03 La famiglia vive la prova - Parrocchia San Gregorio Barbarigo

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03 La famiglia vive la prova - Parrocchia San Gregorio Barbarigo
niente).
Una testimonianza
Johnny ha 41 anni e Jacqueline 38. 17 anni di matrimonio; due lauree in Economia e Commercio; un
paese di origine, il Perù; una città, Lima; e una meta condivisa, l'Italia. La loro storia, come per tante
famiglie migranti oggi, racconta il viaggio di una famiglia e del fare famiglia. "Ecco il significato del viaggio in Egitto: la ricerca di un luogo sicuro oltre la notte che protegga dalle insidie, preservi dalla violenza, riammetta alla speranza".
Intervista ispirata alla catechesi numero 3 "La famiglia vive la prova".
Parrocchia S. Gregorio Barbarigo - Milano
Domande
Per la coppia
1. Quali sono le «prove» attuali della nostra famiglia? Come le viviamo?
2. Che uomo sono per la madre dei miei figli? Che donna sono per il padre dei miei figli? Che padre e
madre siamo per i nostri figli?
3. Come può crescere la nostra coppia nella fiducia e nella speranza a fronte delle situazioni di fatica e
sofferenza?
4. Quale piccola decisione possiamo prendere?
Per il gruppo
1. Quali sono le principali minacce alle famiglie nella nostra società e cultura?
2. Come possiamo rendere il mondo più vivibile per i nostri figli?
3. Come aiutare la nostra comunità a rafforzare la speranza nel futuro?
Sulla catechesi
Nell’età dell’infanzia, l’ordine cosmico, garantito dalla presenza della mamma, non rischia di essere
minacciato dal complessivo «disordine» della vostra vita? Quando nei vostri rapporti con il figlio c’è
disordine?
Nell’età della latenza, il bambino (e in particolare la bambina) ha capacità straordinarie. Capita che
fate assumere a loro compiti eccessivi a motivo delle prove che voi state attraversando (difficoltà di
comunicazione tra di voi; pesantezza della cura del fratellino minore)?
Nell’adolescenza esplodono le difficoltà delle età precedenti. Il figlio si emancipa culturalmente, ma
rimane psicologicamente dipendente (e oggi molto più a lungo).
In conflitto con i genitori, l’adolescente vuole essere approvato in quello che fa, perché è lui a farlo. E
facilmente il genitore subisce. Come si fa a rimediare? Vuole diventare grande: immagina, sperimenta,
ma come si fa senza la sponda dell’adulto? Cosa deve fare il genitore?
Il vostro rapporto è forse riduttivamente affettivo? Mostrate chi siete? Vi confrontate? Come comunicate
con loro? Ci siete, là dove essi imparano i codici della comunicazione sociale (è questa la “tradizione
culturale”)?
Dialogo
4
Catechesi 3.
venerdì 17 febbraio 2012 ore 21
LA FAMIGLIA
VIVE LA PROVA
Catechesi preparatorie per il
VII INCONTRO MONDIALE
DELLE FAMIGLIE
Il tema
Presentazione del tema (per aprire al dialogo).
Catechesi
LA FAMIGLIA VIVE LA PROVA
Matteo 2,13-15; 19-23
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
«Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode
infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte
di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
...
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati,
prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano
di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. Ma,
quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di
andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
schema della catechesi
La catechesi vuole fondamentalmente affrontare due questioni:
1ª - perché la prova? da dove viene? qual è il senso?
2ª - come la prova può segnate l’educazione dei figli? e come può segnare gli stessi genitori?
Partiamo dal brano biblico.
za concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand'è consumato, produce la morte. Giac.1,13-15).
Ma cosa vuol dire allora che Dio può mettere alla prova, “indurre in tentazione”? Certo, non ci mette
alla prova per farci cadere. Ci può indurre in tentazione per accertare la verità della nostra fede, per
esamina il nostro cuore ed educarlo (cfr. la prova del popolo in Deut.8,2-3 “Ricordati di tutto il cammino
che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla
prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque
ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi
padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo
vive di quanto esce dalla bocca del Signore”; e cfr. la prova stessa di Gesù in Ebr.5,7-8 “Proprio per
questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui
che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì”).
Cosa chiediamo, allora, nel Padre Nostro? Risparmiaci dalla prova? O non piuttosto: sostienici in essa;
fa che non cadiamo in tentazione? E proprio per non cadere in tentazione chiediamo di essere liberati
dal male.
Così, la preghiera di ogni giorno (il Padre nostro), attraverso l’abitudine (se non ci sono abitudini, anche
ogni variazione di umore minaccia di fare crollare tutto… e cadere nella tentazione) mira a plasmare un
cuore che non sia paralizzato dal dubbio nel momento della prova, che non soccomba nel tempo in cui
la vita è impossibile (nel tempo in cui sorge la domanda: “fino a quando?” perché se il tempo non fosse
abbreviato, condurrebbe alla morte).
2. Prendi con te il bambino e sua madre.
Di fronte ad un mondo avverso, Giuseppe ricerca un luogo sicuro, un luogo in cui il figlio possa crescere sicuro. Ogni famiglia deve cercare e creare un luogo che dia sicurezza: e questo luogo è dato dalla
cura del figlio e della relazione di coppia; questo luogo è la casa in cui il figlio può crescere sicuro.
In questo senso, nella prima infanzia è decisiva la cura prestata ai figli, e l’intesa dei genitori.
L’impegno educativo
Quali attenzioni avere? Non si possono dare regole. Non c’è una tecnica, un manuale.
È invece importante, perché il bambino trovi casa e cioè un luogo sicuro:
- che l’adulto (papà e mamma) abbia una regola di vita per sé
- e che tenga presente la dinamica dello sviluppo del figlio (l’età dell’infanzia, l’età della latenza, l’età
della adolescenza).
1. Un angelo apparve in sogno a Giuseppe.
Il viaggio che ogni famiglia deve affrontare (attraverso il quale anche i genitori maturano), è il viaggio
della prova. Per riferimento alla famiglia di Nazaret, possiamo sottolineare il discernimento spirituale
degli eventi da parte di Giuseppe, e la pronta decisione di mettere in salvo la vita del figlio.
Il senso della prova.
Qual è allora il senso della prova? La prova ha sempre sullo sfondo il problema radicale del male, che
ci porta inevitabilmente a mettere sotto accusa Dio: come giustificare Dio di fronte alla presenza inesorabile del male (e del male innocente) nella vita umana? In epoca moderna la “teodicea” si proponeva
precisamente di affrontare tele questione.
Per riferimento alla domanda del “Padre nostro” (“non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”),
l’obiezione che il male costituisce nei confronti di Dio, assume questa forma: come immaginare che il
Padre dei cieli, ricco di misericordia, ci possa indurre in tentazione?
Certo, Dio non tenta nessuno: la tentazione viene dalla nostra inclinazione a misurare il bene e il male
in base al criterio suggerito dal nostro desiderio prepotente (Giacomo dice. Nessuno, quando è tentato,
dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male.
Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce; poi la concupiscen-
3. Si rifugiò in Egitto.
Nella notte, fuggirono in Egitto, sorretti dalla fiducia nel Dio della vita.
Ogni famiglia, anche nei momenti bui della prova, non mette Dio sotto accusa, ma si mette in questione
cercando di rispondere alla parola che Dio le sta rivolgendo.
Non viene meno nella speranza di poter vivere la vita come un vantaggio.
L’educazione come responsabile testimonianza di senso.
Il compito educativo è appunto rendere ragione della vita come un vantaggio.
Per un bambino, è ovvio che sia un vantaggio; e la prova non è cercata nei discorsi, ma nella qualità
del suo rapporto con i genitori. Se il rapporto con il figlio è sempre carico, da parte dei genitori, della
speranza di poter vivere la vita come un vantaggio (e cioè della speranza che si avveri la promessa di
Dio, proprio perché essi stanno rispondendo alla parola che a loro Dio sta rivolgendo), allora i genitori
danno al figlio una testimonianza di senso. E questa è l’educazione.
Oggi, invece, si parla di educazione in prospettiva puerocentrica, cioè considerando solo il bambino.
L’educazione è stata svilita all’arte di «tirargli fuori» quello che il bambino avrebbe già dentro (e cioè
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