta al suo
ennesimo incidente e si è
provveduto a cambiare il
materiale della staccionata e
l’assetto del paddock per evitare che le sue intemperanze
ci facciano incontrare per
l’ennesima volta. Uscendo
dal cortile dell’allevamento,
mi voltai per un ultimo sguardo: lei aveva sporto la testa
dal box e giurerei mi stesse
salutando alzando e abbassando la testa ritmicamente...
Ma forse è stato solo uno
scherzo della mia immaginazione! In ogni caso… Galoppate atomiche a tutti!
■
* [email protected]
www.ilveterinarionaturopata.it
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