le pagine «se sei di...» vero fenomeno virale

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le pagine «se sei di...» vero fenomeno virale
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Primo piano social network
Corriere del Ticino
Sabato 15 febbraio 2014
Facebook
Le pagine «Se sei di...»
vero fenomeno virale
In due settimane migliaia di membri in ogni angolo del Ticino
Tutti contribuiscono a ricostruire la memoria del tempo che fu
Il boom Una delle tante pagine «Se sei di...» in gran voga nelle ultime setimane in Ticino.
Se sei di Lugano probabilmente conosci «la festa di san Giuseppe a Sorengo con i
buonissimi e meravigliosi tortelli (vuncissim), il castello gonfiabile e in genere
tanto sole, giretto del laghetto di Muzzano come passeggiata domenicale obbligatoria per digerire il pranzone di famiglia o per i più sportivi i mitici percorsi vita di
Breganzona o Cornaredo...» Se invece sei un vero momò «hai già visto quella signora che è sempre seduta davanti alla cantonale di Chiasso insieme al suo cagnolino e passa ore e ore a parlare con l’amico immaginario». Metti poi che sei di
Bellinzona. Allora, forse, «avevi alla commercio il sore di francese (…e qui c’è un
cognome, n.d.r.) che ti diceva : lei, signorina lì in fondo... Che abbassa la testa come uno struzzo!!». Se infine sei di Locarno «... Andavi al parco Robinson a giocare
e a costruire le capanne» e di sicuro «Conosci il Popo!». Di queste e altre perle di
vita privata e collettiva abbondano le pagine Facebook che sembrano essere il fenomeno del momento «Se sei di…», esplose negli ultimi tempi anche in Ticino.
Carlo Silini
zxy Il fenomeno è virale. Le pagine come
«Se sei di Lugano», «Sei del Locarnese se»,
«Se sei un momò», «Sei di Bellinzona se»
aperte di recente sul principe dei social
network hanno raccolto in tempi supersonici una quantità di aficionados da fare
invidia a qualsiasi forza politica. Nato appena un paio di settimane fa, il gruppo
luganese ha già attratto più di 6.000 iscritti. Da esso ispirato, quello del Mendrisiotto ne ha calamitati circa 2.000 nello spazio
di cinque giorni. Oltre 4.600 i seguaci della
pagina sul Locarnese, mentre a Bellinzona due distinti gruppi si contendono oltre
due migliaia di utenti. E spuntano, assieme ai doppioni, altre pagine localizzate
per Comune o area geografica (Chiasso,
Biasca, Tesserete, Agno o Capriasca...).
Forse è solo una moda passeggera, ma per
il momento funziona. Come mai?
Lacrime agli occhi
Il fatto è che se tu, nato e cresciuto in una
di queste zone, entri anche solo per sbaglio in uno di questi gruppi Facebook, rischi di non uscirne più per ore. Potenza
della nostalgia. O meglio, della condivisione di ricordi che pensavi solo tuoi o di
pochi altri come te. Invece leggi «chi si ricorda del Beethoven? Con la sua borsetta
rossa ed il completo azzurro!!!» e ti vengono le lacrime agli occhi perché, pensando
a quel mitico ospite del manicomio di
Mendrisio, vorresti alzare la mano e dire
«io». E allora ti accontenti di cliccare «mi
piace» o aggiungi un commento.
Facebook ti restituisce con una foto postata da uno che magari neanche conosci
un pezzo della tua vita passata. Entri in
un amen in un vortice di messaggi e fotografie, che riconosci subito perché fanno
parte di te. Li senti tanto più preziosi
quanto meno esistono nel mondo reale.
Impazzano le scansioni di foto anni Settanta e Ottanta di piazze sparite, locali
chiusi, angoli mangiati dalla cementificazione degli ultimi decenni, dalle ristrutturazioni urbanistiche dettate da nuovi piani regolatori, dalla morte naturale di un
vecchio bar per lasciar spazio a un nuovo
fast food. Vedi la gru che smonta il vecchio magazzino vicino alla tua casa natale e pensi: quando era lì io c’ero, l’ho visto,
ci ho camminato dentro, proprio come
questo Rossi o Bernasconi che ha pubblicato la fotografia.
Leggi del vecchio maestro di musica
(morto e sepolto da anni) che sparava
bacchettate sulle dita dei suoi allievi e
provi l’inconfessabile piacere di sentirti
parte di un popolo di sopravvissuti a un
mondo di cui tuo figlio non conosce nul-
Inconfessabile piacere
Leggi del tuo vecchio maestro che sparava bacchettate sulle dita degli allievi
e provi l’inconfessabile piacere di sentirti parte di un
popolo di sopravvissuti
(Foto Maffi)
la, ma che c’era eccome ed era reale.
L’impressione è quella di uscire da una
gigantesca cena di ex compagni di classe
dove tutti, anche quelli di cui hai dimenticato il nome, ricostruiscono a pezzo a
pezzo il mosaico della tua infanzia o della
tua più o meno scapestrata adolescenza.
Dal ricordo all’azione
Inedito da noi, il fenomeno delle pagine
«Se sei di…» esiste da qualche tempo nella vicina penisola, tanto che il «Corriere
della Sera» del 9 febbraio scorso ha provato a darne una lettura ragionata. La
molla, in Italia come da noi, resta la stessa: un condiviso amarcord dei tempi e dei
luoghi che furono. Secondo il «Corsera» i
post più apprezzati sono le foto di gruppo, «che si tratti di bambini in divisa scolastica (…) o di giovani ritratti davanti al
campetto prima del torneo tra rioni».
Un’altra «regola» che sembra emergere è
che «più il centro di riferimento è piccolo,
più il gruppo è vivace. Se le grandi città
stentano a decollare, i gruppi dei singoli
quartieri invece funzionano molto bene».
Il fenomeno, stando agli esperti, gode di
grande fortuna in ambito italofono perché «il campanilismo è tipicamente nostro». Gli analisti del quotidiano milanese
si spingono fino ad ipotizzare i probabili
sviluppi di questo genere di pagine: il
passaggio dal ricordo all’azione «magari
facendo rivivere un centro con momenti
di incontro». Come pare sia successo a
«Sei di Concorezzo (in Brianza, n.d.r.)
se…» i cui fondatori hanno preso in mano
l’omonima Pro loco. Il gruppo esiste ancora su Facebook, ma oggi «non si utilizza
più per condividere ricordi, ma per commentare e discutere di tutto ciò che succede ogni giorno nel nostro paese».
Il filtro rosa
Staremo a vedere se lo stesso capiterà alle
pagine ticinesi. Le quali cominciano già a
lanciare l’idea di organizzare cene o feste
per gli utenti, ma per il momento si mantengono soprattutto sul filone dei ricordi,
con tutti i pregi e i limiti di questa scelta. A
partire da un’inevitabile mitizzazione del
tempo che fu, una sorta di filtro rosa su
tutto quello che non esiste più. A vedere
le foto in bianco e nero del traffico che
intasa il vecchio centro di Locarno o di
due ideatrici
Due dei gruppi «Se sei di…»
più gettonati sono quello di
Lugano e quello dei momò.
Entrambi creati da due ragazze. Le abbiamo raggiunte telefonicamente.
zxy Una prima curiosità, ascoltandole, sta nel fatto che Sonia Orlacchio, l’ideatrice della pagina luganese, è una
barista di Sondrio. «È vero –
aveva spiegato qualche giorno fa alla redazione web del
CdT – non ci abito, ma a Lugano ho vissuto gli anni più
belli della mia vita: dieci per
l’esattezza».
Poi Sonia ha lasciato la città
sottocenerina con il figlio per
trasferirsi in Italia. «Un brutto
colpo, ci dice. Però io e mio
figlio siamo già pronti a fare
marcia indietro: ad agosto infatti torneremo a Lugano.
Sono stufa di Sondrio!». Intanto «ho creato un bel macello, altro che!» osserva riferendosi alla pagina di
Facebook e al numero di affiliati. «Il mio tablet e il telefonino sono costantemente invasi da nuove notifiche.
Addirittura sono andati in tilt
e ho dovuto resettare tutto il
sistema. Davvero incredibile,
non mi aspettavo di poter ottenere un tale successo». Sonia ha provato a creare il medesimo gruppo per Sondrio,
ma con un successo molto
minore «Il numero degli iscritti luganesi (e non) al gruppo
ticinese invece continua a
crescere… Non posso che
esserne felice, significa che
tutti coloro che lasciano i loro
messaggi si sono affezionati
come me alla loro bellissima
città».
zxy Ed è proprio ispirandosi
alla pagina luganese che
Mara Grisoni di Vacallo ha invece fondato «Se sei un
momò». «Mai avrei pensato a
un successo del genere. Ho
creato la pagina venerdì sera
verso le dieci e la domenica
c’erano già mille adesioni.
Una mattina mi sono alzata e
ho trovato cento notifiche da
leggere». L’utente tipo di questa pagina? «È quello che
rimpiange quello che non c’è
più», osserva Mara. «Sto notando che moltissimi pubblicano foto vecchie, ricordi di
locali, negozi, vie che non ci
sono più. Tutti rimpiangono
per esempio il fiume sopra
cui, oggi, c’è via Volta a
Chiasso». Il sentimento dominante è la malinconia, spiega
la nostra interlocutrice, ma
anche la condivisione di
esperienze comuni: «Il Mendrisiotto non è grandissimo,
ma vedo che quello che scrivono è conosciuto da tutti.
Se anche uno non frequentava quella scuola, per esempio, è difficile che non sappia
che lì c’era un determinato
personaggio strano».
«Noi però non vogliamo limitarci al passato. È importante che si scriva anche del
presente, perché il presente
di oggi sarà il passato di domani. Immagino questa pagina come un reportage continuo. In modo che oltre alle
persone più grandi, anche i
giovani possano raccontare
quello che vivono oggi. Una
signora ha scritto un post
chiedendo se non fosse il
caso di separare la pagina
per generazioni, ma giustamente quasi tutti hanno risposto di no. Tutti vogliono
condividere ricordi, non importa se sono ricordi vecchi o
recenti. Anzi è proprio questo
aspetto intergenerazionale il
bello della pagina».
Sei del Locarnese se
4.676
membri
...sei di Bellinzona...se...
1.448
membri
fonte
Le rispettive pagine
regionali Facebook “se sei
di…” Dati aggiornati alle 20
del 14 febbraio 2013
Se sei di Lugano
6.033
membri
Se sei un momò
2.111
membri
Chiasso, per esempio, viene da chiedersi
se davvero era meglio quando si stava
peggio.
L’atteggiamento ideale, in fin dei conti,
consiste in uno sguardo divertito e partecipe che consente di sorridere anche
quando leggi l’apologia delle scazzottate
«tra i ragazzi di Belli che si scocciavano se
quelli di Locarno importunavano le tipe
del posto» o degli insulti «all’autista del
bus (a Lugano, n.d.r.) perché partito un
nanosecondo prima che tu potessi salire». E illanguidendo fra i tuoi ricordi, capisci che certe cose non cambiano mai.
Facili mitizzazioni
A vedere le foto in bianco e
nero del traffico che intasava il vecchio centro di
Chiasso o di Locarno vien
da chiedersi se davvero si
stava meglio allora