Contabilità nazionale - Dipartimento di Economia e Diritto

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Contabilità nazionale - Dipartimento di Economia e Diritto
Contabilità nazionale (cenni)
Definizione: La contabilità nazionale è l’insieme di tutti i conti economici che
descrivono l’attività economica di un Paese o di una circoscrizione territoriale. Essa
ha per oggetto l’osservazione quantitativa e lo studio statistico del sistema
economico o dei sub-sistemi che lo compongono a diversi livelli territoriali.
Il de minimis da conoscere sulla contabilità nazionale riguarda
1. l’inflazione,
2. la disoccupazione
3. il PIL.
Tanto per dire, la somma dei tassi di inflazione e di disoccupazione danno il cosiddetto
“indice di miseria”
Abbiamo già affrontato il problema dell’inflazione e della misurazione dei prezzi
attraverso l’indice dei prezzi al consumo.
Qui ci occupiamo delle altre due fondamentali misure sopra richiamate.
M. Bovi
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LA DISOCCUPAZIONE
La disoccupazione ha dei costi sia sociali che individuali.
Principali costi sociali
La perdita di produzione: chi non riesce a trovare un lavoro non produce, quindi la
disoccupazione riduce la quantità di beni a disposizione della collettività. La perdita di
produzione ha un costo notevole: una recessione può far perdere dal 3 al 5% del PIL
potenziale. PIL potenziale=PIL di pieno impiego. E’ possibile quantificare la relazione fra
disoccupazione e livello di produzione con la legge di Okun: per ogni punto % di
aumento della disoccupazione, il PIL diminuisce del 2%.
Distribuzione del reddito iniqua: banalmente, i disoccupati non hanno reddito. Perciò lo
Stato interviene (CIG, sussidi,…), ma anche questo costa:
Maggiori tasse.
Riduzione delle entrate fiscali: banalmente, i disoccupati non hanno reddito e non
pagano le tasse.
Principali costi individuali:
Perdita di qualificazione: non lavoro pertanto non vengo a conoscenza delle nuove
tecniche. Ciò vale tanto di più quanto più resto disoccupato (disoccupazione di lungo
termine).
Perdita di libertà economica ed esclusione sociale.
Danno psicologico.
Perdita di relazioni umane e di vita familiare.
Perdita di motivazioni.
Pertanto, conoscere la situazione del mercato del lavoro è molto importante.
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Tuttavia, le statistiche inerenti il mercato del lavoro non sono leggibili senza un minimo
di conoscenza di come vengono costruite.
Sia nell’arena politica che presso i mass media, si possono incontrare molti errori di
lettura (più o meno consapevoli). Due esempi bipartisan per par condicio:
I POLITICI
Giulio Tremonti: «Voi avete idea di come si fanno le statistiche dal lato dell’Istat sul
metodo Eurostat? Con un campione con mille telefonate. Ti chiamano a casa e ti
dicono: ”Sei disoccupato?” …” Vai a quel paese!” … Risposta (registrata dall’Istat,
n.d.r.): “MOLTO DISOCCUPATO”». (Assemblea annuale della Confcommercio, 24 giugno 2009.)
Matteo Renzi: “l'Istat fa i sondaggi sull'occupazione” (LA7, "Otto e Mezzo", del 24 aprile 2015).
LA REALTA'
“(…) dal 2004 l’inchiesta sulle forze di lavoro ha carattere continuo. Si è passati cioè da
interviste riferite a una singola settimana per trimestre, a una raccolta di informazioni
svolta in tutte le settimane dell’anno, su un campione di oltre 300 mila famiglie
residenti distribuite in circa 1.300 Comuni italiani (per un totale di circa 800 mila
individui)” (ISTAT La Rilevazione sulle Forze di lavoro: contenuti, metodologie, organizzazione. Metodi e
norme, n. 32, 2006; Studio del disegno campionario per la nuova rilevazione continua sulle Forze di Lavoro.
Contributi, n. 6, 2005.)
Inchiesta: misura un fenomeno facendo ricorso a questionari i) studiati secondo le
migliori tecniche disponibili, ii) secondo canoni scientifici e iii) capillarmente distribuiti
in modo da cogliere il fenomeno a livello di intera collettività. Tutte le fasi del processo
sono soggette a rigorosi controlli statistici sia ex ante sia ex post che ne devono
validare scientificamente la bontà sia dei processi che dei risultati.
Sondaggio: è una tecnica di ricerca molto meno costosa e articolata dell’indagine.
Tenta di indagare un fenomeno attraverso un’ottica meramente esplorativa e parziale;
i.e., senza pretesa di rappresentatività.
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Per capire la situazione del mercato del lavoro necessita partire dalla popolazione e,
dunque, da indici di demografia. Ad esempio, i disoccupati sono persone con un’età
compresa tra 15 e 74 anni.
Guardiamo la seguente tabella solo per avere un’idea di che cosa fa variare nel tempo
la popolazione e la struttura per età di chi abita in Italia:
Anno 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Tipo indicatore
tasso di natalità (per mille abitanti)
tasso di mortalità (per mille
abitanti)
crescita naturale (per mille
abitanti)
saldo migratorio interno (per mille
abitanti)
saldo migratorio con l'estero (per
mille abitanti)
saldo migratorio per altro motivo
(per mille abitanti)
saldo migratorio totale (per mille
abitanti)
tasso di crescita totale (per mille
abitanti)
numero medio di figli per donna
speranza di vita alla nascita maschi
speranza di vita a 65 anni - maschi
speranza di vita alla nascita femmine
speranza di vita a 65 anni femmine
popolazione 0-14 anni al 1°
gennaio (valori percentuali) - al 1°
gennaio
popolazione 15-64 anni (valori
percentuali) - al 1° gennaio
popolazione 65 anni e più (valori
percentuali) - al 1° gennaio
indice di dipendenza strutturale
(valori percentuali) - al 1° gennaio
indice di dipendenza degli anziani
(valori percentuali) - al 1° gennaio
indice di vecchiaia (valori
percentuali) - al 1° gennaio
età media della popolazione - al 1°
gennaio
9.4
9.5
9.8
9.6
9.6
9.7
9.8
9.6
9.5
9.2
9
8.5
8.4
..
9.8 10.2
9.5
9.8
9.6
9.8
9.9
10
9.9
10 10.3
10
9.8
..
-0.3
-0.7
0.3
-0.2
0
-0.1
-0.1
-0.4
-0.4
-0.8
-1.3
-1.4
-1.4
..
0
0
0
0
0
0
0
0
0
-0.2
0.2
-0.2
-0.1
..
2.8
7.1
6.3
3.5
2.7
7.5
6.1
3.6
3.4
2.8
4.1
3
2.3
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
..
1.9 16.8
-0.4
..
2.8
7.1
6.3
3.5
2.7
7.5
6.1
3.6
3.4
2.7
6.2 19.7
1.9
..
7.3 5.9 3.2 2.9 1.9 4.9 18.2 0.4
1.4 1.45 1.45 1.46 1.44 1.42 1.39 1.39
..
..
77.2 77.2 77.9 78.1 78.4 78.6 78.7 78.9 79.3 79.5 79.6 79.8 80.2
..
16.9 16.8 17.3 17.4 17.7 17.8 17.8 17.9 18.2 18.3 18.3 18.6 18.8
..
2.5 6.4 6.6 3.3 2.7
1.27 1.29 1.34 1.34 1.37
83 82.8 83.6 83.5 83.9 83.9 83.9
84 84.3 84.4 84.4 84.6 84.9
20.8 20.5 21.3 21.1 21.4 21.4 21.4 21.5 21.7 21.8 21.8
22 22.2
14.2 14.2 14.2 14.1 14.1 14.1 14.1 14.1 14.1 14.1
14 13.9 13.8
67.1 66.8 66.6 66.3
18.7
14
..
66 65.8 65.7 65.6 65.5 65.4 65.2 64.8 64.7 64.4
19 19.2 19.5 19.9 20.1 20.2 20.3 20.4 20.5 20.8 21.2 21.4 21.7
49.1 49.7 50.1 50.7 51.5
52 52.1 52.4 52.7 52.8 53.5 54.2 54.6 55.2
27.9 28.4 28.8 29.4 30.1 30.5 30.7 30.9 31.2 31.3
32 32.7 33.1 33.7
131.7 133.5 135.7 138.1 140.6 142.3 143.4 144.1 144.8 145.7 148.6 151.4 154.1 157.3
41.9 42.2 42.3 42.5 42.7 42.9 43.1 43.2 43.4 43.6 43.8
44 44.2 44.4
Ora possiamo dare alcune definizioni:
M. Bovi
..
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Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle disoccupate.
Occupati: persone di 15 anni e più che nella settimana di riferimento:
- hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un
corrispettivo monetario o in natura;
- hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare
nella quale collaborano abitualmente;
- sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal
lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se
durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione. Gli
indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono
considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I
coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.
Disoccupati: persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che:
- hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro
settimane che precedono la settimana di riferimento e sono disponibili a
lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive;
- oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana di riferimento e
sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due
settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.
Inattivi: persone che non fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate
come occupate o in cerca di occupazione.
Tasso di occupazione: OCCUPATI/POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
Tasso di disoccupazione: DISOCCUPATI/POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
Tasso di inattività: INATTIVI/ POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
Che cosa vuol dire di “popolazione di riferimento”? Ecco come l’Istat presenta i dati:
>> Nel 2013 risultano occupate quasi 6 persone su 10 in età 20-64 anni.
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>> Il tasso di occupazione dei 55-64enni è pari al 42,7% (minore della media Ue28 che è
del 50,1%).
>> Il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,2.
>> Nel 2013 il tasso di disoccupazione giovanile (14-25 anni) raggiunge il 40% (risulta
molto superiore a quello medio Ue28 pari al 23,3%.
Esempio pratico di come può essere non immediato leggere le statistiche
Il tasso di disoccupazione giovanile è:
numero di persone in cerca di occupazione in età 15-24 anni
diviso
forze di lavoro (occupati e persone in cerca di occupazione) in età 15-24 anni
È importante non confondere il tasso di disoccupazione giovanile con l'incidenza dei
giovani 15-24enni disoccupati sulla popolazione in questa fascia di età.
Il tasso di incidenza è:
numero di persone in cerca di occupazione in età 15-24 anni
diviso
popolazione con un'età compresa tra i 15 e i 24 anni
Notate che il numeratore è il medesimo per entrambi gli indicatori (ovvero i giovani 1524enni alla ricerca di un lavoro),
però, il denominatore è molto più ampio nel caso dell'incidenza poiché è costituito da
tutta la popolazione con un'età compresa tra i 15 e i 24 anni, inclusi i giovani inattivi
spesso ancora impegnati nei percorsi di istruzione.
Pertanto, nel 2013, a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile pari al 40%, il tasso
di incidenza dei giovani è pari al 10,9%.
Indicatori molto importanti riguardano la disoccupazione di lunga durata (perché?)
I disoccupati di lunga durata (DLD) sono in cerca di occupazione da almeno un anno.
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Tasso di disoccupazione di lunga durata = DLD/FORZA LAVORO
Tasso di incidenza dei disoccupati di lunga durata = DLD/DISOCCUPATI
Qualche dato a livello europeo (dati Istat):
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Disoccupati di lunga durata per sesso nei paesi Ue
Anno 2013 (incidenze percentuali sul totale dei disoccupati)
Persone, Contratti e Ore lavorate
L’ultima, importante, cosa da sapere per il de minimis di CN è che finora abbiamo parlato di
persone. Però nel mercato del lavoro ci sono persone che lavorano a tempo pieno (di solito
8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana) e altre no.
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Legenda: lavoro parzialmente standard = lavoro permanente a tempo parziale
E’ ovvio che sapere quante persone sono occupate o disoccupate è importante. Però, ai fini
del Pil (della produttività media del lavoro, ecc…), necessita sapere quante lavorano a
tempo pieno.
Ecco allora che l’Istat calcola il numero di “Unità di Lavoro (Ula)”:
rappresentano la trasformazione a tempo pieno delle prestazioni lavorative offerte e sono
ottenute dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e delle posizioni lavorative a
tempo parziale (principali e secondarie) trasformate in unità a tempo pieno.
Il calcolo è semplice se due persone lavorano la metà di un occupato a tempo pieno allora
esse equivalgono ad una Ula.
L’Istat è anche in grado di calcolare il monte ore complessivo lavorato in Italia ovvero
quante ore sono state lavorate in Italia in un certo periodo. E’ utile per via delle ore in CIG e
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per le ore di straordinario:
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I TRE LATI DEL PIL
Il PIL è la statistica macroeconomica chiave. Tentativi di sostituirlo per ora non sono andati
in porto. Il PIL rappresenta il risultato dell’attività di produzione di beni e servizi FINALI
delle unità produttrici residenti (residenti, i.e. interne, da cui la “I” di PIL).
FINALI poiché il PIL evita i doppi conteggi: i consumi intermedi non entrano nel PIL.
Consumi intermedi: rappresentano il valore dei beni e dei servizi consumati quali input in
un processo di produzione, escluso il capitale fisso il cui consumo è registrato come
ammortamento (da cui la lettera “L” del PIL: al lordo degli ammortamenti). I beni e i servizi
possono essere trasformati oppure esauriti nel processo produttivo.
L’importanza cruciale del PIL si capisce anche dal fatto che esso è la sintesi di molti aspetti
dell’attività economica svolta in un paese. Il PIL, infatti, può essere costruito in tre modi:
1. dal lato della domanda (è il PIL che ci servirà per la parte macro)
2. dal lato della produzione
3. dal lato dei redditi
PIL COME SPESA (perché “–M”?)
Y= –M+C+I+G+S+X
prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (Y)
importazioni di beni e servizi (M)
spesa per consumi finali delle famiglie e delle ISP al servizio
delle famiglie (C)
spesa per consumi finali delle AA. PP (G=difesa, scuola,
giustizia,..)
investimenti fissi lordi (I)
variazione delle scorte (S)
esportazioni di beni e servizi (X)
161625
3
423301
983198
314496
271262
-6488.7
474648
Dati per il 2014 in milioni di euro correnti
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PIL COME PRODUZIONE
Valore aggiunto: aggregato che consente di apprezzare la crescita del sistema economico in
termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità per impieghi finali.
È la risultante della differenza tra il valore della produzione di beni e servizi conseguita
dalle singole branche produttive ed il valore dei beni e servizi intermedi dalle stesse
consumati (materie prime e ausiliarie impiegate e servizi forniti da altre unità produttive).
Corrisponde alla somma delle retribuzioni dei fattori produttivi e degli ammortamenti. Può
essere calcolato ai prezzi di base, ai prezzi al produttore e al costo dei fattori.
Il PIL lato produzione è la somma dei valori aggiunti.
Principali branche produttive (in totale ce ne sono più di tremila)
AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA
ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE
ATTIVITÀ MANIFATTURIERE (INDUSTRIE ALIMENTARI, CHIMICHE, TESSILI,…)
COSTRUZIONI
COMMERCIO (ALL'INGROSSO, AL DETTAGLIO, RIPARAZIONI,…)
TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO
ATTIVITÀ DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE
SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE
ATTIVITÀ FINANZIARIE E ASSICURATIVE
ATTIVITA' IMMOBILIARI
ATTIVITÀ PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE
NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI SUPPORTO ALLE IMPRESE
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E DIFESA; ASSICURAZIONE SOCIALE OBBLIGATORIA
ISTRUZIONE
ATTIVITÀ ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO
PRODUZIONE DI BENI E SERVIZI INDIFFERENZIATI PER USO PROPRIO DA PARTE DI FAMIGLIE
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PIL COME REDDITI
Per semplicità ho eliminato gli ammortamenti e molte imposte e contributi: ecco perché il
reddito nazionale è diverso dagli altri PIL (cfr. oltre).
Quello che occorre sapere è che il PIL prodotto viene distribuito, come reddito, a tutti i
fattori della produzione (lavoratori, capitalisti, redditieri), anche quelli non residenti.
redditi interni da lavoro dipendente
641923
risultato netto di gestione e reddito misto netto
463379
redditi da lavoro netti (ricevuti - pagati) dal resto del mondo
3579
redditi da capitale netti (ricevuti-pagati) dal resto del mondo
-9747
Dati per il 2014 in milioni di euro correnti
Il risultato lordo di gestione comprende tutti i altri redditi non da lavoro generati dal
processo produttivo oltre gli ammortamenti (il netto è al netto degli amm.ti).
Nel caso particolare delle famiglie consumatrici, tale aggregato rappresenta i proventi
netti delle attività legate alla produzione per autoconsumo:
- affitti figurativi relativi alle abitazioni di proprietà;
- manutenzioni ordinarie e straordinarie di dette abitazioni svolte in proprio dai
proprietari;
- servizi domestici e di portierato e la produzione agricola per autoconsumo.
Il reddito misto è quello che non si riesce a classificare come “da lavoro” o “da
capitale”:
nel caso di imprese non costituite in Società e appartenenti al settore Famiglie, il
reddito misto comprende (implicitamente) la remunerazione del lavoro svolto dal
proprietario e dai componenti della sua famiglia e non può essere distinto dai profitti
che il proprietario consegue in qualità d’imprenditore.
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TABELLA RIASSUNTIVA CON QUADRATURA
LATO PRODUZIONE
prodotto interno lordo ai prezzi di mercato
1616253.55
produzione
3060451.76
consumi intermedi
1609615.21
valore aggiunto
1450836.55
imposte sui prodotti
189447
contributi ai prodotti
24030
LATO SPESA
prodotto interno lordo ai prezzi di mercato
spesa per consumi finali delle famiglie e delle ISP al servizio delle
famiglie
spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche
1616253.55
983198
314496
investimenti fissi lordi
271262.478
variazione delle scorte
-6488.70407
importazioni di beni e servizi (segno meno)
423301.75
esportazioni di beni e servizi
474648.29
LATO REDDITI
prodotto interno lordo ai prezzi di mercato
1616253.55
redditi interni da lavoro dipendente
641923.757
risultato lordo di gestione e reddito misto lordo
759879.796
imposte sulla produzione e sulle importazioni
contributi ricevuti (ricevuti: segno -)
Dati per il 2014 in milioni di euro correnti
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249011
34561
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