Il laboratorio dell`energia
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Il laboratorio dell`energia
010_019_Attualità.qxd 10-11-2008 14:30 Pagina 12 Attualità STUDI SULLE FONTI ALTERNATIVE DAL MIT DI BOSTON Il laboratorio dell’energia Ernest Moniz, direttore dell’Iniziativa Energetica del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, ha recentemente dichiarato a Massimo Gaggi (Corriere della Sera) l’importanza di coinvolgere filantropi e potenziali investitori per finanziare nuovi studi e progetti sulle energie alternative E lettronica organica, idrati di metano (il cosiddetto ‘ghiaccio che brucia’), biocombustibili potenziati grazie all'ingegneria genetica, una nuova generazione di accumulatori elettrici, sistemi automatici per la ricerca petrolifera in mare e a grandi profondità, gestione dell'anidride carbonica prodotta nei processi di liquefazione del carbone, geotermia profonda: il direttore dell'Iniziativa Energetica del Mit di Boston, Ernest Moniz, illustra una sorta di ‘galleria delle meraviglie’ della più prestigiosa accademia scientifica del mondo. Moniz è un celebre fisico, manager-amministratore (sa come mettere insieme team di ricerca e come collegare accademia, industria e governo, ed ha la ‘ricetta’ giusta per finanziare i progetti, grazie al fascino con il quale sa ‘intrigare’ filantropi e potenziali investitori. Il quesito è forte: fonti energetiche alternative e risparmio, in futuro, pur crescendo, rimarranno marginali rispetto all'enorme fame di energia del nostro Pianeta, oppure si sta davvero innescando un ‘effetto-moltiplicatore’, come quello che ha alimentato la rivoluzione dell'information technology? I governi e le multinazionali dell'auto hanno fallito: tre decenni di progetti suggestivi hanno prodotto risultati molto limitati. Ce la possono fare i cervelli delle grandi università e gli innovatori della Silicon Valley che stanno spostando i loro interessi dalle tecnologie informatiche a quelle energetiche? Moniz invita alla prudenza: meglio non illudersi, infatti, che, dall'oggi al domani, possa nascere una Google del vento o del solare: nell'informatica conta soprattutto l'idea, mentre gli investimenti possono essere relativamente limitati. Nell'energia, invece, «abbiamo a che fare con business che valgono migliaia di miliardi di dollari, ovvero, commodity il cui spostamento 12 LAB ottobre 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO richiede infrastrutture imponenti». Come sempre, servono grandi imprese e grandi capitali. Ma il metodo collaborativo è quello giusto: progetti che nascono dallo sforzo congiunto di aziende innovative e ricercatori. Il ruolo dei fondi e delle agenzie scientifiche federali rimane, ma è frenato dai vincoli burocratici e amministrativi. Il Massachusetts Institute of Technology di Boston, da questo punto di vista, occupa una posizione strategica non solo per il suo prestigio e le capacità dei suoi ricercatori, ma anche perché — fa notare Moniz — è stato il primo, insieme all'Università californiana di Stanford, a credere al binomio industria-università e a sviluppare importanti partnership con le imprese. Oggi il Mit ha numerosi partner tra i quali alcuni gruppi europei, addirittura più numerosi di quelli americani. Inoltre, lavora con la Chevron alla ricerca in acque profonde, mentre con la Ford sviluppa motori diesel avanzati e una nuova generazione di batterie per l'auto elettrica, ma le sfide più ambiziose sono quelle che sta affrontando con la BP nell'area del carbone ‘pulito’ e con gli italiani dell'Eni proprio nel solare: i processi che vanno oltre il silicio sono un'area nella quale i laboratori di Novara del gruppo hanno già fatto un grosso lavoro. Con altri partner, soprattutto francesi e spagnoli, il Mit conduce, poi, ricerche sulle altre energie rinnovabili e sul metano ‘intrappolato’ nel terreno delle tundre. Un altro settore promettente è quello della geotermia, che in Italia siamo abituati a considerare collegata a fenomeni geologici come i soffioni di Larderello. Gli studi condotti dal Mit hanno dimostrato che con la geotermia profonda è possibile produrre elettricità a costi comparabili con quelli delle centrali tradizionali; in quest'area ha un accordo di collaborazione con un altro gruppo italiano, l'Enel, ha selezionato sei siti negli Usa dai quali, scavando pozzi molto profondi, sarà possibile estrarre acqua calda e vapore ad alta pressione, capaci di far girare le turbine di una centrale. ACCORDO ENI/MIT 50 MILIONI DI DOLLARI PER IL SOLARE Le nuove frontiere dell'energia solare e i progetti di ricerca di avanguardia sul petrolio ed il gas saranno al centro della collaborazione fra Eni e Mit, siglata a Boston. 50 milioni di dollari e' la cifra complessiva che Eni ha stanziato per partecipare ai programmi di ricerca del prestigioso Massachusetts Institute of Technology, per i prossimi cinque anni. Meta' del finanziamento sara' destinato al progetto ‘Solar Frontiers Research Program’, un programma finalizzato allo sviluppo di tecnologie solari avanzate che si svilupperà in sei diverse aree di intervento. Mentre i restanti 25 milioni di dollari serviranno a finanziare un'altra serie di progetti di ricerca sull'energia, che spaziano dal petrolio al gas, agli idrati di metano, fino alle alternative per il settore dei trasporti. Saranno studiati nuovi meccanismi per ottimizzare le operazioni di estrazione petrolifera al fine di ridurre perdite e sprechi. Per rafforzare la sua presenza nel campo dello studio e della ricerca, per offrire concrete possibilita' ai giovani ricercatori, Eni ha inoltre deciso di stanziare le risorse necessarie per dieci borse di studio annuali (nel corso dei cinque anni) per gli Eni-Mit Energy Fellows. Eni sosterra' in qualita' di Founding member, la ricerca di metodologie di valutazione per il potenziale commerciale di start-up tecnologie energetiche innovative.