stagione n° 94

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stagione n° 94
IL NEVAIO
Periodico semestrale della UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione di Treviso
ANNO LVI n. 2
Secondo semestre 2015
STAGIONE N° 94
La Presidente
Ebbene sì l’8 gennaio 2016 sulla
torta ci saranno 94 candeline, e
allora ci interroghiamo sulla validità
degli schemi collaudati negli anni.
Cosa vuol dire fare agonismo
con l’U.O.E.I. TREVISO ASD, una
società che ha sposato La “Carta
dei Diritti del Bambino nello
Sport” dell’UNESCO dichiara che il
bambino ha diritto di divertirsi e a
giocare come un bambino e ha diritto anche a non essere un campione!
Vuol dire scegliere tra l’agonismo giusto e quello sbagliato. È
“sbagliato” l’agonismo che usa di
metodi di formazione sportiva che
non coltivano e a volte addirittura
mortificano le potenzialità della
mente con la specializzazione precoce, la richiesta di pronte e fedeli
esecuzioni, con pressioni costanti e
difficilmente tollerabili, con il divieto
di sperimentarsi al di fuori di schemi
fissi, con la condanna dell'errore e il
ricorso a metodi a volte privi di strumenti scientifici moderni.
E allora abbiamo scelta la strada
che abbina la voglia di divertirsi
come dei matti e di godere di emozioni ed ambienti naturali unici e
fantastici, il divertimento è ancora
più bello se vissuto assieme. Con lo
staff di tecnici e preparatore ci proponiamo di promuovere un insieme
di attività che permetta a bambini,
giovani e meno giovani di vivere
appieno l’esperienza della montagna sciando meglio ed in sicurezza.
Il primo obiettivo è quindi apprendere la tecnica e la sicurezza
con il divertimento e la gioia di sciare, ma anche misurarsi con se stessi e con gli altri. Partecipare alle
gare da grandi emozioni ed è
un’esperienza di forte valore formativo, se improntata a lealtà e fair play.
In questo progetto a lungo termine si colloca la sinergia avviata con
altri club per garantire così a chi ha
voglia di crescere riservando allo sci
agonistico una parte della propria
vita un supporto lungo tutto il percorso, in un ambiente sereno e amichevole.
U.O.E.I. TREVISO ASD non è
solo sci, ma anche nuoto, e quindi:
Convinti che il nuoto sia lo sport
che può essere la base della preparazione di vita ma che permette allo
stesso tempo di divertirsi come dei
matti e di godere di emozioni ad alto
contenuto di adrenalina. Sport individuale e di squadra insieme.
Raggiunto l’obiettivo di apprendere la tecnica non rimane che sfidare il cronometro.
Ecco quindi raggiunta una delle
finalità dello statuto dell’Associazione pubblicato sul sito ovvero
“la realizzazione nelle forme più
convenienti all’interesse dei soci, di
iniziative atte all’apprendimento e
all’affinamento delle varie discipline
sportive”, non per nulla tra gli scopi
vi è “C) organizzazione di gare sportive di ogni genere”.
Se ben gestito, lo sport agonistico può avere dei risvolti positivi in termini di impegno, disciplina, amore per la competizione,
desiderio di vincere con la propria
squadra. Perché l’essenza dell'agonismo non è vincere la partita, è
praticare la partita (in senso lato).
A questo punto non resta che
lasciare le pantofole e il telecomando ed infilare la porta …
IL BELLO DELLO
SGUARDO DA FUORI
Il Direttore
È sempre stato, e scommettiamo pure: sarà sempre così. Per
una semplice ragione, una sola:
che così siamo fatti. Osservare
qualcosa che non ci riguarda per
niente, quindi come da lontano
e,appunto, da fuori, per caso o per
scelta, può diventare un prezioso
passatempo. Freud e Jung potrebbero costruirci sopra un mare di
considerazioni.
Ma ahimè, le circostanze mettono a disposizione soltanto la divertita curiosità del direttore del Nevaio
per tutto ciò che è, cioè per la straordinaria avventura che senz’ombra
di merito o (di colpa ) ci è dato di
vivere, e chiamiamola, se vi va,
vita. Guardare da fuori ciò che ti
passa davanti agli occhi vuol dire in
primo luogo godere la totale libertà
dell’indifferenza, o di sentirti diverso, quindi sicuramente migliore, e
comunque libero di giudicare, di
apprezzare o disprezzare, o irridere, o immaginare altre scelte, senza
che nulla e nessuno possa contraddirti, o peggio che peggio,portarti al
cimento della realtà.
Un esempio di sentore casereccio? Ecco l’Uoei, le sue iniziative, la
sua Presidente, e nel conto aggiungi per soprammercato il Nevaio.
Per chi giri al largo e tiri via, bello
magari dirne bene. Altrettanto o più
dirne corna. E nell’agone della vita
politica, sempre tempestoso. Chi
non
è
al
potere
dispone
(verbalmente) di tutte le mirabolanti
e salvifiche soluzioni per i problemi
che travagliano il Paese. Sentenziando, appunto, dal di fuori. Oggettivamente, parrebbe.
Peccato che l’oggettività non
esista neanche nei libri, giacché
quello che guarda irrimediabilmente
è un soggetto, con i suoi valori.
Il nevaio
ATTIVITÀ STAGIONE 2015 / 2016
COMPRENSORI 7 NOVEMBRE presentazione squadre 5 DICEMBRE APERTURA STAGIONE PECOL 12 & 13 DICEMBRE PROVA PRIMA NEVE CONVENZIONE: STAGIONE: 28.11.15 al 07.04.16 2015/2016
ADULTI
SENIOR
JUNIOR
BAMBINI
BAMBINI*
SINGOLI
39,00
36,00
24,00
17,00
0,00
GRUPPI
31,00
31,00
24,00
0,00
0,00
Discesa e Snow a Pecol / Fondo a Palafavera Tutti i bambini possono provare i primi passi con i maestri – ore 10.30/12.30 9 GENNAIO / 10 GENNAIO 2016 Inizio corsi scuola sci e snow ore 10.00 13 FEBBRAIO / 14 FEBBRAIO 2016 COMPRENSORIO CONVENZIONE: solo con gruppi organizzati min. 10 ‐ STAGIONE: 28.11.15 al 07.04.16 2015/2016
ADULTI
SENIOR
JUNIOR
BAMBINI
SINGOLI
35,00
35,00
25,00
20,00
Inizio secondo ciclo scuola sci e snow 20 MARZO 2016: PECOL DI ZOLDO 94ª EDIZIONE GARA SOCIALE COMBINATA SCI/TORTE LE NOSTRE PROPOSTE: PER IMPARARE COMPRENSORIO Descrizione
Contributo
CONVENZIONE: Corso sci bambini 5 lezioni 3 ore € 195.00 * Corso bambini senza trasporto € 185.00 * Corso adulti 5 lezioni 3 ore € 210.00 Corso adulti senza trasporto € 200.00 Corso snowboard 5 lez. 3 ore € 230.00 Pullman 5 uscite € 90.00 Pullman uscita singola € 20.00
STAGIONE: 28.11.15 al 07.04.16 2015/2016
ADULTI
SENIOR
JUNIOR
BAMBINI
ALTA STAGIO. 41,00
36,50
28,50
20,50
STAGIONE
35,50
32,50
25,00
17,50
PRESTAGIONE 32,50
29,50
23,00
16,50
CATEGORIE SKIPASS Bambini: nati dopo il 28‐11‐2007 Junior: nati dopo il 28‐11‐1999 Adulti: nati dal 29‐11‐1950 fino 28.11.1999 Senior: nati prima il 28‐11‐1950 Bambini: skipass gratuito fino a 8 anni Per ottenere lo SkiPass scontato presenta alla
cassa del comprensorio convenzionalo la tua
TESSERA SOCIALE UOEI. (potrà essere richiesto
un documento d’identità)
CONVENZIONI PER NOLEGGIO ATTREZZATURA: ‐ PER I CORSI DI SCI ‐ PER I CORSI DI SNOWBOARD ‐ PER ATTIVITÀ AGONISTICA pagina 2
* è prevista una riduzione per i fratelli PER ATTIVITÀ AGONISTICA Descrizione
Contributo
Superbaby solo il sabato 3 ore € 600.00 Superbaby completo
€ 800.00
Baby (anni 2006‐2007) € 1.000.00 Cuccioli / Ragazzi / Allievi * € 1.300.00 Giovani * € 1.300.00 Giovani Circuito FIS JUN ** € 2.000.00 Giovani Selezione Maestri € 600.00 * è prevista una riduzione per i fratelli ** è previsto un incentivo a fine stagione in base alle gare effettuate. Il nevaio
ORGANIZZAZIONE Gare 2015/16
COS'È IL NORDIC WALKING
27 dicembre 2015 – Trofeo Babbo Natale - Pecol di Zoldo
Il Nordic Walking è un nuovo modo di praticare sport in
modo facile, poco costoso e divertente per sposare
uno stile di vita sano e attivo. Si pratica all'aria aperta,
fa bene alla circolazione ed al cuore, rafforza braccia e
spalle, tonifica i glutei, gli addominali e migliora la postura della schiena. Il Nordic Walking si può praticare
in montagna, al mare, nelle città e nei parchi, durante
tutto l'anno; grazie alle sue caratteristiche è consigliato
a persone di tutte le età, sia per benessere e fitness
ma anche per sport e riabilitazione.
06 gennaio 2016 – Trofeo Autodrive - WM Elevatori GS
+ SL - Passo Rolle
10 gennaio 2016 – Trofeo Provincia di Treviso - Trofeo
Maschio - Pecol di Zoldo
20 gennaio 2016 – Notturna Autodrive Memorial Piovesan GS + SL - Pecol di Zoldo
17 febbraio 2016 – Notturna Autodrive Memorial Piovesan GS + SL - Pecol di Zoldo
21 febbraio - Lattebusche - GP Ascotrade Gigante - Pecol di Zoldo
28 marzo 2016 – Gara Sociale - Pecol di Zoldo
I TRE LIVELLI DI PRATICA :
BENESSERE, FITNESS, SPORT
Prevedono gradi di intensità progressivi che possono
variare dalla camminata tranquilla ad un livello aerobico impegnativo, fino alla proposta di metodi di allenamento a secco rivolti agli sportivi.
BENEFICI
1. Fa perdere peso ed è efficace circa il 45% in più di
una camminata normale.
2. È un movimento completo che coinvolge il 90% della nostra muscolatura.
3. Migliora la postura ed ottimizza il metabolismo, prevenendo, riducendo o risolvendo i dolori alla schiena.
4. Migliora la capacità aerobica.
5. Riduce le sollecitazioni sulle articolazioni grazie
all'uso dei bastoncini.
6. È un ottimo allenamento cardiocircolatorio e riduce i
fattori di stress e depressione.
CORSO DI
GINNASTICA DOLCE
Nella palestra della S. M. “A. Serena”
Dal 5 ottobre 2015 al 30 aprile 2016
Martedì e venerdì dalle 18,00 alle 19,00
Informazioni ed iscrizioni in sede,.
CORSO DI
GINNASTICA PRESCIISTICA
CORSI
I corsi si terranno il martedì e il giovedì dalle ore
19,00 alle ore 20,30.
Il corso base prevede 6 lezioni per un costo complessivo di 50,00 € più la quota associativa.
L'abbigliamento è molto semplice:
-Pantaloncini e maglietta -Scarpe da ginnastica.
I bastoncini verranno forniti dall'istruttrice.
Per ulteriori informazioni: Istruttrice Camilla Fregonese
Cell: 348 8062478 - Mail: [email protected]
Nella palestra della S. M. “A. Serena”
Dal 5 ottobre 2015 al 31 marzo 2016
Presciistica: martedì e giovedì
- primo turno: dalle 19,00 alle 20,00
- secondo turno: dalle 20,00 alle 21,00
Intensiva: lunedì e mercoledì dalle 19,00 alle 20,00
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Il nevaio
QUANDO LE DOLOMITI PARLAVANO INGLESE
Quando mai accadde qualcosa
del genere? È la domanda che ti
salta in testa a proposito di questo
titolo decisamente provocatorio.
Del resto, nella coda della provocazione c’è dell’altro, quando si voglia
affermare che le Dolomiti sono nate
nell’Ottocento, cioè ieri. Ma allora
dove diavolo stavano prima?
Bando agli scherzi. Le Dolomiti
erano sicuramente dove si trovano
oggi. Solo che si chiamavano semplicemente montagne, ovvero Sassi, tanto per capirsi, e la gente del
luogo, pastori e cacciatori, le riconoscevano con i nomi, per noi oggi
pittoreschi, evocanti il passaggio
del sole e delle ombre, e quindi le
ore del giorno: Sass de les Nu,
Sasso delle Dieci, Sass de le Doudesc, ovvero con posticce denominazioni ispirate ai supremi principi
della vita semplice, che sono quelli
della pratica utilità.
A nascere in elegante veste di
“Dolomiti”è stata una faccenda un
po’ laboriosa e poco pacifica. In
effetti, una sorta di parto serotino
multietnico, un padre francese e un
altro inglese, se non che questo
ultimo non fu solo, per cui l’attuale
confuso liquido modello familiare,
per certi aspetti si proponeva già
nell’Ottocento.
Il francese, dunque. Marchese
de Dolomieu, si chiamava Deodato
Guy Silvan Tancredi Gratet e niente
altro, i suoi lo riconoscevano subito.
Nato nell’Isère, 1750, studioso di
rocce e vulcani, che lo portarono a
lunghi viaggi - tra l’altro fu in Egitto
con la spedizione napoleonica - nel
1789, viaggiando attraverso il Tirolo
e il Veneto, raccolse alcuni campioni
di roccia poi analizzati da Theodore
de Saussure e chiamati, appunto,
dolomia.
Il neologismo rimase per oltre un
secolo sconosciuto ai più, comunque galleggiante tra le carte di naturalisti, botanici, geologi. A portarlo
alla luce ecco i due padri inglesi,
Josiah Gilbert e Georges Churchill,
gentiluomini vittoriani colti, amanti
del bello, magnificamente provveduti
di pecunia, finissimo artista il primo,
scienziato il secondo, entrambi innamorati - sia adoperato pure l’abusato “perdutamente” - delle nostre
montagne, percorse e ripercorse nel
1861, poi nel 1862 e infine nel 1863,
in carrozza e a piedi, accompagnati
dalle rispettive signore.
Nel 1864, a Londra, Gilbert e
Churchill pubblicano insieme un
libro destinato a grande fama col
titolo “The Dolomite moutains”, quasi l’atto di battesimo delle nostre
montagne.
Ma la Golden Age dolomitica
nasce, per convenzione, l’anno
1857, con la fondazione a Londra
dello Alpine Club, primo dei mille e
mille club alpini che nei decenni
successivi si diffonderanno al di
qua e al di à dell’Atlantico. Il 1857
è l’anno in cui John Ball, irlandese
dalle straordinarie qualità umane
scientifiche diplomatiche e alpinistiche, sale per primo il Pelmo, lasciando il proprio nome a quel
“passo del gatto”, o di Ball, che ancora oggi sgomenta i meno arditi.
Da John Ball a Gilbert e Churchill, le Dolomiti vedranno un’interminabile legione di camminatori e
alpinisti inglesi, per vivere, secondo
l’etica e l’estetica della loro cultura,
ciò che Leslie Stephen definirà “un
nuovo gioco”.
Immagine tratta da Internet:
http://www.skiforum.it/pics/419-pala-campanili-val-di-roda-sass-maor-cimerlo.jpg
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Lucio Polo
Il nevaio
SALUTO A PIOVESAN
Mi viene difficile pensare che ci
sia qualcuno nell’ambito dello sci,
del nuoto, dell’UOEI o dello sport in
generale che non abbia conosciuto
Sergio Piovesan, così come mi viene difficile pensare che Sergio non
sarà più presente nei parterre di
gara, siano essi sulla neve o in piscina, ad incitare, controllare, organizzare.
Capita, nella vita, di dover dare
degli addii a persone care e, spesso, ci si sente di doverli salutare in
modo che la persona venga ricordata per sempre. Lodare pubblicamente un defunto e rassicurarlo
pubblicamente che sentiamo la sua
mancanza è l’espressione comune
del nostro onesto rimpianto; nella
inconsapevolezza di cosa sia la
morte. È fin troppo evidente negli
occhi di chi è presente oggi invece
quanto tutti noi sentiremo la sua
mancanza.
Parlare di una persona come
Sergio Piovesan è complicato e
semplice allo stesso tempo; complicato perché sembra che le parole
usate siano banali, semplice perché
basta usarne poche: fede, solarità,
cordialità, modestia, ricchezza interiore, amore, amore a piene mani
per i suoi affetti, la moglie, i figli, il
genero, gli adorati nipoti.
Mi piace ricordare di Sergio quel
gran signore dal parlare pacato e
saggio, dal cuore sempre pronto a
donare, incrollabile nella fede e nei
suoi valori che sono stati il cardine
della sua vita e che ha trasmesso
con tenacia alla sua famiglia, agli
amici grandi e piccini e a quanti hanno condiviso un pezzetto del suo
percorso.
Era sorprendente:
capace di
noleggiare un gatto delle nevi per
portare alla “sua belva” (Gabriella)
un fiore al cancelletto di partenza
prima di una gara di sci. O lasciare
un biglietto di saluto sul parabrezza
dell’auto dei figli o degli amici.
Era memorabile: non dimenticava ne’ una ricorrenza ne’ un numero
di telefono, il pettorale di un atleta o
il codice di una gara.
Era un entusiasta: di quell’entusiasmo dei bambini che sognano e
che fanno diventare i loro sogni una
méta da raggiungere. E vi puntano
dritto incuranti delle convenienze e
delle convenzioni, convinti di poter
raggiungere la propria méta per il
solo fatto di averla sognata. E così
organizzava e dava vita sempre a
nuovi eventi sportivi per mettere in
evidenza i talenti contro il cronometro.
Era vulcanico, generoso e coinvolgente: nell’ideare, organizzare e
portare a compimento i “suoi” fiori
all’occhiello la scuola di sci per i
bambini – tutti – che hanno voluto
provare a scivolare sulla neve partendo dalla città, anche senza avere
ne’ genitori sportivi ne’ disponibilità
economiche. Quanti ricordi si affacciano dietro gli occhi dei presenti.
Occhi impauriti la prima volta che
hanno visto il piattello di uno skilift in
Piancavallo e poi occhi pieni di gioia
quando hanno accarezzato sogni di
gloria su un gradino del podio. Mai
dimentico degli ultimi, quelli che faticavano il doppio, perché piccoli
(Cagarozzi e Slavine), perché diversamente abili, perché poco inclini al
gesto sportivo.
Era agonista: prima come atleta
nel pattinaggio negli anni, poi come
giudice di gara nel circuito bianco
dello sci alpino, come dirigente di
società e accompagnatore nella
compagine cittadina dell’UOEI.
Era sempre presente: quando
da Piancavallo, in Val Senales, al
Passo del Tonale, Pecol di Zoldo,
Nevegal o Piazza San Leonardo o
Porta S. Tommaso ti sentivi apostrofare con un “A’reo” sapevi che
era lui.
Ciao Sergio, quante vite hai toccato e quanto amore hai saputo
suscitare intorno a te! Noi continueremo a camminare nei tuoi passi,
tracciati sulla terra a volte amara, ti
ricorderemo sempre nei nostri pensieri e ti ritroveremo in Gabriella,
Patrizia, Alessandro, Stefania, Giovanni ed Edoardo che tanto ti hanno amato.
Cinzia Bonetto
NOTE DI VITA
ASSOCIATIVA
Il 13 giugno sono nate Anna e
Marta Gardin, nipoti del socio Renzo Zorzi.
Doppietta di nipotini per i soci
Loredana e Salvatore Orlando:
Il 6 luglio è nato Leonardo, figlio di Samantha e Massimiliano
Orlando;
L’11 luglio è nato Riccardo, figlio di Rolando Quaglio e Silvia
Orlando.
Ci hanno lasciato
Il 19 giugno Sergio Piovesan.
Il 18 ottobre Valter Giarduz.
Le nostre felicitazioni
per i lieti eventi ed il cordoglio per le scomparse.
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Il nevaio
VECCHIO SARÀ LEI!
E PER PIACERE, MI CHIAMI OVER-OVER
A chi frequenta, come allievo o
come docente, la variegata galassia delle cosiddette Università
(dell’Età Libera, degli Adulti, della
Terza Età, e chi altre ne conosca
aggiunga) non sfuggono l’evoluzione in atto da qualche anno riguardo
la vitalità di queste libere associazioni culturali.
In primo luogo, l’imprevedibile
moltiplicazione e diffusione di simili
istituzioni nel territorio. La città,
parrebbe, ha concluso il suo millenario viaggio di faro e polo di attrazione culturale, capace di rivaleggiare, da sempre, con la reggia e le
sontuose residenze dell’aristocrazia. Ciò, per la semplice e bellissima ragione, che la cultura oggi vive, anzi prospera al di fuori delle
vecchie mura urbane.
Un segno tra i molti - vedi lo
auditorium, la biblioteca, i servizi
sociali, i collegamenti stradali e ferroviari, le manifestazioni sportive e
culturali vere e proprie - lo dà proprio questa specie tutta nuova di
Università.
Ogni piccolo centro vuole e impara ad organizzare la propria.
Predispone i programmi, sceglie gli
insegnanti, le materie di studio, le
lezioni, i laboratori di musica, di
scrittura, d’arte, le visite a città, a
mostre d’arte, a manifestazioni ritenute di interesse generale. Due o
tre volte la settimana, gli iscritti si
ritrovano come a scuola. Senza
Mandi, Valter
alcun obbligo, questa volta, e con
entusiasmo e la curiosità, il piacere
di imparare che lascia spesso stupiti
gli insegnanti.
Ma un altro cambiamento, rispetto agli anni passati, colpisce, ed è
l’età dei frequentanti: sempre più
elevata. I capelli tutti bianchi, i sessant’anni di una volta sono i settanta, gli ottanta e più di oggi, lo stereotipo del vecchio è andato in crisi, al
suo posto vengono avanti quelli che
si dicono gli over-over, che un tempo sono stati - scrive la dottoressa
Vera Schiavazzi - “la meglio gioventù” e sono decisi a restarlo. “I vecchi italiani sono preparati a non mollare nulla, né la carriera, dove sono
disponibili (spesso di contraggenio)
a fare solo un po’ di spazio ai figli,
né i viaggi, né le amicizie, né
l’amore.”
Questa generazione sta mille
volte meglio dei propri genitori e
nonni, ha buttato alle ortiche i pregiudizi, si è scrollata di dosso polverose credenze, crede sempre più
nella vita, nel presente, e a differenza degli inumani tagliagole del califfato, gli disturba assai dover congedarsi prima o poi da questa valle di
lacrime.
Sopra tutto non gli va di essere
guardato, considerato e chiamato
dagli altri “vecchio”. Giustamente i
ragazzi evitano in bus di offrirgli il
posto, se l’altro non lo chiede. Perché, appunto, non è un vecchio, ma
semplicemente,
e
modernamente, un
over-over.
Lucio Polo
(over-over,
naturalmente)
“Che i fulmini della felicità,
serenità e salute si accaniscano
su di te e la tua malapianta del
sorriso mai ti abbandoni”.
Questo è un messaggio di auguri natalizi inviatomi nel 2010.
Con questo si potrebbe sintetizzare il carattere di un personaggio estroverso e generoso fino
all’estremo.
Dimenticare le innumerevoli
escursioni in montagna o a Trieste
che era la sua seconda città di
elezione sarebbe una semplificazione.
Ora, come succede, si va avanti con i ricordi. La lunga malattia, consapevole della sua gravità, lo ha snervato nonostante il
suo carattere forte lo abbia sorretto fino all’ultimo.
Sintetizzare una vita è un fatto che non renderebbe tutti i suoi
risvolti, perciò non mi resta che
dirti “mandi, Valter”.
Carlo Alfieri
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Il nevaio
MA DOVE XEO EL BAMBINEO ?
Dal divano guardavo compiaciuta il mio albero addobbato con gingilli, ceramiche e ciondoli in legno provenienti da mezza Europa: Delft, Garmish, Bruges, Colonia, dai nostri luoghi di montagna, da Gubbio, Roma e
Napoli. Le luci al led abbagliavano.
A lato, su un mobile, un piccolo presepe, intimo per
la semplicità e il calore che mi dava.
Dopo qualche minuto ho chiuso gli occhi e ho cambiato secolo. Natale del ’62.
Non stavo più nella pelle! Ero nata a Roma ma i
miei genitori erano veneti e il nostro cuore era lì.
Quell’anno avevano deciso di passare il Natale proprio
nella famiglia a cui ero più legata, quella di zia Agnese,
in un paesino del trevigiano.
Eravamo partiti un giovedì mattina e mezza Italia era
nel gelo. Tutti i paesetti che attraversavamo raccontavano il Natale. Quel profumo, che penetrava nei polmoni, di camini e stufe accese, luminarie nelle strade e
alberi sui balconi. All’imbrunire, macchie di luci dagli
Appennini fino alla pianura. Una gioia per gli occhi.
Dagli zii c’era trambusto ed eccitazione. Era una
casa colonica con un grande portico dove, sotto la scala
di legno che portava alle camere, padroneggiava un
grande albero con tante candeline appena accese: luce
tremula, flebile ma vibrante. Addobbi che non avevo
mai visto: piccoli angeli bianchi rosa e celesti fatti ad
uncinetto, stelle e cuoricini con perline colorate infilate a
mano, caramelle legate a due a due ed altri ninnoli in
legno. Avevo undici anni ma ero incredula come un
cieco che all’improvviso acquista la vista.
Mio zio trafficava intorno al presepe mettendo le ultime statuine che aveva intagliato e dipinto. Federico, il
figlio più piccolo saltellava intorno a tutti chiedendo:
“Ma dove xeo el bambineo?”. Nessuno pareva dargli
retta. Intanto il profumo della polenta sul calderon di
rame ci chiamava a tavola.
Il giorno dopo giravo per casa e per il paese come se
vedessi per la prima volta quei posti dove avevo trascorso tante estati. Tutto era nuovo: il frinire delle cicale, il calore dell’estate, i carri con i buoi, pieni di erba
spagna, che tornavano dai campi, avevano lasciato il
posto alla neve, al coro dei bambini che nell’asilo provava i canti natalizi, a chi usciva dai pochi negozi avvol-
gendosi nelle sciarpe fino agli occhi e infilandosi i guanti di lana grezza.
Tornando a casa m’era venuto incontro Federico:
“Go vardà anca prima! Ma dove xeo el bambineo?”.
Avevo provato a dirgli che sarebbe nato dopo due giorni, ma era corso in casa.
La sera della vigilia, come tutti in paese, c’eravamo
incamminati verso la chiesa, colpiti da fiocchi di neve
gelida: migliaia di aghi che si infilavano nella pelle. E
dopo la messa, tutti da “i Stradiotto” a bere vin brulé e
cioccolata calda.
Tornando a casa Federico aveva cominciato a correre fino a casa e poi era tornato indietro gridando “El
ghe xe! El xe nato!”.
Eravamo tutti davanti al presepe e Federico
all’improvviso era corso su per le scale tornando, dopo
un po’, con un guantino di lana in mano che aveva posato dolcemente sopra il bambinello. Non soddisfatto
aveva preso guanto e bambinello cominciando a trafficare tra lo stupore di tutti e, finalmente contento, aveva
messo il fagottino sulla mangiatoia dopo aver infilato la
statuina nel dito medio del guanto, lasciando fuori solo
la testa: “Cussì el sta al caldo poareto! Xe fredo qua
fora!”
Anna Maria Moro
Prossimi al S. Natale ed al Capodanno 2016, la redazione de Il Nevaio
e la direzione della Uoei
porgono a tutti i Soci ed alle loro famiglie i migliori auguri di
BUONE FESTE!
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Il nevaio
NEVAIO CULTURA
APPARIRE PER ESSERE
Divertente, istruttivo, buon argomento di riflessione e
conversazione soffermandosi, all’alba del 5 novembre
scorso, attorno allo scintillante negozio di abbigliamento
piovuto dalla Svezia a Treviso city, angolo di via Roma
via Diaz, da ore assediato da allegri nugoli di fanciulle
più o meno in fiore insieme a scampoli di mascolina gioventù, tutti in fremente attesa dell’apertura del varco per
precipitarsi ad accaparrarsi i capi di moda (e di giusta
taglia) al prezzo di tre per uno, come da tam tam diffuso
urbi et orbi. Del resto, così a Venezia, Calle Vallaresso,
semi ostruita al passaggio nel cuore della notte
dall’accalcarsi di altra gioventù.
Ora, nei giorni seguenti, lo sprovveduto che candidamente ha cercato lumi interpellando un commesso
d’alto rango, colto e spiritoso, si è preso più o meno del
babbeo.
-Ma lei dove vive? Lei non è mai stato un figlio dei
fiori anni 60, e neanche un punk: si vede si vede. Dai
favolosi blue jeans stracciati lei e quelli come lei si tengono alla larga, voi non avete capito che è stata proprio
la moda, i reggiseno al vento, a distruggere i tabù, a
ribellarsi al vecchiume, le gambe nude di Mary Quant, i
camicioni colorati, i capelli lunghi, i Beatles, peace and
love, tutto questo e altro vi hanno fatto rinascere in un
altro mondo. Ma occorreva mostrarsi. Apparire, caro
signore, ecco quello che occorreva e quello che conta
oggi mille volte più di ieri, con i mezzi telematici che ci
ritroviamo a cliccare.
-Ma scusi – è stata la flebile obiezione – e allora
l’essere, ciò che uno è, secondo lei non conta?
- Che siamo tanti, dietro e dentro quello che si vede,
noi stessi non sappiamo né quanti né quali. Un secolo
fa lei Machiavelli l’avrà studiato,immagino. Io no, però
so di Machiavelli un detto, e per il mio mestiere mi basta: “Ognuno vede quello che pare, non quello che è”
- Con tutto il rispetto per quello del Principe, una
cosa del genere mi pare insostenibile.
- Allora si tenga forte e mi spieghi di quel perfetto
americano bravissimo e stimatissimo studente che ad
un tratto stende a fucilate quattro marines, o di quella
parigina diciassette anni appena che esce di casa per
la spesa, sparisce per ricomparire mesi dopo tra i ranghi del Califfato, e di quell’impeccabile prelato vaticano
gay del coming out proprio in vista del Sinodo. Chi
l’avrebbe immaginato? Sempre le imprevedibili facce
dell’apparenza che a volte nascondono, a volte trasformano letteralmente l’essere.
E vuole il mio parere sui meccanismi del cambiamento? Io penso che siano le circostanze, cioè la situazione, il luogo, il chi abbiamo di fronte e il perché,
l’espressione il linguaggio l’aspetto dell’altro, lo stato
d’animo, l’umore il tempo che fa e altro ancora. Metta
tutto in pentola, una bella mescolata ed il nostro comportamento in quel particolare momento, forse per la
prima e anche per l’ultima volta.
Che ne dice?
-Mi fa pensare. Ci penserò.
-Ma intanto ridiamoci su:
veda un po’ dove diavolo
- L’essere? Quale essere.
siamo finiti, partendo dalla
- Quello che si è, intendo.
battaglia dei ragazzi per
-Ah! Lei crede che ognuno di noi sia davvero uno,
inchiodato per tutta la vita ad un’unica identità? Potrà
andar bene per l’anagrafe comunale. Ma la realtà è
tutta un’altra storia, glielo dico io.
apparire à la page!
Lucio Polo
E cioè?
IL NEVAIO
periodico semestrale della UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI SEZIONE “C. CABBIA”
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Anno LVI n° 2 - secondo semestre 2015 Autorizzazione Tribunale di Treviso n° 79 del 20.02.1954
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Redazione: C. Alfieri, E. Barbarotta, L.Polo
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