fill-in, luce di riempimento
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fill-in, luce di riempimento
FLASH FILL-IN, LUCE DI RIEMPIMENTO Se il contrasto è eccessivo, il flash compensa anche in esterni Un bell'esempio di flash usato in modo da non fare avvertire la presenza del lampo, ma che permette di ottenere comunque un sufficiente effetto di rischiaramento. Qui la ripresa è in deciso controluce, come si vede dalla luce sui capelli, eppure anche il lato in ombra della barca è ampiamente leggibile. In più, l'esposizione è stata regolata in modo generoso, così da avere una leggera sovraesposizione di tutta la foto. (Foto Minolta). Il flash può essere utilmente impiegato non solo quando la luce è troppo scarsa, per "sfondare" il buio, ma anche per rischiarare le zone in ombra quando intorno la luce è tanta (ad es. in foto controluce), ovvero per compensare i contrasti. Usato a questo scopo è un acces- sorio utilissimo. La tecnica relativa va sotto il nome di "fill-in", termine inglese che in italiano si può tradurre come luce di riempimento, sottinteso: "delle ombre". Perché il ricorso a questa tecnica abbia successo occorre che siano rispettate al- cune condizioni di base. • Anzitutto, la tecnica fill-in va applicata principalmente alle inquadrature con primo piano in ombra ma con soggetto non troppo distante: non si deve infatti dimenticare che la portata dei flash, in profondità, è sempre limitata. Un dosaggio perfetto, ma non facile, delle luci: è il risultato di un bilanciamento tra luce ambiente e luce flash eseguito in automatico con sistema Nikon Fill-flash con bilanciamento Matrix, presente sulla Nikon Pronea 600i e poi "aiutato" dalla compensazione in laboratorio per la stampa di un negativo colore APS. In questi casi i dosaggi, specie se eseguite con regolazione manuale, devono essere "leggeri": misurazione della luce ambiente con moderata prevalenza per le ombre (finestrone sovraesposto ma non troppo) e colpo di flash sul primo piano (per compensare può essere utile anche un pannello riflettente). Foto cortesia Nikon. Dosar e i flash automatici Con le macchine capaci di un fill-in automatico vale la pena di tenere anche conto che in diversi casi è possibile anche impostare un intenzionale sottodosaggio, cioè fare erogare una quantità di luce flash ridotta rispetto alla luce ambiente, per ottenere una "non completa" equivalenza con la luce naturale. Ciò porterà ad illuminazioni più naturali. A volte questa correzione è automatica, legata al Program della fotocamera ed è basata su di una lettura esposimetrica di tipo molto evoluto, multizonale e con prevalenza di quel gruppo di cellule di lettura che corrispondono all'area in cui è presente il soggetto (informazione data dal sistema autofocus e passata all'esposimetro). Così l'esposimetro valuta i contrasti su tutta la scena e fa scattare il flash senza sovrailluminare il primo piano rispetto allo sfondo. In altri casi, come succede spesso con le fotocamere compatte, il fill-in pur se automatico è meno raffinato. Il consiglio è comunque di ricorrere abbondantemente alla tecnica fillin tutte le volte che i contrasti sulla scena siano marcati e soprattutto quando si usano pellicole negative a colori: pur se sono film con una latitudine di esposizione molto ampia, sono sempre aiutati dal colpo di flash che anzi riescono ad armonizzare spesso molto bene nella scena. La presenza del flash è evidente. È stato cercato un effetto di contrasto e di saturazione del colore. La leggibilità dello sfondo è garantita, ma è stato impostato un diaframma un poco più chiuso di quello che l'esposimetro avrebbe suggerito per la "luce ambiente". Il sistema TTL-flash della fotocamera ha poi tenuto conto di tale diaframma e ha dosato correttamente il lampo per il primo piano. Ripresa con reflex Nikon, flash Nikon in TTL-flash, portato più vicino al soggetto con cavo di prolunga.(Foto Nikon). ERRORE CON IL FILL-IN Colpo di flash per rischiarare il volto in controluce (si notano i luccichii del flash negli occhi) e per compensare esattamente la luce dallo sfondo, che illumina i capelli. Sulla parabola del flash è stato montato un filtro ambra di conversione, per "riscaldare" l'atmosfera e annullare i toni troppo azzurri del lampo che avrebbero reso eccessivamente "bianco" l'incarnato. (Foto: arch. Nikon). • Poi occorre distinguere: o si dispone di una fotocamera con automatismo TTLflash e fill-in dosato automaticamente o si provvede personalmente con qualche semplice ragionamento. Nel primo caso... non c'è che da rifarsi al libretto d'istruzioni di ogni macchina; nel secondo, ecco invece alcune indicazioni. Come dosare il lampo "in manuale", per bilanciarlo con l'esposizione già misurata per la luce ambiente, dunque su di una definita coppia tempo-diaframma? Vediamo. Attenzione all'eccessiva sensibilità delle pellicole. Per il fill-in sono preferibili emulsioni di bassa sensibilità, perché per potersi sincronizzare correttamente con il flash, l'otturatore deve essere impostato spesso, anche nelle riprese in esterni, su tempi relativamente lenti. In molti casi 1/125s o 1/60s o 1/100s; solo pochi apparecchi, di solito quelli con otturatore a traslazione molto veloce e che raggiunge il tempo limite di 1/8000s, consentono di scattare con il tempo sincro flash di 1/250s. Poiché molti obiettivi superluminosi, ma anche alcuni zoom, non chiudono a meno di f/16, ecco che con pellicola da 200 o 400 ISO ci si può trovare nella situazione di non poter "chiudere abbastanza il diaframma" per una corretta esposizione. Diviene concreto il rischio di ottenere foto sovraesposte. Eseguire il fill-in manuale • Si annota la coppia tempo-diaframma rilevata puntando l'esposimetro sulle aree più illuminate della scena (ad esempio uno sfondo soleggiato, in esterni). • Si verifica - e se necessario si cambia la coppia tempo diaframma - che il valore "tempo" corrisponda alla velocità di sincro-X (il più rapido tempo d'esposizione impostabile sull'otturatore per operare con il flash). • Si divide il numero guida del flash (valore legato ad una precisa sensibilità di pellicola, vedasi libretto d'istruzioni del flash) per il valore di diaframma della coppia "tempo-diaframma". Si ottiene così una distanza, in metri. È il dato che ci interessa: a questa distanza dovrà infatti essere collocato il flash per equilibrare esattamente la luce diurna. Con il lampeggiatore sulla fotocamera sarà necessario arretrare o avanzare, anche con essa, rispetto al soggetto e correggere l'inquadratura cambiando obiettivo o zoomando. Maurizio Capobussi