una patologia che sta assumendo i contorni di una

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una patologia che sta assumendo i contorni di una
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Nefropatia: una patologia che sta assumendo i contorni di una “malattia sociale”
Una sfida che si vince con spazi e strutture all’avanguardia, apparecchiature di ultima generazione e personale specializzato
I
n Italia, sono oltre quarantamila i
pazienti che giornalmente sono
assistiti per la cura delle nefropatie
croniche, un dato preoccupante e
in costante crescita, se si considera che l’incremento annuo, a partire
dagli anni Novanta del secolo scorso, è stimato nell’ordine del 4-5%.
L’incremento annuo è correlato con
la crescente longevità delle popolazioni che vivono nei paesi industrializzati, dove esistono aspettative di
vita maggiori rispetto ai paesi del
cosiddetto Terzo e Quarto mondo,
per benessere economico, tessuto
socio-assistenziale e innovazione
tecnologica. Le caratteristiche cliniche dei dializzati, rispetto a una
ventina di anni fa, stanno cambiando, perché le classi di età più avanzate sono in aumento. Inoltre, con
l’aumentare dell’età media della
popolazione, diventano sempre più
complesse e variegate le condizioni
cliniche e le patologie che accompagnano l’insufficienza renale.
La malattia, infatti, è la conseguenza di altre patologie come il diabete,
le neoplasie, le malattie cardiovascolari e, in particolare, l’ipertensione.
L’insufficienza renale cronica si origina quindi da malattie sistemiche
che colpiscono il paziente anziano,
più vulnerabile alla malattia. L’insufficienza renale, tuttavia, oltre a
creare disagi ai pazienti, problemi
ai famigliari e mettere a dura prova
le strutture assistenziali pubbliche e
private, sta assumendo i contorni
della “malattia sociale”.
Di norma, ogni paziente si sottopone al trattamento dialitico in
media due, tre volte la settimana,
con costi che si aggirano intorno
ai 150 euro la seduta. Se proviamo
a moltiplicare le sedute per le settimane dell’anno, la cifra sfi ora i 30
mila euro per paziente. Per avere
una idea di massima dei costi che
occorre sostenere in Italia, basta
moltiplicare la spesa individuale
per il numero dei pazienti affetti da
lazione al di sotto dei 50 anni è, invece, stabile. Il numero dei dializzati
è, quindi, in diretta relazione con
le condizioni socio-economiche e
sanitarie che permettono di avere
aspettative di vita maggiori. Fra le
cause dell’insufficienza renale, si
ricordano alcune patologie che incidono notevolmente sul danno renale, come il diabete o l’ipertensione arteriosa. Purtroppo, il processo
dialitico da un lato, e la malattia
dall’altro, inducono danni ad altri
importanti organi del nostro organismo come, ad esempio, il cuore
e il cervello. Un problema, quello
dell’insufficienza renale, che è in
piena crescita e di grande impatto
sociale e coinvolge enti, strutture
sanitarie e volontariato.
Non va dimenticato, infatti, che il trasporto dei dializzati dalle periferie ai
centri specializzati o negli ospedali
è spesso a carico delle pubbliche
assistenze, che giornalmente fanno
la spola fra i paesi o i centri periferici
delle città a sostegno dei pazienti.
Ma in cosa consiste il trattamento
per i pazienti con insufficienza renale? Nei pazienti affetti da malattie renali, la funzione dell’organo si
deteriora progressivamente e impedisce l’eliminazione delle scorie
prodotte nei processi metabolici,
accumulando scorie nocive per
l’organismo. Per by-passare l’insufficienza renale si utilizza il processo
di emodialisi, un “filtro particolare”
che aiuta a depurare il sangue. Si
tratta di un processo di separazione
di elementi in una soluzione, tramite
diffusione attraverso una membrana semipermeabile; i metodi dialitici si differenziano proprio in base
al tipo di membrana utilizzata per
svolgere la funzione di depurazione
del sangue. Nel caso dell’emodialisi questa membrana è artificiale
(filtro di dialisi) mentre nella dialisi
peritoneale è naturale (membrana
peritoneale). Le malattie croniche
del rene, come detto, impongono
al sistema sanitario nazionale ed
europeo il reperimento di risorse, a
causa di costi economici e sociali
molto elevati, in particolare per le
famiglie dei pazienti che si sottopongono ai trattamenti. Il trapianto del rene rimane, per le malattie
renali, il trattamento di elezione per
la cura delle nefropatie croniche: in
Italia i trapianti sono progressivamente aumentati negli ultimi quindici anni, dai 611 eseguiti nel 1992 ai
1815 effettuati nei primi 5 mesi del
2006. Oggi, la sopravvivenza della
maggioranza di questi malati è legata alla diffusione dei trattamenti sostitutivi della funzione renale.
Inevitabilmente, con l’incidenza
della malattia, si rende necessario,
e non solo sul territorio italiano, un
maggior numero di posti letto riservati ai dialitici, nuovi locali, spazi e
strutture all’avanguardia. Alla ricet-
tività ospedaliera si aggiungono le
Società private, attualmente impegnate a supportare la diffusione di
attività di ristrutturazione di edifici e
strutture esistenti con la creazione
di nuovi centri, più efficienti e tecnologicamente all’avanguardia. A
causa degli alti costi di gestione
e della difficoltà ad accedere a finanziamenti mirati a favore delle
strutture per i dialitici, le prospettive future vanno nel senso di una
sinergia e di rapporti più stretti fra
“pubblico e privato”. Ma le variabili non finiscono qui. Al reperimento delle risorse si deve aggiungere
l’annoso problema del reclutamento di personale infermieristico qualificato e specialistico, una sorta di
“tallone di Achille” per l’attuale del
sistema sanitario nazionale. Gli esiti
della sinergia fra pubblico e privato,
sperimentati in diverse realtà italiane, come ad esempio in Lombardia
ed Emilia-Romagna, hanno aiutato
molto a migliorare le caratteristiche tecniche e tecnologiche delle
strutture. E diversi esempi di collaborazione fra i due sistemi costituiscono una sorta di modello esportabile per le tante realtà italiane. Le
componenti del servizio dialisi che
il Servizio Sanitario Nazionale (SSL)
si rivolgono, più frequentemente,
ad una gestione privata.
Sono la fornitura e manutenzione
“Full risk” delle apparecchiature
per dialisi e gli impianti di biosmosi oltre che la fornitura di materiali
monouso dedicati. Altre componenti del servizio che il SSN tende
ad affidare a organizzazioni private
dedicate sono: la gestione logistica dei materiali (sfridi, magazzino),
gestione della lavanderia, gestione
dei ROT (rifiuti speciali), gestione
delle utenze (elettricità, telefono
e acqua), gestione informatica.
Più rari, anche se in continua crescita sono i casi di affidamento, il
funzionamento e la realizzazione
del Centro Dialisi a quelle organizzazioni che svolgono i servizi sopra citati. Infi ne, si fa timidamente
avanti la necessità del SSN di richiedere personale infermieristico
già addestrato e personale ausiliario di supporto. Grazie agli sforzi
congiunti fra ospedali e strutture
private, l’Italia si colloca fra i paesi
maggiormente all’avanguardia per
l’erogazione dei trattamenti dialitici,
sia per tipologia delle strutture sanitarie che la qualità del servizio. Una
nuova sensibilità nei confronti della
malattia ha permesso di far diminuire in modo consistente la mortalità
in Europa rispetto agli USA. Nuovi
sistemi gestionali, strutture sanitarie specifiche, sinergie fra pubblico
e privato, permettono ai pazienti di
vivere il problema dell’insufficienza
renale con maggiore serenità, attenuando fra le altre, le angosce e i
disagi “da attesa”.
Il privato a disposizione del servizio pubblico per migliorare l’offerta qualitativa a pazienti in emodialisi
L
patologia cronica, e la cifra che ne
risulta è decisamente enorme: circa 800 milioni di euro l’anno. E in
Europa? La situazione non è poi
così lontana da quella italiana. Se
nel nostro Paese la spesa dialitica
per il trattamento dei pazienti è stimata 25 volte la spesa sanitaria pro
capite, nelle altre nazioni europee
i numeri sono decisamente paragonabili: in Francia è di 35 volte la
spesa sanitaria pro capite, 30 nel
Regno Unito e 20 volte in Germania. I numeri, quindi, indicano che
il problema, per i pazienti in dialisi cronica, è di carattere generale,
in termini di risorse e di strutture.
A partire dal 1992 studi settoriali,
condotti in Italia, evidenziano che
le malattie renali coinvolgono un
numero di pazienti crescente, correlato con l’incremento della popolazione anziana, generalmente oltre
i 60-65 anni d’età. L’incidenza del
trattamento dialitico, per la popo-
a carenza cronica di disponibilità finanziarie da parte del
Servizio Sanitario Nazionale da
investire in conto capitale per ammodernare le strutture dialitiche
e crearne delle nuove sul territorio nazionale ha spinto lo stesso a
ricercare capitali privati e società
specificatamente organizzate per
dare una risposta al considerevole aumento di prestazioni dialitiche – illustra Ugo Grondelli,
Presidente Onorario del Gruppo
Spindial, Vice Presidente Esecutivo e Membro del Consiglio di Amministrazione della Multinazionale
Gambro tra il 1988 e 1999 oltre
che fondatore della Gambro Italia
nel lontano 1972. Per ristrutturare un centro dialisi ad assistenza
decentrata dotato di dodici postazioni dialitiche per 600-700
mq di superficie occorrono circa
1 milione di euro per opere edili,
impianti elettrici e speciali ed impianti termomeccanici. Occorre
aggiungere 400.000 euro per le
apparecchiature di dialisi e l’impianto di osmosi ed altri 300.000
euro tra letti a bilancia, apparecchiature elettromedicali, sistema
informatico e arredi , per consegnare chiavi in mano un centro
dialisi completo. La dialisi è caratterizzata da un numero notevole
di prestazioni prevedibili e continuative (7.000 trattamenti annui
in un CAD da dodici posti dialisi),
pertanto i notevoli investimenti necessari per ristrutturare un centro
dialisi possono essere suddivisi
per singola prestazione nel corso
della durata dell’intera fornitura ad
esempio cinque anni e consentire
il SSN di ripagare l’investimento
sostenuto dalla società privata attraverso la spesa corrente – spiega Marcello Grondelli, Presidente
ed Amministratore Delegato della
Società Spindial S.p.A. e Presidente della società Worldial S.r.l.
Congiuntamente a queste necessità di natura finanziaria, il SSN ha
richiesto alla strutture organizzative di capitale privato di far fronte
in modo efficiente a servizi “non
core” che gravitano intorno al servizio dialitico come ad esempio:
manutenzioni ordinarie e straordinarie della struttura, degli impianti
e delle apparecchiature, fornitura
dei dispositivi monouso, gestione
della logistica, gestione lava nolo
della biancheria, gestione delle
utenze e gestione amministrativa
rispondendo a protocolli qualitativi ben definiti dalla norma ISO.
Alcune amministrazioni si sono
spinte a richiedere la fornitura di
personale infermieristico ed ausiliario specializzato ritenendolo
fortemente legato alle tecnologie fornite e alla struttura gestita,
mentre il SSN non intende delegare l’attività medica ovvero l’attività
“core”. Le Aziende Ospedaliere e
le AUSL hanno da circa un anno
a disposizione uno strumento organico e completo per realizzare
in modo trasparente ed equo progetti di gestione pubblico – privato per un servizio così delicato
quale è il servizio di dialisi. Questo
strumento è il nuovo Codice degli
Appalti Pubblici (D.Lgs 163/2006)
– chiarisce Marcello Grondelli. Oltre alla classica procedura della
gara a pubblico incanto si è ampliato negli ultimi anni l’utilizzo dello strumento del Project Financing
(art. 152 e ss) estendibile ai servizi. Questo strumento comporta
da parte dell’amministrazione uno
sforzo molto limitato ovvero emanare esclusivamente un bando di
Project Financing. Le società concorrenti, promotori, dovranno presentare entro il 30 Giugno di ogni
anno la loro proposta relativamente alla realizzazione di un’opera
pubblica e/o alla gestione del servizio. Il progetto migliore secondo
criteri ben specifici individuati dal
codice, sarà giudicato di “pubblico interesse” e l’autore definito il
Promotore. Verrà quindi indetta
una gara il cui capitolato rispec-
chia il progetto invidiato come il
migliore. Quindi l’amministrazione
indice una procedura negoziata
tra i due soggetti vincitori della prima fase ed il Promotore per individuare il concessionario, avendo
quest’ ultimo il diritto di prelazione
sulla proposta giudicata dall’amministrazione più conveniente.
Dott. Ing. Marcello Grondelli